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Autore: Neverland98    28/05/2014    5 recensioni
*rullo di tamburi*
ed ecco qui, a grande richiesta, il seguito di DARK NIGHTS!
Spero che vi piaccia come il precedente e, soprattutto, mi scuso con le persone che hanno recensito l'ultimo capitolo: purtroppo mi è mancato il tempo per rispondere (ero troppo impegnata a pensare alla trama), ma ho letto tutti i vostri commenti e mi sono commossa!
Siete state fantastiche!
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Allora, ritengo giusto informarvi che questo capitolo è un po' HOT, diciamo così. Se avete notato, infatti, tra gli avvertimenti ci sono "Lime" e "Lemon", il chè vuol dire che questa storia è un po' più forte della precedente (eheh!).
Comuunque, se la descrizione vi sembra troppo forte (non lo è, secondo me, però non si sa mai), me lo dite così magari cancello e rimetto il capitolo migliorato, d'accordo?
Un bacio e buona lettura!
 
1. TRAMONTO
 

I remember every sunset
I remember every word you said
We were never gonna say goodbye
-Simple Plan



Voglio tingermi i capelli.
Di un colore strano, particolare. Sono stanca di vederli sempre così biondi, anche se adesso sono cresciuti parecchio. Il fatto è che non mi piacciono più. Li voglio diversi, perchè anch'io sono diversa. Non credo che sarà facile convincere mamma, ma alla fine credo proprio che cederà. Del resto da quando mi sono risvegliata dal “coma” si è fatta in quattro per accontentare ogni mio desiderio. Mi studio davanti allo specchio. E' passato un anno da quando è successo. E' passato un anno, e la mia vita è cambiata radicalmente.
Innanzitutto sono stata bocciata, quindi adesso mi trovo un anno indietro (che palle!) ma per fortuna ho ancora Kerr e tutti i miei amici a sostenermi. Poi perchè Arden è qui con me.
Vive nella casa accanto, ma non ci sta quasi mai; la maggior parte del suo tempo lo passa nella mia stanza. Però sono curiosa. Voglio dire, non mi ha mai invitata a casa sua.
Sul serio.
Non che ci tenga chissà quanto, però, cioè... Non lo so, c'è qualcosa che non torna. Mi chiedo cosa si nasconda nella “casa accanto” (questo sì che sarebbe un buon titolo per un film horror), ma ogni volta che cerco di portare la conversazione sull'argomento, Arden taglia corto e mi fa qualche domanda o qualche commento che sviano il discorso. Lì per lì non me ne accorgo, perchè sono così felice di averlo con me che non mi interessa neanche più di tanto casa sua. Però poi la notte, quando non dormo, guardo il panorama fuori dalla finestra e penso ad Arden, al bosco e infine alla sua casetta misteriosa. Ma forse sono solo io ad essere paranoica. Però che volete? Succede di diventare paranoiche quando si fa un viaggetto nei propri sogni e, grazie al proprio professore di matematica, si scopre di discendere da una famiglia con una maledizione perenne. Insomma, credo che diventare “paranoica” sia il minimo.
A proposito di Collins, comunque, se c'è una nota positiva è che non lo vedo più. Visto che mi hanno bocciata, ho cambiato tutti i professori e questo, devo dire, non è un male. Però ogni tanto lo incrocio per i corridoi, e lui si limita solo a un veloce gesto del capo in segno di saluto. Io non faccio niente. So che dovrei essergli grata perchè mi ha aiutato ad uscire dal sogno, e mi ha dato il libro e tutto il resto. Lo so, ma non ci riesco.
Forse è solo l'abitudine. Voglio dire, lo odio da così tanto tempo, ormai, che vado quasi in automatico. Il mio cervello vede la sua faccia e la classifica come “antipatica”. Ma so che c'è dell'altro. Ma non mi chiedete cosa, non ne ho idea.
Eh, credo proprio che sia il caso di farmi vedere da un pravo psicologo.
Sapete che mamma me l'aveva consigliato? Be', in realtà erano stati i medici. Pare che quando si esce da un coma, bisognerebbe farsi vedere da degli psicologi per appurare la presenza di eventuali traumi o shock, ma io mi sono rifiutata categoricamente. Cioè, non mi va di partecipare ad una di quelle sedute in stile “alcolisti anonimi”; tutti in cerchio, con la psicologa sempre sorridente che ad uno ad uno ci chiede se vogliamo parlare. Poi uno si alza e dice “ciao, mi chiamo Derp”, e tutti gli altri rispondono in coro “ciao, Derp”. Insomma, non era cosa mia.
E poi non credo di avere dei traumi così gravi da aver bisogno di quel tipo di sedute. In fondo il mio non è stato un vero e proprio coma. Io ero vigile, ho vissuto, ho sofferto. Ho amato.
Ah, Arden.
Toc. Toc.
Qualcuno bussa alla porta del bagno, e so anche chi sia. A quest'ora mamma è a lavoro, quindi dovrei essere sola in casa.
-Avanti-
-Buon pomeriggio- entra Arden sorridente. No, non stupitevi se è entrato in casa come se niente fosse. Ha le chiavi.
E, incredibile ma vero, è stata mia madre ad affidargliele. Quando, infatti, Arden ha iniziato a passare molto tempo a casa, prima di poter ricevere il permesso di stare da solo con me nella mia stanza, ha dovuto superare una specie di “test” che consisteva nell'aiutarmi a studiare (e devo dire che mi ha stupito la preparazione scolastica di Arden. Non credevo che nel suo universo, che a quanto pare era privo di negozi di alcun genere, fosse invece pieno di università prestigiose. Che universo orribile!) davanti agli occhi vigili della padrona di casa, nel cenare con noi dopo aver recitato la preghiera e nel disquisire con mia madre sull'importanza dello studio e dei valori di una ragazza. Uno in particolare: la verginità, anche se mia madre non l'ha mai detto apertamente. Comunque, dopo che Arden ha superato l'esame a pieni voti, è diventato praticamente uno di famiglia e alle volte ho il sospetto che mamma si fidi più di lui che di me. Del resto ormai dice continuamente che “avevamo proprio bisogno di un uomo in casa!”.
Povera mamma. In fondo se ha messo Arden alla graticola l'ha fatto perchè in genere è quello che fanno i padri, e nel mio caso è toccato a lei. Chissà magari aveva osservato quando era successo lo stesso con suo padre e suo marito, cioè mio padre. Già, a proposito. E' tutto cambiato da quando ho scoperto che non mi ha abbandonato. Mi sono sentita in colpa per averlo odiato per tutti quegli anni, mi sono sentita un mostro; mentre lui stava solo cercando di proteggermi. Si può essere così stupidi?
E poi devo confessare che una parte di me spera ancora che lui sia vivo, o che per lo meno si possa trovare un rimedio a questa cavolo di maledizione. Non voglio ritornare nel mio sogno tra vent'anni. Non voglio fare come mio padre, non vorrei mai abbandonare Arden e la mia famiglia per non rivederli mai più. E' questo pensiero che ha preso il posto degli incubi, che mi impedisce di dormire la notte.
-Buon pomeriggio- ricambio il sorriso. Arden indossa un paio di jeans e una t-shirt a mezze maniche rossa. Mi si avvicina alle spalle e mi stringe a sé, circondandomi con le braccia e intrecciando le mani tra loro. Posa il mento sulla mia spalla. E' molto più alto di me, quindi è un po' curvo. Rimaniamo per un po' di tempo a fissare i nostri riflessi allo specchio di fronte a noi. Dopo un po' Arden mi bacia sulla guancia e scivola sul collo; io ridacchio, perchè mi fa il solletico. Poi mi fa girare delicatamente verso di sé e mi bacia.
-Andiamo al mare, ti va?- mi domanda dopo essersi separato.
-Certo- io adoro il mare, e queste sono le ultime giornate estive, quindi è meglio non sprecarle. Siamo fortunati a vivere in una città sulla costa.-Dammi solo il tempo di mettermi il costume-
-Okay, fai pure- sorride malizioso, senza accennare ad andarsene. Ricordo i nostri primi incontri. Anche Arden è molto cambiato, da allora. Cioè, non poi così tanto. In fondo è sempre lo stesso ragazzo premuroso e protettivo di sempre, è ancora lo stesso che crede in me e sacrificherebbe sé stesso, ma riguardo a quel suo pudore così sexy, vi assicuro che non c'è più alcuna traccia.
-Sei un idiota!- rido-Vedi di sparire dalla mia vista!-
-Come vuoi- ride anche lui.-Sarà per un'altra volta-
-Contaci-
-Vado a mettermi il costume e ti vengo a prendere. A dopo, sentirò la tua mancanza- dice con fare melodrammatico, schioccandomi un ultimo bacio prima di andarsene ridacchiando.
-Anch'io, mio Romeo!- gli urlo fingendomi affranta. Dopo che ho sentito la porta d'ingresso chiudersi, corro in camera mia ad indossare il costume.
Prima di uscire dal bagno, però, lancio un ultimo sguardo allo specchio.
Sì, voglio proprio tingermi i capelli.
Quando, a inizio luglio, io e Kerr siamo andate al mercato a fare razzie di costumi da bagno, ne abbiamo trovati di tutti i tipi. In particolare ce n'era uno che mi ha fatto impazzire. Era dalle varie sfumature di viola, con il pezzo di sopra a fascia ma con le forme delle coppe. Insomma, l'ho amato immediatamente. E quindi l'ho comprato, insieme ad un altro paio di bikni arancione e verde acqua.
Il mio preferito, però, resta sempre quello viola, nonché quello che indosso in questo momento, sotto il prendisole a fiori.
Mi sistemo gli occhiali da sole, prendo la borsa con le creme solari e un telo da mare, ed esco di casa. Arden è già fuori che mi aspetta, puntualissimo come al solito.
-Andiamo?- mi domanda; io annuisco. Arden indossa la stessa maglietta di prima, ma al posto dei jeans ha il costume nero a forma di boxer. Gli occhi azzurri sono coperti da occhiali da sole scurissimi. Mi fa segno di entrare in macchina. Lungo il tragitto cantiamo a squarciagola le canzoni del suo CD dei Muse, con i finestrini abbassati e la gente che ci guarda male. Noi ce ne accorgiamo e scoppiamo a ridere.
Arden lascia la macchina nel parcheggio poco distante dalla spiaggia, e il breve resto del tragitto lo facciamo a piedi, mano nella mano.
Quando arriviamo in spiaggia sistemiamo velocemente le borse e gli asciugamani, ci togliamo io il pareo e lui la maglietta, e ci lanciamo in acqua.
Il tramonto sul mare è uno spettacolo mozzafiato. Il cielo è tinto di mille colori, e in questi ultimi giorni d'agosto la spiaggia è quasi deserta, quindi in acqua ci siamo praticamente soltanto noi.
Arden mi schizza e io rabbrividisco, urlo e lo schizzo a mia volta, per poi sprofonare in mare tra le risate.
E' stato un po' difficile, per me, tornare a fare il bagno nel mare, dopo quello che era successo nel lago. Ogni volta che qualcuno mi schizzava, o che anche per poco rimanevo sott'acqua riemergevo agitatissima, così per un po' sono stata costretta a stare alla larga dal mio adorato mare.
Ma Arden come al solito ha creduto in me. Mi è stato vicino, mi ha aiutato, mi ha incoraggiato, e alla fine ho sconfitto la mia paura.
Proprio come il mio lato oscuro.
Trascorriamo tutto il pomeriggio così, a nuotare sott'acqua e a raccogliere le conchiglie; a prendere il sole; a fare castelli di sabbia come i bambini e a baciarci. E' tutto così perfetto, ma ogni volta che guardo Arden penso a quanto poco io sappia di lui. Voglio dire, come ha fatto ad adeguarsi alla nostra società così in fretta? Come ha fatto ad imparare a guidare, a conoscere il mare e tutto il resto?
E mi dà fastidio avere tutti questi dubbi, perchè mi impedisce di godermi come vorrei il tempo che trascorriamo insieme.
Però una volta, in un film, ho sentito dire che “le omissioni sono tradimenti”, e con tutte le omissioni di Arden, vuol dire che come minimo sta cercando di uccidermi. E' un pensiero che fa ridere. O almeno dovrebbe. Cavolo, perchè non mi fa ridere?
-Ehi, a cosa stai pensando?- Arden, sdraiato sul suo telo vicino al mio, si issa sulle braccia per salire sopra di me. Vedo i suoi muscoli contratti per lo sforzo e imperlati dalla salsedine. Mi sento prendere da quella sensazione che per la prima volta ho provato quando ero con lui nel sogno. Desiderio.
Ad un tratto tutti i dubbi, tutte le incertezze scompaiono. Lui è qui, e va bene così. E' tutto ciò che mi serve sapere. Potremmo essere felici, lo saremo davvero. Non permetterò a me stessa di rovinare tutto.
Gli accarezzo i capelli umidi con una mano e poi spingo la sua testa verso la mia, alla ricerca di un bacio affamato. Lui ricambia, e le sue braccia quasi cedono. Deve stare scomodo. Lo ribalto delicatamente sul suo telo (o meglio, si lascia ribaltare) e mi sdraio sopra di lui, il collo teso per non separarsi dalle sue labbra che ormai mi sono familiari come le mie.
Con una mano mi accarezza la pancia scoperta, e io rabbrividisco. Gli circondo il collo con le braccia, come in un abbraccio strettissimo. Mi piace la sensazione dei nostri corpi attaccati, mi piace da matti.
Ricordo quando Arden diceva che era sbagliato, quando mi ha procurato le scarpe e io l'ho baciato, e lui mi ha chiesto di evitare. Ricordo ogni singolo momento passato insieme, ogni singola volta che mi ha salvato la vita, che ha creduto in me. I ricordi mi accendono, trasformano il mio sangue in fuoco. Come ho potuto dubitare così di lui?
I suoi baci diventano sempre meno casti, mi ribalta e ritorna sopra di me. Le sue labbra mi scivolano sul collo e la sua mano mi si posa sul seno. Il mio corpo è in combustione, ho paura di bruciare Arden con un solo tocco.
All'inizio allontano distrattamente la sua mano, perchè la mia parte di brava ragazza ha la meglio su quella un po' meno brava, ma poi lascio perdere e permetto che la sua mano vada dove voglia.
Mi accarezza distrattamente le gambe, e le sue mani gelide mi fanno impazzire. Comincia a fare dei movimenti in avanti e indietro con il bacino, mimando l'atto di farmi sua, e in questo momento è proprio quello che vorrei. Ma non posso; no, non posso. Ho solo diciassette anni, con Kerr avevamo deciso che prima dei diciotto non si sarebbe fatto niente. Sì, ma Arden è diverso. Arden non è un ragazzo comune, lui non sta con me solo per portarmi a letto. Voglio dire, ha quasi rischiato di morire per me. E' morto, per me. Mi sembra un po' eccessivo sacrificarsi in questo modo per una ragazza, solo per portarsela a letto. Mi sollevo ancora di più per non permettere che le nostre labbra si separino neanche per un secondo. La mano che Arden mi aveva posato sul seno scivola lungo la pancia e si infila nel pezzo di sotto del costume. Mi lascio sfuggire un gemito, quando sento le sue dita a contatto con il mio organo più sensibile. Vorrei che continuasse per sempre, ma alla fine la mia razionalità alla meglio e mi spinge ad allontanare delicatamente Arden da me. Lui cade sul suo asciugamano, sorridendo e ansimando come me.
-Cavolo...- dico, cercando di riprendere fiato.
-Già- Arden sta sorridendo, le pupille dilatate e il sorriso stampato in faccia. Ha l'affanno e si lascia andare con la testa sul telo da mare e chiudendo gli occhi. Quando sorride ha le fossette.
Io lo imito e mi stendo a mia volta.
Appena chiudo gli occhi, però mi addormento.

 

Allora, che ne pensate? E' troppo? Vi prego, fatemi sapere la vostra opinione, perchè non vorrei rischiare di esagerare e farvi smettere di leggere la storia; io scrivo per voi, sappiatelo! :)
P.S. ringrazio tutte le meravigliose autrici delle precedenti recensioni che ho letto sogghignando e commuovendomi (sigh!)
Un bacio grande grande (:
   
 
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