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Autore: Novalis    31/05/2014    1 recensioni
Quando il cuore ti viene spezzato in mille pezzi, non puoi far altro che raccogliere i cocci e provare a rimetterli insieme, con la speranza che la prossima volta sarà migliore! Ma a non pensarla così c'è Esmeralda, pasticcera studentessa in giurisprudenza che ha un solo obiettivo: evitare i ragazzi! Non a caso il genere maschile è da lei considerato peggio della peste.
Ma se un bel giorno, un paio di occhi neri, e un accento spagnolo si intrufolassero nella sua vita, iniziando a rompere lo scudo che si è costruita attorno al suo cuore?
Seguire il cervello e le proprie convinzioni o il proprio cuore? Ah...questo è il dilemma!
Dal testo:
"-Uff tu e la matematica. La matematica è una materia perfetta, l’amore non lo è. L’amore è pazzia, sogno, lacrime, litigi, sorrisi, farfalle nello stomaco, battiti accelerati, occhi lucidi, sorrisi stupidi e tanto altro, ma non di certo formule, numeri e perfezione. Sei un essere umano Esmeralda, non una macchina. Non puoi programmarti ogni cosa! Gabriele è un ragazzo bellissimo, dolce, gentile ed educato e pian piano ti ha fatto riscoprire quelle sensazioni che avevi sepolto nel tuo cuore da più di due anni."
Spero che la storia vi piaccia! :)
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO DIECI

 

 

 

 

C'è una strada che va dagli occhi al cuore senza passare per l'intelletto. 

Gilbert Keith Chesterton

 

 

RACHELE’S POV

Casa Salvatore, quel giorno, era veramente colorata a festa.

Tre palloncini colorati erano legati ai lati della porta d’ingresso e nel salotto regnavano coriandoli e altri palloncini legati alle tende.

Su un tavolo centrale era posta una tovaglia bianca ricamata e su di essa vi erano bicchieri e piattini di carta di Winnie The Pooh.

Tutto era molto tenero e mi ricordava tanto i miei compleanni di quando ero bambina.

Emanuele, in una passeggiata silenziosa e piuttosto timida, mi aveva portato a casa sua, da dove, già dalle urla fuori la porta d’ingresso, si scorgeva la presenza di bambini.

Io ero seduta sul divanetto in panna del salotto e osservavo i bambini giocare tra di loro e avventarsi su patatine e pop corn insieme alla mamma di Emanuele che mi aveva accolto calorosamente e che li aiutava a non sporcarsi e a sedersi composti.

-Lo so, sono delle pesti.- esclamò Bobby sedendosi accanto a me, dopo aver messo la torta da me fatta in frigo.

-No, sono carinissimi, invece! Adoro i bambini e anzi…mi dispiace non avere nessun regalino per tuo fratello.

-No, ma scherzi? La tua presenza basta.

-Troppo dolce.- dissi sorridendo e con la guance delle stesso colore di una mela rossa.- Comunque ho un’idea…non darmi i soldi della torta, tanto ti avevo detto che li avrei presi a casa tua, voglio offrirgliela io a Luca.

-Non se ne parla proprio, una torta così bella ti è costata più di un’ora e mezza di lavoro ed è giusto che tu riceva quanto ti spetta.- mi disse guardandomi con i suoi occhioni blu.

Ma perché era così bello? E poi i suoi capelli avevano un profumo stupendo e sembravano dirmi ‘Rachele toccaci pure’.

-Ehi Rachele ci sei?-mi chiese, con un espressione tra il sorpreso e il divertito.

-Oh sì certo, scusa! No, Bob insisto…ti prego.- dissi facendogli gli occhi dolci.

Le miei iridi erano semplicemente marroni, ma se volevo sapevo fare degli occhioni da gatto degli stivali di Shreck con i fiocchi.

-No, no e poi no.- disse iniziando a sorridere per la mia espressione.

-Pleaseeee…

-Mamma è vero che Rachele non deve  neanche pensare di non farsi pagare la torta?

La signora Salvatore che aveva corti capelli mossi e biondi, mi guardava con i suoi occhioni neri, e diede ragione a suo figlio.

-La prego signora, altrimenti mi sento in imbarazzo senza regalo.

-Sei testarda Rachele, è vero?- mi chiese sorridendo la mamma del biondo.- Mi piaci ancor di più- concluse , facendo colorare le mie gote, e sparendo in cucina.

-Uff, facciamo allora a metà?-chiese, in tono arrendevole.

-Sììì, va bene!-esclamai euforicamente.

-Ma sappi che non sono d’accordo.- disse aprendo la mia mano e dandomi solo metà dei soldi che mi doveva.

Lo sfiorare la sua mano mi provocò dei brividi…wow, ma cosa diamine mi aveva fatto questo ragazzo?

-Luca ringrazia Rachele, la torta è un suo regalo.

-Grazie Rachele.- disse il bambino biondo e dagli occhi azzurri.

-Un regalo a metà.- lo corressi.- figurati bellissimo!- dissi sorridendo.

-Ti va di andare in giardino?-mi chiese ad un certo punto.

-Volentieri.- dissi notando che Luca stava giocando con dei dinosauri di gomma con due bambini suoi coetanei.

Tutti e tre indossavano dei capellini a forma conica di cartone sempre del famoso orsetto dalla maglietta rossa.

-Dove andate?-chiese il fratellino di Emanuele.

-In giardino Luca, perché? Hai bisogno di qualcosa?

-No, no.-disse con la sua vocina da bambino.

-Scommetto che vai a sbaciucchiarti con la tua fidanzata, è vero?-chiese un bimbetto dai capelli ricci e rossicci, facendo arrossire me e  il biondo al mio fianco, e facendo ridere gli altri due.

-Michael calmati, altrimenti dico a tua madre che hai forato tu le ruote della macchina del signor Bianchi.

Il bambino sbiancò e questa volta fui io a ridere, come Luca e l’altro ragazzino.

Il giardino era un qualcosa di assolutamente meraviglioso. Piccolo ma ben curato, con vari vasi di peonie, rose rosse e gialle, e varie margherite. Il prato era di un bel verde e un piccola panchina ad altalena fronteggiava una finestra da cui si notava il salotto dove c’erano i bambini.

-Wow è bellissimo, quando mi sposerò ne vorrò anch’io uno così in casa mia.- esclamai andandomi a sedere sull’altalena, seguita da Bobby.

-Grazie, mia mamma è una con il pollice verde, come si dice.

-Si vede! E’ tutto splendido.

-Qual è il tuo vero colore di capelli Rachele?- mi chiese Emanuele ad un certo punto.

-Castani, sono color castagna!- risposi sorridendogli.

-Oh…no perché sei bella bionda, ma secondo me mora, lo saresti ancor di più.

-Volerò dal parrucchiere, allora.- dissi con le faccia in fiamme.

Dopo qualche dondolio avanti e indietro, e qualche minuto di imbarazzante silenzio, Emanuele prese parola.

-Ehm…Senti… Rachele…tu hai un fidanzato?-mi chiese guardando un vaso che lo fronteggiava.

-Come? No, no single, sono single.- risposi facendo seguire alla mia risposta una risatina isterica.

Cosa voleva dirmi? Perché questa domanda?

-Capisco…allora ti piacerebbe uscire qualche sera con me?-mi chiese ora guardandomi negli occhi.

Era un appuntamento??

Eh no Bobby, così mi fai morire!

-Certo, assolutamente!-gli risposi sorridendo.

-Oh forte…bene!

Ricambiò il sorriso e diede una sbirciata alle pesti in salotto. Per fortuna stavano ancora giocando con i loro dinosauri di gomma.

***

 

ESMERALDA’S POV

Il viaggio di ritorno a casa fu piuttosto tranquillo.

Mia mamma e mio padre ci avevano salutato molto calorosamente e mia madre mi aveva detto all’orecchio che la fotografia l’avrebbe conservata nel suo album dei ricordi.

Ed ora eravamo in macchina.

Il cielo era già bruno e io guardavo fuori dal finestrino i lampioni e i palazzi illuminati che mi sfrecciavano davanti.

-Hai dei splendidi genitori.- mi disse lo spagnolo ad un certo punto.

-Grazie, sono un po’ particolari ma sono fantastici.

-Si vede che ti vogliono tanto bene.

-Già anch’io ne voglio tanto a loro.

-Sì…

-E i tuoi genitori, Gabriele?- chiesi più per far passare il tempo, che per altro…

-Vivo con loro e Luz. Mio padre è un venditore di mobili per la casa, mentre mia madre è una commessa.

-… capisco!

Dopo circa un’ora di guida silenziosa e occupata dalla musica della radio, il moro riprese parola.

-Secondo te, il padre di Rachele, mi darà il lavoro?- mi chiese, con lo sguardo fisso sulla strada.

-Bah…penso di sì!- risposi continuando a guardare ancora fuori il finestrino.

-Anche se a te piacerebbe se non mi desse il posto, giusto?

-Cosa te lo fa pensare?- chiesi ridendo.

-Il fatto che non sembri sopportarmi.- rispose.

-Non prenderla sul piano personale, come ti ho detto questa mattina, tutti voi maschi non mi piacete!

-Vorrei tanto riuscire a capire il motivo. D’altronde me lo merito, no? Mi sono preso una grossa responsabilità con i tuoi!

Si fermò ad un semaforo rosso.

-Non mi pare di averti costretto con i miei! E comunque, prova ad arrivarci da solo, secondo te, per quale motivo non vi sopporto?- domandai curiosamente, questa volta volgendo il mio sguardo sul suo profilo…ben fatto.

Il fatto che fossi Miss Acidità non implicava che non potessi apprezzare le sue doti estetiche.

-Mhm…qualche ragazzo che non si è comportato bene con te, suppongo, come ti dicevo quel ragazzo della pizzeria, mi…non so come dire…mi spinge a pensare a qualcosa.

-… Cerca di andare più a fondo.

-Uh…un tradimento?

Tradimento, tradimento, tradimento…

Mi rimbombava in testa come un’eco.

Dio come faceva male sentire quella parola…dopo ancora due anni, la ferita bruciava ancora. Colpita e affondata.

-Okay basta parlare di questo. Confidenza per confidenza…chi è la ragazza nella foto che era legata allo specchietto retrovisore?

Non potevo permettergli di entrare nella mia vita così a fondo.

-Basta parlare di questo…ehm…okay! Quella ragazza, chiedi? Beh, ti ho detto che volevo conoscerti facendoti conoscere me stesso, dunque te ne parlo. Si chiama Almudena, è stata la mia fidanzata per cinque anni, è spagnola e l’ho conosciuta per mezzo della mia famiglia. E’ infatti la figlia di alcuni amici dei miei. Poi otto, nove mesi fa, mi ha lasciato per un ragazzo italiano, dicendomi che ero troppo semplice e con poco fegato, per i suoi canoni, e che era stufa del nostro “monotono” rapporto.- disse guardando la strada davanti a sé.

Non sembrava particolarmente triste mentre lo diceva, piuttosto il suo tono di voce era piatto e forse un po’…deluso.

Non potevo negare che anche certe ragazze erano delle vere idiote.

Cioè dopo cinque anni…liquidare un ragazzo con delle paroline così tanto da film, ma anche così amare…assurdo!

-Mi dispiace, consolati sapendo che più o meno è successa la stessa cosa  a me.

Okay, l’avevo detto. Ormai era chiaro come il sole il motivo per cui non sopportavo un ragazzo, ma per i dettagli, lo spagnolo  avrebbe dovuto aspettare.

-L’avevo capito! Però se posso permettermi, Esmeralda, sbagli veramente tanto, ma tanto, a non voler più aprire il tuo cuore, per certi individui.

-In realtà non avresti potuto permettermi! In ogni caso, decido io ciò che è bene o male, non di certo tu!

Wow…acidità mode on.

-Okay, s-scusa.

-In ogni caso, fra due settimane, luna-park, cinque e mezzo. Ci stai?

-Cosa? No, che non ci sto!

-Come no?…il discorso di prima… sul fatto che dovevo dimostrarti che ci sono anche bravi ragazzi... Ricordi?

-Uff…eh va bene!

Ma da dove mi era venuto di accettare?

-Bene, allora siamo arrivati!-disse ad un certo punto fermandosi di fronte il mio palazzo. Ma nell’esatto istante mi arrivò un messaggio.

Da: Rarà

Esmeee <3

Oh Dio, non ci crederai!! Emanuele(l’allievo per cui ho una cotta) mi ha invitato ad uscire con luiiii <3<3

Sono stra felice, domani ne parliamo a lavoro.

Spero tu abbia avuto una bella giornata, notte.

Ti voglio tanto bene ^^

-Ah Spagnolo senti qua, il tuo amico ha invitato Rachele ad uscire con lui. Volevi che si avvicinassero di più, ed è successo senza che tu facessi nulla.- dissi, guardando lo schermo del mio smartphone.

-Wow…me lo aspettavo però. Stanno bene insieme. Eh sì, senza il mio aiuto…Emanuele ci ha sempre saputo fare con le ragazze.- disse sorridendo sinceramente, guardandomi  e tenendo le mani posate sul volante.

-Mi raccomando a dirgli di trattare con i guanti bianchi la mia amica. E’ una delle persone a cui tengo di più.- dissi guardandolo.-…Mhm…Va bene, allora a domani! Sii puntuale a lavoro. Il signor Raffaldo ti dirà ciò che ha deciso.

-Sì Italiana.  Ah p-posso aprirti io la portiera?

-No!- risposi.- Eh comunque la prossima volta, fallo senza chiedere.- gli dissi, curvando metà labbra.

Mi sorrise e poi scesi dall’auto.

Aprii il portone di casa e voltandomi notai che Gabriele era appostato ancora fuori.

-Che ci fai ancora là?-chiesi con un tono di voce alto per farmi sentire.

-Aspetto che tu salga, per stare più tranquillo!- rispose.

Bah…certo che di sembrare diverso nei modi, rispetto ai vari ragazzi che avevo incontrato, lo sembrava. Ma non mi bastava, poteva trattarsi anche di una farsa.

***

 

Come era facilmente immaginabile, lo spagnolo fu definitivamente assunto, a tempo indeterminato, come factotum della pasticceria “La dolce vita”. E un po’ anche grazie a me.

Infatti Alfredo, padre di Rachele, aveva chiesto anche a noi ragazze come ci sembrasse lo spagnolo, ed avendo adempiuto abbastanza bene ai suoi incarichi, mi sarebbe dispiaciuto parlarne male, anche se il non lavorarci insieme, mi avrebbe tolto un po’ di impicci.

-Questo sabato sarà il grande giorno, Esmeee!- disse…o meglio, urlò euforicamente Rarà.

-Mhm, dai racconta tutto.- le dissi, sorridendole a trentadue denti. Mi faceva molto piacere vederla felice.

Intanto lo spagnolo, stava lucidando la cassa, sorridendo tra sé e sé, forse aveva ascoltato.

-Praticamente ieri, dopo ciò che ti ho raccontato prima sul compleanno del fratellino, Bobby mi ha proposto di uscire con lui sabato, al cinema. Mi ha detto che in una sala trasmetteranno “Ti amavo senza saperlo” con Fred Astaire, il ballerino più bravo al mondo, il mio attore preferito, il mio mito…insomma, cosa posso chiedere di più?- chiese con gli occhi che le brillavano.

-Direi nulla Rarà, divertiti e fidanzatevi ufficialmente, per una buona volta.- dissi, ridendo e facendo scoppiare a ridere lo spagnolo, che poi si allontanò subito in laboratorio.

Lo guardai, lanciandogli un'occhiataccia.

-Esmee, da quando in qua vesti i panni di Cupido?-chiese stupita la mia amica.

-Beh da quando ho visto che sei innamorata!- dissi, vedendola arrossire e andando anch’io in laboratorio.

Gabriele stava spegnendo due forni, e stava confezionando due torte che ci erano state ordinate.

-E così ammetti che ci sono anche bravi ragazzi?- mi chiese.

-Cosa te lo fa pensare?- domandai curiosamente, scongenlando della panna e degli strumenti per monatarla.

-Il semplice fatto che tu sproni la tua amica a legarsi con il mio migliore amico!

-Cos’è, origli le mie conversazioni?

-No! Semplicemente, avete un tono di voce che tutti potrebbero ascoltare. Allora, mi rispondi?

-Dico solo che ci possono essere dei casi a parte.

-I-In cui io non rientro , giusto?-chiese ora con il suo fare timido.

Secondo me soffriva di bipolarità! L’avevo conosciuto timido e riservato , però, mi aveva anche mostrato dei lati più audaci e sicuri di sé. Lo guardai e poi, senza rispondergli, ritornai da Rachele.

Ah…perché mi sentivo così confusa? Non ero riuscita a dargli una risposta, cosa molto strana per una come me, dalla battuta sempre pronta! Il problema era che neanch’io sapevo cosa mi stava succedendo. Non avevo raccontato a Rachele le sensazioni post bacio e il fatto che il mio cuore aveva bussato alla mia cassa toracica più velocemente. Già la brillante idea di mia madre le era piaciuta tantissimo, figurarsi se le avessi detto che mi aveva reso strana quel semplice tocco di labbra. Si sarebbe sicuramente fatta troppo filmini mentali, in cui non mi andava di incappare!!

Dopo qualche minuto, notai che seduti ai tavolini del giardino della nostra pasticceria c’erano due ragazzi, così, provvista di taccuino e penna mi avviai.

Intanto Rachele, mi disse che sarebbe salita su dal papà, per chiedergli il turno di lavoro di sabato.

-Esmeralda, stai andando da quei due ragazzi?-chiese lo spagnolo.

-Sì, perché?

-Spetterebbe a me.- disse mettendo le mani nelle tasche del suo nuovo grembiule. Ora era a tutti gli effetti un dipendente della nostra attività.

-Vado io, tranquillo! Tu pensa a liberare dalle tazzine sporche il tavolino accanto.

Così io e Gabriele uscimmo dal laboratorio e andammo incontro ai due clienti. Uno era biondo, e l’altro era bruno con le guance coperte da un po’ di barba.

Appena mi avvicinai al tavolino, i due si lanciarono un’occhiata maliziosa. Non mi piaceva…

-Salve, posso portarvi qualcosa?- chiesi.

Intanto uno dei due giovani, vidi, con la coda dell’occhio, che mi squadrò da capo a piedi. La cosa non mi convinceva, o meglio non mi piaceva il suo sguardo.

-Salve splendore…tu cosa ci consigli?- chiese quello biondo, in tono troppo…particolare.

-Beh tutti i nostri prodotti sono ottimi, poi penso sia una questione di gusti.- risposi, cercando di non badare allo sguardo fisso sulle mie gambe di quel tipo.

-Che ne dici di una bella bevanda…ghiacciata, Nick?- chiese sempre il biondino.

-Esmeralda, Rachele ti sta chiamando, ci penso io ai ragazzi!- disse ad un certo punto, sorprendendomi, Gabriele.

Forse si era accorto di quei sguardi fin troppo audaci, e mi stava aiutando.

-Sì, okay.- dissi prontamente allontanandomi, ma fui bloccata dalla mano del tipo bruno che si posò sul mio braccio.

-Calma dolcezza.- disse il moro.

-Non la toccare.- sibilò, con una strana luce negli occhi, Gabriele, che intanto si era avvicinato.

Non l’avevo mai visto così. Cavoli che situazione…non mi aspettavo che le cose sarebbero andate in questo mondo.

Ero una ragazza dalla lingua tagliente, ma in questo caso, avevo un po’ di paura…

Rivolsi uno sguardo all’interno del locale, tentando di segnalare con gli occhi, la situazione, a Rachele, ma non era ancora scesa.

Per la miseria!!

-E chi lo dice? Tu? Cosa sei, uno straniero, no? Argentino, forse…

-Sono italiano quanto te, ma ho origini straniere, problemi?- rispose lo spagnolo, avvicinandosi a me, e togliendo la mano di quel tipo orrido da me.

Aveva lo stesso tono di voce che usò alla scuola di ballo, quando lo chiamai spagnolo.

 “…

-Con chi se lo merita, sì, spagnolo!

-Io sono italiano quanto te!

-Dal tuo accento non si direbbe!

-Mhm…se la metti su questo piano, hai ragione! Pensandoci anche tu dal tuo viso non sembri acida, ma lo sei!

Touché…”

La mia mente tornò a quel momento, e solo allora mi accorsi che ero stata davvero…cattiva, a sottolineare la sua nazionalità. Volevo per caso offenderlo, chiamandolo “spagnolo”?? Ero stata una strega. Ero miss Acidità, ma non miss cattiveria.

-Sì, non parliamo con gli stranieri, noi!- disse il biondino.

Anche razzisti, di bene…in meglio.

-Sentite, gente del vostro calibro non è ben accetta in questo locale. Adesso, se non vi dispiace e anche se vi dispiace a me non importa, siete pregati di andarvene o altrimenti sarò costretta a chiamare il proprietario del locale, poi la polizia.- dissi, fronteggiandoli.

Meno male che non erano presenti altri clienti, altrimenti avremmo dato loro un teatrino non molto piacevole.

-Uh Uh, la polizia addirittura…ce ne andiamo tranquilli, perdenti! Rossa non sei poi neanche così bella.- disse il biondo.- E che al mio amico sono sempre piaciute le rosse.- continuò ghignando.

A quel punto si alzarono, lanciarono un’occhiataccia a Gabriele che la ricambiò con enfasi, e se andarono.

Dopo un po’ , quest’ultimo mi si avvicinò.

-Stai bene? Ti ha fatto male al braccio, quel…quel…tipo?- chiese con tono preoccupato.

-S-sì, sto bene.- dissi prontamente.- Non devi preoccuparti per me, quelle persone capitano nel nostro locale, ogni tanto.

-Certo che mi preoccupo, Esmeralda! Ma hai visto come ti osservava quello con i capelli castani? E quello biondo, vogliamo parlarne…- non mi guardava negli occhi mentre diceva queste cose, e il suo tono era arrabbiato.

-Dall’elementari che conosco tipi come quelli! Razzisti che appena sentono e vedono un accento diverso e una carnagione abbronzata, ti prendono in giro, ti perseguitano, ti fanno del male psicologico…o quando vedono una bella ragazza si avventano su di loro come le cozze sugli scogli! Appena si ripresentano o viene qualche mal intenzionato tu chiamami subito, claro?- concluse il suo discorso, con un tono molto agitato. Quasi come se avesse vissuto da vicino situazioni spiacevoli con certi bulletti.

Evidentemente aveva subito atti di bullismo da bambino, per parlare così…chissà perché ma nel mio cuore mi parve di sentire un ‘crack’…come se si fosse rotto qualcosa.

-Grazie Gabriele.- risposi sinceramente, e poi non so da dove mi venne, ma lo abbracciai…

Gabriele rimase, con le braccia distese lungo i fianchi, sorpreso dal mio gesto, poi lentamente e timidamente posò prima una, e poi l’altra mano sulla mia schiena.

-Scusa se, in questi giorni, ti chiamavo spagnolo, quasi dispregiativamente! – dissi sul suo petto.

Aveva un buon profumo, di talco e pulito.

Poi dopo qualche secondo, tentai di allontanarmi, essendomi resa conto del mio gesto troppo…affettuoso…io odiavo i ragazzi, e ora ne abbracciavo uno che non fosse mio padre o Alfredo? Dovevo stare poco bene…non si può cambiare mentalità e modo di essere in meno di dieci giorni.

Tentai, appunto…riuscii, infatti, a fare solo qualche passo, ma poi Gabriele , prese la mia mano e mi riavvicinò al suo petto e dopo un po’ fece scontrare i nostri occhi…wow erano bellissimi, così luminosi, così profondi, due lune piene perfette. Ci mancavano solo delle stelline all’interno dell’iride, per far sembrare le pupille proprio due manti notturni.

Dopo qualche secondo, il moro si avvicinò pericolosamente a me, per poi darmi un bacio sulla fronte. In quel momento capii ufficialmente che la mia vita stava cambiando.

 

TO BE CONTINUED…

L’angolino di Novalis

Ciaoo ragazzi! Come va?

Mi scuso per il ritardo, ma la scuola a maggio è peggio del solito, tra ultimi compiti e interrogazioni…non vi dico!! Estate vola ad arrivare xD

Un capitolo pieno di piccole confessioni, che dite? Vediamo un rapporto Esme e Gab che si sta evolvendo piano piano. Vediamo cosa accadrà ;)

Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono e seguono questa storia, in particolar modo a elev e Sun_Rise93, le uniche  a cui sembra interessare veramente la mia storia, viste le loro costanti e belle recensioni! Siete stupende <3

Scrivere è la più grande passione, e da “grande” mi piacerebbe intraprendere un lavoro nell’ambito della scrittura, ecco perché pubblico mie storie su un sito pubblico, per poter far sì che i miei scritti siano sottoposti al giudizio di tante persone, e quindi per poter, così, migliorare e crescere come autrice. Spero tanto che qualche lettore silenzioso inizi a lasciarmi qualche suo commento, positivo o negativo che sia, altrimenti è inutile che pubblico la storia…la cancellerò e pubblicherò , magari, i capitoli solo a chi è strettamente interessato, per via privata!;) Nell’ angolo autrice dello scorso capitolo, scrissi che anche se con pochi commenti, finché avessi avuto almeno un lettore pronto a leggere la mia storia ,mi sarebbe andato bene, ma ho capito che non è così, perché espongo pubblicamente i miei scritti  proprio per essere giudicata. Anch’io, all’inizio ero restia a scrivere commenti, ma ora sono arrivata a scrivere ben 169 recensioni, perché so quanto è importante ricevere anche solo una parola su ciò che si pubblica ^^ Dunque, se vi piace questa storia, o anche se vi fa schifo, non abbiate timore a scrivermelo ;)

Grazie dell’attenzione, un bacio, ^_^

Novalis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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