Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
Segui la storia  |       
Autore: GravityZero94    28/05/2014    3 recensioni
Sono passati anni dallo scontro con Z-ONE ed il mondo è finalmente tornato alla pace, Leo e Luna sono ormai due tranquilli studenti dell'Accademia Londinese dei Duelli. Un ragazzo dai capelli neri appare dal nulla, utilizzando carte mai viste e capaci di far rabbrividire i due giovani predestinati. Eppure Alphonse Harley è un ragazzo gentile ed educato, timido ed impacciato, con un cuore gentile ed un sorriso sincero. Cerca qualcosa, un deck svanito nel nulla, un intero mazzo di carte che nessuno sembra aver mai visto. Ma il dubbio principale è un'altro. Quanto durerà ancora questa pace? Nuove ombre si annidano nel mondo dei duelli. Sapranno i predestinati salvare il mondo un'altra volta? E cosa c'entra Alphonse in tutto questo?
Nuovi poteri si stanno per svegliarsi e stavolta il Drago Cremisi avrà bisogno di nuovi alleati per far trionfare la luce. Ma questi alleati saranno all'altezza del loro compito? Volete davvero saperlo? Allora, vi narrerò la loro storia...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rua/Leo, Ruka/Luna, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Inizio subito con i ringraziamenti di rito: grazie a Cyber e alle sue onnipresenti recensioni(finalmente ho messo la storia di Pier), grazie a playstation e alla sua pozza di consigli ed idee senza fine, grazie anche a giuggy ed alle sue recensioni(e finalmente uno spazietto per Yusei te lo ho trovato XD)

Poche parole spese per questo capitolo. Nessun duello, un primo momento triste, mooooolto triste. Nella mia idea iniziale Alphonse doveva duellare, ma ho scartato l'idea per poter dare più spazio alla trama e ai personaggi. Ditemi voi se ho azzeccato o se ho sbagliato. Vi lascio al capitolo, che sono quasi sicuro che vi lascerà più di una volta scioccati(almeno ci spero)! Buona lettura!

 

P.S. Nel momento in cui Pier racconta la sua storia ho preferito mettere una serie di flashback per raccontarla, in modo da non rendere noioso il racconto e dare un pò più di emotività... spero che la cosa non vi disturbi.

 

 

Pier, Luna e Leo erano nella sala d'aspetto dell'ospedale di Londra. Leo era seduto su una sedia e non accennava a muoversi da lì, nè tantomeno a far parola con nessuno, mentre Luna gli stava accanto, rannicchiata in posizione fetale con gli occhi rossi dal pianto. Pier sembrava il più tranquillo dei tre, vicino alla finestra con una sigaretta in mano da cui aspirava profondamente e frequentemente, ma bastava avvicinarsi a lui per notare che stava letteralmente tremando dai nervi. Erano tutti e tre scossi, Leo e Luna non avevano mai visto Alphonse comportarsi in quella maniera e non riuscivano a capire chi fosse il LUI di cui aveva accennato prima di svenire. Luna non parlava da quando Alphonse era svenuto, mentre Leo e Pier avevano avuto un brevissimo battibecco al termine del quale Pier si era offerto di aiutarli a portare Alphonse all'ospedale, calmando momentaneamente la rabbia di Leo. All'ospedale Leo si era fatto curare sotto insistenza dei dottori, rimendiando solo parecchie fasciature e pomate per le ustioni dovute alle scariche elettriche. Alphonse invece era stato portato di urgenza in una stanza, in quanto fu detto che era entrato in coma. Quando un dottore uscì dalla stanza dove avevano portato Al, i due gemelli scattarono in piedi all'istante, mentre Pier lanciò la sigaretta fuori dalla finestra, avvicinandosi quanto bastava per sapere cosa era successo. Si sentiva tremendamente in colpa per quello che era successo, si diceva che era soltanto colpa sua se il ragazzo aveva dato di matto.

"Allora?" chiese Leo, preoccupato.

"E' ancora in coma, sembra che abbia subito un terribile shock che, unito alla debolezza fisica causata dal dolore, lo abbia messo definitivamente al tappeto. Le sue condizioni sono abbastanza stabili ma non è possibile sapere se e quando si sveglierà"

Leo e Luna sgranarono gli occhi, terrorizzati.

"Che vuol dire SE e QUANDO?" chiese allarmato il ragazzo "Voglio dire... c'è il rischio che non si svegli?"

Il dottore non rispose e distolse lo sguardo, ma quel gesto fu più che eloquente. Luna scoppiò in lacrime ed abbracciò Leo, Pier dovette appoggiarsi al muro per non cadere e Leo dovette far appello a tutte le sue forze per rimanere in piedi sulle sue gambe per non far cascare se stesso e la sorella.

"Mi dispiace, ragazzi, non posso dirvi altro del vostro amico, per quanto ne possiamo potrebbe svegliarsi fra dieci minuti, tra un anno, dieci anni, forse mai" disse "Dovreste avvisare i suoi genitori, qui c'è il suo telefono. Se volete potete anche entrare, ma uno alla volta"

Gli porse il telefono di Alphonse, che evidentemente doveva avere avuto addosso. Ci fu un istante di silenzio, mentre il dottore si allontanava a grandi falcate. Nessuno osava parlare, nessuno emetteva una sillaba. Pier girò i tacchi e si allontanò verso il balconcino vicino la finestra, mentre Leo rimaneva immobile a fissare la porta della stanza di Al. Poteva davvero essere finita così rapidamente? Alphonse poteva semplicemente rimanere in quel modo, sospeso fra la vita e la morte? Non era possibile, non era giusto, lui non lo meritava. Un lampo di odio gli attraversò gli occhi quando diede un'occhiata alla figura di Pier fuori nel balcone. Era colpa sua, ne era certo. Qualunque cosa avesse colpito Alphonse era colpa sua e del rapimento di Luna.

"Vai da Alphonse, Luna, io devo fare una cosa"

La ragazza guardò lo sguardo furioso del fratello, capendo al volo le sue intenzioni, ma non ebbe la forza di dirgli nulla, semplicemente si avviò dentro la stanza di Al con la bocca chiusa e le lacrime che le bagnavano il viso. Leo aspettò che la ragazza entrasse nella stanza e partì verso Pier, afferrandolo per una spalla e costringendolo a girarsi. Quando lo ebbe di fronte non perse tempo e lo colpì con un violento pugno sullo zigomo, facendolo cadere sui mattoni del pavimento. In un istante gli fu addosso, mettendoglisi a cavalcioni sopra e cominciando a tempestarlo di pugni dove capitava, senza una logica precisa.

"E' colpa tua, maledetto! Il mio amico è lì dentro per colpa tua! Bastardo"

Pier non si ribellò e accettò come una giusta punizione la granurola di colpi, senza ribellarsi o provare a difendersi. Si sentiva sporco e colpevole, sapeva di essere stato in qualche modo lui a spingere Alphonse a fare ciò che aveva fatto. Lo aveva detto il dottore, anche la debolezza fisica aveva contribuito al suo stato comatoso e lui ne era indirettamente responsabile.

"Perchè?" chiese Leo, sull'orlo delle lacrime, smettendo di colpirlo e afferrandolo per il bavero della camicia "Perchè hai rapito Luna, perchè hai costretto Al e me a scendere in quel posto, perchè hai fatto tutto questo? Volevi sfidare Al? Bastava semplicemente andare a casa sua e chiederglielo, non c'era bisogno di metterci tutti in pericolo! Rispondi, maledetto!"

"Perchè mi avevano promesso che nessuno si sarebbe fatto del male, e mi avevano promesso abbastanza soldi da potermi rifare una vita" rispose Pier, anche lui ormai in lacrime.

"Se volevi rifarti una vita, bastava semplicemente sbracciarti e trovarti un lavoro onesto, bastardo!"

"Non è così facile"

 

Pier stava tranquillamente potando una pianta, canticchiando un motivetto allegro a mezza voce, quando il mondo si fece improvvisamente buio e sentì due mani che gli tappavano gli occhi.

"Lady Angeline, lo so che siete voi" disse, sbuffando.

La ragazza tolse immediatamente le mani, mentre il ragazzo dai capelli bianchi si voltava nella sua direzione, posando a terra le pericolose cesoie che aveva in mano. La sedicenne che aveva di fronte a se gli sembrava sempre più bella e sempre più luminosa ogni giorno che passava, era da quando aveva tredici anni, quando l'aveva vista per la prima volta, che aveva una cotta per lei. E più il tempo passava, più loro crescevano, più quella cotta si evolveva in un vero e proprio amore proibito. Perchè lui era un giardiniere e lei la figlia del nobile che gli dava lavoro. Lui era un plebeo della più bassa categoria sociale, lei una contessina fra le più ambite al mondo. Non aveva speranza alcuna.

"Pronto per una nuova lezione? Stavolta sono sicura che ti sconfiggerò, ho comprato anche delle nuove carte per farlo!" annunciò la ragazza.

Pier sorrise allegramente. Sapeva benissimo che la ragazza si sarebbe impegnata al massimo, come lui sapeva che nessuna nuova carta avrebbe potuto cambiare la situazione. Contro di lei non aveva mai nemmeno utilizzato i suoi campioni assoluti, lei non era mai riuscita a metterlo in difficoltà nemmeno una volta.

 

 

 

"Forza, attacca direttamente, mio cavaliere!"

I life points di Pier vennero azzerati dall'attacco del mostro di Lady Angeline, facendo svanire tutti gli ologrammi per la vittoria della ragazza.

"Ce l'ho fatta! Te lo avevo detto che avrei vinto stavolta!" disse la ragazza "Qual'era la tua carta coperta?"

"Nulla di importante, milady" disse, vago, il ragazzo.

La ragazza non accettò la risposta e, in maniera piuttosto infantile, si fiondò addosso al ragazzo per prendere la carta che era ancora inserita nel duel disk dell'albino. Questo provò a sottrarsi alla presa della ragazza, non riuscendo però a fermarla in tempo perchè prendesse la carta. In compenso si ritrovarono in una situazione di equilibrio precario che li fece ruzzolare(essendo tra l'altro su una collinetta) per diversi metri, finendo con lei schiacciata sotto il corpo di lui in una posizione a dir poco imbarazzante.

"P-pier?"

"M-milady mi perdoni, io..."

Non finì la frase che le labbra della ragazza si posarono sulle sue. Dopo un primo momento di sorpresa, anche Pier ricambiò il bacio. La ragazza non seppe mai che la carta coperta era Forza Riflessa.

 

 

"Pier..."

Il ragazzo si voltò sorridente verso la sua amata, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Poteva essere la giornata più buia della storia, ma la sua presenza gli dava la carica per affrontare il mondo intero. Quello che vide però non gli lasciò il sorriso stampato in faccia a lungo. La ragazza aveva infatti un'espressione contrita e due profonde occhiaie scure, oltre agli occhi arrossati dal pianto che non promettevano nulla di buono.

"Angeline, che è successo?" chiese, lanciando letteralmente per aria gli attrezzi da lavoro per abbracciare la ragazza in lacrime, scoccandogli un tenero bacio sulla fronte, mentre la ragazza scoppiava nuovamente in lacrime.

"Mio padre" disse, fra un singhiozzo e l'altro "Mi ha promesso in sposa ad un uomo... io non voglio..."

Pier sgranò gli occhi, sorpreso e preoccupato. Poi strinse i pugni, furioso. Sapeva benissimo che prima o poi sarebbe successo, si erano entrambi illusi che sarebbe durata, che prima o poi sarebbero riusciti a superare la loro differenza di casta, ma stava tutto crollando come un castello di carte. La loro storia stava per avere un pessimo finale.

"Cosa faremo?" chiese la ragazza.

"Non lo so, ma non permetterò a nessuno a portarti via da me! Te lo giuro! Fuggiremo in qualche modoe avremo una vita felice!"

La ragazza fece un passo indietro per poterlo fissare negli occhi.

"Davvero? Fuggiremo? Dici sul serio? Saresti disposto a... lasciare il tuo lavoro e tutto quello che hai pur di stare con me?"

Il ragazzo fece un sorriso amaro.

"La nobile sei tu, saresti tu quella a perdere tutto. Te la faccio io la domanda. Saresti disposta a seguirmi, anche se significasse abbandonare il tuo titolo ed i tuoi privilegi?"

"Anche in capo al mondo"

 

 

Pier stava per entrare nel castello. In quanto giardiniere aveva la chiave per entrare dalla serra e nessuno sapeva che il portoncino interno di essa era tanto fragile che bastava un colpo ben assestato per aprirlo. Lui e Angeline avevano appuntamento davanti ad esso, per poter fuggire e scappare. Lei si sarebbe portata più gioielli che fosse stata capace di trovare, li avrebbero venduti e sarebbero partiti per Nuova Domino per farsi una vita insieme, per quanto potesse sembrare una prospettiva azzardata per due diciassettenni. Ma Pier era un ottimo duellante e ci avrebbe messo poco a trovare uno sponsor che potesse pagarlo e farlo sfondare nel mondo dei duelli professionistici efargli avere uno stipendio. Era il loro sogno e lo avrebbero realizzato.

Si avvicinò al portoncino interno della serra, pronto a colpirlo con un calcio per sfondarlo, quando si sentì afferrare per le spalle ed incappucciare, poi lo colpirono con un colpo alla testa e lo misero KO. Si risvegliò in un posto buio e con poca aria che capì essere il cofano di una macchina. Per fortuna la macchina mancava del pannello che separava il cofano dalla cabina, cosa che gli permise di respirare. Quando la macchina si fermò lui urtò violentemente contro la parte posteriore del sedile.

"Ehi, questo è vivo" disse uno dei suoi rapitori.

Lo afferrarono e lo portarono vicino un burrone trascinandolo fino al ciglio, minacciandolo di buttarlo di sotto.

"Pier, caro mio" disse uno degli uomini, l'unico che non lo stava tenendo fermo. Pier sgranò gli occhi, riconoscendolo. Era il maggiordomo nonchè braccio destro del nobile per cui lavorava, il padre di Angeline "Davvero credevi che Lady Angeline avesse scelto voi? Voi al posto di un nobile ricco e bello? Voi al posto del suo posto nell'alta società, per diventare cosa? Una specie di plebea? Ma fammi il piacere, ti facevo più intelligente, Pier"

"Cosa? Angeline vi ha detto..."

Un pugno sul diaframmi gli uccise le parole in bocca.

"LADY Angeline, per te, bastardo" sputò fra i denti il maggiordomo "Buttatelo di sotto e leviamoci il pensiero"

Pier sbarrò gli occhi. Non lo volevano in giro, lo avrebbero ucciso. Chiuse gli occhi, abbandonandosi alla forza degli uomini che lo volevano uccidere. Non gli importava, in fondo, la sua vita non era più necessaria. Che senso aveva vivere senza di lei? Era inutile anche continuare a combattere, era stato sciocco e adesso doveva pagarne le conseguenze.

"Non morire ora, Pier! La tua ora non è arrivata"

Si ritrovò in uno spazio luminoso e bianco, come se fosse all'interno del nulla più assoluto. Vi era solo una macchia di colore, che gli fece perdere un battito cardiaco quando lo vide. Era un colossale drago nero, dagli occhi scarlatti e con due gigantesche zanne bianche, con il corpo serpentino e le grosse ali nere.

"Tu chi sei?" chiese, spaventato.

"Quello che ti vuole vivo, imbecille. Sono Necrodrago, il custode della porta per il regno dei morti, o almeno quello era il mio compito"

Pier non rispose, spaventato.

"Non devi morire ora, devi sopravvivere!"

"Perchè dovrei? Lei non mi vuole..." rispose sconsolato il disciassettenne. Il drago lo prese e lo sollevò in aria per il collo utilizzando la coda, cominciando a stringere.

"Non dire idiozie! Nessuna donna merita la tua vita, non così! Avrai sempre la possibilità di rifarti una vita, prima o poi troverai qualcuno che ti darà una nuova possibilità e potrai vivere nuovamente felice!"

Pier lo guardò sorpreso.

"Davvero?" chiese.

"Assolutamente"

 

Tornò al mondo reale, mentre i tipi lo alzavano per buttarlo di sotto. Si dimenò abbastanza e colse di sorpresa i suoi nemici, riuscendo ad assestare un calcio in faccia all'uomo più vicino, scrollandoselo di dosso. Poco a poco riuscì a liberarsi dagli energumeni e si avventò sul maggiordomo, colpendolo con un pugno e avendo libero accesso alla macchina, mettendo in folle e partendo prima che gli energumeni riuscissero ad acciuffarlo, partendo per una nuova vita...

 

"... provai per mesi a cercare un lavoro nei paesi vicini, ma quel maledetto aveva una influenza fortissima in tutta l'Inghilterra e mi sono state chiuse tutte le porte. Per mesi tentai di trovare un modo per mangiare e per avere un posto dove dormire senza successo, fuggire a Nuova Domino era diventata un sogno impossibile. Un giorno mi offirono di entrare nel giro dei duelli clandestini ed io accettai. O quello o la morte di fame, non avevo molta scelta"

Leo si era alzato da sopra Pier e stava appoggiato alla ringhiera del balconcino con aria assente, mentre Pier si era acceso un'altra sigaretta mentre raccontava la storia della sua vita. Il duellante di origini giapponesi si era pentito di aver picchiato quel ragazzo tanto sfortunato.

"Continuai con questa vita per tre anni, poi ricevetti una chiamata da un tizio che si faceva chiamare Prometheus che mi disse che mi avrebbe dato i soldi per andare a Nuova Domino e per acquistare un appartamento lì per potermi rifare una vita. Mi chiese in cambio di assoldare una manciata di duellanti clandestini e rapire Luna, assicurandomi che non le facessero nulla e che la tenessero in perfetta salute, e poi mi disse che avrei dovuto chiamare un certo Alphonse Harley e che gli avrei dovuto far credere di volerle fare del male, per poi sfidarlo ad un Duello Oscuro, evitando di ammazzarlo, ovviamente"

Pier fissò il cielo espirando la nube di fumo di sigaretta, per poi prendere un'altra boccata avida.

"Non potevo pensare che saremmo arrivati a questo, non volevo che Alphonse impazzisse, non volevo che lui entrasse in coma, non volevo rischiare di avere sangue nelle mani!"

Pier non pianse, ma inspirò una boccata di fumo più profonda delle altre, per tentare di calmarsi. Leo era ancora più immerso nei suoi pensieri. Non sapeva chi fosse il famoso Prometheus, ma sapeva che chiunque fosse, l'avrebbe sicuramente pagata. Era principalmente lui il marionettista dietro quel macabro spettacolo di burattini.

"Mi dispiace" ripetè per l'ennesima volta Pier.

"Non è colpa tua" disse Leo. La rabbia nei suoi confronti non era affatto passata, ma adesso sapeva che Pier era stato una pedina come lui e Luna. E sicuramente quello strano cambiamento di Alphonse era stato architettato da Prometheus, era l'unica pista plausibile.

"Non so chi sia questo Prometheus" sibilò Leo, con un fil di voce "Ma giuro che gli darò la caccia fino in capo al mondo. Anzi, gli DAREMO la caccia. Io e Al, lo staneremo e gli faremo maledire sua madre per averlo messo al mondo!"

 

 

Luna era seduta sulla sedia al fianco del corpo inerme di Alphonse. Aveva smesso perfino di piangere, ormai le sue ghiandole non producevano alcunchè, tante erano state le lacrime da quella notte a quel momento. Stringeva con forza la mano del moro con entrambe le mani, puntellandosi con i gomiti sul materasso del letto. Non riusciva a credere che stesse succedendo a lui. Era entrato nella sua vita da neanche tre settimane e ne era diventato parte integrante, un elemento insostituibile. Al suo fianco apparvero le figure evanescenti dei tre fratelli Ojama e di Antico Drago Fata. Gli Ojama stavano per dire qualcosa, ma lo sguardo severo del drago li convinse a star zitti e non cominciare con le loro chiacchiere fastidiose.

"Luna..."

La voce del drago trasmetteva tutta la preoccupazione per la ex-Predestinata che ancora possedeva la sua carta e che spesso capitava si confidasse con lei. Era davvero abbattuta e poteva capirla, in fondo.

"Luna..."

La ragazza non sembrò sentire la voce del drago, nonostante la sua voce si fosse fatta più alta.

"Non è giusto" disse semplicemente la ragazza, facendo capire ai quattro spiriti che li aveva notati.

"Hai ragione, non è giusto, Luna. Ma non dovresti abbatterti così, cerca di alzarti. Sai che è quello che avrebbe voluto"

Luna scosse la testa.

"Che importa quello che avrebbe voluto. Potrebbe non svegliarsi mai più..."

Antico Drago Fata non rispose all'impatto, sorpreso dal pessimismo della ragazza. Non l'aveva mai vista così giù, nemmeno quando i suoi genitori gli avevano detto che volevano trasferirsi a Londra costringendola ad abbandonare tutti gli amici che aveva. E quella volta aveva sofferto parecchio.

"Non dovresti parlare così, non è detto che non si svegli più. Hai sentito quello che ha detto il medico, potrebbe svegliarsi in qualunque momento"

Luna non rispose nemmeno stavolta, ancora persa nei suoi pensieri.

"Glie l'ho detto, sai, prima che lui svenisse"

Il drago rimase in silenzio esattamente come i tre Ojama, che non avevano ancora aperto bocca nemmeno una volta, nonostante la loro predisposizione ad essere fastidiosi.

"Lui mi ha ringraziata prima di svenire, non so di cosa mi abbia ringraziata, ma lo ha fatto. Forse anche lui..."

"Forse..." disse il drago "Glie lo chiederai quando si sveglierà. Perchè si sveglierà, devi soltanto crederci"

 

 

"Dove diamine sono?"

Alphonse si svegliò. Non vedeva nulla ad un palmo dal suo naso, quel posto era talmente buio da non riuscire nemmeno a vedere se stesso, figurarsi un eventuale ostacolo. Per questo rimase fermo nel punto in cui si trovava, non voleva scontrarsi di faccia con un eventuale muro o palo sparso. Dopo una decina di minuti si stufò di rimanere in attesa e cominciò a muoversi nel buio. Aveva dei nitidi ricordi del suo duello con Pier e di ciò che era successo oltre il duello. Prima aveva minacciato di morte Leo e Luna, poi aveva detto alla ragazza di odiarla e di volerla morta. Scosse la testa, non esisteva nulla di più lontano dalla realtà, ma sapeva che non era stato lui a parlare. Qualcuno, QUALCOSA si era infilato nella sua testa e lo aveva controllato. Inizialmente non ci aveva fatto caso, dopo il suo primo duello Oscuro aveva cominciato a provare un piacere sempre più folle nell'infliggere dolore agli avversari e poi era stato semplicemente oblio. Era come se la sua coscienza fosse stata annientata, come se lui stesso fosse improvvisamente diventato malvagio. Chiunque fosse l'altro che aveva controllato la sua mente, era in qualche modo una parte di lui e Alphonse lo aveva capito e ne era terrorizzato. Ripensò a quel momento, a quelle parole che gli avevano dato la forza di ribellarsi a quella oscura presenza.

"Chiunque sia, tu puoi combatterlo, ne sono sicura"

E poi quelle ultime parole sussurrate all'orecchio, quelle che maggiormente gli avevano dato forza.

"Ti prego, fai tornare l'Alphonse che amo"

E poi aveva lottato, contro chiunque ci fosse nella sua mente e lo aveva scacciato, ne era sicuro.

"Davvero?"

Alphonse sobbalzò quando una voce alle sue spalle sembrò rispondere ai suoi pensieri. Si guardò intorno, ma il buio gli impediva di vedere il suo interlocutore. Sentì un ruggito potentissimo e istintivamente si abbassò, evitando un grosso drago nero che aveva tentato di staccargli la testa con un morso. Il buio diminuì, permettendogli di vedere la figura di Yazi, Malvagità degli Yang Zing che lo fissava malevolo. Alphonse urlò dalla paura e tentò di scappare in direzione opposta a quella del drago, ma questo fu più rapido, riuscendo ad afferrarlo immediatamente e a portarlo davanti al volto, minacciandolo di azzannarlo.

"Fermo, Yazi, gli voglio parlare prima"

Dalle tenebre uscì il proprietario della voce, alla cui vista Alphonse sgranò gli occhi sconvolto. Era identico a lui, le uniche differenze erano i capelli che erano completamente bianchi e gli occhi che erano gialli con le cornee nere.

"Al, sei un dannato guastafeste, ero sul punto di recuperare tutto il nostro potere e tu che fai? Mi fermi? Per cosa poi, per una ragazzina che ti fa quattro smancerie? Su, Al, possiamo fargliela pagare per la sofferenza che ci hanno inflitto! L'intero genere umano potrebbe finalmente essere distrutto e purificato dalla nostra giustizia!" disse, con enfasi "Io sono te, lo so cosa vuoi e so che vuoi la morte di tutti! Al massimo la ragazzina dai capelli verdi la..."

"Smettila immediatamente, maledetto! Io non sono te e non ti permetterò di far del male a Luna o agli altri!" urlò a piena voce il ragazzo.

L'altro Alphonse lo guardò deluso, sbuffando poi sonoramente.

"Fai come vuoi. Yazi, la pappa è pronta!"

Il drago non se lo fece ripetere due volte e stava per divorare il ragazzo, ma quello che sembrava un potente laser lo colpì in pieno volto, facendolo urlare dal dolore e facendogli cadere Alphonse dagli artigli, facendolo sbattere con il sedere a terra.

"Ma che diavolo..."

"Appena in tempo, eh? Accidenti, Alphonse! Tra due draghi, un robot e tre persone la tua mente è proprio incasinata!"

Il nuovo arrivato era un ragazzo dai capelli blu che formavano una disordinata chioma che gli arrivava fino al mento che a tratti coprivano i grandi occhi indaco. Indossava quella che Alphonse riconobbe come la divisa del team 5d's ai tempi del WRGP e nemmeno il ragazzo dai capelli blu gli sembrava totalmente sconosciuto. Al suo fianco, camminava un robot parecchio più alto di lui, completamente di colore verde e armato di quello che sembrava una versione futuristica di una baionetta, un fucile laser con una lama luminosa attaccata alla canna.

"Chi sei tu?" chiese la versione oscura di Alphonse "E che significa DUE draghi?"

Non finì nemmeno di dirlo e, come se fosse stato chiamato, Baxia piombò come una furia su Yazi, schiacciandolo sotto la sua mole maggiore e cominciando a colpirlo con gli artigli. Il drago oscuro non ebbe molta possibilità di controbattere, già ferito dal colpo di laser, non potè fare altro che subire passivamente i colpi e le fiammate del drago luminoso.

"MALEDETTO! QUESTA ME LA PAGHERAI, MA NON FINISCE QUI!"

L'Alphonse Oscuro(che come da tradizione della serie d'ora in poi chiameremo "Yami Alphonse") svanì nel nulla, seguito dal suo drago nero e poi da Baxia, presumibilmente scappato per inseguirli e dal robot, che li lasciò soli.

"Ehm... credo di doverti ringraziare, tipo dai capelli blu"

"Jhonny, mi chiamo così. O puoi chiamarmi anche Antinomy. O Bruno. Fai un pò tu, ormai mi confondo persino io" disse, scoppiando poi a ridere "Comunque stai tranquillo, è stato un piacere aiutarti, se posso rendermi utile non mi tiro indietro"

Alphonse annuì.

"Tu sai chi era quello?" chiese Bruno, diventando improvvisamente serio.

"Diceva di essere me, ma io non sono così... io non farei mai del male a Luna o a Leo"

"Già, sono proprio dei bravi ragazzi quei due, anche se erano dei bambini l'ultima volta che li ho visti" disse, con un pizzico di malinconia nella voce "Comunque, che tu ci creda o no, quello sei tu, o almeno lui è una parte di te che vuole emergere. Tu non devi permetterglielo"

Alphonse annuì. Quell'ultima frase era scontata, non voleva che quel tipo fuoriuscisse di nuovo e facesse del male a qualcuno dei suoi amici.

"Sappi che sarà solo la tua forza di volontà a tenerlo buono, ma credo che una buona dose di aiuto potrebbe farti comodo"

"Mi aiuterai, quindi?" chiese Alphonse, speranzoso.

"Si, ma non rimarrò qui per molto, ho i minuti contati. Dovranno essere le persone che ti stanno vicino ad aiutarti, qualsiasi sia la minaccia che tu abbia di fronte devi cercare di trarre forza dai tuoi legami per andare avanti e vincere le tenebre, questo devi sempre tenerlo a mente. Yusei Fudo lo ha fatto e adesso guarda dove è arrivato!"

Al solo nominare il suo mito, Alphonse rizzò le orecchie. Lo sapeva bene, Yusei lo aveva dichiarato in più di una intervista, ognuno dei suoi duelli, specie quelli più importanti, li aveva vinti prendendo forza dai suoi legami.

"E credo che queste ti saranno ancor più di aiuto per il futuro" disse Bruno, allungandogli un deck.

Alphonse gli diede una rapida occhiata, confuso. Erano dei mostri che non aveva mai visto in giro e lui poteva considerare abbastanza aggiornato in fatto di nuove carte, specie che aveva per amico il capo assoluto della Illusion.

"Sono i miei mostri T.G., so che li saprai utilizzare bene"

Alphonse annuì, notando solo in quel momento che vi erano tre carte totalmente bianche.

"E queste?"

"Oh! Queste potrai utilizzarle solo quando sarai pronto per farlo, fidati di me"

All'improvviso il mondo sembrò sparire del tutto intorno a loro e persino Bruno sembrò cominciare a svanire nel nulla.

"Oh! Stai per tornare alla realtà! Ti ritroverai le carte in tasca e... se puoi evita di dire in giro che mi hai incontrato, semplicemente ti sei ritrovato i T.G in tasca, ok?"

 

 

 

Yusei parcheggiò la sua potente Rottame-D al centro del grande parcheggio e scese, poggiando il casco sul manubrio. Aveva ricevuto un messaggio da Jack sul cellulare che gli aveva chiesto di incontrarsi lì a quell'orario, specificando che si trattava di una questione di vita o di morte. Sinceramente, era piuttosto preoccupato per l'amico. Sapeva che era a Nuova Domino, ma sapeva anche meglio che non si sarebbe fatto vedere a causa del suo sommo orgoglio. Il fatto che gli mandasse una richiesta di aiuto gli aveva messo un'ansia addosso senza pari. Aspettò una decina di minuti per poi sentire l'inconfondibile rumore della Turbine di Fenice che sgommava sull'asfalto del parcheggio, fermandosi a pochi metri da Yusei.

"Yusei, si può sapere che diamine ti è successo? Che cos'è questa questione di vita o di morte per cui hai dovuto svegliarmi alle due di notte!"

Lo scienziato sbarrò gli occhi, sorpreso. Stava per chiedergli la stessa cosa.

"Sei stato tu a mandare un messaggio a me!" protestò, innervosito.

"Io non..."

"Non vi scaldate, sono stato io"

Un uomo coperto da una grossa cappa scarlatta era apparso da sotto un lampione, avanzando con passi pesanti. Era più grosso di qualsiasi uomo i due amici avessero mai visto e questo li preoccupò un pò.

"Non avete da temere nulla da me, Predestinati del Drago Cremisi. Il mio nome è Prometheus, e sono qui per parlarvi di alcune urgenti questioni"

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's / Vai alla pagina dell'autore: GravityZero94