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Autore: Lady Cheshire    31/05/2014    4 recensioni
Aoi Yamashita è una giovane Idol che sta facendo furore in Giappone, ha appena iniziato e i suoi concerti sono già Sold Out. A lei non interessano film e serie TV, lei vuole cantare, e ci sta riuscendo, il suo sogno sta diventando realtà. Ma Aoi ha anche un altro sogno: Frequentare la scuola. Non ha mai potuto farlo, ha sempre dovuto studiare da privatista, ma ora che potrebbe finalmente farlo, la sua fama glielo impedisce. E’ indipendente, forte, sicura della sua bellezza e del suo talento.
Yuki Ishikawa invece frequenta la scuola normalmente, è entrato a far parte del liceo Ouran con una borsa di studio. Non perché avesse problemi con la retta, semplicemente perché era abbastanza intelligente da poterlo fare. A causa della sua fragile salute non ha mai frequentato la scuola, e ora che può farlo, entra a far parte dell’Host Club. Per caso, per gioco, perché vuole divertirsi e sentirsi parte di un gruppo, anche se apparentemente non sembrerebbe.
Questi due ragazzi che non hanno niente in comune, che sono completamente diversi … sono esattamente la stessa persona.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7 – Ti va di ballare?

    «La prossima domenica parteciperemo ad una festa organizzata da una famiglia con cui stiamo cercando di stringere degli allacci, quindi dovrete essere impeccabili» la voce profonda e autoritaria era arrivata lontana alle orecchie del figlio più giovane.
  «Non temete padre, non vi deluderemo» esordì il secondogenito della famiglia Ootori
   «Oggi dovrete essere al meglio, soprattutto voi due. Hanno una giovane figlia di diciassette anni e non voglio perdere questa occasione» esclamò freddo l’uomo rivolto ai due ragazzi e se il figlio di mezzo sembrava nervoso all’idea del padre, a Kyouya non sembrava importare molto.
  «Di che famiglia stiamo parlando padre?»
   «Della famiglia Ishikawa, principale produttrice di strumentazione medica e medicinali del Giappone» e erano state quelle parole ad accendere lo scarso interesse del giovane ragazzo che, con una nuova luce negli occhi, si era rivolto al padre
 «Non sapevo che gli Ishikawa avessero un’erede femmina» esordì Kyouya
   «A quanto pare frequenta un particolare istituto privato o qualcosa del genere, ma la cosa non mi interessa particolarmente. Il mio principale obbiettivo è convincere suo padre a darla in sposa ad uno di voi due» disse freddo l’uomo per poi dar loro le spalle, congedandoli freddamente.
Era passata una settimana e la domenica era vicina ma ancora Kyouya non aveva detto niente ad Aoi, non riusciva a parlarle senza che venisse trascinata via dai membri del club o dalle clienti. Pareva che l’intero istituto Ouran si fosse coalizzato per impedirgli di parlare con lei. Erano quasi le sei e la ragazza era nei camerini sul retro che si stava cambiando dopo il servizio al Club e tutti gli altri erano nell’aula a rilassarsi.
 «Ehi, che cosa fai domenica sera?» domandò tranquillo Kyouya per poi rendersi conto di come aveva posto la domanda e rimanendo un momento perplesso. Era stato talmente occupato a cercare di parlarle che non aveva pensato in che modo chiederglielo senza che fraintendesse… - Fraintendere cosa? Ѐ una comunissima domanda…- Pensò lui sistemandosi gli occhiali, mentre un rumore dal camerino lo aveva fatto insospettire.
 «Sei caduta?» chiese mentre spostava la tendina senza troppi preamboli e la trovò a terra con la camicia aperta e gli dava le spalle
«Che imbranata, ho perso l’equilibrio… esci per piacere, mi sto cambiando» spiegò la ragazza senza voltarsi. Lui aveva preferito non fare domande ed aveva richiuso la tenda «Come mai questa domanda insolita, Oscuro Signore?»
 «Prima rispondi»
«Domenica io…» iniziò lei, ma la voce di Tamaki la interruppe
   «MAMMINA! Mi pareva di averti già detto che l’incesto è sbagliato!» sbraitò il biondo aprendo di scatto la tenda e parandosi davanti ad Aoi «Oh! Ma Aoi sei svestita! Copriti!» urlò ancora il biondo rosso in viso «E tu non guardare!»
«Era quello che stavo facendo!» urlò indignata allacciandosi la camicia. Sembrava scocciata e Kyouya non aveva potuto che darle ragione, negli ultimi giorni Tamaki era diventato fin troppo appiccicoso nei confronti dei due.
«Ora io me ne vado ma Lord, smettila di fare così, sei fastidioso!» esclamò irritata per poi correre fuori dall’aula di musica.
   «Ma che ha adesso? Volevo solo proteggerla…» disse Tamaki sconsolato, mentre Kyouya sentiva una punta di irritazione irritargli la base della nuca
«E io volevo solo farle una domanda!» esclamò il ragazzo continuando a scribacchiare sul suo quaderno.
   «Ho sentito quello che volevi chiederle! Cosa faceva domenica! La volevi invitare fuori!»
 «Hai preso un granchio, mi serviva solo un’informazione» disse Kyouya mentre chiudeva di scatto il quaderno.
   «Ah…» disse solo il Lord che, svuotato dalle sue elucubrazioni mentali si era trascinato alla finestra perplesso, mentre la ragazza usciva dall’istituto con ampie falcate.
    «Ahi ahi, il Lord ha fatto arrabbiare Aoi» disse Hikaru con tono canzonatorio
     «Che hai combinato stavolta senpai?» chiese Harui esasperata
 «Si è comportato come al solito, ma Aoi è scoppiata… Harui, hai mica il suo numero di cellulare?» domandò Kyouya tra lo stupore generale
     «Tu che non conosci qualcosa dei membri del Club? Che rarità… si, eccolo qua» disse la ragazza mostrandogli il telefono
 «Perfetto, ti ringrazio… e prima che tu cominci a fantasticare, devo farle una domanda a livello informativo!» disse rivolto al Lord per poi ritrovarsi in macchina a fissare il display del telefono. L’aveva salvata sotto “Idol” non riusciva a chiamarla per nome, come non riusciva a chiamarla… Lui non era mai a disagio nel fare telefonate.
-Sono Ootori, non hai risposto alla mia domanda- scrisse sintetico in un sms, al quale però non ricevette risposta. Lo aveva constatato quella sera mentre, uscendo dal bagno, aveva controllato lo schermo del telefono.
 «Ma perché non risponde? Donne… » sospirò scocciato mentre si sdraiava sul letto e inoltrava la telefonata.
«Pronto?» rispose dopo un po’ la ragazza
 «Sono Ootori» disse semplicemente lui, mentre al di la della cornetta calava il silenzio
«Ah… Senpai, hai bisogno di qualcosa?» chiese lei, mentre alle sue spalle nasceva un chiacchiericcio incuriosito
 «Volevo una risposta… ho disturbato?» chiese, più per educazione che per interesse. Non gli importava poi molto se la sua telefonata le aveva creato problemi di sorta
«No figurati… Perché mi hai chiesto di domenica? Se chiedi qualcosa è perché sai già la risposta o ne puoi ricavare qualcosa… FATE SILENZIO VOI!» urlò la ragazza mentre chiudeva la porta. Giusto, ora era ospite dei suoi amici.
 «Infatti… tu rispondi» insistette il ragazzo ancora sdraiato
«Serata in famiglia… » disse cupamente lei
 «Immaginavo. Hai ospiti a casa»
«Il mio ingresso nella società… che bello» disse senza entusiasmo lei, e Kyouya la poteva capire «Ma tu come fai a saperlo?»
 «Ci saremo anche io e la mia famiglia» rispose il ragazzo
«Che bello, qualcuno che non voglio uccidere a mani nudi nel mezzo di un grande salone decorato» scherzò piano, ma la risata era falsa e tirata
 «Sai cosa comporta vero?»
«Si ho dato un’occhiata alla lista degli invitati… che tipo è tuo fratello?» domandò tranquilla lei, sopprimendo una risata
 «Cinico, freddo e arrogante» elencò i difetti del fratello come se nulla fosse, non dicendo che, tutto sommato, sapeva essere tutto sommato una persona sopportabile
«Un te di due anni più grande insomma»
 «Lui non ha gli occhiali»
«Ah, questo cambia tutto… Nah, senza occhiali non mi va bene» ironizzò lei e lui si stupì di trovare un sorriso sulle sue labbra «Seriamente, mi farà piacere vedere qualcuno che conosco alla festa. Cinico per cinico, preferisco il Signore Oscuro a cui sono abituata»
 «Bene, allora ci vediamo domenica...» tornò serio lui, mentre si metteva a sedere
«Già, a domenica. Buonanotte senpai» lo salutò lei, senza staccare la telefonata
 «Buonanotte» salutò anche lui, indugiando per un momento sul tasto rosso che poi premette velocemente mentre la porta di apriva
    «Kyo, ti ammalerai a stare tutto questo tempo senza maglia» lo riprese dolcemente la sorella maggiore del ragazzo
 «Non preoccuparti Onee-chan, sto benone» disse lui mentre si infilava una maglia per farla felice
     «Chi devi vedere domenica? So che è una ragazza, ho sentito la voce!» chiese curiosa la donna
 «La stessa ragazza che vedrete voi, la figlia degli Ishikawa»
     «Tu la conosci? Come? Non era in un istituto femminile?»
 «Segreto» rispose semplicemente lui, accompagnandola alla porta, non aveva voglia di sentire sua sorella che iniziava ad indagare su come, dove e perché conosceva Aoi. Non voleva nemmeno pensarci. Anche se, a ben rifletterci, il ragazzo aveva relegato quella ragazza in un angolo della sua mente con violenza, come se cercasse in ogni modo di liberarsi del suo pensiero che, per tutta risposta, lottava prepotentemente per la sua attenzione.
 «Da quando è arrivata non ha fatto che portare scompiglio» sussurrò sconsolato il ragazzo mentre si rigirava tra le coltri color perla, ben lontano dal sonno che tanto desiderava. Solo quando era solo nella sua stanza dava voce ai suoi pensieri e, nelle ultime settimane, erano riferiti a quell’irritante, sfacciata ragazzina che riusciva sempre a metterlo in difficoltà, ad infastidirlo… a divertirlo. Di solito il suo modo di comportarsi freddo allontanava la gente, persino per i membri del Club lui continuava a rimanere un po’ un mistero, ma lei si era avvicinata lo stesso.
-Sarà istinto materno?- si chiese perplesso il giovane, immaginandosi la ragazza che lo vedeva come una specie di cucciolo abbandonato –E’ possibile, infondo è tipico delle donne provarlo… delle donne e di Tamaki… Quindi io sarei alla stregua di un animale per lei? Non so se considerarlo o meno umiliante… -
 «Questi pensieri non hanno senso» disse piano lui, rigirandosi per l’ennesima volta e riuscendo, finalmente, a cedere al sonno. La sera dopo gli stessi pensieri lo attanagliavano nuovamente, complice il fatto di averla vista in televisione pochi minuti prima di spegnerla con un violenza che lui stesso scoprì inusuale
-Ma che sta succedendo?- si chiese, forse per la milionesima volta, spazientito da quel pensiero.  Aveva persino pensato di parlarne a qualcuno e Tamaki, che casualmente quel pomeriggio si era presentato davanti alla porta di camera sua, era partito subito per la tangente iniziando a narrare uno dei suoi romanzi tutti rose e fiori.
      «Scherzi a parte Kyouya, non farti troppe domande, se deve succedere, succederà. Non puoi volerlo o fermarlo… se ti sei innamorato di Aoi non c’è nulla di male» aveva esordito l’amico quel pomeriggio, mentre lasciava casa Ootori con il solito fare allegro e sorridente.
 «Innamorato… Non diciamo sciocchezze» borbottò lui mentre scendeva le scale e raggiungeva la famiglia in macchina, diretti verso la residenza degli Ishikawa.
    «Qualcosa non va Kyo?» domandò premurosa la sorella
 «No, non preoccuparti»
     «Ora mi rivolgo soprattutto a voi due» tuonò il padre verso ai due figli minori «Vi voglio impeccabili, sarebbe molto gradito se uno dei due colpisse la ragazza, un matrimonio non guasterebbe a nessuna delle due famiglie» disse quando tutti si furono accomodati in macchina «Non ho idea di come tu abbia fatto a conoscere quella ragazza Kyouya, ma questo ci ha assicurato l’opportunità di stasera, non sprecatela» commentò glaciale, mentre la grande villa si apriva davanti a loro. Appena entrati si erano diretti dai padroni di casa, e l’uomo si era mostrato ben diverso dal soggetto che Kyouya aveva visto tempo prima.
   «Che piacere avervi qui signor Ootori, benvenuti alla serata»
    «Piacere mio signor Ishikawa, questi sono i miei figli» li presentò freddamente il padre e Kyouya giurò di aver visto gli occhi verdi dell’uomo soffermarsi più del dovuto su di lui
   «Splendidi e impeccabili, complimenti, dovete essere estremamente fiero di loro»
     «Non ho mai avuto modo di lamentarmene… ma ho saputo che anche voi avete figli» il ragazzo soppresse un sorriso, da dove usciva quel tono condiscendente del padre?
   «Si, una ragazza» rispose laconico Ishikawa
     «E, se posso chiedere, sarebbe possibile conoscerla?»
   «Certamente, dev’essere nel salone… Miwa, tesoro, potresti andare a chiamare Aoi?» domandò gentilmente alla moglie, una donna bionda con grandi occhi castani e raggiante per una gravidanza per nulla nascosta, che accondiscendente scomparve tra la folla
     «Una splendida moglie, la figlia le somiglia?» domandò ancora Ootori, mentre Kyouya e la sorella continuavano a guardarlo stupito. Doveva fargli davvero molto comodo un potenziale matrimonio visto il tono gentile con cui si rivolgeva all’altro.
   «Miwa è il mio tesoro, anche se devo dire che Aoi è decisamente più… caparbia, rispetto alla madre. Spero di riuscire lo stesso a farla sposare anche con quel carattere»
-Ci credo, quella donna non ha niente a che fare con lei- pensò irritato il giovane che cominciava a non poterne più di quella discussione, di sentire parlare di Aoi come se fosse un’oggetto da trattare… un trofeo da vincere
  «Scusa l’attesa caro… vieni Aoi, vogliono conoscerti» disse alle loro spalle la signora Ishikawa, la cui voce dolce era palesemente falsa. La ragazza al suo fianco, non sembrava niente di quello che Kyouya aveva visto da quando la conosceva, non era il ragazzo che faceva parte dell’Host Club, non era la scintillante Idol che faceva impazzire la folla… era una fredda, bellissima statua di marmo. Postura perfetta, fasciata nell’abito  che aderiva fino ai fianchi per poi cadere morbido fino ai piedi, i lunghi guanti bianchi coprivano le braccia fino al gomito. I capelli raccolti per metà sulla nuca, e una lunga, infinita serie di bottoni argentati decorava la schiena dell’abito. Gli occhi erano una lastra di ghiaccio blu mentre scrutava i volti dei presenti, ma le labbra truccate di rosso di curvarono in un lieve sorriso nel vedere Kyouya, mentre si posizionava accanto al padre ed educatamente salutava
«E’ un vero piacere conoscervi» disse con un inchino e con voce educata
   «Incantevole… Davvero incantevole» disse assorto il padre di Kyouya, evidentemente colpito dalla ragazza
  «Kyo, stai sbavando» scherzò la sorella in un sussurro, piantandogli un gomito nelle costole
 «Non è vero» e non mentiva, infatti per quanto potesse essere bella, non era la metà di quando l’aveva vista, la settimana prima, allontanarsi da casa sua sotto al sole, allegra e sorridente. Non era il sorriso pacato che aveva sulle labbra in quel momento ad essere suo, era quello caldo e luminoso che vedeva tutti i giorni mentre scherzava con gli altri, mentre rimproverava Tamaki o giocava a carte con i gemelli… non quella bambola di porcellana.
     «Se posso domandare ancora, cosa vi ha tenuta lontana da una normale vita scolastica?» chiese Ootori alla ragazza
«Lunghi mesi di terapia in una scuola femminile, soffrivo di androfobia, per tale ragione frequentare un istituto misto mi era impossibile. Sono riuscita a uscirne solo recentemente» rispose meccanica, come se quella risposta fosse stata preparata e ripetuta centinaia di volte
   «Povera cara, deve essere stata dura… Ma vi sto monopolizzando dagli altri invitati spero di avere l’occasione di parlarvi nuovamente in serata» si congedò Ootori rispettoso, mentre con un’occhiata eloquente intimava i figli di muoversi
     «Non mancherò, è stato un piacere» salutò l’altro, allontanandosi con la moglie verso un’altra coppia di invitati. Anche Aoi stava andando via, dopo aver salutato anche lei, ma Kyouya le prese delicatamente la mano.
 «Se ti chiedo di ballare romperai la tua curatissima maschera e mi manderai a quel paese?» sussurrò piano lui
«Finalmente qualcosa per cui potrebbe valere la pena scomporsi un po’» scherzò lei a sua volta, concedendosi un sorriso.
   «Fratellino, spero che non vorrai monopolizzare la punta di diamante della festa» disse ironico il ragazzo dietro di loro «Spero di poter avere lo stesso onore di mio fratello nel poter ballare con lei» disse piano e entrambi i ragazzi ringraziarono il cielo che avesse capito solo metà della loro discussione
«Mi spiace dover declinare il suo invito, ma questo sarà il primo e unico invito che accetterò in serata. Vi prego non scambiate la mia scelta per scortesia nei riguardi vostri o di qualcun altro, ma nonostante la lunga terapia stare troppo a contatto con un uomo mi mette a disagio, accetto l’invito di vostro fratello per il semplice motivo che lo conosco da qualche tempo e sono abituata alla sua presenza» spiegò cordiale la giovane, declinando l’invito del fratello, mentre si lasciava condurre al centro del salone.
 «Androfobia eh? E da quando ne soffriresti?» chiese ironico mentre iniziavano a ballare
«Stando alle fantastiche carte inventate da mio padre da quando ho cinque anni e ho subito un’aggressione da un pedofilo in un parco pubblico» commentò distrattamente lei, che lo guardava stranita
 «Qualcosa non va?» domandò il ragazzo, nel vederla tanto concentrata
«No, niente… Solo che non mi sarei mai aspettata di ballare con te un giorno… o quantomeno di averti così vicino… è strano, contando che passiamo la giornata a discutere» commentò con un risolino. Mentre ballava Kyouya intravide il padre al fondo della sala, e forse quello che aveva fatto gli andava bene… non era forse quello che aveva chiesto? Avvicinarla?
 «Nemmeno io a dire il vero. Ma ti dirò…» disse lui portandola un po’ più vicina e stringendole il braccio attorno alla vita «Non è poi così male»
«Già… pensavo di sciogliermi a contatto con la tua pelle, e invece niente» scherzò lei, mentre arrossiva un poco
 «Sei in imbarazzo?» domandò a bruciapelo, ben sapendo che non poteva nasconderlo
«Come non potrei, sto ballando un valzer con te in mezzo ad un salone pieno di gente che mi guarda»
 «Quando ti esibisci c’è ben più gente che ti guarda»
«E’ diverso… » sospirò sconsolata
 «Certo, non sei spalmata addosso a me quando sei sul palco»
«Come ti…!» per un attimo aveva alzato la voce, per poi ricomporsi velocemente «Non vedo come questo possa cambiare le cose»
 «Non le cambia infatti, ma volevo vedere se eri davvero tu o se eri un simulacro della ragazza che conosco» confessò il giovane
«Ma cosa dici? Sono sempre io»
 «Non è vero… quando sei al Club sei rilassata, scomposta, irriverente, rumorosa, irritante…»
«C’è un “ma” in questa lista?» lo interruppe lei fingendosi offesa
 «Fammi finire per l’amor del cielo! Ma… sei anche luminosa e felice… si vede che non sei a tuo agio in mezzo a tutto questo»
«Si nota così tanto?» domandò cupa lei «Vorrei che ci fossero anche gli altri…» disse sovrappensiero la ragazza
 «Io non basto?» chiese di getto lui, con il solito tono indifferente
«Come? Certo che si… non sarai geloso Oscuro Signore?»
 «Perché mai… la canzone sta finendo, fingi di stare male»
«Cosa?» chiese stupita Aoi
 «Fa come ti ho detto!» ordinò perentorio il ragazzo mentre la lasciava con la fine della musica per poi porgerle il braccio, facendole intendere di seguirlo, e si diressero verso la terrazza. Sfortunatamente il padre della ragazza li aveva intercettati.
   «Aoi, ti allontani così presto?» domandò l’uomo con falsa premura
«Vi chiedo scusa padre, ma non sono abituata a questo tipo di eventi e mi sento un po’ stanca, pensavo di prendere aria in terrazzo»
  «Oh cara, ti senti forse male?» chiese, altrettanto falsamente, preoccupata, la matrigna
«Nulla di cui preoccuparsi Miwa, devo solo riprendermi un momento»
  «Va bene, fortunatamente questo giovanotto ti accompagna, altrimenti non starei tranquilla» esclamò la donna con un tono talmente melenso che per un momento Kyouya dovette reprimere i conati
 «Non tema signora, non le accadrà nulla» la rassicurò il ragazzo che fece sfoggio delle sue abilità recitative e mostrò il suo miglior sorriso da Host
  «Ah, grazie al cielo esiste ancora un po’ di bella gioventù, non trovi anche tu caro?»
   «Si… davvero» rispose lui, scrutando il ragazzo con interesse
«Vogliamo andare, inizia a mancarmi l’aria» disse piano Aoi stringendo appena la presa al braccio del ragazzo. Una volta sul terrazzo corse subito alla balaustra e respirò a pieni polmoni
 «Ti vedo molto meglio» constatò il ragazzo ironico
«Si, l’aria dentro è talmente falsa e viziata da farmi stare male… molto meglio qui, in silenzio e al fresco» disse lei mentre si appoggiava alla ringhiera del terrazzo e guardava le stelle.
 «Si, è piuttosto pesante in effetti» concordò lui avvicinandosi
«Piuttosto? Ma l’hai vista Miwa? Solo lei con la sua melensaggine appestava la stanza, con quel pancione era fastidiosamente irritante, se poi ci mettiamo tutti gli altri…» esclamò lei mentre ricominciava a muoversi libera e a gesticolare. L’aveva sempre fatto, sin dal primo giorno, era sua consuetudine accompagnare le sue parole con i gesti nervosi della mani «Mio padre poi! Ma lo hai sentito?! Spera di trovarmi un marito stasera, ma per favore! Piuttosto mi butto da un ponte!» esclamò lei senza pensare e mettendosi a ridere
 «Forse non è il caso che tu faccia certe battute…» la riprese piano lui, notando nei suoi gesti un nervosismo non normale
«Già… non è proprio il caso… è che vorrei saltare giù da questo balcone e correre via… questo mondo non fa per me…» sospirò voltandosi verso il ragazzo «Scusa, non dovrei mostrare il lato peggiore di me»
 «Non vedo niente di diverso da quello che vedo di solito» rispose semplicemente lui
«Deduco che anche tu non abbia buoni rapporti con la tua famiglia»
 «Da cosa lo intuisci?»
«Ho visto come hai guardato tuo fratello per esempio, pareva lo volessi sgozzare da un momento all’altro, e anche prima, mentre ballavamo, cercavi lo sguardo di tuo padre» disse lei piano
 «Sei un’ottima osservatrice, devo ammetterlo» rispose lui sistemandosi gli occhiali
«Forse Harui ha ragione…» sussurrò piano Aoi, tanto che Kyouya non l’aveva sentita
 «Non ho capito, hai detto qualcosa?»
«Dicevo.. che forse ci assomigliamo più di quanto non pensassi…» disse lei riportando il suo sguardo verso le stelle «Entrambi abbiamo passato la vita alla ricerca dell’approvazione di un padre che non ci a mai calcolato… con la voglia di rompere tutto e non poterlo fare, di uscire dai margini che ci sono stati imposti…»
 «Di fare qualcosa di nostro in questo mondo…» concluse lui
«Esatto» concordò lei regalandogli un sorriso «Ce la faremo, ne sono sicura»
Per un momento nessuno dei due parlò, era calato il silenzio ma non di quelli imbarazzati, uno di quei silenzi in cui le parole non servono, perché bastano gli occhi per parlare e le frasi sono solo sciocchi suoni sparsi nell’aria. Erano lontani dalla grande vetrata che dava nel salone principale, quindi la zona era leggermente in penombra e la musica arrivava loro soffusa.
 «Permetti?» domandò nuovamente lui, con finta galanteria che fece sorridere Aoi, si era persino messo in ginocchio
«Oh, ti prego, mi metti a disagio con tutte queste attenzioni» scherzò lei posando la mano su quella del ragazzo che, a sorpresa, le sfilò il guanto e fece lo stesso con l’altra mano, e li mise nella tasca dello smoking
 «Ora, gradirei poter ballare con la ragazza che conosco, non con la tizia che c’era prima» disse serio lui togliendole il fermacapelli che teneva insieme la massa di ricci della ragazza.
«Smettila senpai, altrimenti quando rientro sarò tempestata di domande» disse lei
 «Lascia che chiedano, è lecito» replicò lui riprendendola tra le braccia e gli venne stranamente naturale. Poco importava se andavano fuori tempo, se erano più veloci rispetto alla musica, se lei gli pestava i piedi apposta per farlo arrabbiare e lui, per ripicca, la faceva girare più veloce, forse solo per vedere i suoi capelli alzarsi dalle spalle. Poco importava degli occhi curiosi che li avevano intravisti dalle vetrate, di ragazzi invidiosi e ragazze irritate, di genitori scontenti o disgustati, di anziani divertiti e di bambini curiosi.
«Sembri divertirti senpai» disse lei mentre continuavano a muoversi in quello che doveva essere il simulacro di un valzer
 «Chi ti dice che non mi stia divertendo?»
«Non hai la faccia di uno che si diverte» disse, pestandogli il piede per la decima volta
 «Se magari non mi uccidessi i piedi ogni tre passi sarebbe più piacevole anche per me» replicò lui, facendola girare ancora, guardando ancora quei capelli scomporsi  e concedendosi un sorriso.
«Oh, ma allora anche tu sai sorridere, che incredibile scoperta» lo prese in giro Aoi che era stata fermata dal ragazzo, forse troppo velocemente, e si era ritrovata troppo vicina, complice la velocità e una perdita dell’equilibrio, si era ritrovata a pochi centimetri da lui che, stupito, la guardava come se non l’avesse mai vista prima.
«Ecco… forse… dovresti… lasciarmi…» balbettò la ragazza a disagio, mentre il ragazzo non riusciva a pensare a niente di coerente, quegli occhi lo distraevano
 «Dovrei… » articolò a fatica lui che, probabilmente per la prima volta in vita sua, non sapeva cosa fare. Non si era mai trovato in situazioni del genere, nemmeno per conto del Club, e non si era mai posto il problema che capitasse, ne tantomeno che fosse piacevole. Aoi sembrava molto più piccola e fragile ora che era ferma davanti a lui, mentre lo guardava negli occhi a pochi, pochissimi, centimetri dal suo viso. Viso incorniciato da due colori, rosso e blu. Occhi blu, labbra rosse. Guance rosse
«Sembri… a disagio…» sussurrò lei rossa in viso
 «Nemmeno tu… sembri molto a tuo agio…» replicò lui, avvicinandosi. Era naturale che volesse avvicinarsi?
Occhi blu
«Allora lasciami… » rispose lei, senza muoversi, nonostante la vicinanza diminuisse e l’aria intorno a loro fosse satura di elettricità. I corpi tesi, indecisi se avvicinarsi ancora di più o di staccarsi definitivamente, correndo il rischio di non avvicinarsi mai più, entrambi messi a disagio dalla naturalezza di quei gesti, di come quei corpi estranei paressero così familiari, di come le mani di Kyouya si fossero posate sui fianchi di lei e le mani della ragazza a stringere la giacca del ragazzo.
 «No…» disse lui, senza aggiungere niente, il respiro più pesante del normale
Labbra rosse
Labbra che si sfioravano, indecise se fermarsi, proseguire, tirarsi indietro…
  «Aoi, sei ancora qui? Dentro ti cercano… dicono che sono venuti a prenderti» la voce di Miwa li aveva colti di sorpresa, facendoli separare di colpo
«Arrivo…» rispose semplicemente lei, senza alzare gli occhi sul ragazzo
 «Tieni, i tuoi guanti» disse semplicemente il ragazzo porgendo i due oggetti alla ragazza
«Grazie… »
 «Di nulla…» rispose lui «Forse non dovremmo più.. parlare di questo» disse Kyouya
«Già… non dovremmo… Buonanotte senpai» lo salutò lei, lasciandogli un rapido bacio sulla guancia, forse macchiandolo di rossetto, per poi correre via, dentro al salone. Per il resto della serata Kyouya non si mosse dal balcone, non ne aveva voglia, non ascoltò nemmeno le parole del padre e dei fratelli, che gli chiedevano come facesse a conoscere Aoi tanto bene da potersi prendere tanta confidenza. Era rimasto in silenzio fino a che non era tornato nella sua stanza e si era messo a letto e aveva detto una cosa che mai, mai in vita sua avrebbe pensato di poter dire:
 «Forse Tamaki potrebbe avere ragione» pensò scocciato per poi lasciarsi andare al sonno.


Lady Cheshire: Incredibile ma vero, nonostante il mal di testa massacrante, sono riuscita a pubblicare, non solo in orario, ma addirittura in anticipo! Gente, io mi sento fiera di me stessa xD Un po' meno per il risultato del capitolo, ho paura di essere uscita dal personaggio di Kyouya, ho una tremenda paura di aveer sbagliato tutto >< Sappiatemi dire lettrici, perchè con le recensioni mi accorgo di errori e imprecisioni, quindi le aspetto sempre con ansia, tutte quante ^^ Grazie per il supporto a tutti quanti!!
  
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