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Autore: Frostsliver    30/05/2014    4 recensioni
“Lo, there do I see my father.
Lo, there do I see my mother,
and my sisters, and my brothers.
Lo, there do I see the line of my people,
Back to the beginning!
Lo, they do call to me.
They bid me take my place among them,
In the halls of Valhalla!
Where the brave may live forever!”
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Questa storia narra le vicende delle quattro figlie di Iwaldi,creature cresciute nel grembo di una terra fertile,nate per compiere grandi imprese.
Alla corte del re Odino vivono e prosperano queste fanciulle, protette unicamente dalla loro bramosia di vita.
Sigyn, Nanna, Lofn ed Idun, quattro sorelle legate dal sangue, dal dolore, da un segreto che minaccerà di distruggerle.
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Questa fanfiction è nata dall'unione del mondo di Thor e di Game Of Thrones, due racconti molto differenti che qui si fondono per dare vita ad un racconto di amore, guerra, sangue e fedeltà.
Enjoy!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Sigyn, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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I am the journey
I am the destination 
I am the home
The tale that reads you   

 

“Forse faremmo meglio a tornare indietro, ci staranno cercando…”

“Nanna, è ancora presto. Non corriamo alcun pericolo”

“Non mi piace questo posto”

Sigyn scrutò la sorella. Il volto della giovane, pallido crucciato, era solcato dalle molte, spettrali dita appartenenti alle fiaccole che illuminavano scarsamente il più esteso corridoio di Castel del Nord, dita dalle grandi ombre in grado di stravolgere i più nobili dei lineamenti fino a condurli sull’orlo del grottesco.

I grandi occhi vagavano inquietamente, cercando di intercettare le irregolarità del pavimento scabro e roccioso cosi da evitare eventuali cadute.

Ogni movimento sembrava recarle dolore, come se il timore le stesse pizzicando la carne a sangue.

Aveva sempre avuto paura del buio, del buio e del silenzio.

Ed in quel luogo il silenzio regnava sovrano.

I loro passi ed un incessante cadere di gocce dal soffitto umido erano gli unici elementi che disturbavano il pesante incedere di quel tacere spesso come nebbia.

“Non mi piace questo posto”

Ripeté Nanna, la voce poco più che un sospiro.

“L’hai già detto.” Rispose Sigyn, distratta. La sua occupazione principale era cercare di individuare la superficie lucida di un ciondolo in argento.

“Come hai fatto a perdere la collana qui?” chiese la più giovane “Questo corridoio non viene più utilizzato da anni”

“Ci passo spesso a dire la verità.” Ammise la bruna ” Questo passaggio collega tutta la casa, un tempo veniva usato dalla servitù credo… È un peccato che sia caduto in disuso.” Fece una pausa “Mi chiedo perché”

“I servi sono convinti che questo corridoio sia maledetto” disse Nanna, la voce fievole venne percossa da un quasi impercettibile tremolio

Sigyn non poté evitare di emettere un verso di disapprovazione

“Non mi dirai che credi a queste vecchie leggende popolari, vero?”

Nanna rimase in silenzio per un istante

“Saranno solo vecchie leggende, ma qui c’è qualcosa di strano.”

Sigyn alzò gli occhi al cielo

“Si, topi, e se non ci sbrighiamo troveranno-“

Un rumore sordo la interruppe.

Il cuore imboccò il sentiero della fuga attraverso le vie aeree, minacciando di soffocarla.

“C-cosa era?” balbettò spaventata Nanna, stringendo il braccio di Sigyn in una morsa sorprendentemente ferma.

“Non lo so, ma probabilmente viene dalla Sala Grande, si trova proprio dietro l’angolo” rispose Sigyn, osservando il punto pochi metri più avanti dove il corridoio si diramava in un bivio. Sulla sinistra c’era la Sala Grande dall’esterno illuminato ed arioso, sulla destra invece l’oscurità procedeva indisturbata.

Un lampo di pericolosa curiosità percosse la giovane asgardiana.

“Frey ha ricevuto la famiglia reale li, vero?” chiese, riprendendo a camminare.

Nanna le scoccò un’occhiata scettica

“Per quanto ne sappia io, si”

“Ottimo, vieni”

La sorella non si mosse.

“Cosa hai intenzione di fare?” disse, i suoi occhi erano chiari come tizzoni ardenti nonostante la soffusa illuminazione.

 “Voglio farmi un’idea di quello che sta succedendo”

“Hai intenzione di spiarli.”

“Non lo definirei spiarli-“

“Ma sei completamente impazzita? ”

La voce della bionda si era fatta  dura come granito.

Sigyn sbuffò esasperata

“Avanti, anche tu muori dalla voglia di saperlo”

“Si, ma non per questo-“

“Senti” tagliò corto Sigyn “Se non hai voglia di seguirmi non farlo, vattene, io andrò in fondo a questa storia”

E con questo lapidario commento si allontanò a grandi passi.

Non arrivò lontano, perché il prepotente rumore di una pesante porta che si apre soppresse il coraggio lasciandola completamente spaesata.

Senza ragionare si trascinò la sorella vicino, spingendola contro il muro al quale lei stessa si era stretta.

“Stai zitta”

Sibilò autoritaria, Nanna non respirò nemmeno.

La porta si chiuse brontolando contrariata, per poi serrarsi con uno scatto che riecheggiò nel silenzio.

Passi, leggeri e irregolari, solcarono il pavimento in granito. Passi sconosciuti.

 Chiunque fosse il proprietario di quei passi, sembrò dirigersi nella direzione opposta alla loro, per poi fermarsi.

“Resta qui” disse Sigyn, lasciando la mano della sorella.

Si mosse silenziosamente verso il bivio, cosi come le era stato insegnato da bambina, rimanendo con la schiena ben aderente al muro. Il gelo intrappolato nelle pietre si fece strada attraverso il pesante tessuto dell’abito, ma la ragazza rimase impassibile al gelido tocco.

Raggiunto il limite del corridoio raccolse aria a pieni polmoni, cercando di calmare il selvaggio cuore, e quindi si sporse oltre l’angolo quanto bastava per avere una parziale vista di ciò che accadeva alla sua sinistra.

Di fronte a lei si stagliava la figura di un uomo.

Una creatura alta, slanciata, girata di spalle e occupata in ciò che sembrava la contemplazione di un maestoso, antico arazzo. Le mani erano saldamente congiunte dietro la schiena, i capelli corvini tenuti lunghi fino ad adagiarsi sulle spalle che nonostante la larghezza mantenevano un piglio aristocratico. A parte un leggero sussultare delle dita era completamente immobile.

Quel contegno, quel vestiario, quei capelli…

Il suono dello sfregamento di una scarpa contro il pavimento attirò l’attenzione di entrambi.

Sigyn fulminò la sorella con lo sguardo, ricevendo in cambio un’occhiata di paura mista ad una misteriosa eccitazione.

La bruna si portò l’indice alle labbra, per poi tornare ad osservare l’estraneo che per suo grande disappunto aveva volto il viso al bivio.

Era un viso duro, austero, dai lineamenti affilati e aspri. Un viso privo di tenerezza, dove la linea decisa degli zigomi s’incastrava con un naso forse un po’ abbandonate, ma ben disegnato. Le labbra sottili erano strette quasi fino a sparire. Gli occhi, cui fattezze rimasero velate dalla  lontananza, erano puntati inconsapevolmente su di lei.

Non l’aveva vista, questo era sicuro, ma il rumore aveva senza ombra di dubbio attirato il suo interesse.

Sigyn imprecò a denti stretti nel vederlo muoversi in direzione del bivio.

Doveva pensare velocemente.

Loro non potevano essere li, era stata esplicita richiesta del re di non transitare in quella zona durante la sua permanenza nella Sala Grande.

Tutta questa segretezza iniziava a darle sui nervi.

Non riusciva davvero a comprendere cosa potesse sollevare tutta questa necessità di riservatezza. Qualcosa di grosso, questo era certo.

Sigyn non conosceva le possibili conseguenze di quell’ innocente gesto di trasgressione, e non poteva correre il rischio di porre la sorella in cattiva luce con coloro che stringevano il suo futuro fra le dita. Nanna era destinata a diventare una principessa, e mostrare una tale mancanza di temperanza non era un buon modo per adempiere al proprio fato.

D’improvviso la giovane seppe cosa fare

Lanciò uno sguardo verso la sorella, comandandole con un leggero gesto del volto di rientrare nell’oscurità del corridoio. Inizialmente Nanna non capì, ma poi scosse bruscamente la testa. Non voleva lasciare la sorella sola in quella situazione, e l’idea di tornare in quel corridoio la spaventava visibilmente. Sigyn insistette, ed infine vide una luce di resa negli occhi della più giovane.

Nello stesso momento in cui Nanna iniziò a spostarsi verso il ventre del passaggio, Sigyn superò l’angolo con una falcata.

 

 

Fu solo quando si ritrovò faccia a faccia con il misterioso uomo che comprese la sua identità.

Lo sguardo vigile sfolgorò a contatto con il fuoco delle fiaccole, lasciando scintille smeraldine nell’aria consumata. La pelle diafana era tirata senza lasciare spazio ad indecisioni o mollezze.

Quelle erano le fattezze inconfondibili di un principe.

Loki.

Era stata colta in flagrante da Loki, il cadetto. Il cuore della giovane ragazza spiccò il volo, spingendo il sangue verso le morbide gote mandandole a fuoco.

L’uomo la osservò sorpreso, per poi sciogliersi in un ghigno tutt’altro che rassicurante.

“Noto con piacere che Castel del Nord ospita i topi più belli di Asgard” disse, la voce profonda era dominata da un tono canzonatorio che stimolò immediatamente l’antipatia della giovane fanciulla.

“Vostra altezza” rispose Sigyn, inchinandosi come di dovere.

“Al vostro servizio.” Disse il principe inchinandosi a sua volta senza smettere di sorridere, beffardo “Mia signora, qual è il vostro nome?”

“Sigyn, Vostra Altezza, Sigyn Iwaldidotter” rispose la fanciulla, senza distogliere lo sguardo dal volto del giovane uomo. Lo stesso volto che s’illuminò al sentire il nome della sua interlocutrice.

“Siete la primogenita di Freya” constatò Loki

“Si, Vostra Altezza”

“Non mi stupisce, quegli occhi sono la vostra firma. Li avevo notati già alla vostra prima ed unica visita alla corte, dieci anni fa”

Sigyn capì subito a cosa si riferiva il principe.

Sapeva di aver ereditato gli occhi della madre.

Occhi che si narrava potessero uccidere un uomo solo sfiorandolo. Occhi leggendari in grado di scovare la morte, ovunque essa si nascondesse.

Gli occhi della valchiria.

“E ditemi, Sigyn Iwaldidotter, quale commissione vi porta a questo luogo? Credevo che mio padre avesse dato l’ordine di allontanarsi dalla zona.” Disse Loki, senza mai abbandonare quella cadenza cosi pacata e saccente.

D’un tratto quell’uomo non parve più cosi duro. Solo odiosamente arrogante.

“Temo di essere arrivata qui per un grossolano sbaglio Vostra Altezza. Il passaggio da cui vengo è come una ragnatela malamente illuminata. Errore di valutazione”

Ovviamente il principe non le credette minimamente, ma decise di lasciar correre.

La osservò per qualche istante, incuriosito, per poi spingersi più vicino. Un odore di muschio e mistero la colpì in pieno volto, facendola rabbrividire.

“Che espressione arcigna avete mia signora. Vi ho offeso in qualche modo? Se questo è il caso vi chiedo umilmente perdono” disse, intrecciando le mani dietro la diritta schiena.

Sigyn sorrise cortesemente “Niente affatto Vostra Altezza, al contrario, sono io a dover chiedere perdono per l’interruzione. Non era mia intenzione trasgredire agli ordini, sono mortificata”

Loki si fece sfuggire un leggero risolino “Non siatelo Lady Sigyn, mio padre è talmente avvezzo a ricevere ciò che desidera con un solo schiocco di dita che ormai è convinto di poter irrompere in casa di altri senza il minimo preavviso e pretendere anche che tutti stiano alle sue regole”

“ Il sovrano ha queste facoltà Vostra Altezza” la giovane si morse la lingua non appena le parole ebbero lasciato le sue labbra.

“Ovviamente, ma anche un re dovrebbe mantenere una parvenza di cortesia. Non credete?”

Inizialmente Sigyn non seppe cosa rispondere, si limitò a scrutarlo in silenzio

“Sono certa che sua Sua Maestà abbia le sue buone ragioni per essere qui” disse infine.

“Riposta molto intelligente Lady Sigyn, me ne compiaccio.” Rispose il principe, lanciandosi uno sguardo alle spalle “Ora temo di dover rientrare, non vorrei che qualcuno venisse a cercarmi. È stato un piacere incontrarvi, questo breve scambio di idee mi ha liberato dalla noia che si abbatte su di me ogni volta che sono costretto a confrontarmi con la mia famiglia per più di cinque minuti. Con un po’ di fortuna potremmo continuare la nostra conversazione a cena. Per ora arrivederci, mia signora”

Prima che Sigyn potesse rispondere al saluto, le dita affusolate dell’uomo si strinsero alla sua piccola mano per poi spingersela dolcemente alle labbra e lasciarvi un lieve, caldo bacio.

Poi sparì, senza guardarsi indietro. La sola cosa che rimase di lui fu l'impronta infuocata delle strette labbra sulla pelle alabastrina della fanciulla.




ANGOLO DELL'AUTORE:
Ecco a voi un nuovo capitolo raccontato da Sigyn, presto entreremo nel vivo della storia, promesso xD
Un ringraziamento speciale va a Madama Pigna, creatrice del bellissimo banner qui sopra. Grazie ancora cara!
Per ora non ho altro da dire, spero che il capitolo vi piaccia. Per qualsiasi cosa non esistate a contattarmi, arrivederci!

   
 
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