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Autore: GIN88    04/08/2008    10 recensioni
Quando quello che provi è troppo forte. Quando vorresti dirle tutto ma non trovi le parole. Quando corri da lei per cercare di parlare. Piccola shot, senza pretese.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice: Innanzitutto, è doveroso ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto le mie storie

Nota dell’autrice: Innanzi tutto, è doveroso ringraziare di cuore tutte le persone che hanno letto le mie storie. Mi fa tantissimo piacere anche leggere le vostre recensioni positive. Grazie di cuore.

Poi, un chiarimento su questa piccola one-shot.

Ho sempre amato il mondo di Kodocha, in particolare il personaggio di Akito. Adoro il suo carattere, così introverso,misterioso e cupo.

La fic non tiene conto quasi per nulla dei fatti del manga o dell’anime.

Ho letto molte storie qui su efp su Kodomo no Omocha che mi hanno emozionato, e così ho provato anch’io a scriverne una.

Spero che possa piacervi ed emozionarvi almeno un pochino.

Infondo, non è questo lo scopo di ogni scrittore?

 

And I Love You,

Did You Love Me?

(Legendary, Lou Barlow)

Ed ogni raggio di luna è per Lei.

 

Quando Akito, si presentò davanti al cancello di casa sua alle due del mattino, era perché non c’è la faceva più a tenerselo dentro. Aveva passato troppo tempo a lacerarsi, a farsi così male da sentire il respiro mancare.

Era corso da lei, e non gliene fregava niente se c’era Fuka nel suo letto che dormiva, niente se il giorno dopo lei sarebbe tornata da Kamura.

Aveva solo il bisogno di vederla e sentire che c’era veramente.

E magari stringerla, solo per poco.

Perché non c’è la faceva più a parlarle e fare finta di niente.

Fare finta che era tutto passato, perché stava con Fuka e perché le aveva giurato che Sana era solo un vecchio ricordo.

Bugiardo.

Egoista.

Ma come poteva dirle la verità?

Sana era in ogni cosa.

In una canzone, in un libro, in una fotografia consumata, negli occhi di Fuka quando facevano l’amore.

Sana c’era, ed era troppo stanco arrivati a quel punto per far finta che non fosse vero.

E probabilmente era proprio per tutti quei motivi che si trovò a lanciare sassolini alla finestra di Sana, sperando sinceramente che lo sentisse.

Non sapeva se avrebbe avuto il coraggio e la forza di tornare.

E forse qualcuno là su la sentì, quella sua preghiera silenziosa, perché Sana si affacciò alla finestra.

“Ma che diavolo..!... Hayama..?” aveva lo sguardo sorpreso e sospetto. Tipico di Sana, pensare che fosse successo qualcosa di preoccupante.

Akito si sentì uno schifo, perché lui invece, non pensava altro che ai suoi interessi, ai suoi sentimenti, al suo dolore.

“..che succede, Hayama?” Akito le fece segno di scendere con la mano destra. Era ridicolo parlare così lontani alle due del mattino.

E lei lo fece. Scese velocemente, preoccupata per qualcosa d’inesistente. Non si diede neanche il tempo d’infilarsi qualcosa di più decorso. Scese così, con la vestaglia di seta lucida lunga fino a metà coscia e i capelli disordinati dal sonno.

E quando Akito la vide, fu come se il battito del suo cuore gli rimbombasse nelle orecchie e nella testa così tremendamente forte da dover urlare di smetterla.

Eccola lì Sana, così pura ed ingenua, così bella e buffa nello stesso istante. Aveva ancora il fiatone per la corsa fatta, quando gli s’avvicinò.

E lui restò a guardarla. Così incantato dai suoi occhi nocciola che riflettevano magicamente i raggi della luna  che parevano esserci solo per Lei.  

“Hayama?... mi dici che è successo?” Sana si strinse nelle spalle. Aveva solo quella vestaglia leggera, e lì fuori a quell’ora faceva un po’ di fresco.

Vedendola così, stretta a se, Akito lo fece d’istinto.

Lo stesso identico istinto che aveva avuto nel correre fin da lei, e quell’istinto che gli aveva dato la forza di alzarsi dal letto lasciando da sola Fuka che dormiva, incurante di tutto.

La prese dalla vita e la strinse a sé.

La presa era forte e decisa, come se non volesse lasciarla scappare, come se non volesse darle una via di fuga da cui andarsene.

Ma lei non si lamentava, e non scappava. Anzi, pochi secondi dopo lasciò che le sue braccia si allacciassero al collo di Akito. Aveva un odore così buono. Sapeva d’estate e di miele.

Akito la strinse ancora di più. Non aveva voglia di andarsene. Adesso che quell’abbraccio lo aveva ottenuto non gli bastava più.

Ma Sana slacciò le braccia dalle sue spalle . Voleva delle risposte. Infondo non era così facile.

Akito sospirò, infilando le mani nelle tasche dei jeans.

Perché doveva sempre fare così?Perché doveva essere così riflessiva e razionale?

Perché non aveva il coraggio di lasciarsi andare?

“Akito..” lui si emozionò un poco. Era da tanto che non la sentiva chiamarlo così. “…dimmi che c’è.”

Era venuto lì per quello,no?

Per dirle tutto.

Per dire come stavano le cose.

Per dire che stava male ogni giorno di più.

Per dirle che ogni volta che la vedeva con Kamura sentiva un dolore lancinante dentro.

Per dirle che ogni volta che stava con Fuka i pensieri erano rivolti a lei.

E non solo con Fuka, in effetti in ogni attimo i suoi pensieri erano rivolti a lei.

Voleva dirle che forse l’amava.

Forse, perché pur avendo 18 anni,non sapeva cosa fosse l’amore.

Era certo di non amare Fuka, ma forse…forse Sana sì.

D’altronde cos’è l’amore?

E’ il batticuore? E’ l’eccitazione?La passione?La gelosia?E’la forte emozione?

Sì, era venuto lì per quello.

Ma come al solito le parole gli morirono in bocca.

Così fece l’unica cosa che poteva esprimere quello che aveva dentro.

Con un gesto veloce, Akito l’attirò a se. Ma questa volta lasciò che le sue labbra incontrassero quelle di lei.

Chiuse gli occhi immediatamente, lasciandosi trasportare da quell’emozione così bella.

Dopo pochi secondi, Akito perse il controllo di tutta quella situazione, approfondendo il bacio.

E Sana era lì.

Che non lo fermava.

Che non lo spingeva, che non lo sgridava.

Era lì che lo baciava.

Con urgenza, quasi fosse l’aria che le mancava.

Non doveva.

C’era Naozumi e c’era Fuka.

Ma lì,in quel momento, sotto la luce della luna parve dimenticarsi di tutto il resto, e baciare Akito le sembrava la cosa più giusta che potesse fare.

Perché lo aspettava quel bacio.

Da due anni.

Lo voleva così fortemente da sognarlo tutte le notti.

Tutte quelle notti dove Naozumi l’abbracciava e le sussurrava il suo amore all’orecchio, lei chiudeva gli occhi e ripensava ad Akito.

Ai ricordi insieme.

Alle promesse non mantenute.

Al suo dolore a vederlo con Fuka quel giorno a scuola.

Ed ora lì. E la baciava intensamente .

“Sana..”le disse a fior di labbra “Forse non è giusto stare qui e baciarti. Ma senti…”Akito le prese la mano e gliela portò all’altezza del petto

“Lo senti?è così ogni volta che ci sei. Ogni volta che ti penso. Il mio cuore impazzisce. Spiegamelo Sana, spiegami come una cosa così bella può essere sbagliata. Spiegami perché ti ho sempre in mente, perché non riesco a cancellarti. Dimmi che sono una testa di cazzo, dimmi di andare via ora e io lo farò. Dimmi che non c’è più niente, dimmelo tu perché io non riesco a convincermi.”

Ma Sana, mentre lo fissava, e non poteva credere che fosse proprio Akito a dirle quelle parole, non sapeva cosa dire.

La sua testa le diceva di mandarlo via.

Ma il suo cuore era così colmo d’emozione da non poterla contenere.

Così lo fece.

Prese Akito per mano e con uno sguardo eloquente lo condusse dentro casa Kurata.

Forse l’indomani si sarebbe pentita, o forse sarebbe cambiata ogni cosa.

Ma ora non le importava.

Le importava di Akito, che le stringeva la mano e che, appena arrivati davanti sua camera, le fece uno dei suoi rari sorrisi così belli.

Sana gli diede un dolcissimo bacio sulle labbra ed aprì la porta.

Domani sarebbe stato un altro giorno.

Ma quella sera era solo loro, e al diavolo tutto il resto.

 

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