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Autore: _Magic    27/05/2014    1 recensioni
"Quel senso di angoscia e di rabbia misto a tristezza non mi aveva ancora abbandonata e avevo bisogno che lo facesse al più presto. Un bisogno disperato. E tutto quello per colpa di chi? Di Harry. L'autista. Non mi ero mai persa negli occhi di qualcuno, fin quando il mio sguardo non era caduto sui suoi."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-E cinque, sei, sette, otto.-sussurrai appena, prima di portare le braccia verso l'alto, ascoltando il ritmo della canzone e muovendo a tempo ogni parte del mio corpo. 
Ballare mi rendeva felice, mi faceva sentire speciale ed amata. Riuscire a muovere il mio corpo e imparare a controllarlo, liberare la mente da ogni pensiero e non udire altro che la musica, il rumore dei tacchetti sul parquet della sala prove e il mio respiro regolare, mi faceva sentire stranamente libera e piena di vita, come se non ci fosse niente che potesse distruggermi, come se riuscissi a superare qualsiasi ostacolo, anche il più terribile. 
Ed era esattamente così che, quel pomeriggio, volevo sentirmi.
La mia fronte inziò ad inumidirsi a causa del sudore, ma la coreografia era quasi giunta al termine e volevo che fosse perfetta. Se i miei genitori avessero saputo cosa stavo facendo mi avrebbero uccisa, ma poco importava in quel momento. Posa finale, io al centro della sala, braccio verso l'alto, silenzio totale. Respirai affannosamente più di una volta, poi camminai verso lo specchio per sistemarmi i capelli in un tuppo alto. Raggiunsi lo stereo, decisa a ripetere il pezzo dall'inizio. Quel senso di angoscia e di rabbia misto a tristezza non mi aveva ancora abbandonata e avevo bisogno che lo facesse al più presto. Un bisogno disperato.
E tutto quello per colpa di chi? Di Harry. L'autista. Non mi ero mai persa negli occhi di qualcuno, fin quando il mio sguardo non era caduto sui suoi. Non avevo mai visto labbra così belle, nè mai quanto quella volta, avevo desiderato ardentemente assaporarle. Per non parlare dei suoi capelli, avrei affondato le dita in quei riccioli per tutto il giorno, li avrei accarezzati, ci avrei giocato e ne avrei apprezzato la morbidezza. E poi il suo fisico, quei tatuaggi che lo rendevano perfetto, i muscoli che si contraevano ogni qual volta ruotava lo sterzo dell'auto per riaccompagnarmi a casa, e le sue grandi mani che apparivano così delicate, ma allo stesso tempo così forti. Lo avrei guardato per tutta la vita. Per non parlare della sua voce, così dolce e sexy. Mi aveva sempre aiutata con quel suo carattere unico, mi aveva tranquillizzata quand'ero agitata, mi aveva fatta sorridere quando avevo il viso bagnato dalle lacrime. 
Era unico, semplicemente unico.

-Non dovresti essere qui, Cecilia.-oh mio Dio. La sua voce. Era lui, o iniziavo ad avere le allucinazioni? Lanciai una rapida occhiata verso lo specchio e vidi il suo riflesso: poggiava una spalla allo stipite della porta che era leggermente aperta. Aveva le mani nelle tasche dei jeans e una maglia verde chiaro, con le maniche corte. Mi sorrise: ah, quel sorriso. Sentii un fastidio partirmi dallo stomaco e arrivarmi dritto in gola, causandomi una piccola ma terribile fitta in petto. 
-Harry...-sussurrai. Avanzò di qualche metro e osservò la stanza un po' incerto. Posò poi lo sguardo su di me, e mi resi conto di essere orribile: sudata, capelli legati, body e leggins neri, trucco sciolto. Mi passai l'asciugamano sul viso, cercando di migliorare il mio aspetto, ma invano. 
-Sei bravissima.-disse lui, passandosi poi una mano tra i capelli. Strinsi un pugno, osservando il suo gesto e facendo mie le sue parole. 
-Mi hai vista ballare?-sgranai gli occhi, cercando di controllare la felicità.
-Sono qui da un po', solo non volevo interrompere quella splendida coreografia. Sei fantastica, i tuoi genitori dovrebbero saperlo.-mi tornarono alla mente spiacevoli ricordi: mia madre che lancia le scarpette da ballo dalla finestra e mio padre che disdice l'iscrizione all'accademia. Scossi la testa, cercando di allontanarli. 
-Non lo sapranno, Harry.-feci partire la musica, dandogli le spalle. Sentii in un attimo il suo respiro sul mio collo, vidi la sua mano allungarsi e premere il tasto 'PAUSA'
-Perchè no, Cecilia? Sei la dea del ballo, non potrebbero negarlo e diventeresti qualcuno, ne sono certo.-la rabbia prese il sopravvento.
-No, Harry, no e basta. Loro sono dei nobili, è così? Non possono andare in giro a dire che hanno una figlia che balla, invece che giocare a carte con false amiche mentre sorseggia un thè alle cinque del pomeriggio!-mi rimase l'amaro in bocca dopo aver detto 'NOBILI'. Odiavo quella parola, odiavo tutte le parole che ti etichettavano in qualche modo. Ero vista come la ragazza 'ricca, viziata, nobile e antipatica'. Nessuno mi conosceva davvero. Forse solo Harry. 
-E cosa vuoi fare allora? Chiuderti in questa sala per sempre, provare e riprovare una coreografia, sudare tanto tutti i pomeriggi per poi tornare a casa come se non fosse successo nulla? Non capisci che hai talento?-sbottò lui. Lo superai, raggiungendo il centro della sala e incrociando le braccia sul petto. 
-Tu non capisci...
-E allora fammi capire tu, Cecilia! Non ho mai visto una persona che ama il ballo tanto quanto te. Ti esprimi ballando, riesci a far capire ciò che provi muovendo il tuo corpo meravigliosamente, ma tieni solo per te questa tua meravigliosa dote. Perchè? 
-Perchè non posso fare altrimenti.-sussurrai quelle parole e mi coprii gli occhi con le dita di entrambe le mani, per poi premere forte sulle palpebre per impedire alle lacrime di rigarmi le gote. Sentii due morbide mani accarezzarmi le spalle. Il cuore mi scoppiò nel petto. Mi voltai, feci un passo indietro, ma la sua mano afferrò la mia, impedendomi di allontanarmi ancora.
-Guardami.-disse il riccio. Incastrai i miei occhi nei suoi.-Cosa vedi qui?-indicò l'intera sala, lo stereo, il mio corpo, le scarpette. Sospirai, la risposta era ovvia. 
-Il mio futuro, Harry.-ammisi. Mi scrutò attentamente, accennò un sorriso e poi si mor0se il labbro inferiore. 
-Sei pronta a combattere per tutto questo?
-Si.
-Io sono con te.
-Tu sei sempre stato con me. E non capisco il perchè. Sono un'acida ragazza proveniente da un'orribile famiglia che ama giudicare e mostrare a tutti ciò che possiede. Non merito di essere trattata come mi tratti tu.-lasciai andare la sua mano.
-Tu non sai cosa vuol dire essere acidi, Cecilia, proprio non lo sai. Sei la ragazza più bella e dolce che io conosca, sei uno splendore ma non te ne rendi conto. Non sei amata abbastanza dai tuoi genitori, purtroppo non hanno ancora capito che gioiello di figlia si ritrovano in casa. Non sottovalutarti mai, meriti tutto l'amore e l'affetto di questo mondo, ma non te ne rendi conto. Spero tanto che qualcuno ti renda felice come è giusto che tu debba essere, come meriti di essere.-disse quelle parole tutte d'un fiato, quasi temesse che gli fuggissero dalle labbra. 
I battiti del mio cuore accellerarono forse troppo rapidamente, le mie mani presero a sudare, me le passai nervosamente sui capelli. Cercai una risposta sensata, non mi venne nulla in mente. Ciò che provavo per quel ragazzo era davvero troppo forte, ma non potevo ammetterlo così all'improvviso.
-Tu, tu mi rendi felice.-scrollai le spalle, non riuscendo a trattenere le parole e sperando all'istante in una sua reazione positiva. Gli occhi del ragazzo si illuminarono come mai prima, le sue labbra si aprirono in un sorriso, avvicinò il suo corpo al mio, mi cinse la vita con due braccia, permettendomi di appoggiare le mie mani sul suo petto. In un istante, poi, le sue labbra si unirono alle mie e mi sentii la persona più felice della terra. Il loro sapore era unico e ne sentii nuovamente il bisogno non appena si staccarono dalle mie. Spinsi, dunque, ancora la sua testa contro la mia e assaporai ogni attimo, ascoltai ogni rumore, rabbrividii ad ogni suo tocco. Mi sentii forte e felice come mai prima, ero con la persona che amavo più di tutti, nel luogo che mi permetteva di esprimere tutta me stessa attraverso l'arte della danza, la mia passione più grande. 
Ero finalmente libera. 
  
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