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Autore: Andy Black    27/05/2014    13 recensioni
Crystal, Silver e Gold si troveranno catapultati in un avventura senza precedenti, che li costringerà a correre in aiuto della popolazione di Hoenn, sconfitta da terremoti ed altri cataclismi.
C'è lo zampino di Groudon, e di qualcun altro, che sembra attentare alla pace per l'ennesima volta.
Cercherò di portarvi nella mente dei personaggi più amati di Pokémon Adventures
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adriano, Crystal, Gold, Rocco Petri, Silver
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Inique
 


I
ragazzi erano appena usciti dalle cascate meteora ed il sole si era leggermente abbassato. La sera stava per avvicinarsi e loro erano fuori alla grotta franata da poco.
“Lì c’è una casa” notò Crystal.
“Già...”.
“Proviamo a vedere se hanno bisogno di aiuto... In fondo è davvero vicina alla grotta, potrebbe aver subito danni”.
Era una casetta non molto grande, un po’ anonima, dal tetto verde, interamente costruita in legno. Pochi metri dietro c’era un piccolo fiumiciattolo e, a qualche passo di distanza, degli alberi di Baccapesca avevano piantato le radici.
Crys riconobbe quanto quel posto fosse fertile per la crescita di tali alberi da frutto.
Si avvicinarono alla casa e, dopo aver bussato, sentirono dei passi raggiungerli.
La porta si aprì, ed i due scorsero una donna ad accoglierli.
Non era molto alta, tuttavia era magra. Il volto era solido, gli zigomi ben definiti, come le labbra. Sulla punta del naso altezzoso vi stavano un paio di lenti molto spesse che non nascondevano il colore corvino dei suoi occhi. La bandana che portava sulla fronte malcelava il rosso dei suoi capelli, che si intersecava in due trecce pendenti ai lati della testa.
Vestiva abbastanza casual, per stare comoda, un vestito verde, lungo, sopra ad una maglietta nera ed un paio di pantacollant dello stesso colore.
“Salve” disse la donna, confusa. “Posso fare qualcosa per voi?”.
Appoggiata allo stipite, la padrona di casa non riusciva a celare il grosso disordine che il terremoto probabilmente aveva sparso in casa sua.
“Salve” sorrise Silver, toccandosi la sciarpa dello stesso colore degli occhi. “Io e la mia fidanzata stavamo facendo un giro da queste parti. Non è che per caso conosce ciò che è successo alle cascate? Noi siamo di Johto, ed abbiamo fatto un viaggio per vedere Hoenn e il resto ma... ma è crollato tutto, qui...” fece lui, stringendo la mano a Crystal, che non poté fare a meno di arrossire.
“Oh... beh... Ci sono stati dei violenti terremoti, ed uno ha colpito proprio questa zona”.
“Ecco perché casa sua è tutta sottosopra” rispose la Dexholder.
“In realtà casa mia non ha risentito quasi per niente dell’attività sismica... Posso offrirvi qualcosa?”.
“... volentieri...” Crystal arrossì, imbarazzata per la gaffe. Entrarono in casa.
“Comunque io sono Sil... van, e lei è Christine...” tentennò per un momento il ragazzo, spostandosi un ciuffo vermiglio dagli occhi.
“Lanette, molto piacere. Va bene un succo di frutta?”.
“Hey, aspetta... Hai detto Lanette?!” esclamò Crystal. Scambiò poi uno sguardo con Silver.
“Sì, perché? Mi conoscete per il sistema di memoria Pokémon, vero?”.
“No... in realtà è stato il Professor Oak a nominarti... prima”.
“Conoscete Oak di persona?” si bloccò lei, all’improvviso, fissando i due forestieri.
“Direi di sì”.
“Come?”.
“Beh, siccome conosci Oak non abbiamo motivo di mentirti. Noi siamo Dexholders di Johto e stiamo indagando su questi terremoti. La nostra missione è catturare Groudon” disse Crystal, seria.
“Oh... Quindi siete voi i due ragazzi prescelti dalla commissione e dal Professor Oak”.
“Commissione?”.
“Sì... Beh, la Lega di Hoenn possiede una commissione che prende le decisioni più importanti in caso di eventi gravi, proprio come questo. Assieme alla massima autorità nel mondo Pokémon hanno deciso di chiamare voi. Silver e Crystal, giusto?”.
“Già”.
Poi Lanette rise. “Silvan e Christine... Che fantasia... Beh, spero accettiate lo stesso il succo di frutta”.
Silver sorrise, e si guardò attorno. C’era un disordine assurdo: fogli, e libri sparsi per terra e su svariate mensole e credenze; quattro tavoli ricoperti di marchingegni elettronici e computer schiacciavano su di un pavimento fatto di assi di legno un tappeto all’apparenza pregiato.
“Come mai avete accettato?” chiese poi.
Crystal guardò Silver e si caricò della responsabilità di ciò che stava per dire.
“Beh, Lanette... Non tutti hanno un rapporto buono con i Pokémon come noi. Siamo in grado di andare oltre le apparenze, di non guardare solo alla potenza dei nostri amici, ma di caricarli attraverso sentimenti quali l’orgoglio, o l’amicizia. Ecco... È per questo che siamo Allenatori: li alleniamo a spingere fuori il meglio di loro”.
“E perché non qualcun altro?”.
“Credo perché possediamo il Pokédex. Questo ci rende in un certo senso speciali, ma non ci giurerei. Bisognerebbe chiederlo al Professor Oak”.
“Già... A proposito, dovrei contattarlo per dirgli che siete passati... Ma la linea è bloccata. Dovrei andare a fare una riparazione ad un cavo che si è spezzato. Che ne dite di accompagnarmi?”.
“Certamente!” esclamò Crystal.
 
E così i tre si recarono sul posto. Per la strada, che dovettero percorrere a piedi, Silver decise che fosse il caso di allenare il proprio Grovyle, quindi lo chiamò fuori dalla sfera.
Crystal invece non fu dello stesso parere, anzi. Le importava più stare attenta a dove mettesse i piedi, dato che i suoi stivali affondavano quasi totalmente nella cenere del Monte Camino.
“Qui è sempre così?” chiese a Lanette.
“Sì, di solito qui la cenere cade come neve dalla cima del vulcano. Il Monte Camino è attivo da parecchi anni ormai, e spesso erutta, creando nuovi crateri sui suoi versanti scoscesi. Brunifoglia è nata così: dopo una grande eruzione, il terreno fu reso fertile dall’enorme quantità di cenere che si riversò dal vulcano, e così, anni dopo, si è formata una comunità basata sull’agricoltura di vari prodotti. Da lì in poi Brunifoglia è diventata un paese”.
“Guarda un po’ tu...” sorrise l’altra.
“Già... Ma temiamo che Groudon possa distruggere tutti i piccoli nuclei limitrofi al vulcano... Non è stato saggio costruirvi delle città così vicine”.
“Potrebbe far eruttare il vulcano?!” si stupì Crystal.
“Potrebbe fare di peggio pure: potrebbe distruggerci tutti. Può controllare la terra a suo piacimento, i continenti si muovono quando lo fa lui, e si riserva il lusso di decidere quando un vulcano debba eruttare”.
“Interessante...” sospirò l’altra, a metà tra il fascino ed il turbamento.
“Potremmo parlarne più tardi, se vuoi...” faceva Lanette, trascinandosi addosso un pesante cavo d’acciaio, mentre aveva chiesto a Silver la gentilezza di portare la cassetta con gli attrezzi necessari per la riparazione.
“Cosa avrebbe spinto Groudon a svegliarsi?” chiese proprio il ragazzo. Lanette si girò e lo guardò.
“Nessuno lo sa. Tuttavia c’è chi pensa che si svegli quando sta per accadere qualcosa di grave... Sai, i Pokémon hanno un istinto molto forte e queste cose le sentono”.
Silver sospirò, non trovando alcuna soddisfazione nella risposta della donna.
E dopo aver lottato almeno una ventina di volte contro qualche Spinda ed uno Skarmoy, Grovyle e Silver videro Lanette esultare.
“È quello il palo da riparare! Forza, diamoci da fare!”.
Lei si avviò avanti e poi prese una sfera. “Vai, Tropius!”.
Un enorme dinosauro ricoperto da foglie di banano si accostò alla donna, abbassando il collo fino al terreno per avere una carezza, che ottenne immediatamente; dopodiché la donna salì sulla sua testa. “Solleva!” ordinò.
Crystal sussultò quando la vide arrivare a più di sei metri d’altezza. Un cavo era praticamente spezzato, e andava sostituito.
“Il lavoro qui mi porterà via un’oretta... sono da sola. Perché non andate a farvi un giro, o vi allenate?” urlò, aggrappata al palo di legno.
Silver le fece segno di sì ed assieme alla ragazza si allontanò.
Camminavano lentamente, ed osservavano da lontano il deserto di Hoenn; era un posto particolare, Crystal rimase subito affascinata dal modo in cui l’erba pulita e verde di quella regione lasciasse il posto alla sabbia fine e dorata.
“Meglio non entrare qui” osservò lei.
“Già, forse è meglio. Che vogliamo fare?”.
“Non lo so... potremmo fare un giro o...”.
“Vuoi lottare?” propose il fulvo, sorridente.
“Una lotta?! Perché vuoi lottare con me?” si avvilì la bella.
“Non voglio di certo fare del male a te o al tuo Pokémon, Crys. Voglio solo fare un po’ di allenamento”.
“Beh...” tentennò quella.
”Suvvia...” sorrise lui, dolcemente. Non notò minimamente il fatto che Crystal fosse diventata paonazza in volto.
“O-okay...”.
“Perfetto. Allora cominciamo!”
Il vento si stava alzando, il Natale era vicino ed il caldo era esagerato per quei periodi; qualche granello di sabbia lasciava il terreno per volare verso i ragazzi. Crys abbassò lo sguardo per proteggere gli occhi dal vento assalitore, quindi mise mano alla Pokéball.
“Vai Marshee!”. La sua voce tremava e si allontanava nel vento.
“Grovyle, scelgo te!”.
Il Pokémon d’erba stava basso sulle quattro zampe, mentre Marshtomp era dritto. L’espressione sul volto del Pokémon d’acqua era gioviale, pareva quasi non avesse capito che si trovasse in una lotta.
“Grovyle, cominciamo! Vai con Fendifoglia!”.
La mente di Crys elaborò velocemente i dati necessari: Fendifoglia, mossa d’erba, Marshtomp acqua terra, superefficace. Evitare.
“Marshee! Vai con Fossa!”.
E mentre Grovyle si avvicinava con la velocità di un ninja, pronto ad affondare le foglie taglienti sul suo avambraccio nel corpo dell’avversario, questi si tuffò a capofitto nel terreno, e sparì.
“Grovyle... dobbiamo sentire bene ciò che sta per succedere. Lui ti colpirà, proprio da sotto. Quindi noi ci difenderemo: spargi del sonnifero attorno a te”.
“Dannato Silver! Marshtomp, esci, e quindi vai con Pantanobomba!” esclamò contrariata Crystal.
Quello sbucò da lontano, saltò in alto e fece partire dalla sua bocca una sfera grossa e voluminosa, ricca di fango; l’obiettivo era proprio Grovyle.
“Agilità!” urlò Silver al proprio Pokémon. Lo vide poi evitare agevolmente l’attacco, sorpreso della tenacia e della bravura di Crystal. Al contrario di lei.
Lo guardava, era tranquillo, dritto nel suo cappotto nero con la sciarpa argentea avvolta attorno al collo. I capelli si muovevano in corrispondenza del vento, le mani erano in tasca.
Proprio l’esatto contrario della ragazza, che in quel momento avrebbe reagito con un calcio rotante se qualcuno le avesse toccato una spalla da dietro. Era lievemente flessa in avanti, le code che aveva accanto alla testa si spostavano ad ogni movimento del collo. I denti stretti, i pugni pure, la tensione che aveva addosso era tantissima.
Silver la guardò, inarcando un sopracciglio: il vento spingeva la maglietta lunga della ragazza contro il suo corpo, delineandone le forme, quelle che adocchiava di tanto in tanto quando fuggiva timida dal bagno alla sua stanza avvolta in un lungo asciugamano bianco. Dal basso verso l’alto il suo sguardo la attraversava lascivo, carezzandola con le iride argentee. Le gambe, lunghe ed affusolate, fasciate da un paio di calze nere, si inspessivano in prossimità delle cosce per poi sparire sotto i pantaloncini. La curva dei suoi fianchi si rimpolpava ulteriormente per poi affinarsi al punto vita; di nuovo morbide curve adornavano il corpo della ragazza in corrispondenza dei seni, e qui Silver badò bene a non stare a fissare per troppo tempo. Infine la linea si assottigliava di più sul collo scoperto.
Lo sguardo si poggiò sulle labbra e vi si perse totalmente, in un caleidoscopio di pensieri più o meno nobili.
Era attratto da quella ragazza, Silver, non riusciva a nasconderlo a se stesso. Era così perso nei suoi pensieri che non la sentì nemmeno mentre impartì un ordine al suo Marshtomp.
“Vai con Riduttore, Marshee!”.
Quest’ultimo non era veloce come l’avversario ma era decisamente più forte negli attacchi fisici, e si gettò con tutta la forza che possedeva contro il corpo di Grovyle, facendolo ruzzolare qualche metro indietro.
Silver si riprese da quello stato di adorazione e cercò di reagire.
“Vai con Attacco Rapido!” urlò.
Marshtomp stava indietreggiando, non si aspettava minimamente la contromossa dell’avversario, soprattutto così diretta; d’improvviso fu colpito da un attacco fisico molto veloce e si ritrovò per terra.
“Marshee! Stai bene?!” urlò Crystal, preoccupata. Silver sorrise, notando la dolcezza di quella.
“Sta bene. Grovyle, cerchiamo di finirla con un Tagliofuria!”.
Quello si gettò sull’avversario, cominciando a fendere con le lame taglienti poste sulle braccia la sua pelle viscida.
“No, Marshee! Vai con Pistolacqua!”.
Ancora steso, da terra, Marshtomp lasciò partire un grande flusso d’acqua che però Grovyle evitò con velocità.
“Di nuovo Tagliofuria!”.
Ed ancora Grovyle attaccò il Pokémon d’acqua, stavolta con maggiore intensità.
“Pazienza!” urlò Crystal.
“Dannazione! Attacca con più forza!”
Il Pokémon Legnogeco colpì sempre più forte l’avversario. Marshtomp tuttavia sembrava in grado di subire altri colpi.
“Pazienza ancora!”.
”Abbattiamolo!” urlò ancora Silver. Aveva perso la sua compostezza e adesso pareva molto preso dallo scontro.
“Pazienza!” ordinò ancora quella, stringendo i denti e mantenendo un’espressione corrucciata sul volto.
E stavolta l’attacco di Silver colpì davvero forte, tanto che le urla di Marshtomp riecheggiarono; si era alzata un’enorme nube di sabbia: senza accorgersene lo scontro si era spostato nel deserto.
“Ora!” urlò Crystal e Marshtomp riapparve dalla nuvola dorata, con un alone rosso attorno, per sfogare tutti gli attacchi che aveva subito: macchie rosse di varie forme e dimensioni si staccarono dal corpo del Pokémon e si abbatterono su Grovyle.
“No!!” urlò Silver, sorpreso. Crystal sorrise invece, fiera che la sua strategia fosse funzionata. “Ora che Grovyle è fuori combattimento possiamo andare...” fece, sorniona.
“Grovyle non è fuori combattimento...”.
”Cosa?!” esclamò lei.
“Rimonta” disse a bassa voce Silver.
“Puoi ripetere? Non ho capito”.
”Non serve che ripeta”.
Grovyle si alzò dalla sabbia, pieno di lividi, e si gettò su Marshtomp; questo fu sorpreso dal contropiede e finì colpito con forza immane. Ricadde infine davanti ai piedi di Crystal, quasi esanime.
“Ed ora Attacco Rapido!” ordinò Silver.
E di nuovo Grovyle caricò Marshtomp, che rimase accasciato. Crystal lo fece rientrare nella sfera.
“Non... non capisco” faceva, con la faccia confusa.
”Non c’è bisogno che tu capisca. Grovyle è un Pokémon d’erba, e in quanto tale trae energia dal sole. E con questo sole, beh...” allontanò la sciarpa dalla gola; “...può garantirsi il recupero d’un po’ d’energia. Il tuo attacco, in compenso, era fortissimo. E quindi Rimonta mi ha garantito che i punti salute dei nostri Pokémon fossero portati allo stesso livello. Quindi ho voluto spiazzarti con Attacco Rapido. Per quanto la tua fosse un’ottima strategia, basata sulla resistenza e la sopportazione, devi pensare a tutto...”.
”Già... per esempio come siamo finiti nel deserto...” fece inquietata la ragazza.
Silver abbassò lo sguardo e quindi spalancò gli occhi, di quel grigio puro, quando si rese conto che i suoi stivali affondavano nella sabbia.
“Io non mi sono mai mosso dal mio posto...” impallidì.
“Beh, ammetto di essermi un po’ agitata durante l’incontro... ma il deserto era a qualche metro da noi! Ora ci siamo dentro per almeno una ventina di metri!”.
“La desertificazione... Groudon sta cominciando a riappropriarsi di tutto...”.
“Dobbiamo assolutamente fare qualcosa!” s’allarmava Crystal.
”Cominciamo con l’avvertire Lanette... magari ha finito di riparare il cavo”.
 
Ed in effetti il cavo era stato riparato. Lanette stava scendendo dal collo di Tropius e sorrise nel vedere arrivare i due Dexholder.
“Perfetto. Ora le comunicazioni tra l’est e l’ovest di Hoenn dovrebbero essere riprese senza problemi” fece, con le mani ai fianchi.
Ed in effetti era vero. Dalla sua tasca un rumore molto forte attirò l’attenzione di tutti.
“Dovrei cambiare suoneria, sì” sorrise Lanette, tirando fuori dalla tasca uno strano apparecchio.
“Che cos’è?”. La voce di Crystal attestava tutta la sua curiosità.
“È un Holovox. Viene utilizzato per comunicazioni ad alto potenziale; trasmette l’immagine olografica dell’interlocutore a chi ascolta”.
”Eh?!” chiese l’altra.
“Crys, è una sorta d’apparecchio cellulare che ti permette di vedere le persone con cui parli” spiegò Silver.
“Me l’ha portato mia sorella Colette da Kalos. Lì è molto commercializzato”.
“Perfetto, allora potrai comunicare alle autorità il fatto che il deserto si stia spostando verso di noi” rimbeccò Crystal.
“Cosa?!” esclamò Lanette.
“Pensa a rispondere per il momento, poi scenderemo nei dettagli” tagliò corto il ragazzo dai capelli fulvi.
Lanette annuì, armeggiando con lo strumento. Da lì uscì la silhouette di un ragazzo. Nonostante i colori dell’Holovox appartenessero ad una scala di azzurri, era intuibile il castano dei capelli di quello; troppo scuro per essere un biondo ma troppo chiaro per appartenere ad un corvino.
“Lanette, finalmente riesco a contattarti! Ma quanto tempo ti ci vuole per rispondermi!” iniziò lo sconosciuto con aria agitata.
Fu Crystal la prima a riconoscerlo.
“Bill!” urlò sorpresa. Erano passati anni da quando si erano visti l’ultima volta. Un periodo infelice peraltro, in cui avevano corso dietro a Jirachi per la salvezza degli altri Dexholder e di Kanto. E di Silver. Crystal non lo avrebbe mai ammesso apertamente ma per lei fu soprattutto il ragazzo dagli occhi d’argento la causa del suo impegno.
“Uh!?” squittì quello. “Questa voce... Crys, sei tu? Non sei nel campo visivo dell’Holovox... Aspetta, come mai sei con Lanette?!”.
Crystal scambiò un’occhiata con Silver.
“Lunga storia... Come mai sei così agitato?”.
Bill sospirò. “Ho sentito cosa sta succedendo ad Hoenn...” iniziò l’informatico “... e ieri sono stato contattato da un amico in una regione lontana... In realtà non così tanto lontana da dove ti trovi tu adesso. Oh ragazzi, non può essere vero, non potete nemmeno immaginare, cioè, nemmeno io lo potevo immaginare quindi figuriamoci voi che non ne sapevate nulla”.
“Bill” lo bloccò Lanette con aria minacciosa “Parla”.
“Eh? Oh, sì”. Quello riprese fiato preparandosi al discorso “Allora... Crystal, Silver, voi due dovreste avere ben presente Arceus, non è così? Ecco... Come dicevo sono stato contattato da questo ragazzo, il Campione di una regione lontana da me ma vicina a voi, che mi ha chiesto di parlare con Mr. Fuji riguardo una questione della massima urgenza. Dopo essere riuscito a metterli in contatto ho assistito alla loro chiamata: parlavano di una leggenda, una leggenda che profetizzava la fine del mondo”. Riprese fiato, la sua voce tendeva un po’ ad incrinarsi per lo stress ed il nervoso, quasi come se lui stesso trovasse tutto ciò ridicolo, ma non potesse negarne la realtà.
I due Dexholder e Lanette si scambiarono occhiate cariche d’ansia.
“Continua, Bill...” esordì Silver nella telefonata, con gli occhi argentei puntati sul piccolo ologramma.
“Oh?! non siete sole? Va bene, comunque... La leggenda inizia mille anni fa, con il classico “c’era una volta”, in questa storia si stava combattendo una guerra ai piedi di un monte, e al di sopra di esso si trovava un tempio popolato da giovani vergini. Fra queste ve n’era una in particolare: il suo nome era Prima, ed era la fanciulla più cara ad Arceus, oltre che suo oracolo. Beh, torniamo comunque alla guerra sotto il tempio, lì si scontravano i protettori di Arceus, i Templari, ed un’altra fazione, definita come gli Ingiusti. L’obiettivo di quest’ultimi era quello di appropriarsi del Cristallo di Arceus, che poteva essere usato per comunicare con lui... oltre che per evocarlo, ecco. La guerra era assai combattuta e ad Arceus questo non piaceva, ed un po’ lo capisco, insomma, morti, sangue, Pokémon che combattevano per uccidere... non è una bella cosa, chiariamolo e poi...”.
“Bill” lo riprese paziente Lanette. “Non stiamo capendo niente...”.
“Scusami... Cercherò di continuare mantenendo una linea più... lineare. Insomma, Arceus non era per niente contento quindi comunicò alla ragazza di cui parlavo prima, Prima appunto, che la guerra dovesse cessare e che i Pokémon non fossero armi; diede un ultimatum di mille anni, piuttosto lungo a dire il vero, durante il quale ogni lotta avrebbe dovuto fermarsi. Il  messaggio come intuirete non è stato rispettato e i mille anni sono scaduti...” fece una pausa, cercando il coraggio di pronunciare l’ultima frase “...quindi la nostra condanna è stata firmata. Arceus ha iniziato a distruggere tutto, per questo Groudon si sta risvegliando. Arceus lo sta usando per compiere le sue profezie. Hoenn non è la sola ad essere colpita... Il mondo sta per essere distrutto” concluse turbato. La sua figura pareva rimpicciolita, incurvata sotto il peso di quella verità.
I tre si guardarono di nuovo, i volti più pallidi della cenere che li circondava, poi Crys prese parola.
“Bill... È tutto... vero? È tutto vero quello che ci hai detto?”.
Quello annuì senza rispondere. Si passò una mano fra i capelli riccioluti, dando l’impressione di un bambino, piegato e spaventato.
Il silenzio si era impadronito del quartetto, prima che Silver riprendesse la conversazione.
“Quanto tempo abbiamo?” disse con voce atona.
“Mah... Nella leggenda non si parla di una tempistica precisa, dice Mr. Fuji. Ma è chiaro che questo sarà il nostro ultimo Natale. Ove mai ci arrivassimo”.
Crystal sentì il cuore stringersi. Oltre alla paura che provava per la missione ora anche le parole di Bill la preoccupavano. Si era sempre mostrato un ragazzo allegro, forse molto, troppo ingenuo, ma sempre ottimista e pronto a vedere il lato positivo delle cose. Invece quello che aveva davanti non era che un’ombra del ragazzo incontrato ai tempi del suo arruolamento come Dexholder.
“Non preoccuparti” fece Crystal decisa, prendendo l’Holovox dalle mani di Lanette e guardando Bill negli occhi. “La nostra missione è catturare Groudon. Ce la faremo. Lo fermeremo, dopodiché Arceus non avrà modo di scatenare terremoti... Fermeremo la profezia”.
Fissò Silver, lui le annuì.
Il fallimento era diventato un’opzione da non poter minimamente contemplare, tuttavia Crystal s’avvitò attorno al pensiero che se al suo fianco in quel momento ci fosse stato Gold sarebbe stato tutto più semplice.
 
La conversazione durò qualche altro minuto, dove si scambiarono reciproche informazioni sulla situazione delle regioni. Sinnoh era rimasta illibata mentre a Kanto il trio d’ uccelli leggendari seminava il panico.
Lanette chiuse la conversazione, tornando verso la sua abitazione scortata dai due ragazzi. “La situazione è peggiore di quanto credessimo” mormorò con aria assorta.
I due annuirono ma non dissero nulla. Ognuno valutava la situazione, ipotizzando piani da proporre all’altro per sistemare la faccenda, vedendo come poter bilanciare le proprie squadre e che Pokémon sarebbero stati utili per la causa. Valutarono le varie opzioni anche su quanto avevano visto del suolo della regione, vedendo quali luoghi sarebbero stati migliore per tendere un’imboscata ai due leggendari.
“Parlavate della desertificazione?” la ragazza di Hoenn decise di vivacizzare il discorso.
“Non c’è molto da dire, in realtà... Ma la situazione è pessima, anche se dopo questa telefonata il pessimo diventa decisamente relativo” fece Silver.
“Non so quanto sarà durato il nostro allenamento, ma solo durante la nostra sfida, la zona desertica sarà avanzata di una decina di metri. Sicuramente anche il vento sarà stato complice, ma...” Crystal lasciò le ultime parole in sospeso. Era chiaro quali fossero ma a volte ci si illude che non dire le cose basti a non renderle del tutto reali.
“Capisco... Ne informerò la Commissione Pokémon, anche se penso che fermare Groudon sarà l’unico modo per sistemare le cose definitivamente” annuì convinta.
Alla fine raggiunsero la piccola, disordinata, casa della ragazza.
“Entrate, già che ci siamo c’è qualcosa che voglio consegnarvi”.
Mentre i due si capacitavano del disordine, sovrano indiscusso dell’appartamento, Lanette spostava scatoloni pieni di parti di computer, cavi e altri oggetti non identificati sulla cui identità i ragazzi non vollero indagare, dopo poco ne riemerse con tre Holovox.
“Questi sono per voi, aspettate che li preparo”.
Armeggiò un po’, un apparecchio per volta, collegandolo al proprio computer e scaricandovi alcuni dati.
“Bene, adesso dovrebbero essere pronti. Mi pare di aver capito che sareste dovuti essere in tre... Beh, quando vi ricongiungerete col membro mancante, consegnateglielo. In ognuno degli Holovox sono segnati i numeri degli altri, di casa mia, del professor Oak e, vista la situazione, anche di Bill. Non si sa mai, magari riascoltare la profezia potrebbe esservi di qualche utilità oppure potreste semplicemente chiamarlo per ottenere informazioni di altro genere” si prese il mento fra il pollice e l’indice, mentre ticchettava sul bancone ed osservava gli apparecchi.
“Vorrei poter fare altro, quindi non esitate a chiamarmi, per qualunque aiuto possiate richiedermi” disse alzandosi e consegnandogli gli oggetti. Chris si prese in carica il compito di custodire quello di Gold.
“In realtà c’è qualcos’altro che potresti fare” le disse Silver. “Abbiamo bisogno di un posto dove passare la notte, saprai senza dubbio meglio di noi a chi rivolgerci. L’importante è che sia un posto dove non facciano domande su chi siamo e dove dobbiamo andare”.
Lanette annuì, pensando ai vari luoghi che offrivano un letto ed un tetto nei paraggi. Poi sorrise sorniona.
“Ho in mente il posto giusto per voi.” scribacchiò qualcosa su un foglio. “Mi auguro che siate pronti a recitare nuovamente la parte dei fidanzatini, perché quasi tutte le camere lì sono matrimoniali. La vecchia Cherry non fa domande e anche se le diceste la verità se ne dimenticherebbe dopo dieci minuti, quindi non credo sia una minaccia”.
Crystal prese in mano il pezzetto di carta, leggendo segnato il nome della locanda nei pressi del Percorso 111.
“Ti siamo grati di tutto, Lanette. Conta su di noi, sistemeremo la situazione al più presto” le fecero i Dexholder, lasciandola sola e un poco sconsolata, in una stanza piena di macchine.
 
E così la giornata finì. Crys e Silver erano nell’ostello della vecchia Cherry, in quella camera buia e polverosa. Una sola lampadina manteneva le tenebre accorpate tra di loro, come fossero bestie impaurite dal fuoco. Le ombre proiettate dai ragazzi erano schiacciate sul muro, l’una sull’altra, tanto che era diventato difficile distinguere a chi appartenesse l’una e a chi l’altra.
Il letto era uno solo: un matrimoniale, ma ormai ci erano ampiamente abituati.
La stanza era ben chiusa e le doghe verticali in legno, inchiodate alle pareti, creavano un'atmosfera particolare; sembrava fossero in una baita.
Cherry era andata a dormire da un pezzo ormai, mentre Crys si stava sciogliendo i capelli, come faceva ogni volta prima di coricarsi. Si sedette sul letto, accanto al ragazzo.
“È stata una giornata piuttosto piena...” fece poi, cercando di archiviare quel silenzio imbarazzante.
“Direi di sì. Alla fine il tuo Seviper come sta?”.
“Non l’ho fatto ancora controllare”.
“Qui vicino c’è un paese. E purtroppo è sotto le pendici del Monte Camino. Tuttavia c’è un Centro Pokémon” disse il ragazzo, già steso con le mani dietro la testa.
“Allora lo porterò lì”.
“Già, dovresti...”.
Ancora quel silenzio. Odiava quel silenzio, Crystal; Silver invece ci sguazzava come se non ci fosse stato un domani e quella cosa la infastidiva terribilmente.
“È carino qui...” la voce della ragazza sembrò sincera.
“Infatti”.
“Chissà quando arriverà Gold”.
“Quel ragazzo è inaffidabile...”.
“Lascialo stare... cerca di capire che non ha tutte le nostre responsabilità”.
“Io non ho responsabilità, anche io penso ad allenarmi; tuttavia io e lui non siamo uguali e mai lo saremo. È solo una questione di attitudine: lui è semplicemente irresponsabile, strafottente ed immaturo”.
“Parli come se lo odiassi...” s’adombrò Crystal.
“Non lo odio, sia ben chiaro. È una brava persona, è molto simpatico ed anche un buon amico. Tuttavia non apprezzo alcune scelte che fa”.
“Questo significa che siete diversi”.
Silver fece spallucce ed annuì quindi levò la maglietta. Girato di spalle non vide che Crystal fissava la sua schiena ed i suoi muscoli ben definiti.
Arrossì, la ragazza, voltandosi immediatamente.
“Vuoi andare in bagno prima tu?” propose Silver.
“Ehm... forse è meglio”.
Ne uscì con l’abbigliamento da notte, una camicetta color pesca e forse un po’ troppo corta. Sorrise a se stessa quando notò che Silver, dopo averla squadrata per bene, inarcò il sopracciglio destro.
“Il bagno è libero ora”.
Il ragazzo annuì, quindi si alzò ed andò in bagno, con le palpitazioni.
Alla fine però ognuno si addormentò sul proprio lato del letto. Crystal era pregna di voglia di qualcosa che non conosceva alla perfezione. Non era niente di fisico, quello le era ben chiaro.
Tuttavia aveva voglia di un contatto, e voleva averlo con Silver.
Non era sesso. Non voleva che lui la sovrastasse, che la stringesse, che la tenesse premuta contro quel materasso.
Ma voleva toccarlo. Voleva sentire la sua pelle sotto le sue mani.
O i suoi piedi. Allungò la gamba fino a toccare con le dita dei piedi la caviglia del ragazzo. Lo percepì, Silver si era irrigidito appena l’aveva toccato.
Rimasero così, però. Per tutta la notte, e intanto la sua mente continuò a vagare.
 
Il mattino arrivò senza che se ne accorgesse, ma quando allungò la mano per cercare Silver, altre dita si intrecciarono alle sue. Crystal aprì prima un occhio, poi un altro. La figura slanciata che sedeva sul letto accanto a lei non era del rosso, ma di Gold.
“Gold! Sei qui?!” scattò quella, sedendosi sul letto “Quando sei arrivato? Dov’è Silver?”.
“Oh, quindi l’unica cosa che ti interessa sapere adesso, dopo avermi visto, è dov’è Silver... bene” replicò l’altro, prendendola in giro.
“Oh, smettila” le fece lei, sulla difensiva.
“No che non la smetto” disse quello stendendosi su di lei e stringendola. Le gambe intrecciate, mentre la premeva con vigore sul materasso. Crystal pensò che quel corpo, così tangibile, sarebbe dovuto pesare su di lei; l’unica cosa in grado di sentire era il calore del suo corpo.
“Gold...” sussurrò il suo nome stringendolo a sua volta. Il mondo era spaventoso, terremoti e incendi sembravano dominare la regione di Hoenn e lei si sentiva spaventata; ma adesso Gold l’abbracciava, lavandole via di dosso paura e inquietudini, e tutto sembrava andare meglio.
“Sei cambiata, Crys...” le disse il ragazzo mentre la stringeva. “Eri così gracilina, così... petulante” le disse dandole un buffetto sulla guancia.
“Sono solo una persona ligia al dovere” rispose.
“Già” le disse quello, guardandola negli occhi. “Ed è quello che più mi piace di te”.
La baciò senza darle possibilità di replica. I loro due corpi erano sempre più stretti, mentre la mano di Gold si spostava dalle spalle al seno, prima carezzandone lievemente la linea, poi afferrandolo con vigore.
Crystal inarcò la schiena, gemendo, senza sapere se provasse dolore o piacere.

Forse entrambe.
La mano di Gold scese ancora, arrivando al bordo della sua camicetta e tirandola su, mostrando il corpo seminudo che copriva.
Ovunque la sua mano passasse, Crystal sentiva la propria pelle bruciare. Si strinse con forza ad una sua spalla, artigliando le lenzuola con l’altra mano.
Balbettava il suo nome, scossa da tremiti che mai aveva sentito prima, mentre l’altra mano del ragazzo si muoveva dal suo seno fino a poco più in basso, sfiorandole la linea della pancia ed ancora più giù.
Quando arrivò al suo sesso la ragazza gemette con più violenza, afferrandosi con forza quasi animale al ragazzo e stringendolo a sé.
La maglia di lui era sparita, lasciando il posto al suo petto nudo. Crys lo artigliò con tutta la forza che aveva in corpo, mentre sentiva il ragazzo carezzarla dove più voleva in quel momento, quindi premette le labbra contro le sue, baciandolo con ardore.
Il pensiero di Silver nella stanza era totalmente svanito, come il ricordo della profezia di Arceus e della cattura di Groudon. Il corpo del ragazzo ed il fuoco che sentiva crescerle nel corpo erano le uniche cose che le importassero in quel momento. Quando l’altro si liberò degli indumenti restanti le sembrò che qualcosa le scuotesse. Ma non le importava. La sensazione che provava era talmente bella da imporle di ignorare tutto il resto.
Il tempo sembrava dilatarsi, eppure allo stesso tempo Crystal sentiva che stava accadendo tutto troppo in fretta.
Lo voleva, lo desiderava. E stava per averlo.
La sensazione che ebbe quando entrò dentro di lei la scosse. Improvvisamente tutto attorno a lei si faceva confuso, irregolare. Tutto tremava, ed un boato immenso si apriva sotto di lei, finché non aprì davvero gli occhi.

 
E così si svegliò, quando alle 6 e 17 un terremoto colpiva il percorso 111.
Silver dormiva ancora ma l’incredibile prontezza di riflessi lo fece saltare dal sonno, pronto per ogni evenienza.
S’accorse di ciò che succedeva e tirò a sé Crystal, che si svegliò dal sonno urlando.
“Che succede?!” urlò quella.
Silver però non le rispose, sovrastandola con il corpo e tenendola sotto di lui. La terra si muoveva, entrambi sentivano che qualcosa crollasse. E poi Silver urlò, sentendo qualcosa sbattere sulla sua schiena.
“Dannazione...” strinse i denti, prendendo le coperte e tirandosele sulla testa, per evitare che polvere e detriti li colpissero direttamente.
“Silver?! Stai bene?!” urlò lei.
Crystal cercò di farsi quanto più piccola possibile sotto il corpo del ragazzo; si voltò velocemente, per guardarlo: Il viso era contrito e tratteneva il dolore
“Tutto... tutto a posto...”.
“È un terremoto...” fece stupita.

E poi la terra finì di tremare. Silver si lasciò cadere accanto alla ragazza, le loro gambe intrecciate, la coperta sulle loro teste.
“Come stai?” chiese Crystal, girando il volto verso di lui. Era a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Sto bene. Dobbiamo andare via da qui però. Tra poco arriverà la scossa di assestamento”.
Quella annuì ed alzò la coperta, osservando una grossa doga di legno, che come tante altre si era staccata dal muro, proprio sulla schiena di Silver.
“Hai preso una brutta botta”.
“Non c’è tempo ora. Fuori di qui” disse il fulvo, alzandosi.
Presero i vestiti ed uscirono fuori dalla stanza; la casa era totalmente distrutta. Silver aprì la porta della stanza di Cherry, trovando il soffitto completamente crollato sul letto. La mano di Cherry usciva fuori da quel cumulo tumultuoso di intonaci e detriti, esanime; la vecchia era morta.
Silver piegò l’angolo della bocca in una smorfia di dolore, e poi si voltò, abbandonandosi alle spalle la casa. Aveva in mano gli zaini, mentre Crystal, con quella camicetta provocante che svolazzava ad ogni colpo di vento, portava i vestiti che avevano poggiato sulla sedia la sera prima.
Due cose scandalizzarono i ragazzi:
  • 1. Il Monte Camino, e soprattutto la sua sommità, era illuminato da una scia incandescente che si stava riversando su di un piccolo paesino.
  • 2. Erano in mezzo al deserto.


 
   
 
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