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Autore: dreamlikeview    28/05/2014    4 recensioni
Castiel è un angelo, ama e ammira la razza umana, e desidera profondamente essere uno di loro, un umano. Nonostante agli angeli sia vietato interagire con gli uomini, viola le leggi del Paradiso, salvando una famiglia di cacciatori da un nido di vampiri, e da quel momento il suo desiderio aumenta a dismisura, spingendolo a fare una pazzia.
Un accordo gli permetterà di vivere sulla terra, e di comportarsi come un umano. Ma quale sarà il prezzo da pagare?
[Angel/Human!Cas, Hunters!Winchester Brothers, Destiel, semiAU, long-fic]
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Desclaimer: I personaggi non mi appartengono (anche se vorrei avere un Cas tutto mio, e anche un Dean - perchè non anche un Sammy già che ci siamo? But I can't) e tutto ciò non è a scopo di lucro. 

Crediti: A Lu per il banner. 

 
 
Il tempo passava inesorabilmente veloce.
Niente, nemmeno le cacce o le nottate con Dean riuscivano a distrarre Castiel dal suo futuro imminente. L’ex-angelo non riusciva a capire perché Dean si comportasse in quel modo; durante il giorno, solitamente quando viaggiavano o cacciavano, Dean fingeva che nulla accadesse, che lui fosse impassibile a tutte le occhiate furtive che Castiel gli lanciava, anzi si divertiva a flirtare con chiunque, suscitando la gelosia dell’ex-angelo, il quale avrebbe davvero voluto restituirgli la moneta, come gli aveva suggerito Sam, ma non ne era capace, non riusciva a comportarsi come Dean, il quale usava i suoi occhi verdi e magnetici capaci di incantare sia uomini che donne – e a quanto pareva ex-angeli – per fare colpo sulle persone, rendere geloso Castiel e l’ex-angelo non sapeva quali altre diavolerie avrebbe mai potuto fare con quegli occhi. Dean era sempre sicuro di sé, sempre in qualsiasi situazione. Niente sembrava metterlo in difficoltà. 
Dopo aver risolto un ennesimo caso, uccidendo un mutaforma, avevano deciso di svagarsi un po’, distrarsi da tutto andando in un bar a bere qualcosa, ma Sam all’ultimo istante, si era tirato indietro, sostenendo che fosse stanco, ma Castiel conosceva il vero motivo.
Prima di andare via, il cacciatore lo aveva preso in disparte e aveva spiegato a Castiel di dover provare a parlare con qualcuno che non fosse Dean, vedere come avrebbe reagito nel vederlo flirtare. Alla domanda «Come si flirta con qualcuno?» del moro, Sam aveva riso, dicendogli di essere semplicemente se stesso e «magari usare i tuoi occhi blu, Cas, perché piacciono a tutti, anche a me!» aveva esclamato il minore. Poi lo aveva lasciato andare da Dean ed era tornato al motel, prendendo una stanza tutta per lui. 
Voleva lasciarli soli, per un po’, e l’ex-angelo non sapeva se essergliene grato, o sentirsi terribilmente imbarazzato.
«Allora, ci siamo» si disse Castiel, torturandosi le mani mentre si avvicinava a Dean «stasera vedremo se riuscirò a farlo ingelosire» annuì più a se stesso che ad altri e affiancò il cacciatore, entrando insieme a lui.
Era carico d’angoscia e tensione, ma avrebbe dovuto far qualcosa per far ingelosire Dean, perché voleva assolutamente capire se egli provasse qualcosa per lui.
Presero posto al bancone, Dean ordinò una birra, Castiel un semplice tè freddo, guadagnandosi un’occhiataccia dal barista – aveva da poco scoperto di non reggere per niente bene l’alcol, e non voleva avere i sensi annebbiati, non quella sera.
«Sei proprio strano, Cas, prendi il tè?» chiese divertito guardandosi intorno, senza riuscire a trovare niente che gli interessasse, a parte gli occhioni blu di Castiel, il suo carattere, il suo corpo, e no, non poteva, non doveva. Concentrati sulle cameriere, Dean. Hanno bei culi, le tette, e… non sono Castiel. No, no, idiota, concentrati su di loro. Cameriere, donne.
«Ehi, io potrei deridere te per quella schifezza che spacci per una buona bevanda!» ribatté il moro, ridendo, assaporando un sorso del suo tè, scrutando Dean con lo sguardo, sperando che non decidesse proprio quella sera di intrattenere un rapporto occasionale con una di quelle… eccentriche ragazze, sperava vivamente che non lo facesse, perché voleva essere lui la persona su cui gli occhi di Dean si sarebbero soffermati, facendolo sospirare e pensare: è lui che voglio, ma lo vide guardarsi intorno circospetto, alla ricerca di qualcosa, e no, non doveva accadere «tutto bene, Dean?» chiese, adocchiando una ragazza, sorridendole benevolo.
«Sì, io…» sorrise, voltandosi verso di lui, prima di accorgersi di una ragazza semi-svestita, che passando accanto a loro, si era soffermata troppo con lo sguardo su Castiel, ignaro che quest’ultimo l’avesse fatta avvicinare di proposito. Non era geloso, si disse, era… diversamente indifferente. Castiel non lo degnò di un solo sguardo, gongolando tra sé e sé, rivolgendo la sua attenzione alla giovane donna, che non accennava ad allontanarsi da lui, anzi mentre Dean li guardava, lei era intenta a mettergli in faccia i suoi prosperosi seni, e lui non si sottraeva. Perché non si sottraeva? A Castiel piaceva ben altro, e Dean lo sapeva bene.
Provava una strana sensazione alla bocca dello stomaco, quasi come la nausea, o forse qualcosa di ben peggiore. Non lo sapeva, ignorava da cosa potesse dipendere tale brutta sensazione, e avrebbe dovuto fare qualcosa, sì, doveva fare qualcosa. Era vicino, bastava un gesto, e li avrebbe allontanati l’uno dall’altra. Castiel sorrideva a lei, e parlava con lei, si lasciava fare complimenti da lei, e i suoi occhi erano su di lei, e no, non doveva essere così, Castiel doveva sorridere a lui, doveva parlare con lui, lasciarsi fare i complimenti da lui e tenere su di lui i propri occhi.
«No, io non bevo» stava spiegando Castiel alla ragazza, che probabilmente gli aveva chiesto qualcosa, che Dean non aveva sentito perché troppo impegnato a pensare ad un modo per allontanarli «questo è tè, sono astemio».
Perché se aveva una donna davanti doveva parlare di tè e cazzate simili? Perché questa puttana non si allontana dal mio Cas?!
«Sei adorabile, e sei sexy!» stava rispondendo quella… puttana, mentre appoggiava una mano sulla guancia di Castiel, che sorrideva al contatto, inclinando il collo nella direzione della mano della ragazza, facendo infuriare ancor di più il cacciatore, che preso dalla gelosia e da un impulso d’odio, non sopportando più la situazione fin troppo pesante per lui – non era colpa sua, era che la pazienza non fosse una sua virtù e che quello fosse il suo… cacciatore imbranato – si alzò e scostò con poca gentilezza la ragazza dal suo Cas e lo afferrò per un gomito, guardando in cagnesco la ragazza, che spalancava gli occhi, sconcertata.
«Scusa, puttana, è mio» ringhiò verso la giovane, prima di calarsi su Castiel ed impossessarsi delle sue labbra con foga, lasciando lei senza parole, con lo sguardo allibito e una domanda non chiara nella mente. E mentre Dean lo baciava, in quel bar, tra tante altre persone, e il suo cuore batteva con velocità contro la cassa toracica, Castiel non poteva far altro che pensare: grazie Sam.
Dopo aver dato spettacolo, i due fuggirono dal bar, ridendo complici, guardandosi in quel modo che conoscevano solo loro, dicendosi mille cose attraverso gli occhi, dichiarandosi cose che non avrebbero mai ammesso ad alta voce. Ritornarono nel motel poco distante da lì, dove era tornato Sam poco prima, e sperarono che stesse già dormendo. Dean fissava Castiel negli occhi, tenendogli il volto tra le mani, e lo baciò ancora, come se fosse stato in astinenza, e si inebriò del suo sapore e della morbidezza delle sue labbra.
Mentre giungevano al motel si baciarono, si baciarono nell’androne del motel, si baciarono lungo le scale per giungere alla stanza – perché era troppo squallido quel luogo, persino per avere un ascensore – si baciarono fuori dalla porta, prima contro un muro, poi contro una ringhiera, e non si fermarono nemmeno quando entrarono nella stanza – per fortuna Sam non c’era, ma non se ne accorsero e pensarono fosse già addormentato – e finirono sul letto, ancora a baciarsi. Le loro labbra non riuscivano a staccarsi le une dalle altre, e non era importante il dover respirare, perché sentivano che l’ossigeno era nelle labbra dell’altro.
I due non avevano assolutamente voglia di separarsi l’uno dall’altro, la loro voglia non accennava a diminuire, improvvisamente erano l’uno sopra l’altro, Dean aveva le mani immerse nei pantaloni di Castiel e quest’ultimo le mani nei capelli dell’altro. C’erano gemiti sommessi nell’aria della stanza, c’era eccitazione, c’erano toccate, mani e baci sui loro corpi e loro che sembravano incollati tra di loro.
«D-Dean» gemette Castiel, cercando di fermarlo un attimo, cosa impossibile, perché le mani calde di Dean avevano appena sfilato i suoi jeans e gli accarezzavano le gambe nude con una lentezza tale da farlo impazzire «c’è Sam, Dean».
Dean alzò lo sguardo, guardando l’interno della stanza, senza notare la presenza del minore lì. Scosse la testa, riabbassandosi su Castiel, intrappolandogli nuovamente le labbra con le sue, baciandolo intensamente.
«Non c’è nessuno, Cas, Sam non è qui» sussurrò contro le sue labbra, gemendo anche lui, aprendogli la camicia, e baciandogli il collo, poi il petto, percorrendo il suo corpo con maestria, come se lo conoscesse benissimo. Stava toccando i punti più sensibili dell’ex-angelo, che non riuscì a ribattere, e spense la sua mente. In quel momento non importava dove fosse Sam, il quale probabilmente aveva preso un’altra stanza, a causa della situazione scottante tra il fratello e l’amico, non importava che a distanza di qualche settimana sarebbe morto, non importava nulla, se non le labbra di Dean, le mani di Dean, il corpo di Dean e Dean, Dean, Dean.
Erano finalmente liberi dalle inibizioni e dai vestiti, nessuno dei due riusciva a fermarsi, e a darsi un minimo di contegno. Toccate veloci, baci carichi di passione e carezze non proprio castissime, gemiti soffocati contro la pelle dell’altro, parole celate dietro uno sguardo, dietro un bacio o una carezza, frasi mai dette, nascoste negli angoli più reconditi del cuore, sentimenti non accettati e seppelliti sotto metri di orrori vissuti. Fuori dall’amore, ma coinvolti in esso, un dolce ossimoro che si creava nelle loro menti, mentre erano intenti a trovarsi e ad… amarsi? No, non c’erano sentimenti in tutto quello, vero?
Gelosie mai confessate, ma dimostrate con i gesti. Una speranza nascente in loro, nei loro cuori che in quel momento, senza che loro se ne rendessero conto, battevano all’unisono, mentre sotto le coperte avveniva la loro danza d’amore. Persi l’uno senza l’altro, erano l’uno la salvezza dell’altro: Castiel aveva salvato Dean, gli aveva salvato la vita in più di un’occasione; Dean avrebbe salvato Castiel ammettendo il suo amore per lui, ammettendo di amarlo e di volersi sacrificare, al momento opportuno, tuttavia uno dei due non riusciva ancora ad aprirsi totalmente all’amore, lui era totalmente fuori da quella concezione di sentimento. Non esisteva nulla che gli avrebbe permesso di cambiare idea, no. Avrebbe vissuto senza amore, godendo di quel che la vita offriva lui: mostri da combattere, alcol e scopate occasionali. Allora perché, sebbene con Castiel non concludesse nulla, poteva azzardare a dire di provare… felicità? Non sapeva spiegarselo, per lui era un mistero, ma sì, con Castiel era felice. Lo sentiva nei suoi tocchi insicuri, e nei suoi baci pieni di inesperienza e dolcezza, che lui fosse fatto apposta per lui. Il moro era stato plasmato e creato solo per renderlo felice; poteva sentire nei baci carichi di passione che egli stesso gli regalava, e nei suoi gesti sicuri, quanto effetto avesse su di lui. Allora perché era così cieco da non capire quale fosse l’elemento scatenante di tale sensazione? Non era una donna, non gli importava di parlare di sentimenti e cazzate simili. Avrebbe solo voluto dirglielo, ma era troppo orgoglioso per affrontare un tale argomento, avrebbe voluto che Castiel conoscesse il suo tormento interiore, e magari aiutarlo a superare tutto, ma no. Non poteva rendere una persona a cui teneva partecipe dei suoi sentimenti. Non l’aveva mai fatto nemmeno con Sam, nemmeno quando i suoi genitori erano morti aveva esternato i suoi sentimenti, si era limitato – quando si era ritrovato da solo, senza Sammy da consolare – a fissare un punto sentendosi perso, a distruggere dei giocattoli vecchi, ma senza mai versare una lacrima. E di certo non avrebbe esternato i suoi sentimenti da casalinga disperata verso un dannatissimo uomo dagli occhi troppo blu e i capelli che sembravano fatti di piume.
Quando sentì Castiel venire tra le sue mani, e lo vide crollare sfinito tra i cuscini, i capelli arruffati sparsi sul cuscino, il fiatone, il petto che si alzava e abbassava velocemente, il suo fiato caldo toccargli la pelle, trapassarla fino agli organi, fino all’anima, senza esser toccato, senza ulteriori carezze, venne anche lui con un gemito roco, soppresso contro il collo dell’altro. Con tutti quei pensieri che ronzavano nella sua testa, facendogli fischiare anche le orecchie, e la mano delicata di Castiel che gli sfiorava appena la schiena, ancora in quella posizione, crollò in un sonno profondo, chiudendo i pensieri, la mente e ogni altra cosa.
Ci avrebbe pensato il giorno dopo, voleva solo godere del momento, tra le braccia di Castiel, che con fare protettivo, copriva alla meglio il corpo del cacciatore, e gli accarezzava con gentilezza la pelle sudata e accaldata. Si sistemò anche lui nel letto piccolo, accoccolandosi accanto a Dean, senza lasciarlo andare dall’abbraccio, che sembrava piacergli tanto, e senza che egli potesse ascoltarlo, senza orecchie indiscrete ad ascoltarlo, e senza l’incombenza di dover affrontare un momento imbarazzante dopo, posò un bacio delicato sulla spalla del cacciatore, uno sul suo collo e un ultimo sulle sue labbra, prima di sussurrare ad una voce talmente bassa e roca, che nessuno avrebbe mai sentito, una sola piccola frase, che segnò la sua esistenza; l’aveva trovato, aveva capito a fondo cosa fosse quel sentimento nuovo per lui, ma tanto emozionante, e tanto dolce, e caldo, che irradiava pace, serenità e benessere, un sentimento tanto puro, quanto intenso, sensazioni nuove, mai provate, qualcosa di così coinvolgente da travolgerlo totalmente, da scombussolare tutte le sue convinzioni, quel sentimento, che in quel momento sentiva dentro di sé, che aveva sostituito il vuoto lasciato dalla sua grazia, e che lo riempiva, lo stordiva, e lo rendeva felice, quel sentimento che non era altro che l’amore.
E lo aveva trovato in Dean.
«Ti amo, Dean» sussurrò prima di addormentarsi profondamente, stretto al suo cacciatore, con il volto affondato nei suoi capelli ed un braccio a circondargli i fianchi, in un abbraccio carico d’amore e protezione. Perché sì, avrebbe voluto proteggere Dean da tutto, e da tutti, stringerlo a sé per sempre, per preservare la sua anima dalla sofferenza generata da quel mondo crudele, che solo da quando era umano riusciva a comprendere fino in fondo. E no, non sarebbe mai tornato sui suoi passi, si sentiva più vivo da mortale, di quanto non si fosse mai sentito in milioni di anni, da immortale.
Dean gli aveva semplicemente fatto scoprire la vita.
 
 
Il maggiore dei Winchester era sempre più nervoso ed irritato, Sam riusciva a vederlo in ogni suo gesto, in ogni suo comportamento. Nemmeno ad un cieco sarebbe sfuggito il comportamento di Dean, pensava Sam, non solo perché conoscesse suo fratello come le sue tasche dopo tutti quegli anni passati in simbiosi, ma anche perché il suo nervosismo si rifletteva sul suo lavoro.
In quella settimana, era entrato in azione senza aspettare gli altri due, rischiando così di essere ucciso, se non fosse stato per Castiel, che tempestivamente lo aveva tirato fuori dai guai. Rischiava ogni giorno di morire, ma in quella settimana era stato decisamente peggiore delle altre volte: non ragionava, era impulsivo e sembrava una macchina da guerra anti-mostri.
Sam era seriamente preoccupato per il fratello, perché sapeva che qualunque cosa fosse, quel suo atteggiamento avesse a che fare con Castiel, perché durante i viaggi, e le cacce, quasi non gli rivolgeva la parola, ma la mattina, quando Sam si svegliava, lo trovava nel letto del moro, stretto a lui, in posizioni quasi dolci – e no, non aveva scattato una foto, la prima volta che li aveva visti, era capitato accidentalmente che il suo dito avesse scontrato il tasto d’apertura della fotocamera, e sempre accidentalmente avesse premuto sul tasto “scatta”, ma no, Sam non aveva mai scattato quella foto; se Dean avesse scoperto quella foto, lo avrebbe ucciso, di sicuro - non capiva perché il fratello si comportasse così, di giorno in modo, di notte in un altro. In fondo, non era un reato essersi innamorato, sempre che lui lo fosse. Che avesse paura della reazione del minore alla sua palese relazione omosessuale? Certo che no, solo un idiota penserebbe che io sia così chiuso mentalmente – pensò Sam – ma Dean è idiota, giusto.
Dean non era il tipo da fossilizzarsi su una cosa, nemmeno da esternare ciò che provasse, ma questo suo reprimere insistentemente i suoi sentimenti era nocivo per tutti e tre. La sua impulsività avrebbe messo in pericolo tutti e tre i cacciatori un giorno o l’altro, anche perché, Castiel cercava sempre di tenere fuori Dean dai guai, intervenendo qualora questi fosse seriamente in pericolo, come ogni giorno. Dean non se ne accorgeva, ma Sam sì. Castiel faceva di tutto per tenere il maggiore al sicuro, per proteggerlo, e dimostrargli di provare qualcosa per lui. Sam era al corrente di tutto ciò che Castiel provasse per suo fratello, e a quanto pareva, neppure Dean gli era totalmente indifferente, ma era sofferente, sempre, e la sua impulsività generata dal suo tormento interiore non era positiva. Per questo, il minore dei Winchester decise di parlare con il fratello maggiore, e aiutarlo a fare chiarezza in se stesso, perché era chiaro che Dean avesse bisogno di un aiuto, anche se non lo chiedeva apertamente, ogni suoi gesto suggeriva al minore aiutami, sono fottuto. Doveva, però, trovare il momento opportuno per parlargli, scegliere il momento in cui Castiel non fosse stato presente e suo fratello con una bottiglia di birra in mano. Dean era più malleabile da brillo. Per questo motivo, organizzò tutto per quel pomeriggio: Castiel sarebbe andato in biblioteca per leggere – avevano appena concluso un caso e non ne avevano altri – e Dean sarebbe stato nella camera del motel, probabilmente a guardare qualche porno con una birra tra le mani.
Il momento perfetto per potergli parlare, quando era più vulnerabile e meno teso.
«Ci vediamo dopo, Cas!» gli aveva urlato lasciandolo fuori dalla biblioteca «chiamami quando hai finito!»
Il moro fece un segno d’assenso con il pollice, prima di entrare in quel enorme mondo popolato dal libri e mondi immaginari, mentre il minore dei Winchester metteva in atto il suo piano. Tornò al motel con due confezioni di birre, qualche schifezza satura di grassi che piaceva a suo fratello, e tutte le buone intenzioni di cavar fuori dalla bocca di suo fratello qualcosa riguardo il suo strano atteggiamento. E se non avesse parlato con le buone maniere, avrebbe usato le cattive. Stavolta, più delle altre volte, era seriamente preoccupato per suo fratello, il suo reprimere le emozioni non era mai qualcosa di positivo, ma non era mai stato tanto nocivo come in quel momento, perché alla fine Sam o Bobby riuscivano sempre ad estorcergli il motivo della sofferenza: perdita di qualcuno, fallimenti, tensioni, ansie e cose simili. Il suo reprimere le emozioni in quelle circostanze, tuttavia, era legato ad un amore che non voleva ammettere nemmeno a se stesso, forse a causa della propria sempre ostentata eterosessualità o legata ad altri fattori che in quel momento non erano ben impressi nella mente di Sam perché Dean era un enigma, quando si trattava di emozioni. Sam riusciva ad intendere quando stesse male, o bene, ma non riusciva mai a capire da cosa dipendesse; Bobby gli aveva insegnato che se il suo atteggiamento non scemava, allora doveva intervenire, altrimenti sarebbe diventato nocivo. Stavolta, Sam aveva dato ragione al padre adottivo, giungendo alla conclusione di dover prendere la situazione in mano.
Dean così era ingestibile, perfino per suo fratello.
Giunse finalmente alla camera che divideva con il più grande, e come volevasi dimostrare, Dean era davanti alla televisione, steso su un letto sgangherato, le gambe accavallate tra di loro e la solita espressione: mascella contratta, sopracciglia corrugate e mani tremanti.
«Dean, ci facciamo una birra?» esordì il minore raggiungendo il maggiore accanto a letto, guardandolo preoccupato «ho portato anche qualcosa da mangiare, se hai fame».
Dean rispose con un borbottio sommesso e un grugnito, negando e Sam capì che la faccenda fosse ancora più grave di quanto immaginasse. Dean non diceva mai di no al cibo spazzatura o ad una birra.  
«Dean, ti farò parlare lo stesso, lo sai, vero?» chiese con il tono irritante di una mamma petulante, andando dritto al sodo.
«Cosa vuoi sapere, Sammy?» chiese spazientito dopo aver sbuffato sonoramente, ed essersi messo seduto.
Detestava quando suo fratello si trasformava in una mamma apprensiva e preoccupata, non era compito di Sam preoccuparsi di lui, era l’esatto contrario: Dean doveva occuparsi di Sam, come aveva sempre fatto da quando erano bambini, fin da quando erano rimasti orfani, fin da quando erano stati adottati da Bobby, fin da… sempre. Dean si era occupato di Sam, non il contrario, e quella cosa doveva restare intatta. Dean era l’uomo di casa, il più grande, e non accettava che Sam si preoccupasse per lui.
«Cosa ti prende. E non dirmi niente, sei fin troppo nervoso, impulsivo e…»
«Okay, non voglio essere psicanalizzato. Risponderò alle tue domande con sincerità» sbottò. Decisamente era peggiore delle altre volte, constatò mentalmente Sam, guardando il maggiore, non sbottava mai in quel modo, era sempre calmo, per quanto l’atteggiamento di Dean in determinate occasioni potesse essere ritenuto calmo.
«C’entra qualcosa Cas?»
Il maggiore abbassò lo sguardo – e mai, mai nella sua vita Dean Winchester aveva abbassato lo sguardo davanti al fratello – ed arrossì vistosamente, scuotendo poco convinto la testa. Avrebbe voluto dire qualcosa, sparare una delle sue affermazioni sarcastiche e crudeli, ma non riusciva, qualcosa lo bloccava. Rispondere, o non rispondere? Mentire o restare in silenzio? Non sapeva neanche lui cosa fare, era così confuso in quel momento, ma lo sguardo di Sam era puntato su di lui, indagatore e fastidioso.
«Non guardarmi così, non sono una donnicciola innamorata!» sbottò rialzando lo sguardo, sopprimendo di nuovo le sue emozioni, chiudendosi al mondo dell’amore ancora, come sempre.
«Sei un coglione, ti vedo, sai? La mattina sei nel letto di Cas, e Dean, tu lo stringi. Possessivamente, aggiungerei» gli disse guardandolo, suscitando un nuovo dilemma interiore del maggiore, che combattuto, non riusciva a trovare una risposta. Fu colto dalla consapevolezza che non fosse più tutto segreto, come prima. Sam sapeva, Sam aveva sempre saputo tutto, ma non lo aveva mai giudicato, Sam tentava di aiutarlo. In quel momento, Dean riusciva a sentirlo, ma no, non poteva ammettere di provare qualcosa, sarebbe finita male, come tutte le altre volte, i demoni avrebbero usato Castiel per ferirlo, e no, non poteva accadere, aveva già perso troppo in quella vita, e non lo avrebbe fatto di nuovo, non avrebbe mai permesso che qualcuno a cui teneva morisse.
«Va bene, lo ammetto, con Castiel è capitato qualche incontro ravvicinato» confessò, restando vago «solo che il moccioso è vergine, quindi ci vado piano tutto qui» spiegò con tranquillità, cercando di celare il leggero sussulto del suo cuore, al ricordo di quelle notti.
«E da quanto tempo non vai con una donna?»
«Cosa c’entra questo?»
«C’entra, perché non frequenti altre persone, perché non vuoi deludere Cas, e non vuoi tradirlo» spiegò con tono da saccente Sam, guardando il fratello dritto negli occhi, Dean sapeva che a momenti avrebbe sganciato la bomba, e lo avrebbe messo a nudo, perché Sam era capace di farlo, in fondo era suo fratello, conosceva meglio di chiunque altro i suoi punti deboli, e probabilmente stavolta lo aveva scoperto «perché sei innamorato di lui, Dean» boom, eccolo il mio fratellino con le sue bombe.
«Cosa?!» domandò scattando in piedi, cercando di sfuggire a quelle affermazioni per nulla vere, perché no, lui non amava, lui non era il tipo che perdeva tempo ad amare qualcuno. Lui ci andava solo a letto, era capitato accidentalmente che si fosse trattenuto nel letto di Castiel, un caso, un semplicissimo caso, nulla di più «tu sei impazzito, ti sei bevuto il cervello! Io non sono affatto innamorato, no, no! Non è un’ipotesi contemplata da me!» troppe negazioni insieme, si stava esponendo, non poteva, doveva smettere di negare; intanto continuava a scuotere la testa cercando di non far capire nulla a Sam «sei totalmente fuori di testa, io non sono affatto innamorato, no!» aveva iniziato a camminare avanti e indietro per la stanza, con fare nervoso, mentre Sam lo osservava divertito «cosa ti passa per la mente, eh?!»
«Mi hai appena dato la dimostrazione che non mi sbaglio, Dean. Sei diventato troppo nervoso per essere indifferente» gli disse con tranquillità, incrociando le braccia al petto «allora, ne vuoi parlare?» chiese lanciandogli una birra, che Dean afferrò subito, restando però ancora in piedi, di fronte al fratello.
Cosa doveva dirgli? Che non poteva fare a meno di baciarlo ogni volta che ne aveva l’occasione? Che era geloso se qualche essere di qualunque sesso o natura si avvicinava troppo a lui? Che desiderava tenerlo sempre per sé? Che ogni scusa era buona per invadere il suo spazio personale?
«Non ho niente da dire» brontolò, scuotendo la testa, stappandosi la bottiglia di birra «non sono innamorato, solo attratto fisicamente da Castiel. E’ un bel ragazzo, e mi incuriosisce, tutto qui. E’ solo sesso, del sano sesso» disse celando nuovamente i suoi sentimenti, bevendo finalmente la sua agognata birra. Era come se avesse un deserto al posto della gola, non riusciva a respirare e ogni parola sembrava essere una pugnalata dritta nell’anima, perché sentiva che non fosse solo sesso, perché… non avevano ancora fatto realmente sesso, loro due. E Sam si preoccupò di sottolineare quest’aspetto della loro ‘relazione’, se così poteva chiamarla, facendo arrossire ancora Dean, che si sentiva sotto esame.
Avrebbe preferito affrontare il diavolo in persona, al posto di suo fratello.
«Peccato che tu e Castiel non abbiate mai concluso nulla» due bombe in una? Sam, sei sleale! – pensò Dean, innervosendosi.
«Voglio solo essere gentile con il verginello, tutto qui» si difese Dean, senza guardare il minore, che sorrise.
Suo fratello era cotto di Castiel, era totalmente perso, e probabilmente prima o poi lo avrebbe ammesso.
«E prendetevi una stanza tutta vostra, non ci tengo a sentire i vostri gemiti» disse Sam divertito, attingendo anch’egli dalla birra da lui stesso comprata, mentre Dean lo guardava in netto imbarazzo. Non credeva affatto che Sam potesse sentirli, a causa del suo sonno pesante, ma a quanto pareva erano un po’ troppo rumorosi, e nonostante ciò il minore dei Winchester non ripudiava il fratello. Tra l’altro, a Dean non importava della sua reazione, lui non voleva innamorarsi e basta, non poteva provare niente di romantico per qualcuno, perché sarebbe stato un errore, perché un cacciatore non poteva innamorarsi, avrebbe perso tutto e tutti, già faticava ad occuparsi di suo fratello, e ad accettare che lui fosse la persona più importante della propria vita, perché era il suo fratellino minore ed era compito suo proteggerlo, ma non poteva permettersi di far entrare un’altra persona nella sua vita, di preoccuparsi per qualcun altro, e di… sentirsi coinvolto. Non voleva esserlo, non poteva.
Era un cacciatore, e i cacciatori non avevano la felicità, non la conoscevano. Era convinto che la sua felicità fosse vedere Sam vivo e nient’altro, a parte il salvare le persone, che poi era la parte principale del suo lavoro.
«Solo, Dean» disse Sam, tornando serio «non ignorarlo più, o almeno rivolgigli la parola quando ti salva il culo, ci sta male» continuò a mo’ di rimprovero. Dean annuì, conscio del fatto che lo avesse fatto soffrire durante quei giorni, ignorandolo «e calmati, okay? Ragiona prima di entrare in azione» gli ricordò il minore, strappandogli un mezzo sorriso.
In fondo, aveva ragione, doveva essere più rilassato, e ragionare, non uccidere direttamente, rischiando la vita.
Castiel lo aveva salvato così tante volte, che ormai ne aveva perso il conto. Forse era anche questo a piacergli, di Cas, che lui si prendesse cura di lui, in ogni istante. Non che Sam non lo facesse, ma con Cas era diverso.
Si stapparono una seconda birra, mangiando ciò che Sam aveva portato, rilassandosi davanti alla tv – e per fortuna, si disse Sam, che Dean avesse tolto quel porno scadente – guardando una telenovela scadente.
«Ma Cas?» chiese alla terza birra Dean, guardando il fratello «non dovrebbe già essere tornato? La biblioteca chiude alle nove, e sono le dieci passate» affermò, controllando l’orologio.
«Starà tornando a piedi, tranquillo, Dean».
«No, no. Sono sicuro che la biblioteca sia qui vicino. E non ha chiamato, perché non ha avvisato?»
«Amico, meno male che non eri innamorato» lo prese in giro Sam, divertito.
«Se fosse con una ragazza?» un momento, è geloso? – si chiese mentalmente Sam, ancor più divertito.
Sam rise gettando la testa all’indietro.
Suo fratello, il cacciatore tutto d’un pezzo, donnaiolo e menefreghista, stava letteralmente perdendo la testa per un altro uomo, se non l’aveva già persa, ritrovandosi ad essere persino geloso e protettivo nei suoi confronti. Chi voleva prendere in giro? Era evidente che fosse qualcosa di più del banale sesso, perché Dean non aveva mai aspettato, non si era mai preoccupato, e non si era mai esposto così tanto. La situazione era comica, sotto un certo punto di vita, però era vero.
Era tardi, e ormai Castiel avrebbe dovuto chiamare uno dei due, poteva accadere qualsiasi cosa, erano comunque in un mondo dove i mostri non erano semplici incubi dei bambini che non volevano dormire da soli, bensì erano reali, erano tangibili ed erano sul serio pericolosi.
«Facciamo ch-» stava per proporre di chiamarlo, ma Dean l’aveva preceduto, ed aveva afferrato il cellulare e in un brevissimo tempo aveva iniziato a camminare per la stanza, con il telefono attaccato all’orecchio, preoccupato.
Dopo la terza chiamata andata a vuoto, il più grande spazientito, lanciò via il telefono, facendolo fracassare contro il muro, sbuffando preoccupato e irritato, non sapeva dove fosse Castiel, non sapeva con chi fosse e nemmeno il motivo per cui non rispondeva.
«Io vado a cercarlo» aveva comunicato al minore, che si chiedeva come mai se fino a mezz’ora prima sembrava essere l’umano più menefreghista esistente, indifferente e per niente interessato al moro assente, in quel momento era un trottola umana, che non riusciva a stare ferma, mossa da una mano esterna: la preoccupazione.
«Innamorato» disse Sam, celando la parola con un colpo di tosse.
«Preoccupato» lo corresse Dean, marcando la voce su quella parola.
Dean era seriamente preoccupato per Castiel, e nemmeno se ne rendeva conto. Sam pensò di dover per forza fare qualcosa per aprire gli occhi al fratello, e metterlo davanti alla realtà: amava Castiel, e tutti se ne accorgevano, a parte i due diretti interessati.
Castiel era fin troppo insicuro per notare il palese amore nei suoi confronti di Dean, e quest’ultimo troppo orgoglioso per ammettere, anche solo a se stesso, di provare qualcosa di tanto forte.
Fatto stava, che Dean aveva già preso la giacca, le chiavi dell’auto e aveva afferrato il telefono di Sam per chiamare nuovamente l’amico. Stava per uscire, quando aprendo la porta, si ritrovò Castiel di fronte, il telefono in una mano, un libro sotto un braccio, una mano occupata da una busta contenente chi sapeva cosa e l’espressione confusa sul volto.
«Sono qui, Dean» disse semplicemente inclinando il capo, incuriosito dal fatto che Dean lo stesse chiamando, quando non gli rivolgeva la parola nemmeno sotto tortura durante la giornata, e nemmeno sotto le coperte, lì si limitava a gemere e a sussurrare il suo nome, sotto l’effetto dell’eccitazione.
«Sì, lo vedo» rispose con il tono burbero e pieno di rimprovero. Castiel stava per chiedergli come mai gli parlasse, perché era del tutto strano, durante le ‘ore lavorative’, ma si bloccò, timoroso di offenderlo in qualche modo, imbarazzato, l’ex-serafino si limitò a posare il telefono in una tasca dei jeans, sotto al trench beige dal quale non si separava mai.
«Come mai mi hai chiamato?» quando non mi rivolgi nemmeno la parola? – chiese omettendo la seconda parte, per ovvi motivi.
«Hai sentito Sam?!» chiese seccato girandosi verso il fratello «mi chiede perché lo stessi chiamando!» esclamò alterato, mentre Sam tossicchiava divertito, Dean si voltò di nuovo verso Castiel, che confuso non capiva cosa prendesse al cacciatore «perché sono le dieci passate, non hai avvisato e non rispondevi al cellulare, forse?»
«Le mie scuse» borbottò l’altro, abbassando lo sguardo, mortificato «io… la biblioteca ha chiuso, ma stavo leggendo, allora sono uscito e sono andato in un parco lì vicino. Stavo leggendo, e non mi sono reso conto dell’orario» spiegò con sincerità, mentre lo sguardo di Dean si addolciva alle sue parole «e non ho risposto al cellulare perché non l’ho sentito, mi sono accorto fuori dalla porta che mi stessi chiamando» affermò con una sincerità disarmante, recuperando e mostrando il telefono al cacciatore «le mie scuse di nuovo».
«Oh Cas» sussurrò Dean, avvolgendo le braccia attorno alle spalle del più basso, attirandolo a sé in un abbraccio dolce e forte, nessuno dei presenti si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte di Dean, nemmeno Dean stesso, che in quel momento stringeva Castiel come se avesse rischiato di perderlo per sempre, come se in quel momento avesse realizzato davvero ogni cosa.
Peccato che non lo ammise, a nessuno, a parte che a se stesso. Era un passo avanti, no?
Castiel restò teso, con le braccia lungo i fianchi, la busta ancora in una mano, ma il volto rilassato in un sorriso.
«Ti ho portato la torta di mele, per farmi perdonare» mormorò con il volto affondato nel collo di Dean, che lo stringeva con possessione. Non lo aveva mai fatto davanti a Sam prima di quella sera, ed era un notevole passo avanti, per una persona come lui che nascondeva tutti i suoi sentimenti dietro un muro invisibile, ma solido, che man mano grazie a Castiel andava sgretolandosi. Perché stava accadendo? Perché provava tutte quelle emozioni in una sola volta?
«Sei adorabile, Cas, davvero adorabile» mormorò, mentre Sam si alzava imbarazzato, deciso a lasciare entrambi da soli, meritavano un po’ di privacy, ora che Dean aveva capito di provare qualcosa, non lo aveva ammesso ad alta voce, e forse mai l’avrebbe fatto, ma Sam era felice di vedere che avesse lasciato andare le inibizioni che lo trattenevano dal mostrare ciò che voleva davanti agli altri.
«Io prendo un’altra stanza. Voi… divertitevi» ridacchiò, mentre Dean, senza accorgersi che il fratello fosse andato via, trascinò Castiel per una mano dentro, facendogli cadere dalle mani la busta contenente la torta e il libro da sotto il braccio, attirandolo poi a sé, per baciarlo con passione non appena Sam ebbe chiuso la porta. E lo baciò, lo baciò con talmente tanta intensità da far girare la testa ad entrambi, e mentre Castiel sorrideva contro le sue labbra, con la speranza di essere salvato da Dean – perché se si preoccupava così tanto per lui, avrebbe fatto qualcosa per non farlo trasformare in demone – il cacciatore spingeva l’ex-angelo sul letto, intenzionato a non separarsi mai più da lui, perché, chi avrebbe mai voluto staccarsi da quell’uomo, capace di far provare emozioni così travolgenti? Non di certo Dean, che si era perso totalmente nelle sue labbra, nei suoi capelli e nei suoi occhi.
Forse prima o poi, il muro sarebbe venuto giù, e avrebbe confessato a Castiel di amarlo.
Forse prima o poi, avrebbe ammesso che anche un cacciatore poteva innamorarsi.
Forse prima o poi, non avrebbe più avuto paura di esporsi in quel modo.
E forse prima o poi, sarebbe stato davvero felice. 

 
To be continued...



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Welcome back here, people!
Allora, prima di tutto, chiedo scusa per il ritardissimo del capitolo, l'avevo riletto tipo... un secolo fa, ma wibbly wobbly timey wimey... stuff.
Ma... ci ho messo una vita a riprendermi dal finale di stagione, e... chi ha visto la puntata può capire il mio sconforto emotivo. Avrei tanto voluto uccidere Metatron, sono contenta di aver scritto questa storia, perchè... beh, *spoiler* fa una brutta fine. eheheh. 
Poi... Oh mio dio, c'è stata la convention e io povera squattrinata non ci sono potuta andare, quindi giù con altra depressione. Poi i libri di Machiavelli (che qualcuno lo uccida... anche se è già morto. Chiamerò Crowley e gli ordinerò di torturare all'inferno quel bastardo) non si studiano da soli, e sto praticamente andando ogni giorno in facoltà. Aggiungiamo che io senza scrivere non so stare, e ho tirato giù una OS, che è una OS, perchè è di sole (orrore) settemila parole, per ora, e che pubblicherò appena avrò il tempo di rileggere.
Così arriviamo a stasera, sono mezza morta, ma me winner, ho finito un libro infinito di quel cretino, e sono qui tutta per voi (non per molto, che tra poco scappo in palestra, ah.) con un nuovo capitolo!
Velocemente esaminiamo insieme il contenuto di suddetto: 
-Dean non è l'amore a non voler ammettere di essere in looove with Cas, ma si preoccupa per lui e fa il geloso? AW.
-Sammy, credo che lo eleggerò come miglior strizzacervelli. 
-Cas... che parla del tè con una ragazza ed è tanto adorabile.

Il prossimo, aihmè è l'ultimo in cui regnerà la pace, già dalle ultime battute finali si respira "tragedia", e... ci dirigeremo velocemente verso l'ending. 
Vi ringrazio come sempre, e ci becchiamo al prossimo capitolo! 


Ps come sempre, sono OOC e incoerenti, ma l'ho detto talmente tante volte che vi avrò annoiato. Spero non ci siano errori! 
   
 
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