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Autore: lenemckinnon    28/05/2014    6 recensioni
Una Marlene McKinnon visibilmente frustrata schioccò la lingua con energia per esprimere tutto il suo disappunto.
“L’idea è stata tua”, rispose con semplicità Sirius Black, giovane rampollo ripudiato dalla Nobilissima e Antichissima Casata dei Black.

Gli inizi della loro storia, i primi fugaci sguardi, i sentimenti mal espressi e l'inconsapevolezza di essere stati totalmente FREGATI dall'amore.
Due personalità dure, schiette, divertenti e capaci di nascondere profonde ferite dell'animo anche di fronte alla loro famiglia di amici.
Ecco Sirius Black & Marlene McKinnon, o semplicemente Blackinnon, compagni di scuola, di casa, di scherzi, di avventure, di dolore, di vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ottobre 1974

La luce della luna filtrava cautamente tra gli alberi secolari, insinuandosi in mezzo alle esili foglie autunnali e facendole risplendere di un pallore spettrale. L’oscurità notturna proteggeva le Creature che abitavano la Foresta Proibita, avvolgendole in un alone di mistero che nessun umano, mago o babbano che fosse, era in grado di penetrare.

A deturpare questo scenario idilliaco e vagamente incantato era la presenza di due figure avvolte in spessi mantelli neri che procedevano velocemente verso il limitare della Foresta.
Scrutando più da vicino le loro sagome, si poteva facilmente scorgere una chioma di capelli biondi scossi ripetutamente a causa dei gesti frenetici della loro proprietaria, situata più a destra, mentre il ragazzo accanto a lei procedeva camminando baldanzosamente.

“…E poi non riesco proprio a comprendere quale artificio tu abbia architettato per coinvolgere anche me in questa stupida punizione!”

Una Marlene McKinnon visibilmente frustrata schioccò la lingua con energia per esprimere tutto il suo disappunto.

“Per le mutande di Merlino, non ero nemmeno presente quando hai allagato il bagno di Mirtilla!”, esclamò con indignazione la ragazza.

“L’idea è stata tua”, rispose con semplicità Sirius Black, giovane rampollo ripudiato dalla Nobilissima e Antichissima Casata dei Black. “Gazza ha sentito chiaramente quando spiegavi a James il tuo piano per spaventare a morte Mrs Purr facendole guardare il suo riflesso nell’acqua”. La bocca di Sirius si distese in un sorrisetto divertito.

Anche Marlene, al pensiero di quella gatta ficcanaso finalmente punita a dovere per essere così untuosamente attaccata al malefico custode, incurvò le labbra all’insù.

Sirius lanciò uno sguardo alle divertenti fossette sulle guance della ragazza e si domandò se effettivamente fosse consapevole dei suoi frequenti cambi di espressione e dell’incredibile varietà di facce buffissime che il suo viso allungato era in grado di riprodurre nel giro di pochi secondi. Non avendo una grande capacità di filtro tra cervello e bocca, stava appunto per chiederglielo sfrontatamente quando un omone grosso quasi quanto un troll li chiamò a gran voce con fare sbrigativo.

“Ah eccovi finalmente! Sirius! Marls! Ma dove vi eravate andati a cacciare? Sapete che non c’ho voglia di gironzolare a lungo nella Foresta, Cassandro non mi ci è parso di buonumore quando sono andato a raccogliergli le bacche stamane.”

Hagrid, con tutta la sua maestosa ma bonaria mole, si ergeva di fronte a loro tenendo in mano goffamente una lanterna grossa come un lampadario. “Sbrigatevi, abbiamo giusto un lavoretto da fare con i Thestral e poi ve la potete svignare”, ingiunse ai due studenti con fare fintamente autoritario e di seguito addentrandosi tra i lunghi filari di alberi che mano a mano si facevano sempre più fitti.

“Sono contenta ci sia capitato tu come supervisore, Hagrid!” disse gentilmente Marlene.
“James invece dovrà sgobbare tutta la notte con Dawlish per uno stupido saggio sulla Trasfigurazione Umana” aggiunse Sirius soffocando una risatina nel pensare all’amico probabilmente annoiato a morte dalle chiacchiere del professore di Trasfigurazione. “Ma forse la nostra signorina qui avrebbe accettato di buon grado di trascorrere la punizione in questo modo”, aggiunse ammiccando.

PAM.

Il pugno di Marlene sul suo braccio arrivò senza preavviso e Sirius smise di sghignazzare.

“Solo perché hai origliato una conversazione privata tra me e Mary non significa che tu debba andare in giro a raccontare i fatti nostri! Sei disgustoso Black!” I rimproveri adirati di Marlene si propagarono attraverso il sottobosco, sovrastando il fruscio delle foglie mosse dal vento.

“E’ possibile che dobbiate sempre battibeccare, voi due? Statevene un po’ calmi e andatevene dai Thestral che c’hanno bisogno di cure. Io devo sbrigare un altro affare.”

Sirius si rabbuiò in volto. “Ci avevano riferito che avremmo dovuto accompagnarti dai Thestral, non che avremmo dovuto cercarli e accudirli.”

Ma Hagrid pareva non averlo sentito e, voltando la schiena ad entrambi, si inoltrò nel profondo della Foresta.

“Il prode Sirius Black ammette di avere paura? Suvvia, cavaliere, sii coraggioso e addentrati nell’avventura da solo”, lo rimbeccò Marlene con una cantilena strafottente.

“Nemmeno per idea, tu vieni con me”, rispose Sirius con tono deciso, accompagnando le sue parole con una salda presa sul braccio della ragazza e sospingendola in avanti.

Il giovane mago si ritrovò a pensare che la sua pelle fosse incredibilmente morbida e vellutata come una pesca, ma dopo pochi secondi scosse la testa con fare deciso, incolpando l’atmosfera surreale della Foresta per questi suoi insoliti pensieri.

D’altra parte Marlene, dopo aver protestato ancora un po’ lungo la via, ora camminava in silenzio scrutando la fitta boscaglia attenta a ogni minimo rumore.
“Sembri un segugio”, disse di slancio Sirius.

La ragazza, che aveva da poco riacquistato la tranquillità, si voltò di scatto con gli occhi ridotti a due fessure. “Bè, grazie del complimento, Black; peccato che il mio Patronus sia una pecora e che di solito sia tu quello che puzza di cane bagnato!”

Sirius Black si sciolse in una risata così cristallina e liberatoria che Marlene si chiese quanto tempo fosse che non si lasciava andare così. Guardandolo ridere sotto i raggi lunari che illuminavano il suo nobile profilo, la ragazza sentì un fremito percorrerle la colonna vertebrale. Sapeva che da tempo era fuggito dalla casa di famiglia, ma era la prima volta che si fermava a riflettere su ciò che veramente aveva comportato per lui quel passato fatto di rigidità e ferrea disciplina.

Mentre era occupata nelle sue riflessioni, sentì improvvisamente il braccio di Sirius prenderla per la vita e trascinarla dietro un albero. La sua esclamazione di sorpresa – “Ma che zucca!” – fu soffocata dalla mano del ragazzo che prepotentemente premette sulla sua bocca.

Marlene, profondamente irritata, aveva appena iniziato a divincolarsi dalla sua presa quando notò una strana creatura simile a uno scheletrico cavallo giusto dietro di loro. Rivolse dunque a Sirius uno sguardo interrogativo, ma egli era già scomparso. Allarmata, la ragazza si sporse oltre la spessa corteccia dell’albero per individuarlo, ma fu un operazione estremamente facile: il cretino si stava avvicinando di soppiatto al Thestral da dietro, nel vano tentativo di sorprenderlo, ammansirlo e curare con un colpo di bacchetta la ferita infertagli dallo zoccolo di un centauro.

La strega sbuffò alzando gli occhi al cielo e si avvicinò al ragazzo ben attenta a non fare alcun rumore.

“Black, ho capito cosa vuoi fare e la tua è un’idea folle! Ci conviene mostrarci a lui e gentilmente fargli intendere che vogliamo aiutarlo!”, bisbigliò la ragazza.

“Certo, e magari offrirgli anche degli Zuccotti di Zucca per il tè delle cinque!” ribattè acido Sirius, sempre sottovoce.

“Sono creature mansuete i Thestral, ma si innervosiscono se agisci alle loro spalle! E noi, signor so-tutto-io, è esattamente questo che stiamo facendo!”, gli rispose lei.

“Per Merlino, sono bloccato in questa sterpaglia con la versione femminile di James! Sempre pronta a vedere del buono in tutti, eh, McKinnon?” esclamò Sirius con malcelata esasperazione.

“I miei capelli sono molto più belli di quelli del tuo caro Jamie” ribattà lei altezzosa, fissandolo dritto negli occhi scuri.

Blu e grigio si incatenarono per un secondo, affogando l’uno nell’altro.

Lei pensò che forse la sua educazione strettamente anti-babbana doveva aver influito molto anche sul suo modo di vedere le creature magiche e per la prima volta provò un così intenso desiderio di protezione nei confronti di qualcuno che sentì un fremito per tutto il corpo.

Era davvero solo la luce della luna che rendeva magica l’atmosfera di quel luogo, o quella sera c’era qualcos’altro di tangibile nell’aria?

Egli si chiese come una ragazza così scherzosamente maschiaccio potesse esercitare fascino su di lui, l’incarnazione del desiderio della popolazione femminile di Hogwarts, solo colpendolo con le sue frecciatine.

Era davvero solo la luce della luna che faceva sembrare il suo viso così perfetto, o i suoi occhi erano sempre stati così splendentemente blu anche nei momenti in cui si stuzzicavano a vicenda?

Ottobre 1980

Qualche anno più tardi, mentre ritornava a casa dopo una giornata particolarmente difficile trascorsa tra Diagon e Nocturn Alley a racimolare informazioni per l’Ordine, Sirius si soffermò improvvisamente ad osservare il contenuto di una vetrina e i suoi occhi, da stanchi quali erano, baluginarono di un fulgore da tempo nascosto.

Sogghignando, entrò nel negozio, acquistò il pezzo di suo interesse sotto lo sguardo incuriosito del commesso e si recò con passo svelto a casa.

Trovò Marlene, che in cucina era sempre stata un disastro, a rincorrere per il salotto una pentola particolarmente sbarazzina che non voleva saperne di essere riscaldata sui fornelli; sorridendo, la prese al volo facendole fare una mezza giravolta in aria, mentre la ragazza rideva, divertita del fatto che anche le ciocche dei suoi capelli biondi le sfuggivano dalla treccia ormai scomposta volteggiando per aria.

Senza dire nulla, semplicemente incastrando i suoi occhi in quelli blu oltremare di lei, le porse il pacchetto acquistato poco prima. La ragazza lo scartava con mani impazienti – era sempre stata impaziente, la sua Marlene – e all’improvviso si trovò a stringere tra le braccia un piccolo soffice peluche raffigurante un innocente cavallo grigio scheletrico.

“Un Thestral!” esclamò Marlene, e la bambina che era in lei venne fuori tutta d’un colpo. “Non dirmi che ti sei ricordato di quella sera nella Foresta Proibita!” aggiunse felice, improvvisando una danza scoordinata attorno a un divertito Sirius.
“Come potrei dimenticarmi della prima volta in cui vidi realmente i vostri occhioni e la vostra gentilezza d’animo, madamigella?” ribattè lui con fare galante.
“Oh Black, poche smancerie! Ti ricordo che quella sera mi paragonasti a un cane! Un cane maschio capisci? Ed io, invece, innocente pecorella…”

Ma non fece in tempo a finire la frase che Sirius le lasciò a fior di labbra un bacio da toglierle il fiato.

Per mille volte cercò gli occhi di lei, e per mille volte lei trovò i suoi.

SPAZIO AUTRICE PERSONA CHE HA SCRITTO QUESTA STORIA COSA

Cari amici, ben ritrovati all'angolo delle sclerate su Sirius e Marlene. Ho prodotto questa piccola one-shot in un momento di tedio durante una lezione di microeconomia particolarmente noiosa, quindi date la colpa al mio professore se il testo manca effettivamente di un po' di verve.
Volevo spiegare solo due aspetti (siete liberissimi di non leggere queste inutili note):
-il mio cervello ha partorito l'idea della forma del Patronus di Marlene; è stato lui, io non centro nulla, insomma so benissimo che al mondo esistono multimiliardi di animali più fantastici di una pecora. (però dai una pecora è carina, è soffice e inoltre le pecore sono accudite dai cani pastore);
-ho sempre immaginato che Sirius e Marlene avessero un complicato rapporto di rivalità/complicità negli scherzi: a volte si alleano (lei è la mente e lui il braccio per supremazia femminile) e a volte si rincorrono a vicenda;
-lui se ne rende conto prima, è innegabile. Gli uomini si affidano alle sensazioni della pancia e per questo lui sta un passo avanti a lei nel capire che forse quello sfarfallio che sente nello stomaco non è dovuto a un'indigestione di pollo al curry; lei è più lenta, ma perdonatela, è appena entrata nella fase forse-con-gli-uomini-non-si-gioca-solo-a-Quidditch.

Alla prossima! Lène

P.S. Le recensioni non mordono al contrario di Leotordo.
 
P.P.S. Si lo so, il fluff ci sommergerà tutti

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