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Autore: tylersanchor    29/05/2014    5 recensioni
"Una vocina però, una soave e dolce vocina che, se Stiles fosse stato più sobrio avrebbe capito appartenere alla vodka, gli disse:“Perché non le racconti tutto? Sei ubriaco, penserà che tu sia fuori di testa e basta. Almeno ti toglierai un peso dalla coscienza. Tanto non la rivedrai mai più.” E le diede retta.
- Allora, da dove cominciare, cara mia …
- Bethany.
- Bethany! Allora, tutto è cominciato quando mio padre …
E le disse davvero tutto. Di Scott, dei lupi mannari, di Allison e la sua famiglia, di Lydia, Isaac, Erica, Boyd e, soprattutto, di quanto fosse irrimediabilmente e assolutamente cotto di Derek Hale."
[Sterek, maddai?] [Non tiene conto della terza stagione]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Spoiler, seppur minimi, per chi non ha visto la terza stagione!



 




- Per me …? – riuscì a balbettare Stiles dopo svariati secondi.
- Vedi qualcun altro in questa stanza? – ribatté Derek, acido come al solito, ma il suo tono era l’ultima cosa che a Stiles interessava.
Era lì, più reale che mai, anche più bagnato che mai e se la situazione fosse stata diversa sicuramente Stiles sarebbe rimasto a fissare sbavando i suoi meravigliosi muscoli messi in risalto dalla maglietta bagnata – okay, forse nonostante la drammaticità lo stava facendo, ma solo un pochino, - e gli aveva appena detto di essere lì “per lui”. Esattamente chi era riuscito a fargli il lavaggio del cervello in così poco tempo? Stiles avrebbe voluto stringergli la mano.
- Ma … ma … - mormorò, - non stiamo insieme.
- Non importa.
Derek non era una persona di molte parole, non era in grado di esprimersi, soprattutto sulle emozioni e sui sentimenti. Quindi non diceva un bel niente, era come al solito ambiguo e oscuro, non si capiva mai un emerito cavolo di quel che provava. Ma se prima poteva andare bene, Stiles voleva risposte chiare, per una volta. Voleva capirlo.
- E allora, perché? Derek, spiegati. Passi il tempo a dire che non stiamo insieme e ti comporti come se fosse il contrario, in certi momenti sembra che io ti interessi, in altri mi ignori. Che senso ha? Io … io ti amo. E se riesce a dirtelo in faccia un ragazzino di sessantasei chili di pelle e fragili ossa, puoi dirlo anche tu. Non che mi ami, quello che provi. Se provi qualcosa. Non mi devi niente, non pretendo niente, voglio solo sapere. Perché ti amo, e amarti così fa schifo.
Non riusciva a credere di essere riuscito a dirlo. Si aspettava che Derek, sentite le due magiche parole, girasse i tacchi e sparisse dalla finestra così come era entrato oppure che scoppiasse a ridere e lo prendesse in giro. Invece restò muto e fu una delle poche volte che Stiles non lo vide ingrugnito, arrabbiato o infastidito. Era allibito.
Gli venne più vicino, cingendogli la vita con un braccio per portarselo vicino, ma Stiles rimase fermo nel suo proposito. Non gli bastava quella reazione, non la capiva nemmeno.
- Parla, - gli ripeté.
Derek riassunse un’espressione composta, sempre tenendolo stretto, chiuse gli occhi e respirò piano per qualche secondo. Li riaprì, guardò Stiles e sembrò perdere la sicurezza precedentemente acquisita, così ricominciò da capo lo strano rituale, aprì ancora gli occhi e li piantò addosso a Stiles, prese un respiro e disse, misurando ogni parola: - Mi importa.
Anche se Stiles gli sarebbe saltato al collo e l’avrebbe riempito di baci per quella miracolosa rivelazione, si trattenne e gli fece cenno di continuare.
Derek, che sembrava sotto tortura, gli rivolse uno sguardo disperato e poi disse: - Mi importa. Mi importa di te. Non voglio che tu ti faccia male. Ci tengo a te.
A giudicare dalla sua faccia, sembrava che lo avessero torturato per giorni interi, ma a Stiles non importava. Si scolpì quelle parole nella memoria, si scolpì il volto imbarazzato di Derek mentre le diceva, il suo mormorare quasi meccanico, come se pronunciare ogni singola parola fosse per lui uno sforzo immenso. Era decisamente un miracolo, era come essere in un cartone della Disney e Stiles si sarebbe messo a cantare di gioia. Gli vennero addirittura le lacrime agli occhi, e non un mero luccichio, erano lacrimoni e dovette fare del suo meglio per evitare di scoppiare a piangere davanti a lui.
- Ti amo, - ripeté e Derek gli saltò letteralmente addosso.
Evidentemente aveva deciso di ucciderlo, perché non solo lo abbracciò, spiaccicandoselo letteralmente addosso, ma lo baciò anche e Stiles per poco non ebbe un infarto, travolto da tutto quell’affetto. Derek gli stava anche accarezzando la schiena e Stiles sentì il cuore esplodere. Era troppo, insomma, si parlava di Derek che lo stava trattando con dolcezza. Probabilmente era posseduto da qualcosa, pensò, tipo un fantasma o qualche entità sovrannaturale. L’incantesimo però durò circa due secondi, perché i baci si fecero quasi subito più profondi e smise si accarezzagli la schiena per afferrarlo per i fianchi con una presa così salda che quasi faceva male.
Quando Derek ritenne di aver avuto abbastanza baci scostò leggermente il viso da quello di Stiles, che ancora era allibito e anziché allontanarsi bruscamente la lui come faceva di solito lo abbracciò di nuovo – e Stiles pensò di morire di overdose di abbracci, dato che Derek sembrava essere diventato l’orso abbracciatutti in quelle poche ore –, tenendolo così stretto da fargli male e seppellì il viso nell’incavo del suo collo, strofinando leggermente le labbra contro la sua pelle.
Rimasero così per un sacco di tempo, così vicini che Stiles riusciva a sentire il cuore di Derek battere veloce contro il suo petto. Sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarlo andare, ma andava bene così. Stiles non era così felice da un sacco di tempo, nessuno lo aveva mai fatto sentire così protetto e amato da … da quando la mamma era morta. Non che suo padre lo trascurasse, certo, ma era come se mancasse sempre qualcosa. Continuava a mancare, certo, in alcuni momenti gli sembrava di non poter respirare, nella maggior parte di poterlo fare solo a fatica, ma in quel momento, stretto a Derek in quel modo, gli sembrava di aver ricominciato a farlo normalmente. La morte della mamma, per un attimo, aveva smesso di fare male, tutto aveva smesso di fare male fra le braccia di Derek.
- Stiles, - disse d’improvviso Derek, sollevando il capo e fissandolo negli occhi, inespressivo, - Scott ha ragione.
Come infrangere il cuore di Stiles Stilinski con una frase. Un manuale di Derek Hale. Ma, grazie al cielo, aggiunse altro.
- Io … Stiles, le persone che amo sono tutte morte. E la causa sono io. Non solo la mia famiglia. Io, al liceo … c’era questa ragazza, Stiles. Eravamo innamorati e l’ho uccisa.
Tono talmente incolore, espressione assolutamente neutra, come se stesse ripetendo la lezione di storia. Come se non fosse un grande problema, ma Stiles ormai aveva imparato, o almeno così credeva lui, a capirlo. E notò il verbo in diatesi attiva, ma preferì tacere.
Non gli disse nulla, si limitò ad abbracciarlo più forte e ad accarezzargli dolcemente la nuca. Derek rimase immobile e Stiles continuò a tenerlo stretto e poi, lentamente, si scostò di un po’ in modo da guardarlo negli occhi. Derek evitò il suo sguardo, ma Stiles  non ci fece caso: - Ehi. Senti, non so cosa sia successo, ma so, cioè, suppongo, che tu non faresti mai male a nessuna delle persone a cui tieni.
- Stiles, io … - provò Derek, quasi seccato dal fatto che Stiles non fosse scappato via urlando o altro, ma venne interrotto.
- Mi fido di te. Qualunque cosa sia successa, non cambierà quello che penso o provo per te.
- Non è così facile, - sbottò Derek, - non sai cosa è successo!
- Dimmelo!
Derek rimase in silenzio qualche istante, poi prese un respiro e parlò.


 
 
*
 
 

All’inizio aveva borbottato mezze frasi, come al solito, ma piano piano la storia era venuta fuori. Da in piedi che erano si erano sdraiati sul materasso, Derek con il viso affondato nel petto di Stiles, e la narrazione, da smorzata, si era fatta più fluida. Anche il tono, pur restando sostanzialmente incolore, aveva tradito ogni tanto qualche sfumatura. Non che fosse stato granché eloquente, o un oratore appassionato, ma la storia aveva comunque lasciato Stiles senza parole. Era incredibile come una persona così giovane potesse aver avuto tante disgrazie nella vita. E proprio uno come Derek, che sembrava così forte, come se niente potesse scalfirlo. Se fossero capitate a Stiles si sarebbe chiuso in una stanza e avrebbe aspettato la morte in silenzio. E non era giusto che fossero successe tutte a Derek. Stiles avrebbe voluto fare qualcosa, per una volta essere utile, ma non poteva cambiare il passato di Derek o fare in modo che lui smettesse di soffrire per quello che era successo. Non era nemmeno il tipo che si sfogava, probabilmente non avrebbero mai più toccato l’argomento, così Stiles si limitò a tenerlo stretto e a coccolarlo un po’. All’inizio Derek cercò di divincolarsi, ma Stiles non gliela diede vinta e alla fine Derek cedette e si lasciò fare le coccole. E a giudicare dal modo in cui strofinava il viso contro la maglietta di Stiles, gli piacquero anche.
- Non posso fare nulla per quello che è successo, - disse poi Stiles dopo un po’, accarezzando piano i capelli di Derek, - e se potessi, credimi, lo farei. Anche se non è stata colpa tua … - Derek fece per replicare ma Stiles lo zittì, - so che ci soffri comunque e che non posso alleviare questa cosa in alcun modo. Ma io sono qui, Derek, qui e ora. E non mi interessa cosa è successo o che tu pensi che mi farai del male, io sono qui e ti amo. E, okay, magari è leggermente utopico aspettarmi che tu ricambi, ma ti giuro, fra noi, qualunque cosa ci sia, non finirà per farmi male, né ne farà a te. Te lo prometto, per quello che vale.
Fu decisamente imbarazzante dirlo, anche se era esattamente quello che Stiles provava, fu ancora peggio perché Derek non disse niente per lunghi e deprimenti minuti, con la faccia sempre nascosta contro il petto di Stiles, ma poi grazie al cielo, dopo un paio di ere geologiche, sollevò lo sguardo e Stiles aveva ormai perso qualunque sentimento positivo nei suoi confronti e gli avrebbe volentieri tirato un pugno ma poi Derek gli diede un bacio e l’esigenza di prenderlo a sberle passò in secondo piano. Gli mise le braccia intorno al collo e si godette i suoi baci, stranamente più dolci del solito sulla bocca e sul collo, finché Derek non si fermò di botto, dopo avergli dato una leccatina vicino all’orecchio.
- Stiles, - bofonchiò, - è un po’ che vorrei fare una cosa.
Al che, tutte le cose che Stiles aveva letto in 50 shades of grey gli tornarono in mente. Forse avrebbe fatto meglio a non leggere quel libro, cioè, era stato illuminante da certi punti di vista e sicuramente meglio della roba pallosa che leggeva Derek ma non era esattamente il sogno della sua vita una prima volta con strani giochietti sadomaso. Sperava tanto che Derek non tirasse fuori roba tipo frustini o catene, sarebbe stato imbarazzante dato che l’ultima persona che aveva incatenato era stato Scott in preda alla luna piena.
- Stiles, - ripeté Derek, - pensavo … è un po’ che ho questo istinto. Voglio marchiarti.
E cosa caspita era?
- Non sono un prigioniero barbaro, - gli notificò Stiles, anche se era sollevato che Derek non se ne fosse uscito con qualche strana perversione.
Derek roteò gli occhi: - Non essere scemo. È una cosa da lupi.
Stiles si inquietò.
- In cosa consiste … e soprattutto, perché?
- Serve a fare in modo che gli altri sappiano che sei legato a me.
Stiles per un attimo pensò che fosse qualcosa di estremamente romantico, ma poi Derek aggiunse: - come se fossi un membro del branco.
Ah, giusto, si parlava di Derek, lui e il suo stupido branco con cui era ossessionato. Stiles sperò che la prossima tappa non fosse un invito a ululare alla luna o a correre nei boschi perché avrebbe dovuto decisamente rifiutare.
- Gradirei una risposta, - disse Derek, manco gli avesse fatto una proposta di matrimonio.
Stiles non sapeva esattamente come rispondere, insomma, gli sembrava una minchiata epocale come tutte quelle cose del branco, alpha, beta e omega, ma alla fine qualcosa gli suggerì che era meglio dire sì.
Derek allora lo guardò per un lungo attimo negli occhi, con un tale sguardo che Stiles quasi si illuse che gli avrebbe detto di amarlo, ma lui invece tacque e seppellì il viso nel suo collo.
 
 
*
 
 
In sintesi, “farsi marchiare” da un lupo mannaro voleva, in sostanza, avere il suo odore addosso. La cosa sembrava decisamente pallosa, ma Derek aveva reso il tutto più divertente togliendogli la maglietta e passando tutta la durata dell’operazione addosso a lui, inframezzando con leccatine e baci. Stiles pensava di poter morire, perché okay, era solo una cosa da branco, no? Probabilmente lo aveva fatto anche con Isaac – e questo rendeva esplicito come Isaac non fosse più necessario alla Terra, perlomeno, non vivo – ma sicuramente Isaac non si era messo a pensare che cosa altro Derek avrebbe potuto fare su di lui e – Stiles sperava tanto per la vita di Isaac – Derek non gli si era strusciato addosso con certe parti del corpo come per caso, facendolo morire in modo atroce.
Naturalmente, a roba da lupi finita, Derek si era messo seduto, si era dato una grattatina dietro il collo e aveva detto, testuale: - Ho tutti i vestiti bagnati e ho bagnato anche i tuoi, dovremo metterli ad asciugare.
E allora, o era cieco o era stronzo, perché era evidente a chiunque, lupi mannari o no, che Stiles avrebbe voluto fare tutto tranne che “mettere ad asciugare i vestiti”. Anzi, era sicuro che ci fosse un decreto internazionale che vietava di “mettere ad asciugare i vestiti” quando ci si trovava nella stessa stanza di Derek Hale e un letto.
Stiles avrebbe voluto replicare, poi Derek iniziò a spogliarsi. Naturalmente, si spogliava in piedi, un po’ scostato dal letto e stava stendendo i suoi stupidi vestiti su una stupidissima sedia con solo i boxer addosso. Avrebbe dovuto essere illegale, decisamente.
Raccolse anche la maglietta di Stiles da terra, la stirò con le mani e la stese alla meglio su un ripiano.
Stiles voleva morire. Era in una stanza, mezzo nudo, anche un po’ bagnato perché aveva avuto addosso quello stupido lupo fradicio e il suo quasi ragazzo anziché saltargli addosso stava facendo le faccende domestiche. Praticamente nudo, oltretutto, quindi doppia frustrazione.
Stiles abbassò lo sguardo sulla sua pancia, tanto per evitare di vedere tutta quella bellezza inaccessibile, e gli occhi gli caddero sulle cicatrici, ancora ben visibili nonostante i mesi passati. Per un attimo, anche se Derek le aveva viste, toccate, baciate, accarezzate mille volte, pensò che fossero quelle, che fossero così orrende, che lo rendessero così spaventoso da non poter nemmeno essere guardato. Non se ne era preoccupato molto, non le aveva nemmeno osservate bene, dato che Derek, stando con lui, lo aveva fatto sempre sentire completamente a suo agio con il suo corpo, nonostante queste. Ma forse, era stato tutto nella sua testa.
Derek sembrò quasi percepirlo perché smise di giocare a Cenerentola e lo fissò a lungo, finché Stiles non si accorse dello sguardo e arrossì, involontariamente, coprendosi il petto con le braccia.
- Che c’è? – domandò, cercando di usare un tono neutro, - Non ti sei divertito abbastanza con le cose da lupo? Cos’è, vuoi leccarmi il pelo ora, o ululare con me alla luna?
- Stiles, il marchio è importante … - incominciò Derek, ma Stiles lo ignorò.
Sarebbe stata la solita paternale da lupo su quanto era importante il branco, il morso è un dono e bla bla bla, cose di cui non gli importava un fico secco.
- Stiles.
Derek gli si era fatto paurosamente vicino, si era messo sul letto, sopra Stiles, tenendosi sollevato sulle braccia e lo fissava, irritato, - Non mi stai ascoltando.
- Perché della roba da lupi non mi importa. E dammi la maglietta, non era così bagnata.
Derek alzò gli occhi al cielo.
- Stiles.
- Stiles niente, Stiles si riprende la maglietta e …
Derek lo interruppe con un bacio, spingendolo di nuovo sul materasso e Stiles, se non fosse stato preso a ricambiare, probabilmente avrebbe esultato. Continuava a tenere le braccia incrociate contro il petto, a coprirsi, ma dopo dei lunghi e decisamente intesi baci, Derek gliele scostò malamente, e scese con la bocca prima sul suo collo poi sul suo petto, baciando ogni singola cicatrice.
- Non risuccederà, - mormorò e Stiles nonostante la tempesta ormonale che lo stava travolgendo, si sentì scaldare il cuore.
Sentì Derek respirargli vicino all’ombelico e per poco non ebbe un collasso. Ecco, stava per succedere. Nessuno avrebbe potuto trovarli o interromperli e la cosa fu decisamente chiara quando Derek gli sfilò i jeans.
- Batman, eh, - disse scettico, alludendo ai boxer di Stiles, che desiderò non aver messo proprio quelli quella mattina.
Ma insomma, non era previsto che si trovassero in certe situazioni, Stiles non pensava nemmeno che avrebbe visto Derek quel giorno, dato che doveva semplicemente andare con Bethany da qualcuno che lo avrebbe aiutato a perdere la verginità. Okay, tecnicamente, Beth aveva funzionato. Forse avrebbe dovuto darle retta più spesso, sembrava insolitamente propizia. Un attimo, Derek gli aveva sfilato i pantaloni e lo stava baciando e lui stava pensando a Bethany, esattamente cosa non andava in lui? Si concentrò su Derek e fu la peggior cosa che potesse fare perché Derek era semplicemente troppo. Gli si premeva addosso, con intenzioni assolutamente chiare, lo baciava con foga, lasciandolo quasi senza respiro. Stiles era sicuro sarebbe esploso. Riusciva a malapena a ricambiare i baci e sentiva il cuore battere così forte che pensava gli sarebbe uscito dal petto.
Derek gli fece scivolare le mani sui fianchi e infilò i pollici dentro l’elastico dei suoi boxer, per tirarli giù. Fu come se per Stiles fosse suonata una sirena d’allarme, perché improvvisamente si sentì mancare e iniziò a pensare alle conseguenze catastrofiche che la cosa avrebbe potuto comportare. E se a Derek non fosse piaciuto? Se lui fosse stato così scarso da farlo smettere a metà e fargli dire che non avrebbe mai riprovato a fare sesso con lui? E oddio, Stiles non aveva idea di cosa fare, come farlo, perché farlo. Insomma, doveva stare giù e aspettare che passasse oppure avrebbe dovuto prendere parte attiva? E come cavolo si prendeva parte attiva? Derek cosa avrebbe voluto che lui facesse? Che cosa avrebbe fatto Derek? Sarebbe stato gentile? Probabilmente no. Probabilmente se ne fregava bellamente di lui, ma andava bene, bastava solo che piacesse a lui, anche se in fondo Stiles avrebbe voluto avere un bel ricordo della sua prima volta. Eppure, una parte di lui gli diceva di urlare “al fuoco” e scappare via, perché Derek aveva sicuramente montagne di esperienze - okay, tecnicamente lui aveva parlato solo di Kate da quel punto di vista, ma Stiles non si beveva la storia del principe Derek che si conserva per il vero amore – e lui zero, totalmente, cosa di cui Derek si sarebbe subito accorto e che lo avrebbe fatto desistere, perché sicuramente non si sprecava per gente vergine come Stiles.
Doveva salvare il salvabile: - Derek … - riuscì a mormorare quando questo gli si scollò dalla bocca per un secondo.
Altro bacio. Evidentemente Derek non aveva capito che, nonostante a Stiles facesse un enorme piacere avere la sua lingua in bocca, aveva necessità di parlare.
- Derek, - riprovò appena poté, - ecco, mi chiedevo … esattamente … come si svolgerà la cosa?
Derek lo guardò disorientato: - Vuoi che ti faccia un disegno? – rispose infine, seccato.
Stiles arrossì fino alla radice dei capelli. Che brutta persona, proprio di lui aveva dovuto innamorarsi? Sicuramente Lydia non gli avrebbe risposto così, gli avrebbe tirato una sberla e se ne sarebbe tornata da Jackson. O da Peter. Sicuramente entrambi avevano più esperienza di lui.
- Non essere scemo, - ribatté Stiles, - ehm, è solo che io, so che non te lo aspetteresti, ma … io sono vergine, ehm, ecco, e mi chiedevo, insomma, come gestisci tu la cosa, e …
Derek ridacchiò e Stiles ebbe tanta voglia di andarsene, ma quello avrebbe nuociuto al fatto che erano più o meno diciassette anni che cercava di perdere la verginità e non ci era mai riuscito e quella sembrava l’unica volta che qualcuno era interessato e non c’era Scott nei paraggi a interrompere.
- Scusa tanto, sai, scommetto che neanche tu a diciassette anni eri un dio del sesso …
Derek lo guardo molto eloquente. A quanto pare c’era un motivo se Kate aveva aspettato vari mesi prima di distruggere la sua famiglia e non era certo perché Derek era un piacevole conversatore.
- Okay, come non detto, - disse Stiles, - penso di essere riuscito a rovinare tutto, e capisco se ora non vorrai più vedermi e …
Derek lo zittì con un bacio, leggermente più dolce dei soliti e gli passò le dita fra i capelli. Strofinò il viso contro il suo collo – evidentemente era di umore tenero, si strofinava solo nei momenti migliori – e poi si sollevò leggermente, accarezzando le guance di Stiles con il pollice.
- Ho ancora qualche speranza di vedere la terza base stasera? – non poté frenarsi dal domandare Stiles.
- Se stai zitto, - rispose Derek , baciandolo tanto per sicurezza.
Poi gli si fece più vicino e dopo avergli morso l’orecchio gli sussurrò pianissimo: - Andrà tutto bene.
Oh, i rari momenti di tenerezza di Derek Hale, quale meraviglia. Okay, forse era semplicemente interessato a concludere una volta tanto, ma a Stiles piaceva credere che fosse stata una gentilezza. E oddio, era una sua impressione o Derek si stava togliendo i boxer? Al diavolo la gentilezza, c’erano cose più importanti da fare.
Derek lo baciò ancora e proprio quando si staccò da lui per prendere fiato – Stiles il fiato, da quando lo aveva visto nudo, non sapeva cosa fosse, anzi, era convinto che il cervello gli si fosse completamente liquefatto di fronte a cotale meraviglia – una voce dolorosamente familiare giunse alle loro orecchie.
- Stiles?! Apri! So che sei lì! E tu, Derek, guai a te se ci hai fatto qualcosa o te la vedrai con me!
L’espressione di Derek era di assoluto sconforto.
- Dimmi che è un incubo, - disse affranto, - dimmi che ho le allucinazioni uditive.
E crollò contro la spalla di Stiles, vinto dal fato.
A Stiles veniva da piangere. Non era possibile. Era a chilometri da Beacon Hills, in un posto sperduto e Scott era riuscito a trovarlo e, ancora una volta, a interromperlo. Evidentemente aveva un dono che faceva in modo che, ovunque fossero, quando Stiles e Derek stavano per fare sesso lui si palesasse.
Che fortuna eh.
 
                                                          
                                                                           

 
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Alphaconalphaconalphacon e DylanalgiffoniDylanalgiffoniDylanaligiffoni okay, gente, vi presento il PENULTIMO capitolo. Cioè quello dopo sarà l'epilogo e poi più niente, adios. E davvero, MI SPARO. Mi mancherà troppo questa storia ç__________ç anyways DEREK HA DEI SENTIMENTI YAY. Queste scena, cioè lui che racconta del suo passato a Stiles - che è tra l'altro la prima persona cui lo racconta ohohohoh that's amore - è totalmente ispirata a "you told me about your past thinking your future was me" tratta da All too well. Non per fare la tragica, ma mi immaginavo troppo Derek che racconta tutto a Stiles, certo l'intento era farlo scappare via e poter fare il martire il resto della sua vita saltando da una psicopatica a un'omcida, ma non ci è riuscito (e la cosa gli è piaciuta MOLTISSIMO). Anyways, la roba del marchiarsi l'ho letta su moltissime fanfiction di AO3, un sito inglese e ho pensato che fosse una cosa carina, spiegherò meglio a cosa serve nei prossimi capitoli u.u cioè il prossimo e l'epilogo piango sempre ciao.
Prima di fuggire, devo ringraziare le recensioni che erano ESORBITANTI, cioè, non ho ancora finito di rispondere e sono ALLIBITA, ragazze, ma è DELLA MIA STORIA che parlate? Io boh, non so davvero come ringraziarvi per tutto questo, siete davvero le mie besties, se sono risucita a finire FLW è solo grazie a tutto il vostro sostegno çç e sì, questo è solo un assaggino del polpettone che ho in serbo per voi per l'epilogo eh eh.
A proposito di assaggini, here ve go con lo spoiler del prossimo capitolo:

Spoiler: "- Sono importante per te?
La domanda da un milione di dollari, quella con cui si poteva vincere o perdere tutto. Non che, anche se Derek avesse risposto “no” Stiles avrebbe smesso di amarlo, ma era decisamente convinto che le cose non sarebbero più state le stesse. Non che si aspettasse un no, a dire il vero, Derek gli aveva già detto di tenere a lui, ma la risposta fu a dir poco sorprendente."


ps: se per caso venite al Giffoni e vedete una ragazzina bionda chiara, alta e con troppe gambe molto pallida probabilmente sono io. Venite a salutarmi, rispondo al nome di Ron. No, non sono una vampira. Ho l'accento del nord italia perché vengo dal Piemonte, forse un po' la r bislacca perché sono francese ahahah.
  
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