CAPITOLO
DIECI
C'è
una strada
che va dagli occhi al cuore senza passare per l'intelletto.
Gilbert
Keith Chesterton
RACHELE’S
POV
Casa Salvatore,
quel giorno, era veramente colorata
a festa.
Tre palloncini
colorati erano legati ai lati della
porta d’ingresso e nel salotto regnavano coriandoli e altri
palloncini legati
alle tende.
Su un tavolo
centrale era posta una tovaglia bianca
ricamata e su di essa vi erano bicchieri e piattini di carta di Winnie
The
Pooh.
Tutto era molto
tenero e mi ricordava tanto i miei
compleanni di quando ero bambina.
Emanuele, in una
passeggiata silenziosa e piuttosto
timida, mi aveva portato a casa sua, da dove, già dalle urla
fuori la porta
d’ingresso, si scorgeva la presenza di bambini.
Io ero seduta
sul divanetto in panna del salotto e
osservavo i bambini giocare tra di loro e avventarsi su patatine e pop
corn
insieme alla mamma di Emanuele che mi aveva accolto calorosamente e che
li aiutava a non sporcarsi e a sedersi composti.
-Lo so, sono
delle pesti.- esclamò Bobby sedendosi
accanto a me, dopo aver messo la torta da me fatta in frigo.
-No, sono
carinissimi, invece! Adoro i bambini e
anzi…mi dispiace non avere nessun regalino per tuo fratello.
-No, ma scherzi?
La tua presenza basta.
-Troppo dolce.-
dissi sorridendo e con la guance
delle stesso colore di una mela rossa.- Comunque ho
un’idea…non darmi i soldi
della torta, tanto ti avevo detto che li avrei presi a casa tua, voglio
offrirgliela io a Luca.
-Non se ne parla
proprio, una torta così bella ti è
costata più di un’ora e mezza di lavoro ed
è giusto che tu riceva quanto ti
spetta.- mi disse guardandomi con i suoi occhioni blu.
Ma
perché era così bello? E poi i suoi capelli
avevano un profumo stupendo e sembravano dirmi ‘Rachele
toccaci pure’.
-Ehi Rachele ci
sei?-mi chiese, con un espressione
tra il sorpreso e il divertito.
-Oh
sì certo, scusa! No, Bob insisto…ti prego.- dissi
facendogli gli occhi dolci.
Le miei iridi
erano semplicemente marroni, ma se
volevo sapevo fare degli occhioni da gatto degli stivali di Shreck con
i
fiocchi.
-No, no e poi
no.- disse iniziando a sorridere per
la mia espressione.
-Pleaseeee…
-Mamma
è vero che Rachele non deve
neanche pensare di non farsi pagare la torta?
La signora
Salvatore che aveva corti capelli mossi e
biondi, mi guardava con i suoi occhioni neri, e diede ragione a suo
figlio.
-La prego
signora, altrimenti mi sento in imbarazzo
senza regalo.
-Sei testarda
Rachele, è vero?- mi chiese sorridendo
la mamma del biondo.- Mi piaci ancor di più- concluse ,
facendo colorare le mie
gote, e sparendo in cucina.
-Uff, facciamo
allora a metà?-chiese, in tono
arrendevole.
-Sììì,
va bene!-esclamai euforicamente.
-Ma sappi che
non sono d’accordo.- disse aprendo la
mia mano e dandomi solo metà dei soldi che mi doveva.
Lo sfiorare la
sua mano mi provocò dei brividi…wow,
ma cosa diamine mi aveva fatto questo ragazzo?
-Luca ringrazia
Rachele, la torta è un suo regalo.
-Grazie
Rachele.- disse il bambino biondo e dagli
occhi azzurri.
-Un regalo a
metà.- lo corressi.- figurati
bellissimo!- dissi sorridendo.
-Ti va di andare
in giardino?-mi chiese ad un certo
punto.
-Volentieri.-
dissi notando che Luca stava giocando
con dei dinosauri di gomma con due bambini suoi coetanei.
Tutti e tre
indossavano dei capellini a forma conica
di cartone sempre del famoso orsetto dalla maglietta rossa.
-Dove
andate?-chiese il fratellino di Emanuele.
-In giardino
Luca, perché? Hai bisogno di qualcosa?
-No, no.-disse
con la sua vocina da bambino.
-Scommetto che
vai a sbaciucchiarti con la tua
fidanzata, è vero?-chiese un bimbetto dai capelli ricci e
rossicci, facendo
arrossire me e il
biondo al mio fianco,
e facendo ridere gli altri due.
-Michael
calmati, altrimenti dico a tua madre che
hai forato tu le ruote della macchina del signor Bianchi.
Il bambino
sbiancò e questa volta fui io a ridere,
come Luca e l’altro ragazzino.
Il giardino era
un qualcosa di assolutamente
meraviglioso. Piccolo ma ben curato, con vari vasi di peonie, rose
rosse e
gialle, e varie margherite. Il prato era di un bel verde e un piccola
panchina
ad altalena fronteggiava una finestra da cui si notava il salotto dove
c’erano
i bambini.
-Wow
è bellissimo, quando mi sposerò ne
vorrò
anch’io uno così in casa mia.- esclamai andandomi
a sedere sull’altalena,
seguita da Bobby.
-Grazie, mia
mamma è una con il pollice verde, come
si dice.
-Si vede!
E’ tutto splendido.
-Qual
è il tuo vero colore di capelli Rachele?- mi
chiese Emanuele ad un certo punto.
-Castani, sono
color castagna!- risposi
sorridendogli.
-Oh…no
perché sei bella bionda, ma secondo me mora,
lo saresti ancor di più.
-Volerò
dal parrucchiere, allora.- dissi con le faccia
in fiamme.
Dopo qualche
dondolio avanti e indietro, e qualche
minuto di imbarazzante silenzio, Emanuele prese parola.
-Ehm…Senti…
Rachele…tu hai un fidanzato?-mi chiese
guardando un vaso che lo fronteggiava.
-Come? No, no
single, sono single.- risposi facendo
seguire alla mia risposta una risatina isterica.
Cosa voleva
dirmi? Perché questa domanda?
-Capisco…allora
ti piacerebbe uscire qualche sera
con me?-mi chiese ora guardandomi negli occhi.
Era un
appuntamento??
Eh no Bobby,
così mi fai morire!
-Certo,
assolutamente!-gli risposi sorridendo.
-Oh
forte…bene!
Ricambiò
il sorriso e diede una sbirciata alle pesti
in salotto. Per fortuna stavano ancora giocando con i loro dinosauri di
gomma.
***
ESMERALDA’S
POV
Il viaggio di
ritorno a casa fu piuttosto
tranquillo.
Mia mamma e mio
padre ci avevano salutato molto
calorosamente e mia madre mi aveva detto all’orecchio che la
fotografia
l’avrebbe conservata nel suo album dei ricordi.
Ed ora eravamo
in macchina.
Il cielo era
già bruno e io guardavo fuori dal finestrino
i lampioni e i palazzi illuminati che mi sfrecciavano davanti.
-Hai dei
splendidi genitori.- mi disse lo spagnolo
ad un certo punto.
-Grazie, sono un
po’ particolari ma sono fantastici.
-Si vede che ti
vogliono tanto bene.
-Già
anch’io ne voglio tanto a loro.
-Sì…
-E i tuoi
genitori, Gabriele?- chiesi più per far
passare il tempo, che per altro…
-Vivo con loro e
Luz. Mio padre è un venditore di
mobili per la casa, mentre mia madre è una commessa.
-…
capisco!
Dopo circa
un’ora di guida silenziosa e occupata
dalla musica della radio, il moro riprese parola.
-Secondo te, il
padre di Rachele, mi darà il lavoro?-
mi chiese, con lo sguardo fisso sulla strada.
-Bah…penso
di sì!- risposi continuando a guardare
ancora fuori il finestrino.
-Anche se a te
piacerebbe se non mi desse il posto,
giusto?
-Cosa te lo fa
pensare?- chiesi ridendo.
-Il fatto che
non sembri sopportarmi.- rispose.
-Non prenderla
sul piano personale, come ti ho detto
questa mattina, tutti voi maschi non mi piacete!
-Vorrei tanto
riuscire a capire il motivo. D’altronde
me lo merito, no? Mi sono preso una grossa responsabilità
con i tuoi!
Si
fermò ad un semaforo rosso.
-Non mi pare di
averti costretto con i miei! E
comunque, prova ad arrivarci da solo, secondo te, per quale motivo non
vi sopporto?-
domandai curiosamente, questa volta volgendo il mio sguardo sul suo
profilo…ben
fatto.
Il fatto che
fossi Miss Acidità non implicava che
non potessi apprezzare le sue doti estetiche.
-Mhm…qualche
ragazzo che non si è comportato bene
con te, suppongo, come ti dicevo quel ragazzo della pizzeria,
mi…non so come dire…mi
spinge a pensare a qualcosa.
-…
Cerca di andare più a fondo.
-Uh…un
tradimento?
Tradimento,
tradimento, tradimento…
Mi rimbombava in
testa come un’eco.
Dio come faceva
male sentire quella parola…dopo
ancora due anni, la ferita bruciava ancora. Colpita e affondata.
-Okay basta
parlare di questo. Confidenza per
confidenza…chi è la ragazza nella foto che era
legata allo specchietto
retrovisore?
Non potevo
permettergli di entrare nella mia vita
così a fondo.
-Basta parlare
di questo…ehm…okay! Quella ragazza,
chiedi? Beh, ti ho detto che volevo conoscerti facendoti conoscere me
stesso,
dunque te ne parlo. Si chiama Almudena, è stata la mia
fidanzata per cinque
anni, è spagnola e l’ho conosciuta per mezzo della
mia famiglia. E’ infatti la
figlia di alcuni amici dei miei. Poi otto, nove mesi fa, mi ha lasciato
per un
ragazzo italiano, dicendomi che ero troppo semplice e con poco fegato,
per i
suoi canoni, e che era stufa del nostro “monotono”
rapporto.- disse guardando
la strada davanti a sé.
Non sembrava
particolarmente triste mentre lo
diceva, piuttosto il suo tono di voce era piatto e forse un
po’…deluso.
Non potevo
negare che anche certe ragazze erano
delle vere idiote.
Cioè
dopo cinque anni…liquidare un ragazzo con delle
paroline così tanto da film, ma anche così
amare…assurdo!
-Mi dispiace,
consolati sapendo che più o meno è
successa la stessa cosa a
me.
Okay,
l’avevo detto. Ormai era chiaro come il sole
il motivo per cui non sopportavo un ragazzo, ma per i dettagli, lo
spagnolo avrebbe
dovuto aspettare.
-L’avevo
capito! Però se posso permettermi,
Esmeralda, sbagli veramente tanto, ma tanto, a non voler più
aprire il tuo
cuore, per certi individui.
-In
realtà non avresti potuto permettermi! In ogni
caso, decido io ciò che è bene o male, non di
certo tu!
Wow…acidità
mode on.
-Okay, s-scusa.
-In ogni caso,
fra due settimane, luna-park, cinque
e mezzo. Ci stai?
-Cosa? No, che
non ci sto!
-Come
no?…il discorso di prima… sul fatto che dovevo
dimostrarti che ci sono anche bravi ragazzi... Ricordi?
-Uff…eh
va bene!
Ma da dove mi
era venuto di accettare?
-Bene, allora
siamo arrivati!-disse ad un certo
punto fermandosi di fronte il mio palazzo. Ma nell’esatto
istante mi arrivò un
messaggio.
Da:
Rarà
Esmeee <3
Oh Dio, non ci
crederai!! Emanuele(l’allievo per cui ho una cotta) mi ha
invitato ad uscire
con luiiii <3<3
Sono stra
felice,
domani ne parliamo a lavoro.
Spero tu abbia
avuto
una bella giornata, notte.
Ti voglio tanto bene
^^
-Ah Spagnolo
senti qua, il tuo amico ha invitato Rachele
ad uscire con lui. Volevi che si avvicinassero di più, ed
è successo senza che
tu facessi nulla.- dissi, guardando lo schermo del mio smartphone.
-Wow…me
lo aspettavo però. Stanno bene insieme. Eh
sì, senza il mio aiuto…Emanuele ci ha sempre
saputo fare con le ragazze.- disse
sorridendo sinceramente, guardandomi
e
tenendo le mani posate sul volante.
-Mi raccomando a
dirgli di trattare con i guanti
bianchi la mia amica. E’ una delle persone a cui tengo di
più.- dissi
guardandolo.-…Mhm…Va bene, allora a domani! Sii
puntuale a lavoro. Il signor
Raffaldo ti dirà ciò che ha deciso.
-Sì Italiana.
Ah p-posso aprirti
io la portiera?
-No!- risposi.-
Eh comunque la prossima volta, fallo
senza chiedere.- gli dissi, curvando metà labbra.
Mi sorrise e poi
scesi dall’auto.
Aprii il portone
di casa e voltandomi notai che
Gabriele era appostato ancora fuori.
-Che ci fai
ancora là?-chiesi con un tono di voce
alto per farmi sentire.
-Aspetto che tu
salga, per stare più tranquillo!-
rispose.
Bah…certo
che di sembrare diverso nei modi, rispetto
ai vari ragazzi che avevo incontrato, lo sembrava. Ma non mi bastava,
poteva
trattarsi anche di una farsa.
***
Come era
facilmente immaginabile, lo spagnolo fu
definitivamente assunto, a tempo indeterminato, come factotum della
pasticceria
“La dolce vita”. E un po’ anche grazie a
me.
Infatti Alfredo,
padre di Rachele, aveva chiesto
anche a noi ragazze come ci sembrasse lo spagnolo, ed avendo adempiuto
abbastanza bene ai suoi incarichi, mi sarebbe dispiaciuto parlarne
male, anche
se il non lavorarci insieme, mi avrebbe tolto un po’ di
impicci.
-Questo sabato
sarà il grande giorno, Esmeee!-
disse…o meglio, urlò euforicamente
Rarà.
-Mhm, dai
racconta tutto.- le dissi, sorridendole a trentadue
denti. Mi faceva molto piacere vederla felice.
Intanto lo
spagnolo, stava lucidando la cassa,
sorridendo tra sé e sé, forse aveva ascoltato.
-Praticamente
ieri, dopo ciò che ti ho raccontato
prima sul compleanno del fratellino, Bobby mi ha proposto di uscire con
lui
sabato, al cinema. Mi ha detto che in una sala trasmetteranno
“Ti amavo senza
saperlo” con Fred Astaire, il ballerino più bravo
al mondo, il mio attore
preferito, il mio mito…insomma, cosa posso chiedere di
più?- chiese con gli
occhi che le brillavano.
-Direi nulla Rarà, divertiti e fidanzatevi ufficialmente, per una buona volta.- dissi, ridendo e facendo scoppiare a ridere lo spagnolo, che poi si allontanò subito in laboratorio.
Lo
guardai, lanciandogli un'occhiataccia.
-Esmee, da
quando in qua vesti i panni di Cupido?-chiese
stupita la mia amica.
-Beh da quando
ho visto che sei innamorata!- dissi, vedendola
arrossire e andando anch’io in laboratorio.
Gabriele stava
spegnendo due forni, e stava
confezionando due torte che ci erano state ordinate.
-E
così ammetti che ci sono anche bravi ragazzi?- mi
chiese.
-Cosa te lo fa
pensare?- domandai curiosamente, scongenlando della panna e degli
strumenti per monatarla.
-Il semplice
fatto che tu sproni la tua amica a legarsi
con il mio migliore amico!
-Cos’è,
origli le mie conversazioni?
-No!
Semplicemente, avete un tono di voce che tutti
potrebbero ascoltare. Allora, mi rispondi?
-Dico solo che
ci possono essere dei casi a parte.
-I-In cui io non
rientro , giusto?-chiese ora con il
suo fare timido.
Secondo me
soffriva di bipolarità! L’avevo
conosciuto timido e riservato , però, mi aveva anche
mostrato dei lati più
audaci e sicuri di sé. Lo guardai e poi, senza rispondergli,
ritornai da
Rachele.
Ah…perché
mi sentivo così confusa? Non ero riuscita
a dargli una risposta, cosa molto strana per una come me, dalla battuta
sempre
pronta! Il problema era che neanch’io sapevo cosa mi stava
succedendo. Non
avevo raccontato a Rachele le sensazioni post bacio e il fatto che il
mio cuore
aveva bussato alla mia cassa toracica più velocemente.
Già la brillante idea di
mia madre le era piaciuta tantissimo, figurarsi se le avessi detto che
mi aveva
reso strana quel semplice tocco di labbra. Si sarebbe sicuramente fatta
troppo
filmini mentali, in cui non mi andava di incappare!!
Dopo qualche
minuto, notai che seduti ai tavolini
del giardino della nostra pasticceria c’erano due ragazzi,
così, provvista di
taccuino e penna mi avviai.
Intanto Rachele,
mi disse che sarebbe salita su dal
papà, per chiedergli il turno di lavoro di sabato.
-Esmeralda, stai
andando da quei due ragazzi?-chiese
lo spagnolo.
-Sì,
perché?
-Spetterebbe a
me.- disse mettendo le mani nelle
tasche del suo nuovo grembiule. Ora era a tutti gli effetti un
dipendente della
nostra attività.
-Vado io,
tranquillo! Tu pensa a liberare dalle
tazzine sporche il tavolino accanto.
Così
io e Gabriele uscimmo dal laboratorio e andammo
incontro ai due clienti. Uno era biondo, e l’altro era bruno
con le guance
coperte da un po’ di barba.
Appena mi
avvicinai al tavolino, i due si lanciarono
un’occhiata maliziosa. Non mi piaceva…
-Salve, posso
portarvi qualcosa?- chiesi.
Intanto uno dei
due giovani, vidi, con la coda
dell’occhio, che mi squadrò da capo a piedi. La
cosa non mi convinceva, o
meglio non mi piaceva il suo sguardo.
-Salve
splendore…tu cosa ci consigli?- chiese quello
biondo, in tono troppo…particolare.
-Beh tutti i
nostri prodotti sono ottimi, poi penso
sia una questione di gusti.- risposi, cercando di non badare allo
sguardo fisso
sulle mie gambe di quel tipo.
-Che ne dici di
una bella bevanda…ghiacciata, Nick?-
chiese sempre il biondino.
-Esmeralda,
Rachele ti sta chiamando, ci penso io ai
ragazzi!- disse ad un certo punto, sorprendendomi, Gabriele.
Forse si era
accorto di quei sguardi fin troppo
audaci, e mi stava aiutando.
-Sì,
okay.- dissi prontamente allontanandomi, ma fui
bloccata dalla mano del tipo bruno che si posò sul mio
braccio.
-Calma
dolcezza.- disse il moro.
-Non la
toccare.- sibilò, con una strana luce negli
occhi, Gabriele, che intanto si era avvicinato.
Non
l’avevo mai visto così. Cavoli che
situazione…non mi aspettavo che le cose sarebbero andate in
questo mondo.
Ero una ragazza
dalla lingua tagliente, ma in questo
caso, avevo un po’ di paura…
Rivolsi uno
sguardo all’interno del locale, tentando
di segnalare con gli occhi, la situazione, a Rachele, ma non era ancora
scesa.
Per la miseria!!
-E chi lo dice?
Tu? Cosa sei, uno straniero, no?
Argentino, forse…
-Sono italiano
quanto te, ma ho origini straniere,
problemi?- rispose lo spagnolo, avvicinandosi a me, e togliendo la mano
di quel
tipo orrido da me.
Aveva lo stesso
tono di voce che usò alla scuola di
ballo, quando lo chiamai spagnolo.
“…
-Con
chi se lo merita, sì, spagnolo!
-Io
sono italiano quanto te!
-Dal
tuo accento non si direbbe!
-Mhm…se
la metti su questo piano, hai ragione! Pensandoci anche tu dal tuo viso
non
sembri acida, ma lo sei!
Touché…”
La mia mente
tornò a quel momento, e solo allora mi
accorsi che ero stata davvero…cattiva, a sottolineare la sua
nazionalità.
Volevo per caso offenderlo, chiamandolo
“spagnolo”?? Ero stata una strega. Ero
miss Acidità, ma non miss cattiveria.
-Sì,
non parliamo con gli stranieri, noi!- disse il
biondino.
Anche razzisti,
di bene…in meglio.
-Sentite, gente
del vostro calibro non è ben accetta
in questo locale. Adesso, se non vi dispiace e anche se vi dispiace a
me non
importa, siete pregati di andarvene o altrimenti sarò
costretta a chiamare il
proprietario del locale, poi la polizia.- dissi, fronteggiandoli.
Meno male che
non erano presenti altri clienti,
altrimenti avremmo dato loro un teatrino non molto piacevole.
-Uh Uh, la
polizia addirittura…ce ne andiamo
tranquilli, perdenti! Rossa non sei poi neanche così bella.-
disse il biondo.-
E che al mio amico sono sempre piaciute le rosse.- continuò
ghignando.
A quel punto si
alzarono, lanciarono un’occhiataccia
a Gabriele che la ricambiò con enfasi, e se andarono.
Dopo un
po’ , quest’ultimo mi si avvicinò.
-Stai bene? Ti
ha fatto male al braccio, quel…quel…tipo?-
chiese con tono preoccupato.
-S-sì,
sto bene.- dissi prontamente.- Non devi
preoccuparti per me, quelle persone capitano nel nostro locale, ogni
tanto.
-Certo che mi
preoccupo, Esmeralda! Ma hai visto
come ti osservava quello con i capelli castani? E quello biondo,
vogliamo
parlarne…- non mi guardava negli occhi mentre diceva queste
cose, e il suo tono
era arrabbiato.
-Dall’elementari
che conosco tipi come quelli!
Razzisti che appena sentono e vedono un accento diverso e una
carnagione
abbronzata, ti prendono in giro, ti perseguitano, ti fanno del male
psicologico…o quando vedono una bella ragazza si avventano
su di loro come le
cozze sugli scogli! Appena si ripresentano o viene qualche mal
intenzionato tu
chiamami subito, claro?- concluse il suo discorso, con un tono molto
agitato.
Quasi come se avesse vissuto da vicino situazioni spiacevoli con certi
bulletti.
Evidentemente
aveva subito atti di bullismo da
bambino, per parlare così…chissà
perché ma nel mio cuore mi parve di sentire un
‘crack’…come se si fosse rotto qualcosa.
-Grazie
Gabriele.- risposi sinceramente, e poi non
so da dove mi venne, ma lo abbracciai…
Gabriele rimase,
con le braccia distese lungo i
fianchi, sorpreso dal mio gesto, poi lentamente e timidamente
posò prima una, e
poi l’altra mano sulla mia schiena.
-Scusa se, in
questi giorni, ti chiamavo spagnolo,
quasi dispregiativamente! – dissi sul suo petto.
Aveva un buon
profumo, di talco e pulito.
Poi dopo qualche
secondo, tentai di allontanarmi,
essendomi resa conto del mio gesto
troppo…affettuoso…io odiavo i ragazzi, e ora
ne abbracciavo uno che non fosse mio padre o Alfredo? Dovevo stare poco
bene…non si può cambiare mentalità e
modo di essere in meno di dieci giorni.
Tentai,
appunto…riuscii, infatti, a fare solo
qualche passo, ma poi Gabriele , prese la mia mano e mi
riavvicinò al suo petto
e dopo un po’ fece scontrare i nostri occhi…wow
erano bellissimi, così luminosi,
così profondi, due lune piene perfette. Ci mancavano solo
delle stelline
all’interno dell’iride, per far sembrare le pupille
proprio due manti notturni.
Dopo qualche
secondo, il moro si avvicinò
pericolosamente a me, per poi darmi un bacio sulla fronte. In quel
momento
capii ufficialmente che la mia vita stava cambiando.
TO BE
CONTINUED…
L’angolino di Novalis
Ciaoo ragazzi!
Come va?
Mi scuso per il
ritardo, ma la scuola a maggio è
peggio del solito, tra ultimi compiti e interrogazioni…non
vi dico!! Estate
vola ad arrivare xD
Un capitolo
pieno di piccole confessioni, che dite?
Vediamo un rapporto Esme e Gab che si sta evolvendo piano piano.
Vediamo cosa
accadrà ;)
Ringrazio come
sempre tutti coloro che leggono e
seguono questa storia, in particolar modo a elev e Sun_Rise93, le uniche a cui sembra interessare
veramente la mia
storia, viste le loro costanti e belle recensioni! Siete stupende
<3
Scrivere
è la più grande passione, e da
“grande” mi
piacerebbe intraprendere un lavoro nell’ambito della
scrittura, ecco perché
pubblico mie storie su un sito pubblico, per poter far sì
che i miei scritti
siano sottoposti al giudizio di tante persone, e quindi per poter,
così,
migliorare e crescere come autrice. Spero tanto che qualche lettore
silenzioso inizi
a lasciarmi qualche suo commento, positivo o negativo che sia,
altrimenti è
inutile che pubblico la storia…la cancellerò e
pubblicherò , magari, i capitoli
solo a chi è strettamente interessato, per via privata!;)
Nell’ angolo autrice
dello scorso capitolo, scrissi che anche se con pochi commenti,
finché avessi
avuto almeno un lettore pronto a leggere la mia storia ,mi sarebbe
andato bene,
ma ho capito che non è così, perché
espongo pubblicamente i miei scritti proprio
per essere giudicata. Anch’io, all’inizio
ero restia a scrivere commenti, ma ora sono arrivata a scrivere ben 169
recensioni, perché so quanto è importante
ricevere anche solo una parola su ciò
che si pubblica ^^ Dunque, se vi piace questa storia, o anche se vi fa
schifo,
non abbiate timore a scrivermelo ;)
Grazie
dell’attenzione,
Novalis