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Autore: Kotoko_chan    28/05/2014    10 recensioni
Ciao a tutti! Junjou revolution ripercorrerà un pò la storia originale ma con un importante cambiamento. Ci sarà un Misaki ribelle con altri sogni e obiettivi. Sarà in grado Usagi-san di gestire questa personalità così forte? E Misaki riuscirà a raggiungere la felicità?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Keiichi Sumi, Misaki Takahashi, Shinnosuke Tōdō, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Bondage
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Decisioni
 
Era sveglio da più di un’ora nella sua stanza d’ospedale circondato da Sumi, Shinno e il signor Ogawa. Takahiro era nell’ufficio del dottore per aggiornarsi sulle sue condizioni. Quando si era svegliato, nonostante fosse confuso, aveva dovuto subire i rimproveri di suo fratello arrabbiatissimo perché dalle analisi aveva scoperto che era un alcolizzato per di più drogato.
“Misaki-kun io ora vado. Devo parlare con la presidentessa e voi due dovete venire con me. Bisogna decidere cosa dire ai media e calmare le acque…” disse il signor Ogawa pensieroso.
Lui rispose con un cenno del capo e si limitò a guardare fuori dalla finestra. Dal riflesso del vetro riuscì a scorgere il suo occhio nero, la fascia alla testa e la sua gamba sinistra ingessata.
La porta si aprì ed entrò Takahiro con il dottore. La sua espressione era ancora arrabbiata ma dagli occhi rossi si capiva che aveva pianto.
“Misaki… dobbiamo parlarti…” esordì lui con tono grave.
“Iniziamo bene” pensò.
“Quando posso tornare a casa?” chiese subito.
“Takahashi-san, è troppo presto per parlare di uscire. Lei ha bisogno di aiuto” disse il dottore, un uomo con una folta barba e gli occhi neri.
“Per fare cosa? Aggiustare la gamba? Ci pensa da sola” disse lui battagliero.
“Misaki!” lo rimproverò Takahiro.
“No… per le tue condizioni psicologiche e…”
“Sto bene!!!”
“Devi partecipare ad un programma di recupero!” esclamò Takahiro avvicinandosi.
“No! Sto bene!” si mise in posizione eretta sul letto.
“Ma se…” cercò di dire il dottore.
“Ma cosa? Vuole far partecipare ad un programma di recupero un paziente che non desidera farlo? Non è così che funziona!” esclamò agitandosi. Una fitta alla testa lo fece gemere di dolore.
“Misaki! Non sforzarti…” disse Takahiro apprensivo avvicinandosi.
Il dottore si avvicinò alla flebo e iniettò nel tubo una tranquillante.
“E’ il momento di riposare. Domani parleremo di nuovo” disse con voce rassicurante.
“No! Aspet…” iniziò a perdere conoscenza mentre sentì suo fratello mormorare il suo nome in tono rattristito.
 
***
 
Correva.
Molto veloce.
Doveva raggiungerlo.
“Aspettami!”
L’uomo continuava a camminare ma diventava sempre più lontano.
“Ti prego! Aspettami! Non mi lasciare indietro!”
“Misaki…”
“Non andare! Ti prego!”
“Misaki, svegliati!”
“USAGI-SAN!”
“Misaki!!”
Aprì gli occhi con ansia e rimase stupito quando trovò chino su di lui Usami sensei che lo guardava preoccupato.
“Usagi-san!” esclamò sorpreso. Si alzò di scatto provando un forte dolore alla testa e al braccio.
“Ahia!” esclamò dolorosamente toccandosi il capo.
“Mettiti giù” disse spingendolo delicatamente sul letto.
Lui lo guardava incredulo non riuscendo a capire. Aveva tante cose da dirgli, chiedergli… ma riuscì solo a fargli una domanda.
“Che ci fai qui?”
“Che domanda è????” si rimproverò mentalmente.
“Tu che dici?” rispose ironicamente sedendosi su una sedia lontana dal letto.
“Si hai ragione…” mormorò lui.
Calò un silenzio carico di tensione. Misaki si sentiva molto confuso e non sapeva da dove partire anche perché era troppo emozionato nel poter guardare dopo tanto tempo Usagi. Era dimagrito e non aveva più la sua aria spavalda però era lui, il suo vero sensei, quello che amava, colui con cui voleva condividere la sua vita e non separarsi più.
Lui.
L’unico Usami Akihiko.
 Il silenzio fu rotto improvvisamente da Usagi che si alzò in piedi.
“Allora vado” disse incamminandosi verso la porta.
“Usagi-san! Aspetta!” esclamò con tono disperato “devo dirti una cosa… io… io ho sbagliato!! Sono stato uno stupido, un bastardo, ti ho fatto soffrire e credo di aver capito questo troppo tardi!!! Io… io… ti a...”
“Non aggiungere altro” lo zittì Usagi stringendo i pugni.
“Ma…”
“E’ troppo tardi” disse in tono definitivo. Misaki sentì gelarsi il sangue.
“Usagi-san! NO! Ascoltami!!” provò ad alzarsi ma senza successo. Sentì solo dolori diffusi per tutto il corpo.
“Ormai è finita da tanto la nostra storia, e poi… io non ti amo più” continuò sempre dandogli le spalle.
“NO! Non dire così, ti prego… Usagi-san!” le lacrime iniziarono a scorrere senza preavviso, incapace di fermarle.
Lui riprese a camminare e si fermò di colpo davanti alla porta dove ad attenderlo c’era un Takahiro sconvolto.
“Mi dispiace che tu l’abbia saputo così Takahiro” disse freddamente “addio” si allontanò frettolosamente.
“USAGI-SAN!” urlò lui attirando un’infermiera di passaggio.
“Takahashi-san! Deve stare a riposo!” lo rimproverò entrando di corsa.
“Takahiro, fermalo!” disse il più piccolo mentre l’infermiera gli iniettò un tranquillante. Suo fratello maggiore si accasciò sul pavimento incapace di fare nient’altro.
“Ta-ka-hi-ro…” riuscì a mormorare poi il buio lo avvolse di nuovo.
 
***
 
Camminava su e giù nel salotto incapace di stare fermo circondato da mozziconi di sigarette e una bottiglia di rum.
Non doveva andarci. Doveva restare lì, nelle sicure mura di casa, sentire solo Takahiro per telefono… e invece no! Non convinto delle sue parole era andato in ospedale, da lui, per vedere con i suoi occhi se stesse bene. E come se non bastasse, lui gli aveva chiesto scusa e dichiarato. No, non esattamente. Glielo aveva impedito. Quelle parole giungevano troppo tardi e non voleva neanche sentirle. Le avrebbe dovute dire prima, quando ancora stavano insieme, quando ancora vivevano sotto lo stesso tetto. Quando un piccolo ragazzino spaurito lo aveva reso partecipe della sua complicata vita, delle sue gioie, dei suoi dolori, della sua anima, del suo cuore…
“NO!!” urlò scagliando a terra la bottiglia che si ruppe sparpagliando il contenuto.
Il suo cuore e la sua anima non erano mai stati suoi. Solo il suo corpo, quel corpo che era stato toccato da altre persone innumerevoli volte prima del loro incontro per poi essere oltraggiato dalle mani di un abile tessitore di ragnatele, di un serpente che lo aveva avvolto nelle sue spire facendolo perdere in un vortice di sesso, alcol, droga… lo aveva insudiciato e lui non era più il ragazzino che disubbidiva spavaldamente al fratello e che amava sfidarlo. Era un estraneo. Ma nonostante ciò non aveva resistito. Doveva vederlo. Voleva vederlo.
Chiuse gli occhi ripensando a quella mattina. Stava ritoccando al pc il suo nuovo manoscritto sotto la minaccia di una Aikawa-san indemoniata che quando non gli urlava contro guardava la tv. E, proprio in uno di quei momenti di quiete, il telegiornale annunciò la tragica notizia. Lui incredulo si era alzato imitato da Aikawa-san per avvicinarsi alla tv alzando il volume al massimo. Aveva solamente registrato il suo nome e guardato le immagini dell’auto accartocciata. Tremante tornò a sedersi riprendendo il lavoro. Finì di scrivere consegnando poi il file alla sua editrice che non aveva fatto che urlargli: “Vai da lui!”
Ma quale lui? Il suo vero lui non c’era più, perso da quando aveva incontrato Ijuuin sensei. Però poi nella sua mente passò l’immagine di Takahiro e aveva capito che non poteva ignorare il suo amico. In quel momento aveva bisogno di lui. Dopo la telefonata si era immobilizzato.
“Ha perso molto sangue però non è grave. Un po’ ammaccato certo… però non è questo a preoccuparmi. Ho appena scoperto che mio fratello è un tossico alcolizzato”.
Quella era stata la sua conferma. Non era il suo lui. Ma nonostante ciò al calar della sera non ce l’aveva più fatta ed era corso in ospedale e il suo cuore si era fermato quando lo aveva visto immobile nel letto. Stava dormendo piuttosto profondamente ma la sua espressione non era serena. Non resistendo gli aveva scostato una ciocca di capelli per osservarlo meglio. Al di là del livido aveva delle occhiaie molto accentuate e il viso scarno.
Poi lo aveva sentito lamentarsi ed agitarsi. Era attaccato alla flebo e rischiava di farsi male. Lo aveva scosso un po’ cercando di svegliarlo senza successo, finché si arrese a pronunciare il nome che si era ripromesso di non dire mai più: Misaki. Non una ma ben tre volte e ogni volta che aveva pronunciato quel nome il suo cuore si era contratto dolorosamente. I loro occhi infine si erano incrociati, grigio contro verde. Il cuore si era fermato e dopo averlo messo giù si era seduto il più lontano possibile, per non incrociare più i loro occhi. E dopo Takahiro aveva scoperto tutto. Con questo oltre a lui aveva perso il suo migliore amico.
Si accasciò a terra non reggendo più il peso di quelle emozioni liberando le lacrime che lo avevano tormentato per tutta la giornata.
 
***
 
Ore 09.00.
Ospedale di Tokyo.
Stanza 307.
Misaki era sveglio da un bel po’ e aveva fatto anche colazione. L’incontro della sera prima lo aveva sconvolto e non si era ancora ripreso, ma ciò che più temeva era suo fratello che aveva sentito la loro conversazione. Cosa gli avrebbe detto?
Arrovellandosi su quel dilemma accolse con gioia la proposta dell’infermiere di lavarsi. Andarono in bagno e pian piano ci riuscirono. Si trovavano in una sezione dell’ospedale piuttosto esclusiva dove c’era un paziente per stanza. Era una sezione dedicata ai personaggi dello spettacolo, politici o qualche detenuto speciale.
Quando tornò a letto Takahiro fece la sua comparsa. Mormorò un debole ringraziamento all’infermiere che se ne andò con un sorriso incoraggiante. Chiuse la porta alle sue spalle e trascinò la sedia vicino a letto sempre in silenzio. Misaki era sulle spine e lo guardava con apprensione. Cosa sarebbe successo?
“Misaki…” disse infine con voce spezzata “tu ed Akihiko avete avuto una relazione?”
“Si” rispose rassegnato.
Silenzio.
“Ed ora non più?”
“Esatto”.
Altro silenzio.
“Takahiro io… mi dispiace di non essere quello che tu immaginavi, ti ho dato l’ennesima delusione e…” si zittì di fronte al segno di diniego di suo fratello.
“Misaki… so che avrei preferito che scegliessi una donna per mettere su una famiglia tradizionale, però da quando stai con lui le cose per te sono cambiate per il meglio. Chi sono io per giudicarti? Se mio fratello è felice io lo sono con lui. Questa è la conclusione che sono giunto dopo averci pensato per tutta la notte e non da solo. Mia moglie non ha fatto altro che parlarmi incessantemente dicendo che l’amore è bello in qualsiasi forma esso si presenta” disse lui con un sorriso sghembo.
“Nii-chan…” disse Misaki con le lacrime agli occhi.
Takahiro si commosse di fronte alla parola nii-chan.
“Però non capisco una cosa, ieri ti ha detto che è finita e tu già da un po’ non stai più da lui. Spiegami tutto” incitò.
“Non mi giudicherai?” chiese smarrito.
Lui scosse la testa.
“Allora preparati nii-chan perché questa è una storia molto lunga” chiuse gli occhi deglutendo faticosamente e iniziò a parlare.
Cominciò dal principio, dalla morte dei loro genitori e il suo cambio di atteggiamento, perché si comportava così, perché cercava di allontanarlo causando le lacrime di suo fratello.
“Stupido!” esclamò soffiandosi il naso sonoramente.
Poi gli raccontò di come la musica lo avesse salvato, dei suoi mille lavori per aiutarlo, delle sue avventure con le ragazze, il lavoro al locale, di come non aveva mai fatto nulla di male smentendo tutte le accuse di suo fratello.
“Siamo fratelli!!! Dovevi dirmelo! E poi tu eri troppo piccolo per prenderti queste enormi responsabilità!” esclamò indignato.
Giunse all’incontro con Usagi, a come fosse innamorato da anni di lui ma non ne aveva mai parlato per non rovinare la loro amicizia.
“Dici sul serio?” chiese imbarazzato.
Lui annuì grave.
“Io… io non lo avrei giudicato… è il mio migliore amico… così come non ho giudicato te” disse coprendosi il viso con le mani “non ho fatto altro che appoggiarmi al mio più caro amico facendolo soffrire”.
“Non è così, a suo modo è sempre stato felice. Gli bastava starti accanto” disse lui dandogli una pacca sulla schiena.
Proseguì il suo racconto parlando della loro storia, fatta di alti e bassi, strappando sorrisi, stupore, indignazione. Continuò con il suo successo e di quel maledetto concerto di beneficenza dove aveva incontrato Ijuuin sensei e di come fosse caduto nelle sue mani. Raccontò quella parte a fatica, dei loro giochi S&M, dei suoi sensi di colpa, della droga che aveva provato un giorno e dell’alcol che ingurgitava come acqua.
“Misaki… quest’uomo è riuscito ad abbindolarti. Anche se tu sei caduto tra le sue braccia non avresti potuto evitarlo. Un uomo adulto come lui sa come adescare ragazzini e credo che non fosse la prima volta” disse in tono grave.
Lui scosse la testa.
“E’ anche colpa mia” disse tristemente.
“Forse se ne avessi parlato con Akihiko ti avrebbe messo in guardia. Hai evitato, in base alla tua storia, molti maniaci nella tua vita, però non sei riuscito ad evitare quello più grande. E’ stato subdolo, ha saputo giocare con la tua mente” disse pensieroso.
Misaki riprese il racconto dalla scoperta di Usagi, la loro separazione, il vortice di disperazione in cui era caduto, della violenza subita il giorno precedente e di aver capito tutto troppo tardi.
“Lui… lui… non c’è più!” esclamò singhiozzando.
Takahiro lo abbracciò forte facendo scorrere tutte le sue lacrime accumulate in anni di sofferenze e lui pianse insieme, non riuscendo a sopportare tutto quel dolore che il suo fratellino aveva sopportato.
“Nii-chan… non potrò più stare con Usagi-san!” riuscì ad articolare sconvolto.
“Misaki non ti arrendere! Adesso non sarai più solo, ci sono io con te. Finalmente sono riuscito a capire cosa passa nella mente del mio fratellino ribelle” disse dandogli un bacio sulla fronte.
Lui rispose con un sorriso acquoso.
“Ma cosa posso fare? Usagi-san non vuole più vedermi e ho paura che torni Kyo e di cadere di nuovo…” disse riprendendo a piangere.
“Di Ijuuin sensei me ne occuperò io. Però con Akihiko non potrò aiutarti… solo tu puoi risolvere la situazione” disse sciogliendo l’abbraccio e prendendo un fazzoletto asciugando le lacrime di Misaki.
“Come? E poi lui non mi vuole!” esclamò disperato.
“Misaki ascoltami. C’è solo una cosa che puoi fare, anzi… E’ una cosa che solo tu puoi fare” aggiunse guardandolo con aria complice.
Rimase a guardare suo fratello perplesso, poi pian piano il suo volto si aprì in un luminoso sorriso.
 
 
Angolo della follia
Salve a tutti! Rieccomi qua ;) ero abbastanza concentrata ed è emerso questo capitolo =D molte volte ho pensato di scrivere una storia per intero per poi pubblicarla a cadenza settimanale, però non ce la faccio! Non vedo l’ora di pubblicarla!
Come avete potuto leggere Misaki sta bene… bè insomma! Ferito nel corpo e nell’anima! Però almeno è vivo ;) Dal capitolo è emerso tutto il dolore di Usagi e della sua volontà di non voler più avere nulla a che fare con Misaki, tanto che non riesce a pronunciare il suo nome, chiamandolo lui. E poi la scoperta di Takahiro… vi svelo qualcosina di interessante.
Inizialmente la storia dopo la dichiarazione di Misaki, avrebbe preso una svolta che pensavo sarebbe stata inaspettata: la scoperta di Takahiro e la sua reazione esagerata, tanto da costringere i due a non farli più vedere. Poi ho notato che le ultime fanfiction che venivano pubblicate erano tutte dedicate alla reazione del nostro fratellone in senso negativo. Così mi è sorto un dubbio… cosa faccio? xD ed ecco che mi è venuta l’idea di Ijuuin sensei. Inizialmente doveva essere un tipo normale che avrebbe fatto cadere in tentazione Usagi, però poi ho cambiato idea, delineando il carattere del suo personaggio già nel capitolo in cui scopriamo che Misaki legge Code: Breaker. Quindi la dichiarazione l’ho resa dubbiosa e così via! (Mente diabolica al lavoro muahahahahhahah).
Di conseguenza ho reso Takahiro non un nemico ma un alleato. Il legame tra fratelli, nel bene e nel male, è indissolubile ;)
Misaki qui è sembrato estremamente fragile, troppe cose per una persona sola. E poi ho definito l’episodio precedente una violenza perché se ci pensate bene lo è stata. Se fosse stato d’accordo nulla da dire, ma è stato costretto. Ragazzi queste cose non si fanno! Questa è solo una stupida storiella però spero che alcuni messaggi riescono ad entrare nella vostra testa! No alla violenza, no all’omofobia! Però leggendo questo tipo di storie dubito che ci sia qualche omofobo, a meno che non sia qualche folle O.o Quindi ricordatevi, come ha detto la moglie di Takahiro: l’amore è bello in qualsiasi forma esso si presenta.
Bene, al prossimo capitolo. Ciaoooo ;)
 
   
 
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