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Autore: Clary F    28/05/2014    8 recensioni
Clary è nata e cresciuta come una Cacciatrice di Idris e lei e suo fratello Jonathan, alla vigilia dei nuovi Accordi, sono costretti a vivere nell'appariscente tenuta dei Lightwood, dove si sta tenendo la più ridicola delle competizioni mai organizzate nella storia dei Nephilim, coordinata da Magnus Bane, maestro del bon ton. Cacciatrici e Nascoste affronteranno varie prove per accaparrarsi il cuore del giovane Jace Wayland. Tra incubi e bagni notturni, la ragazze inizieranno a scomparire misteriosamente ... Chi sarà il colpevole?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CHAPTER 11
BITTER REVENGE
 
 
La sagoma di un Portale si aprì nella corteccia dell'albero, scintillante e nebulosa. Alec la osservava rapito, era a conoscenza delle doti di Clary, ma non ne era mai stato testimone.
Clary fece per entrare dentro il Portale.
«Ehi, aspetta non sai -» disse Jace, allungando un braccio per trattenerla. Troppo tardi, Clary era già svanita, così i due ragazzi si affrettarono a seguirla.
Quando il tornado li risputò fuori, Jace atterrò sopra a un tappeto di un piccolo salottino.
«Questa non è la tenuta dei Wayland,» disse subito, guardandosi attorno con aria circospetta.
Si trovavano in un salottino non troppo grande, che si affacciava su una cucina e un corridoio, che molto probabilmente portava al piano superiore. Era la tipica casetta di Alicante, di quelle color miele che si affacciano sui canali e che hanno i tetti di un rosso sgargiante.
«Lo so,» fece Clary, riponendo lo stilo in una tasca. «Questa è casa mia.»
Jace sgranò gli occhi per un istante. «Non era questo il piano!» Gridò, muovendosi a disagio.
Alec gli posò una mano sulla spalla per calmarlo. «Perché siamo qui?» Chiese a Clary.
Lei si avviò verso la piccola cucina, seguita dai due ragazzi confusi. «Ho pensato che fosse meglio nascondersi finché non è buio. E questo è il primo luogo sicuro che mi è venuto in mente.»
Alec annuì. «Sì. Forse è meglio agire quando sarà notte. Meno probabilità di essere visti … da chiunque. E poi alla tenuta si saranno già accorti che siamo scomparsi. Ci saranno guardie dappertutto.»
Jace si appoggiò alla soglia della cucina, incrociando le braccia e mettendo il broncio.
Clary gli lanciò un'occhiataccia, mentre faceva segno ai due di seguirla al piano di sopra. Finite le scale, entrarono in una camera da letto inondata dalla luce pomeridiana. C'era un letto singolo, una scrivania e un comodino di legno, più un armadio dipinto di bianco. Era essenziale e piacevole. Ma Jace era ancora imbronciato.
«Oh, andiamo. Staremo qui solo per poche ore. So che non è la tenuta dei Lightwood,» aggiunse lei con voce fredda, riferendosi alle dimensioni modeste della sua casa. «Ma è pur sempre una casa.»
Jace alzò la testa di scatto. «Clary, non è questo che intendevo -»
«Benvenuto nella parte più bella del mondo, ragazzo ricco.» Disse Alec con un sorriso ironico.
Clary roteò gli occhi, esasperata.
«Oh, zitto,» ringhiò Jace, poi sospirò. «Cerchiamo di riposare un po’.»
«Jace, tu starai sul pavimento.» Asserì Clary.
«Non credo proprio,» ribadì il ragazzo, gettandosi sul letto da cui si sollevò uno strato di polvere. Alec iniziò a tossire.
«Bene, io dormirò in camera di mio fratello. Alec, sistemati dove vuoi.» Disse Clary a denti stretti.
«Avanti, scherzavo. Puoi prendere questo letto,» le offrì Jace, alzandosi in piedi e aprendo le porte finestre che davano su un piccolo balconcino. «Tanto non credo che riuscirei a dormire, comunque.»
Clary stava per ribattere che quello era il suo letto e che lui più di tutti doveva cercare di risposare, quando Alec aprì bocca.
«Potete sempre condividerlo.» E sorrise.
«Perché non lo condividete voi due?» Sibilò Clary, lanciando un'occhiata di traverso a Jace, chiedendosi se avesse raccontato qualcosa a Alec. «In fondo questa è casa mia.»
«Alec intendeva dire che potremmo dormire a turni, non è così?» Disse Jace incrociando le mani dietro alla testa e sorridendo beffardo.
«C'è forse qualcosa che non mi state dicendo, voi due? Hmm?»
«Perfetto, io dormirò sul divano. A più tardi.» Clary uscì dalla stanza come una furia e con le guance in fiamme.
Respirò a fondo e si chiuse in bagno, fissando il suo sguardo nel riflesso dello specchio e cercando di calmarsi. Sentiva i due ragazzi parlare nell'altra stanza, ma non riusciva a carpire le parole. Quando si fu calmata abbastanza, tornò nella camera. Alec era sul letto e stava russando leggermente, Jace invece era fuori dal balcone e dava le spalle alla stanza. Dalla finestra giungeva una sottile brezza e Clary rimase un attimo ferma ad ascoltare il ronzio dell'aria di Alicante, prima di raggiungerlo. Jace la guardò, poi guardò alle sue spalle, controllando che Alec stesse ancora dormendo. Sorrise e alzò un braccio invitante e Clary scivolò sotto di esso, contenta di poter sentire il calore del suo corpo. Le posò un bacio sulla fronte e lei appoggiò la testa contro il suo petto. Rimasero così per un po’, senza dire una parola. Non c'erano più parole rassicuranti, tutte quelle esistenti le aveva già dette.
Clary fece per andare via, ma lui le prese il viso fra le mani. «Aspetta un attimo,» mormorò e cominciò a baciarla, dolcemente e senza pressioni. Sentì il suo corpo fondersi al suo e si abbandonò al bacio, aveva bisogno di sentire qualcosa di reale, quando tutto era così assurdo.
«Okay, direi che ora ho visto proprio di tutto.» La voce di Alec era bassa e divertita, Clary balzò indietro e lentamente si allontanò da Jace.
Alec sorrise e si sdraiò di nuovo sul letto.
Nessuno parlò per un lungo momento, fino a che Jace la prese per mano, guidandola giù per le scale, di nuovo nel salotto, dove si sedettero a guardare il sole che tramontava ad ovest. L'oscurità si stava lentamente impadronendo del mondo esterno.
«Fra poche ore partiamo,» disse Jace tranquillamente. «Non ci sarà molta gente in giro, a quell'ora, così potremmo dare un'occhiata e poi torneremo alla tenuta. Maryse sarà furiosa.» Aggiunse con un piccolo sorriso.
Il ragazzo si sdraiò sul divano soffice e accarezzò lo spazio accanto a lui. Clary ebbe un attimo di esitazione, dopodiché si unì a lui, sdraiandosi cautamente. Nel momento in cui la circondò con le sue braccia si rilassò e presto scivolò in un sonno profondo.
Quando il cielo diventò di un intenso blu scuro i tre ragazzi si misero in viaggio.
Jace era agitato, Clary poteva vederlo dal suo volto teso e dalla mascella contratta.
«Cosa c'è?» Gli chiese piano, mentre percorrevano una strada buia costeggiata da alberi. Lui sospirò.
«Ho fatto un altro sogno,» disse.
Clary si fermò e gli afferrò il braccio, lanciando un rapido sguardo verso Alec.
«Io, voglio dire, Valentine era giovane, in questo. Era in un posto squallido, sembrava una specie di rifugio abbandonato. Non poteva essere a Idris, c'era cemento, spazzatura e dei lupi mannari con le spalle al muro. C'erano dei Cacciatori che li tenevano prigionieri e Valentine … Valentine ne ha preso uno, una bambina. L'ha portata in un'altra stanza e lui l'ha -» deglutì a fatica.
Clary e Alec si guardarono l'un l'altro.
«L'ha torturata in modi orribili. Continuava a chiederle dove fosse il suo fratellino, le ha messo due monete d'argento sugli occhi e lei … l'ha resa ceca. Poi è diventato tutto confuso, i lupi combattevano contro i Nephilim e alla fine erano tutti morti, in un bagno di sangue. Era così reale, così vivido. Reale come siete voi due adesso,» sussurrò Jace.
«Riconosco anche questo sogno. Mia madre ne ha parlato a me e a Jonathan. Deve trattarsi di uno dei tanti raid organizzati da Valentine e il Circolo, quando cacciavano i Nascosti in ogni città, accusandoli di crimini che non avevano commesso.»
Clary rabbrividì, chiedendosi se dopo tutto quella spedizione fosse stata una buona idea. Avvertiva il senso del pericolo, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Aveva bisogno di capire.
L'area davanti alla tenuta dei Wayland era nera come il catrame. Clary aveva come la sensazione di essere orribilmente esposta a ogni pericolo, Jace dovette avvertirlo, perché le prese la mano e insieme si diressero cautamente verso il viale di ingresso. La tenuta era buia e immobile, sembrava disabitata da anni.
«Forse mi sono sbagliata, forse non è il posto giusto,» suggerì Clary.
Dei passi riecheggiarono in lontananza, il sangue nelle vene le si congelò all'istante, mentre tutti e tre rimasero in ascolto. Jace afferrò Clary e la trascinò dietro un angolo buio, spingendola dietro ad una siepe incolta. Alec apparve accanto a loro, respirando profondamente.
«Sta' giù,» sibilò Clary, afferrandogli un lembo della camicia e tirandolo verso il basso.
Jace si portò le dita alle labbra, indicando il viale. Clary trattenne il respiro, mentre osservava una figura avvolta in un lungo mantello avvicinarsi alla porta di ingresso. Sentiva Jace stringerle la mano, così protettivo. Mentre guardavano, alla figura in nero se ne aggiunse un'altra. Le due persone non parlavano, la prima mise nelle mani della seconda un mazzo di chiavi arrugginito, con le quali si accinse ad aprire il portone malfermo.
«Che cosa stanno facendo?» Borbottò Alec.
Clary tornò a guardare le figure in nero, che sostavano davanti alla porta e parlavano a bassa voce fra loro, ondeggiando sul posto. Clary seppe subito che una delle due, o forse entrambe, erano donne. La seconda toccò con un dito il pesante portone e quello si spalancò.
«Cosa facciamo?» Chiese Clary piano, trattenendo un sospiro quando una delle due figure girò la testa verso il loro nascondiglio. Jace si morse il labbro e aggrottò le sopracciglia. La sua spada angelica stretta nella mano tanto da fargli diventare le nocche bianche.
«Sta venendo verso di noi,» avvertì. «Aspetta ... Kaelie!»
Clary allungò il collo per guardare, confusa, ma nella penombra della luna riuscì a guardare sotto il cappuccio nero. Jace si alzò, Clary fece per trattenerlo ma non fu abbastanza veloce.
«Kaelie, che ci fai qui?»
Non ebbe neanche il tempo di finire la domanda che la ragazza estrasse una spada e la puntò contro di lui.
Clary avrebbe voluto seguirlo, ma Alec la afferrò e insieme si buttarono a terra dietro al cespuglio.
«Non ora,» le sibilò il ragazzo all'orecchio.
«Che facciamo? E chi è l'altra?» Chiese lei senza fiato. L'altra persona intanto si era unita a Kaelie e il cappuccio le era lentamente scivolato dalla testa.
«Lily,» gemette Alec. «E pensare che mi piaceva, sembrava una vampira con la testa a posto.»
Jace stava guardando entrambe le ragazze con sguardo carico di incredulità.
«Ci sono loro, dietro a tutto,» disse con voce aspra. «Le ragazze ferite, mia madre ... a che gioco stanno giocando?» Fece per alzarsi, ma Alec la trattenne giù un'altra volta.
«Dobbiamo muoverci. Ci preoccuperemo di capire il perché più tardi ...» Disse Alec. Lei annuì, il viso stretto in una smorfia.
«Dov'è Jace?»
Si guardarono attorno e si accorsero di Jace e Kaelie. I due non combattevano, lui era in piedi davanti a lei e sembrava che stesse cercando di parlargli. La ragazza scosse la testa e borbottò qualcosa e Clary sentì i peli sulla nuca rizzarsi quando Kaelie alzò lo sguardo e sorrise, un sorriso minaccioso.
«Aspetta,» sussurrò Clary in stato di shock.
La fata afferrò Jace per un braccio, insieme a Lily, e lo trascinarono dentro la tenuta abbandonata. Clary riuscì a scorgere il suo viso, prima di sparire dietro la porta. Era pallido, vuoto e i suoi occhi sembravano annebbiati.
«Oh merda,» sussurrò Alec. La bocca di Clary si aprì in stato di incredulità. Avrebbe voluto strapparsi i capelli per la frustrazione e la paura.
«Non ci credo. Perché le ha seguite senza opporre resistenza?» Mormorò, rialzandosi in piedi.
«Kaelie deve aver usato il suo glamour su di lui, oppure Lily … l'encanto.» Disse Alec.
«Ma è impossibile! Abbiamo i marchi apposta per proteggerci dagli incantesimi delle fate e dei vampiri.» Disse Clary a nessuno in particolare.
Esistevano marchi apposta per proteggersi dalle illusioni e dai trucchi delle fate e dal soggiogo dei vampiri, ma forse erano stati troppo avventati e incoscienti, forse Jace non se li era fatti prima di uscire da casa sua. Non avrebbe saputo dirlo.
«Per l'Angelo, dobbiamo dirlo ai miei genitori. Dobbiamo avvisare il Conclave. Oh merda, oh merda ...»
«Ma perché Kaelie sta facendo tutto questo? E i sogni di Jace? E se ci fosse una relazione tra tutti i suoi sogni?»
«Clary,» disse Alec respirando in fretta. «Abbiamo bisogno di aiuto.»
«Non c'è tempo!» Alec fece per ribattere ma si fermò quando lei si voltò a guardarlo con sguardo feroce. «Jace ti ha detto tutto?» Chiese Clary.
«Che vuoi dire?»
«Lui crede di essere il responsabile di tutto quello che è successo, e chi può dire che non è così? Come facciamo a sapere se Kaelie e Lily non hanno usato il loro potere su di lui anche alla tenuta? Non sappiamo nulla di certo. Lui pensa di aver ferito quelle ragazze.» Concluse Clary, lentamente.
Alec rimase a bocca aperta. «No. Mi rifiuto di crederlo. Può essere un idiota a volte, ma non è cattivo.»
«Lui non lo ha fatto di proposito, se lo ha fatto.» Mormorò Clary.
«Perché proprio loro?» Chiese lui perplesso. «Voglio dire, Lily e Kaelie. Cosa possono ricavare da questa follia?»
«Gli Accordi.» Disse Clary all'improvviso. «Probabilmente stanno solo eseguendo degli ordini dai loro superiori.»
«Ma non ha senso!»
Clary scosse la testa. «Invece si. Pensaci, solo le Nascoste sono scomparse: Kaelie, Hyacinth, Maureen e Lily. Sono state loro a fare del male alle altre ragazze e poi sono scappate. E i sogni. I sogni riguardavano sempre il periodo degli scorsi Accordi, quando Valentine e il Circolo minacciavano i Nascosti di tutto il mondo. Credo che i sogni volessero mostrare a Jace tutto il male che i Cacciatori hanno fatto ai Nascosti e fargli capire che quello che stava accadendo alla tenuta era una specie di vendetta su noi Shadowhunters, un modo per far si che quest'anno gli Accordi non vengano firmati, così che Cacciatori e Nascosti possano combattere fra loro senza infrangere alcuna legge.»
«E che mi dici di Aline? Lei è scomparsa come le altre Nascoste.»
«Non lo so,» disse Clary con calma. «Dobbiamo trovare Jace. Ho una brutta sensazione, Alec.»
«Anche io. Andiamo.» Disse Alec miseramente. Clary si morse il labbro.
I due ragazzi attraversarono il recinto di pietra, un giardino squallido, incolto e selvaggio. Le finestre della casa erano annerite e buie come bocche spalancate, Clary rabbrividì, costringendo sé stessa a calmarsi. Tenne d'occhio la casa, in allerta e in cerca di un qualsiasi rumore; si mossero lentamente lungo il bordo dell'edificio e sentirono mormorare Kaelie e Hyacinth all'interno, ma nessuna traccia della voce di Jace e si chiese se non fosse stato messo fuori gioco, o peggio. Il retro dell'edificio era un groviglio di piante e detriti e Clary sentì una lacrima mentre la sua pelle rimaneva impigliata in qualcosa. Il sangue le colava lentamente lungo la gamba, ma ignorò il dolore. La porta sul retro era scardinata, quella era l'unica via d'accesso oltre al portone principale.
«Vado per prima,» sussurrò Clary.
«Come no,» sibilò Alec, sfrecciando all'interno della casa.
Clary sospirò e si immerse nel buio, inseguendo il ragazzo. Alec era accovacciato nel sottoscala e lei lo raggiunse. Ascoltarono le voci che galleggiavano nell'aria, arrivando alle loro orecchie attutite dai decenni di polvere. Si sporsero in avanti per avere la visuale della stanza.
«Hai visto Jace?» Le disse Alec a bocca aperta. Clary annuì.
Jace era bloccato contro il muro, legato ad una sedia con delle funi magiche. Tutti i mobili all'interno della stanza erano rotti. Qualcuno tossì, e poi si sentì la voce di Jace.
«Kaelie, questa è follia.»
 
 
«Dov'è mia sorella?» Sibilò Jonathan, afferrando il braccio di Isabelle. Lei si divincolò con un strattone posando i suoi occhi scuri sul ragazzo.
«Non lo so,» rispose brusca. «Non riesco a trovare neanche Jace e Alec.»
Lui fece un verso di frustrazione, passandosi una mano fra i capelli argentei.
«Merda.»
«Che c'è? Sai qualcosa? Dove credi che siano?» Isabelle lo aggredì con le sue domande e Jonathan la guardò con disprezzo.
«Non è chiaro? Quei due idioti l'hanno portata fuori a giocare ai detective.»
«Cosa vuoi dire? E non osare chiamare idioti Alec e Jace!»
Mark e Helen li raggiunsero di corsa nel corridoio del secondo piano. «Allora, li hai trovati?»
Helen sembrava più magra e stanca che mai. I suoi enormi occhi verde mare erano cerchiati da occhiaie ed era tesa come una corda di violino, probabilmente a causa della sparizione di Aline.
«No e pare che anche sua sorella sia scomparsa.» Ribatté Isabelle freddamente.
«Credete che siano stati rapiti anche loro, come le altre?» Chiese Mark.
«No.» Rispose secco Jonathan.
Fratello e sorella lo osservarono con aria confusa. Jonathan però non accennava a voler spiegare la sua risposta criptica, così lo fece Isabelle al suo posto.
«Lui crede che siano andati ad indagare per conto loro.»
«Oh, questo è terribile!» Esclamò Helen. «Dobbiamo trovarli, prima che accada qualcosa di brutto anche a loro.»
«Ma non abbiamo idea di dove siano!» Disse Isabelle con veemenza.
«Io sì.»
I tre ragazzi si voltarono contemporaneamente verso Jonathan.
Lui iniziò a correre, prendendo le scale di servizio e scendendo sempre più in basso.
«Ehi! La porta di ingresso è dall'altra parte!» Gli urlò Isabelle, cercando di tenere il passo, nonostante Jonathan fosse molto più veloce di loro.
«Lo so,» gridò lui di rimando. «Non usciremo dalla porta principale.»
Helen guardò Isabelle con la fronte corrucciata. «Dove stiamo andando?» Ansimò, saltando gli ultimi due gradini rimasti.
«Credo ci stia portando nei sotterranei,» rispose Isabelle, continuando a correre.
   
 
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