Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: Letz    29/05/2014    3 recensioni
Grantaire non è esattamente quello che si definirebbe un ragazzo facile. I suoi zii, decisamente esasperati dai suoi comportamenti da ribelle, decidono di mandarlo a studiare al prestigioso collegio Valjean nella speranza che un po' di disciplina riesca a raddrizzarlo. Ce la farà Grantaire a sopravvivere all'anno scolastico? Ma soprattutto, riuscirà a sopravvivere ai suoi assurdi compagni di scuola che lo obbligheranno a unirsi al club di teatro e a recitare in "Romeo e Giulietta"?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il fuoco ardeva pigramente nel caminetto del salotto, nonostante fosse ormai aprile e non ci fosse nessun bisogno di tutto quel calore supplementare. Ma Joly soffriva terribilmente il freddo ed era grato ai genitori di Enjolras di aver lasciato acceso il camino. Anche se ricordava benissimo come Bossuet, l’inverno precedente, si fosse ustionato toccando proprio quel camino e di come avesse dovuto medicarlo. Bossuet era stato il suo primo paziente, con tutti gli incidenti che gli capitavano era una cavia perfetta per fare pratica. E non si lamentava mai, non imprecava, non piangeva e non si dimenava. A Joly pareva quasi di avere a che fare con uno dei manichini della facoltà di medicina.
Dalla cucina arrivò un rumore di posate cadute ed un’imprecazione. Bossuet, il solito Bossuet. Joly lo trovò con la mano che sanguinava copiosamente infilata sotto un getto di acqua fredda.
“Mi stavo facendo un sandwich e il coltello è scivolato. Nella mia mano”, rise Bossuet.
Ma Joly non rideva. Erano anni che vedeva Bossuet farsi male in ogni modo, e ben più di un paio di volte erano stati incidenti gravi, tanto da richiedere una corsa in ospedale.
“Ci vorranno dei punti”, osservò gravemente esaminando la ferita.
“Mi affido alle tue abili mani”.
Joly fece magicamente comparire dalla sua borsa ago e filo e iniziò a lavorare in silenzio. Da Bossuet nemmeno un lamento.
“Quando pensi di dire a tuo padre che non vuoi iscriverti a Giurisprudenza?”. La voce di Joly tremava leggermente. Sapeva bene che Bossuet odiava parlare di suo padre e della sua famiglia e l’ultima volta avevano avuto una discussione piuttosto animata che era terminata con porte sbattute e tre giorni di silenzio.
Bossuet si irrigidì sotto le mani dell’amico. “Joly credevo ne avessimo già parlato. Io voglio iscrivermi a Giurisprudenza”, e cercò di abbozzare un sorriso. Si divincolò gentilmente dalla stretta di Joly e si alzò dalla sedia. Ma Joly non voleva saperne di arrendersi e lo strattonò per un braccio. E Bossuet lanciò un piccolo grido. Nemmeno quando avevano dovuto riallineargli una frattura alla gamba aveva gridato. Lo sguardo stralunato di Bossuet gli confermò che stava succedendo qualcosa di estremamente sbagliato al suo amico. Delicatamente sollevò la manica della felpa di Bossuet. Sul suo braccio fiorivano svariati lividi. All’occhio attento di Joly i diversi colori dei lividi testimoniavano che quella storia andava avanti da tempo. Alcuni erano recenti, altri risalivano a settimane prima.
“Bossuet…”.
“Ho sbattuto contro una porta”. La voce di Bossuet era venata di panico.
“Bossuet…”.
“Mi conosci, faccio sempre cose stupide e pericolose e…”.
“Tuo padre ha ricominciato a bere”.
Si fosse trattato di un altro degli Amis Bossuet avrebbe negato. Ma Joly era il suo migliore amico, la persona a cui voleva più bene al mondo e che conosceva a memoria ogni sua espressione. Quindi non poteva sperare di nasconderglielo, nemmeno in mille vite l’avrebbe fatta franca con lui.
“Da un paio di mesi. Ma davvero, lui non voleva. Sono stato io, con quella assurda idea della scuola di teatro…la colpa è solo mia”.
Joly non era una persona espansiva. Quando doveva curare qualcuno era delicato e confortante ma nella vita di tutti i giorni, la vita vera, non amava molto tutto quell’abbracciarsi e toccarsi. Sopportava Courf che si appoggiava alle sue spalle durante le riunioni e non gli dispiacevano gli abbracci di Jehan, o le pacche sulle spalle di Combeferre. Ma lui non faceva mai il primo passo, non era mai il primo ad abbracciare o toccare. Quindi abbracciare Bossuet così forte da togliergli il fiato non era esattamente una cosa nel suo stile. Era semplicemente la cosa più difficile che avesse mai fatto, ma anche la più giusta.
“Non è colpa tua, e se lo ripeti io ti strangolo. La colpa è di quello stronzo di tuo padre che passa le sue giornate a bere anziché preoccuparsi di suo figlio. E tu non ci torni in quella casa, vieni a stare da me per l’estate e per le vacanze e starai in camera mia come al solito. Tu non ci torni da quel bastardo, e se ti tocca di nuovo io lo ammazzo perché nessuno deve permettersi di farti del male. Non finchè io sarò lì per impedirlo. E dovrà spaccare anche la mia di testa per farmi smettere perché io non ti posso lasciare così e…”.
Bossuet era letteralmente nel panico. In qualche modo doveva farlo smettere di parlare. E l’unico modo che trovò fu quello di tappare letteralmente la bocca di Joly. Con la propria. Non aveva mai pensato a lui in quel modo, ma baciare Joly era la cosa più naturale del mondo. Perché a nessuno importava di lui come a Joly, che era l’unico sempre pronto ad aiutarlo quando finiva inevitabilmente per fare qualcosa di stupido o gli capitava qualcosa di inspiegabilmente sfortunato.
Joly non aveva mai pensato a Bossuet in quel modo, ma baciare Bossuet era la cosa più naturale del mondo. Perché ogni volta che credeva di avere una malattia incurabile Bossuet c’era, dandogli le medicine e facendolo ridere. E tutte le volte che Bossuet si era fatto male o era finito in ospedale Joly aveva sentito una stretta al cuore, che non aveva mai collegato a qualcosa di così stupido come l’amore. Era uscito con Musichetta per un po’, e da poco avevano ricominciato a vedersi, ma non aveva mai provato vero interesse per la ragazza. Sesso facile e senza complicazioni, ecco cosa offriva Musichetta.
Staccarsi da quel bacio fu difficile. Entrambi sapevano che avrebbero dovuto parlare della cosa, analizzare i loro sentimenti e nessuno dei due si sentiva pronto a farlo. Non dopo che Joly aveva scoperto il segreto di Bossuet.
“Domani”, sospirò Bossuet. “Domani parleremo di tutta questa cosa”.
Joly assentì piano. Domani. In quella parola c’era tanta speranza. Domani.
 
~
 
Un leggero bussare alla porta riscosse Grantaire dai suoi pensieri. Dopo essersi preso quella boccata d’aria durante la cena si era rintanato nella stanza che i genitori di Enjolras gli avevano assegnato ed era rimasto sdraiato sul letto a fissare il soffitto. Molto coraggioso da parte sua.
“Entra”.
Enjolras si fece timidamente strada nella stanza. Indossava un assurdo pigiama rosso a righe, con la maglia così larga che gli scivolava su una spalle lasciando scoperta la sua pelle color latte.
“Amore, sei ancora arrabbiato?”.
Dio, come si poteva resistere a quella vocina pigolante e al suo proprietario? Soprattutto quando in faccia aveva stampata quell’espressione a metà tra il colpevole e l’infelice. Per la prima volta Grantaire pensò a quanto fosse giovane Enjolras rispetto a lui. Non anagraficamente - avevano solo un anno di differenza - ma per quello che avevano vissuto. Enjolras, con il suo pigiama a righe troppo largo per lui, dimostrava poco più di sedici anni. E il modo in cui lo aveva chiamato amore…doveva essere così che lo chiamava sua madre quando era un batuffolo tutto occhioni azzurri e capelli dorati.
Grantaire voleva davvero essere irritato con Enjolras, per la sua sensibilità pari a quella di uno scaldabagno e per averlo messo in imbarazzo davanti a tutta la tavolata. Ma non poteva essere realmente arrabbiato con Enjolras perché in quel momento sembrava proprio un bambino che la mamma ha appena rimproverato.
Grantaire picchiettò delicatamente il materasso vicino a lui, nel gesto internazionale che significa “siediti qui”.
Enjolras si sdraiò letteralmente su Grantaire.
“Sei arrabbiato”. Era un’affermazione stavolta.
“Non arrabbiato, solo sorpreso”. A Grantaire sembrava di parlare con un bambino, quindi scelse con cura le parole. “Enjolras tu non puoi prendere decisioni che riguardano me senza nemmeno consultarmi. Lo capisci?”.
Enjolras annuì in modo compito, come un bravo scolaretto.
“Ho sbagliato i modi e anche i tempi. Me ne rendo conto. Ma non mi importa di quello che pensano gli altri, mi importa solo della tua risposta. Vuoi venire a vivere con me a settembre?”.
“Ci hai riflettuto bene Enjolras? Non avrai tutto quello a cui sei abituato, niente camerieri che lavano, stirano e cucinano per te. E poi tu non sei come me, non hai bisogno di prendere un appartamento tuo, puoi vivere con i tuoi. E potremmo comunque vederci ogni giorno, come facciamo ora”.
Il labbro di Enjolras tremava, maledizione. Le cose si mettevano male.
“Quella mattina nel parco, io ero serio. Io non credo di essere un pinguino, io sono un pinguino. Monogamo. Quindi non ho bisogno di tempo per pensarci, di essere più maturo per prendermi un impegno con te. Quando si tratta di te, di noi, io non so esprimermi perché il mio vocabolario non ha parole per spiegare certe cose. Ma cercherò di essere il più chiaro possibile. I pinguini possono stare senza la loro compagna, quando vanno a caccia o cose così. Ma non sentirai mai un pinguino dire: oh siamo giovani per un impegno, magari potremmo essere anime gemelle tra un anno”.
Grantaire scoppiò a ridere perché Enjolras era così buffo e così poco il solito Enjolras.
“Ok, ok, il concetto è chiaro. Siamo due pinguini condannati l’uno all’altro. In realtà quelle di prima erano solo stronzate, volevo dirti subito di sì ma volevo tenerti ancora un po’ sulla corda”. Il ghigno sulla faccia di Grantaire era demoniaco.
“Quanto sei stronzo, Gesù” lo insultò Enjolras prendendolo a cuscinate.
La battaglia di cuscini andò avanti per almeno dieci minuti, ovvero fino a quando non si ruppero le federe e tutte le piume uscirono dai cuscini. Affannati e pieni di piume i due ragazzi si guardarono negli occhi sorridendo. Enjolras baciò Grantaire lentamente e profondamente prima di sussurrare: “Voglio fare l’amore con te”.
Grantaire obiettò: “E i tuoi?”.
“Se ne sono andati. Notte e tutto domani liberi”, disse Enjolras leccandosi le labbra.
In ogni altra occasione Grantaire si era trattenuto, perché rispettava Enjolras e non voleva fargli pressioni. Ma la decisione di vivere insieme e tutte quelle piume non lo facevano ragionare lucidamente. Si avventò sulle labbra di Enjolras e iniziò a spogliarlo con foga, baciando ogni centimetro della sua pelle. Nonostante l’eccitazione e le aspettative che entrambi si trascinavano dietro da mesi fu dolce e delicato. A Grantaire sembrava di accarezzare una statua di vetro, che avrebbe potuto rompersi da un momento all’altro. Ma Enjolras era fatto di carne e ossa e tremava sotto le sue mani, chiedendo sempre di più.
Parecchio tempo dopo Enjolras si stiracchiò come un gatto che fa le fusa.
“È stato incredibile. Penso che potrei non averne mai abbastanza. Anche se non avrei mai immaginato che la mia prima volta sarebbe stata con Romeo”.
 
 



 
________________________________________________________________________________________________________________________________
 
Cielo, cielo, cielo. Questo capitolo è orribile. Eppure, liberissimi di non crederci, ci ho messo GIORNI a scriverlo.
Fondamentalmente con questo capitolo getto alle ortiche tutte le mie promesse di non scrivere una storia smielosa in cui tutti si accoppiavano con tutti. Ed invece ecco qui Joly e Bossuet che limonano nella cucina di Enjolras D:
Fortuna che ci sono Enjolras e Grantaire a risollevare la situazione, con i loro pucciosissimi programmi di vita e il loro meglio-tardi-che-mai momento di sesso sfrenato (si, lo so che non c’è niente di sfrenato nella mia descrizione I’m totally bad at porn, checcipossofare?).
Grazie a chi legge/segue/recensice, siete fantastici. In particolare, la mia eterna riconoscenza va a Catcher, che in qualche modo riesce sempre a trovare qualcosa di positivo in questa inenarrabile e incasinata storia.
 
Lots of love,
Letz
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: Letz