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Autore: alltimelouis21    27/05/2014    2 recensioni
«Quan'è stata l'ultima volta che ti ho detto che ti amo?» sussurrò Harry. E «E' l'atmosfera» cercò di crearsi un'alibi che Louis non aveva nemmeno intenzione di ascoltare.
«Oggi» rispose dolcemente, sorridendogli raggiante.
«Davvero? Oggi? Ma solo tramite messaggio. Oggi non ci siamo nemmeno salutati questa mattina, perché tu eri troppo stanco per il turno di notte, perciò...»
Parents!Larry
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ftt «Non ti stavo ascoltando, scusami tanto.» Sbuffò, scocciato, il castano, prima di prendere un respiro profondo e chiudere gli occhi, tendando ancora una volta di dormire. Sperava veramente non fosse un tentativo invano come i primi tre.
Sentì Niall chiamarlo più volte ma, sul serio, non riusciva più a concentrarsi e quel biondino da strapazzo era troppo sveglio e attento e chiacchierono per i suoi gusti.
«Cosa diamine vuoi, Niall?» Si ritrovò ad urlare frustrato Louis, facendo ridacchiare un Niall per nulla perpletto e stizzito da quel comportamente, che giocosamente indicava la porta che si vedeva dietro di loro. Louis si morse le labbra.
«Okai,» sussurrò «cosa vuoi? Per piacere» quasi lo pregò con un tono di voce nettamente più basso e indifeso di quello che aveva usato poco prima. Pregò mentalmente di non sentire dei pianti.
Il biondo si lasciò cadere sulla sedia davanti al divano in cui era disteso Louis, e poco prima che dei pianti cominciassero ad udirsi dalla camera dietro di loro, cercò di tranquillizzare -invano- il castano.
«No.» Louis sembrava così frustrato e distrutto in quel momento «Non sono servite a nulla le tue rassicurazioni.» continuò, sperando così ardentemente di aver avuto soltanto le allucinazioni e che quei pianti non fossero veri, «Valerie sta piangendo, e la colpa è tutta tua. Spero solo che Alec non si sia alzato.» mormorò prima di imprecare a bassa voce.
Si alzò traballante, nettamente a corto di forze e volontà per assistere ad un bambino in quel momento e «Vaffanculo Horan.» bisbigliò prima di aprire la porta della camera dei suoi figli.

Appena entrato urla e pianti lo travolsero, rimbombando più volte nella sua testa. Perchè?
Sospirò quasi in uno sbuffò e si avvicinò cauto alla culla della bambina, stando attento a non farla spaventare.
«Amore,» la chiamò, la voce immediatamente più roca e bassa, «amore, cosa c'è? Scusami, io non avrei dovuto urlare, solo che...» si fermò alla vista di due occhi verdi che quasi gli fecero perdere la razionalità, tanto somigliavano a quelli di una persona che gli era mancata così tanto quel giorno.
Deglutì, prima di aprirsi in un sorriso che involontariamente coinvolse anche Valerie.
«Vieni tra le braccia di papà?» le chiese dolcemente, lanciando un'occhiata di sfuggita ad Alec, il quale aveva sicuramente preso da lui poichè ''anche un trattore in casa non ti farebbe svegliare, Lou'', testuali parole di suo marito.
La bambina, che ormai aveva quasi tre anni, si buttò tra le braccia del suo papà con le manine che stringevano la stoffa del retro della maglietta del castano, il quale sorrise complice ad un gesto che lì per lì gli sembrò così intimo e dolce.
Varie immagini gli passarono davanti agli occhi, come ad esempio quelle che raffiguravano Vals nei suoi primi mesi di vita. Piangeva così tanto che Harry aveva cercato tutti i modi per farla addormentare, ma puntualmente quando il riccio si alzava dalla sedia posizionata vicino la culla e le lasciava la manina, lei ricominciava a piangere ancora più disperata. Fu di Louis l'idea di portarla a dormire nel loro letto matrimoniale, ed Harry, anche se si sarebbe rivelato contrario nei mesi a seguire, all'inizio aveva accettato stancamente quella possibilità che si era rivelata fortunata.
Ormai era pessato quasi un anno e mezzo, e Louis ricordava tutto così perfettamente che sorrise dolcemente ad una Valerie che si era riappisolata sulla sua spalla, silenziosa come Alec non lo era mai.
Quasi non si accorse della porta alle sue spalle che si stava aprendo lentamente, mentre lui poggiava delicatamente la bambina, che aveva cullato tra le braccia fino a quel momento, nella sua culletta con le lenzuola piene di orsacchiotti con dei fiocchetti rosa.
Sussultò spaventato quando due mani si poggiarono sui suoi fianchi. Chiuse e aprì gli occhi rapidamente, girandosi per vedere Harry che gli sorrideva innamorato.
«Mi hai fatto spaventare» mormorò soltanto, senza nemmeno accennare un saluto. Aveva il cuore a mille per lo spavento e la sorpresa.
Harry sorrise, le fossette in bella vista, prima che rapidamente gettasse un'occhiata ai suoi due bambini che dormivano nelle loro culle ai loro lati. A sinistra Alec era appisolato con un faccino a dir poco innocente, mentre Valerie sembrava quasi non stesse riposando, per via degli occhietti chiusi soltanto per metà. Ma lei dormiva così, entrambi i suoi genitori lo sapevano. «E se ti dicessi che avevo una mezza intenzione di farti spaventare?» domandò, intenerito dall'espressione corrucciata di suo marito, Harry.
«Bene, davvero, bene.» borbottò Louis, che sussurrava per non svegliare i loro bambini. «Un bellissimo esempio per i nostri mocciosetti, Haz.» concluse con una imbronciata smorfia delle labbra.
Il riccio si avvicinò cauto, sorpendendo il castano che aveva pensato non si sarebbe spinto così in là, viste le esperienze precedenti nella camera dei bimbi. «Mh, parla quello che li chiama mocciosi o pulci. Da che pulpito, sul serio.» scherzò circondandogli i fianchi con le braccia, così da portarlo più vicino a sè. «E mi hanno riferito che non saluti nemmeno tuo marito come si deve.» mormorò mordendosi le labbra, mentre rafforzava di poco la presa intorno alla parte sopra il suo bacino «Poi sarei io il cattivo esempio?» concluse, mentre un Louis sempre più innamorato lo guardava con fin troppo amore negli occhi. Si svegliò rapidamente dal suo stato di coma, e fu rapido mentre faceva una veloce linguaccia al riccio, prima di far un passo indietro pronto a slegarsi da quella morsa e correre via, da Niall, che li stava aspettando in soggiorno. Giusto, Niall!
Il suo ganiale piano, però, fu, come sempre, intralciato dalla forza di Harry, che non gli permise di muoversi nemmeno di mezzo centimetro. Rimasero in silenzio, con solo i respiri di due angioletti a cullarli lenti, mentre si fissavano negli occhi, in un modo che da tempo non facevano più.
«Quan'è stata l'ultima volta che ti ho detto che ti amo?» sussurrò Harry. E «E' l'atmosfera» cercò di crearsi un'alibi che Louis non aveva nemmeno intenzione di ascoltare.
«Oggi» rispose dolcemente, sorridendogli raggiante.
«Davvero? Oggi? Ma solo tramite messaggio. Oggi non ci siamo nemmeno salutati questa mattina, perché tu eri troppo stanco per il turno di notte, perciò...» si morse le labbra il riccio, nello stesso momento in cui «Ti amo tantissimo, Harry Styles.» parlava Louis, questa volta con tono alto, senza importarsi dei due bambini che si potevano essere svegliati nel mentre.
Le fossette di Harry comparvero e quasi Louis ne aveva sentito la mancanza. Non si spiegava davvero se quell'amore che provava nei confronti di suo marito era del tutto normale o meno, però decise che non gli importava troppo.
La calma aveva preso a regnare in quella camera, nessun rumore tranne i respiri dei bambini e il ticchettio dell'orologio. Il riccio fu come riportato alla realtà dalle lancette che continuavano a scandire un ritmo che, sinceramente, a lui non era mai piaciuto.
«Amore,» richiamò Louis, il quale aveva appoggiato il capo sul petto di Harry, abbracciandolo come solo lui riusciva a fare. Con tanta di quella dolcezza che il moro ci pensò un po' su, prima di afferrargli cauto i fianchi per allontanarlo. «Sei tanto stanco?» chiese poi, senza nemmeno l'ombra di un pizzico di malizia nella voce, dopotutto Niall era ancora in soggiorno, pronto a chiamare Liam e Zayn per avvisarli di recarsi a casa Tomlinson-Styles al più presto.
«Mh, no» borbottò Louis, rinforzando la presa che le sue mani avevano sulla schiena di Harry, pronto a non lasciarsi spostare. «Sta fermo con quelle zampe, Styles.» lo mise a tacere con un calcio alla caviglia.
«Sei poco credibile, Tommo»
«Cosa?» Louis fu costretto dal suo orgoglio a fare un passo indietro, spalancando gli occhi e scuotendo la testa. «Come hai osato chiamarmi?» E, okai, forse aveva alzato un tantino troppo la voce, tanto che l'occhiataccia di Harry lo aveva fatto allarmare.
Aveva abbassato velocemente le mani con cui aveva preso a gesticolare poco prima, per poi gettare un'occhiata ad Alec e una a Valerie.
«Sia lodato il Signore.» sospirò appena notò che nessuno delle due pulci lo aveva sentito.
Harry sorrise, intenerito. Anche prima di sposarlo era certo che Louis sarebbe stato un padre perfetto, attento, giocoso, scherzoso e anche un po' incosciente. «Sei così tenero, Lou.» mormorò in un sospiro, tanto che Louis non riuscì a capire tutta la frase. «Mh?» chiese, con un'espressione interessata sul viso.
«Niente, amore.» borbottò il riccio che era arrossito inconsapevolmente «uhm, avevo detto che mi sembra troppo ringraziare Dio per questo, no? Stanno solo dormendo beatamente.»
L'occhiata truce che ricevette fu accompagnata da un «Bimbo, non sei stato tu quello che ha fatto da babysitter a due scalmanati come loro tutto il giorno. E poi Valerie non fa altro che piangere in questi giorni, chissà da chi avrà preso.» gli rinfacciò, cominciando, poco dopo, a dirigersi verso la porta alle spalle di Harry.

Il riccio lo seguì, socchiudendosi la porta della stanza dei bimbi alle spalle e, una volta fuori, saltò sulle spalle di Louis.
«Sei un emerito cretino, Harold!» lo riprese Louis, attendo al tono di voce da usare, nè troppo alto, nè troppo basso.
Il riccio sorrise, affondando il viso nel collo del castano, per poi depositare un bacio dietro al suo orecchio sinistro. «Non era mia intenzione, oops.»
Louis sorrise, Harry ne era certo.
«Bene, ciao» si sentì rispondere, mentre osservava il viso di Niall guardarli divertito. «Ragazzi, nemmeno gli adolescenti sono ormai così diabetici, sapete?» mormorò fingendosi quasi oltraggiato, Louis gli fece la linguaccia.
«Chiama i due scemi» parlò, prima di buttarsi di schiena sul divano. «Ahia» sputò Harry, che era finito con il corpo di Louis sul suo.
«Amore, era tutto calcolato»
«Anche la tua stronzaggine» rispose l'altro, prima che Niall scoppiasse a ridere.
«Hai ragione, piccolo.»
«Non ne hai il diritto!» Harry sembrava davvero oltraggiato «Sei tu quello piccolo tra di noi, William.»
«Harold»
«Lo sai che odio quel nome»
«Mh, davvero? Me ne ero scordato, Harold.»
«Ti odio»
«Mi ami»
«Ti sbagli»
«Lo sai con chi stai parlando, io non mi sbaglio-»
«Sì, sto parlando con William»
«Vaffanculo»
«Ragazzi!» sbraitò Niall, in un sussurro che a Louis era parso un urlo. «Basta, nemmeno Alec e Valerie litigano in questo modo.»
I due lo guardarono imbronciati, prima di lanciarsi un'occhiata a vicenda e cominciare a farsi delle smorfie.
«Lou,» Niall era frustrato in quel momento «per piacere, preparati, tra poco arriveranno entrambi, sia Zayn che Liam, e, ancora, tra poco scoccheranno le dodici.»
«Quindi?» chiese Louis, incerto sul da farsi.
«E' il tuo compleanno, scemo!»
«La vigilia di Natale, davvero?»
Harry si aprì in una risata liberatoria, mentre Niall sbattè più volte la testa contro lo schienale del divano. «Vi vieto categoricamente di lasciare me, Liam e Zayn giù da soli. Non potete andare in camera vostra fino a quando non saremo andati via, chiaro?»


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Vi ringrazio se siete arrivati fino qui, mi sembra alquanto strano che abbiate sopportato... questo coso.
A presto, Vale
  
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