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Autore: DoIdare    30/05/2014    4 recensioni
"In fondo è proprio vero che il peggio delle emozioni forti è il vuoto che lasciano dopo.. ma come potevo sapere che tutto questo sarebbe stato solo la quiete prima della tempesta? "
Genere: Mistero, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CENERE
 

La mano che inizialmente stava accarezzando il volto di Laurel si trasformò presto in una morsa attorno al suo collo.
Non capii cosa stesse facendo fino al momento in cui Oliver allentò la presa sulla gola dell’amante, che cadde a terra come un peso morto.
La voglia di urlare, che nel frattempo era cresciuta dentro di me, si trasformò in terrore nell’attimo in cui una mano mi strinse la spalla destra.
Di colpo aprii gli occhi, ci misi qualche istante a rendermi conto che fosse tutto un sogno.
Non feci in tempo ad alzarmi dal lettino che Oliver si precipitò verso di me chiedendomi da quanto tempo fossi li.
Non volevo pensasse che non avessi visto niente riguardo la sera precedente, ma neanche il contrario.
Elaborai velocemente una risposta che dicesse tutto e niente allo stesso tempo.
L’unica cosa che pronunciai fu: "Abbastanza"
Il suo sguardo rimase incatenato al mio, quello era uno dei momenti in cui i nostri occhi parlavano al posto nostro.
Non abbassai mai la testa, finché, girandosi di colpo, si allontanò da me.
Insomma.. è forse il mio destino incontrare Oliver mentre si fa, allegramente, tutte le donne di questo pianeta?
Notai che il mio ex capo cominciava a guardarsi intorno, "Dov’è Roy? Oggi toccava a lui essere di pattuglia" disse.
Quella frase suonava così stupida e ipocrita alle mie orecchie, non riuscii proprio a trattenermi dal rispondergli.
"Solo oggi Oliver? Roy sta fuori dalla mattina alla sera, non chiedermi se vige su Starling city, non saprei dirtelo".
Guardandolo negli occhi mi alzai dal lettino, ritrovandomi a due centimetri dal suo naso, ma non volevo cedere, quindi continuai:
"Ma se c’è una cosa che so, è che ogni sera torna ricoperto di sangue e con una fetta di cuore in meno".
I suoi occhi mi fissavano, giurerei di averlo visto tentennare per un attimo.
Devo essermi sbagliata, Oliver Queen non tentenna mai.
Non so come fosse stato possibile avvicinarsi di più senza rischiare di sfiorarci, ma lui lo fece, si avvicinò, e non esitò dal chiedermi che cosa intendessi dire.
Diggle cominciò a muoversi nella nostra direzione, sicuramente con l’intenzione di farci calmare, ma io lo fermai, appoggiandogli una mano sul petto, capì l’antifona, perché si allontanò subito.
Continuai a guardare Oliver negli occhi, senza riuscire, però, a dare voce a quei pensieri che ormai mi tempestavano la mente da troppo tempo.
Alzando la voce mi chiese di nuovo: "Felicity, che cosa intendi dire!?"
Non resistetti.
"Intendo dire che queste cose, tu, non puoi saperle, perché quando Roy torna qui, sono io che gli cucio le ferite! Sono io che mi perdo in metà del suo dolore quando lo guardo in faccia! Sono sempre e solo io, perché tu sei troppo impegnato a correre dietro a Laurel per accorgerti che il nostro mondo sta cadendo a pezzi!"
Gridai così forte che il silenzio che seguì le mie parole sembrava più profondo della notte.
Il suo sguardo rimase immobile, fissava un determinato punto del mio viso, un punto che ancora non ero riuscita ad identificare.
Il disagio si impossessò di me, e non riuscii a fermarmi dallo spostare lo sguardo verso un punto impreciso.
Eppure i miei piedi erano incollati al terreno, così come quelli di Oliver, eravamo a due sospiri di distanza.
Avrei tanto voluto che avesse detto qualcosa, una qualsiasi cosa che potesse giustificare le sue azioni negli ultimi tempi.
Invece, l’unica cosa che fece, fu avvicinare la sua bocca al mio orecchio, esitando un momento e infine sussurrando in un modo che mi fece tremare le gambe: "La mia vita privata non ti riguarda Felicity, se la cosa ti rende gelosa cerca di non trovarti in luoghi inopportuni in momenti altrettanto inopportuni…"
Le parole che non pronunciò  lasciando in sospeso la frase, scatenarono, dentro di me, lo stesso imbarazzo di quelle che invece pronunciò senza vergogna.
Sapeva che io sapevo, e questo non lo turbava in alcun modo.
Si stava prendendo gioco di me?
Oliver si sarebbe pentito di quelle parole, perché il giorno in cui avrebbe provato, per una donna, quello che io provavo per lui, il suo sarcasmo si sarebbe trasformato in cenere tra le sue dita e vedere la persona che ama con un altro uomo sarebbe diventato l’incubo delle sue notti e il dolore dei suoi giorni. Solo allora avrebbe capito.
Il sorriso che gli regalai gli fece assumere un’espressione di incomprensione e sospetto.
Mi voltai e, prese le mie cose, uscii dal covo chiudendomi la porta alle spalle.
L’ultima cosa che sentii fu Diggle che disse: "La stai perdendo".
La risposta di Oliver non mi arrivò chiara, mi sembrò che avesse detto che non puoi perdere qualcuno se sei già perso tu stesso.
Non me ne preoccupai, proseguii la mia strada, con il sole che intanto stava ancora sorgendo.
 

 
 
 
Ciao Girls :)
Prima di tutto volevo dire che non aggiornerò la storia puntualmente, ma state certe che lo farò ogni volta che avrò un momento libero.
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito e hanno messo la storia tra le seguite e le preferite. Non potete capire quanto la cosa mi renda felice :)
Spero che il capitolo sia stato all’altezza delle vostre aspettative.
Per ultimo, ma non meno importante, vorrei ringraziare mia sorella, che mi ascolta e mi sopporta ogni volta che straccio il foglio con il capitolo nuovo per la decima volta di fila xD. Ti voglio bene.
Un saluto a tutte :*
Nag  
  
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