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Autore: moni93    27/05/2014    2 recensioni
Sisifo del Sagittario.
Tutti i lettori di Lost Canvas lo conoscono solo come guerriero, eroe pronto a sacrificarsi per i suoi compagni. Ma chi era prima di diventare un cavaliere d’oro? Qual era il suo rapporto con il fratello, con Regulus e Sasha?
Il fulcro di ogni vicenda sarà Ilias, perchè, a mio parere, è stato il punto di riferimento di Sisifo durante tutta la sua vita. In ogni capitolo, analizzerò un diverso aspetto della vita del cavaliere del Sagittario, partendo dal rapporto col fratello, fino ai legami stretti con quelle che diventeranno persone insostituibili per la sua vita.
E voi? Siete pronti a conoscere l’uomo, che si celava dietro le vestigia dorate del Sagittario?
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Personaggi Lost Canvas, Sisifo di Sagitter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL SUO SORRISO, LA MIA FORZA

 

 

 

Unconditional

Unconditionally

I will love you,

Unconditionally

 

Le parole del Gran Sacerdote ancora mi rimbombavano in testa.

Non riuscivo a credere di essere stato scelto per un compito tanto delicato... la cosa m’infastidiva immensamente. Mio fratello Ilias se n’era andato da parecchio tempo, ormai, e non avevo più ricevuto sue notizie. Ce l’avevo a morte con lui, perchè aveva a mala pena assistito alla mia cerimonia di investitura a cavaliere del Sagittario.

Avevo raggiunto il mio obiettivo, ero finalmente pari a Ilias, sia per grado che per valore.

Eppure, quando lo raggiunsi più tardi, dopo aver ricevuto le lodi e gli applausi dei miei compagni e commilitoni, il sorriso mi morì brutalmente, prima ancora di potersi mostrare in tutta la sua luminosità.

“Devo partire, non so quando tornerò.”

Così mi aveva detto.

Io ero rimasto completamente interdetto.

“Partire? E per dove?” avevo domandato d’impulso, provando un’istintiva quanto immotivata paura.

Per qualche strana ragione, sentii che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto.

“Non posso dirtelo. Ma devo farlo.”

E se ne andò.

In quei lunghi mesi, altalenanti tra ondate di rimorso, rabbia ed incubi che mi lasciavano il volto rigato, ogni notte, da nuove lacrime, riuscii in qualche modo a ricoprire il gravoso incarico che mi ero guadagnato con anni di fatiche. Ero uno dei pochi e più anziani cavalieri d’oro, tutti mi guardavano con ammirazione o, almeno, questo era ciò che credevo. In verità, sapevo bene cosa si celasse dietro a quegli occhi.

Responsabilità.

Non c’era un solo apprendista cavaliere o compagno d’armi che non avesse abbandonato ogni preoccupazione, per addossarla sulle mie spalle.

Non era giusto, ma sapevo di non potermi tirare indietro, né lamentarmi.

Che avrebbe pensato di me, altrimenti, Ilias?

 

È stato avvertito il cosmo di Athena, anche se per un breve istante. A quanto pare si trova nella penisola adiacente alla nostra, nei territori sotto il dominio dello Stato della Chiesa.”

Sage aveva parlato ed io avevo obbedito, come sempre.

Non dopo aver tentato una, seppur vana, resistenza, ovviamente.

Gran Sacerdote, mi è permesso porle una domanda?”

Lui si era limitato ad annuire, scrutandomi sotto i suoi oscuri occhi antichi.

Se mi avete convocato, significa che intendete affidare a me la missione di trovare e condurre qui, in Grecia, la dea Athena. Tuttavia...”

Tuttavia?”

Per un istante, avevo tentannato.

Nonostante il tono pacato, avevo avvertito una vena di rimprovero fuoriuscire dalle sue labbra, che aveva poi solcato in profondità la mia spina dorsale. Forse avevo parlato a voce troppo alta, di nuovo. Non riuscivo proprio a perdere il vizio di farmi assalire e comandare dai sentimenti che turbavano il mio cuore.

Tuttavia.” ripresi, tentando di calmarmi, arrivando persino a chiudere gli occhi “Ci sono tanti altri cavalieri degni di portare a termine tale compito. Perchè non Aspros?”

Ma il precedente cavaliere del Cancro aveva scosso il capo.

Non c’entra il grado, né l’abilità. Voglio che sia tu a trovare Athena. Non c’è altro che tu debba sapere.”

 

Avevo serrato i denti ed avevo ingoiato tutti gli insulti che, giusti o sbagliati che fossero, desideravo riversare sulla massima autorità del Santuario. Il suo modo di fare non mi era mai andato a genio, ma sapevo, speravo, di non averlo dato a vedere. Quantomeno, non dinnanzi ai miei sottoposti. Al solo ricordo mi saliva un'insensata quanto intensa rabbia al cervello, ma oramai ero partito e, comunque, Sage non mi avrebbe più concesso di contestare il suo volere, per quanto apparisse insensato ai miei occhi.

Più camminavo, più un senso di angoscia mi attanagliava il petto e l’armatura del Sagittario, che era stata avvolta in un panno per celarla da occhi indiscreti, pesava sempre più sulle mie spalle. Pensai fosse dovuto al fatto che Ilias mi mancava terribilmente e che, se non fosse stato per quella dea a cui dovevo obbedienza, sarei potuto partire alla sua ricerca. Volevo farlo da mesi, ma il Gran Sacerdote aveva sempre nuove missioni, e al Santuario serviva costantemente la mia supervisione.

Le vie della città mi parvero il dedalo di un labirinto, talmente complicato da essere senza uscita. Fu in una di quelle sporche stradine, che la vidi. Non potevo sbagliarmi, l’età era quella e, inoltre, il modo in cui il mio cosmo vibrò mi fece comprendere immediatamente al cospetto di chi mi trovavo.

Sarebbe finita presto, pensavo ingenuamente, sarebbero bastate poche parole decise e quella fragile bambina mi avrebbe seguito senza fare troppe storie o capricci. Che lo volesse o no, il suo destino era segnato, come il mio... come quello di tutti. Non poteva permettersi più di essere una bambina, io non l'avrei permesso.

Ma Athena non era sola. E lei, al momento, non era altro che Sasha.

Un moccioso scontroso e impertinente s'apostrofò subito a me, come se fossi il cattivo di turno. Che cosa ridicola e che inutile spreco di tempo! Iniziavo seriamente a spazientirmi.

Stavo per aprire nuovamente bocca, quando mi resi conto che il ragazzino biondo dietro al quale la divina Athena tentava di rifugiarsi, quello che nemmeno avevo calcolato da tanto era silenzioso, non era altro che suo fratello maggiore. Provai un immediato e acuto senso di nausea. Mi sembrava di essere divenuto, tutto a un tratto, l’orco malvagio che strappava la povera bambina dalle braccia dei suoi cari... e mi sembrò di rivedere me stesso, tanti, tantissimi anni fa, quando un cavaliere del Santuario portò via sia me che Ilias dalla nostra casa e ci condusse verso il nostro fato. Ma almeno io avevo avuto accanto a me mio fratello, mentre lei sarebbe stata sola.

Non l’avrebbe mai più rivisto.

Strinsi convulsamente i pugni, maledicendo per l'ennesima volta l'idiozia degli dei e la debolezza dell'animo umano.

“Vi prego di comprendere!” urlai disperato, mentre mi trovavo ancora inginocchiato.

Prima l’avevo fatto per istinto, per mera abitudine di porgere rispetto a coloro che sarebbero stati i miei superiori, le mie guide. In quel mentre, tuttavia, capii che se non l’avessi fatto prima, sarei crollato a terra senza forze. Non riuscivo a credere che stavo per recidere un legame tanto sacro e intimo, per uno scopo così immotivato e crudele. Tuttavia, non avevo scelta. Per quanto la Guerra Sacra fosse spietata, l’umanità aveva bisogno della sua dea, della sua immortale speranza. Quella piccola non aveva scelta.

“Seguitemi, ve ne prego.”

Supplicavo, a tanto ero giunto pur di persuaderla.

E lei aveva ceduto. E, per qualche assurda ragione, provai qualcosa di smisuratamente sbagliato, nel fare la cosa giusta.

Per tutto il tempo del viaggio, tenni stretta a me quella mano tanto piccola e indifesa. Quel contatto mi bruciava, mi feriva sempre più nel profondo. Non sapevo come consolarla, come raggiungerla, perchè, per quanto mi dispiacesse, non era mio dovere allacciare rapporti con una divinità. Sarebbe stato immorale, ingiusto e pericoloso per entrambi.

Trascorse un tempo infinito, poi il Santuario fu nuovamente visibile. In seguito, fu il turno del Tredicesimo Tempio. Infine, Sage ci accolse.

Il mio compito si era, finalmente, concluso.

Da quel momento, Sasha avrebbe cessato di esistere ed io non l’avrei più vista, se non per sporadiche visite e riunioni con gli altri cavalieri miei pari. Ma sarebbe stato diverso, lei sarebbe stata completamente un'altra persona, anzi, un'altra entità superiore a chiunque altro.

“Se diventerò Athena, potrò salvare e proteggere tante persone?”

La flebile, ma urgente domanda era stata posta a me. Gli occhi di Athena si erano piantati nei miei, come se quelle edere verdi volessero legarsi al mio cielo per sempre.

“Sì... salverete tutta l’umanità. Siete la dea della giustizia.” risposi neutro, nel modo in cui mi era stato insegnato fin dalla più tenera età.

Fu allora che avvenne.

Un sorriso spontaneo, radioso, in totale contrasto con la polvere e le lacrime che le offuscavano il viso, mi trafisse come una freccia dorata.

“Allora, sono felice!”

Poi quella luce abbagliante se ne andò, seguendo le ancelle e il Gran Sacerdote verso le sue nuove, spoglie camere.

Tuttavia, prima che potesse svanire oltre i portoni di quelle vuote stanze di pietra, la fermai, mi permisi di afferrarla bruscamente per un braccio. Mi osservò spaesata, mentre l’avvolgevo con il mio mantello.

Non dissi nulla. Mi limitai a imitare il suo gesto, una flebile e sciocca imitazione del suo coraggio. Increspai le labbra e tentai di infonderle col mio sguardo, una speranza che non mi apparteneva.

Credo che fu in quel mentre, che il mio cuore ricominciò a battere.

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

 

Hola a todos! =)

Dopo secula, seculorum, ritorno anche in questa storia, alleluja!

Ebbene sì, anche quest’anno ho voluto postare qualcosa il giorno del mio compleanno. È più forte di me, mi sento in dovere di farlo! Spero solo che il pensiero vi sia piaciuto. ^-^

Dunque, so già quello che molti di voi stanno pensando: “Ma Sisifo... dov'è andato?? Chi è 'sto pazzo?”. E avete ragione, in parte. xD

La spiegazione è assai semplice. In questo capitolo Sisifo ha all'incirca vent'anni (credo venticinque, secondo i miei arguti calcoli xP) ed è ancora nella fase “odio mio fratello, che mi ha lasciato senza spiegazioni e odio il mondo perchè devo farmi un mazzo così per tutti”. Insomma, emotività al massimo. Questa idea mi è venuta rileggendo il manga, più precisamente i capitoli in cui ci viene mostrato il passato, quando il nostro Sagittario si appresta a condurre Sasha al Santuario. Ebbene, non so voi, ma in certe immagini il viso di Sisifo, più che serio e concentrato, mi sembra crucciato, quasi arrabbiato. Mi ha dato molto l'impressione che pensasse “Che scatole, guarda che mi tocca fare, quando avrei altro da fare, ma sto zitto e obbedisco, perchè non ho scelta”. Infatti, anche in questo mio capitolo, sebbene Sisifo sia molto emotivo, rimane comunque silenzioso (o, almeno, ci prova) si tiene tutto per sé e sopporta un po' perchè è il suo dovere, in quanto cavaliere e più grande di tutti, e un po' tanto perchè non vuole essere da meno di suo fratello. Chi ha un fratello maggiore lo sa bene: pur di apparire perfetti ai suoi occhi, noi fratelli minori siamo disposti a tutto, anche mordendoci la lingua per sopportare il fastidio e il male.

Same thing per Sisifo.

Anche se “odia” Ilias per il suo modo di fare e per come se n'è andato (anche questa scena è voluta da me e sarà spiegata e approfondita in seguito, così come la severità e la quasi “menefregaggine” di Sage, non temete), gli vuole ancora bene, lo ammira con tutto il cuore e non farebbe mai qualcosa che potrebbe renderlo infelice.

Sisifo, secondo me, si è tenuto per anni dentro al cuore una collera e uno stress, che lo avrebbero condotto verso una cattiva via, verso il suo più acerrimo nemico. Non a caso, nel manga è proprio lui, il più perfetto dei cavalieri d'oro a tentennare e farsi corrompere dal proprio rimorso, al punto da tramutarsi in Specter e scagliare una freccia contro la propria dea. Ma è l'incontro con Sasha a salvarlo. È la sua forza e la sua gentilezza a farlo cambiare, a fargli capire che l'odio e il risentimento non portano a nulla e che l'unica cosa che deve tenere a mente è l'affetto che nutre per i propri cari.

Dal prossimo capitolo in poi, infatti, vedremo il vero Sisifo, quello che abbiamo conosciuto ne Lost Canvas, sebbene sempre analizzato nel profondo, con quei dubbi e rimorsi che ancora bruciano nel suo cuore. La sua maturazione, avverrà nel momento in cui smetterà di pensare “Lo faccio/sopporto perchè va fatto” e penserà, invece “Lo faccio/sopporto perchè VOGLIO farlo, perchè devo proteggere quella persona”.

Spero di essere stata chiara, vedrete che, comunque, i prossimi chappy parleranno da sé, almeno lo spero!

Un grazie enorme a tutti voi che avete letto fin qui e che non vi siete scordati della mia umile storia!

 

Moni =)

 

PS: A tutti i miei carissimi lettori che hanno pazientemente recensito le mie storie, sappiate che non mi sono scordata di voi! Ho avuto molto da fare e non sono riuscita a dedicare un solo istante alle vostre risposte... mi dispiace tantissimo, prometto di farmi sentire il prima possibile! *s’inchina e chiede perdono*

   
 
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