Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Kary91    28/05/2014    10 recensioni
[Post-Mockingjay | Peeta&suo figlio Rowan]
“Ti manca tanto?” chiese il bambino, giocherellando con il filo del suo microfono. Peeta sorrise e appoggiò il mento sui suoi capelli.
“Mi manca la sua voce” rispose infine, stringendo il figlio un po’ più forte a sé. “Mi manca la sua voce che mi dice ti voglio bene.”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di biscotti, favole e pennelli.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Federica e alla sua dolcezza.

Buon compleanno, carissima <3

 

 

“Mi manca la sua voce. Mi manca la sua voce che mi dice che mi ama.”

Jonathan Safran Foer. Molto Forte, Incredibilmente Vicino.

 

ffff

 

Mi Manca la sua Voce.

 

“Prova microfono! Prova microfono! Di' qualcosa tu, mamma!”

Rowan prese posto sulla sedia di fianco a quella di Katniss e appoggiò il registratore giocattolo sul tavolo: in casa Mellark i regali per i bambini non mancavano mai e quell’ultimo dono era arrivato la settimana precedente direttamente da Capitol City, con un biglietto firmato da Venia, Flavius e Octavia. Haley e Rowan ne erano rimasti affascinati fin da subito e per giorni si erano divertiti a registrare le voci di amici e parenti per poi modificarle e renderle buffe, premendo a caso i pulsanti degli effetti speciali.

“Canti una canzone?”

Rowan avvicinò ulteriormente il microfono al volto della madre, ma la donna si spostò leggermente all’indietro.

“Più tardi, Rowan” rispose, facendogli una carezza sui capelli. Il bambino le rivolse un’occhiata delusa, ma annuì e tornò a giocare per conto proprio. Pasticciò per un po’ con le varie funzioni del registratore e, infine, balzò giù dalla sedia, diretto verso il soggiorno. Trovò suo padre seduto sulla poltrona, intento a sfogliare le pagine di un libro con espressione assorta.

 “Ehi!” esclamò con un sorriso, quando il figlio lo raggiunse. “Tutto bene?” chiese poi, notando l’espressione impensierita del bambino. Rowan annuì di nuovo, arrampicandosi sulla poltrona. Peeta se lo sistemò sulle ginocchia e spostò il volume che stava leggendo, per fare spazio anche al registratore giocattolo.

“Perché la mamma non canta mai quando faccio le registrazioni?” chiese il bambino a bassa voce per assicurarsi che nessuno, oltre al padre, sentisse. Il sorriso di Peeta si fece più malinconico, mentre gli occhi grigi di suo figlio lo fissavano con espressione confusa.

“Forse è un po’ timida” decise di rispondere infine, accarezzandogli i capelli. “O forse non le piacciono molto i microfoni.”

Rowan rifletté per un po’ sulle sue parole, stuzzicandosi la pelle del mento con il pollice e l’indice.

“Capito!” esclamò infine, sorridendo al padre, prima di spostare la propria attenzione verso il libro. Rowan lo riconobbe subito: era stato scritto dai suoi genitori e raccontava le storie delle persone che erano state importanti per loro. La pagina che stava osservando Peeta prima che arrivasse il bambino conteneva la fotografia di quattro persone con i capelli biondi: un uomo, una donna e tre ragazzi. Il minore dei tre giovani, rifletté Rowan, somigliava molto a lui. La pagina successiva occupava un unico ritratto: l’uomo rappresentato era lo stesso che faceva comparsa nella fotografia. Aveva un sorriso gentile e occhi buoni, che ricordavano un po’ quelli di Peeta.

“Questo è nonno David” osservò il bambino, indicando il ritratto con l’indice. Il padre annuì.

“Oggi è il suo compleanno, sai?” rispose. Il volto di Rowan si illuminò per un istante, ma a breve la sua espressione tornò a farsi impensierita.

 “Ti manca tanto?” chiese, giocherellando con il filo del suo microfono. Peeta sorrise e appoggiò il mento sui suoi capelli. Lo sguardo di entrambi ricadde sulla fotografia della famiglia Mellark, che occupava parte della prima pagina.

“Mi manca la sua voce” rispose infine l’uomo, stringendo il figlio un po’ più forte a sé. “Mi manca la sua voce che mi dice ti voglio bene.”

Rowan annuì ancora. Si chinò in avanti e passò le dita sulla fotografia, studiando i volti dei membri della sua famiglia paterna con i polpastrelli.

 

*

 

Quando, qualche ora più tardi, Peeta tornò in soggiorno dopo aver messo a letto i figli, si accorse che il registratore era ancora sulla poltrona. Sorrise divertito e si sedette, portandosi il giocattolo sulle ginocchia. Infine, lo mise in funzione. Per i primi secondi sentì solo un fruscio e qualche suono confuso in lontananza. Dopodiché la registrazione proseguì, riproducendo le voci dei suoi figli. Parlottavano fra di loro di qualcosa che Peeta non riuscì a comprendere, perché il discorso era costantemente intervallato dalle pernacchie di Haley e dalle risate di entrambi. L’uomo rise a sua volta, ascoltando l’intera conversazione. Qualche minuto più tardi una terza voce si frappose al mosaico di suoni. La voce di Katniss era distante, ma le parole erano comprensibili e presto si unirono a quelle di Haymitch e alle sue, appena percepibili in sottofondo. Infine, la registrazione tornò a riprodurre la voce di Rowan, questa volta in maniera chiara e meno disturbata.

“Ciao, papà!” esclamò suo figlio attraverso il registratore, strappandogli un sorriso. “Ho deciso che mi registro. Così, anche quando non ci sono, mi puoi sentire e non ti manco!”

La sua voce echeggiò leggermente,  ripetuta dal microfono. Il bambino scoppiò a ridere.

“Ti voglio bene!” proseguì poi. “E voglio bene anche al nonno!”

Quando Peeta alzò lo sguardo, si accorse che qualcuno lo stava osservando: Katniss l’aveva raggiunto in soggiorno, probabilmente attirata dal suono delle loro voci. Si guardarono a lungo, poi la donna spostò la sua attenzione verso il registratore. Sembrò rabbuiarsi leggermente, ma non disse nulla. Si sedette sulla poltrona di fianco al marito e l’uomo le circondò la vita con un braccio, stringendola a sé.

“E ne voglio anche alla mamma! E a Haley” annunciò la voce allegra di Rowan  attraverso gli altoparlanti del giocattolo, seguita, ancora una volta, da un risolino divertito.

Peeta si sistemò meglio sui cuscini, lasciando più spazio alla moglie. Gli faceva male la gamba in quella posizione e l’espressione di Katniss era ancora distante e velata dal turbamento. Eppure, perfino il male inferto loro dal passato assumeva un senso, se mescolato al suono di quella risata infantile.

“Ti voglio bene!” ripeté un’ultima volta la voce registrata di Rowan. Con quella frase il nastro si concluse. L’uomo sorrise di nuovo, accarezzando con il pollice il piccolo registratore giocattolo.

Ti voglio bene anch’io, piccolo.

 

“Quando ti guardavo, la mia vita aveva senso. Anche le cose brutte avevano senso, perché erano necessarie a renderti possibile.”

Jonathan Safran Foer. Molto Forte, Incredibilmente Vicino.

 

 

Nota dell’autrice.

Dico due cose velocissime e scappo. Mr. Mellark si chiama David, per via di un altro personaggio che fa parte del mio head-canon personale legato al futuro e che forse, prima o poi, troverò anche il coraggio di far approdare su efp xD Haley è la sorella maggiore di Rowan. Katniss non è particolarmente entusiasta al pensiero di avere un microfono vicino e di essere registrata e spero si possa immaginare il perché. Faccio ancora tanti auguri a Federica, che si merita ben più di questo affarino scrauso xD Buon compleanno, tesoro <3

 

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Kary91