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Autore: sophi26    27/05/2014    0 recensioni
Quel giorno cambiò tutto, non so dire se in meglio o in peggio, so solo che niente fu più come prima.
I miei genitori morirono in quell'estate del 2014 in un'incidente stradale, io fui stata baciata dalla fortuna, perché il fato volle che lì vicino ci fosse anche Zayn che mi liberò dal'auto e mi salvò la vita. Avevo solo 15 anni.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- ciao mamma sono a casa -

entrai in casa sbattendo la porta dietro di me, e abbandonai lo zaino a terra sempre con la mia solita delicatezza...

- Alex non sbattere la porta!- gridò mia madre -allora com'è andata a scuola?-chiese ancora un po' seccata.

-bene- risposi distratta buttandomi sul divano e aspettando che sia pronto in tavola.

Ancora qualche giorno e poi vacanze! come potrebbe non andare bene, e poi appena sarà finita la scuola andremo a fare una vacanza a Londra di due settimane, non vedevo l'ora, anche se sarei andata sola con la mia famiglia ero lo stesso entusiasta perché sarebbe stato bellissimo, un'esperienza indimenticabile e poi avrei comunque la possibilità di fare amicizia con dei ragazzini della mia età anche se non era nel mio stile... Sono sempre stata una ragazzina timida con le persone nuove, ma con le mie amiche ero anche troppo estroversa, ne combinavo di tutti i colori... Però a quanto pare le mie amiche invece che passare un'imperdibile e meravigliosa estate a Londra con la loro migliore amica, avevano di meglio da fare come andare dai nonni a Newcastel, restare in città per le prove del concerto di mezza estate oppure, per sfortuna di Alice, per esser stata rimandata. Come tutti gli anni...

Ah già, non mi sono ancora presentata io sono Alexandra katerin Paker, per tutti Alex. Vivo insieme ai mie genitori che sono entrambi molto giovani, in una villetta nel centro di Liverpool. Ho sempre amato la mia città natale, Liverpool si affaccia su mare d'Irlanda ed io vivo proprio nei pressi della spiaggia in un quartiere molto vicino a scuola, hai negozi e casa delle mie migliori amiche. Infatti d'estate di solito se non siamo in piscina siamo al mare oppure in giro per negozi. Purtroppo il mare non è mai stato molto caldo nemmeno in queste stagioni per via del perenne brutto tempo che c'è in Inghilterra... uff.. nonostante questo le mie estati erano sempre divertenti e fantastiche ma anche fin troppo brevi. L'anno prossimo sarei andata in seconda superiore, ormai nella nuova scuola mi ero ambientata perfettamente tra compagni e insegnanti.

Sono una ragazzina normale, molto estroversa, simpatica con tutti e sempre allegra, ma sono sempre stata maldestra me lo dicono tutti. 

I miei compagni di classe maschi erano solo dei cretini e idioti che stavano a scuola a scaldare il banco il loro quoziente intellettivo era pari a quello di un criceto. Ovviamente eccetto alcuni tra cui il mio migliore amico Nathan. Lui era speciale, unico, prezioso, tutto il contrario di suo fratello maggiore Kevin, che frequenta la terza superiore. Io ne ero innamorata fin da quando avevo otto anni e l'ho visto per la prima volta. Mi ero ripromessa di non essere impulsiva e di non credere nell'amore a prima vista ma a lui non potevo resistere, tutte le volte che lo incontravo mi faceva sentire le farfalle nello stomaco. Inoltre era anche il più carino della sua scuola, e sapevo di non avere nessuna speranza...

***

-ULTIMO GIORNO DI SCUOLAAA- gridai appena mi alzai dal letto.

Diversamente dagli altri giorni oggi ero contenta di andare a scuola, bé sì sa, l'ultimo giorno di scuola non si fa mai niente, è come una ricreazione di cinque ore. Sì, sia sempre lodato l'ultimo giorno di scuola che non è come il primo nel quale hai un senso di angoscia e tristezza per l'inizio di un'interminabile anno, no! È l'ultimo e dopo sarei partita per Londra!!!

-ultimo giorno di scuola mamma!-

-ultimo giorno di scuola papà!-gridai ad entrambi.

-ultimo giorno di scuola figliola- ripeté indifferente mio padre mentre leggeva il giornale e beveva il suo cappuccino, perché lui non sopportava il caffè soprattutto di prima mattina.

Mi preparai in fretta per poi uscire di casa con un sorriso stampato in faccia e con lo zaino finalmente leggerissimo, presi la mia bicicletta e mi affrettai per andare a scuola. Come sempre a metà strada incontrai Nathan, anch'esso in bicicletta e come tutte le mattine lo salutai felice di rivederlo:

- ehi Nat! sei felice anche tu per l'ultimo giorno di scuola?-

- e me lo chiedi? Certo che sono felice , finalmente avremmo tre mesi per cazzeggiare in giro e per giocare alla play-

- ED IO ANDRO' A LONDRA!!! SIII- gridai per la strada e Nat mi guardo sbalordito

- ma che gridi?! Ho capito che sei felice ma potresti non rompermi un timpano- sempre il solito invidioso... io risi e gli feci la linguaccia sorridendo, in modo scherzoso.

Arrivati a scuola trovammo le mie amiche già lì e ci mettemmo a chiacchierare come sempre. Passate cinque ore uscimmo da scuola insieme a tutti gli altri alunni che gridavano euforici “è finita la scola!” oppure “vacanze!”. Rimanemmo in cortile a darci gli ultimi saluti perché io sarei andata via subito il giorno dopo, io e le mie amiche ci abbracciammo.

- e a me non dai un'abbraccio!? - spuntò all'improvviso Nat sorridente che mi stupì e lo abbracciai anch'esso forte come non volessi separarmi, mai ma con riluttanza qualche secondo dopo sciolsi l'abbraccio.

- grazie ragazzi, ma state tranquilli sono solo due settimane non parto per sempre, non lo farei mai-dissi a malincuore pensando all'ipotesi di non rivederli più, e subito mi tolsi dalla testa quell'orribile pensiero che mi fece rabbrividire e mi fece abbracciare per l'ultima volta i miei migliori amici.

Io e Nathan prendemmo le nostre biciclette e ci avviammo verso casa chiacchierando un po su come potesse essere fantastico il viaggio a Londra. Arrivati a casa sua lo abbracciai nuovamente e per l'ultima volta. Gli sussurrai all'orecchio un “ciao” un po' rattristato.

- mi mancherai in queste settimane- dissi

- anche tu mi mancherai moltissimo, fa buon viaggio, sta attenta e... divertiti- si raccomandò di dirmi prima di lasciarmi andare verso casa mia.

***

Partimmo all'alba, penso fossero le cinque o le sei.

- non credo di essermi mai svegliata così presto- dissi a me stessa più che altro, perché in camera con me non c'era nessuno a parte la mia cagnolina Pico che dormiva insieme a me.

Avevo preparato con accuratezza la valigia e i vestiti che mi sarei messa per il lungo viaggio il giorno prima in modo da non fare tardi. Scesi in salotto pronta per andare e vidi mia madre che sbuffava irritata perché mio padre, come sempre, era un ritardo soprattutto quando si trattava di svegliarsi presto. Fortunatamente mia madre l'aveva convinto a riporre le valigie in macchina la sera prima così da fare in modo di non tardare, ma a quanto pare con mio padre non si può mai sapere e bisogna sempre aspettarsi di tutto.

- George se non ti sbrighi arriveremo all'hotel a mezzanotte e lo sappiamo entrambi che di notte tu non guidi- gridò mia madre a mio padre piuttosto irritata così da farsi sentire dal piano superiore.

- Papà muoviti ho partiamo senza di te- appoggiai mia madre.

- Arrivo, Arrivo e guardate che comunque non siamo di fretta – replicò mio padre seccato.

- Sì ma lo saremo presto- affermai con aria sarcastica che non sfuggì a mio padre - e ti ricordo “signor non siamo di fretta” che dobbiamo ancora portare Pico alla pensione- continuai sempre con quell'aria seccata.

 

Alla fine partimmo ufficialmente alle sette e mezza dopo aver portato Pico alla pensione.

Mi misi le cuffiette e mi sdraiai sui sedili del passeggero, mentre ascoltavo la musica e recuperavo le ore di sonno perse e il tempo passò così in fretta che non me ne accorsi...

Infatti erano passate già due ore mi alzai dai sedili, ero tutta indolenzita, mi stirai per bene, o per quanto meglio potessi, visto che in una macchina non ti puoi allungare granché. Erano le nove passate quasi le dieci, notai che mia madre che aveva abbassato il sedile del passeggero e che stava dormendo tranquilla. Mentre mio padre era stanchissimo, si vedeva, infatti lui odiava i viaggi in macchina e per quanto odiasse anche i caffè non pote farne a meno e si fermò ad un autogrill.

Riprendemmo il viaggio. Mia madre nel frattempo si era svegliata.

- papà quanto manca?- chiesi con finta voce sofferente.

- manca ancora un'oretta- disse lui sbuffando.

- la prossima volta però prendiamo il treno o l'aereo- dissi io irritata.

- è tua madre che a voluto andare in macchina, presumendo che costasse meno- e intanto la guardò.

Quando fummo arrivati in città io stavo dormendo quindi purtroppo mi sono persa la scritta”welcome”, peccato... Mi svegliai. Papà a quanto pare sembri fare fatica a trovare l'albergo, strano di solito lui è molto bravo a trovare le strade ed a orientarsi, e poi a Londra c'è già stato se non sbaglio.

Stavamo viaggiando hai settanta all'ora, quando da una via che si incontra con la nostra un furgoncino uscì a gran velocità, la nostra macchina non si fermò in tempo, andammo a sbattere violentemente contro di esso, feci in tempo a sentire un forte boato e poi più nulla, non mi ricordai niente...


ZAYN POV

Uscii dal locale dove quasi tutte le domeniche mi recavo per incontrare amici di vecchia data. Salutai i ragazzi e mi ritrovai a girovagare per la città senza una meta precisa. Presi dalla tasca dei pantaloni il piccolo pacchetto di sigarette e ne tirai fuori un bastoncino di tabacco portandomelo alla bocca. Volevo staccare un po' dalla solita vita frenetica e non pensare a niente. Feci per attraversare la strada quando per poco una macchina non mi investe correndo a gran velocità e svoltando in un piccolo vicolo. Qualche secondo dopo si sentì un grande tuono provenire da una via adiacente. Reagii d'impulso correndo verso quel forte rumore mentre tirai fuori dall'altra tasca il cellulare per chiamare il 911. Ma quando arrivai, mi bloccai, le mie braccia, le mie gambe, non rispondevano più. Mi rivelò davanti una scena scioccante. La macchina che mi stava per investire era rovesciata su un fianco, mentre una seconda auto era completamente capovolta, sopra di essa, ne usciva del fumo e un frustrante rumorino stridulo ed incessante tormentava quello spazio. Trovai la forza per fare qualche passo, ed in un secondo mi resi conto di cosa stava succedendo. Mi affrettai ad avvicinarmi all'auto e scorsi una ragazzina intrappolata al suo interno, aprii la portiera cercando di liberarla da quella trappola, la trascinai fuori e la abbandonai sul marciapiede. Aveva una brutta ferita alla testa dalla quale ne usciva del sangue, era ricoperta da una carnagione bianco latte e aveva delle labbra carnose bordeaux.

Stavo per correre di nuovo verso la macchina per salvare le altre persone coinvolte, quando all'improvviso si sentì una forte esplosione che mi fece sobbalzare dallo spavento e subito feci scudo con il mio corpo sulla ragazza accanto a me sdraiata sul cemento.

Avvertì il suono delle sirene dell'ambulanza avvicinarsi, fin quando non si fermarono proprio davanti a noi. Ci caricarono sul veicolo dove erano presenti due paramedici, intenti a prendersi cura della ragazza ferita.

- come ti chiami ragazzo?- mi chiese freddo uno di loro.

- Z-zayn- risposi ancora un po' scosso da tutto quello che era successo.

- ti sei ferito?-mi domandò sempre con lo stesso tono nervoso e freddo.

Alzai la manica strappata della felpa, visibilmente sporcata di sangue, e ci trovai una ferita profonda che mi sorprese. Ricordai di avermela fatta mentre cercavo di liberare la ragazza dalle lamiere.

- ci vorranno dei punti- mi ripeté il paramedico prendendo il mio braccio e scrutando per un attimo la ferita, tornando a medicare temporaneamente la ragazza che non aveva ancora ripreso i sensi.

- conosci questa ragazza?- mi chiese di nuovo.

- emm... no- risposi dolorante afferrando il mio braccio con la mano destra e lo coprii con il petto.

Arrivammo presto all'ospedale, un infermiera mi accompagnò in una stanza e mi fece sdraiare sul lettino, chiamò un dottore che mi ricucì la ferita. Dire che non fosse stato doloroso sarebbe impossibile perché stavo quasi per piangere però non volevo lagnarmi. Avevano portato la ragazzina in sala operatoria, io intanto mi stavo circondando di preoccupazioni che non avrebbero dovuto interessarmi: chi glie l'avrebbe detto che i suoi genitori erano morti? Chi pagherà per le cure mediche, se i soldi dell'assicurazione non bastassero?! Ma sopratutto starà bene?Ero molto nervoso, impaziente, stavo seduto su quella sedia da mezz'ora ormai. E come se non bastasse il braccio mi faceva un male cane. 
La porta si aprì in un secondo che a me parevano anni, e mi si mostrò un uomo di mezza età con il camice bianco e un'aria tanto stanca quanto soddisfatta.

- come sta la ragazza?- lo aggredì io con la mia serie di domande.

- si rimetterà, ha solo una ferita alla testa e qualche graffio di poca importanza. Purtroppo non ha ancora ripreso i sensi- mi spiegò il dottore - dovremmo farle qualche analisi, la terremo dentro fino a domani, se si riprenderà la faremo tornare a casa, l'assistente sociale sta già cercando di contattare i parenti più prossimi-

- posso vederla?- chiesi io impaziente.

- le potrà far visita solo quando si sarà svegliata, e se la ragazza vorrà- concluse controllando di nuovo la cartella clinica della paziente.

Intanto il cellulare mi squillo in tasca, lo afferrai e me lo portai all'orecchio. Non feci in tempo a controllare chi fosse perché troppo occupato a seguire con gli occhi quel uomo di mezza età sparire nel lungo corridoio dell'ospedale.

<< ZAYN!!! Ma dove sei finito?! >> Sentì la voce preoccupata e arrabbiata di Harry che mi gridava. << Zayn mi rispondi?! Stai bene vero?!>>

<< Si scusa Harry sono all'ospedale io sto bene, tranquillo, ma starò qui fino a domani >> risposi frettolosamente quasi sussurrando.

<< COSA!!? perché che ti è successo? >> gridò ancora più preoccupato.

<< Harry ti ho detto che io sto bene, vi spiegherò tutto domattina >>chiusi in fretta la chiamata mentre l'infermiera uscì dalla stanza che avevano assegnato a quella ragazzina, e mi informò che avrei potuto entrare.

Annuii alla signora davanti a me che si accingeva ad allontanarsi per dirigersi in un'altra camera. Feci qualche passo e aprii spinsi la porta semiaperta che cigolò leggermente. La ragazza era sdraiata sul letto con la testa fasciata e con un'espressione di sofferenza. Il suo viso era molto pallido con un piccolo graffio sulla guancia destra. Al suo piccolo braccio sinistro era avvolta la fascia collegata alla macchina che ti misura la pressione e sull'avambraccio era infilato l'ago dell'insulina.
Era avvolta in una sottile coperta e aveva su gli stessi vestiti. Mi avvicina con passo felpato al lettino cercando di non rompere quel sottile silenzio che ci avvolgeva. Quando gli fui vicino mi sedetti sulla sedia accanto al letto, mentre lei mi seguiva con gli occhi. Dopo qualche secondo ebbi il coraggio di parlare per primo.

- ehi, come stai?- gli chiesi sorridendo e cercando di essere comprensivo.

- m...mi fa un po' male la testa- rispose sussurrando e tenendo lo sguardo basso.

- non ho ancora avuto la possibilità di sapere come ti chiami- azzardai avvicinandomi a lei e cercando di guardarla in viso sempre con un sorriso in volto cercando di non farla preoccupare.

- Alex, ma tu chi sei? E cosa è successo?- mi chiese stavolta più convinta. Alzò lo sguardo e i suoi occhi azzurrini incontrarono i miei color nocciola, volevo già bene a quella ragazzina così fragile così dolce, la volevo proteggere come avevo fatto strappandola dalla morte. Chiamalo destino, coincidenza o fortuna, non so cosa fosse, comunque se io non fossi stato lì quando è avvenuto l'incidente ora lei non ci sarebbe più.

  
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