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Autore: elyxyz    29/05/2014    13 recensioni
TRAMA: Arthur trova davanti a casa un cane abbandonato e la sua amica Gwen gli consiglia un veterinario di nome Emrys.
“Ma che cazzo…?” si lasciò sfuggire, appena messo piede nel vialetto, stringendo le palpebre per mettere a fuoco – fra la pioggia, la nebbia e le tenebre della sera – osservando la massa informe sul suo tappeto ‘welcome’ sotto al porticato buio. Un topo! Un dannato sorcio davanti alla sua porta!
(...) Brandendo l’ombrello rotto come avrebbe fatto un cavaliere medievale con la propria spada – o come un poliziotto con uno sfollagente – si avvicinò risoluto.
E fu allora che si accorse che il topo non era un topo.
Cioè… era un topo
, ma un topo-cane.
Lo stesso topo-cane che ora guaiva e scodinzolava verso di lui, grondando pioggia e bava sul suo tappeto immacolato.
[AU!Fic Merthur. Accenni ArthurxVivian nel passato. - 12 capitoli in totale, storia conclusa.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Doverosamente dedicata al cucciolo d’uomo che mi ha resa una zia orgogliosa

Doverosamente dedicata al cucciolo d’uomo che mi ha resa una zia orgogliosa.

 

Un pensiero speciale a chi ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).

A kibakun, Barby_Ettelenie_91, chibimayu, hiromi_chan, Burupya, misfatto, DevinCarnes, Orchidea Rosa, Eresseie93, aria, mindyxx, Yuki Eiri Sensei, katia emrys e Clary Rose94.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

 

 

Waiting for you

 

 

 

Capitolo IX    

 

 

Gwaine si presentò nell’ufficio di Arthur con un sorriso a trentadue denti.

“Ehi, Principessa!” esordì, stravaccandosi sulla sedia imbottita dell’ospite, senza permesso. “Vuoi sapere l’ultima?”

 

“Anche se ti dicessi di no, dubito che mi daresti retta…” brontolò Arthur, sollevando lo sguardo da un report che stava leggendo.

 

Oh, ma questo pettegolezzo piacerà anche a te!” lo lusingò, ammiccando.

 

Il Grande Capo sospirò, rinunciando a concentrarsi sul blocco di fogli, per prestargli attenzione.

“Sentiamo…”

 

“Si dà il caso…” premise O’Green, con la faccia di un gatto che si è appena pappato un canarino. “Si dà il caso che io abbia avuto una telefonata con Li Meng, della sezione Marketing di Honk Hong…”

 

Arthur inarcò un sopracciglio, invitandolo implicitamente a venire al punto.

 

“E lei mi ha raccontato che, due giorni fa, hanno organizzato una ‘festa di bentornato’ per Val… l’hanno portato fuori a mangiare in un bel ristorantino nuovo… E poi, la mattina dopo, gli hanno spiegato che il piatto principale era stato serpente. Ti immagini la sua faccia? Meng ha detto che è diventato di color verde ed è corso a vomitare!” Gwaine rise sguaiatamente. “Che meschino! È diventato persino cannibale! Non ha rispetto neppure per i suoi simili!

 

Arthur rise con lui. “Poveri serpenti… che triste fine…” concordò, perché, di certo, non avrebbe avuto pietà per quel viscido di Valiant.

 

 

***

 

 

Anche se Gwaine cercava di distrarlo, da buon amico qual era, con l’andar dei giorni, Arthur cominciava a sentire l’avvicinamento del fantomatico ‘Momento X’.

Egli aveva persino segnato sul calendario l’ipotetica scadenza, dedotta dai controlli di Merlin e, nel frattempo, curava che Aithusa si alimentasse al meglio e facesse tutto il movimento che il dottor Emrys si era raccomandato, per allenare i muscoli da usare durante il parto.

 

Una volta, durante una delle loro passeggiate, erano persino finiti nelle vicinanze della sua vecchia casa, che aveva venduto in fretta quando era partito per l’America.

Per un lungo istante, Arthur sentì il sapore amaro della nostalgia e gli venne quasi voglia di camminare fin lì davanti, anche se ritornare a viverci era impossibile e, anche potendo, non avrebbe retto agli sguardi pietosi dei vicini che sapevano delle corna di Viv.

 

No, si disse, quell’abitazione faceva parte del suo passato, e tale doveva restare.

Ora aveva Aithusa, una nuova vita che lo soddisfaceva. E, con la cucciolata in arrivo, sarebbe stato tutto ancor più bello.

 

Poi, quando sentiva i dubbi crescere e pensava di non potercela fare, il suo veterinario trovava sempre, magicamente, le parole giuste per confortarlo (anche se lui si sarebbe fatto tagliare la lingua, piuttosto che ammetterlo).

 

Del resto, il dottor Emrys gli aveva detto di chiamarlo per ogni incertezza, senza farsi scrupolo.

E lui lo avrebbe fatto.

 

Per ogni nuovo giorno, un nuovo messaggio.

 

 

***

 

 

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A: Merlin

20:27

Aithusa ha fame. Ma ha già mangiato la sua razione giornaliera.

Cosa faccio?

 

 

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Da: Merlin
20:31

Falla giocare. Distraila.

 

 

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A: Merlin

21:20

L’ho fatta distrarre. E sono distrutto.

Ma ha ancora fame.

 

 

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Da: Merlin
21:22

Ha consumato calorie. Ora può mangiare.

 

 

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A: Merlin

21:23

Potevi dirmelo prima! L’avrei messa sul tapis roulant!

 

 

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Da: Merlin
21:25

Pigrone!

 

 

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A: Merlin

21:26

Sappi che non ti ringrazierò per questo consulto!

 

 

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Da: Merlin
21:27

Prego.

 

 

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A: Merlin

21:28

You, little shit!

Buonanotte.

 

 

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Da: Merlin
21:28

‘notte ;D

 

 

***

 

 

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A: Merlin

19:16

Ho sentito i cuccioli muoversi! Li ho sentiti!

 

 

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Da: Merlin
19:20

Bello, eh?

 

 

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A: Merlin

19:21

È meraviglioso.

 

 

***

 

 

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A: Merlin

15:04

Aithusa è agitata, cosa faccio?

 

 

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Da: Merlin
15:06

Accarezzala, parlale.

 

 

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A: Merlin

15:16

Funziona! Grazie.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
15:16

Prego.

 

 

***

 

 

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A: Merlin

08:17

Croccantini o biscotti?

 

 

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Da: Merlin
08:18

Biscotti.

 

 

***

 

 

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A: Merlin

08:02

Cappottino o no?

 

 

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Da: Merlin
08:03

Senza.

 

 

***

 

 

Quel sabato mattina, Merlin controllò nuovamente l’ora sul quadrante al polso. Le sette e mezza.

Da quando Aithusa viveva con lui, Arthur si svegliava sempre praticamente all’alba, come aveva scoperto fin dal loro primo incontro. Perché allora non rispondeva?

 

“Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. Si prega di riprovare più-”

 

Con un verso di frustrazione, chiuse la comunicazione, cercando nella rubrica del cellulare il recapito alternativo di casa, perché di sabato Arthur non andava mai in ufficio.

 

“Sì, pronto?” rispose, dopo un’infinità di squilli, una voce molto assonnata. Una voce di donna.

 

“Casa Pendragon?” domandò Merlin, dopo un momento di completo stupore. Forse aveva selezionato il nome sbagliato, forse lo aveva memorizzato male…

 

“Sì, mi dica…” confermò la signora, all’altro capo della linea, reprimendo malamente uno sbadiglio.

 

“Cerco Arthur”, si sentì dire, mentre il suo cervello si era fermato allo step precedente. E questa chi era? La… compagna di Arthur?

 

“Arthur non c’è, mi dispiace. Se vuole, può dire a me e poi riferirò!”

 

“Sono il dottor Emrys, il suo veterinario…

 

“Oh, Merlin!” lo riconobbe la voce femminile, rianimandosi. “Sono Gwen! Scusami, ero così addormentata che non ti avevo riconosciuto!” ridacchiò.

 

“Ciao, Gwen”, la risalutò, per buona misura. “Avevamo programmato un controllo per Aithusa, stamattina...

 

“Sì, me l’ha detto!” confermò Guinevere.

 

“Senti, Arthur voleva essere il primo appuntamento della giornata, ma ho avuto un contrattempo... ed è tutto rimandato”.

 

“Spero non sia niente di grave!”

 

“Piccola emergenza di famiglia. Mia madre è scivolata dalle scale. Forse è solo una distorsione, ma voglio accompagnarla a fare accertamenti”.

 

“Perciò sei…?”

 

“A Ealdor, sì. Il treno è quasi arrivato…” le confermò. “Senti, Gwen, dillo ad Arthur, ok? Mi dispiace, devo lasciarti”.

 

“Oh, ma certo… E tanti auguri per tua madre!” si raccomandò Guinevere, chiudendo la conversazione.

 

Merlin raccolse il borsone che aveva preparato in fretta all’alba e si apprestò a scendere dalla carrozza.

QuindiGwen dormiva da Arthur, considerò, mentre il suo cervello ronzava al pari dell’altoparlante in stazione. Con Arthur, si corresse, fastidiosamente.

Beh, erano amici e colleghi… Guinevere gli aveva sempre parlato con affetto di Arthur, magari stavano insieme da secoli, e lui era l’unico a non saperlo… ma, poi, perché mai Pendragon avrebbe dovuto dirglielo?

 

La sua parte più razionale gli suggeriva che no, non poteva essere questo. Se fossero vissuti insieme, la gestione di Aithusa e le incertezze di quell’asino sarebbero state diverse… fin da subito.

 

Forse erano amici… uhm… amici con benefici. Sì, questo poteva anche essere. Collimava più con l’idea che si era fatto di Arthur. In fondo, un tipo come lui poteva avere tutte le donne che voleva, ma aveva anche una vita stressante e impegnata e… Gwen era la sua segretaria, la persona che ogni giorno gli era più vicina. L’essere amici con benefici offriva sesso e gratificazioni senza complicazioni. Questa era la risposta.

 

Merlin cercò di cacciare il senso di stordimento vuoto che sentiva e il suo cellulare vibrò in tasca.

Irrazionalmente, sperò che fosse Arthur, con un messaggio o una chiamata. Uno di quei contatti che avevano quasi quotidianamente.

 

“Pronto?” esclamò, di slancio, con un’assurda speranza. “Ah, Freya…” disse poi, mascherando la delusione, riconoscendo la propria assistente. “Sì, sono arrivato. Scusa, sono riuscito ad avvisare solo il signor Pendragon. Potresti annullare tu gli altri appuntamenti? Almeno fino a martedì. Sì, grazie. Ciao”. 

 

Uscendo, il dottor Emrys inspirò l’aria fresca della campagna, quella familiare, della sua infanzia.

Eppure, il disagio che sentiva non passò. Merlin si disse che era l’ansia per le condizioni di sua madre. Appena avesse appurato che Hunith stava bene, tutto sarebbe andato al suo posto, sì.

Ma allora, dov’era Arthur?

 

 

***

 

 

Arthur – Mister Sparisco-e-torno-quando-voglio – si era fatto vivo con un messaggio solo il martedì successivo, dopo quattro giorni di silenzio assoluto, giusto mentre anche Merlin stava rincasando dal suo paese natale. E così era venuto a sapere che il Boss della Pendragon Company era dovuto salire di corsa su un volo per la Cina, venerdì notte, a causa di un problema con un contratto multimilionario che richiedeva la sua presenza immediata ad Hong Kong (c’entrava qualcosa con un serpente, ma Merlin non aveva osato chiedere chiarimenti).

 

E, se da un lato questo aveva rabbonito le inquietudini del dottor Emrys circa l’improvvisa sparizione del suo paziente più impegnativo, d’altra parte non risolveva la spinosa questione di Gwen e la presunta (non)relazione che la legava al suo capo. E questo tarlo rosicchiava i pensieri di Merlin in modo scomodo, rendendolo eccezionalmente nervoso, cosa inusuale per la sua natura costantemente solare.

Per ritrovare il suo quieto vivere, avrebbe dovuto arginare tutta la faccenda e, se necessario, fare un passo indietro in quello strano rapporto che si era creato con Arthur Pendragon. Mettere paletti, ecco cosa serviva. Dei maledetti paletti.

 

A complicare le cose – a fargli prendere questa sofferta decisione – fu un messaggio che il dottor Emrys ricevette, come dal nulla, il mercoledì sera.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

21:12

Il controllo di Aithusa saltato è fissato per sabato?

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
21:13

Sì.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

21:14

Solita ora?

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
21:14

Sì.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

21:16

Ti piacerebbe mangiare cinese?

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
21:21

…Non esco con i miei pazienti.

 

 

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A: Merlin

21:22

E ci mancherebbe altro! Neanch’io ti concederei di uscire con Aithusa, sei troppo vecchio per lei!

E comunque non ti stavo invitando. Era solo per fare conversazione.

 

 

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Da: Merlin
21:23

D’accordo. Comunque non esco con i pazienti.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

21:23

Io non sono un tuo paziente.

 

 

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Da: Merlin
21:24

Beh, non esco neppure con i clienti.

 

 

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A: Merlin

21:25

Detta così, è abbastanza ambigua! ;D

 

 

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Da: Merlin
21:26

Arthur…

 

 

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A: Merlin

21:27

Merlin, relax, non ti stavo invitando.

Mi sembri un tipo da cinese. Ero curioso.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
21:29

Mmm… preferisco dell’altro.

 

 

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A: Merlin

21:30

Aithusa può mangiare cinese?

 

 

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Da: Merlin
21:31

Arthur!

 

 

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A: Merlin

21:32

Ok. Scherzavo.

Buonanotte.

 

 

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A: Merlin

21:32

…sono annoiato.

 

 

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Da: Merlin
21:34

L’ho notato.

 

 

***

 

 

Forse con una punta di ingenuità, ma Arthur credeva ormai di conoscere Merlin almeno un po’.

E invece l’ultimo scambio di messaggi, che aveva avuto con lui il giorno prima, lo aveva lasciato parecchio stupito… forse anche un tantino amareggiato…

 

D’accordo, la sua domanda poteva anche esser stata fraintendibile, ma – ammesso e non concesso che lo avesse invitato davvero a cenare insieme – due persone normali non potevano farlo? Da quando era diventato illegale? Sicuramente non gli aveva chiesto apertamente un appuntamento e non ci sarebbero stati doppi fini né implicazioni sentimentali a cui far fronte.

Eppure il dottor Emrys aveva risposto in modo conciso e irremovibile. Come se fosse stato prevenuto a riguardo. Forse addirittura infastidito. E lui aveva dovuto correre ai ripari con la scusa della noia per alleggerire la gaffe.

 

Ma siccome non c’erano stati dei precedenti sgradevoli fra loro, Arthur s’era quasi convinto di aver preso un enorme granchio. Forse la freddezza di Merlin aveva avuto una ragione diversa, non imputabile a lui. Chissà, magari lo aveva beccato in un momento sbagliato, in una giornata storta…

Arrivò a questa conclusione passando davanti all’ambulatorio, quel pomeriggio, lanciando uno sguardo affezionato per abitudine, mentre si dirigeva al Pet Shop di William per rifornirsi di viveri per Aithusa.

 

E invece no, realizzò. Non sapeva niente di lui. Merlin Emrys era un perfetto estraneo, in fin dei conti.

Quando entrò nel negozio e lo vide dietro al bancone, lo stomaco gli si attorcigliò in un modo strano. Era diverso dal nodo che aveva sentito negli attacchi di panico, ma anche questo era sgradevole e doloroso.

 

Merlin indossava il grembiule da commesso e Will gli teneva un braccio attorno alle spalle, testa contro testa, mentre gli bisbigliava qualcosa che aveva fatto sorridere il suo veterinario in modo fin troppo affettuoso.

 

Forse erano una coppia? Sì, forse stavano insieme.

Perché – dannazione – sembravano così uniti…

 

Arthur percepì lo strano nodo allo stomaco stringersi un po’ di più.

Non l’avrebbe chiamata gelosia. Quella era solo delusione.

Delusione nel capire che non conosceva affatto l’uomo davanti a sé e la vita che conduceva fuori dall’ambulatorio.

 

Lui si era messo a nudo più volte, gli aveva offerto i suoi sentimenti più intimi e le sue paure su un piatto d’argento, ma Merlin?

Merlin era solo il medico della sua cagna.

Perché avrebbe dovuto dare confidenza ad un cliente qualunque?

 

“Lo studio non rende abbastanza?” l’apostrofò, con tono sgarbato che fece sussultare i due uomini, dato che non si erano accorti della sua presenza.

 

“Arthur!” lo salutò il dottor Emrys, con uno dei suoi soliti (falsi?) sorrisi.

 

“Non è poco ortodosso lavorare nel negozio che di solito consigli ai tuoi assistiti?” domandò, retorico e sprezzante.

 

Il veterinario lo fissò, stranito.

“C’è qualche problema? Will aveva biso-

 

“Francamente, non mi interessa”, tagliò corto Pendragon. “Mi serve solo un sacco di crocchette per Aithusa”.

 

In quel momento entrarono altri quattro clienti e, quando Merlin tentò di riprendere il discorso, Arthur si limitò a lasciargli una banconota sul bancone, senza neppure aspettare il resto.

 

 

***

 

 

Vedere Merlin e Will aveva smosso qualcosa dentro di lui.

Un qualcosa che, dopo la storia con Vivian, aveva murato vivo.

 

Arthur aveva seriamente bisogno di una buona scopata.

Erano mesi che non si divertiva un po’ e ne aveva le palle piene di quella vita monastica. Letteralmente.

 

Così non fece lo schizzinoso davanti alla rossa procace che gli ammiccava da almeno mezz’ora. O aveva un tic nervoso, oppure qualcosa nell’occhio, altrimenti cercava anche lei, disperatamente, di rimorchiare.

 

Generalmente quelle non erano il suo tipo, ma dopo la cosa con Viv s’era dato nuove regole e una botta e via non avrebbe ucciso nessuno.

 

Arthur mandò un veloce messaggio a Gwen, chiedendole il favore di passare a casa sua per controllare Aithusa, senza motivarle la sua assenza prolungata.

La discrezione della sua segretaria era rinomata, e difatti Guinevere non gli chiese chiarimenti, mentre accettava il compito.

 

Sentendosi un po’ più tranquillo, almeno su quel fronte, sfoderò uno di quei sorrisi che metteva su quand’era in caccia e si avvicinò alla sua conquista.

Vedendolo arrivare, la rossa finta non si era fatta pregare e, alla prima occasione, aveva fatto le fusa come una gattina in calore, chinandosi a parlargli, per mettere in mostra il generoso décolleté.

 

Dopo averle offerto da bere un aperitivo e aver chiacchierato un po’, erano passati all’ipotesi di una cena in un delizioso localino non troppo lontano.

Lei aveva accettato subito con evidente entusiasmo ma, prima di andarsene, con la scusa di incipriarsi il naso, era andata alla toilette, e Arthur aveva sfilato il cellulare dalla tasca dei pantaloni, per controllare eventuali messaggi o chiamate perse.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

21:39

Devo uscire con una ragazza.  

 

 

Arthur sbatté le palpebre, stranito. Cazzo.

Onestamente non sapeva perché l’aveva scritto, ma l’aveva inviato prima di cancellarlo. Quindi era troppo tardi.

 

Passò un secolo prima di ricevere risposta (e non succedeva mai, perché Merlin sembrava vivere col cellulare incollato al culo, come Arthur, del resto); nel frattempo, lui pregò seriamente che il messaggio fosse andato perso – anche se era una possibilità remota – o che il suo veterinario avesse cambiato numero senza avvertirlo – possibilità ancor più rara.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
21:59

…buon per te.

 

 

Si lasciò sfuggire un ansito, ma la tizia davanti a lui probabilmente aveva pensato fosse un apprezzamento al bottone della camicetta che aveva slacciato in bagno e che ora lasciava ben poco all’immaginazione.

 

Ad Arthur, però, importava solo di correggere il tiro – e non certo con lei.

Si scusò con la sua accompagnatrice con un’occhiata neanche tanto pentita, mentre digitava una scappatoia decente.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

22:01

Come faccio a lasciare Aithusa da sola?

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
22:03

Per una sera, non morirà.

 

 

D’accordo. D’accordo. Basta. Se avesse scritto oltre, sarebbe solo parso patetico. Perciò optò per un silenzio dignitoso e, mettendo via il telefono, cercò di dedicarsi alla sua compagna improvvisata.

 

 

***

 

 

Benché gli argomenti di discussione non avessero brillato per l’interesse o la sagacia, Arthur doveva riconoscere che la tipa – Nimueh, si chiamava – era passabile. Un po’ oca, forse, ma aveva sicuramente visto di peggio.

 

Dopo aver cenato, si era sentito in dovere di suggerirle di passare la serata altrove, ma lei gli aveva chiaramente fatto capire che potevano anche saltare i convenevoli. E arrivare direttamente al letto.

 

Quindi, se l’era caricata in macchina per un po’ di sano divertimento senza complicazioni.

E, quando lei aveva squittito, entusiasta nel vedere il suo quartiere residenziale – e la sua casa, in particolare –, Arthur sentì vezzeggiato il proprio ego.

 

Le aprì la portiera, galantemente, e la accompagnò con cavalleria fin sull’uscio.

 

Fu all’entrata che Aithusa abbaiò, salutandolo festosa.

 

“Ciao, tesoro!” ricambiò, chinandosi per accarezzarla, ma la sua accompagnatrice arretrò di scatto.

 

“Hai un cane!” l’accusò, come se fosse il peggiore dei crimini.

 

“Di sicuro non è un gatto…” ridacchiò Arthur, decidendo di ignorare il primo impatto non proprio idilliaco.

 

“A me non piacciono i cani! Hanno le pulci, e forse sono allergica!”

 

Sei allergica all’intelligenza, mia cara, ma questo è un altro discorso, considerò tra sé.

 

“Mandala fuori!” stridé Nimueh, inviperita.

 

Aithusa non esce di notte”, le rese noto, incrociando le braccia, perentorio.

 

“Beh, io qui con un cane non ci resto!” diede l’ultimatum.

 

Arthur le aprì educatamente la porta di casa.

“Allora a maipiùarrivederci!” la congedò.

 

La ragazza sbuffò, indignata, partendo a passo di carica verso l’uscita, con in mano già il cellulare per chiamare un taxi.

 

Arthur sbatté la porta di malagrazia dietro di lei, poi prese in braccio il cane e lo coccolò e si lasciò leccare il naso.

 

“D’accordo, hai ragione. La cagna era lei, non tu. Ma adesso ho davvero bisogno di una doccia fredda…” ammise, sentendo ancora la patta dei pantaloni tirare scomodamente.

 

Aithusa fu rimessa a terra e lo seguì, accucciandosi davanti alla porta del bagno, senza entrare, decidendo di aspettare lì.

 

Mezz’ora dopo, Arthur scrisse un messaggio, e lo inviò, prima di avere ripensamenti.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

23:45

Appuntamento saltato. Ha offeso Aithusa.

 

 

Ma non si aspettava una vera risposta. Non così in fretta.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
23:46

Se non ama Aithusa, non ti merita.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai che subisce le mie paranoie. X°D

E a Laura, che si sciroppa le anteprime con un entusiasmo che mi commuove.

Note: Le varie nozioni veterinarie e le informazioni sulla gravidanza canina riportate sono prese da siti web specializzati.

 

Ricordate che Valiant era soprannominato ilSerpente’, mh?

 

UnReport’ è una relazione amministrativa.

 

Probabilmente è superfluo dirlo, ma forse avrete notato che in tutta la fic, finora, Merlin ha sempre risposto agli sms di Arthur molto in fretta. Da un lato, è vero che gli orari che ho scelto sono fuori dall’orario standard dell’ambulatorio, ma (in generale) Merlin è stato, fin da subito, molto disponibile con il suo cliente. Invece, in questo capitolo abbiamo dei ritardi voluti, tutti in momenti cruciali: quando c’è Nimueh fra loro, quando vuole mettere dei ‘paletti’ nel loro rapporto, e quando è preoccupato per sua madre. In generale, la frequenza del loro scambio di sms dimostra il polso’ dell’evoluzione del merthur.

 

 

Ecco due anticipazioni del prossimo capitolo:

 

Un bussare alla porta s’intromise fra loro, azzittendoli.

Freya entrò un momento dopo, appena ottenuto il permesso da Merlin.

 

“Ehm…” incominciò l’assistente, osservando ora l’uno, ora l’altro e l’aria tesa fra loro. Poi avanzò cautamente nella fossa dei leoni e depose sulla scrivania un vassoio con due tazze di tè fumante, lo zucchero e i bricchetti del latte e limone.

 

“Ma non avevo chiesto del tè…” le rese noto il medico, stupito.

 

“Sì, uhmm… ho pensato che avreste gradito. Cinque minuti di infusione, come sempre”, calcò, esprimendo un implicito messaggio, prima di arretrare svelta verso l’uscita. “E il signor Steel ha telefonato perché vorrebbe sapere quante gocce deve mettere nell’acqua di Penny…” domandò, aspettando una risposta dal veterinario.

 

“Dodici, non di più”, prescrisse il dottor Emrys, dopo averci pensato un attimo e, considerando la faccenda chiusa, aspettò che Freya uscisse dall’ambulatorio, ma la sua segretaria rimaneva ancora lì, in bilico sulla soglia.

 

“Ehm…” rifece lei, scambiando nuovamente un’occhiata fra loro. “Doc, i coniugi Taylor danno ragione a te, ma la signora Freeman e Grace affermano che Arthur non ha tutti i torti…” rese noto, facendoli avvampare, prima di colpirli con la stoccata finale: “E il vecchio James ha detto di riferirvi testuali parole: ‘Per l’amor di Dio, che si prendano una camera in un motel!’ Beh, ecco. Io l’ho riferito”, si discolpò. “Forse è il caso che abbassiate un po’ i toni…” suggerì la donna, prima di scomparire da lì.

 

(...)

 

“Il tuo stomaco dice il contrario!” gli appuntò, sfidandolo a negare. “Dai, su! Se scroccarmi una cena ti mette a disagio, puoi sempre fare un controllo ad Aithusa e andiamo in pari!” gli propose, speranzoso.

 

“Oh, al diavolo! Accompagnami nel tuo castello!” esclamò Merlin, infilando la borsa medica in macchina e affiancandolo sul marciapiedi.

 

Arthur sorrise gioioso. “Vedrai, non te ne pentirai!”

 

“Beninteso… questo non è un appuntamento… vengo solo perché quelle lasagne cantano suadenti come le Sirene di Ulisse…

 

“Oh, sì. Credimi. Lo fanno…”

 

 

~ ~ ~ ~ ~

 

 

Ringrazio i 35 utenti che hanno messo la fic fra i ‘preferiti’, i 10 ‘da ricordare’ e i 124 ‘seguiti’.

Su, non siate timidi! Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate! ^_=

 

 

Avviso di servizio (per chi segue le altre mie storie):

 

(Se vi va di darmi un parere, lo apprezzerei molto!)

 

Restate sintonizzati!

 

 


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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche costruttive.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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