Sette fermate per amarti
Torn in two
And I know I shouldn't tell you
But I just can't stop thinking of you
Wherever you are you
Wherever you are
Every night I almost call you
Just to say it always will be you
Wherever you are
-Wherever you are by 5 Second of Summer-
Era
pomeriggio quando Kitty era ferma in fermata da circa dieci minuti. Era un
caldo pomeriggio di luglio e lei aveva appena finito i corsi di recupero di
storia, che l’avrebbe portata a superare l’eventuale esame di settembre. Un
pullman tutto blu, con scritto la sua destinazione arrivò e si fermò
direttamente davanti a lei. La ragazza, aspettando le porte aperte, si guardò
intorno e, con tutta gente, capì che doveva essere veloce a prendere il posto.
Aperte le porte, le si fiondò nei primi posti e accanto a lei si sedette una
signora anziana, la quale gentilmente le chiese di poter sedersi accanto al
finestrino. Leggermente scioccata, annuì cortesemente. La signora la ringraziò
in modo riconoscente. Kitty ricambiò e per qualche secondo continuò a fissarla,
finendo sui suoi occhi verdi cristallini. Altri paia di simili occhi gli
comparvero nella sua mente come un leggero e sfumato ricordo di due anni fa.
Prima fermata, solamente due persone scesero e già nel cervello della ragazza
iniziarono a formularsi pensieri di disapprovazione per quelle persone, che
avevano aspettato a lungo solo per scendere dopo circa cento metri se non di
meno, ricordi su quei bellissimi occhi smeraldi.
Una
bellissima ragazza bionda stava passeggiando con il suo cane, un pastore
tedesco temibile di nome Kelly. Stavano andando al solito parco, il quale era
poco popolato e poco conosciuto. Entrarono e subito il cane, che era ben
addestrato, fu liberato da quel guinzaglio nero.
-Oddio
mi dispiace- disse lei, correndo verso di lui. Quest’ultimo lo raccolse
e, guardando intorno per vedere chi fosse stato, notò una ragazza andare verso
di lui con un pastore tedesco dietro di lei. Sorrise istintivamente a quella
scena. Appena arrivò, Kitty mise le mani sulle ginocchia, recuperare fiato, ma
si accorciò quando incrociò i suoi occhi cristallini mozzafiato, che le
trasmettevano gioia e felicità.
-Tranquilla,
può capitare- rispose, accennando sia un sorriso che una lieve risata.
Lei arrossì leggermente, portandosi la mano dietro la nuca e grattandosela in
imbarazzo. -Ehm.. questo è tuo allora- continuò, allungandole l’oggetto.
La ragazza lo prese titubante e annuì. -Che peccato, Polly se n’era
affezionata- rise per sciogliere il ghiaccio. Lei accennò una lieve
risata e, prendendo coraggio, allungò la mano, che venne subito stretta dal
ricciolino.
-Sono
Katlin, ma tutti mi chiamano Kitty- si presentò
-Come
Hello Kitty?- domandò il ragazzo, ridendo.
-No!
Odio quel gattino è stupido gattino- si difese, mollandogli un leggero
pugno sulla spalla.
-Che
peccato, io adoro i gattini. Ma comunque: sono Harry- disse, mostrando
un sorriso a trentadue denti. Lei arrossì nuovamente, pensando a quanto fosse
bello quel ragazzo, e questo la fece imbarazzare ancora di più. Era una lunga
serie di quei pensieri poco casti e quegli arrossamenti involontari.
Era
la terza fermata di quell’autobus, oppure la seconda, no decisamente la seconda:
Kitty non ci faceva neanche più caso. Era lì, ferma, immobile, con le cuffie,
che trasmettevano la sua musica preferita e con il suo cervello, che continuava
a dirle di smettere di farsi del male. Quella musica di un rock duro passò ad
una sinfonia alquanto dolce e rilassante. La ragazza continuava a guardare
fuori da quegli enormi finestroni e, non appena sentì quella canzone, si
spaventò. Fissò per qualche secondo sul display per scegliere se mandare avanti
oppure lasciarla, ma il suo dito fece per sé: andò sulle impostazioni e fissò
la ripetizione continua di quel tono. Bloccò lo schermo ritornò nei suoi
pensieri.
-Sarà
divertente, dai Hello- cercò di persuaderla Harry, portandosi alla bocca
il suo milkshake al cioccolato. Kitty portò i suoi occhi celesti al soffitto
esasperata. Odiava quando quel ridicolo soprannome, ma soprattutto quando la
costringeva a fare qualcosa che non gli andava di fare: soprattutto andare a
quel stupido concerto, organizzato dal suo gruppo di amici. Conosceva quel
gruppo e sapeva che era stonato come una campana.
-Non
ci tengo a diventare sorda a sedici anni- replicò Kitty, iniziando a
girare l suo milkshake alla fragola. Harry s’inumidì le labbra poiché sapeva
che aveva ragione, ma sapeva anche che si sarebbe divertita. Non voleva
lasciarla a casa tra i parenti, che le stressavano l’amina. Voleva farla
svagare.
-Ok,
va bene. Però comunque esci lo stesso- ordinò il riccio, finendo di bere
e, prendendo qualche sterlina dal suo portafoglio, dirigendosi a pagare. La
ragazza sbuffò chiaramente e si mise a braccia conserte davanti alla sua
bibita, bevendosela. Lo guardò con disapprovazione, ma sapeva che era tutto
inutile cercare di fargli cambiare idea. Portò la mano sul bicchiere a forma di
calice per finire il contenuto, però il suo sguardo finì su una parte bianca
quadrettata, che usciva dal suo portafoglio. L’osservò per qualche secondo per
capire cosa fare perché era troppo curiosa di sapere cosa ci fosse scritto.
Così lasciò una breve occhiata al ragazzo, il quale stava controllando il
telefono e poi pagò, e prese quella pagina bianca. L’aprì e iniziò a leggerla:
un bellissimo sorriso si dipinse sul suo viso.
-Mi
pa.. Che cavolo stai facendo?- chiese con un tono allarmante.
-è
meravigliosa. Per chi è? Oh eccola..- rispose, guardando infondo alla
pagina. Harry sbiancò all’improvviso e cercò di riprendersela, ma lei si
allontanò di poco tanto per leggere solo
il nome perché l’aveva presa il ragazzo. La bionda era confusa e sorpresa,
infatti lo guardò, mettendosela nella tasca dei jeans.-Aspetta.. c’è
scritto per Katlin.. Harry è per me?- domandò, appunto.
Lui
boccheggiò varie volte per poi negare.
Un
gruppo di otto persone stava camminando per la strada, chiacchierando e
divertendosi come al solito. Ma in quel momento, le cose cambiarono in un
istante. Harry si avvicinò a Kitty, i quali erano gli ultimi di tutti, e,
prendendole la mano, la trascinò lontano da loro, correndo dalla parte opposta.
Si nascosero dietro ad una villetta panna, tanto che potettero sentire le
imprecazioni degli amici per la loro al lontananza, magari anche qualche
minaccia a morte verso il riccio. Ma a quest’ultimo non importava. Aveva solo
bisogno di un posto tranquillo per confessarsi. Solo quello. Kitty era
divertita da tutto ciò perché non capiva il motivo di quella fuga.
-Vieni-
le sussurrò a pochi centimetri dal suo viso, provandole dei brividi per tutto
il corpo, ma anche un po’ di solletico.
-Ma
sei impazzito oggi?- chiese, mettendogli una mano sulla fronte per
vedere se avesse la febbre, ma era negativo. Anzi lei era più calda di lui,
quindi non poteva essere ammalato. Il riccio sbuffò intensamente.
-Effetto
Gemma. Dai Hello, andiamo- rispose, persuadendola.
-Smettila
con quello stupido soprannome- lo riprese disperata.
-Allora
vieni con me! Tanto so dove stanno andando, quindi-
-Styles,
tu mi fai paura a volte- commentò, guardandosi in giro.
-E
tu, Andrew, dovresti ascoltarmi- replicò, prendendole le spalle e facendole
un sorriso ironico, ma allo stesso tempo angelico. Le allungò la mano, sperando
solo che l’accettasse.
-Va
bene. Ti seguo- si rassegnò, prendendogli la mano e iniziando a
camminare in una via sconosciuta a Kitty. Il piano di Harry stava andando a
gonfie vele: sarebbe stato un successone, lo sapeva per certo. E alla fine
Kitty sarebbe caduta tra le sue braccia. Sebbene fosse più facile del previsto
perché la biondina era già cotta di lui e, secondo quanto viene detto da Sarah,
la sua migliore amica, tutti all’interno del gruppo l’avevano capito. Come
Louis e Zayn avevano capito che Harry le andava dietro. In quel gruppo si
conoscevano davvero bene. Il ragazzo si guardava intorno e, finendo con
adocchiare il posto giusto, le sorrise, iniziando a correre verso quel luogo.
Lei scoppiò a ridere.
Quando
furono arrivati, la ragazza si guardò intorno, catturata dal bellissimo
paesaggio, che si poteva vedere da lì. Lei si avvicinò alla ringhiera, poiché
si affacciava al Tamigi quel bellissimo posto con una panchina e un bellissimo
albero, e contemplò la tranquillità. Harry invece si mise dietro e, mettendosi
le mani in tasca, trovò un piccolo anello argentato. Sorrise.
-Ma
che?-
-Promettimi
che non m’interromperai. Ho solo bisogno di un minuto-
-Va
bene-
Lui
sospirò e, dandosi coraggio, iniziò a confessare il suo amore per lei, la quale
stava lì impalata, scioccata, cercando di collegare il cervello a quello che
stava dicendo. Eppure non ci riuscì.
-Ti
amo, Katlin Deborah Andrew- finì, avvicinandosi e baciandola.
-Ti
amo anch’io Harold Edward Styles- concluse lei, ribaciandolo.
Quello
fu il 14 Luglio 2009. E quella data sarà per sempre incisa su una corteccia di
un albero.
Quinta
fermata: Kitty sorrise amaramente a quello stupido ricordo, che poi era uno dei
suoi preferiti. Eppure anche se era meraviglioso, non poteva mai sostituire il
dolore immenso e profondo, che le procurò gli altri flashback. Gli altri
ricordi.
Una
ragazza bionda correva per quella stupida via. I suoi boccoli d’orati gli
arrivavano in faccia, così si dovette fermare e legarseli in una bella coda di
cavallo. Riprese la corsa, andando sempre più veloce, ma questo non le permise
di arrivare in tempo al suo secondo appuntamento. Infondo la strada si trovò di
fronte un piccolo edificio: avente più di sei piani, grigio e una piccola
terrazza quadrata. Kitty entrò senza pensarci due volte, e si diresse per le
scale. Non voleva andare nell’occhio, utilizzando l’ascensore perché una
ragazza di diciassette anni e mezzo, fra quelli di quaranta era ovvio che dava
nell’occhio, venendo a volte anche scrutata in un modo terribile. Al contrario,
per le scale, raramente incontrava qualcuno che potesse giudicarla o scrutarla
con uno sguardo rimproverante. Era al terzo piano e il suo fiato iniziava a
diminuire; quinto poi sesto infine terrazza e il suo respiro si trasformò in un
fiatone. Si appoggiò con le mani sulle ginocchia per riposarsi qualche secondo,
ma poi alzò lo sguardo, si raddrizzò e, sfoggiando un bellissimo sorriso,
spinse quella porta di ferro, trovandoci un bellissimo terrazzo. Esso era pieno
di fiori, due o tre panchine posti nei lati nord, est e ovest, e in centro una
piccolissima, ma, bellissima fontana. Lei mosse qualche passo, guardandosi
anche intorno nella ricerca del suo amico, e non lo trovò. La ragazza stava
iniziando a pensare che era in anticipo, o peggio, era in un tremendo ritardo e
lui, stanco di aspettare, se n’era andato. Si avvicinò alla grondaia per
ammirare il paesaggio e cercare di non fare caso ai pensieri negativi, che le
stavano offuscando la mente. Respirò a pieni polmoni, ma non appena due braccia
le circondarono la vita, s’irrigidì per un istante, ma poi si rilassò
completamente, con un piccolo sorriso.
-Sei
leggermente in ritardo- gli fece notare il ragazzo, appoggiando il suo
mento sulla spalla della bionda.
-Mi
dispiace, ma Christian mi ha trattenuta più del previsto- rispose,
stringendosi tra le sue braccia e appoggiando la sua testa su quella del
fidanzato. Quest’ultimo lasciò un leggero sbuffo. Era geloso di quel ragazzino
che le dava delle ripetizioni di storia; per lui era troppo furbo, anzi,
astuto e sembrava che Kitty non lo notasse. Si staccò e, lasciandole un piccolo
bacio sulla guancia, le prese la mano, facendo incrociare i suoi occhi verdi
con quelli celesti della fidanzata, che luccicavano di gioia. Lui la trascinò
delicatamente vicino ad un alberello, il quale faceva un po’ d’ombra su una
piccola tovaglia quadrettata e su un piccolo cestino sopra d’essa.
-Hai
pensato a tutto- sorrise Kitty, stringendosi al ragazzo. Lui ricambiò e
alzò le spalle. Poi l’abbracciò per bene, lasciandole un bacio tra i capelli, e
infine si passò una mano sulla spalla per vantarsi.
-Beh,
quando mi ci metto- commentò, facendo ridere la povera ragazza.
-Oppure
quando hai il tuo cupido, che ti aiuta- replicò divertito.
-Avanti
chi te l’ha detto?- sbuffò, infastidito. Ma questo sembrò solo divertire
di più Kitty, la quale gli lasciò un candido bacio sulle labbra e si avvicinò
alla tovaglia, sedendoci per bene e facendogli un accenno per raggiungerla.
Harry fece come gli era stato detto e, imitandola, tirò fuori dal cestino delle
fantastiche pietanze, fatte dalla madre qualche ora fa. Due sandwich, delle
verdure, sapendo che la ragazza ne andava matta, un dolce al cioccolato, ovvero
brownies, e dei chicchi d’uva verde.
-Cosa
fai per Natale?- domandò Harry, mordendo il suo panino. Lei, che intanto
stava masticando, si mise una mano davanti alla bocca per rispondere.
-I
miei si stanno mettendo d’accordo con mio zio per andare in montagna. Invece
tu?- continuò, prendendo un altro pezzo di panino.
-Vigilia
con mia madre e Natale con mio padre. Al solito-
-Tu
e i ragazzi non fate la solita festa natalizia?-
-Sono
tutti occupati: Niall raggiunge suo fratello in Australia; Liam e Katrine vanno
a Parigi; Louis è nella mia stessa situazione; infine Zayn con i nonni. La
tradizione salta quest’anno- spiegò, tristemente.
Kitty
non fece altro che annuire e ritornare al suo panino.
-Adoro
i sandwich di tua mamma- si congratulò, cambiando argomento e mettendosi
una mano davanti alla bocca. Lui sorrise soddisfatto.
-Pensa
che appena le ho detto che erano per te: è corsa al supermercato per prenderti
la tua favolosa bresaola- rise Harry, scuotendo la testa.
-Anne
è davvero adorabile- sorrise, pulendosi con il tovagliolo. Harry fece un
sorriso misto tra l’imbarazzato e timido, ma non appena venne infastidito da
quei pensieri negativi, che lo prendevano e lo schiacciavano come una
nocciolina, quel bellissimo sorriso scomparve del tutto. Kitty lo notò e prima
che potesse fare qualcosa, lui l’anticipò, parlando con sguardo basso e girando
l’indice sulla coperta.
-Già.
Ma comunque ti devo dire una cosa- iniziò, facendola impaurire per il
suo tono improvvisamente serio, spento. Lei si mise più vicina per ascoltare
meglio, spostando tutte le ciotole e si mise davanti a lui. Annuì per
permettergli di andare avanti. -Ci hanno preso per quel provino. E se lo
vinciamo abbiamo un contratto di ben tre anni con la SYCO- comunicò
Harry, facendole spalancare gli occhi. Lei sorrise intensamente e, buttandosi
su di lui, lo abbracciò forte, passandogli anche una mano tra i suoi ricci. Si
staccò, gli prese il viso, e lo baciò intensamente. Lui ricambiò, stringendola
a sé. Kitty non capiva perché Harry aveva bisogno di lei. Quell’abbraccio, che
capitava poche volte tra i due o meglio solo in occasioni eccezionali,
trasmetteva solo un emerito bisogno di protezione e necessità di qualcuno al
proprio fianco. Per questo non capiva il motivo soprattutto dopo quella
meravigliosa notizia. Lei si staccò e lo fissò nei suoi occhi verdi, i quali si
stavano inumidendo lentamente.
-è
davvero una bellissima notizia, amore- esclamò, sorridendogli.
-Ti
amo, ricordatelo- cambiò del tutto discorso Harry, abbracciandola
nuovamente. Kitty iniziò davvero a preoccuparsi.
Ecco
la sesta fermata e, asciugandosi quella lacrima solitaria sul viso, si mise
composta, a causa del fatto che stavano salendo nuove persone, le quali
cercavano posto. Un ragazzo si avvicinò con il cappello e un paio di occhiali
di marca, i Ray-Ban, e le indicò in posto. In un primo momento pensò di
negare il suo invito a sedersi, ma poi sembrava crudele. Così annuì leggermente
e, vedendolo sedere, non gli mostro nessuna importanza. Solo qualche sguardo
curioso perché solo quell’uomo poteva andare in giro al 11 Luglio con giaccone
nero, ma per il resto nulla. Totale indifferenza.
Era
sera e, nonostante quel edificio stesse chiudendo, Harry riuscì a convincere il
proprietario a farlo chiudere a lui. I due erano seduti su quel tetto a
guardare le stelle con una piccola coperta sulle spalle per proteggersi da quel
venticello cattivo di Londra. Lei sorrise intensamente e, appoggiando la sua
testa sul suo petto, strinse la stretta del fidanzato. Harry sorrise dolcemente
e l’assecondò, avvicinandosi e appoggiando il suo mento sulla spalla della
fidanzata.
-Come
va l’album?- chiese Kitty, rompendo quel silenzio. Lui s’irrigidì
leggermente, permettendo alle sue paure e ai suoi timori di catturarlo e non
lasciarlo più.
Il
ragazzo sentì improvvisamente la gola secca e un emerito deficiente.
-Bene-
rispose, facendo aumentare le preoccupazioni di Kitty.
-Amore, che hai?- chiese,
mettendosi davanti a lui con le sue gambe sopra quelle del ragazzo e
avvicinandosi per prendergli quel viso abbassato, preoccupato e angosciato.
-Credo
che.. che sia meglio finirla qui- queste parole gli uscirono dalla bocca
senza neppure collegare la bocca al cervello. Tutte le preoccupazioni di Kitty
si erano avverate e la delusione e la tristezza iniziarono a farsi sentire.
-Perché?-
balbettò con una voce strozzata.
-Credo
che saresti solo un ostacolo per..- Lui non fece neanche in tempo a
finire la sua frase, che Kitty gli mollò un ceffone in pieno viso. Aveva la
faccia girata a destra con la guancia, che gli pulsava forte, eppure il riccio
non disse nulla perché sapeva che era solamente un’idiozia quella che le aveva
detto, ma non voleva che venisse coinvolta in cose pericolose, che verranno
imposte dai produttori: era troppo importante per lui la sua sicurezza, anche se
voleva dire odio. Lei era oramai in piedi con i pugni serrati, cercando di
combattere contro tutto se stessa per non piangere.
-Questa
cazzata te la potevi risparmiare. Chi è?- si arrabbiò la bionda
-Chi?-
domandò confuso Harry, alzandosi.
-Chi
ti sei fatto- continuò, aumentando la sua presa alla sua
maglietta.
-Perché
mi..- si bloccò nuovamente da solo per capire cosa fare ovvero negare
oppure andare fino in fondo. Ad Harry era stato spiegato davvero bene cosa
sarebbe accaduto se lui avesse ancora una fidanzata. E questa cosa lo
spaventava molto: non voleva che una ragazza meravigliosa come Kitty fosse
coinvolta. Si sarebbe sentito solo in colpa per averle rovinato la vita, mentre
lui realizzava il suo sogno. Sapeva benissimo che era sbagliato, ma non aveva
nessuna scelta. Cosi scosse la testa e finse un sorriso ironico, mentre dentro
il suo cervello e il suo cuore stavano facendo a gara per fermarlo in tempo.
-Mi dispiace, Kitty- bisbigliò, facendole cadere il mondo addosso
per la prima volta. I suoi occhi celesti iniziarono ad inumidirsi, ma non usci
altro che un sorriso amaro.
-Non
è possibile. Dio quanto sono deficiente- esclamò tra sé e sé,
allontanandosi di pochi metri, passandosi una mano tra i capelli.
-Amore
andiamo..- finse di rimediare Harry, mentre nella sua testa si stava
maledicendo in quasi tutte le lingue del mondo.
-Amore?
Amore? Dopo quello che hai fatto hai il coraggio di chiamarmi amore? Che razza di
persona sei? Pensavo che fossi cambiato, fossi maturato. Invece sei il solito
bastardo egocentrico di sempre- urlò, spintonandolo all’indietro per
sfogare la sua rabbia, sebbene non ci riusciva per nulla.
-
Non c’è stato nulla. Solo.. solo sesso- mentì, inclinando la voce. Lei
lo guardò incredula e, oramai al limite, corse via da lui con le lacrime, che
le percorrevano il viso. Kitty correva per quelle maledette scale, che non
finivano più, e, inciampando negli ultimi gradini, finì per terra, rotolando
fino al muro. Si sbucciò il ginocchio e si gonfiò, ma quel dolore era tutto
inutile rispetto a quello, che stava provando all’interno.
Si
mise le mani sulla faccia e i suoi singhiozzi si fecero sempre più udibili. Era
la prima volta che si sentiva come se le mancasse la terra sotto i piedi. Era
la prima volta che sentivo quella sensazione di vuoto e depressione, che la
prendevano.
Era
la prima volta in cui era veramente distrutta.
D’altra
parte, quel ragazzo conosceva la dolce Kitty e, nonostante volesse fare marcia
indietro e dire a tutti che non l’aveva trovata, una parte di lui voleva
dimostrarle che era cambiato. Voleva dimostrarle che non era il vecchio ragazzo,
che odiava, ma, con quei due anni passati a uccidersi da solo per la stupida
decisione, voleva sottolineare il fatto che era cambiato in meglio. Che lei
l’aveva cambiato in meglio. Così prese il cellulare e mandò un messaggio al suo
amico. Quel piano poteva iniziare. Il
silenzio tra i due era davvero profondo, si potevano solo sentire i
chiacchiericci di persone attorno a loro. Lei persa nei suoi pensieri, mentre
lui, nervoso, si guardò intorno, ma si soffermò sulla musica, che stava
ascoltando Kitty. Spalancò lievemente gli occhi per la sorpresa. Aveva visto
con i suoi stessi occhi lo spartito strappato in mille pezzettini insieme al
cd. Abbassò il viso e i suoi occhi verdi sembravano riprendere quel poco di
speranza. Si alzò senza farsi notare perché il suo amico sarebbe salito alla
prossima fermata.
Settima
fermata: quella decisiva. Un biondino salì con una chitarra in mano.
Quell’autobus ripartì e con esso la melodia da parte della chitarra. Il
ragazzo, seduto accanto a Kitty, lo raggiunse e si spogliò di quel fastidioso cappotto e di quei Ray-Ban.
Alla melodia fu subito aggiunte le parole. In quel momento, in quel preciso
momento per essere chiari, il telefono di Kitty l’abbandonò completamente,
spegnendosi non dando più segni di vita. Lei imprecò a bassa voce, ma non
appena sentì una voce troppo famigliare per i suoi gusti, si voltò e spalancò
gli occhi in una maniera disumana. Vide Harry Styles, il suo ex, e Niall Horan,
il suo migliore amico, insieme, qualche fila più infondo, canticchiare acusticamente
quella canzone, di cui si era goduta Kitty per tutto il viaggio. Si alzò,
tenendosi al paletto giallo del bus, ma le sue gambe tremolanti non le
permisero di stare per tanto in quella posizione. Fece dei passettini verso di
lui, eppure sembrava che avesse qualcosa ai piedi, che non le facevano fare
nulla. Era troppo scioccata per fare qualcosa di sensato, soprattutto quando lo
vide avvicinarsi a lei. In quel preciso istante, le porte si aprirono e,
prendendo ogni cosa, iniziò a correre fuori da lì, anche se a casa sua
mancavano ancora tre fermate. Non poteva farcela, non poteva far finta di
niente e buttarsi tra le sue braccia, ma comunque non poteva far finta di ostinarsi
di essere andata avanti quando non era assolutamente vero. Doveva resistere dall’impulso
di indebolirsi e dimostrarsi debole. Doveva solo cercare di non farsi
distruggere nuovamente.
Harry,
ciononostante, iniziò a correrle dietro perché voleva aggiustare tutto. Voleva
riprendere e ritornare a quei bei tempi. Sapeva benissimo la testardaggine
della sua Kitty, ma non gli importava in quel momento. Importava solo di
riaverla.
-Kitty,
fermati- urlava disperatamente, ma la ragazza non lo ascoltava. Fino a
quando la sua corsa rallentò poiché il fiatone si sentiva sempre di più, mentre
la corsa di Harry aumentò, arrivando a prenderle la mano.
-Andiamo
nonna, non puoi terminare così!- si lamentò Kyle, l’altro bambino.
Questa volta il signore fu quello, che rispose alle loro lamentele, e lo fece
semplicemente prendendo la mano della moglie, facendo incrociare anche le loro
fedi. Una ragazza, più o meno, sui trent’anni, sorrise dolcemente a quel gesto
e guardò suo fratello maggiore con uno sguardo sognante. Quest’ultimo ricambiò
e, anche se era un po’ stanco di quella storia, era sempre piacevole
ascoltarla: li faceva tornare da bambini.
-Vi
prego nonni- questa volta fu Cammie.
-Bambini
è ora di andare a dormire- annunciò Destiny, la figlia dei due signori
cinquantenni.
-Cosa
no? Nonna Kat ci deve finire di raccontare la storia- piagnucolò Joel,
notando che il padre lo stava andando a prendere in braccio.
-Ve
la finisco di raccontare domani, promesso- esclamò la nonna, facendoli
gioire. Lei scoppiò a ridere, contagiando anche il marito. Tutti i bambini salutarono i due nonni e,
insieme ai rispettivi genitori, andarono a letto. I due signori vennero
lasciati soli.
-Per
quanto gliela vuoi raccontare?- chiese Harry divertito
-Fino
a quanto non ti incontrerò di nuovo alla settima fermata- rispose Kitty,
baciandolo. Lui scoppiò a ridere.
-Ti
amo Hello- sussurrò, intrappolandola a sé.
-Ti
amo anch’io Hazza- rispose, stringendosi a lui.
Passarono vent’anni dopo, sulla loro fredda e triste lapide c’era solamente una frase, che risplendeva sempre di più: “Harry e Katlin, il cui amore ci impiegò solamente sette fermate per arrivare”
Heilà :)
Mi mancava scrivere qualche OS.
Spero che vi sia piaciuta :)
Magari mi potete lasciare anche un piccolo parere, anche di due righe per farmi sapere, appunto, se vi è piaciuta.
In ogni caso, ringrazio di cuore chi lo fa, chi la legge e chi la mette tra preferiti/seguiti/ ricordate.
Ciaooo x
_browns eyes_
Ps: prima di lasciarvi con una foto di Harry
(*^*) vi andrebbe di passare da queste ff? Magari lasciando anche qui
un piccolissimo pensiero :)
-http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2301655&i=1 (mia su Louis)
-http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2298000&i=1 (mia su Zayn)
-http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2621549&i=1 (della mia
migliore amica sempre su Louis e merita essere letta perché
è una ragazza davvero brava a scrivere! Ve lo posso
giurare u.u)