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Autore: LunaTonks_Potter    04/08/2008    3 recensioni
Qual è una delle paure più grandi di ognuno di noi? Essere dimenticato dalle persone che più ci amano. E come vi sentireste se foste voi a dover cancellare la memoria dei vostri genitori?
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La scelta più difficile

Le prime luci dell’alba penetravano dalle tende azzurre alla finestra. Era molto presto, ma il chiarore non disturbava Hermione che era rimasta sveglia tutta la notte immersa nei suoi pensieri chiedendosi se era la cosa più giusta da fare. Anche se non aveva chiuso occhio non era affatto stanca, la preoccupazione e l’ansia la tenevano sveglia. Era nel letto ancora sdraiata, con il viso rivolto verso il soffitto e lo sguardo vuoto perso chissà dove. Ormai aveva deciso e sapeva che era la cosa più sensata da fare, anche se non la più giusta. In fondo dovrebbero essere i genitori a proteggere i figli e non viceversa. Ma loro in questo caso non ne potevano nulla. Lei faceva parte da quasi sette anni di un altro mondo diverso dal loro e da quello in cui aveva trascorso l’infanzia. Erano cambiate tante cose da allora. Si alzò e si sedette sul letto guardando la sua stanza, probabilmente per l’ultima volta. La scrivania azzurra era pieni di libri che aveva studiato la sera precedente, accanto un foglio e una penna con cui aveva preso appunti. A terra invece altri fogli accartocciati e alcuni libri buttati a terra in malo modo. Alla sua destra, sul comodino, la sua fedele bacchetta, compagna di mille avventure, a volte anche tanto non rispettose delle regole.

Quella bacchetta oggi insieme a lei avrebbe dovuto compiere l’incantesimo forse più importante di tutta la sua vita. Non avrebbe deciso il suo futuro, ma il suo passato. Con quella bacchetta avrebbe cambiato la memoria dei suoi genitori, gli avrebbe fatto credere di essere una coppia sposata senza figli, residente in Australia. Aveva scelto l’Australia poiché era esattamente nell’emisfero opposto e dall’altra parte del mondo, il posto più lontano che esistesse. Questo gesto può sembrare egoista perché si potrebbe pensare che lo faccia solo perché i suoi genitori non la lascerebbero andare sapendo i pericoli a cui andava incontro, ma proprio perché lei era a conoscenza di questi aveva preso questa decisione. Non era per sé stessa, era per loro.

Hermione avrebbe potuto benissimo morire nella sua missione e sapeva che i genitori non avrebbero potuto sopportare un simile dolore. Non le faceva affatto piacere pensare che i suoi genitori non sarebbero stati capaci di riconoscerla, non le piaceva essere dimenticata dalle persone che l’avevano messa al mondo e a cui voleva più bene, ma sapeva che era necessario.

Mentre pensava a tutto ciò passò lo sguardo sulla libreria e vide Grattastinchi rannicchiato su uno degli scaffali più alti che dormiva soavemente. Era in mezzo a tutti i suoi libri di quando era bambina. Li aveva letti tutti quando era piccola, anche libri più impegnativi, ma ora tutto le sembrava stupido e senza importanza.

Si soffermò a guardare i suoi trofei, il 1° premio della gara di spelling del’89 e il premio come migliore studentessa del distretto per le scuole inferiori. Ricordava quei momenti felici, ignara del suo futuro come strega e della vita che l’attendeva. Da bambina sinceramente non aveva tanto creduto alle magie che venivano narrate nelle fiabe. Lo sguardo scese lentamente e incontrò le sue prime scarpette da danza. Aveva 4 anni quando aveva iniziato a danzare e voleva diventare una ballerina famosa. Poi dopo qualche anno cambiò idea, voleva essere un avvocato, per aiutare le persone in difficoltà e per mettere in prigione i cattivi, anche se i suoi genitori e i loro amici le avevano sempre regalato solo dei giocattoli con kit da dottori e dentisti. Ma a lei non piacevano, anzi la vista del sangue la faceva stare anche un po’ male.

Sopra la scrivania incorniciato era esposto il suo diploma del G.U.F.O. ricevuto alla fine del 5° anno dopo gli esami. Era appena morto Sirius e nessuno aveva festeggiato la consegna degli attestati.

La foto del suo primo giorno di scuola era a sinistra vicino ai trofei. Che felicità quando ricevette la lettera di Hogwarts con la visita dei rappresentanti del ministero. I suoi genitori erano molto orgogliosi anche se non comprendevano ancora tutto bene. Hermione si mise subito a studiare tutto ciò che si poteva sapere sul mondo magico, sulla magia, su maghi e streghe, ma soprattutto su Hogwarts. Voleva sapere tutto sul posto dove avrebbe passato i futuri sette anni della sua vita, voleva essere la migliore, la numero uno e c’era sempre riuscita.

Più in basso vide la sua foto mentre indossava il vestito blu che aveva messo per il Ballo del Ceppo quando era andata con Viktor al 4° anno. Come si era divertita a quella festa. Ricordava ancora ogni piccolo particolare: l’invito di Viktor quel giorno in biblioteca dopo che l’aveva seguita, Ron che tentava di invitarla come ultima spiaggia, le interminabili ore che ci aveva messo per prepararsi e lisciarsi i capelli, poi il ballo e per chiudere la serata la sfuriata di Ron davanti a tutti.

Ron, il suo Ron. Quante ne aveva passate con lui. Ma perché Ron a volte era così stupido? Possibile che non riuscisse a cambiare?

Sul comodino a fianco la bacchetta c’era una foto di loro due insieme dell’anno precedente, prima che morisse Silente, un giorno dei pochi in cui non avevano litigato.

Ed Harry? Il suo migliore amico. Il loro trio, sempre e solo loro tre dal primo giorno di Hogwarts fino all’ultimo. Per questo aveva deciso di partire. Avrebbe seguito i suoi migliori amici in capo al mondo per aiutarli a salvare il mondo, e così avrebbe fatto. La loro foto era sulla scrivania, tutti e tre che salutavano alla fine del 2° anno. E poi naturalmente la foto dei suoi genitori. Le riprese la fitta allo stomaco, per un attimo non ci aveva più pensato ed ora era tornata alla dura realtà. Non voleva ma doveva farlo comunque, per il loro bene. Si fece coraggio e si alzò dal letto, si vestì con le prime cose che trovò e scese le scale.

Anche se era domenica mattina entrambi i suoi genitori erano già alzati. Hermione arrivò in soggiorno e disse:

"Mamma, papà, potete venire qui un attimo?"

"Cosa c’è Herm?" disse la madre.

"Sedetevi qui per favore."

I genitori si sedettero sul divano e lei si spostò di fronte a loro.

"So che voi non conoscete il mondo della magia, e che avreste sempre voluto sapere ciò che faccio a scuola, ma non ho mai potuto farvi vedere niente perché era vietato. Ma ora che sono maggiorenne e che nessuna legge magica me lo proibisce, penso sia arrivato il momento di farvi vedere quello che fanno i maghi e le streghe."

Hermione si girò verso il tavolo, vide sopra un vaso di fiori ed esclamò "Wingardium Leviosa" e questo levitò a mezz’aria. Sentì la madre esclamare di gioia e il padre ridere.

"Ma questa è magia del primo anno. Accio" e l’oggetto arrivò nelle sue mani.

"Reducto. Engorgio." La pianta prima si ridusse e poi tornò alla forma originale.

"Adesso trasfigurerò questa caraffa in un topolino. Posso fare delle pozioni sia guaritrici che di altro genere."

"Ma è meraviglioso Tesoro! Però non devi sentirti obbligata nei nostri confronti."

"No mamma, io voglio mostrarvelo e voglio rendervi partecipi. E ora vi faccio vedere uno dei più begli incantesimi che esistano. Expecto Patronus!"

Una scia argentea uscì dalla bacchetta della ragazza, una donnola saltellò sopra il divano per poi fermarsi ai suoi piedi.

"Che cos’è?" chiese suo padre.

"È un Patronus, una specie di protettore. Non sono molti i maghi che sono in gradi di evocarli, è magia avanzata. Me lo ha insegnato Harry al quinto anno durante l’esercitazione dell’ES, vi ricordate?"

I due annuirono osservando ancora l’animale.

"È di questo che vi voglio parlare. Sapete che nel mondo magico è in corso una guerra contro un mago oscuro. Il mese scorso è stato ucciso il nostro preside, lui era l’unico mago che Voi-Sapete-Chi temesse. Ora niente più lo fermerà dal distruggere tutto. E se questo succedesse non sarebbe solo il mondo magico a decadere, ma porterà con sé anche il vostro. Per questo ci sono persone che stanno combattendo, per avere un futuro migliore. Prima di morire il professor Silente ha lasciato ad Harry, Ron e a me una missione da compiere, dobbiamo svolgere un compito e non può farlo nessun altro."

"Di cosa stai parlando?"

"Non ve lo posso dire. È una questione troppo pericolosa."

"Allora non dovresti parteciparci nemmeno tu."

"Non posso mamma. Noi siamo gli unici che possiamo fermare Voi-Sapete-Chi. Non ci sono altre soluzioni. Quest’anno ho deciso insieme agli altri che non frequenterò più Hogwarts per compiere il mio lavoro."

"Ma la scuola è tutto quello che hai. Tu non puoi vivere senza i libri."

"È vero, ma se restassi né io ne tanti altri potranno più frequentare la scuola, non potranno più imparare, non potranno più vivere."

"No Hermione. Tu non partirai. Non andrai in giro per il mondo a rischiare la vita!"

"Lo sapevo che non avreste capito e che non mi avreste mai lasciata andare. Per questo dovrò ricorrere a una soluzione drastica. Io devo combattere, e voi non potete impedirmelo. Sappiate che lo faccio per il vostro bene, perché più sarete lontani, più sarete al sicuro. Mamma, papà, vi voglio un bene infinito e non dimenticherò mai tutto quello che avete fatto per me. Addio."

"Ma cosa…" il padre non fece in tempo a finire la frase che Hermione, tra le lacrime, alzò la bacchetta, la rivolse verso di loro e pronunciò con la sua bocca quelle parole fatali, pesanti e difficili. Una luce azzurrina li colpì entrambi che si accasciarono sul divano.

Ed Hermione, dalla loro memoria, non c’era più.

  
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