Look how far we've come.

 

Gaara lo guarda con uno sguardo che non gli ha mai visto prima. I suoi occhi verde acqua lo studiano con attenzione, totalmente focalizzati sul suo viso. Percorrono le linee del suo viso, scivolano sulle sporgenze tonde dei suoi zigomi, corrono sulla piega del naso e indugiano sulle labbra pallide e screpolate dal vento di Suna. Lee si sente esposto tutto d’un colpo, nudo e inerme, molto più vulnerabile di quanto lo sia mai stato in sua presenza.
-Ho qualcosa che non va?- brontola, nervoso, abbassando lo sguardo, e dando inavvertitamente una strizzata alle mani lisce e bianche che indugiano tra le sue.
Gaara scrolla il capo, in silenzio, facendo ondeggiare i capelli rosso cupo, e poi batte le palpebre, oscurando le iridi chiare con una pennellata di nero; prima di slanciarsi di scatto sulle punte e premere di tutta fretta la bocca sulla sua.
Dura talmente poco che Lee avverte poco o nulla –sabbia tra i denti e una morbidezza che non s’aspettava, seguita dal sapore del tè che hanno appena bevuto e dal tepore del caldo vento di Suna- un contatto talmente breve che potrebbe essere stato solamente un sogno. Se non fosse per quelle pietre acquamarina, che ancora lo osservano con puntigliosa devozione.
-Ti amo- sussurra Sabaku no Gaara, Quinto Kazekage della Sabbia, una volta forza portante di Shukaku, l’Hachibi. Senza la minima traccia di esitazione o di imbarazzo o incertezza.
E Rock Lee, Bestia Verde della Foglia, reagisce come solo lui sa fare.
Sviene.