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Autore: MiaBlack    30/05/2014    11 recensioni
Vi mancavo? U.U
Qualcono torna dal passato di Felicity (sono fissata col suo passato). chi sarà? e cosa vorrà?
tratto dal testo 1 capitolo "-Stai bene? – mi chiede sospettoso Oliver, adoro quando è così apprensivo nei miei confronti.
-Certo che sto bene.. Non si vede? Perfettamente! – l’ultima parola mi esce più acuta del resto della frase, sembro strafatta. " ormai lo sapete che con i riassunti faccio pena!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Nuovo personaggio, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non voglio abituarvi male come con l’altra storia, questa volta ci sarà un solo capitolo alla settimana, ma oggi è un giorno speciale quindi devo per forza pubblicare. Che giorno è? Beh ve lo dico subito tanti e tanti anni fa mia mamma mi stava mettendo al mondo... Si avete capito bene OGGI E’ IL MIO COMPLEANNO! Mio e della mia migliore amica Fede, quindi per fare un regalo a ME e a LEI ecco il secondo capitolo, noi poi ci vediamo MARTEDI’ con la “programmazione” regolare!
 
 
Capitolo 2
 
 
***
 
Ecco un'altra giornata iniziata male. No, no, male è un piccolo eufemismo per descrivere come è iniziata questa giornata e non sto scherzando. Sono sveglia da, un’ora? Dai diciamo un’ora e mezzo, minuto più minuto meno. Mi sono alzata per scoprire che la caldaia del mio palazzo è rotta quindi niente acqua calda, che porta a niente doccia. Ripiego così su un caffè per svegliarmi, anche se dopo ieri dovrei non berne per qualche giorno, giusto per purificarmi. Ero ferma a sorseggiare il mio caffè quando l’orologio alla parete mi fa notare che è ora che mi sbrighi o arriverò in ritardo, ho notato che se esco di casa anche solo cinque minuti dopo il traffico diventa infernale, e qui mi si è accesa la lampadina, ho lasciato la macchina nei parcheggio della Queen Consolidated, quindi sono a piedi e sono in ritardassimo.
 
La metropolitana mi lascia relativamente vicino, controllo l’orologio posso farcela a non arrivare mostruosamente tardi, arrivo alle scalinate, sono quasi salva.
-Felicity… - mi fermo con un piede su un gradino e l’altro ancora sul marciapiede, mi volto lentamente, pregando di essermi sbagliata e invece no. Ancora l’uomo di ieri.
-Ciao. – mi dice titubante, lo fisso, il mio cuore è in subbuglio, paura, affetto, dolore… provo così tante cose diverse tutte insieme che non riesco a decidermi se sono felice oppure no di vederlo qui davanti a me.
-Possiamo parlare? – mi chiede, io continuo a rimanere in silenzio, non ho ancora emesso una sola parola, lui vuole parlare con me? E di cosa? Non abbiamo niente da dirci.
-No. Non abbiamo niente da dirci. – ecco finalmente le parole escono dalla mia bocca. Accusa il colpo, l’ho ferito, mi dispiace, no, non devo, lui ha fatto di peggio con me, perché dovrei sentirmi in colpa se non ci voglio parlare, doveva pensarci prima di fare quello che ha fatto.
-Aspetta tesoro, lasciami spiegare. Una cena? Ti prego concedimi una cena. –
-No. Sono impegnata. – mi volto e cerco di concentrarmi sui gradini davanti a me, ci manca solo che cada rovinosamente a terra e poi ho veramente completato la mia mattinata.
-Ti prego, un caffè allora? – entro senza rispondergli, ma chi pensa si essere, non può comparire davanti al mio posto di lavoro e pretendere che io fermi la mia vita per lui. Lui non è nessuno per me.
Arrivo in ufficio e Oliver è già arrivato, tutti sono già arrivati, manco solo io. Beh per una volta non muore nessuno. Poso le miei cose e poi mi fermo un attimo davanti alla vetrata, mi avvicino e guardo verso il basso per vedere se lui è sempre lì, come se da quest’altezza potessi veramente riconoscere le perone che passano sotto di noi. Scuoto la testa, sto impazzendo, devo mettermi a lavoro. Prendo il tablet e mi appresto a dare gli impegni di oggi a Oliver.
Entro nell’ufficio del mio capo, ho lo sguardo basso e traffico con il tablet che oggi non è intenzionato a collaborare, rivoglio carta e penna, okay dopo questa penso di essermi giocata la mia sanità mentale, io, un genio dell’informatica, laureata al MIT, voglio carta e penna.
Sospiro per fermare il fiume di pensieri che deriveranno da questo mio pensiero sconcertante, nel frattempo sono arrivata davanti a Oliver senza dire nemmeno buongiorno.
-Eccomi, scusate il ritardo. – sicuramente era meglio un buongiorno, ma ormai.
Finalmente alzo lo sguardo dal tablet che sono riuscita a far partire, miracolo, no, non è un miracolo è solo uno stupidissimo tablet, non è difficile farlo partire almeno non dovrebbe esserlo per me, che so hackerare i sistemi di sicurezza del FBI, chissà se sarei tanto brava a penetrare anche al pentagono, potrei provare, ma poi cosa ne ricaverei? No, l’idea di finire a Guantanamo bay non è elettrizzante, anche se Oliver mi ha assicurato che non ci mandano le bionde, ma visto che in teoria sono mora.
-Felicity? – ops. Forse avrei bisogno di due giorni di vacanza, anche tre. Facciamo una settimana e chiudiamo il discorso.
-Ehm, come scusa? – ho due paia di occhi puntati su di me che mi scrutano attentamente.
-Felicity…- socchiude gli occhi e mi scruta con attenzione, credo che stia valutando l’idea di spedirmi all’istituto di salute mentale, meglio non dargli tempo di porre domande alle quali non voglio rispondere.
-Ti dico i tuoi impegni. Allora…. – snocciolo uno dopo l’altro i suoi impegni. Elencati tutti mi fermo e alzo lo sguardo, si è appoggiato alla spalliera della sedia, mi guarda con le braccia incrociate, sopracciglio alzato e mezzo sorriso sulle labbra, quelle bellissime e sensuali labbra che bacerei e mordicchierei dalla mattina alla sera… NO! Tre, due, uno. Okay.
-Felic…. – prova ad iniziare.
-OLIVER! – Dio santifichi Isabel Rochev, okay, forse santificarla è un po’ eccessivo, ma ha interrotto Oliver e so già che non sarei stata in grado di evitare di rispondergli, quindi mentre loro discutono, dell’ennesima sua assenza alla riunione della sera prima, io sgattaiolo fuori dall’ufficio e mi metto a lavoro. Liberarmi di Oliver è stato facile, diciamo relativamente facile, ma liberarmi di Dig non lo sarà altrettanto.
-Allora? – appunto, Dig è uscito dall’ufficio, quando quella iena di Isabel si mette a strillare restare nella stessa stanza con lei mette a dura prova i timpani.
-Allora cosa? – un tempo ero più brava a poker, dovrei tornare alla bisca clandestina, magari potrei mettere da parte un po’ di soldi mentre rimetto in forma la mia faccia da poker.
-Che ti succede? Sei strana, assente e oggi addirittura sei in ritardo. E’ Oliver quello in ritardo non tu. –
-Capita di fare tardi. –
-Centra Oliver? – mi chiede preoccupato, sbuffo, non sono così dipendente da Oliver, okay che mi piace, beh inutile negarlo possiedo due occhi funzionanti e per questo non mi sfugge il fatto che si dannatamente attraente soprattutto quando si allena senza maglia, cavolo quegli addominali scatenano la mia fantasia. Tre. Due. Uno. Okay, ma questo non vuol dire che il mio comportamento dipenda da lui.
-Non tutta la mia vita gira attorno ad Oliver, ho una vita privata anche io. – rispondo, afferro alcune carte e mi alzo dalla scrivania, devo andare a portare questi documenti in archivio, mi incammino e trovo Oliver fermo sulla porta dell’ufficio che mi guarda, non riesco a decifrare la sua espressione, sorpresa? Dolore? Mi fermo un secondo poi punto verso l’ascensore e scendo agli archivi. Che fosse veramente dolore quello che ho letto nei suoi occhi? Ma poi dolore per cosa? Non ho detto niente di male, ho detto solo la verità, lui ha saputo ferirmi molte più volte e molto più profondamente.
Le porte dell’ascensore si aprono e io arrivo agli archivi, sorrido, questo posto mi ricorda vagamente il piano informatico, mi sento a casa. Entro nella stanza sorridente, alla scrivania non c’è nessuno, strano, solitamente c’è sempre qualcuno. Mi guardo attorno ma a parte una serie infinita di scaffali strapieni di scatole e documenti non vedo nessuno.
-Felicity Smoak! Cosa porta la nostra piccola Fel ai livelli bassi? – mi volto cercando di capire da dove proviene la voce, poi finalmente lo individuo, appoggiato ad uno scaffale c’è Jeshon che mi sorride.
-Ti ho portato questi sono da archiviare. -
-La strega ha dato il suo benestare? – mi domanda prendendo i fogli e controllando se ci sono entrambe le firme, per tutta l’azienda c’è un certo malcontento, tutti odiano Isabel, non piace, anche perché l’idea della donna era di spezzettarci e di venderci a varie industrie quindi il nostro odio per lei è ben giustificato.
-Si ha firmato la strega. E anche Mr Queen. – rispondo, anche Oliver non è proprio visto di buon occhio, almeno non da tutti, se né andato quando avevamo bisogno di lui, va beh che poi è tornato e si sta impegnando, ma ancora non tutti si fidano.
-Il grande Queen ha trovato un modo per liberarci dalla scomoda presenza della strega? O passa le sue serate a sperperare i nostri soldi a poker? – mi chiede Jeshon, applicando il timbro sulla prima pagina.
-Non passa le sue notti a giocare a poker è completamente incapace a bleffare. - ridacchiamo insieme.
-Beh allora perché non lo sfidi? Magari gli freghi un po’ di soldi. –
-Non credo si farà fregare. –
-Proponigli uno strip poker, non si tirerà certo indietro. -
-Come se fosse interessato a vedermi svestita. – ruoto gli occhi esasperata, ma comunque ridacchio all’idea di incastrare Oliver ad una partita di strip poker, contando le carte lo porterei in mutande in meno di cinque mani, e poi le mani so io dove gliele metterei. Dannazione ancora. No, Felicity, NO! Riprendi il controllo.
-Piccola e ingenua Felicity. Se Mr Queen non apprezza quello che ha è solo perché è viziato. Io giocherei volentieri a strip poker con te e non solo a quello. – il sorriso allusivo mi fa scoppiare a ridere, se non fosse che Jeshon di bello ha solo il nome, forse potevo anche prendere in considerazione le sue parole, ma beh non è così. Saluto e me ne vado, ho il mio attico che mi aspetta.

Continua


Lo so è corto ma scappo a lavoro quindi accontentatevi del regalo e se avete vohlia fatami gli auguri!! ^_^
Un BACIO
MIA
   
 
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