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Autore: Nerhs    27/05/2014    4 recensioni
Sentii la panca su cui ero seduta,scricchiolare di nuovo. La sua presenza di fianco a me era evidente. Lo sentii sospirare,stava fissando l’altare di fronte a lui.
-Quindi sono…quanti anni hai?- chiese rompendo il silenzio che si era formato nella piccola cappella
-Diciannove.-
-Sono diciannove anni che tu vieni a pregare qui?- chiese con un misto di innocenza e stupore
La mia risata suonò lì dentro,facendo comparire sul suo volto,un sorriso timido.
Lo guardai e scrollai la testa.
-Sono circa cinque o sei anni.- dissi
Lui annui e poi si mise seduto sull’inginocchiatoio davanti alla panca su cui ero seduta io.
Alzò il mio viso e mi fissò negli occhi.
-Ho…bisogno di te,Ester.- sputò
Ero sicura che le mie guance non fossero mai diventate così rosse come in quel momento.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9.
 
 
Ashton’s pov.
 
La vidi li, seduta accanto alle mattonelle del bagno, che si contorceva nel suo stesso corpo, spossata dalla crisi che le stava torturando gli arti.
Mi disse ciò che avrei potuto fare per aiutarla e mentre indietreggiavo la vidi svenire.
Sentivo il sudore freddo che mi scendeva a gocce dalla fronte, dovevo aiutarla, non potevo lasciarla lì a morire.
Uscii dalla camera e mi poggiai allo stipite della porta. Mi afferrai le mani e le vidi tremare. Chiusi gli occhi e respirai affondo, non potevo concentrarmi se il primo a stare male ero io. Mi rimisi composto e corsi verso la camera di Jennifer, che si trovava ad appena tre porte dalla mia. Bussai insistentemente, violentemente, e dopo cinque secondi la donna venne ad aprirmi in camicia da notte. Vidi apparire dietro di lei Marissa che indossava una misera maglietta che lasciava intravedere le sue gambe lunghe e come vide il mio petto ancora nudo, arrossì e si fece indietro.
 
- Ester ha una crisi, ed è svenuta.- tagliai corto
 
Vidi gli occhi azzurri della donna spalancarsi e con una mossa decisa mi scansò da davanti alla porta. Rimasi a guardare Marissa che ancora mi fissava e cercava di infilarsi un paio di pantaloni. Mi girai e seguii Jennifer nella stanza di Ester. Senza fare il minimo rumore, afferrò un beauty dalla valigia di Ester e mi incitò a seguirla. Rientrammo di nuovo nella mia camera e sentii un tonfo. Vidi Jennifer ferma davanti al bagno, con il beauty ai suoi piedi.
Era spaventata, terrorizzata, doveva essere qualcosa di grave. Rimasi impalato sulla porta pensando che fosse morta, che fosse veramente successo qualcosa di grave ed irreparabile. Avanzai a tentoni e vidi la donna come “svegliarsi” dallo stato di trance in cui si trovava. Le sue mani tremavano almeno quanto le mie ma con sicurezza afferrò la piccola borsetta da terra ed entrò nel bagno. La raggiunsi e vidi Ester completamente distesa a terra, con gli occhi chiusi e la bocca appena dischiusa. Soffermai lo sguardo sul suo petto e notai con felicità che si abbassava e si alzava regolarmente, ma molto lentamente e con intervalli tra un respiro e l’altro di troppo tempo.
Mi piegai accanto a lei e presi la sua testa tra le braccia, in modo che il suo capo poggiasse sul mio petto.
Non potevo vederla così. Esanime. Con un respiro che non le dava neanche la forza necessaria a tenere gli occhi aperti. Mi accorsi di star piangendo, quando una lacrima le bagnò i capelli. Le asciugai in fretta e tirai su col naso, prendendo ad accarezzarle il viso pallido.
 
- Sta tranquillo, ora passerà.- disse Jennifer anche lei in lacrime
 
La guardai e la vidi mentre aspirava da una boccetta un liquido, che poi andava a depositarsi nel fondo di una siringa. Le legò un laccio emostatico all’altezza del bicipite e tastò il braccio per cercare la vena. Le bucò la pelle e piano piano la siringa si svuotò. Mi chiese di bagnare un batuffolo di ovatta con del disinfettante. Lo feci e con quel pezzo di lana, le disinfettai il buco.
Jennifer si poggiò sfinita accanto al lavandino, prendendo a piangere più forte di prima. Mentre sentivo i suoi singhiozzi riempire la stanza, sistemai meglio la ragazza tra le mie braccia e le accarezzai i capelli. La presi in braccio e la sistemai sul mio letto, coprendola per bene con le lenzuola, e poi tornai dalla donna che non aveva smesso di piangere.
 
- Perché piangi?- le chiesi, con un pizzico di innocenza nel tono
- Sono sei anni che le buco le vene, e sono sei anni che vivo con quella paura immensa nel cuore.- borbottò
- Q-quale paura?-
- Non è mai sicuro al cento per cento che i medicinali le facciano effetto.-
- Vuol dire che…-
- Potrebbe non risvegliarsi.- si asciugò una delle lacrime e sorrise fintamente, troppo fintamente – Ma non dobbiamo pensarci. Andrà tutto per il meglio.- si alzò, raccolse tutte le cose che aveva utilizzato e mi abbracciò. Un abbraccio fortissimo che quasi mi portò via il respiro.
 
Mi lasciò ed uscì.
Tornai da Ester e la vidi stesa sul mio letto, coperta fino al petto da quelle lenzuola, che piano si alzavano e si abbassavano insieme alla sua pancia. Mi inginocchiai accanto al materasso e, sorridendo, le accarezzai il viso, poi i capelli, poi le labbra, poi la fronte. Era così dannatamente bella e…Dio non poteva portarmela via. Non ora. Non adesso che avevamo finalmente trovato un pizzico di felicità.
 
- Non so come si comincia in questi casi. Da piccolo mi dicevano sempre che bisognava parlarti come si parla ad un amico, ma non sono più un bambino adesso. Ma ti giuro che non conosco un altro modo per rivolgermi a te, e forse una preghiera adesso è troppo poco. Senti Dio, so benissimo che tu la ami forse anche di più di quanto la ami io, so che per te lei è un angelo, lei è il tuo angelo, ma non puoi portarla di nuovo da te. Io ho bisogno del tuo angelo qui con me. Infondo, tu l’hai mandata sulla Terra perché facesse del bene al prossimo, perché rendesse felice qualcuno con il suo sorriso celestiale, perché rincuorasse il cuore di tutti con il suo sguardo. Beh, ora che sta compiendo il suo “lavoro” perché vuoi portarmela via? Lasciala qui con me, al fianco di questo stupidissimo mortale che per poco non le ha causato un trauma celebrale quel giorno in spiaggia. Ti prego, la tratterò come una principessa, come ho fatto fino ad ora e anche di più, ti prego Dio lasciamela ancora un altro po’. La tratterò come la più bella e la più preziosa delle tue Creature, come la cosa più importante di questo mondo. Non le mancherà mai nulla, lascia il tuo angelo ancora un po’ con me. Ti prego. Ho bisogno di lei.-
 
Scoppiai a piangere pensando che quello che mi aveva detto Jennifer. Non poteva abbandonarmi. Dio non poteva riprendersela proprio ora. E mi sentivo talmente arrabbiato con Lui. Non poteva togliermi la cosa per la quale io stavo vivendo. Non poteva togliermi quella ragazza che era entrata nella mia vita senza chiedere alcun permesso, era entrata cambiando le cose a suo piacimento, cambiandole e mettendole in disordine, senza che io potessi reagire. Aveva deciso tutto lei, ma a me stava bene così.
Tornai ad accarezzarle i capelli, pregando ancora Dio, con il quale ero arrabbiato, di riportarmela indietro, di avere almeno un’altra volta il suo sguardo incrociato col mio.
Vidi il suo petto alzarsi ed abbassarsi sempre più velocemente e con molta più regolarità. Le sue palpebre iniziarono a tremare e dopo qualche secondo anche le sue labbra si mossero. Le sue iridi verdi finalmente, incontrarono le mie ed ero sicuro che felice così, non lo ero mai stato.
La strinsi forte tra le braccia e sentii il suo sorriso aprirsi sul mio collo.
 
- Ash, ehi, non respiro!- sussurrò
 
Mi scansai e la vidi piangere. Iniziai a muovere la testa, come per farla smettere, ma lei sorrideva mentre piangeva.
 
- Ehi, perché piangi?-
- Mi dispiace, è stata tutta colpa mia. Ti sentivo piangere e sono sicura che per un momento il mio cuore si è fermato.-
- No, non dirlo neanche per scherzo, okay? Non hai colpa di nulla e ora siamo tutti e due qui.-
- Ti sentivo piangere, sentivo solo il tuo pianto e mi sarei voluta strappare i capelli uno ad uno, avrei voluto tirarmi fuori il cuore e morire in quel istante.-
- Ora è passato, siamo qui.- le baciai la testa e le asciugai le lacrime
 
La guardai mentre cercava di calmare le lacrime che le bagnavano le guance e mentre si strofinava il viso sulla mia mano. Sorrisi al vedere il suo sorriso che riuscì ad uscire da quelle lacrime, come il sole esce dalle nuvole quando piove.
 
- Vuoi venire qui vicino a me?- mi chiese
 
Annuii e mi infilai sotto le coperte.
La guardai e iniziammo a parlare. Le chiesi come stava, se avesse sentito qualche dolore, ma mi tranquillizzò, dicendo che ora stava bene e che non sarebbe più successo. La vidi addormentarsi e mi sentii in pace con me stesso, sapendo che ora stava solamente dormendo e che l’indomani mattina si sarebbe svegliata, mostrandomi di nuovo i suoi bellissimi occhi.
Mi misi steso a pancia in su, a fissare il soffitto bianco che ci rivestiva.
 
“Ehi Dio, grazie. Ora ti prometto che la terrò stretta tra le mie braccia, proteggendola come ti ho promesso. Nulla farà del male al tuo angelo, nulla. Te lo giuro. Grazie ancora Dio, non ti deluderò.”
 
 
 
 
Ester’s pov.
 
Scossi la pancia di Ashton cercando di farlo svegliare. Un suo mugolio mi informò che ero riuscita nel mio intento e dopo due minuti buoni, lo vidi accasciarsi sul mio corpo. Brontolò un “buongiorno” e poi mi chiese cosa volessi. Gli chiesi di tirare giù le persiane delle finestre e controvoglia si alzò, per soddisfare la mia richiesta. Tornò disteso accanto a me e lo baciai.
 
- Come stai?- mi chiese
- Bene, ma oggi il gruppo è tutto tuo. Io rimarrò seduta a guardarvi!-
- Certo capa!- fece un saluto da soldato e si stese su di me
- Ehi, fallo bene, mio padre è un soldato, sono un’esperta, io.- brontolai
- Quindi potrebbe spararmi se mi vedesse baciarti?- chiese ammiccando
- Si, probabilmente. La cosa non ti spaventa neanche un po’?-
- No. Basta che lo faccia dopo che ti avrò baciato. Morirei per te, ma solo dopo averti baciata.- disse poggiando le sue labbra sulle mie
 
Sentii le mie gambe, perdere la sensibilità. Aveva veramente detto che sarebbe stato disposto a morire per me? Nessuno mi aveva mai detto cose del genere, nessuno. Solo il mio papà. Ma, detto da Ashton, era molto più romantico. Con le guance rosse come pomodori, lo scansai e mi alzai.
 
Non ci vedemmo per due ore, fin quando non ci ritrovammo in sala mensa per la colazione comunitaria. Come al solito, lui si sedette insieme ai ragazzi ed io insieme alle ragazze che, dopo aver saputo della mia spiacevole nottata, si affrettarono a chiedermi come stessi.
Don Christoper si fermò vicino a me per conoscere il mio bollettino medico e dopo avermi lasciato un bacio tra i capelli, se ne andò.
 
- Ho una notizia da darvi!- urlò il parroco che si era arrampicato su una sedia per essere visto da tutti. – Dopo un periodo di pausa, abbiamo una nuova/vecchia new entry!- fece un segno con la mano e dalla porta della mensa apparve Connor con la maglietta che veniva lasciata solamente agli educatori addetti.
 
La fetta biscottata che tenevo stretta tra le mani cadde a terra non appena il ragazzo dagli occhi blu si girò verso di me e mi sorrise. Abbassai lo sguardo incapace di trattenere il suo e nello stesso momento, sentii due paia di occhi fissarmi incessantemente. Ovviamente, indovinare a chi appartenessero, non era poi così difficile.
 
 
 
 
 
Nerhs’s box.
 
In ritardo (lo so) ma con un capitolo abbastanza convincente direi!
Io trovo dolcissimo il nostro Ash, voi, che ne pensate?
E poi…con questo colpo di scena, ceh, ve lo aspettavate?
Vi aspetto, come al solito, nelle recensioni, e mi aspetto di tutto!
Uh, qualcuna di voi andrà il 5 Giugno a vederli o c’è qualche sfigata, come la sottoscritta, che rimarrà di nuovo a casa?
Sono felicissima per voi che andrete e per chi è come me, abbracciamoci.
Mi fareste boh, un video o qualcosa del genere, non necessariamente dove salutano, anche dove cantano?! Sarebbe il Paradiso. Okay, me ne vado e vi lascio in pace.
Un bacio ragazze e grazie a tutte <3 <3
 
Nerhs xx
  
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