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Autore: Sam__    01/06/2014    3 recensioni
• Calzona / AU / OOC. •
L'arrivo della supplente, Callie Torres, all'Evergreen State College non passa inosservato alla ribelle studentessa, Arizona Robbins.
La donna prese un respiro profondo. “Come ti chiami?” chiese poi.
“L’ho chiesto prima io.” La sfidò Arizona.
“Allora credo che la tua risposta sia scritta alla lavagna da circa mezz’ora…signorina?!”
Callie Torres.
Lesse Arizona nella sua testa. “…R-Robbins.” Si affrettò poi a dire.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 2.
 
Un’Arizona esausta si lasciò cadere di schiena sul letto.
Calmò il respiro affannoso  e poi disse:”dovresti andartene adesso.”
La ragazza nuda accanto a lei si voltò per guardarla in faccia “non dirai sul serio.” Ribatté.
Arizona, malgrado sentisse lo sguardo dell’altra addosso, continuò imperterrita a fissare il soffitto.
“Si, dico molto sul serio.”
“E’ notte fonda.” Insisté la ragazza.
“Se eravamo nella tua stanza, sarei già andata via. Ma vedi, questa è la mia stanza e devi andartene perché fra esattamente” girò la testa verso il comodino “4 ore” lesse sul display della sveglia “ho lezione e ho bisogno di risposare.”
“Anch’io ho lezione tra quattro ore. Non potremmo dormire insieme?” chiese in tono provocante la ragazza, avvicinandosi maggiormente ad Arizona, allungando un braccio nel tentativo di abbracciarla.
Ma quest’ultima si alzò di scatto “senti non sono quel genere di persona, ok?” sbottò.
“Io non dormo abbracciata con la persona con cui ho fatto sesso. Sei fantastica e potremmo rivederci qualche volta, ma adesso devi davvero andartene.” Spiegò con un tono che non ammetteva replica.
La ragazza si alzò, con velocità e rabbia, cominciò a rivestirsi.
Si diresse verso la porta “che stronza!” esclamò per poi sbattere la porta dietro di sé.
Arizona ridacchiò per poi ristendersi sul letto e mettersi a dormire.
*
 
“Ti ha davvero mandata via nel cuore della notte?” chiese sbalordita una ragazza mora.
“Davvero! E ovviamente non la passerà liscia così facilmente.”
“Cosa hai intenzione di fare?”
“Non lo so ancora…ma so che deve provare il mio stesso dolore.”
 
Callie alzò gli occhi al cielo sentendo quell’ultima frase.
Perché mai doveva capitare giusto dietro questo gruppo di ragazze mentre faceva la fila per il caffè? Adolescenti in piena crisi ormonale che progettavano vendetta al povero sventurato che si era imbattuto in quella altezzosa biondina.
Callie sbuffò, incominciando a battere ritmicamente il piede a terra per il nervosismo.
“Come hai detto che si chiama?” continuò la ragazza mora di prima.
“Arizona.”
 
A quel nome, Callie sgranò gli occhi e prestò molta più attenzione al discorso di quanto non avesse fatto prima.
Quante Arizona potevano esserci in quel college? Era già un nome improbabile per una persona, figuriamoci per più persone.
Si, Callie ne era sicura, parlavano proprio di quell’Arizona.
“Frequenta le nostre stesse lezioni?” chiese la ragazza di colore, rimasta in silenzio fino a prima ma appartenente a quel trio.
“No, per fortuna! O sarei stata costretta a vederla per il prossimo trimestre.” Rispose la bionda.
“E allora dove vi siete conosciute?” domandò la mora.
“In un pub, ieri sera. L’ho vista e mi sono avvicinata perché… dovreste vederla! Non solo è bella ma ha anche un viso così angelico che non mi aspettavo potesse fare una cosa così!”
“Quelle che sembrano buone sono sempre le più stronze!” commentò la ragazza di colore.
Ora che ci pensava, Arizona aveva davvero un viso angelico. Ma non ci era mai cascata perché fin dal loro primo incontro, era stata abbastanza esplicita sul proprio carattere.
La fila avanzava e sarebbe stato il turno di Callie tra altri 3 turni.
“Penso che pagherò qualcuno per sedurla, portarsela a letto e farla andar via nel cuore della notte.” Scrollò le spalle la bionda.
“Beh, se hai detto che è proprio il tipo che se ne va, non mi sembra una grande idea. Sarà esattamente quello che vorrà fare l’andare via.” Le fece notare la mora.
“Dovresti parlare con qualcuno che la conosce e cercare di scoprire quale sia il suo punto debole.” Suggerì la ragazza di colore.
“O potrei semplicemente prenderla a pugni.” Sghignazzò la bionda, facendo scoppiare a ridere le sue amiche.
 
Dopo aver finalmente ottenuto il suo caffè, Callie pensò che doveva assolutamente dire ad Arizona Robbins di stare attenta.

 
*
 
“Arizona, potresti aspettare un attimo? Vorrei dirti due parole.” Disse Callie non appena la campana fu suonata e Arizona stava per uscire dalla classe.
La ragazza fece un cenno a Teddy come segno che poteva andare.
Poi sbuffò, mise le mani nelle tasche dei jeans e si appoggiò al muro dietro la cattedra.
“Oggi alla caffetteria della scuola si parlava di te.” Iniziò Callie mentre sistemava la sua roba nella borsa.
“E quindi?”
“Quindi, non si dicevano cose abbastanza carine ma non è questo il punto.” Si voltò a guardarla, appoggiandosi nella cattedra. “Si parlava di farti provare dolore, di vendetta, quindi stai attenta.”
Arizona la fissò seria per un attimo e poi scoppiò a ridere.
“Mi creda, non c’è modo di farmi provare più dolore di quello che già provi.” Disse tornando seria.
“Non parlo solo di dolore come sentimento…si parlava di prenderti a pugni.”
“Mi chiamo Arizona, ho imparato a fare a pugni all’asilo!” ribatté, incominciando ad infastidirsi.
“Ti sto avvertendo perché è mio dovere di professore tutelare i miei studenti.”
“Si, certo.” Rise ironica Arizona.
Callie prese un profondo respiro “puoi andare.” La congedò.
Arizona uscì di corsa dalla stanza senza nemmeno salutarla o ringraziarla.
Corse verso il cortile, aveva bisogno d’aria.
Da quando qualcuno, all’infuori dei suoi amici, si preoccupava per lei?
E perché quel qualcuno doveva essere proprio Callie Torres?
 
Arrivò fuori e cercò di calmare il respiro affannoso e il battito accelerato dovuti non soltanto alla corsa. Alzò lo sguardo e vide Teddy salutarla da una panchina a pochi passi da lì.
Arizona le andò incontro, sedendosi accanto a lei.
“Che ti ha detto stavolta?” chiese incuriosita la sua amica.
“Mi ha messo in guardia su delle tipe che vogliono pestarmi o roba simile.” sminuì Arizona.
“Quindi qualcuno ti sta cercando per massacrarti di botte e tu lo dici così?”
“Sempre esagerata! Non vogliono massacrarmi di botte, vogliono una sorta di vendetta.” Spiegò meglio.
“Ma che cazzo hai fatto a questa gente per meritarti questo?” chiese preoccupata Teddy.
“Lo sai che mi comporto sempre benissimo.” Rispose Arizona, guadagnandosi un’occhiata scettica dall’amica.
“…beh penso sia la tipa di ieri, comunque. Non l’ho trattata nel migliore dei modi.” Continuò.
“L’hai mandata via dopo aver fatto sesso, vero?”
“Già.”
“Merda, Arizona! Ma che cazzo ti costa farle restare fino all’indomani mattina?” la rimproverò Teddy.
“Non voglio, lo sai. Non mi vanno gli abbracci e le coccole e tutte quelle cose lì.” Disse disgustata.
“La parte migliore, praticamente, e a te non piace.”
Arizona si limitò a scrollare le spalle.
“Quindi questa tipa vuole vendicarsi di come l’hai trattata?” continuò Teddy.
“In pratica, si.”
“E la prof ti ha detto di stare attenta.”
Arizona annuì.
“Beh, gentile da parte sua.” Osservò l’amica.
“Tze, per favore!” ridacchiò l’altra.
“Quindi che hai intenzione di fare?” domandò poi.
“Non preoccuparmi ed aspettare il “fatale” momento in cui vorrà attaccare.” Enfatizzò le virgolette con le dita.
“Non c’è da sottovalutarla. Un paio di ossa rotte fanno male.”
Arizona rise “lo sai meglio di me che so perfettamente fare a pugni.”
Teddy annuì “si, ma fa comunque attenzione! E cerca di stare da sola il meno possibile. Muoviti sempre con me o Alex, Mer, Cri o Lexie. Intesi?”
“Si si.”
Teddy si mise a braccia conserte, guardandola severamente “Arizona.”
Quest’ultima si girò a guardarla “okay, promesso! Va bene?” disse seria.
Teddy annuì compiaciuta di aver ottenuto ciò che voleva.
“Com’è andata col tipo di ieri, poi?” chiese Arizona quando si ricordò che la sua amica non era rientrata la sera prima.
“Henry?! Uhm bene molto bene.” Rispose vaga Teddy e Arizona sorrise maliziosa.
“Cosa?!” aggrottò le sopraciglia l’amica “oh no! Arizona, no, ti prego! Ma chi credi che io sia? E’ la seconda volta che lo vedo…e la prima ero pure ubriaca! Sono andata a dormire nella stanza di Cristina…visto che nella nostra c’era troppo…movimento.”
Arizona scoppiò a ridere “’movimento’? Quanti anni hai, dieci?”
Teddy alzò gli occhi al cielo “rientriamo, c’è lezione di scienze umane!” si alzò.
Arizona fece lo stesso e insieme si diressero all’interno del college.
*

Le lezioni erano finite ed Arizona era appoggiata al corrimano delle scale esterne del campus, ad aspettare Lexie.
Aveva pensato di dirigersi all’EF da sola, ma aveva promesso a Teddy che si sarebbe mossa sempre con qualcuno, e i dormitori erano distanti mezzo campus più un campo  da football.
Quindi Arizona avrebbe mantenuto la sua promessa e avrebbe aspettato che Lexie Grey finisse il suo corso pomeridiano di chimica.
Stava per accendersi una sigaretta quando una voce familiare arrivò alle sue spalle.
“Eccoti qua!” esordì.
Arizona si girò e ovviamente era la bionda della notte passata, in compagnia di alcune - o sarebbe meglio dire troppe – amiche.
“Sei contro una? Un po’ sleale, non trovi?” sorrise Arizona, accendendosi comunque la sua sigaretta.
“Oh ma io non voglio fare a botte…” continuò l’altra.
“Motivo in più per il quale loro non dovrebbero essere qui.” Fece un tiro alla sigaretta.
“Beh diciamo solo che con loro sarà ancora più divertente.” Sorrise acida la bionda.
 
Abbastanza persone passavano dal corridoio dietro le loro spalle, ma nessuna di queste sembrava preoccuparsi di ciò che stava accadendo.
Nessuna, eccetto, una.
Callie passò proprio davanti la porta e distinse subito la figura di Arizona, poiché la vide in volto, e di altre sei ragazze che le davano le spalle.
L’istinto le diceva di intervenire. Ma poi pensò che con Arizona Robbins le cose non andavano un granché bene, e un intervento del genere non gliel’avrebbe mai perdonato.
Ma non poteva lasciarla lì da sola, anche se Arizona pensasse già di essere sola, almeno lei sapeva che se le cose si fossero messe davvero male, Arizona avrebbe avuto qualcuno che l’avrebbe difesa.
Perciò si appoggiò nel muro interno, accanto alla porta dell’uscita, ascoltando la conversazione e pregando che le cose non si mettessero male.
 
“Le voci girano in un college...” Disse la bionda.
“Non me ne sorprendo.” Scrollò le spalle Arizona, continuando a fumare con indifferenza.
“E gira una voce in particolare, che mi ha colpito abbastanza …” continuò la bionda “… mi chiedevo se tu ne fossi a conoscenza.”
Arizona iniziò a incuriosirsi ma cercò di non mostrarlo. “Spara.”
“Gira voce che tuo fratello sia morto in guerra.”
 
E poi fu un attimo, un attimo in cui il cuore di Arizona si fermò per poi riprendere a battere il più velocemente possibile.
Un attimo in cui delle risate sghignazzanti le stavano per far scoppiare i timpani.
Un attimo in cui i suoi occhi si sgranarono e si sentì debole come non mai.
Un attimo in cui tutti i suoi sensi si amplificarono e si confusero tra loro.
Un attimo in cui le parse di essere stata colpita da un fulmine.
Fu un attimo e si precipitò addosso a quella ragazza che non doveva pronunciare quelle parole; perché una cosa era saperlo e cercare di non pensarci, un’altra sentirlo dire ad alta voce e sbattere per la milionesima volta contro quell’atroce realtà.
Arizona la spinse con violenza e le stava per sferrare un pugno in volto, ma in un attimo, due mani che non conosceva le bloccarono le braccia e due occhi che conosceva le apparvero davanti.
“Arizona, calmati!” esclamò una voce che conosceva bene ma che per la troppa confusione non sapeva riconoscere. E così continuò ad agitarsi cercando di liberarsi da quella morsa ferrea.
“Arizona, fermati, basta.” Disse nuovamente quella voce a cui Arizona adesso non riusciva ad attribuire nemmeno un volto, date le lacrime che le offuscavano la vista, minacciando di uscire.
 
“Andate via! Subito!” esclamò Callie alle ragazze che, da quando era entrata in scena lei, non ridacchiavano più. Senza nessuna protesta si mossero veloci e rientrarono dentro.
Così Callie si ri-dedicò alla ragazza che cercava di dimenarsi dalla sua presa.
Callie la lasciò, ma le prese subito il viso dalle mani “Arizona! Guardami!”
Arizona smise di guardare nel punto in cui si ricordava di aver visto quella ragazza quando aveva pronunciato quelle parole, e guardò Callie.
“Sono andate via, okay?” cercò di rassicurarla. La ragazza annuì e poi si sottrasse alla presa morbida che le mani di Callie avevano nel suo viso.
Si sporse dal corrimano avvertendo un forte senso di nausea.
Callie restò in silenzio. Non si mosse e nemmeno respirò a momenti. Qualsiasi tipo di cosa avrebbe potuto disturbare Arizona, in quel momento.
Così attese che fosse lei a parlare, a muoversi. Ma dei singhiozzi arrivarono alle orecchie di Callie.
Arizona Robbins stava piangendo.
Callie s’intristì e si sorprese al tempo stesso.
S’avvicinò alla ragazza, ma poi pensò che fosse una mossa troppo avventata.
“Posso abbracciarti?” chiese quindi con gentilezza.
Arizona annuì debolmente. Lei non era tipo da queste cose, ma ne aveva così tanto bisogno in quel momento.
E così Callie l’abbracciò forte, con sincerità. Arizona non ricambiò l’abbraccio, restando immobile nella sua posizione, stringendo il corrimano con forza; ma si lasciò cullare da quell’abbraccio, chiudendo gli occhi e incominciando a respirare affondo.


“Compressione delle terminazioni nervose.” Disse dopo poco Callie, continuando a stringerla tra le braccia. Arizona non proferì parola.
“Sto rilassando il sistema nervoso simpatico. Una stretta forte come questa ti rallenta il battito cardiaco. Ti calma.” Spiegò meglio Callie, pensando che il silenzio della ragazza fosse anche dovuto al non aver compreso.
E dopo poco tempo che a entrambe sembrò un’eternità, Arizona si calmò davvero e cercò di allontanarsi da quell’abbraccio che Callie sciolse subito.
“Devo andarmene.” Disse semplicemente la bionda, facendo per allontanarsi per attraversare il cortile e arrivare all’EF.
Callie le andò subito dietro “vengo con te.” Disse semplicemente.
“Non c’è bisogno.” Si limitò a rispondere la bionda, continuando la sua veloce camminata.
“Non importa, vengo lo stesso.”
Arizona sbuffò ma non replicò. Aveva fin troppi problemi in quel momento per soffermarsi anche su quello. Così continuò a camminare a testa bassa, con le mani nelle tasche e fin troppo veloce, portandosi dietro una professoressa non desiderata.

 
*
La porta della propria camera si spalancò mostrando a Teddy la vista di una persona che conosceva fin troppo bene e un’altra che non le parse vero trovare lì.
Ma non era ciò su cui avrebbe fatto domande, al momento.
“Dove cazzo eri finita?” urlò infuriata, entrando in camera e sbattendo la porta alla sue spalle.
Arizona alzò un attimo la testa dal cuscino su cui era sprofondata minuti fa.
“Ero qui, calmati.” Disse tranquillamente, per poi sprofondare nuovamente il viso nel morbido cuscino.
“Calmati?! Tu non mi dici di calmarmi quando ti avevo specificatamente detto di non muoverti da sola e invece Lexie non ti ha trovato quando è uscita dal corso, chiaro? Che cazzo ti dice il cervello?” continuò a sbraitare l’amica, non curandosi di usare un certo linguaggio davanti alla persona seduta compostamente nel suo letto.
A quelle parole, Arizona si alzò di scatto “Stavo aspettando Lexie quando sono arrivate in sei e invece di prendermi a pugni hanno detto quelle cazzo di quattro parole che mi hanno schiacciato davanti a loro, facendole sghignazzare. Ho a malapena trovato la forza di tornare qui. Quindi non usare questo cazzo di tono con me quando non sai nemmeno come siano andati i fottuti fatti perché giuro, Teddy, ti giuro che prendo a pugni anche te.” La fronteggiò mantenendo comunque un tono calmo.
Teddy rimase spiazzata dalle parole dell’amica. Non aveva idea che una cosa del genere potesse accadere davvero, ma specialmente, non aveva idea che fossero a conoscenza dell’unico punto debole di Arizona.
Quattro parole.
Bastavano quattro parole giuste, ed Arizona Robbins si spezzava.
Guardò finalmente la persona seduta sul suo letto che non aveva osato proferir parola, limitandosi ad assistere a quel battibecco.
“Professoressa?” annunciò Teddy stranita di vedere la propria professoressa in camera sua.
“Haltman.” Salutò Callie con un cenno del capo.
Lo sguardo di Teddy si spostò velocemente dalla figura di Callie a quella dell’amica.
“Era lì.” Si limitò a dire Arizona.
Teddy continuò a guardarla confusa.
“Era lì quando è successo quello che è successo e pensando che non fosse normale il modo in cui reagisco, mi ha seguita, accertandosi che stessi bene.” Spiegò.
“Penso ancora che non sia normale il modo in cui reagisci.” Affermò Callie.
“Si beh, non è un mio problema, visto che a me va più che bene così. E adesso c’è la mia migliore amica, sono in ottime mani, quindi può andarsene.” Disse Arizona, per poi lasciarsi andare nuovamente sul letto.
Callie stava per controbattere quando Teddy la interruppe “Posso parlarle un secondo?” le chiese facendo un cenno col capo verso la porta dalla quale era entrata.
La mora annuì, alzandosi e seguendola fuori.

“Arizona è così, non ne faccia una questione personale.” Sussurrò Teddy, scrollando le spalle.
“Non ne faccio una questione personale, ma lei reagisce davvero in modo anomalo. Dovrebbe farsi aiutare da qualcuno.” Rispose mantenendo sempre il tono basso, vista la presenza di Arizona nella stanza dietro le loro spalle.
Ma il tono basso non servì. Infatti, prima che Teddy potesse replicare, un’Arizona infastidita aprì la porta “non ho bisogno di essere aiutata da nessuno. Chi le dà il diritto di darmi della pazza consigliandomi anche di andare da un psicologo?!”
“Non mettermi in bocca parole che non ho detto, Robbins.” La avvertì Callie.
“Non le ha dette ma sappiamo tutti che intendeva questo.” Ribatté acida.
“Non penso assolutamente che tu sia pazza! E’ solo strano che tu non abbia ancora superato la seconda fase del dolore. Sei costantemente arrabbiata. E un psicologo potrebbe aiutarti in questo.” Si spiegò Callie.
“Lei non mi vede 24 ore su 24. Lei non ha idea di chi io sia davvero. Le ho già spiegato che solo perché tratto lei, ovvero una persona di cui m’importa meno di niente, in modo brusco, non vuol dire che tratti le persone a cui tengo davvero, come la qui presente Teddy, allo stesso modo. So quello che voglio fare, so chi sono le persone che voglio avere con me, con le quali devo comportarmi bene. E ora se ne vada e mi lasci in pace.” Disse Arizona, afferrando poi un braccio di Teddy e trascinandola dentro la loro stanza.
*

Un’Alex in preda al panico irruppe nella stanza di Arizona e Teddy.
“Arizona!” esclamò vedendola “Come stai? Ti hanno fatto male?”
“Alex, sto benissimo, sta tranquillo.” Lo tranquillizzò la ragazza.
Ma il ragazzo sbatté un pugno nell’armadio che aveva accanto “io le ammazzo!”
“Cristo, Alex, l’armadio!” sbraitò Teddy “puoi pagare tu i danni se lo rompi!”
“Alex, tu non ammazzerai proprio nessuno perché lo farò prima io.” Affermò Arizona.
“Allora è a chi arriva a ucciderle prima.” Ribatté il ragazzo.
“Ma perché tutto diventa una sfida, per te?”
“Non tutto! Solo le cose per cui non sono disposto a scendere a patti!”
“Ma qui non si tratta di scendere a patti! Dobbiamo trovare un piano per ucciderle senza destare sospetti!”
“Okay, ora ci diamo tutti una cazzo di calmata, va bene?” urlò Teddy, oramai fin troppo stressata per gli eventi della giornata.
Gli altri due ragazzi stettero in silenzio…erano davvero poche le volte in cui Teddy si arrabbiava sul serio.
Ma proprio mentre la ragazza si stava godendo quei secondi di silenzio, nella stanza fecero irruzione Cristina e Meredith, seguite da Lexie.
“Chi dobbiamo prendere a calci in culo?” chiese quasi urlando la prima.
Teddy alzò gli occhi al cielo, prese Alex per un braccio e lo spinse insieme alle altre ragazze.
“Fuori! Tutti fuori!”
“Ma noi…” cercò di dire Lexie.
“Voi un corno! Arizona sta bene, e siamo tutti troppo stressati per ragionare su cosa fare! Ci penseremo domani! Ora andatevene!” sbraitò, spingendoli poi fuori dalla camera e rilasciando un urlo frustrato, appoggiandosi di spalle a quest’ultima.
Arizona scoppiò a ridere, provocando anche sul viso di Teddy un sorriso.


NDA:
Ehilà!
Si accettano scommesse sul nome della tipa che ha fatto piangere la mia 'Riz >w<
Mi piace farla soffrire, perché così Callie le si può avvicinare :]
Okay, sproloqui a parte, che ne pensate di questo nuovo capitolo? Abbiamo visto un lato diverso di Arizona, un lato debole...
Spero che vi siate godute l'abbraccio con tanto di momento fluff perché nel prossimo capitolo...no, non voglio farvi spoiler! :D
Volevo dire una cosa che ho dimenticato di dire nello scorso capitolo: i personaggi di Greys sono tanti, lo sappiamo. E in questa storia, prima o poi, ne appaiono la maggior parte. Purtroppo ogni capitolo non basta per far apparire tutti nella vita di Callie e Arizona, quindi capiterà che se in un capitolo appare Mark, in un'altro nemmeno viene nominato (tanto per fare l'esempio del primo e secondo capitolo), e così per tutti i personaggi. Dipende da quanto mi servano i pareri e le azioni di quel determinato personaggio. La costante qui sono le Calzona, e se le amate tanto quanto le amo io, la cosa non credo vi dispiaccia, ma era giusto per spiegarmi! :)
Credo di avervi annoiato abbastanza.
Grazie a tutte quelle che hanno recensito, recensiaranno e alle lettrici silenziose.
Spero vi sia piaciuto il capitolo!
Ci si rilegge(?) tra una settimana col capitolo 3.
Un abbraccio a tutte voi.♥
Sam__ 
  
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