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Autore: harryandlouislove    28/05/2014    3 recensioni
La mia vita da timido e impacciato sedicenne era soffocata dal monotono susseguirsi dei giorni tristi e desolati, scandita dalla quotidianità di ogni azione che si ripeteva costantemente, rendendo ogni momento come in preda a un deja-vu, era un groviglio di problemi attorcigliati fra loro come il filo di un gomitolo. Mi assalivano senza preavviso, erano un lampo a ciel sereno che mi spaventava a morte, giungevano dal mio passato buio e mi trafiggevano, lacerandomi.
Volevo scappare, ero alla disperata ricerca di un avventura, di un cambiamento. E il mio cambiamento, l'avventura che avrei vissuto di lì a poco, aveva un nome: Louis Tomlinson.
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Attenzione!
Louis/Harry accenni Zayn/Niall Zayn/Liam
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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FIRST LOVE



Capitolo 1. Heartbeat

 

 

Harry

 

La mia vita da timido e impacciato sedicenne era soffocata dal monotono susseguirsi dei giorni tristi e desolati, scandita dalla quotidianità di ogni azione che si ripeteva costantemente, rendendo ogni momento come in preda a un deja-vu, era un groviglio di problemi, attorcigliati fra loro come il filo di un gomitolo. Mi assalivano senza preavviso, erano un lampo a ciel sereno che mi spaventava a morte, giungevano dal mio passato buio e mi trafiggevano, lacerandomi.
Volevo scappare, ero alla disperata ricerca di un avventura, di un cambiamento. E il mio cambiamento, l'avventura che avrei vissuto di lì a poco, aveva un nome: Louis Tomlinson.

 

Il treno che mi avrebbe condotto a Brighton era vuoto, esclusi una vecchia signora che lavorava al luncinetto, un bambino che correva avanti indietro per il corridoio e un signore panzone che ingurgitava patatine e bibite. Stare lontano dal mio paese per un po' mi avrebbe fatto bene. Avevo bisogno di staccare la spina, di divertirmi e di non pensare.
Sarei stato per qualche mese in una pensione per giovani, forse il mare e il resto mi avrebbero distratto un po'.
Il vecchio treno deragliò fermandosi alla stazione della bella cittadina e, afferrata la valigia, scesi inspirando a pieni polmoni la brezza leggera del mare.
Erano quasi le dieci di sera, ma la strada era ancora viva e trafficata, un viavai di gente camminava sui marciapiedi grigi. Restai per qualche minuto ad osservare spaesato quella miriade di persone prima di incamminarmi in direzione del luogo che mi avrebbe ospitato nel tempo a venire.

L'edificio del SunSea era abbastanza grande, i muri bianchi erano sporchi e scrostati, all'ingresso e sui balconi del piano più alto erano posizionati alcuni fiori ormai secchi, l'erba del giardino era tenuta piuttosto male, il vialetto era seminato da bottiglie di birra vuote, la luce dei lampioni tremolava minacciando di spegnersi. Dietro di esso, a poche centinaia di metri, c'era la spiaggia di Brighton.
Suonai il campanello incerto. La porta di legno graffiata si spalancò e sull'uscio comparve un ragazzo biondo e sorridente.

-Ciao!- squillò -Tu devi essere Harry Styles, ti stavamo aspettando!- Annuii guardandomi attorno. L'atrio era stretto e buio, ma più avanti c'era una graziosa saletta dalle grandi vetrate, un paio di tavolini attorno ai quali erano seduti dei giovani che chiacchieravano allegramente sorseggiando bibite, alcuni divanetti di pelle nera graffiati e usurati, come se fossero stati aggrediti da un gatto irabondo, un bancone da bar trasformato in una enorme scrivania troneggiava in fondo alla stanza.

-Io sono Niall, piacere- continuò il biondo. Ci avvicinammo al bancone, dal quale spuntò fuori un ragazzo moro e serio.

-Zayn, è arrivato Harry- disse Niall -Che stanza gli diamo?- gli domandò mentre quest'ultimo sistemava il piano di legno dai numerosi fogli svolazzanti.

-Siamo pieni, l'unica libera è quella con Tommo.- sospirò alzando lo sguardo per un secondo, senza considerarmi minimamente per poi ritornare alle sue carte. Niall fece una faccia poco convinta, sparì dietro il bancone e ritornò con un mazzo di chiavi in mano.

-Ah, Niall. Io esco- disse Zayn. Niall, fece finta di non averlo sentito.

-Seguimi- mi invitò. Con la valigia pesante che mi stava spezzando la spalla, lo seguii su per le scale ripide e piene di polvere. Salimmo fino al quarto ed ultimo piano, percorremmo un lungo corridoio e ci fermammo davanti alla porta della stanza numero 19.

-Allora Harry, Louis sarà il tuo “coinquilino” finchè non si sarà liberata un'altra camera. Lui è un tipo un po' particolare, ma se sai prenderlo per il verso giusto è una persona d'oro.- spiegò, mi lasciò le chiavi nel palmo delle mani, salutò e poi tornò al piano di sotto.

Girai la chiave nella serratura e mi addentrai all'interno, dove venni avvolto nell'oscurità. La sola luce fioca di una finestrella mi acconsentì di distinguere un ombra accasciata sul muro, intenta a fumare una sigaretta, sprigionando un fumaccio nero che mi fece tossire.

-Chi sei?- domandò l'ombra.

-Ehm, tu sei Louis, giusto?- chiesi, non ottenendo nessuna risposta -Io sarò il tuo compagno di stanza per un po'- continuai.

-Non voglio un compagno di stanza, sto bene così grazie.- mugugnò lui. Rimasi immobile e appoggiai per terra la valigia, affaticato.

-Per favore, sono molto stanco. Qual'è il mio letto?- lo implorai ignorandolo.

-Sei sordo per caso? Ho detto di andartene- farfugliò Louis con voce cauta.

Visto che ero ancora immobile nella mia posizione e deciso a non uscire, accese la luce, strizzando gli occhi per il riverbero e mi rivolse un'occhiata che mi fece raggelare. Fu la prima volta in cui vidi Louis Tomlinson.
Era piuttosto bassino, molto più di me, ma sinuoso ed elegante nella sua polo bianca e nei suoi jeans aderenti che lasciavano scoperte le caviglie. Il viso era delicato, la fronte alta, i capelli lisci sparati in aria in un ciuffo disordinato, le labbra sottili e rosee sfiorate dalla sigaretta che teneva fra i polpastrelli, dandogli un'aria spavalda. In quel primo nostro sguardo, silenzioso, scrutatore, non potei non rimanere colpito dai suoi occhi azzurri incorniciati da sopracciglia chiare, azzurri più del mare limpido, azzurri più del cielo sereno di un pomeriggio d'estate. Rimanemmo a fissarci, a studiarci in ogni singolo dettaglio.

-Vuoi una foto per caso?- disse accennando un sorriso. Abbassai la testa imbarazzato.

-Come ti chiami ricciolino?- domandò. - H-harry- risposi tremante.

Louis fece un'altro tiro, sbuffando il fumo contro il vetro appannato della finestra, poi gettò la sigaretta a terra e la schiacciò con il piede. Si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla. Irrigidii alla sua presa forte.

-Sembri un barboncino bagnato. Non ti mangio sai.-

-P-posso sistemare le mie cose?- sussurrai.

-Fai come vuoi- sbiascicò -Ma vedi di non stressarmi l'anima altrimenti ti sbatto fuori a calci.- disse ridacchiando.

-Non ti accorgerai nemmeno della mia presenza- sorrisi intimidito.

-Ciao, Harry.- salutò uscendo e sbattendosi la porta alle spalle.

Poggiai la valigia sul letto cigolante e iniziai a tirare fuori i miei vestiti, mettendoli nel piccolo armadio accanto.

Mi scivolò fra le mani una foto. Era di mia sorella. Il cuore cessò di battere per un secondo; cosa ci faceva lì? Pensavo di aver eliminato tutto ciò che la riguardava.
Ma quella fotografia sbiadita e stropicciata si era intrufolata per ricordarmi che non potevo cancellare il ricordo, seppure lo volessi.
Fui tentato dal strapparla in mille pezzettini, ma non ne ebbi il coraggio.

Dopo tutto quello che ho fatto per te Harry, vuoi distruggere la mia esistenza persino dentro di te?

Era da tanto che non sentivo la voce di Gemma nella mia testa e la cosa mi intimorì. Non sarei mai riuscito a dimenticare.
Mi abbandonai esausto sul letto e chiusi gli occhi, strinsi la foto al petto e mi addormentai.

 

Niall

 

La sala di ingresso era un pandemonio, come poi il resto della casa d'altronde. Avevamo trascurato un po' le pulizie in quei giorni o almeno, Zayn lo aveva fatto, lasciando tutto a mio carico. Ormai la sua presenza al SunSea era una specie di miracolo visto che non faceva che vedersi con Liam. Era uscito con lui tre ore fa e ancora non aveva fatto ritorno. Quel tizio non mi convinceva neanche un po', aveva un non so che di malandrino e sospettoso, riuscivo a leggerglielo in quei suoi grandi occhi marroni, vuoti e spenti, che fissavano chiunque con ferocia come un leone fissa la sua preda.
Non mi piaceva affatto né lui, né l'effetto che aveva su Zayn. Quando tornava dai suoi appuntamenti, era sempre così silenzioso e distaccato, talmente perso in chissà quali pensieri che a stento mi rivolgeva la parola. E Zayn, il mio Zayn, il mio migliore amico, non era così.
Lo conoscevo da quando eravamo piccoli e le nostre madri frequentavano lo stesso corso di taglio e cucito. Eravamo subito andati d'accordissimo e da allora non ci eravamo più separati, vivendo insieme esperienze belle e brutte, sostenendoci a vicenda nelle situazioni difficili che la vita aveva serbato ad entrambi e diventando una persona sola. Aprimmo il SunSea, nella vecchia casa di mia nonna che aveva dato a me in eredità, per racimolare qualche soldo per l'università, ma alla fine rinunciammo alla laurea in medicina, visto che nessuno dei due sembrava targato per fare il medico, e rimanemmo a Brighton.
Il nostro rapporto era speciale e meraviglioso, eravamo più che fratelli, legati e uniti, ma da un po' di tempo sentivo Zayn allontanarsi sempre di più. Percepivo che qualcosa non andava, che c'era qualcosa che lo turbava, ma le mie richieste, le mie suppliche di dirmi qual'era il problema, erano state inutili.

-Sto bene, Nialler.- ripeteva, ma io sapevo che mentiva, lo conoscevo troppo bene e non avrebbe potuto ingannarmi così facilmente.

Lo scatto della serratura mi fece balzare in piedi dalla sedia sulla quale mi ero appisolato. Zayn fece il suo ingresso, stanco e vacillante, e arrancò verso la mia direzione. I capelli nero corvino erano disordinati, il viso smunto e pallido e gli occhi arrossati, come se avesse appena pianto.

-Zay- sussurrai sfiorandogli la mano, implorandolo con lo sguardo di parlarmi.

-Sono stanco, Niall. Buonanotte- tagliò corto lui. Salì le scale, lasciandomi solo.

 

 

Zayn

 

Io so dov'è tua madre, Zayn”

Quelle parole rimbombavano prepotenti nella mia testa.

Se farai il bravo Zay, forse te lo dirò. Ma devi comportarti bene”

Era iniziata così la mia 'schiavitù' da Liam Payne.

Mia madre era sparita misteriosamente tre anni prima, vani erano stati i processi, vane erano state le infinite ricerche da parte degli agenti di polizia. Alla fine tutti si erano rassegnati al fatto che fosse morta, ma io nel profondo non ci avevo mai creduto. Avevo continuato a tenere acceso quel barlume di speranza che mi convinceva ad andare avanti perchè un giorno l'avrei riabbracciata, sentendo il suo profumo delicato invadermi.

E Liam Payne, con le sue parole, con le sue promesse, aveva fatto ravvivare ancor di più quella speranza.

Poco importava se stava giocando con la mia vita, trattandomi come una marionetta fra le sue mani, comandandomi a bacchetta, obbligandomi a fare tutto ciò che lui e il suo corpo desiderava. Poco importava quello che mi stava facendo passare, se poi mi avrebbe condotto a mia madre. A quel punto, la mia sofferenza sarebbe stata ricompensata.

Niall era terribilmente preoccupato per me, aveva intravisto la stanchezza celatasi nel mio sorriso spento, e voleva aiutarmi, voleva starmi vicino come aveva sempre fatto. Ma quella era una situazione che riguardava soltanto me e non volevo macchiarlo dei miei problemi. Non ancora.

 

Harry

 

Una cuscinata in pieno volto mi strappò dal sonno.

-Ma che cavolo..- mormorai stropicciandomi gli occhi. Louis era seduto a gambe incrociate sul suo letto, dalla parte opposta della stanza.

-Russi schifosamente forte- disse. Qualche timido raggio di sole, filtrava leggero dalle tendine illuminandogli il viso assonnato.

Mi ristraiai, coprendomi con il lenzuolo bianco fino alla testa. In un balzo, il ragazzo si avvicinò e me lo tolse di dosso, un brivido dovuto all'imminente cambio di temperatura mi fece tremare.

-Si può sapere cosa vuoi?- domandai irritato. Lui continuò a fissarmi, facendomi sentire terribilmente piccolo piccolo.

-Mi devo alzare e mi da fastidio il fatto che tu dorma se io sono sveglio.-

Lo guardai sbigottito, e sorrisi per quell'affermazione insensata.

-Mi dispiace per te, ma io qui sono in vacanza e dormo quanto mi pare. Buonanotte- soffiai con voce rauca, per poi richiudere gli occhi.

Louis spalancò le finestre, lasciando che la luce e l'aria fresca e salata del mare invadesse l'ambiente. Poi accese uno stereo barcollante sul suo comodino, le note dei The Fray ad alto volume percossero le pareti e iniziò a fischiettare.

-Ho capito, ho capito. Mi alzo!- esclamai scocciato. Lui fece una smorfia soddisfatta, poi -Hai un faccino da marmocchio- saltò fuori, non togliendomi il suo sguardo penetrante di dosso.

-Ho sedici anni.- risposi.

-Appunto, sei un marmocchio- disse per poi sparire nel bagnetto lì accanto.

-Scusami, tu quanti anni hai?- urlai.

-Diciotto- gridò lui attraverso la porta. -Sono più vecchio di te, marmocchio-

-Sì, ma morirai prima.-

La sua risata forte e contagiosa mi fece sorridere e per un attimo fui orgoglioso di esserne stata la causa. Mi risedetti sul letto, aspettando di poter andare in bagno, appena Louis ne fosse uscito, e sfiorai con le dita la fotografia la quale avevo stretto al cuore tutta la notte. Faceva così male rivedere quel viso, quel sorriso radioso, le fossette a incorniciarle le labbra rosse, come le mie.

Siamo come due gemelli Haz!  diceva. Sospirai. Mi mancava come l'aria.

La porta del bagnetto si spalancò.

-Puoi andare, se vuoi- disse Louis. Mi alzai ed entrai, per darmi una rinfrescata veloce. Louis si era cambiato e ora, al posto del suo pigiama sbrandellato, indossava una maglietta a righe blu e bianche, pantaloni aderenti rossi che gli lasciavano scoperte le caviglie sottili, scarpe basse ai piedi. I capelli castani ordinati da un filo di gel, con qualche ciuffetto ribelle qua e là.

-Che sei venuto a fare qui a Brighton?- domandò frugando nell'armadio.

-Avevo solo bisogno di andare via dal mio paese per un po'- risposi.

-Io feci lo stesso tre anni fa. Peccato che poi non sia più tornato- mormorò, un velo di tristezza nel suo tono di voce.

-Come mai?- mi azzardai a chiedere.

-Storia lunga- commentò indifferente.

-Ti va di fare un giro per il paese?- soffiò piano, quasi per non farsi sentire. -Solo perchè non saprai nemmeno dove è il supermercato o l'ospedale..- cercò quasi di giustificarsi.

-Si mi va. Potrei farmi male da un momento all'altro perciò è meglio che sappia dov'è l'ospedale!- ammiccai.

 

 

Niall

 

Le auto passavano sgommando sulla strada polverosa, macchie di colore che sfrecciavano indistinte, il rombo dei motori, il suono dei clacson, lo stridere delle ruote sull'asfalto e qualche lieve momento di silenzio destinato a durare ben poco.
Nell'aria aleggiava un fresco odore di estate e il cielo screziato era variopinto di molteplici colori, punteggiato qua e là da qualche nuvola bianca di passaggio.
Zayn e io eravamo seduti a gambe incrociate, al riparo dell'ombra di un alberello dalle verdi foglie, ad osservare tutto ciò, rilassati e felici, senza un motivo ben preciso.

Forse era proprio la semplicità di quei momenti a renderli speciali; ritrovarsi nel nostro posto segreto, ad osservare in ogni singolo e irrilevante dettaglio il mondo attorno a noi, rassicurati dalla presenza l'uno dell'altro, cullati dal vento.

Tutti i pensieri, i problemi, quel peso sul petto soffocante come una coltre di fumo che ci avvolgeva e ci impediva di distinguere tutto il resto, per una volta non occupavano prepotenti la nostra mente. Tutto sembrava svanire, tutto era sospeso nel vuoto, incapace di aggredirci, non in quell'attimo almeno.

-Zay?- sussurrai.

-Mm- borbottò lui, squadrandomi con i grandi occhi color cioccolato carichi di affetto.

-Noi resteremo amici per sempre, vero?- domandai in un soffio, sfiorando la mia pelle chiara con la sua, abbronzata.

-Certo, Nialler- rispose stringendomi la mano.

-E se la vita sarà ancora così stronza da farti del male, tu parlerai sempre con me e ti lascerai aiutare?- dissi accoccolandomi al suo petto.

-Affronteremo sempre tutto insieme Niall, te lo prometto.-

Calò la notte, ma rimanemmo lì, stretti stretti a sentire il battito dei cuori e i nostri respiri all'unisono, come se fossimo una cosa sola.

 

Cacciai via dalla mente quel pensiero, cercando di opprimere quel grande senso di nostalgia e tristezza che stava prendendo il controllo.

Va tutto bene Niall.

Mi ripetevo, sperando di auto convincermi di ciò.

Forse è solo un periodo un po' così per Zayn, non per forza deve essere successo qualcosa..

Ma era inutile ripeterselo.

Quello che da sempre avevo temuto accadesse, quell'incubo che tormentava il mio sonno, ora era alle mie spalle, pronto ad aggredirmi da un momento all'altro.
Zayn non poteva andarsene, non poteva abbandonarmi, non poteva lasciarmi da solo. Non poteva smettere di far parte di quel noi che da sempre aveva lottato contro il mondo intero, vincendo contro qualsiasi altro tipo di difficoltà.
Si stava chiudendo su sé stesso, lasciandomi fuori dal suo regno segreto, escludendomi come mai prima d'ora aveva fatto, mascherando quel qualcosa che gli stava accadendo e che non sapevo cosa fosse, costruendo castelli in aria con le sue bugie patetiche, evitando persino il mio sguardo.
Dovevo scoprire cosa si nascondeva dietro il suo volto stanco e livido. Dovevo farlo per me, per il mio amico, per noi.

 

Louis

 

Dopo aver vagabondato per le stradine strette del piccolo borgo inglese, ci sedemmo su un muretto sporco proprio di fronte alla spiaggia bianca, punteggiata da qualche ombrellone colorato.
Era da tanto tempo che non stavo in compagnia di qualcuno, la solitudine ormai era entrata a far parte del mio quotidiano, e la cosa non mi dispiaceva poi più di tanto.
Il passato mi aveva insegnato quanto fosse rischioso fidarsi della gente e quanto dovessi contare solo su me stesso. Così, per proteggermi, mi ero avvolto in uno spesso strato di apatia e indifferenza, totalmente incurante del resto del mondo, diventando persino incapace di provare emozioni. Ero diventato un blocco di ghiaccio, immobile nel tempo, freddo, vuoto.

Ma quando Harry Styles, piccolo e fragile, entrò in punta di piedi nella mia vita, al primo sguardo, sentii come una scossa percuotermi e una strana sensazione invadere il mio essere. Non saprei spiegare, so solo che in quell'istante il mio cuore riprese a battere.

-Sai una cosa?- mormorai al riccio accanto a me. -Di solito non sono un tipo così amichevole, ma tu mi ispiri simpatia.- conclusi. Un sorriso raggiante spuntò sul suo visetto da bambino.

-Devo esserne onorato allora!- esclamò.

-Si, ma attento perchè faccio ancora in tempo a sfrattarti dalla mia camera- dissi e la sua risata gioconda colorò il tramonto, volando leggera insieme al vento.





Ciao!

Questa è la mia prima long Larry, mi frullava in testa l'idea da un po' e ho deciso di provare a svilupparla. Ho già in mente come continuare la storia, questo è solo un piccolissimo assaggio di quello che ne verrà e spero abbiate gradito.

Spero anche che continuiate a leggere, anche perchè già dal prossimo capitolo, accadranno episodi che non potete perdervi!

Salutoni e grazie! :)

Francy x.

 

  
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