Nota dell’autrice: Innanzi tutto, è doveroso
ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto le mie storie. Mi fa
tantissimo piacere anche leggere le vostre recensioni positive.
Grazie di cuore.
Poi,
un chiarimento su questa piccola one-shot.
Ho
sempre amato il mondo di Kodocha, in particolare il personaggio di Akito. Adoro il suo carattere, così introverso,misterioso e cupo.
La
fic non tiene conto quasi per nulla dei fatti del manga o dell’anime.
Ho
letto molte storie qui su efp su Kodomo no Omocha che mi hanno emozionato, e
così ho provato anch’io a scriverne una.
Spero
che possa piacervi ed emozionarvi almeno un pochino.
Infondo,
non è questo lo scopo di ogni scrittore?
And
I Love You,
Did
You Love Me?
(Legendary, Lou Barlow)
Ed
ogni raggio di luna è per Lei.
Quando
Akito, si presentò davanti al cancello di casa sua alle due del mattino, era
perché non c’è la faceva più a tenerselo dentro. Aveva passato troppo tempo a
lacerarsi, a farsi così male da sentire il respiro mancare.
Era
corso da lei, e non gliene fregava niente se c’era Fuka nel suo letto che
dormiva, niente se il giorno dopo lei
sarebbe tornata da Kamura.
Aveva
solo il bisogno di vederla e sentire che c’era
veramente.
E
magari stringerla, solo per poco.
Perché
non c’è la faceva più a parlarle e fare finta di niente.
Fare
finta che era tutto passato, perché stava con Fuka e perché le aveva giurato
che Sana era solo un vecchio ricordo.
Bugiardo.
Egoista.
Ma
come poteva dirle la verità?
Sana
era in ogni cosa.
In
una canzone, in un libro, in una fotografia consumata, negli occhi di Fuka
quando facevano l’amore.
Sana
c’era, ed era troppo stanco arrivati
a quel punto per far finta che non fosse vero.
E
probabilmente era proprio per tutti quei motivi che si trovò a lanciare
sassolini alla finestra di Sana, sperando sinceramente che lo sentisse.
Non
sapeva se avrebbe avuto il coraggio e la forza di tornare.
E
forse qualcuno là su la sentì, quella sua preghiera silenziosa, perché Sana si
affacciò alla finestra.
“Ma
che diavolo..!... Hayama..?” aveva lo sguardo sorpreso e sospetto. Tipico di
Sana, pensare che fosse successo qualcosa di preoccupante.
Akito
si sentì uno schifo, perché lui invece, non pensava altro che ai suoi interessi, ai suoi sentimenti, al suo
dolore.
“..che
succede, Hayama?” Akito le fece segno di scendere con la mano destra. Era
ridicolo parlare così lontani alle due del mattino.
E
lei lo fece. Scese velocemente, preoccupata per qualcosa d’inesistente. Non si
diede neanche il tempo d’infilarsi qualcosa di più decorso. Scese così, con la
vestaglia di seta lucida lunga fino a metà coscia e i capelli disordinati dal
sonno.
E
quando Akito la vide, fu come se il battito del suo cuore gli rimbombasse nelle
orecchie e nella testa così tremendamente forte da dover urlare di smetterla.
Eccola
lì Sana, così pura ed ingenua, così bella e buffa nello stesso istante. Aveva
ancora il fiatone per la corsa fatta, quando gli s’avvicinò.
E
lui restò a guardarla. Così incantato dai suoi occhi nocciola che riflettevano
magicamente i raggi della luna che parevano
esserci solo per Lei.
“Hayama?...
mi dici che è successo?” Sana si strinse nelle spalle. Aveva solo quella
vestaglia leggera, e lì fuori a quell’ora faceva un po’ di fresco.
Vedendola
così, stretta a se, Akito lo fece d’istinto.
Lo
stesso identico istinto che aveva avuto nel correre fin da lei, e quell’istinto
che gli aveva dato la forza di alzarsi dal letto lasciando da sola Fuka che
dormiva, incurante di tutto.
La
prese dalla vita e la strinse a sé.
La
presa era forte e decisa, come se non volesse lasciarla scappare, come se non
volesse darle una via di fuga da cui andarsene.
Ma
lei non si lamentava, e non scappava. Anzi, pochi secondi dopo lasciò che le
sue braccia si allacciassero al collo di Akito. Aveva un odore così buono.
Sapeva d’estate e di miele.
Akito
la strinse ancora di più. Non aveva voglia di andarsene. Adesso che
quell’abbraccio lo aveva ottenuto non gli bastava più.
Ma
Sana slacciò le braccia dalle sue spalle . Voleva delle risposte. Infondo non
era così facile.
Akito
sospirò, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
Perché
doveva sempre fare così?Perché doveva essere così riflessiva e razionale?
Perché
non aveva il coraggio di lasciarsi andare?
“Akito..”
lui si emozionò un poco. Era da tanto che non la sentiva chiamarlo così.
“…dimmi che c’è.”
Era
venuto lì per quello,no?
Per
dirle tutto.
Per
dire come stavano le cose.
Per
dire che stava male ogni giorno di più.
Per
dirle che ogni volta che la vedeva con Kamura sentiva un dolore lancinante
dentro.
Per
dirle che ogni volta che stava con Fuka i pensieri erano rivolti a lei.
E
non solo con Fuka, in effetti in ogni attimo i suoi pensieri erano rivolti a
lei.
Voleva
dirle che forse l’amava.
Forse,
perché pur avendo 18 anni,non sapeva cosa fosse l’amore.
Era
certo di non amare Fuka, ma forse…forse Sana sì.
D’altronde
cos’è l’amore?
E’
il batticuore? E’ l’eccitazione?La passione?La gelosia?E’la forte emozione?
Sì,
era venuto lì per quello.
Ma
come al solito le parole gli morirono in bocca.
Così
fece l’unica cosa che poteva esprimere quello che aveva dentro.
Con
un gesto veloce, Akito l’attirò a se. Ma questa volta lasciò che le sue labbra
incontrassero quelle di lei.
Chiuse
gli occhi immediatamente, lasciandosi trasportare da quell’emozione così bella.
Dopo
pochi secondi, Akito perse il controllo di tutta quella situazione,
approfondendo il bacio.
E
Sana era lì.
Che
non lo fermava.
Che
non lo spingeva, che non lo sgridava.
Era
lì che lo baciava.
Con
urgenza, quasi fosse l’aria che le mancava.
Non
doveva.
C’era
Naozumi e c’era Fuka.
Ma
lì,in quel momento, sotto la luce della luna parve dimenticarsi di tutto il
resto, e baciare Akito le sembrava la cosa più giusta che potesse fare.
Perché
lo aspettava quel bacio.
Da
due anni.
Lo
voleva così fortemente da sognarlo tutte le notti.
Tutte
quelle notti dove Naozumi l’abbracciava e le sussurrava il suo amore
all’orecchio, lei chiudeva gli occhi e ripensava ad Akito.
Ai
ricordi insieme.
Alle
promesse non mantenute.
Al
suo dolore a vederlo con Fuka quel giorno a scuola.
Ed
ora lì. E la baciava intensamente .
“Sana..”le
disse a fior di labbra “Forse non è giusto stare qui e baciarti. Ma
senti…”Akito le prese la mano e gliela portò all’altezza del petto
“Lo
senti?è così ogni volta che ci sei. Ogni volta che ti penso. Il mio cuore
impazzisce. Spiegamelo Sana, spiegami come una cosa così bella può essere
sbagliata. Spiegami perché ti ho sempre in mente, perché non riesco a
cancellarti. Dimmi che sono una testa di cazzo, dimmi di andare via ora e io lo
farò. Dimmi che non c’è più niente, dimmelo tu perché io non riesco a
convincermi.”
Ma
Sana, mentre lo fissava, e non poteva credere che fosse proprio Akito a dirle
quelle parole, non sapeva cosa dire.
La
sua testa le diceva di mandarlo via.
Ma
il suo cuore era così colmo d’emozione da non poterla contenere.
Così
lo fece.
Prese
Akito per mano e con uno sguardo eloquente lo condusse dentro casa Kurata.
Forse
l’indomani si sarebbe pentita, o forse sarebbe cambiata ogni cosa.
Ma
ora non le importava.
Le
importava di Akito, che le stringeva la mano e che, appena arrivati davanti sua
camera, le fece uno dei suoi rari sorrisi così belli.
Sana
gli diede un dolcissimo bacio sulle labbra ed aprì la porta.
Domani
sarebbe stato un altro giorno.
Ma
quella sera era solo loro, e al diavolo tutto il resto.
Commenti?