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Autore: kannuki    27/05/2014    1 recensioni
“Chi ti ha parlato di me?”
“La donna che mi ha partorito.”
“Un po' macabra come favola della buonanotte...”
"Tentare di risvegliare il suo amore, è come gettarsi su un coltello affilato. Non puoi lamentarti se ne esci ferita, dopo."
DAL CAPITOLO 8, GUEST STAR -> ELENA, JEREMY GILBERT + MATT DONOVAN ^^
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mikealson’s

Qualcuno doveva spiegare alla sua stupida amica che fare i selfie con Marcel e gli amici - per poi postarli su Facebook col solo scopo di far ingelosire Damon – era controproducente. Era preferibile che impazzisse domandandosi dove fosse e cosa stesse facendo, piuttosto… ma dovevano proprio insegnarle tutto? Matt si rivestì dopo la doccia e si buttò sul letto gemello accanto a Jeremy. Il ragazzo leggeva fumetti con le cuffiette nelle orecchie e aveva parlato a malapena da quando erano arrivati a New Orleans. Matt allungò il braccio e lo colpì col cuscino. Jeremy lo scacciò con una manata. “Sono preoccupato per Elena” disse abbassando la rivista sotto il mento. “E’ davvero lei è c’è rimasto qualcosa di Katherine? Hai visto come si veste? E i capelli? A cena, Klaus non le ha tolto gli occhi di dosso, persino Elijah stenta a riconoscerla.”

Non aveva prestato molta attenzione alle reazioni dei due fratelli, a dire il vero. Matt era concentrato sull’ambiente, le dinamiche della casa, la ricerca di possibili vie di fuga se le cose si fossero evolute diversamente. Sebbene avesse messo Klaus in guardia da Nadia, una parte di lui era felice di saperla salva e scampata al giogo di una madre inconsistente come Katherine. “Sei geloso di tua sorella?”

Jeremy batté le palpebre e si rimise a leggere. “Ho perlustrato il giardino e il resto della casa mentre facevi la doccia. Ho visto una cosa che mi ha ghiacciato il sangue.”

Matt si riprese il cuscino e sospirò, chiudendo gli occhi. “Mh…”

Una culla” mormorò lento e lugubre. “Cosa ci fa una culla in una casa abitata da vampiri?”

***

Stunk!

Hayley posò l’asciugacapelli e la spazzola, lasciando ricadere il boccolo mal fatto. C’era più elettricità nel bayou che nell’abitazione dei fratelli! Quando scoppiavano i temporali, invece, l’atmosfera nella casa si faceva tetra e sembrava di stare in un libro di Edgar Allan Poe. Per essere maghi dell’organizzazione, gli pesava fare quella telefonata all’elettricista. Hayley infilò un vestitino chiaro che rendeva la pancia ancora più grande e si avventurò nel seminterrato. La bambina si muoveva spesso negli ultimi tempi, la faceva sentire pesante e per nulla sexy, sebbene Elijah dicesse il contrario e anche Klaus non lesinasse aggettivi cordiali ed incoraggianti. Mfp!, pensò posando il piede sul primo scalino. Aveva il suo tornaconto, quel vampirucolo…

Tump… tu tump… tu tump… tu tump.

Hayley alzò gli occhi sulla porta esterna, osservando l’oggetto roteare nella sua direzione. Inghiottì quando si rese conto che era la testa di una donna. In controluce, spiccò la sagoma di Nadia. Odorava di sangue.

Richiama il branco, dolcezza. C’è stato un problema.”

Rousseau’s

La porta del Rousseau’s era sbarrata e le luci spente.

Klaus fece tre passi indietro e alzò lo sguardo ai piani superiori. Non sentiva volare una mosca e quello poteva significare due cose: la festa si era spostata oppure, cosa da non escludere di quei tempi, erano tutti morti. Stava per chiamare Marcel quando la telefonata di Hayley gli rizzò tutti i peli del corpo.

Docks

Ci stavano dando dentro di brutto con le vittime ‘consenzienti’ ed Elena era certa che la situazione stesse gradevolmente sfuggendo di mano. Al Rousseau’s, il gruppetto tanto interessante di streghe aveva abbandonato la festa quando gli animi si erano scaldati e, con la coda dell’occhio, Elena aveva visto anche i licantropi defilarsi. Era stata lei a suggerire di variare il menù, sostituendo l'alcool col sangue… e magari spostare la festa in un luogo più appartato e meno a portata di cacciatore… Che ne dici, Marcel? Ci divertiamo sul serio?

Il vampiro le aveva servito ‘le condizioni ottimali’ su un piatto d’oro: un vecchio palazzo del 700, ristrutturato dall’altra parte del fiume. Spartano, con un mucchio di spazio e un impianto stereo da paura. A differenza degli altri, vegliava con occhio di falco l’andamento della serata. Li teneva sotto controllo. Elena non poté non ammirare la sua stabilità. Ma chi era ‘lei’?, si domandava ancora a distanza di ore. Possibile che anche Klaus avesse un Damon Salvatore che gli torturava l’anima?

Non ci pensare.”

Sorrideva, Marcel, porgendole un bicchiere pieno in cambio di quello vuoto che soggiornava ai suoi piedi da parecchi minuti.

E’ difficile” rispose, accettando il dono. “Non ti aspetti mai che succeda.”

Un cuore spezzato non è una novità. Per molto tempo sono stato sulla tua stessa barca sorella.”

Non stavo parlando di me.”

Il nero si accomodò sul divano, accavallando una gamba in atteggiamento molto maschile. Sembrava reticente a parlare. “E’ una storiaccia senza sbocchi. Fossi in te, mi terrei la curiosità.”

Ricevuto” mormorò sentendo il classico fremito di indiscrezione nella testa e nello stomaco. “Non ha speranze?”

Non si capisce con certe donne…”

Elena si rese conto di essere intrigata ad un livello mentale pericoloso. Il bacio, all’inizio, era stato imbarazzante e fuori dagli schemi del mondo. Poi era sopraggiunta la necessità spinta dal dolore. Infine, il lungo contatto aveva smosso la passione sopita dall’abbandono, risvegliando la goccia di desiderio sessuale che era bastata ad oliare il meccanismo nel cervello che sfrondava l’uomo dei connotati e lo riduceva ad un puro essere maschile. Elena l’aveva etichettata come ‘la follia di New Orleans’ certa che non sarebbe ricapitato una seconda volta.

Faccio un giro nei dintorni per accertarmi che sia tutto a posto” le disse Marcel all’improvviso. “Socializza un po’, ragazza mia.”

Elena annuì ma affondò di più nel divano. Non c’era nulla di diverso rispetto a quello che faceva con Caroline ogni fine settimana, pensò lanciando sguardi in giro in giro per la sala e fermandosi su un bellissimo esemplare di razza maschile dal volto glabro. Elena distolse lo sguardo, bevve un goccio dal bicchiere e lo fissò di nuovo.

Mikealson’s

Nadia spariva per quasi 24 ore e tornava con la testa di Francesca Correa come un gatto che porta un topolino morto in regalo. Ed era quello il modo di presentarsi, sporca di sangue come un guerriero che torna dalla battaglia? Voleva ucciderlo a forza di erezioni?

La donna lo aveva atteso in piedi fronte al camino acceso, le braccia incrociate sotto il seno e l’aria pensosa. Aveva il viso stanco e i suoi occhi si perdevano fra le fiamme, ma si accesero quando Klaus varcò l’ingresso della stanza, adrenalinico come sempre, sollevato dall’idea di saperla viva. Il vampiro si rese conto di non aver mai dubitato di lei e che le parole di Matt Donovan avevano solo aggredito la superficie. Il quarterback e il cacciatore erano svegli e tesi, Hayley, pallida, era assistita dal suo amorevole fratello. La testa mozzata era stata sistemata sul loro piatto da portata d’argento. Klaus lo etichettò come un gesto macabro e di poco gusto, a tratti medioevale. “Falla sparire dalla mia vista” ordinò seccato. Tentava di rendere il soggiorno di Hayley il più piacevole possibile, non intendeva esporla a simili visioni nel suo stato. “Che non si ripeta mai più.”

Non era certo quella l’accoglienza che immaginava. Il folle desiderio che era cresciuto con la lontananza scemò di colpo. “Sissignore” mormorò Nadia debolmente afferrando la testa per i capelli. Hayley inspirò e distolse lo sguardo, attraversata da un ondata di nausea. Era cresciuta in una zona di guerra, aveva visto molti orrori nella sua breve vita, ma quella donna compiva atti cruenti con una leggerezza diabolica. Si chiese fino a dove si sarebbe spinta pur di compiacerlo. “Klaus, c’è un nuovo clan di lupi mannari in città…”

Docks

Elena si sentiva al sicuro. Quel tipo era davvero carino e le sue mani calde. Lui la chiamava giocosamente ‘la straniera’ e ad Elena era piaciuto quell’anonimato che garantiva mistero e riservatezza. Avevano condiviso la stessa vittima – cosa che non si era mai permessa prima di allora con i fratelli Salvatore – ed erano finiti contro un muro a baciarsi e ridacchiare come matricole sceme ad una festa alcolica. Lui le aveva chiesto se si stava divertendo – dio, sì! – e se voleva spostarsi altrove. Elena aveva risposto che non c’era alcun bisogno di farlo, che nessuno badava a loro ma il ragazzo aveva insistito. Quando parlava, il suo strano accento la faceva fremere come un diapason. Era magro e muscoloso, attraversato da una corrente elettrica che brillava negli occhi neri. Elena non riusciva a staccargli le mani di dosso e non riusciva a respirare, tanto forte era il desiderio di averlo. Strappargli i bottoni della camicia era un indizio sufficiente sulle sue intenzioni? Il ragazzo aveva leccato il solco fra i seni, facendola gemere e la preghiera era sfuggita dalle labbra con una semplicità spaventosa. Si era lasciata condurre via, consumata dall’ansia di concludere ma l’ebbrezza era svanita quando una voce nel cervello l’aveva avvisata di un cambiamento pericoloso. Alla luce della luna si era accorta che i suoi lineamenti si erano induriti. Elena non era pratica dei divertimenti occasionali, ma era certa che ci fossero molti atteggiamenti sbagliati nella sua ‘botta e via’. Il dubbio fu cancellato quando lo vide estrarre un punteruolo che non brillò sotto la luce, segno inconfondibile di un legno duro trattato appositamente per trafiggere. Essere sorella di un cacciatore e aver avuto Alaric come insegnante, era servito a qualcosa. Proprio la sera in cui decideva di ‘divertirsi’ le capitava un faccia a faccia col cacciatore di vampiri. La sua solita fortuna, aveva pensato con un sorrisetto ironico. Le scarpe non erano adatte a correre. Elena aveva abbassato la stringa posteriore di pelle con un movimento seducente e utilizzato il tallone per liberare l’altro. Le avrebbe riprese il giorno dopo, aveva pensato scartando velocemente da un lato. Udiva ancora la musica provenire dall’abitazione di Marcel. Doveva disperderli o magari, aveva pensato con un sorriso crudele, iniziare la... ‘caccia’ al cacciatorehhhhh!!

Ma quanto era veloce?! Elena si arrestò in mezzo alla strada, trovandoselo di fronte. Cercò di incamerare più dati possibili per il futuro identikit – che ce l’avevano a fare un vampiro fissato con l’arte? – trasse un respiro profondo e cambiò direzione. Lanciò uno sguardo all’acqua che brillava alla sua destra, ebbe un moto di panico ma si gettò lo stesso.

Mikealson’s

Altre gatte da pelare. Continuava a peggiorare e non se ne vedeva la fine. Klaus strofinò il pugno contro la bocca, fissando il pancione di Hayley. “Dovresti riposare, cara.”

E tu dovresti chiamare l’elettricista” mormorò rialzandosi goffamente dalla poltrona “sono dovuta scendere nel seminterrato un’altra volta.”

Sarà il mio primo pensiero domattina” promise, addolcendo il tono della voce. Sentiva gli sguardi dei due ragazzini puntati sulla nuca. Le loro piccole menti stavano impazzendo a cercare una relazione fra i bizzarri personaggi della stanza. L’orologio digitale al polso segnò le due e Klaus si rese conto che mancava una fanciulla all’appello. “Tua sorella è solita fare le ore piccole?”

Jeremy Gilbert scosse la testa, incrociando lo sguardo di Matt. “L’ho chiamata, non ha risposto.”

Non è da lei.”

C’era anche Elena?! Nadia si chiese quale sarebbe stata la sua reazione di fronte alla copia della madre. Comunque, doveva delle scuse alla ragazza. “Andiamo a cercarla.”

Noi andiamo a cercarla. Tu pensa agli affaracci tuoi” sibilò Jeremy gettandole un’occhiata velenosa. “Hai fatto abbastanza danni la prima volta.”

Il piccolo Gilbert tirava fuori i denti. Klaus spostò lo sguardo dal ragazzo alla donna.

Era mia madre!” ribattè. “Cercavo di salvarla!”

Cancellando mia sorella?!”

Nadia strinse i denti, consapevole di essere dalla parte del torto. “Non potevo fare altrimenti.”

Litigare non serve a niente, il passato è passato. Ora noi usciamo a cercare Elena e quando torniamo, seppelliamo l’ascia di guerra. D’accordo?”

Al quarterback piaceva proprio fare l’ago della bilancia e rischiare la vita inutilmente. Si sarebbero scannati, pensò Klaus avvicinandosi alla finestra e guardando il giardino illuminato fra le siepi.

Il cellulare ronzò sul tavolo e tutti lo guardarono. Klaus rispose con un mugolio basso.

>La gente ha cominciato a sparire.<

Eppure era tornata a casa. Molti vampiri non possedevano protezioni magiche diurne e mancavano solo due ore all’alba. Klaus inspirò, passando una mano sulla fronte e lasciandola ricadere lungo il fianco. Le brutte notizie sono vigliacche, non arrivavano mai sole. “Che altro?”

>Elena... l’ho persa.<

O forse stava solo scopando con uno dei ragazzi di Marcel in qualche angolino ombroso e ritirato. Per quanto apprezzasse una donna che sapeva cogliere le occasioni che le si presentavano, poteva dire con certezza che Elena Gilbert, la pallida copia di Katherine Pierce, la madonnina compassionevole di Mystic Falls, era tutto fuorché un’avventuriera. “Dove siete di preciso?”

***

New Orleans non si era rivelata una buona idea. Elena strizzò i capelli, parte dei vestiti e zoppicò in tondo, persa in una città che non conosceva. Il cellulare aveva tirato le cuoia nell’acqua e il denaro era annegato nella borsetta, persa chissà dove sul fondo del fiume. Era intirizzita di freddo e paura, sola e con il cacciatore alle calcagna. Il bastardo le aveva nuotato dietro per parecchio tempo, poi era scomparso. Quella parte del porto sembrava deserta, nessun passante da fermare e soggiogare per scroccare una telefonata o un passaggio in macchina. Puzzava di benzina, melma e pesce morto. Aveva pregato per qualcosa di diverso ma non credeva… Elena si voltò di scatto, in tempo per vedere la punta del paletto ricadere a folle velocità contro di lei. La vide affondare nella carne, la sentì penetrare nel diaframma e aprire un solco attraverso tutto il suo corpo. Dolore. Non c’era altro. Solo stupore e dolore. E quel nome urlato nella testa.

***

Avevano smesso di parlare da più di due ore, ma Klaus poteva sentire i loro cervellini arrovellarsi di domande sulla sorte della ragazza. Ammettere di essere infastidito dall’assenza protratta di Elena Gilbert – soprattutto dopo aver trovato tre corpi su cinque trafitti al cuore - sarebbe risultato un segno di debolezza, perciò tacque per tutto il tragitto e si chiese se quel sentimento non fosse colpa della bambina non ancora nata… e no, non avrebbe chiamato Rebekah per sapere come se la passava!, pensò battendo il pugno sul volante. Avrebbe costretto Elijah a farlo.

Oh, frena!”

Klaus inchiodò, sebbene non corresse per niente. Quelle maledette streghe sbucavano ovunque! “E’ territorio neutrale, Davina!” urlò sporgendosi di una buona metà.

Per questo sei ancora vivo” rispose aggirando il cofano della macchina. “Marcel mi ha chiesto di aiutarti.”

Klaus aggrottò la fronte, trattenendo un commentaccio. Quando la testa di Jeremy sbucò dal finestrino, l’espressione di Davina cambiò e si fece meno dura. Il vampiro udì un battito più profondo degli altri, segno di curiosità e attrazione.

Puoi aiutarmi a ritrovare mia sorella?”

Prima dobbiamo concordare il prezzo.” Davina si voltò con decisione verso Klaus e l’aria cambiò di nuovo. “Voglio un riconoscimento con tutti i crismi alla Festa delle Benedizioni, talmente grosso e imponente da far impallidire quelle stronze di Monique e Genevieve.”

Mi prostrerò ai tuoi piedi…”

Non ho finito: voglio studiare il grimorio di tua madre e accedere a tutti gli incantesimi.”

Era un prezzo troppo alto per la salvezza di Elena Gilbert. “Tu non arriverai neppure a sfiorarlo quel…”

Per favore. Non farmi usare la balestra.”

Klaus girò lentamente il collo e squadrò il quaterback alle sue spalle. Traditore e doppiogiochista. Aveva imparato in fretta. “Il grimorio di Esther contiene incantesimi troppo potenti…”

Lo consulterei a casa vostra, sotto la tua supervisione!” esclamò la ragazzina con l’urgenza tipica degli adolescenti. “Vuoi rivedere o no la tua ragazza?”

Ti dovevi fermare prima” sibilò disarmando Matt Donovan e puntando la balestra contro il cuore di Davina. “Hai cinque secondi per salmodiare l’incantesimo. Uno in più e ti spedisco a salutare gli Antenati in prima persona!”

***

Non l’avrei fatto. L’avevi capito, sì?”

Per salvare la ragazza, quei due avrebbero fatto qualsiasi cosa. Klaus evitò di rispondere e svoltò nella strada indicata da Davina. Si fermò e quando smontarono dall’auto, l’odore di sangue gli aggredì le narici. Ne era stato versato parecchio. Klaus seguì la scia come un cane che fiuta una bistecca di carne cruda. Pestò qualcosa di viscido e tirò su il piede con accortezza. Una pozza di sangue. Gocce di sangue piovevano dal cielo. Il vampiro alzò piano lo sguardo. Oh… cristo! L’orrore provato durante il racconto di Nadia si tramutò in nausea. Klaus si tirò via dalla pioggia insanguinata e ansimò per riprendere il controllo. Impiccare il manichino con le sue fattezze era stata la prova generale per un orrore ben più grande.

Dov’è? L’hai trovata?”

Sì…”

Jeremy vide per la prima volta il ribrezzo negli occhi del vampiro. Rabbrividì come se la temperatura fosse calata di colpo. “E’…”

No… ma dobbiamo tirarla giù…”

Tirarla giù. Jeremy non riusciva ad alzare la testa. Vedeva solo il sangue gocciare e scivolare lungo il palo della luce. Tirarla giù.

Torna in macchina e chiama Elijah. Digli di venire qui di corsa. Ehi, mi senti? Sto parlando con te!”

Jeremy annuì ma non si mosse e non staccò gli occhi dal rigagnolo vivo che scendeva lento lungo il legno.

Aveva visto uomini impazzire per molto meno. “Portalo via, è completamente inutile nel suo stato.”

Come farai a tirarla giù?”

La voce di Matt vibrava come un diapason. Era sconvolto ma manteneva il sangue freddo. Le sue mani, invece, tremavano. “E’ un problema mio. Portalo via prima che perda la ragione del tutto.”


  
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