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Autore: Lunch    28/05/2014    2 recensioni
Una storia ambientata in un possibile futuro, in cui purtroppo i Bastille non sono più sulla cresta dell'onda. Ma qualcuno che ancora tiene a loro continua ad esserci, motivato a sfruttare un'occasione che il destino gli pone su un piatto d'argento..
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fu solo un mese dopo aver scritto a Dan che, entrando su Twitter, vidi un’iconcina che segnalava un messaggio non letto.
Noncurante lo aprii. Inutile dirvi la mia grandissima sorpresa ed emozione nel leggere che mi aveva risposto!
“Ciao Laura. 
Scusami se rispondo così in ritardo.
Ho pensato a ciò che mi hai chiesto e per me va bene, a patto però che venga tu nel mio studio: lì mi sentirei più a mio agio. Dato che ti ho chiesto di venire da me, decidi tu il giorno in cui farlo, io sono quasi sempre libero.
Hai già un’idea delle canzoni che vorresti cantare? A parte questo, sappi che sono molto contento che ci sia ancora qualcuno interessato alla nostra musica. 
X
Dan”

La mia gioia nel leggere quelle parole fu inimmaginabile.
Generalmente mi considero una persona matura che sa gestire le cose con freddezza, in quel momento però ritornai una sedicenne: in preda alla felicità mi misi a saltellare davanti al PC come una matta, poi corsi in cucina e baciai i miei zii, lasciandoli sconvolti a chiedersi il motivo di tanto affetto.
Infine tornai in camera e afferrai il cellulare, chiamando col fiatone Caterina per raccontarle tutto. 
La mia amica ancora una volta sopportò con pazienza il mio delirio: ci conosciamo dalle medie e siamo sempre state inseparabili. La nostra amicizia aveva superato indenne l’adolescenza e le connesse tempeste ormonali, ma del resto era facile andare d’accordo con Caterina perché era una persona molto dolce e comprensiva, e con rari momenti di sclero al contrario di me! Ci somigliavamo come corporatura: entrambe facevamo spesso dell’autoironia definendoci “donne in miniatura”: piccole e proporzionate contro un mondo di alti. In quanto a colori eravamo un po’ agli antipodi invece, dato che io sono bruna con carnagione olivastra mentre lei è rossiccia, ha la pelle chiara e le lentiggini.
Insomma, dopo aver ascoltato il mio sclero con la consueta calma, generosamente si offrì di accompagnarmi all’appuntamento per farmi da sostegno morale ma anche fisico, nel caso le gambe non mi avessero più retta. Scelse di accompagnarmi anche se non conosceva bene il gruppo: le sue passioni musicali risiedevano altrove, e mi rimase accanto anche mentre il giorno dopo preparavo la risposta per Dan, che venne fuori più o meno così:

“Ciao Dan!
Non riesco ancora a credere che tu mi abbia risposto... mi hai reso davvero felice! Verrò volentieri nel tuo studio, ma ti spiace se porto con me una cara amica? 
E saresti libero tra due sabati? 
Di sicuro vorrei cantare Oblivion con te. Poi vediamo, non vorrei rubarti troppo tempo.
Laura”

Se sei mai stato un fan accanito di qualcuno, caro lettore o lettrice, capisci come potessi sentirmi in quel dato istante. 
Così come ai concerti ti illudi che il tuo idolo guardi proprio te mentre canta una strofa che ti appassiona, saluta o ride, nello stesso modo io attribuivo alla fortuna che avevo avuto segni cosmici che volevano indubbiamente significare che lui si sarebbe innamorato di me, e che saremmo stati insieme per sempre. Il fatto di aver sempre avuto l’indole della sognatrice, che negli anni non si era certo assopita, di sicuro mi favoriva in queste fantasie. 
In qualche modo le due settimane fino al mio concerto privato con Dan passarono, e arrivò il fatidico sabato. Io e Caterina ci recammo all’indirizzo dello studio di registrazione che Dan ci aveva dato, e nonostante l’anticipazione, arrivata là davanti tutta la mia foga svanì.
«Cate, non ce la faccio! E se va male? Se faccio una figuraccia? Se è antipatico?»
Ogni paranoia si stava abbattendo su di me: la mia amica non fece in tempo a rassicurarmi che qualcuno disse: 
«Chi di voi è Laura?»
 Mi girai agitata, sapendo già chi aveva parlato.
Dan mi superava di un bel pezzo, cosa non difficile data la mia succitata scarsa altezza. Era assolutamente identico a come lo ricordavo: vestito casual con jeans skinny ed una felpa, capelli sparati e sguardo timido dietro gli occhialoni un po’ da nerd.  Il tempo sembrava essersi fermato a quattro anni prima.
«Io sono Laura.» dissi con voce un po’ tremante. 
«Piacere di conoscerti!» rispose lui.
Feci per stringergli la mano, ma lui mi stupì quando si avvicinò per baciarmi sulle guance. Pensai stupidamente ‘ma non era timido?’ e quasi dimenticai di presentargli Caterina, che mi diede una gomitata nelle costole.
«Lei è Caterina, la mia migliore amica.» dissi infine.
Dan salutò col bacio anche lei e poi ci fece entrare nel palazzo.

*****
Buonasera!
La storia inizia ad entrare nel vivo, ora! Spero che stiate apprezzando tanto quanto io mi sono divertita io a scriverla, ma finché restate in silenzio non lo posso sapere per certo!
Per cui, lasciatemi un commentino, anche piccolo piccolo! *-*
A presto!
  
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