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Autore: violadelpensiero    29/05/2014    4 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
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Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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POV GINNY

-Ginny, miseriaccia, vuoi lanciare dritta per una volta quella cavolo di pluffa? Non è difficile!- l’urlo ironico ed esasperato di Ron attraversò il campo e rimbombò sugli spalti, non c’era nessuno a quell’ora. Dopotutto non poteva biasimare gli studenti di Hogwarts che stavano rintanati al calduccio in Sala Grande: la pioggia imperversava come se dovesse avvenire il diluvio universale e il vento schioccava nemmeno fossero in mezzo all’Oceano Atlantico. Il cielo, livido e scuro, fu squarciato da un lampo che illuminò per un attimo i contorni del castello. Ginny volò verso la porta ad anelli del campo di Quidditch, puntando suo fratello Ron ed infuriandosi mano a mano che avanzava mentre Demelza cercava di seguirla per calmarla: -Gin, che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa? Cioccolato magari? E se lasciassi perdere Ronald…? Lo conosci ormai! Ti prego, Gin, no, no…-

La rossa urlò istericamente, scostandosi le ciocche vermiglie bagnate dagli occhi e gettando il mantello alle sue spalle: -Eh, no. Ginny passa la palla, Ginny vai in ricezione, Ginny più veloce! Non ne posso più! Ah, ma adesso mi sente- Le era sembrata una buona idea fare un po’ di allenamento in vista della prossima gara di Quidditch contro Corvonero, nonostante avesse molte cose da fare. Inoltre Harry le avrebbe dato pace una volta per tutte, o così sperava; l’aveva rincorsa per giorni prima che gli concedesse un allenamento. Le prime settimane dopo la scuola erano state turbolente e frenetiche: i professori non avevano esitato a fare verifiche a sorpresa, esercitazioni da esame o altre sadiche pratiche che li riguardavano. La rossa si era addormentata diverse volte sui libri la sera; la biblioteca era ormai diventata la sua camera e Draco un insegnante; era veramente un genio, soprattutto nelle materie che le risultavano più difficili. Pozioni, prima di tutto. Harry probabilmente intravide il pericolo per il suo migliore amico perché scese in picchiata e si unì a Demelza nel cercare di farla ragionare: -Che ne dici se finiamo l’allenamento un’altra volta, eh, dolcezza?- Ginny si voltò scocciata e gli gridò di farsi gli affari suoi, anche se dopotutto aveva ragione. Pensò che non le avrebbe giovato a nulla litigare ancora con Ron; già i rapporti fra loro erano turbolenti per via della sua “ribellione”: c’era sempre qualcosa che non gli andava bene, che fossero le camicie troppo attillate o il trucco troppo evidente. Aveva dovuto stare attenta che non si accorgesse che verso sera, dopo il coprifuoco, era solita uscire dal dormitorio per andare da Draco, ma a quell’ora normalmente il fratello era già alle prese con un Fire Whisky per fortuna, così che non era difficile passare inosservati. I gemelli avevano capito già da un po’ che aveva una relazione tanto che la prendevano in giro con sottili insinuazioni che, nemmeno a dirlo, Ron non coglieva mai. Quindi, al posto di andare a stritolarlo con le sue mani, atterrò, graziandolo e bagnata fradicia si diresse allo spogliatoio, senza chiedere il permesso al capitano.

-Okay ragazzi per oggi abbiamo finito, andiamo- urlò Harry con tono forzatamente allegro in risposta –Siete stati molto bravi, dobbiamo solo riprovare quello schema a doppio rombo e poi…- Ginny si chiuse in bagno, sovrastando con il rumore dell’acqua corrente della doccia i suoni circostanti. Era gelata e non vedeva l’ora di tuffarsi sotto le coperte calde della sua stanza. Demelza fece scivolare dei vestiti asciutti dentro al bagno e richiuse la porta mormorando: -Ti aspetto per cena in Sala Grande, sbollisci un po’ tutto questo nervosismo- Sospirando di frustrazione, la rossa fece una lunga doccia bollente e si prese tutto il tempo per asciugarsi e vestirsi. Si stava sistemando davanti allo specchio quando sentì qualcuno schiarirsi la voce dall’altra parte del muro. Con ancora la spazzola fra i capelli si irrigidì, smettendo di pettinarsi; con il cuore in gola si appiattì contro il muro e chiese: -Chi è?-

Una voce ormai sgradevolmente familiare le rispose: -Tesoro, sono io- se Harry si fosse azzardato un’altra volta a chiamarla “tesoro” avrebbe fatto una brutta fine perché Ginny non credeva di avere abbastanza autocontrollo né per fermare Draco qualora lo avesse sentito né per garantire di se stessa. Era stremata, irritata e affamata perciò sbottò senza trattenersi oltre, aprendo la porta di scatto: -Ma si può sapere che cosa vuoi da me, Harry? Eh? Che cosa vuoi?!-

Scandì le ultime parole talmente bene che quasi sillabò. Harry indietreggiò incespicando e balbettando, ma non le fece pena nemmeno un po’: -Volevo solo parlare, tes…-

La rossa avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, fissandolo negli occhi con espressione seria, che non presentava nemmeno l’ipotesi che stesse scherzando: -Non mi chiamare più “tesoro”, “dolcezza” o qualsiasi altro appellativo frivolo, se no giuro che non potrò rendere conto delle mie azioni- Un nuovo sguardo s’impossessò degli occhi del ragazzo: divennero più ardenti, quasi febbrili; le sembrarono quelli di quando qualcuno si complimentava con lui, di quando puntava ad un’impresa e volesse a tutti i costi raggiungerla. Ginny si riscosse e cercò di allontanarsi, vedendo quanto gli era poco accettabilmente vicino, anche se dopotutto Harry era come un fratello per lei. Solo in quel momento si rese conto che una relazione non sarebbe potuta funzionare fra loro perché il moro non l’avrebbe mai considerata una sua pari e rispettata per come era veramente. L’avrebbe chiusa in una teca di vetro e mostrata a tutti orgoglioso: la sua “bambola”, la sua “moglie bambina”; I suoi genitori sarebbero stati felici dell’unione con il Bambino-che-è-sopravvissuto, i suoi fratelli non avrebbero notato, se non troppo tardi, la tristezza nei suoi occhi. Ginny non avrebbe potuto sopportarlo e questo era un altro motivo per cui amava stare con Draco. Quando l’abbracciava forte, quando la baciava con passione, quando le spiegava qualcosa, quando le parlava di come suo padre lo picchiava, quando le permetteva di stare con lui durante le dolorose e tremende chiamate di Voldemort, non le aveva mai dato l’impressione che avesse paura di turbarla, di romperla o che non potesse sopportare tutta la bruttezza della sua vita. Non la sovrastava mai, né la metteva in soggezione; ascoltava tutto quello che diceva e solo dopo esponeva il suo parere. Ben celato da un profondo sarcasmo, c’era tutto il rispetto che provava per lei e Ginny credeva assolutamente che senza la stima non potesse esserci amore. Presa da questa consapevolezza improvvisa, seguendo assente il filo dei suoi pensieri, non si rese nemmeno conto che Harry si era avvicinato troppo al suo viso e la fissava come se volesse mangiarla.

-Sei così bella- mormorò bramoso, intrappolandole il volto fra le mani e baciandola con violenza. Fu un gesto talmente inatteso, tanto estraneo e ignoto che la lasciò senza fiato. Aveva sognato per anni di baciare quelle famose labbra ed ora che stava succedendo l’unica cosa che riusciva a pensare era: -E’ sbagliato, è tutto sbagliato, tutto completamente sbagliato!- Perciò si divincolò con uno strattone, spintonandolo al petto e allontanandosi il più possibile, ma Harry non sembrava intenzionato a lasciarla andare una volta che finalmente era sua poiché appoggiò di nuovo la bocca sulle sue labbra, facendosi strada con la lingua invadente. Ginny era nel panico, non sapeva assolutamente cosa fare se non dibattersi selvaggiamente: le ritornavano in mente i momenti passati con il moro a giocare a  Quidditch sulle vecchie Nimbus 2000 scalcagnate, a lanciarsi palle di neve, a rubare i biscotti a Molly; era come baciare suo fratello, era come baciare Ron! Sentì un conato salirle in gola, lo stomaco contrarsi dal disgusto, così, con un ultimo spintone, si allontanò e corse via. Harry la inseguì, determinato a non farsela scappare: -Gin, dove vai? Io so che mi amavi ed ora che ti amo anche io mi rifiuti? Hai capito?! Ti amo! Non potrai evitarmi per sempre-

I corridoi della scuola erano deserti, evidentemente tutti gli alunni erano a cena in Sala Grande, dove avrebbe dovuto esserci anche lei se la sua vita non fosse stata messa sottosopra dal migliore amico di suo fratello; rabbrividì, accorgendosi di avere ancora i capelli bagnati e gocciolanti. Nella fretta della fuga, si era dimenticata la giacca. Entrò nella Stanza delle Necessità, doveva incontrarsi con Draco dopo l’allenamento. Fortunatamente lui non era arrivato: Ginny si vergognava moltissimo di quello che era accaduto e temeva la sua reazione se involontariamente avesse letto i suoi pensieri con la Legilimanzia. Il camino scoppiettava nella Stanza, una brocca di cioccolata calda e gli irrinunciabili biscotti erano di conforto sul tavolo. La rossa si accoccolò davanti al fuoco avvolta in una coperta di lana, riscaldandosi e pensando mentre fissava le fiamme bluastre danzare sulla legna. Non poteva raccontare tutto a Draco, non subito almeno: si fidava di lui, ma non sapeva come avrebbe reagito. Insomma, quella di Harry era una dichiarazione in piena regola e non importava che cosa pensasse Ginny, era comunque una minaccia. Doveva trovare qualcuno che le insegnasse a schermare la mente e a nascondere i suoi pensieri. L’unica persona che le sembrò adatta in quel momento era Theodore, però aveva sempre avuto l’impressione che lui la squadrasse, l’esaminasse, come per comprendere perché piaceva tanto a Draco.  Era una persona molto misteriosa poiché Ginny non era ancora riuscita a capirlo, lo sentiva distante, ma lo rispettava. Aveva bisogno di lui; tanto avrebbe potuto anche non sapere i particolari: voleva chiedergli in che modo si schermavano i pensieri, non provare a farlo davanti a lui, così fece apparire una pergamena ed una piuma e scrisse un messaggio sbrigativo. Scivolò via dalla Stanza attentamente poiché il tempo scorreva e a breve Draco sarebbe andato a cercarla. L’incontro con Theo era alle dieci nella torre di Astronomia. A quell’ora non c’era mai nessuno là, o almeno sperava che la professoressa Sinistra non avesse deciso di mostrare ai secondini l’allineamento di Venere e Giove proprio quella sera. Cercando di non farsi notare, Ginny percorse i corridoi illuminati dalle fiaccole rasente il muro e giunse alla Torre Ovest, nella cui cima si trovava appunto l’aula di Astronomia. La scalinata che portava alla Torre era di pietra massiccia e i gradini erano alti e ripidi; la rossa si strinse fra le sue stesse braccia, saltando a due a due gli scalini per arrivare prima. Arrivata in cima, si chinò con le mani sulle ginocchia, respirando affannosamente per lo sforzo. Non c’è nulla di meglio della fatica fisica per dimenticare le angosce mentali.

-Weasley- Ginny si voltò di scatto, percependo la voce e la presenza di Theodore dietro di sé. Il ragazzo era in ombra, i suoi occhi brillavano come pietre di agata color caramello, ma non sorrideva. Era di una bellezza strana, esotica: soprattutto le sue iridi le sembravano di un colore indefinibile.

-Mi chiamo Ginevra- il tono suonò leggermente scocciato. Non lo aveva mai offeso, né infastidito, per cui che cos’era tutto questo rancore ingiustificato verso di lei? O era segretamente innamorato di Draco o teneva così tanto a lui da volerlo difendere da qualsiasi cosa che avrebbe potuto procurargli un dolore.

Theo si addolcì, avvicinandosi a lei e posandole una mano sul braccio: -Allora, che di cosa hai bisogno? Sembri turbata- La scrutò a fondo, cercando di leggere i suoi occhi. Ginny si morse il labbro, non sapendo bene come spiegare ciò che era successo, così alla fine disse solo: -Devo imparare a schermare i miei pensieri-

Lo sguardo del ragazzo era talmente penetrante e acuto che dovette distogliere il suo. Camminò per la stanza, seguendo circolarmente il perimetro del muro, ricoperto di enormi mappe stellari. Le costellazioni segnalate da piccoli puntini fosforescenti creavano sulle pareti bellissimi disegni mitologici; intravide Cassiopea seduta fieramente sul trono regale, la Lira, l’incantevole strumento di Orfeo, con il quale era riuscito a varcare il regno dei morti. La domanda che temeva più di tutte arrivò dopo molto tempo, quando già era passata all’emisfero boreale: -Che cosa devi nascondere? E, soprattutto, a chi?-

-Non è necessario che tu lo sappia- mormorò, sfiorando Orione sul muro. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.

-Come desideri, ma non ti assicuro che non lo leggerò, qualunque cosa sia, mentre ti insegno come fare. Cominciamo- Theo si posizionò proprio nel centro della stanza, colpito dai raggi di luna che filtravano dal lucernario di vetro, evidenziando i pulviscoli danzanti nell’aria e la sua figura alta. Ginny lo imitò, fissandolo attenta, ma silenziosa.

-Prima di tutto devi sapere che la Legilimanzia è un’arte nobile che va praticata con costanza e applicazione fin dalla più tenera età- la rossa alzò gli occhi al cielo perché le sembrava di assistere ad una vera lezione; inoltre Theo aveva tutta l’aria di un professore mentre gesticolava moderatamente per chiarire i concetti     –Se mi avessi chiesto di insegnarti a diventare Legilimens, sarebbe stato impossibile, ma, visto che vuoi solo nascondere qualche cosa…. Proviamo- Smise di camminare avanti ed indietro e aggrottò la fronte, fermandosi come in attesa. Ginny all’inizio non percepì nulla, voleva controbattere che non sapeva nemmeno come funzionasse la Legilimanzia, ma subito si accorse di una presenza, non invadente, soltanto superflua che scorreva veloce tra i suoi ricordi come un album fotografico. Alcuni erano vecchissimi: la prima volta in cui aveva fatto una torta con sua mamma, quando la chiamavano “Carotina” per via del colore rosso acceso dei capelli, i dispetti a zia Muriel che sonnecchiava sul divano aiutata dai gemelli, suo padre che le spiegava come funzionava un tostapane babbano. Poi iniziò a cogliere anche le emozioni più forti che avevano caratterizzato ogni momento; imbarazzo, gioia, tristezza, divertimento si mescolavano in un vortice di colori dietro alle sue palpebre e scoppiavano come fuochi d’artificio variopinti.

Le parole di Theo arrivarono da lontano, anni luce da lei: -Devi provare a respingermi o se no dovrò accedere ai tuoi ricordi più intimi per spronarti- Le sembrava che i suoi ricordi fossero ordinatamente riposti in una lunga cassettiera, etichettati in ordine cronologico. Vide mentalmente un’ombra che s’intrufolava nel cassetto più recente, così la seguì: erano i ricordi di quell’anno. Iniziò ad allarmarsi quando Theo entrò nel ricordo che presentava la prima volta in cui aveva parlato con Draco sulla quercia sul lago, quando raccontava con Demelza e Diane di come si era comportato il ragazzo, poi lesse i suoi primi pensieri su quanto era bello…

-Basta! Sono i miei ricordi! Non puoi fare così- esplose con la testa fra le mani, riversando tutto il suo sdegno sul ragazzo che stava violando la sua intimità.

-Respingimi o continuerò- fu l’impietosa risposta. Theodore era nella sua mente sempre più avanti di lei, non riusciva a stargli dietro. Ginny corse tra gli scaffali della sua testa, raggiungendo il moro e scansando le immagini della Stanza delle Necessità, tinta del rosso del suo piacere, della bocca di Draco, del bracciale che le aveva regalato a Natale. Quando infine furono tutti e due nella diapositiva di quel giorno stesso, la rossa vide la Ginny del ricordo che si pettinava davanti allo specchio e sentì, chiaro come se fosse vero, lo scalpiccio dall’altra parte della porta. In preda al panico, cercò di posizionarsi davanti ad essa e gridò d’insofferenza, con le lacrime che scendevano copiose sulle sue guance. Theodore era impassibile, di quell’indifferenza istruttiva che potevano possedere solo gli Slytherin, così immuni ai sentimenti e ai dolori altrui. Ginny rivisse con orrore il momento di rabbia violacea e rossastra in cui apriva la porta del bagno dello spogliatoio e vedeva Harry, gli urlava di non chiamarla più “tesoro”. Potè solo osservare inesorabilmente il moro, che notandola sovrappensiero, si avvicinava sempre di più alle sue labbra, le sussurrava cupido all’orecchio… Solo allora l’ondata di carica elettrostatica ruppe gli argini della sua mente e tagliò il contatto, sbalzandoli indietro, a terra, sul duro pavimento della Torre. La ragazza si accoccolò sul pavimento, piangendo sommessamente in posizione fetale. Si sentiva svuotata, profanata, ma c’era riuscita. Non si era nemmeno resa conto di come avesse fatto, era stata più che altro una reazione istintiva, un rifiuto immediato, primordiale. Theo si sdraiò accanto a lei laconico, con lo sguardo perso sulla luna, imprigionata dalle sbarre del lucernario: -Draco non entrerà mai nei tuoi pensieri come ho fatto io stasera. Ho pensato che affrontare subito la prova più gravosa, ossia scacciare un’influenza dalla propria mente, ti avrebbe reso più facile nascondere un semplice ricordo. Bastava che tu lo prendessi da quella cassettiera e lo spostassi in un luogo più sicuro. Sono stato invadente e precipitoso; è solo che sembri così forte, così sicura, però alla fine sei come tutti noi: hai una corazza per proteggerti dal dolore. Ti porgo le mie scuse-

Ginny si girò nella stessa posizione del moro, calmando il respiro mentre osservava la luna; apparì quella di sempre mentre pronunciava risoluta: -Mi servirà, prima o poi- indugiò un attimo prima di aggiungere -E per quanto riguarda Draco...-

-Non voglio sapere nulla di quello che è successo oggi pomeriggio fra te ed Potter, non potrei nemmeno dirti che disapprovo il fatto che tu glielo tenga nascosto, avrai le tue motivazioni. Però ricorda: Draco è un ragazzo difficile, ma sa ragionare. Mentire non giova mai a nessuno- parlò con il rimorso nella voce, come se si fosse ricordato di un episodio doloroso della sua vita. Ginny posò una sua piccola mano su quella di Theo per confortarlo e il ragazzo sobbalzò, spostando lo sguardo dal suo viso alle mani unite.

-Grazie di cuore- sussurrò la ragazza prima di alzarsi.

Stava già andandosene quando il moro la fermo: -Non farlo soffrire, Ginny. Sei tutto ciò che ha-

-Non lo farò- quella era la sua unica certezza.

  
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