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Autore: Unforgiven_Ice_Girl    29/05/2014    0 recensioni
A volte sento il bisogno di sfogarmi con qualcuno e lo farei volentieri con qualche amico, ma temo sempre che non tutti siano in grado di capire certe sottigliezze. Ho così deciso di scrivere un diario qui, con un ipotetico amico che sia in grado di comprendermi senza pensare che i miei pensieri siano sciocchi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Amico,
oggi è stato e continuerà ad essere un giorno di completo relax, che dedicherò alla scrittura e alla visione di qualche telefilm che mi piace. Me lo merito un po’ di riposo, perché questi giorni sono stata sempre impegnata a fare qualcosa e ora che è finita posso finalmente dire di essere soddisfatta.
Da dove posso partire? Vediamo… potrei iniziare a parlarti dell’esperienza che ho avuto come scrutatrice al seggio. Come sicuramente sai già, domenica ci sono state le elezioni. Io non mi sono mai interessata di politica, perché non mi sento affatto rappresentata da quella gente lì. Al massimo mi sento presa in giro. Però qualche anno fa sono andata al comune ad iscrivermi alle liste per fare la scrutatrice, in poche parole è la persona che registra che sei andato a votare, e una volta finito l’orario di voto resta lì a controllare le schede e registrare i voti. Il giorno precedente (sabato) sono andata un’oretta al seggio per mettere le firme sulle schede elettorali, mentre il giorno dopo sono rimasta lì dalle 7 del mattino alle 11 di sera (esclusa qualche oretta che mi era stata concessa per la pausa pranzo e cena). Dopo le 11 sono rimasta ancora un’ora a fare lo spoglio dei voti, cioè mettere in mucchi diversi le schede in base ai partiti che erano stati votati. In realtà non è stato un lavoro molto difficile, più che altro ti annoia un po’ stare tutto quel tempo lì perché non sempre c’erano le persone a votare. Ma è stata una bella esperienza, ho rivisto una mia amica d’infanzia che faceva la scrutatrice nel mio stesso seggio. Sai, all’inizio non sapevo assolutamente cosa dovessi fare o come si svolgesse il lavoro, poi lì (a parte la mia amica) non c’era nessuno che conoscessi, quindi era un’esperienza totalmente nuova e, come tutti sanno, l’ignoto spaventa. Non sapevo cosa fare e temevo di non essere all’altezza. E invece è andata davvero bene, talmente tanto che alla fine mi sono detta che me la sono cavata e non è andata poi così male, sono riuscita a risultare gentile nei confronti delle persone che venivano lì, auguravo il buongiorno e la buonasera a tutti sorridendo, ed è stata una cosa che mi ha fatto sentire davvero bene, perché magari la mia educazione ha fatto piacere alle persone che parlavano con me. Quindi ho pensato che forse in futuro diventerò brava a svolgere un lavoro e che, forse, non sarò un fallimento totale. Solo che c’è stata una cosa che mi ha fatto un po’ pena. Ovviamente tutti hanno diritto al voto, e quindi tutti si presentavano. E tra quelle persone, ce n’erano molte che erano anziane, camminavano con le stampelle, avevano problemi alla vista, sembravano tremendamente fragili. Mi sono detta che quelle persone facevano bene ad uscire di casa per esercitare un proprio diritto (anche perché più che diritti noi tutti abbiamo soprattutto doveri), ma mi facevano pena e tenerezza. Pensavo che un giorno anch’io diventerò così, resterò sola, avrò dei figli e nipoti che saranno troppo impegnati a trascorrere un weekend fuori e non avranno di certo voglia di stare un po’ con me. Ebbene, io ero gentile ed educata con tutti, ma con loro cercavo di esserlo ancora di più. Sorridevo il doppio, li ascoltavo più attentamente quando mi parlavano e cercavo di non farli sentire fuori luogo, perché a volte mi ci sento anch’io e non è per niente piacevole. Una volta finita l’università, potrei provare con il servizio civile e trovare un lavoro (anche se per un breve periodo di tempo) dove potrò far compagnia ed aiutare le persone a star meglio psicologicamente, anche se so già che sarà triste e che tornerò a casa in lacrime tutte le sere.
Dato che l’ho già accennato, parliamo di università. Ieri ho sostenuto il mio penultimo esame e… finalmente l’ho superato! Ero già stata bocciata una volta e passai tutto il pomeriggio a piangere. Stavolta è andato. Per due settimane sono andata costantemente a prendere ripetizioni da un’amica di famiglia che è inglese. Il mio inglese è abbastanza buono, ma l’unico modo di parlarlo per me era ripetere da sola. Invece in questo modo potevo ripetere a qualcuno che mi ascoltava, e dovevo per forza essere chiara quando spiegavo perché avevo davanti una persona che non conosceva quegli argomenti. Mi ha aiutato molto con l’inglese, ma ancora di più con me stessa. Io sono una persona molto insicura, che ha paura di aprire bocca e dire una stupidaggine. In questo modo ho acquisito un po’ di sicurezza, e ieri sono andata all’esame piena d’ansia ma armata anche di un po’ più di fiducia in me stessa, almeno rispetto alla volta precedente è andata alla grande. Ho fatto degli errori, non si riesce mai a dare il 100% agli esami, ed è per questo che uno dovrebbe provare a dare il massimo quando si esercita. Quando vieni esaminato c’è una serie di fattori che ti ostacolano, come il nervosismo, l’ansia, la paura, l’emotività… ma io ieri, in sede d’esame, ho dato il massimo che potevo dare in quel momento (non in assoluto), so che ho fatto ciò che mi era possibile ed è bastato. Quindi le persone hanno ragione quando dicono che valgo e che devo avere più fiducia in me stessa. Però devo ammettere che ultimamente in molti mi hanno rispettata e trattata con i guanti, quindi sono stata anche fortunata durante la fase preparatoria.
Terzo punto da trattare: il solito ragazzo! Una decina di giorni fa mi ha mandato un messaggio e mi ha chiesto se ci potevamo vedere perché era da un po’ che non uscivamo. Io devo ammettere che volevo metterlo alla prova, così gli ho risposto di sì ma gli ho subito messo in chiaro che avevo il ciclo e che quindi non potevamo avere un po’ di intimità. Vuoi sapere la sua risposta? Credo che la possa già immaginare… “Allora rimandiamo alla prossima settimana.” Tornando un attimo indietro, sai già dei dubbi che avevo nei suoi confronti. Cioè, che era un bravo ragazzo era chiaro, il problema è che, anche se non lo faceva apposta, in un certo senso mi “usava” per divertirsi. Ero davvero dispiaciuta, ci sono rimasta molto male e gli ho risposto al messaggio in questo modo: “Non ci hai pensato per niente ad incontrarmi lo stesso, anche senza fare niente?”, quindi per pararsi il culo mi ha risposto di sì e ci siamo incontrati lo stesso.
“Come mai il ciclo ha ritardato così tanto?” è stata una delle prime cose che mi ha chiesto. In realtà a me ritarda sempre di qualche giorno, e anche in questo caso erano “solo” sei… anche se sono stati sei giorni d’ansia, perché l’ultima volta che sono stata insieme a lui si era anche rotto il preservativo (non si era spaccato sulla punta, ma di lato, ed è successo quando era fuori, non dentro di me). Il vero problema dell’ultima volta però è stato un altro. Non mi sentivo affatto a mio agio, quindi mi faceva male (il sesso è tutta una questione di testa, più che di corpo) così gli ho detto che non avevo voglia di farlo. Lui se l’è presa, evidentemente gli bruciava che non ero un oggetto, come avrebbe voluto lui. Io sono rimasta seduta sul sedile dell’auto, nuda e raggomitolata su me stessa cercando di coprirmi il corpo, quel corpo che avevo imparato ad accettare a fatica solo qualche volta, quel corpo che mi ha sempre messa a disagio perché non è mai stato perfetto… credo di non essermi sentita mai tanto umiliata in vita mia. Ero nuda e impotente, volevo piangere e allo stesso tempo dirgli che era uno stronzo, che la donna non va trattata come un oggetto, specialmente quando è così vulnerabile. Eppure sono stata debole, perché lo vedevo deluso, avevo troppa paura che si arrabbiasse e che mi gridasse contro, quindi per evitare tutto ciò gli ho detto che avevo bisogno di qualche minuto per riprendermi e tranquillizzarmi, così avrei potuto accontentarlo. Ho pensato a quanto è brutto sentirsi rifiutati, così poi l’ho lasciato fare. Ho cercato di rimanere più tranquilla possibile, e infatti dopo non mi ha fatto più male una volta dentro. Poi però ho capito che le cose non sarebbero migliorate con il tempo, che non mi sarei sentita a mio agio in futuro con quella situazione… noi lontani che ci incontriamo una volta a settimana, parliamo due minuti di cosa abbiamo fatto durante la settimana, poi andiamo subito nella sua macchina e lo facciamo subito, senza creare un minimo di atmosfera, lì con la paura che arrivi qualcuno, con la paura di essere vista. Insomma, non è così che dovrebbe funzionare. Per far sì che il sesso sia bello, bisognerebbe lasciare tutto fuori dalla testa, allontanare i pensieri, pensare solo a quanto è bello stare vicini, lasciare che le cose avvengano da sole, senza forzarle. Per me non era così, e mai sarebbe stato così, e non per colpa sua.
E’ stato davvero un bene che il ciclo avesse ritardato, perché con lui ho passato una bellissima giornata, abbiamo passeggiato, ci siamo baciati, abbiamo parlato, ma la maggior parte del tempo siamo rimasti abbracciati, e lui quando mi abbraccia mi stringe davvero forte. Non mi era mai successo così. Ed è una sensazione bellissima, è meglio di un bacio, meglio di qualsiasi cosa, perché mi ha fatta sentire protetta come non mi era successo mai. Ed è stato davvero difficile prendere la decisione di rinunciare a tutto ciò, ma lui ha capito ed era d’accordo: quella era la cosa migliore da fare. Anche se non cancelleremo ciò che c’è stato tra di noi, non dimenticherò mai che è stato un ragazzo importante e speciale per me, altrimenti le cose non sarebbero andate così. Non è stato un errore, anzi, è stata un’esperienza che mi ha fatta crescere, ma bisogna capire quando è il momento giusto per finirla, e stavolta l’ho capito, ho agito e sono sicura di aver preso la decisione giusta. Certo, non ti nego che ho paura di non incontrare un ragazzo così bravo (perché a parte la sua fissa per il sesso, lui è davvero dolce e premuroso), ma so che non avrebbe funzionato, e una persona adulta deve prendere le decisioni che sono migliori per lei, anche se all’inizio è difficile e fa soffrire.
Che dire? Sono stati tre mesi intensi, tre mesi in compagnia di una persona che mi ha dimostrato di volermi bene, che mi ha fatto credere di più in me stessa, che mi ha insegnato a non sottovalutarmi troppo. Tre mesi, da febbraio a maggio… esattamente come Marco. Seguendo questo ragionamento, devo aspettare altri due anni e poi quando arriverà febbraio arriverà anche una persona interessante. Ma, se così dovesse essere, stavolta spero tenermela stretta anche oltre maggio.
 
Con affetto
IceGirl

 
  
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