Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Hollow_Eyes    27/05/2014    2 recensioni
Le persone gli passavano davanti, mentre piano piano spingeva avanti e indietro la macchinina viola che aveva fra le mani; gli bastava prestare attenzione al loro viso e ascoltarli. 'Ascoltarli' davvero: ascoltava i loro pensieri.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Daniele piaceva andare al parco, gli dava la possibilità di vedere tanta gente. Poi, per chi la gente la vedeva come lui, equivaleva ad un buon libro, o un film muto.

“Che caldo!”
“Chissà se Luca mi ha risposto..”
“Vorrei proprio sapere se Christian ha acceso il forno come gli ho detto”
“Speriamo che il compito di chimica sia andato bene!”

Le persone gli passavano davanti, mentre piano piano spingeva avanti e indietro la macchinina viola che aveva fra le mani; gli bastava prestare attenzione al loro viso e ascoltarli. Ascoltarli davvero: ascoltava i loro pensieri.
Un ragazzo con la sacca della squadra di calcio del quartiere tutto rosso in viso, una ragazza con la testa china sul cellulare, una mamma che di corsa torna dal lavoro, uno studente con lo zaino ancora sulle spalle.. quante cose si scoprivano sui grandi in quel modo!
Poi, quando il campanile della chiesa suonava le cinque, all’avvicinarsi dell’inverno, il parco si svuotava, e Daniele iniziava a sentire pensieri più tranquilli e calmi; lui li definiva i “pensieri caldi”. Pensieri di qualcuno con troppi anni sulle spalle, di qualche passante solitario, o di qualche giovane coppia, che si trovava al parco quando il tramonto faceva capolino all'orizzonte.

-Paola, ascoltami, ti prego..
-No, non ne ho la minima intenzione.
-Ma..
-No, Manu, sono davvero.. disgustata!
Da dietro l’angolo spuntarono due ragazzi; probabilmente litigavano. La ragazza era più avanti, camminava a falcate larghe, mentre i capelli chiari, mossi dal vento, seguivano al rallentatore i suoi movimenti. Teneva la testa leggermente incassata fra le spalle, avvolte in un lungo cappotto grigio, stringeva i pugni lungo i fianchi.
Dietro di lei un ragazzo cercava di stare al suo passo, gesticolava in modo molto pronunciato. Il bavero della giacca, tirato su contro il freddo pungente, nascondeva alla vista di Daniele parte del viso, tagliato da un’espressione di supplica; gli occhi parevano brillare, illuminati dal sole che si addormentava al di là degli alberi del parco.

-Paola lasciami parlare, aspetta!
La ragazza si fermò di colpo, voltandosi e incrociando le braccia.
-Sentiamo.
-Paola mi dispiace, io..
-Ah, ti dispiace? Adesso ti dispiace?! Oh, povero Manuel, adesso è dispiaciuto! Non importa se ti sei fatto la tua compagna di corso; vieni: diamoci un bacino, dammi la mano e corriamo verso il tramonto.. Ma ti sembra?!
-Paola ti prego..
-Ascolta: hai avuto la tua seconda occasione e l’hai sprecata. Mi dispiace, perché io ci avevo creduto davvero, ma evidentemente doveva andare così.
-Paola..
-No, basta.. non sono qui per farmi prendere in giro una terza volta.
La ragazza si abbracciò le spalle e abbassò la testa:
-Ciao, Manuel.

Daniele la osservò correre via, verso la cancellata del parco.
Il ragazzo si lasciò cadere su una panchina lì affianco; non aveva neanche notato il bambino che lo guardava. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e affondò il viso nelle mani, i capelli neri caddero in avanti. Piangeva. Un frase della ragazza rotolava a una parte all’altra della sua testa: “hai avuto la tua seconda occasione e l’hai sprecata”.
“Ho perso la mia occasione..” pensò Manuel, tirando su il viso e appoggiandosi allo schienale di legno della panchina.

-Daniele..- la voce fece trasalire il bimbo -..andiamo, tesoro?
Daniele prese la mano della mamma, tenendo nell’altra la sua macchinina viola. Si voltò un’ultima volta verso il ragazzo; stava guardando nel vuoto.

“Ho perso la mia occasione..”


-Mamma?
-Si, Dani?
-Cosa vuol dire perdere un’occasione?
La donna rimase stupita, rallentò il passo quasi fermandosi; gli occhi trasparenti sgranati di fronte a una domanda del genere da parte di un bambino di cinque anni. Cosa poteva rispondergli?
-Ehm.. più o meno è non fare o dire qualcosa quando puoi e rendertene conto dopo. Ma probabilmente lo capirai quando sarai più grande.
-Ho capito..
Un silenzio più rumoroso del solito si creò fra di loro; la giovane mente di Daniele si rigirava compiaciuta la complicata cosa appena appresa.
-Mamma, e dove vanno poi le occasioni quando le perdi?

Si annidano nell’animo, ti mordono il cuore appena prova a battere. Si bloccano e aspettano, nascono sensi di colpa, rimpianti, pensieri e sensazioni autodistruttive. E il nero dentro di te cresce, lievita..

-Non lo so, Daniele.
-Oh..- rispose il bimbo chiaramente deluso.

Il vento si era alzato. Le foglie secche si alzavano in turbini d’aria profumata, ricadendo pigramente su qualche panchina o in qualche vaso vuoto. Il sole era sceso ormai oltre i tronchi dei castagni, ne rimaneva solo un pugno di polvere ramata sul mondo, intorno a Daniele.
I due oltrepassarono la cancellata, che cigolò appena.


Il bimbo sospirò, e guardò sua madre..
-Me lo compri un gelato, mamma?
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Hollow_Eyes