Alchimia dei sensi.
Capitolo otto
L'umano sentimento.
Rin
Higurashi non poteva certo definirsi una stupida. Era, al contrario,
molto
intelligente e pacata. Si guardò dunque intorno, quella
sera, quando entrò
nella sua stanza.
Aveva
voluto credere
che si trattasse di un sogno.
Ma
il suo buon senso le diceva che poteva anche non esserlo. Sesshoumaru
soggiornava proprio nella stanza accanto. Chi le diceva che non avesse
le
chiavi di tutte le stanze?
Ma
lei voleva davvero
credere che fosse la realtà?
Non
molto. Aveva paura, paura che quei sentimenti, quelle sensazioni del
sogno
fossero reali. Si era sentita confortata dal dolce tocco di quelle
mani, dalle
frasi sussurrate da quella voce bassa e profonda. Si era sentita al sicuro.
Come
mai prima d’ora.
E
voleva continuare ad esserlo. Ma Sesshoumaru, nella realtà,
era freddo e
scostante. Non le rivolgeva la parola, non la coccolava come se fosse
stata sua. E preferiva continuare a
sognarlo e
basta.
Pur
di averlo.
Controllò
accuratamente di aver chiuso la porta, e la porta finestra. Che
sciocchezza,
sarebbe davvero passato da lì? Scosse il capo, incredula.
Perché
farlo, poi.
Già.
Quella era la domanda che le riempiva la testa da un giorno
all’altro, da quel
delizioso sogno. Perché entrare nella sua stanza, durante la
notte, e
coccolarla? Perché non farlo nella realtà? Non
aveva alcun senso.
Inuyasha
era chiuso nella sua stanza, nel buio più completo. Chi
avesse visto la sua
dimora, si sarebbe spaventato. Le finestre coperte dalle tende scure,
gli
specchi nascosti.
Il
principe
mezzodemone voleva forse nascondersi?
Si,
da se stesso. Fin da quando si era reso conto che il suo sangue era
metà e
metà, un incrocio, una bastardata. Da piccolo era stato
coccolato da suo padre,
e da sua madre, che gli dicevano continuamente che non era stato un
errore.
Appigli
poco solidi.
E
quando erano morti, il mondo gli era crollato addosso. Non
c’era più stato
nessuno che gli dicesse quanto era importante, quanto valeva.
C’era solo una
figura scomoda, superiore, ingombrante. Suo
fratello.
Il
Re.
E
lui aveva dovuto misurarsi con lui. Ed aveva fallito. Un sentimento
umano a lui
sconosciuto l’aveva invaso: la vergogna. La debolezza, la
sofferenza, il
rimorso, il dolore. E di colpo si era sentito fragile, indifeso.
Si era chiuso in una morsa, distruggendo qualunque cosa
potesse dimostrare che era un sangue sporco.
Se
stesso.
E
poi, di colpo, l’arrivo di quella ragazzina. E il suo animo,
già duramente
provato, scosso da qualcosa di incredibilmente più forte,
più terribile. Qualcosa
di fatale, di catartico.
Un
ostacolo.
Da
eliminare. Evitare, distruggere. Voleva nascondere la presenza di
quella
ragazza al suo lato umano, al suo cuore, ai suoi pensieri. Ma il suo
profumo lo
rincorreva, la sua presenza era costante.
Arrendersi.
Si,
arrendersi a quel qualcosa di indimenticabile. Tentare di aggirare
l’ostacolo,
senza riuscirci. Ed infine, affrontarlo, a schiena dritta, come uno
youkai
dovrebbe fare.
Perdita
o vittoria?
E
scoprire di poter avere entrambe. Di non poter vincere, ma di poter
godere
della perdita. Inuyasha No Taisho scoprì di poter avere un
nuovo appiglio. Lei.
Sentì che quel qualcosa di
sconosciuto poteva farlo stare meglio.
O
peggio?
Sentiva
il vuoto sotto di lui, la mancanza della terra su cui poggiarsi. Non
aveva con
se nessuna certezza, se non che poteva andare peggio e meglio.
Salto
nel vuoto.
E
lui, con coraggio, aveva staccato i piedi da terra, compiendo un balzo
difficile come la vita stessa. Baciare lei.
Appagare quel lato umano che tanto lo tormentava. Scoprendo
che anche il
lato demoniaco si sentiva meglio.
E
dunque la
confusione.
Come
poteva uno youkai concedersi ad un’umana? Cosa lo spingeva a
bramarla? Perché
suo padre, Inu No Taisho, aveva improvvisamente lasciato la madre di
Sesshoumaru per Izayoi? Cos’avevano gli umani, di
così attraente?
Lui
l’aveva scoperto,
con un bacio.
Rin
si era addormentata da almeno due ore. Il suo sonno, però,
non era tranquillo.
Rivedeva la sera in cui Kagome l’aveva trovata, sul ciglio
della strada, ferita
e sperduta. Risentiva i clacson delle auto e le urla delle persone,
sconvolte
per l’incidente.
Uno
scricchiolio le fece inevitabilmente aprire gli occhi.
Per
Sesshoumaru fu impossibile non sentire i lamenti della piccola umana
nella
stanza a fianco. Pur non volendo, sorpassavano l’intonaco e
giungevano a lui.
Si
sentiva debole.
E
la curiosità lo divorava. Com’era essere debole?
Gli sembrava solo strano.
Allora perché suo padre aveva deciso di esserlo? Ed era
stato anche felice? E poi cosa
significava essere
“felici”? Già il vivere era fonte di
felicità.
Desiderare
qualcosa di
più.
Dunque
perché scegliere la debolezza, e non la forza?
Perché? Questo dubbio lo
assillava continuamente, portandolo a compiere studi approfonditi
sull’argomento, sull’amore
e tutti
quei sentimenti esclusivamente umani. Fra demoni non c’era
amore. C’era condivisione,
possesso. E basta. Nessuna smanceria, nessun “ti
amo” romantico, come fra i
ningen.
E
allora perché
scegliere l’amore?
Cosa
dava di più? Debolezza, e basta. Non dava forza. E poi, come
poteva un demone
provare “amore”? Andava contro ogni legge della
natura. Come aveva potuto suo
padre, provare amore per Izayoi, così bella ma
così… insulsa? Non
poteva essersi innamorato della sua bellezza, sua
madre era ancora più affascinante. Eppure, in una giornata
come un’altra, era
tornato a casa ed aveva comunicato il suo divorzio… e sua
mamma non aveva
opposto resistenza.
Dubbi
e misteri.
Si
alzò, cercando di dimenticare quegli strani quesiti, e si
diresse senza indugi
verso la porta. La aprì, e poi entrò in quella
della piccola.
Capì
subito che era sveglia.
La
porta si era aperta ed era entrato qualcuno, ne era certa. Socchiuse
gli occhi,
cercando di affinare tutti i senti, ma il suo cuore iniziò
inevitabilmente a
battere più forte.
«Sento
che siete sveglia» esordì la voce, giungendo
sempre più vicina. Aveva passi
felpati ed eleganti, e lei seppe subito dargli un volto. Sesshoumaru No
Taisho.
Aprì
gli occhi, temendo di far scomparire tutto. Invece inquadrò
il volto perfetto
del demone, accanto a lei. Sembrava scocciato, ma allo stesso tempo
tranquillo.
«Signor… No Taisho?»
biascicò, sorpresa. Si tirò su il lenzuolo fino
al mento,
arrossendo.
«Inutile
che vi nascondete» replicò, atono. Prese posto di
fianco a lei, sul materasso.
Pareva perfettamente a suo agio. «È come se vi
vedessi».
Lei
arrossì ancora, indecisa se allontanarsi da lui. Alla fine
decise di non
muoversi. «Voi… siete venuto qui anche…
la notte scorsa?» sussurrò, a
bassissima voce. Le sembrò quasi di non aver parlato.
Sesshoumaru
la guardò. Non aveva lo stesso sguardo ardente che le
rivolgeva di giorno, ne
quello dolce che le aveva donato nel sogno. Era fermo, sicuro.
«Si, piccola ningen».
Si.
Non era stato un sogno. Lui era venuto da lei.
«Perché?».
Lei
vide un guizzo solcargli gli occhi dorati. «Avevo bisogno di
sapere come ci si
sente ad essere deboli» disse solo, come se non gli costasse
nulla quella
rivelazione. Chi sa di valere è orgoglioso di tutto
ciò che dice.
Rin
aggrottò le sopracciglia. «E giungere in una
stanza di notte vi fa sentire
debole?» gli chiese, stupita. Non si aspettava una tale
risposta, le pareva
strana.
«No»
esordì. «Voi mi fate sentire debole. E non so
perché. Non siete particolarmente
affascinante, ne intraprendente come vostra sorella. Non avete
l’intelligenza
di molte donne, ma la vostra figura mi evoca sentimenti
umani» spiegò, come se
guardasse un semplice quadro.
Lei
non si sentì offesa. Semplicemente, non capiva. Non capiva
quel demone tanto
bello quanto misterioso, ne le sue spiegazioni. «Quali
sentimenti umani?»
domandò, tremante. Non seppe – o non volle
– sapere perché, ma temeva e bramava
la risposta allo stesso tempo.
«Gelosia,
rabbia, timore. Debolezza.
Attrazione, desiderio, rancore. Possessione, protezione»
elencò, come se quelle
parole non avessero valenza per lui.
Rin
arrossì piano piano che parlava. «Io
vi… scateno questi sentimenti?»
biascicò,
completamente rossa in volto e col cuore che le rotolava nel petto.
«Si»
esplicò, poi abbassò lo sguardo sul suo petto
«ma per me non siete altro che un
corpo in cui batte un cuore».
Lei
sentì quella frase abbattersi su di lei come una frusta.
«Voi possedete un
cuore» affermò.
«Il
mio è una parte esclusivamente anatomica del
corpo» replicò, tacitamente. I
suoi occhi erano calmi e tranquilli. «mentre il vostro sembra
vivere».
Rin
aggrottò le sopracciglia, addentrandosi in quel discorso.
«Anche il vostro vive»
replicò «ha provato sentimenti verso di me!
Significa che respira e si nutre».
Sesshoumaru
parve ponderare quel quesito. «Vive esclusivamente con
voi» ribatté «non vive
in altro modo».
Rin
arrossì. Forse lui non si capacitava di ciò che
diceva, ma per i ningen, dire
che un cuore vive per una persona, era come affermare di amarlo.
«Voi volete
farlo vivere?» gli sussurrò, dimenticandosi del
lenzuolo e della loro
vicinanza.
Il
demone si zittì, un minuto. «Solo un
istante».
«Allora
l’ha già vissuto» replicò
«con me». Cercava di spiegargli che il suo cuore
non
andava a comando, che non era un robot. Viveva, e si nutriva. Di
sentimenti.
«E
perché qualcuno dovrebbe decidere di farlo vivere per
sempre?» le chiese, quasi
in trance. I suoi occhi avevano ripreso a brillare, ma con strana luce
di
conoscenza, di mistero.
Il
silenzio divorò quella stanza rosa.
«Perché farlo vivere… fa vivere anche
noi
stessi» rispose, semplicemente. Amare qualcuno era come
vivere pienamente.
Ma
per un demone, tale concetto non aveva senso. «Piccola
ningen, io vivo anche
senza che il mio cuore respiri e si nutra» mormorò
«anche tu».
«Ma
è una vita noiosa» azzardò, subito
«vuota».
«È
una vita» disse solo, atono.
Rin
si sporse in avanti, sorpresa. «Ma voi demoni per cosa
vivete?».
Sesshoumaru
No Taisho, sorpreso, si zittì. Riscoprì ogni riga
letta in passato, ma non
seppe trovare alcuna risposta a quella domanda. «Voi umani
per cosa vivete?».
Rin
scosse le spalle. «Dipende. Alcuni per guadagnare, altri per
il successo. Chi
per appagarsi intellettualmente, chi per trovare
l’amore».
«E
perché cercano l’amore?» la
incalzò. Era quello che voleva sapere. Perché
volere essere debole, perché cercare l’amore,
perché scegliere Izayoi.
«Perché
l’amore ci completa» mormorò
«ci rende felici, tristi, gioiosi, ma ci appaga
amare ed essere amati».
Il
demone era immobile, sembrava non usare un muscolo. «Ma se
dona anche la
tristezza, non è meglio evitarlo?».
«La
tristezza porta anche amore, Signor No Taisho»
replicò, silenziosa. Si era
abituata a quella strana conversazione, decisamente piacevole.
«La vita è fatta
di dolore e gioia. Non si può avere l’uno senza
l’altro. Così anche l’amore».
«Fra
demoni non c’è tristezza»
spiegò «solo appartenenza».
Rin
sbattè le ciglia. «Dunque non
c’è neanche amore?» chiese, in un
sussurro.
«Noi
non amiamo» esordì, ed un silenzio calò
nella stanza. Registrò perfettamente le
reazione della ningen: il suo cuore si era bloccato di colpo,
sconcertato, e
gli occhi si erano spalancati.
«Voi…
non amate?». La sua voce era talmente bassa che
sembrò un sospiro.
«No».
Rin
si bloccò, immobile, sconvolta. Non amavano. Niente
amore. E pensare che era la cosa più bella al
mondo! Era
cresciuta con l’aspettativa di amare ed essere
amata… «Voi non avete mai
amato!?».
«Mai» esalò,
semplice. «Il vostro cuore
ha rallentato, piccola ningen. Perché?». La sua
era sincera curiosità.
«È...
orribile. Come… come
potete non
amare? È… vuoto… non
è… amare è la cosa più
bella al mondo!» esclamò, ad alta
voce.
Il
demone rimase impalato a fissarla. «Perché voi
umani siete tutti… innamorati
dell’amore?».
Rin
sorrise debolmente. «Non lo so. È così
e basta».
«Non
è salutare. Soffrite. È una debolezza»
replicò, con un briciolo di nervosismo.
Rin
aggrottò le sopracciglia. «Non è da
deboli, amare!» disse, quasi ridendo «al
contrario! È così difficile far battere il
proprio cuore verso qualcuno… chi ci
riesce è fortissimo».
Quegli
occhi dorati si serrarono come lame affilate. «Chi ama
è debole» esalò,
glaciale. Era il suo ultimo appiglio.
Lui era forte, non debole.
Rin
si spaventò. «Perché pensate
questo?».
Sesshoumaru,
questa volta, parve non voler rispondere. Poi però
parlò. «Fa fare cose
sdegnose e vergognose».
La
piccola sentiva che le sfuggiva qualcosa in quel discorso, ma non
riusciva a
capire cosa. «Cosa, ad
esempio?».
Lui
la guardò, a lungo. Il suo sguardo parve brillare, un
istante. «Rompere il
legame di appartenenza».
Rin
si immobilizzò. Rompere il legame di appartenenza. Demoni,
dunque. Però lui non
aveva mai amato. Dunque
chi… Inu No Taisho. Ed
Izayoi. Aprì gli
occhi, sentendo di aver finalmente compreso il tassello mancante di
quel
puzzle. «Vostro padre…»
sussurrò solamente, ed intravide un lampo passare in
quelle iridi dorate.
«Mio
padre…?» replicò, come una domanda. Era
immobile, una statua di ghiaccio seduta
sul letto con lei.
«Vostro
padre… ha… rotto il legame di appartenenza con
vostra madre per Izayoi»
azzardò, abbassando il capo. Il buio la aiutava
incredibilmente.
«È
esatto» ammise, solo.
In
una stanza più in là, il cellulare di Sango
vibrò, durante la notte. Appoggiato
sul comodino in legno, faceva un fracasso terribile. La ragazza
mugugnò
pesantemente, già pronta ad inveire su colui che le aveva
mandato il messaggio.
Il
suo braccio scattò di lato, irrequieto per il movimento, e
prese in mano un
vecchio Nokia che pareva averne passate di cotte e di crude. Sullo
schermo
compariva debolmente la scritta “Nuovo Messaggio”.
Con
gli occhi insonnoliti, pigiò il tasto di
“Ok” e la piccola grafia del cellulare
le comparse davanti.
“Ehi
ciao dolcezza, come vedi non demordo. Posso sapere dove sei
finita?
Non ti vedo
più in giro. Ormai mi annoio da morire senza di te”
Sango,
pur avendo la vista offuscata, riconobbe perfettamente di chi era quel
messaggio. Anche perché il numero era registrato in rubrica
sotto il nome
“Stronzo scocciatore”.
Gettò
il cellulare a terra – ecco spiegate le ammaccature, e si
rinfilò fra i morbidi
cuscini e le lenzuola di seta, con un umore sotto le scarpe.
Dieci
minuti dopo.
Sango
si rizzò in piedi inferocita come un toro dopo aver sentito
per la seconda
volta, in quella nottata, mentre dormiva,
il fastidiosissimo suono del cellulare. Afferrò il povero e
malcapitato Nokia
pigiando i tasti come se dovesse conficcare un pugnale in un vampiro.
“Certo
che non sei affatto carina con i tuoi ammiratori. Non mi rispondi
neanche!
E
pensare che io sono qui sveglio a pensare a te…”
Digrignò
i denti, più infastidita che mai, e cliccò
immediatamente il tasto “Rispondi”.
“Senti,
vaffanculo! Sono le tre del mattino e tu pensi a me??
Ma non
hai niente da fare?!?!”
Si
gettò sul letto, infuriata come non mai. Questo
idiota…, pensò, furiosa. Le mandava i
messaggini alle tre del mattino?!
Digrignò nuovamente i denti e strinse le lenzuola fra le
dita, quasi decisa a
lacerarle.
Il
suono della vibrazione la fece riscuotere da quelle manie omicide.
“Devo
dire che sei molto banale negli insulti. Due settimane fa mi dicevi la
stessa
cosa.
E comunque, no, direi di no, sono sbronzo e avevo voglia di
sentirti”
Lei
strinse a pugno al mano destra. Quel ragazzo non faceva che
importunarla
tramite cellulare e la cosa la scocciava alquanto. E la spiava pure a
casa.
Chiunque avrebbe potuto sentire i lamenti del cellulare, nel quale si
conficcavano le unghie curate della ragazza.
“Io
almeno non sono petulante e fastidiosa, stupido pervertito!
Ma
perché invece di messaggiare con me non vai
affanculo!?”
Inviò
velocemente, sperando che non le rispondesse, offeso. Ma era anche
più che
certa che non avrebbe abbandonato la caccia alla “preda
difficile”. Difatti,
pochi istanti dopo, il cellulare vibrò.
“Ci
vieni con me?”
Arrossì
di botto: per la rabbia, si disse.
Maledetto
Miroku Houshi. Maledetta la sua mania perversa, maledetto il fatto che
abitasse
di fianco a casa sua e maledetto il fatto che avesse il suo numero di
cellulare. Fortuna invece che non partecipasse mai alle lezioni, se no
lo
avrebbe visto pure a scuola.
Spense
il cellulare.
Angolo
Autrice:
Ommioddio
credo di avercela fatta! Ecco il capitolo, il tanto atteso ottavo
capitolo!!!
^_^ Ed ha sconvolto pure me! Soprattutto la scena
Rin/Sesshy… Dunque, visto
questo improvviso cambio di rotta, avviso tutti che: SPOILER BANDITI!
Esattamente, mi dispiace molto, ma molti si sono rivelati infondati!
Ç_ç Avevo
detto che Sesshy avrebbe continuato ad andare nel sonno, ma
così non sarà.
Dunque, invece di fare castelli per aria e promesse al vento, non ne
faccio
più. ^^ Spero non vi dispiaccia per questo folle disastro!!!
Perdonatemi!
Beh,
che ne dite? Vi piace? O no? E Miro?! Pensavate sarebbe entrato in
scena così!?
XD Io no!! Ahahaha. E Sesshy, così calmo? Ed i suoi dubbi? E
i pensieri di Inu?
Buon scervellamento! XD
Avviso
anche che oggi le recensioni saranno leggermente un po’
più corte perché non ho
molto tempo ^__^’’ Sono un disastro, lo so. Ma vi
voglio bene.
Dolce
Sango91: Grazie, grazie grazie. Spero che il capitolo ti sia piaciuto,
ed anche
io, per la cronaca, adoro Sango. E Miro *_* Kiss.
Roro:
la lunghezza della tua recensione mi spaventa! XD No, scherzo. Beh, non
so che
dirti, se non grazie infinite per la tua presenza, sensei. *_* Si,
Sango è
importante. Sarà una figura portante nella storia, la
colonna, il bastone per
Kaggy. Rin sarà coinvolta intimamente da qualcosa di
più grande di lei, l’amore
per Sesshy. E ci sarà Sango, anche se pure lei (lo hai
letto) ha le sue gatte
da pelare… o diciamo, i suoi pervertiti da ammazzare XD
Grazie… ^^ ti adoro.
Jessy101:
ciao tesoro!! Grazie, quel bacio mi piace particolarmente anche a me.
Chissà se
saprò descriverne altri del genere? Boh. °_°
Lo spero! Grazie grazie grazie!
Bacioni.
Pretty:
ciaoo!! Rissa rissa… Inu è un disastro. In questo
capitolo hai scoperto che è
molto suscettibile… chissà se la tua ipotesi
è vera? ^_^ è anche abbastanza
sconvolto dentro. La mancanza di qualcuno che gli dicesse che
è importante lo
uccide. Meno male che c’è kaggy *_* e sango
è si, molto schiva. E quel bacio…
*ç* se ci ripenso… GRAZIE. Bacioni.
Bchan:
Zao. L’amore è questione di chimica? Certo, ma non
ci hai azzeccato. Mi dispiace.
^_^ Ma non ti preoccupare, a tempo debito saprai tutto…
c’è una persona che
brama di sapere tutto ciò al più
presto… (arduo quesito, o forse no?) Grazie,
tvb.
Onigiri:
Direi… WOW. Solo per la lunghezza della tua recensione. XD
Ma passiamo al
contenuto. Sango si deve ambientare, è una persona schiva,
lo ribadisco. E
Kaggy e Rin invece sono più aperte. Ovvio che non facciano
scintille al primo
incontro ^_^ Già… Inu e Kaggy sono cugini XD a
volte me ne dimentico! O_O’’ E
il bacio, si, ormai non faccio che ripeterlo: GRAZIE! Ed oggi una scena
Rin/Sesshy. Ma scommetto che non era come te la aspettavi…
niente
romanticherie: un Sesshy curioso di sapere ed una Rin pronta a dargli
risposte,
fin che può. Lei riesce a compensare i suoi dubbi, questo
era ciò su cui volevo
puntare. Sesshy per me è riflessivo, interessato a sapere,
soprattutto a
scoprire perché suo padre lasciò sua madre. E in
Rin trova la risposta, perché
è attratto da lei. Non accetta questi sentimenti, ma li
affronta pacatamente. Grazie
ancora per tutti i complimenti, mi
fanno tantissimo piacere. Baci!
Kaggy_Inu91:
Siao caVa! Avevo in mente di fare un flash back del sogno.. e magari lo
farò,
per accontentarvi ^^ Dimmi se ti è piaciuto! Kiss.
Kaimy_11:
ciao! La fantasia è una dota rara, cara Kaimy. (oggi mi
sento saggia XD) Si,
Sango per me è così, ma non garantisco molta
tranquillità per Inu e Kaggy.
Anzi, non garantisco nulla. XD Come ti è sembrato questo
capitolo? Dimmi le tue
impressioni? Soprattutto la parte su Inu, la sua prima rivelazione.
Grazie e
bacioni.
Mikamey:
Non devi assolutamente chiedere perdono, non ti preoccupare. ^_^
Preciso una
cosa: a mio parere Inu non odia gli umani. Odia se stesso, purtroppo.
Anche se
lo nasconde ù.ù E Kaggy viene travolta nel suo
mondo, come in un vortice. E non
può fare altro che affogare (pure
melodrammatica….) Invece Sesshy affronta la
cosa con il cervello, con il suo lato pensante. E anche Rin, che (e
dicevi
niente spoiler?) lo accompagnerà alla scoperta del suo
cuore. GRAZIE e baci.
Michiyochan:
ehi, tao! La chimica.. ehehe… Ma ecco Rin e Sesshy, che forse cominciano a tirarsi
fuori… come ti sono
parsi? Aspetto il tuo commento. ^^ Kiss, e grazie.
Maryku:
new entry!! Mi fa molto piacere ^_^ Sesshy ha decisamente confessato di
non
esserle indifferente. Anzi. Però come vedi affronta la cosa
ignorando
completamente di cosa si tratti, ed è comprensibile,
perché è un demone e per
giunta distaccato. ^^ No problem per le vacanze, goditele ma attendo il
tuo
ritorno. GRAZIE! Baci.
Monik:
ciao! Hojo… oddeo, no! Mai e poi
Grazie
a tutti i recensori e ai lettori ^_^ Vi voglio bene, lo sapete.
Al
prossimo capitolo! Meg.