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Autore: bibersell    30/05/2014    0 recensioni
Perchè?
Perchè il solo odere del caffé mi da la nausea.
Perché le patatine le preferisco senza sale.
Perché le fragole mi fanno venire il mal di stomaco.
Perché la panna spray mi fa sentire la bocca impastata e finta. Come se fosse di plastica.
Perché l'odore del petrolio mi ristora.
Perchè preferisco il verde al rosa.
Perchè credo che la mela sia un frutto stupido.
Perché Chanel numero 7 mi fa venire il mal di testa.
Perché l'estate non mi piace. Tutti quei corpi appiccicaticci e cosi' nudi mi mettono in soggezione.
Perché la sciarpa intorno al collo mi fa sentire protetta.
Perché i braccialetti al polso mi danno forza.
Perché il maglione grosso e consumato dal tempo mi fa sentire invisibile. Come se potessi sprofondare nel suo calore. Come se fosse l'unica cosa che mi bastasse per sentirmi un po' più lontana dai loro sguardi indagatori e sempre un più vicina a quello che è il mio di mondo.
Piacere, sono Aliena.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                         "Pensieri di una
non Marziana."



Piacere, io sono Aliena. 

Forse questo non é il mio nome di battesimo, ma non importa perchè é l'unico che conta,
ormai.
Ciao, mi chiamo Aliena.

-Vieni da Marte?- Mi chiese un bambino. Eravamo in uno studio, uno di quelli con i fiori sul davanzale della finestra e con tanto di caramelle su ogni tavolino.
Uno di quegli studi che era reso il più gradevole possibile per cercare di dimenticare il vero motivo per cui si era là.
Per non farti gravare nuovamente il peso dell'intera esistenza sulle tue gracili spalle.

No, io non vengo da Marte. Gli alieni non sono quegli esserini che possono fare tanta paura quanto sono graziosi; gli alieni dono quelli diversi.
Quelli
considerati diversi.
Ma da chi? Io sono diversa da chi?



Piacere, sono Aliena.

Perché?

Semplice.

Perché il sabato sera preferisco restare a casa e leggere un buon libro che indossare abitini succinti e mettere il mostra quello che madre natura non mi ha dato.
Perché ritengo gli uomini di carta migliori di quelli di carne.
Perché aspetto ancora il mio principe
nero.
Esatto nero.



Piacere, mi chiamo Aliena.

Perché sono anticonvenzionale.
Perchè voglio il principe nero e non quello azzurro.
Voglio quello che salga in sella ad una moto solo per vedere me.
Voglio quello che indossi jeans e converse e non calzamaglie e stivali.
Non mi piacciono gli occhi celesti in cui ritrovare il colore dell'oceano. Per quello c'é il mare.

Non voglio la perfezione del viso, ma l'imperfezione del cuore, quella stessa imperfezione che ti rende unico. Quello stesso essere imperfetto che ti rende perfetto.
Perfetto per
me.



Piacere, io sono Aliena.

Perché?

Perché preferisco stare dietro l'obiettivo della macchina fotografica e non d'avanti.
Perché sono quella che vuole racchiudere luogni, persone, sensazioni in fotografie che resteranno per sempre, e non essere rinchiusa in un pezzo di carta che verrà guardato.
Non voglio che mi guardino e mi ritengano un bel ricordo.

Perché sono quella che si perde nelle parole del professore di lettere e non passa il tempo a criticarlo o a pensare a quanto siano noiose le sue lezioni.

Perché sono quella che ci crede.

Quella che crede nelle parole di Leopardi e nell' eterno fanciullino di Pascoli.
Sono quella che ritrova in loro dei modelli. Delle risposte a domande che non si era posta.



Piacere, sono Aliena.

Perchè il solo odere del caffé mi da la nausea.
Perché le patatine le preferisco senza sale.
Perché le fragole mi fanno venire il mal di stomaco.
Perché la panna spray mi fa sentire la bocca impastata e finta. Come se fosse di plastica.
Perché l'odore del petrolio mi ristora.
Perché non vedo l'ora che mia madre si fermi a fare il pieno così posso drogarmi di quel delizioso profumo.
Perchè preferisco il verde al rosa.
Perchè credo che la mela sia un frutto stupido.
Perché Chanel numero 7 mi fa venire il mal di testa.
Perché l'estate non mi piace. Tutti quei corpi appiccicaticci e cosi' nudi mi mettono in soggezione. Perché la sciarpa intorno al collo mi fa sentire protetta.
Perché i braccialetti al polso mi danno forza.
Perché il maglione grosso e consumato dal tempo mi fa sentire invisibile.
Come se potessi sprofondare nel suo calore.
Come se fosse l'unica cosa che mi bastasse per sentirmi un po' più lontana dai loro sguardi indagatori e sempre un più vicina a quello che é il mio di mondo.



Piacere, sono Aliena.

Perchè resto sveglia fino alle prime luci dell'alba solo per vedere quella meravigliasa stella che é il sole svegliarsi e prendere il posto della luna.
Perché ringrazio tutti i giorni Dio per quello che ho e perché piango quando gli altri non sentono.

Piango perché non mi sento mai abbastanta.


Per nulla e per tutti.

Mai abbastanza bella o brava o intelligente.
Mai abbastanza alta o abbastanza magra o abbastanza te.



Piacere, sono Aliena.

Perché?

Bhe il perché non lo so.
Loro dicono così e io gli ho creduto, gli
credo.
Mi sono arresa e gli ho creduto.

Arresa.
Stanca.


Stanca di combattere.
Ma contro chi? Per chi? Per cosa?
Stanca di combattere contro loro che si credono così perfetti, così umani.
Stanca di combattere quelli che si credono normali.

E così mi sono arresa.
Mi sono arresa a me stessa, non ho combattuto per me stessa.

Non ne valgo la pena.

Ho ceduto.

Ceduto.
Arresa.
Stanca.



In un mondo fatto di cerchi i quadrati si scambiano per cerchi e i cerchi per quadrati.
Mi ero arresa perché non era la mia battaglia quella.
Perché i soldati non avevano intenzione nemmeno di vederla per cartolina una guerra.



Piacere, mi hanno
definita Aliena.

I cerchi mi hanno definito cerchio.
Ma allora sono anche io come loro?

No.
Semplice.

Loro si credono quadrati.
Perché gli alieni erano loro.

Non io.
Io ero la normale.



Piacere Alieni, io sono Normale.


Ma neanche cosi' andava bene.
Che fossi stata aliena o normale. Rimanevo diversa.
Dagli altri.
Dalla società.

Che mi trovassi dalla parte del torto o da quella della ragione non importava.

Rimanevo sempre quella che non era come loro.

Quella "stranba".

Quella "diversa".

E così sarebbe stato per sempre.

Ma una cosa la potevo fare.
Potevo mettere una fine a tutte quelle domande.

Scrivere un gran bel punto su quel foglio che era la mia vita.

Un punto e a capo.

Una fine e un inizio.

E così lo feci.

Aprii le braccia e via.

Giu'.

A capofitto.

Senza ripensamenti.

Forse avrei trovato un altro quadrato, o un cerchio da far quadrare nel posto in cui sarei andata.


Arrivederci, un cerchio che non sarebbe mai stato quadrabile.

Un' aliena.
  
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