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Autore: Martyx1988    03/08/2008    3 recensioni
Una nuova generazione di combattenti per il nuovo torneo del pugno d'acciaio. "Cosa volete da noi?" gli domandò Alex sprezzante. "Da voi? Niente. E' voi che voglio" "Perchè?" chiese Mei Mei, senza alcuna esitazione nella voce. "Perchè vi vogliono mio figlio e mio fratello? Io vi voglio per lo stesso motivo. Sarete il mio asso nella manica, la mia arma per schiacciare la Mishima Zaibatsu e quei due pagliacci al suo comando una volta per tutte"
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jin Kazama, Lei Wulong, Ling Xiaoyu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La freccia


Nuova meta: Stati Uniti. Secondo Lei, lì avrebbero trovato il secondo membro della squadra.
Erano partiti il giorno dopo la discussione con la famiglia di Mei Mei, seppur suo padre avesse cercato in tutti i modi di posticipare la partenza il più possibile. Però il tempo stringeva e il torneo sarebbe iniziato nel giro di mesi, massimo un anno.
L'aereo stava effettuando le manovre di atterraggio all'aeroporto Kennedy di New York, dove poi avrebbero preso un piccolo aereo privato per andare nel Sud Dakota, diretti alla riserva indiana.
"Ancora non capisco" disse Mei Mei mentre l'aereo rallentava "Perchè cerchiamo un, o una, cinese in America, o meglio, in una riserva di pellerossa?"
"Perchè il discendente di quel cinese che cerchiamo noi è un pellerossa, Mei Mei" rispose paziente Lei.
"Beh, magari non più di tanto...insomma, col giallo si sarà un po' scolorito...AHAHAahaah..." l'occhiata fulminante dell'agente troncò sul nascere la sua risata.
Il fuso orario ha un pessimo effetto su di lui, pensò la ragazza mentre litigava con la cintura di sicurezza nel tentativo di slacciarla.

Aspettarono diversi minuti che spuntassero i loro bagagli sul rullo, quindi si diressero verso la zona shopping dell'aeroporto, e lì fu difficile trattenere Mei Mei dal comprare qualsiasi cosa in qualsiasi negozio.
Sedutà al tavolino di un bar, Lei indivuò una ragazza di poco più di vent'anni, in jeans e giacca dello stesso tessuto, i lunghi capelli castani raccolti in due trecce e un paio di occhiali da vista che le conferivano un'aria intellettuale. I due si rivolsero un saluto con le mani.
"Uhm, carina" commentò Mei Mei "però non è un po' troppo giovane per lei, agente Wulong?"
"Ma che ti salta in mente, ragazzina! Julia è solo un'amica e ha gentilmente accettato di aiutarci nella nostra ricerca"
"Sì sì, dicono tutti così" concluse la ragazza, non più sentita da Lei, che si era avvicinato al bar e aveva iniziato a conversare con Julia. Mei Mei li raggiunse facendosi strada tra i viaggiatori.
"Ah, tu devi essere Mei Mei" esrdì Julia, rivolgendole un sorriso bianchissimo e porgendole la mano, che Mei Mei subitò strinse "Io sono Julia Chang"
"Eppure non mi sembri molto 'cinese'" constatò Mei Mei guardandola bene.
"No, infatti non lo sono. Mia madre mi ha adottata"
"Aaah, ora è tutto chiaro"
"Già..." Julia si fece leggermente cupa, al che Mei Mei diede una gomitata a Lei dicendoglia di avvicinarsi.
"Ho detto qualcosa che non va?" sussurrò all'orecchio dell'agente.
"Ti spiego poi" tagliò corto lui "Bene, direi che possiamo andare"
Guidati da Julia, giunsero in breve in un hangar privato dove era custodito un piccolo aereo , di capienza massima di dieci persone, già pronto per la partenza. La ragazza fece accomodare i passeggeri al loro posto, quind si mise alla guida del velivolo e in breve furono in volo, diretti nel Sud Dakota.

Fu un viaggio breve e tranquillo, durante il quale Mei Mei potè ammirare dall'alto i magnifici paesaggi del continente americano.
Atterrarono su un'isolata pista di atterraggio, in un luogo arido e ricoperto da sola prateria di erba bassa, con qualche agglomerato di case qua e là. Poco distante una jeep sgamgherata verde scuro li attendeva, con tanto di autista, un energumeno tutto muscoli, coi capelli lunghi neri, una camicia smanicata, un paio di jeans pieni di polvere e dei vecchi occhiali da sole a renderlo ancora più minaccioso. Julia disse che si chiamava Bisonte Selvaggio e che parlava poco, come dimostrò il silenzioso ma turbolento viaggio verso la riserva.
L'uomo li fece scendere davanti ad una casetta ben tenuta, intonacata d'azzurro e col tetto bianco spiovente da cui spuntavano due pannelli solari, circondata da un varipinto e rigoglioso giardino curato nei minimi dettagli. Un breve vialetto in terra conduceva alla soglia della porta che, una volta aperta, mostrò una casa ben arredata ma molto disordinata.
"Scusate il disordine, ma con tutte le mie ricerche ho poco tempo per riordinare" si giustificò Julia.
"Ricerche?" domandò Mei Mei.
"Julia è a capo di un'equipe di ricerca per la salvaguardia delle foreste" spiegò brevemente Lei "Ma la Mishima Zaibatsu le ha dato non pochi problemi"
"E continua a darmene, dopo il furto dei dati e la storia dell'Inferno, adesso hanno proposto al governo un piano di edificazione totale delle zone da riforestare. Per contrastarli dovrei comprare i terreni, ma avrei bisogno di una cofra esorbitante che non possiedo"
"Pensi di partecipare al torneo?" le chiese Lei.
"Sì, sto aspettanto l'invito come ogni anno. Non so se i soldi del premio basteranno, però potrebbe essere un inizio"
"Accidenti quanto rigiri" commentò Mei Mei "Ad ogni modo, sono favorevole alla tua causa"
"Grazie Mei Mei. Ora però è venuto il momento di pensare a voi, e credo di aver capito chi state cercando, devo solo fare una telefonata"
"Eccellente" esultò Lei, ormai convinto della riuscita della sua missione.
La conversazione al telefono fu breve, ma dal tono di voce di Julia sembrò andare a buon fine. Poco dopo, infatti, la ragazza ritornò raggiante dai suoi ospiti.
"La persona che state cercando è nella riserva, a pochi chilometri da qui. In garage ho due motociclette, saremo lì in men che non si dica"
In breve furono pronti per partire, Julia e Mei Mei su una moto, l'agente Wulong sull'altra. Partirono sollevando una grande quantità di polvere e presero una strada altrettanto polverosa che si disperdeva nella prateria, infine, dopo una ventina di minuti, raggiunsero un piccolo gruppo di case, o catapecchie, secondo Mei Mei, dove, a detta di Julia, avrebbero trovato chi stavano cercando.
La ragazza andò a bussare ad una delle case e le venne ad aprire un vecchio indiano, con la pelle scura coperta di rughe e la bocca quasi completamente sdentata, gli occhi ridotti a due fessure e i capelli lunghi bianchi raccolti in una treccia decorata con una piuma.
"Ah...Julia" disse il vecchio sorridendole.
"Lupo Nero, questi sono i miei amici Lei Wulong e Mei Mei"
Lupo Nero fece un cenno col capo ai due, quindi tornò a giardare Julia, che riprese a parlare.
"Stiamo cercando Aquila Solitaria"
"Sì, Aquila Solitaria...sapevo che sarebbe giunto il momento" rispose il vecchio, rivolgendosi stavolta a Mei Mei così intensamente che la giovane dovette abbassare lo sguardo. Lupo Nero continuò "Lo trovare in riva al fiume, sotto la grande quercia"
"Grazie" risposero i tre in coro, quindi Julia li guidò verso il fiume.
"Lupo Nero è il capo di questa comunità, il suo vero nome è Geoffrey Lincoln, ma in pochi lo chiamano così" spiegò Julia durante il tragitto.
"Quindi è una specie di capo indiano" ribattè Mei Mei.
"In un certo senso"
"E Aquila Solitaria?" domandò invece Lei, ma dovette attendere un po' di più prima di ricevere una risposta.
"E' mio fratello" disse alla fine Julia tutto d'un fiato, chiudendo il discorso.

Aquila Solitaria era un ragazzo strano, se stranezza si poteva considerare la sua tendenza ad isolarsi e all'evitare qualsiasi altro essere umano, tendenza che aveva sin da quando era nato e che sua madre, Michelle, Piccola Onda, gli aveva sempre rimproverato. Poi sua madre era scomparsa, probabilmente rapita e uccisa da qualcuno che la considerava scomoda, e non gli era rimasto nessun altro se non la sua sorellastra Julia, di poco più piccola, che la madre aveva trovato e adottato. Ma tra loro non era mai scorso buon sangue e si erano sempre evitati, prendendo infine strade diverse. Lei era diventata una ricercatrice, mentre lui aveva continuato a vivere nella solitudine, che rompeva solo durante i pasti a casa di Lupo Nero, l'unico che capisse e che lo lasciasse stare.
Ma qualcosa stava cambiando, lo sentiva, la natura glielo suggeriva, come anche quello strano simbolo che ogni tanto gli compariva sul dorso della mano. Una freccia. Doveva significare qualcosa di importante, a giudicare dall'espressione che aveva fatto Lupo Nero una volta che gliel'aveva mostrata. Non aveva però voluto spiegargli niente, secondo lui non era ancora il momento.
Ma quel giorno il fiume non era tranquillo, e nemmeno la grande quercia. C'era turbamento.
"Sempre solo, Aquila Solitaria?" la voce di Julia alle sue spalle lo riportò di malavoglia alla realtà. Non rispose nè si mosse.
"Preferisci che ti chiami Alex Chang forse?" incalzò lei.
"Quello non è il mio nome" rispose lui arido, restando seduto e dandole le spalle "Che se venuta a fare qui?"
"C'è qualcuno che ti cerca"
Un rumore di passi alle sue spalle, altre due persone erano venute insieme a Julia.
"Ciao Aquila Solitaria, mi chiamo Lei Wulong, sono un agente dell'Interpol di Hong Kong"
"Cosa l'ha spinta ad attraversare il globo per raggiungere me, agente?"
"Vorrei farti delle domande, se non ti dispiace"
"Riguardo a cosa?"
"Per esempio a quella freccia che hai sulla mano" rispose Mei Mei, che si era portata dall'altra parte della quercia per osservare meglio il ragazzo e aveva notato la freccia.
Alex coprì subito la mano con l'altra e rivolse a Mei Mei uno sguardo truce, che però non sembrò turbarla.
"Non ti hanno insegnato a farti gli affari tuoi?"
"Non ti hanno insegnato a non dare le spalle alla gente che ti parla?"
"Mei Mei, ora basta" intervenne Lei, per poi tornare a parlare al ragazzo "Possiamo spiegarti cosa significa quella freccia"
Aquila Solitaria si voltò per la prima volta a guardare l'agente e vide che in mano teneva un foglio con sopra uno strano simbolo. In esso vi era anche una freccia identica alla sua. Guardò poi Mei Mei, che nel frattempo aveva scoperto il dorso della sua mano mostrando il suo simbolo, il drago. Alex sembrò convincersi e si alzò in piedi. Sovrastava Mei Mei di una ventina di centimetri, la pelle abbronzata era coperta solo dalla vita in giù da pantaloni marroni, i capelli nerissimi raconti in una coda sulla nuca. Tutto di lui ricordava gli antichi guerrieri indiani, dal fisico scultoreo allo sguardo fiero ma malinconico. Guardò per diversi secondi la sorellastra, rimasta in disparte appoggiata alla quercia. Troppo diversi per essere fratelli, eppure uniti da qualcosa che non era mai voluto uscire fuori, celat da anni di indifferenza.
"Cosa sapete di tutto ciò?" domandò Alex a Lei.
"Non qui" rispose l'agente, facendo cenno di tornare a casa di Lupo Nero.
   
 
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