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Autore: Meg___X3    04/08/2008    12 recensioni
Inuyasha e Sesshoumaru, all’alba delle vacanze estive, ricevono la notizia che una ragazza sarà ospitata in casa loro. Ma chi l’ha deciso? E soprattutto, chi è questa sconosciuta? Riguardando il testamento del loro defunto padre, le cose cominciano a complicarsi più del dovuto… * Ciao! ^^ Questa è la mia prima pubblicazione! Spero vi piaccia <3 Meg.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alchimia dei sensi.

 

Capitolo otto

L'umano sentimento.

 

 

 

Rin Higurashi non poteva certo definirsi una stupida. Era, al contrario, molto intelligente e pacata. Si guardò dunque intorno, quella sera, quando entrò nella sua stanza.

Aveva voluto credere che si trattasse di un sogno.

Ma il suo buon senso le diceva che poteva anche non esserlo. Sesshoumaru soggiornava proprio nella stanza accanto. Chi le diceva che non avesse le chiavi di tutte le stanze?

Ma lei voleva davvero credere che fosse la realtà?

Non molto. Aveva paura, paura che quei sentimenti, quelle sensazioni del sogno fossero reali. Si era sentita confortata dal dolce tocco di quelle mani, dalle frasi sussurrate da quella voce bassa e profonda. Si era sentita al sicuro.

Come mai prima d’ora.

E voleva continuare ad esserlo. Ma Sesshoumaru, nella realtà, era freddo e scostante. Non le rivolgeva la parola, non la coccolava come se fosse stata sua. E preferiva continuare a sognarlo e basta.

Pur di averlo.

Controllò accuratamente di aver chiuso la porta, e la porta finestra. Che sciocchezza, sarebbe davvero passato da lì? Scosse il capo, incredula.

Perché farlo, poi.

Già. Quella era la domanda che le riempiva la testa da un giorno all’altro, da quel delizioso sogno. Perché entrare nella sua stanza, durante la notte, e coccolarla? Perché non farlo nella realtà? Non aveva alcun senso.

 

 

 

 

 

 

Inuyasha era chiuso nella sua stanza, nel buio più completo. Chi avesse visto la sua dimora, si sarebbe spaventato. Le finestre coperte dalle tende scure, gli specchi nascosti.

Il principe mezzodemone voleva forse nascondersi?

Si, da se stesso. Fin da quando si era reso conto che il suo sangue era metà e metà, un incrocio, una bastardata. Da piccolo era stato coccolato da suo padre, e da sua madre, che gli dicevano continuamente che non era stato un errore.

Appigli poco solidi.

E quando erano morti, il mondo gli era crollato addosso. Non c’era più stato nessuno che gli dicesse quanto era importante, quanto valeva. C’era solo una figura scomoda, superiore, ingombrante. Suo fratello.

Il Re.

E lui aveva dovuto misurarsi con lui. Ed aveva fallito. Un sentimento umano a lui sconosciuto l’aveva invaso: la vergogna. La debolezza, la sofferenza, il rimorso, il dolore. E di colpo si era sentito fragile, indifeso. Si era chiuso in una morsa, distruggendo qualunque cosa potesse dimostrare che era un sangue sporco.

Se stesso.

E poi, di colpo, l’arrivo di quella ragazzina. E il suo animo, già duramente provato, scosso da qualcosa di incredibilmente più forte, più terribile. Qualcosa di fatale, di catartico.

Un ostacolo.

Da eliminare. Evitare, distruggere. Voleva nascondere la presenza di quella ragazza al suo lato umano, al suo cuore, ai suoi pensieri. Ma il suo profumo lo rincorreva, la sua presenza era costante.

Arrendersi.

Si, arrendersi a quel qualcosa di indimenticabile. Tentare di aggirare l’ostacolo, senza riuscirci. Ed infine, affrontarlo, a schiena dritta, come uno youkai dovrebbe fare.

Perdita o vittoria?

E scoprire di poter avere entrambe. Di non poter vincere, ma di poter godere della perdita. Inuyasha No Taisho scoprì di poter avere un nuovo appiglio. Lei. Sentì che quel qualcosa di sconosciuto poteva farlo stare meglio.

O peggio?

Sentiva il vuoto sotto di lui, la mancanza della terra su cui poggiarsi. Non aveva con se nessuna certezza, se non che poteva andare peggio e meglio.

Salto nel vuoto.

E lui, con coraggio, aveva staccato i piedi da terra, compiendo un balzo difficile come la vita stessa. Baciare lei. Appagare quel lato umano che tanto lo tormentava. Scoprendo che anche il lato demoniaco si sentiva meglio.

E dunque la confusione.

Come poteva uno youkai concedersi ad un’umana? Cosa lo spingeva a bramarla? Perché suo padre, Inu No Taisho, aveva improvvisamente lasciato la madre di Sesshoumaru per Izayoi? Cos’avevano gli umani, di così attraente?

Lui l’aveva scoperto, con un bacio.

 

 

 

 

 

Rin si era addormentata da almeno due ore. Il suo sonno, però, non era tranquillo. Rivedeva la sera in cui Kagome l’aveva trovata, sul ciglio della strada, ferita e sperduta. Risentiva i clacson delle auto e le urla delle persone, sconvolte per l’incidente.

Uno scricchiolio le fece inevitabilmente aprire gli occhi.

 

 

 

 

 

Per Sesshoumaru fu impossibile non sentire i lamenti della piccola umana nella stanza a fianco. Pur non volendo, sorpassavano l’intonaco e giungevano a lui.

Si sentiva debole.

E la curiosità lo divorava. Com’era essere debole? Gli sembrava solo strano. Allora perché suo padre aveva deciso di esserlo? Ed era stato anche felice? E poi cosa significava essere “felici”? Già il vivere era fonte di felicità.

Desiderare qualcosa di più.

Dunque perché scegliere la debolezza, e non la forza? Perché? Questo dubbio lo assillava continuamente, portandolo a compiere studi approfonditi sull’argomento, sull’amore e tutti quei sentimenti esclusivamente umani. Fra demoni non c’era amore. C’era condivisione, possesso. E basta. Nessuna smanceria, nessun “ti amo” romantico, come fra i ningen.

E allora perché scegliere l’amore?

Cosa dava di più? Debolezza, e basta. Non dava forza. E poi, come poteva un demone provare “amore”? Andava contro ogni legge della natura. Come aveva potuto suo padre, provare amore per Izayoi, così bella ma così… insulsa? Non poteva essersi innamorato della sua bellezza, sua madre era ancora più affascinante. Eppure, in una giornata come un’altra, era tornato a casa ed aveva comunicato il suo divorzio… e sua mamma non aveva opposto resistenza.

Dubbi e misteri.

Si alzò, cercando di dimenticare quegli strani quesiti, e si diresse senza indugi verso la porta. La aprì, e poi entrò in quella della piccola.

Capì subito che era sveglia.

 

 

 

La porta si era aperta ed era entrato qualcuno, ne era certa. Socchiuse gli occhi, cercando di affinare tutti i senti, ma il suo cuore iniziò inevitabilmente a battere più forte.

«Sento che siete sveglia» esordì la voce, giungendo sempre più vicina. Aveva passi felpati ed eleganti, e lei seppe subito dargli un volto. Sesshoumaru No Taisho.

Aprì gli occhi, temendo di far scomparire tutto. Invece inquadrò il volto perfetto del demone, accanto a lei. Sembrava scocciato, ma allo stesso tempo tranquillo. «Signor… No Taisho?» biascicò, sorpresa. Si tirò su il lenzuolo fino al mento, arrossendo.

«Inutile che vi nascondete» replicò, atono. Prese posto di fianco a lei, sul materasso. Pareva perfettamente a suo agio. «È come se vi vedessi».

Lei arrossì ancora, indecisa se allontanarsi da lui. Alla fine decise di non muoversi. «Voi… siete venuto qui anche… la notte scorsa?» sussurrò, a bassissima voce. Le sembrò quasi di non aver parlato.

Sesshoumaru la guardò. Non aveva lo stesso sguardo ardente che le rivolgeva di giorno, ne quello dolce che le aveva donato nel sogno. Era fermo, sicuro. «Si, piccola ningen».

Si. Non era stato un sogno. Lui era venuto da lei. «Perché?».

Lei vide un guizzo solcargli gli occhi dorati. «Avevo bisogno di sapere come ci si sente ad essere deboli» disse solo, come se non gli costasse nulla quella rivelazione. Chi sa di valere è orgoglioso di tutto ciò che dice.

Rin aggrottò le sopracciglia. «E giungere in una stanza di notte vi fa sentire debole?» gli chiese, stupita. Non si aspettava una tale risposta, le pareva strana.

«No» esordì. «Voi mi fate sentire debole. E non so perché. Non siete particolarmente affascinante, ne intraprendente come vostra sorella. Non avete l’intelligenza di molte donne, ma la vostra figura mi evoca sentimenti umani» spiegò, come se guardasse un semplice quadro.

Lei non si sentì offesa. Semplicemente, non capiva. Non capiva quel demone tanto bello quanto misterioso, ne le sue spiegazioni. «Quali sentimenti umani?» domandò, tremante. Non seppe – o non volle – sapere perché, ma temeva e bramava la risposta allo stesso tempo.

«Gelosia, rabbia, timore. Debolezza. Attrazione, desiderio, rancore. Possessione, protezione» elencò, come se quelle parole non avessero valenza per lui.

Rin arrossì piano piano che parlava. «Io vi… scateno questi sentimenti?» biascicò, completamente rossa in volto e col cuore che le rotolava nel petto.

«Si» esplicò, poi abbassò lo sguardo sul suo petto «ma per me non siete altro che un corpo in cui batte un cuore».

Lei sentì quella frase abbattersi su di lei come una frusta. «Voi possedete un cuore» affermò.

«Il mio è una parte esclusivamente anatomica del corpo» replicò, tacitamente. I suoi occhi erano calmi e tranquilli. «mentre il vostro sembra vivere».

Rin aggrottò le sopracciglia, addentrandosi in quel discorso. «Anche il vostro vive» replicò «ha provato sentimenti verso di me! Significa che respira e si nutre».

Sesshoumaru parve ponderare quel quesito. «Vive esclusivamente con voi» ribatté «non vive in altro modo».

Rin arrossì. Forse lui non si capacitava di ciò che diceva, ma per i ningen, dire che un cuore vive per una persona, era come affermare di amarlo. «Voi volete farlo vivere?» gli sussurrò, dimenticandosi del lenzuolo e della loro vicinanza.

Il demone si zittì, un minuto. «Solo un istante».

«Allora l’ha già vissuto» replicò «con me». Cercava di spiegargli che il suo cuore non andava a comando, che non era un robot. Viveva, e si nutriva. Di sentimenti.

«E perché qualcuno dovrebbe decidere di farlo vivere per sempre?» le chiese, quasi in trance. I suoi occhi avevano ripreso a brillare, ma con strana luce di conoscenza, di mistero.

Il silenzio divorò quella stanza rosa. «Perché farlo vivere… fa vivere anche noi stessi» rispose, semplicemente. Amare qualcuno era come vivere pienamente.

Ma per un demone, tale concetto non aveva senso. «Piccola ningen, io vivo anche senza che il mio cuore respiri e si nutra» mormorò «anche tu».

«Ma è una vita noiosa» azzardò, subito «vuota».

«È una vita» disse solo, atono.

Rin si sporse in avanti, sorpresa. «Ma voi demoni per cosa vivete?».

Sesshoumaru No Taisho, sorpreso, si zittì. Riscoprì ogni riga letta in passato, ma non seppe trovare alcuna risposta a quella domanda. «Voi umani per cosa vivete?».

Rin scosse le spalle. «Dipende. Alcuni per guadagnare, altri per il successo. Chi per appagarsi intellettualmente, chi per trovare l’amore».

«E perché cercano l’amore?» la incalzò. Era quello che voleva sapere. Perché volere essere debole, perché cercare l’amore, perché scegliere Izayoi.

«Perché l’amore ci completa» mormorò «ci rende felici, tristi, gioiosi, ma ci appaga amare ed essere amati».

Il demone era immobile, sembrava non usare un muscolo. «Ma se dona anche la tristezza, non è meglio evitarlo?».

«La tristezza porta anche amore, Signor No Taisho» replicò, silenziosa. Si era abituata a quella strana conversazione, decisamente piacevole. «La vita è fatta di dolore e gioia. Non si può avere l’uno senza l’altro. Così anche l’amore».

«Fra demoni non c’è tristezza» spiegò «solo appartenenza».

Rin sbattè le ciglia. «Dunque non c’è neanche amore?» chiese, in un sussurro.

«Noi non amiamo» esordì, ed un silenzio calò nella stanza. Registrò perfettamente le reazione della ningen: il suo cuore si era bloccato di colpo, sconcertato, e gli occhi si erano spalancati.

«Voi… non amate?». La sua voce era talmente bassa che sembrò un sospiro.

«No».

Rin si bloccò, immobile, sconvolta. Non amavano. Niente amore. E pensare che era la cosa più bella al mondo! Era cresciuta con l’aspettativa di amare ed essere amata… «Voi non avete mai amato!?».

«Mai» esalò, semplice. «Il vostro cuore ha rallentato, piccola ningen. Perché?». La sua era sincera curiosità.

«È... orribile. Come… come potete non amare? È… vuoto… non è… amare è la cosa più bella al mondo!» esclamò, ad alta voce.

Il demone rimase impalato a fissarla. «Perché voi umani siete tutti… innamorati dell’amore?».

Rin sorrise debolmente. «Non lo so. È così e basta».

«Non è salutare. Soffrite. È una debolezza» replicò, con un briciolo di nervosismo.

Rin aggrottò le sopracciglia. «Non è da deboli, amare!» disse, quasi ridendo «al contrario! È così difficile far battere il proprio cuore verso qualcuno… chi ci riesce è fortissimo».

Quegli occhi dorati si serrarono come lame affilate. «Chi ama è debole» esalò, glaciale. Era il suo ultimo appiglio. Lui era forte, non debole.

Rin si spaventò. «Perché pensate questo?».

Sesshoumaru, questa volta, parve non voler rispondere. Poi però parlò. «Fa fare cose sdegnose e vergognose».

La piccola sentiva che le sfuggiva qualcosa in quel discorso, ma non riusciva a capire cosa. «Cosa, ad esempio?».

Lui la guardò, a lungo. Il suo sguardo parve brillare, un istante. «Rompere il legame di appartenenza».

Rin si immobilizzò. Rompere il legame di appartenenza. Demoni, dunque. Però lui non aveva mai amato. Dunque chi… Inu No Taisho. Ed Izayoi. Aprì gli occhi, sentendo di aver finalmente compreso il tassello mancante di quel puzzle. «Vostro padre…» sussurrò solamente, ed intravide un lampo passare in quelle iridi dorate.

«Mio padre…?» replicò, come una domanda. Era immobile, una statua di ghiaccio seduta sul letto con lei.

«Vostro padre… ha… rotto il legame di appartenenza con vostra madre per Izayoi» azzardò, abbassando il capo. Il buio la aiutava incredibilmente.

«È esatto» ammise, solo.

 

 

 

 

 

 

In una stanza più in là, il cellulare di Sango vibrò, durante la notte. Appoggiato sul comodino in legno, faceva un fracasso terribile. La ragazza mugugnò pesantemente, già pronta ad inveire su colui che le aveva mandato il messaggio.

Il suo braccio scattò di lato, irrequieto per il movimento, e prese in mano un vecchio Nokia che pareva averne passate di cotte e di crude. Sullo schermo compariva debolmente la scritta “Nuovo Messaggio”.

Con gli occhi insonnoliti, pigiò il tasto di “Ok” e la piccola grafia del cellulare le comparse davanti.

 

“Ehi ciao dolcezza, come vedi non demordo. Posso sapere dove sei finita? 
Non ti vedo più in giro. Ormai mi annoio da morire senza di te”

 

Sango, pur avendo la vista offuscata, riconobbe perfettamente di chi era quel messaggio. Anche perché il numero era registrato in rubrica sotto il nome “Stronzo scocciatore”.

Gettò il cellulare a terra – ecco spiegate le ammaccature, e si rinfilò fra i morbidi cuscini e le lenzuola di seta, con un umore sotto le scarpe.

 

 

Dieci minuti dopo.

 

 

Sango si rizzò in piedi inferocita come un toro dopo aver sentito per la seconda volta, in quella nottata, mentre dormiva, il fastidiosissimo suono del cellulare. Afferrò il povero e malcapitato Nokia pigiando i tasti come se dovesse conficcare un pugnale in un vampiro.

 

“Certo che non sei affatto carina con i tuoi ammiratori. Non mi rispondi neanche! 
E pensare che io sono qui sveglio a pensare a te…”

 

Digrignò i denti, più infastidita che mai, e cliccò immediatamente il tasto “Rispondi”.

 

“Senti, vaffanculo! Sono le tre del mattino e tu pensi a me??
Ma non hai niente da fare?!?!”

 

Si gettò sul letto, infuriata come non mai. Questo idiota…, pensò, furiosa. Le mandava i messaggini alle tre del mattino?! Digrignò nuovamente i denti e strinse le lenzuola fra le dita, quasi decisa a lacerarle.

Il suono della vibrazione la fece riscuotere da quelle manie omicide.

 

“Devo dire che sei molto banale negli insulti. Due settimane fa mi dicevi la stessa cosa. 
E comunque, no, direi di no, sono sbronzo e avevo voglia di sentirti”

 

Lei strinse a pugno al mano destra. Quel ragazzo non faceva che importunarla tramite cellulare e la cosa la scocciava alquanto. E la spiava pure a casa. Chiunque avrebbe potuto sentire i lamenti del cellulare, nel quale si conficcavano le unghie curate della ragazza.

 

“Io almeno non sono petulante e fastidiosa, stupido pervertito!
Ma perché invece di messaggiare con me non vai affanculo!?”

 

Inviò velocemente, sperando che non le rispondesse, offeso. Ma era anche più che certa che non avrebbe abbandonato la caccia alla “preda difficile”. Difatti, pochi istanti dopo, il cellulare vibrò.

 

“Ci vieni con me?”

 

Arrossì di botto: per la rabbia, si disse. Maledetto Miroku Houshi. Maledetta la sua mania perversa, maledetto il fatto che abitasse di fianco a casa sua e maledetto il fatto che avesse il suo numero di cellulare. Fortuna invece che non partecipasse mai alle lezioni, se no lo avrebbe visto pure a scuola.

 

Spense il cellulare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

 

Ommioddio credo di avercela fatta! Ecco il capitolo, il tanto atteso ottavo capitolo!!! ^_^ Ed ha sconvolto pure me! Soprattutto la scena Rin/Sesshy… Dunque, visto questo improvviso cambio di rotta, avviso tutti che: SPOILER BANDITI! Esattamente, mi dispiace molto, ma molti si sono rivelati infondati! Ç_ç Avevo detto che Sesshy avrebbe continuato ad andare nel sonno, ma così non sarà. Dunque, invece di fare castelli per aria e promesse al vento, non ne faccio più. ^^ Spero non vi dispiaccia per questo folle disastro!!! Perdonatemi!

Beh, che ne dite? Vi piace? O no? E Miro?! Pensavate sarebbe entrato in scena così!? XD Io no!! Ahahaha. E Sesshy, così calmo? Ed i suoi dubbi? E i pensieri di Inu? Buon scervellamento! XD

Avviso anche che oggi le recensioni saranno leggermente un po’ più corte perché non ho molto tempo ^__^’’ Sono un disastro, lo so. Ma vi voglio bene.

 

Dolce Sango91: Grazie, grazie grazie. Spero che il capitolo ti sia piaciuto, ed anche io, per la cronaca, adoro Sango. E Miro *_* Kiss.

 

Roro: la lunghezza della tua recensione mi spaventa! XD No, scherzo. Beh, non so che dirti, se non grazie infinite per la tua presenza, sensei. *_* Si, Sango è importante. Sarà una figura portante nella storia, la colonna, il bastone per Kaggy. Rin sarà coinvolta intimamente da qualcosa di più grande di lei, l’amore per Sesshy. E ci sarà Sango, anche se pure lei (lo hai letto) ha le sue gatte da pelare… o diciamo, i suoi pervertiti da ammazzare XD Grazie… ^^ ti adoro.

 

Jessy101: ciao tesoro!! Grazie, quel bacio mi piace particolarmente anche a me. Chissà se saprò descriverne altri del genere? Boh. °_° Lo spero! Grazie grazie grazie! Bacioni.

 

Pretty: ciaoo!! Rissa rissa… Inu è un disastro. In questo capitolo hai scoperto che è molto suscettibile… chissà se la tua ipotesi è vera? ^_^ è anche abbastanza sconvolto dentro. La mancanza di qualcuno che gli dicesse che è importante lo uccide. Meno male che c’è kaggy *_* e sango è si, molto schiva. E quel bacio… *ç* se ci ripenso… GRAZIE. Bacioni.

 

Bchan: Zao. L’amore è questione di chimica? Certo, ma non ci hai azzeccato. Mi dispiace. ^_^ Ma non ti preoccupare, a tempo debito saprai tutto… c’è una persona che brama di sapere tutto ciò al più presto… (arduo quesito, o forse no?) Grazie, tvb.

 

Onigiri: Direi… WOW. Solo per la lunghezza della tua recensione. XD Ma passiamo al contenuto. Sango si deve ambientare, è una persona schiva, lo ribadisco. E Kaggy e Rin invece sono più aperte. Ovvio che non facciano scintille al primo incontro ^_^ Già… Inu e Kaggy sono cugini XD a volte me ne dimentico! O_O’’ E il bacio, si, ormai non faccio che ripeterlo: GRAZIE! Ed oggi una scena Rin/Sesshy. Ma scommetto che non era come te la aspettavi… niente romanticherie: un Sesshy curioso di sapere ed una Rin pronta a dargli risposte, fin che può. Lei riesce a compensare i suoi dubbi, questo era ciò su cui volevo puntare. Sesshy per me è riflessivo, interessato a sapere, soprattutto a scoprire perché suo padre lasciò sua madre. E in Rin trova la risposta, perché è attratto da lei. Non accetta questi sentimenti, ma li affronta pacatamente.  Grazie ancora per tutti i complimenti, mi fanno tantissimo piacere. Baci!

 

Kaggy_Inu91: Siao caVa! Avevo in mente di fare un flash back del sogno.. e magari lo farò, per accontentarvi ^^ Dimmi se ti è piaciuto! Kiss.

 

Kaimy_11: ciao! La fantasia è una dota rara, cara Kaimy. (oggi mi sento saggia XD) Si, Sango per me è così, ma non garantisco molta tranquillità per Inu e Kaggy. Anzi, non garantisco nulla. XD Come ti è sembrato questo capitolo? Dimmi le tue impressioni? Soprattutto la parte su Inu, la sua prima rivelazione. Grazie e bacioni.

 

Mikamey: Non devi assolutamente chiedere perdono, non ti preoccupare. ^_^ Preciso una cosa: a mio parere Inu non odia gli umani. Odia se stesso, purtroppo. Anche se lo nasconde ù.ù E Kaggy viene travolta nel suo mondo, come in un vortice. E non può fare altro che affogare (pure melodrammatica….) Invece Sesshy affronta la cosa con il cervello, con il suo lato pensante. E anche Rin, che (e dicevi niente spoiler?) lo accompagnerà alla scoperta del suo cuore. GRAZIE e baci.

 

Michiyochan: ehi, tao! La chimica.. ehehe… Ma ecco Rin e Sesshy, che forse  cominciano a tirarsi fuori… come ti sono parsi? Aspetto il tuo commento. ^^ Kiss, e grazie.

 

Maryku: new entry!! Mi fa molto piacere ^_^ Sesshy ha decisamente confessato di non esserle indifferente. Anzi. Però come vedi affronta la cosa ignorando completamente di cosa si tratti, ed è comprensibile, perché è un demone e per giunta distaccato. ^^ No problem per le vacanze, goditele ma attendo il tuo ritorno. GRAZIE! Baci.

 

Monik: ciao! Hojo… oddeo, no! Mai e poi mai XD E Naraku? Ma va XD Neanche per sogno >O< Grazie per i complimenti, sono felice che l’hai aggiunta ai preferiti. *smile* Baci.

 

 

 

 

Grazie a tutti i recensori e ai lettori ^_^ Vi voglio bene, lo sapete.

Al prossimo capitolo! Meg.

 

 

 

 

 

  
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