Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: hotaru    03/08/2008    5 recensioni
Mettiamo che Daichi non abbia mai cambiato casa e sia rimasto al fianco di Himeko anche dopo la fine dell'avventura col fiocco magico. E se un'estate una triste notizia, una proposta inaspettata e un tuffo nel passato dessero una svolta al loro rapporto?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Natsu no Yoru, notti d’estate

 

-         Sai, ancora non riesco a crederci – ammise Daichi mentre guardava le lucciole danzare sull’acqua, seduto accanto alla sua Hime-chan sulla riva del corso d’acqua “Hotaru no umi”.

-         Dillo a me, mi sembra incredibile! – esclamò Himeko rapita, tuttavia, dalla luminosa danza degli insetti. Era comunque contenta, perché quella sera aveva finalmente compreso il significato del nome di quella diramazione del fiume.

Poco prima i due ragazzi avevano terminato di leggere ciò che il nonno di Daichi aveva scritto in data due agosto.

 

Non riesco ancora a crederci! La scopa che Ephrem aveva con sé… adesso è tutta per me! E per un anno intero! Sì, perché i reali del Mondo della Magia sono tenuti ad inventare, prima di salire al trono, un oggetto magico che devono far collaudare per un anno dal loro sosia che vive sulla Terra. E il sosia del principe sono proprio io!

Vi rendete conto della fortuna che mi è capitata? Posso volare con la mia scopa, chiacchierare con lei… sì, perché parla! La prima cosa che mi ha detto è stata: “Ciao, io mi chiamo Chappy! Spero diventeremo buoni amici!”.

Mi sembra molto chiacchierona!

D’accordo, adesso basta scrivere. Voglio approfondire un po’ la conoscenza della mia Chappy. Mi sembra un sogno! Ma sono sveglio?

 

Ero sveglio, sì. Hime-chan non riusciva ancora a credere che il nonno del suo migliore amico, dell’unica persona che aveva condiviso con lei l’avventura del fiocco, fosse proprio colui che a suo tempo aveva sperimentato Chappy, la scopa inventata dal nonno di Erika.

-         Però, sai – disse Himeko pensierosa, seguendo le lucciole con lo sguardo come se fossero il filo dei suoi pensieri – Forse prima avevi ragione: magari era destino che proprio tu, fra tutti, venissi a conoscenza del mio segreto. Nella tua famiglia qualcuno era già venuto a contatto con il Regno della Magia… magari è qualcosa che vi tramandate.

-         Se sia stato deciso dal fato, questo non lo so – ridacchiò Daichi – Certo è che è ben strano! Ma ci pensi? Con tutte le volte che l’abbiamo vista, né tu né io abbiamo mai pensato di chiedere a Chappy chi fosse l’umano che l’aveva sperimentata!

-         Già! E pensare che Erika me ne aveva parlato subito, la sera in cui ci siamo conosciute! È pazzesco!

-         Beh, magari in quell’occasione  avevi ben altro a cui pensare, che ne dici?

-         Sì, è vero! – ammise lei.

Poi tacquero di nuovo, gli sguardi verso le lucciole e i pensieri rivolti al diario. Avevano deciso che avrebbero continuato a leggerlo l’indomani: un po’ per digerire la notizia, e un po’ per non rovinare la “suspence” del momento.

Così erano lì, sospesi in quella serata estiva, l’uno accanto all’altra.

Himeko sospirò, e senza pensarci appoggiò la testa sulla spalla di Daichi, le ginocchia raccolte tra le braccia. Il ragazzo arrossì, sorpreso, ma non si scostò né si irrigidì.

-         Però, se ci fosse venuto in mente – continuò la ragazza, piano – magari avremmo potuto farli incontrare di nuovo. Tuo nonno ne sarebbe stato felice, e sono certa che Erika non avrebbe avuto niente in contrario… e invece… ora non si può fare più niente…

La voce rotta, Himeko era ormai prossima ai singhiozzi. Daichi se ne accorse e, dopo averle messo un braccio intorno alle spalle, con l’altra mano le alzò il volto, accarezzandole una guancia.

-         Ma che cosa stai dicendo? Non è certo colpa tua! E poi come avremmo potuto immaginare una coincidenza del genere? – le disse serio.

-         Sì, ma… non è giusto… - tentò di replicare lei, ormai sull’orlo delle lacrime.

Il ragazzo si avvicinò ancora di più, facendo in modo che lei lo guardasse dritto negli occhi.

-         Adesso ascoltami, per favore. Forse gli avrebbe fatto piacere, questo è vero, ma di certo un nuovo incontro non avrebbe cambiato gli splendidi ricordi che sicuramente gli erano rimasti di quel magico periodo. Sono certo che ne hanno combinate delle belle, lui e Chappy, e di sicuro troveremo tutta la cronaca delle loro avventure nel diario. Perciò domani, quando riprenderemo a leggerlo, sarà come se le vivessimo anche noi, assieme a lui.

Himeko annuì, ma il nodo alla gola rimaneva.

Daichi la guardò: com’era scema, la sua Hime-chan! Proprio a lui toccava consolarla in un frangente simile, mentre fra i due era quello che avrebbe dovuto sentirsi più scosso? Ma come faceva a piangere e a dispiacersi per una persona che non aveva nemmeno conosciuto? Sì, era proprio da lei… così scema… e così adorabile…

Senza rendersene conto, le accarezzò un altro po’ la guancia con un dito, mentre lei era talmente concentrata nello sforzo per non piangere che non se ne accorse nemmeno, e tornò ad accoccolarsi contro la spalla del suo Daichi, chiudendo gli occhi.

Il ragazzo sorrise, continuando a cingerle le spalle. Essendo vicini all’acqua, si era alzata la brezza fresca della sera, e non gli dispiaceva quel peso caldo su un lato del corpo.

Il vento, inoltre, gli faceva sentire meglio il suo profumo. Non si era mai accorto che Hime-chan avesse un odore così buono: era dolce, e aveva un che di infantile, ma lo faceva sentire bene. Era come l’odore di casa sua quando tornava da un lungo viaggio in treno o in bicicletta: normalmente lo faceva scappare sempre fuori, all’aperto, ma dopo una lontananza prolungata era la prima cosa che lo accoglieva, così dolce e familiare.

Daichi soffocò una risatina, immaginando come avrebbe reagito la ragazza se le avesse detto: “Profumi come casa mia quando torno da un viaggio”. Sicuramente avrebbe pensato che la stava accusando di puzzare di chiuso. Quindi forse era meglio evitare… anche se adorava stuzzicarla e vederla arrabbiarsi per un nonnulla. In quei momenti era proprio al centro delle sue attenzioni, lei non pensava a nient’altro che a fargliela pagare.

Senza chiedersi del perché desiderasse essere costantemente l’oggetto dei pensieri di Himeko, il ragazzo appoggiò a propria volta il capo sulla testa di lei, pensando involontariamente che, se ci fosse stato il fiocco, tale operazione non sarebbe risultata tanto semplice.

 

Hime-chan ebbe un brivido, e si svegliò. Ormai stava cominciando a fare freddo, sentiva l’erba umida di rugiada sotto il sedere, ma dalla vita in su stava benissimo. Come mai?

Non appena si rese conto di essersi addormentata tra le braccia di Daichi, avvampò all’istante. Sentendo il suo respiro regolare, capì che doveva essersi addormentato a sua volta.

“Poverino, non dev’essere stato facile per lui. Sarà stremato, dopo una giornata simile. E io che non faccio altro che stargli tra i piedi” pensò. Poi chiuse gli occhi di nuovo, accoccolandosi come un gatto che fa le fusa. “Però devo ammettere che non si sta affatto male… ma non possiamo rimanere qui: ci prenderemo un malanno, anche se è estate”.

Senza alzarsi, spostò piano la testa, in modo da trovarsi con la bocca vicino all’orecchio del ragazzo.

-         Daichi… Daichi, svegliati – bisbigliò, per non farlo sussultare.

Lui aprì lentamente gli occhi, abbassando lo sguardo per vedere chi stesse interrompendo il suo sonnellino.

Himeko invece alzò la testa, cominciando a dire:

-         Forza, dobbiamo tornare in casa e andare a letto. Se rimaniamo qui rischiamo di…

Ma si interruppe all’improvviso, vedendo che il ragazzo, ancora mezzo addormentato, si stava avvicinando un po’ di più… un po’ di più… un po’ di più…

Le sfiorò leggermente le labbra con le proprie, per poi piombare con la fronte sulla spalla della ragazza, ronfando come un tasso.

Quel contatto minimo, se pure c’era stato, aveva lasciato Himeko stupefatta, immobile.

Ma… ma era successo davvero? Forse se l’era immaginato mentre Daichi le finiva sulla spalla, le era passato così vicino…

Ma no… no, era successo davvero. Le labbra bruciavano nel punto in cui il ragazzo le aveva sfiorate. Non era immaginazione, la sua.

Confusa e rossa come un fiammifero accesso, Hime-chan riuscì in qualche modo a trascinare Daichi in casa, mentre questi, nel dormiveglia, si appoggiava esausto a lei. La ragazza non aveva voluto svegliarlo, anche perché era sicura che non sarebbe nemmeno riuscita a guardarlo in faccia.

Riuscì a farlo stendere sul divano e lo coprì, poi andò a letto.

Si rintanò sotto le lenzuola, e solo allora fu capace di formulare del tutto quel pensiero che, in sensazioni ed emozioni confuse, le ronzava in testa:

 

“Oddio. Mi ha baciata”.

 

 

Dedicato a tutti quelli che hanno una gran voglia di tenerezza, ma che per averne un po’ devono inventarsela.

 

 

Mentre scrivevo, mi è uscito da solo quel pezzetto sull’odore della persona di cui si è innamorati. Mi piacerebbe quasi fare un “sondaggio”: che odore ha, per voi, la persona che vi piace?

 

   
 
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