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Autore: Yumeha    01/06/2014    8 recensioni
[Dal Capitolo 3]
[...] Un boato, una forte esplosione e infine delle grida.
Mi alzai di soprassalto, cercai di mantenere la calma e scendendo dal letto mi avvicinai alla porta. Le luci erano accese, persone che correvano ovunque. Peccato che non tutte le persone che vi erano all’interno, appartenevano alla mia casa. Figure incappucciate di bianco inseguivano i miei domestici, alcuni venivano presi e portati in camere dove si sentivano grida, altri uccidevano sul posto.
In preda al panico chiusi la porta a chiave, rimanendo così bloccata in quella stanza. La salivazione a zero, la gola secca, le gambe di piombo e il battito accelerato. Questo era tutto quello che sentivo, insieme al rumore delle grida, di vetri infranti ed esplosioni. Mi voltai e disperatamente cominciai a tastare ogni piastrella, ogni mattone, cercando un’uscita segreta.
«Oh, andiamo.» dissi fra i denti.
Poi mi venne un'idea. Presi la chiave dorata della Vergine e sicura di me stessa la brandii davanti a me. […]
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy, OC, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciarvi al capitolo vorrei farvi notare che nel prologo avevo scritto “Capitolo 1”. Ebbene. È stato un errore di distrazione, anche perché stavo facendo un pasticcio. ^^” In ogni caso questo è il primo capitolo. Buona lettura.
Ambizioni & Matrimoni.
Capitolo 1 ~
Mi svegliai urlando, la fronte imperlata di sudore, e con i vestiti della sera precedente completamente sgualciti. Tastai il letto, alzandomi di scatto, e in cerca del cuscino, come se volessi accertarmi di essere nella mia camera.
Quando mi calmai, constatai di aver fatto un incubo, ma di quest’ultimo non mi ricordavo molto. Rammentavo qualcosa che andava in fiamme, probabilmente la casa stessa, le persone della casa morte all’interno di grandi blocchi di ghiaccio e infine, una spada, con la lama che mi trapassava da parte a parte. Ero sicura di aver percepito anche il dolore, era stato così realistico …
In tutta reazione con il mio grido, la porta si aprì di scatto, sbattendo contro la parete.
«Lucy, tutto bene?» chiese Speth, la mia badante, con occhi sgranati e fiatone.
Lasciai la presa sul cuscino e le rivolsi un sorriso rassicurante. «Sì, era solo un incubo.»
La donna assunse un’espressione accigliata e incrociò le braccia sotto il petto. «Ma guarda un po’, io te l’ho detto che non devi mangiare pesante prima di andare a dormire.» fece lei convinta della sua teoria.
«Ehm, non credo sia stato il cibo.» feci io massaggiandomi le tempie.
«Comunque, cibo e incubi a parte.» iniziò lei avvicinandosi e sedendosi sul bordo del letto. «Fatti un bagno e preparati. Mi dispiace dirlo, ma oggi incontrerai il ragazzo che dovrai sposare in futuro.»
Sospirai e guardai triste le mie mani. «Non voglio sposarmi con una persona che non amo, tantomeno che non conosco.» brontolai.
La donna mi abbracciò e io ricambiai subito il contatto. Ne avevo così tanto bisogno in quel momento. «Lucy, più che come mia protetta, ti ho cresciuta come figlia, ti voglio tanto bene, non sai quanto dispiacere mi porti questa cosa.» disse lei sincera.
Sentii gli occhi pungere e ricacciai le lacrime a fatica. «Ti voglio bene, anche io.»
Mi diede un’amorevole pacca sulla schiena e con un sorriso mi incoraggiò, poi uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Svogliatamente mi alzai e andai in bagno, ovviamente connesso alla camera, riempii la vasca e mi immersi all’interno. Chiusi gli occhi, beandomi della sensazione che essa mi donava. Poi però, quando mi tornò alla mente la persona che avrei dovuto vedere, il mondo sembrò crollarmi addosso. Con una lentezza disarmante, cominciai a lavarmi.
Quando finii e uscii dalla vasca, avvolsi il mio corpo in un accappatoio e mi asciugai, subito dopo presi un vestito color cobalto e lo indossai. L’abito aveva un spacco laterale, in più disponeva di uno scollo a barchetta. Mi avviai verso la mia toilette bianca e iniziai a truccarmi e a sistemarmi i capelli.
Appoggiai le forcine avanzate, guardando attentamente com’era venuto lo chignon alto. Ai lati del viso cadevano delle ciocche ribelli, avevo preferito  lasciarle così, invece di raccogliere tutti i capelli. In fondo, sembrava strano, ma potevo paragonarle al mio carattere. Guardandomi allo specchio potevo vedere il riflesso di una giovane donna, nobile e con un futuro già prescritto. Era quello che volevo vedere? No, la figura che avrei voluto vedere io era quella di una fanciulla di normali condizioni economiche, capelli arruffati e occhi brillanti e pieni di vitalità, che mostrava orgogliosa il marchio della sua gilda. L’immagine di una maga.
Chiusi le mani a pugno, tanto forte da far sbiancare le nocche e ferirmi i palmi. Aprii l’arto e vidi tante piccole mezzelune. A destarmi dai miei pensieri fu un bussare insistente alla porta.
«Avanti.» mormorai alzandomi e lisciandomi l’abito.
La porta si aprì e mostrò la figura di Speth, che con occhi commossi mi guardava. «Diventi sempre più bella.» fece asciugandosi una lacrima. «Ero venuta perché pensavo avessi bisogno di una mano per sistemarti, ma a quanto pare non serve.» disse stavolta malinconica. «Sei cresciuta.»
La voce rotta con cui disse l’ultima frase mi fece avvicinare e abbracciarla. È vero, ero cresciuta, ormai avevo diciotto anni, ma solo esteriormente. Essendo stata rinchiusa in questa villa per tutto il tempo non potei fare i miei errori, imparare da essi e soprattutto maturare. Non avevo fatto le mie esperienze, quelle positive, ma anche quelle negative che ti segnano e che ti inducono a non ripetere più simili azioni. Avevo l’aspetto di una giovane donna, ma non lo ero veramente. Non conoscevo nulla del mondo fuori, probabilmente se fossi stata abbandonata a me stessa, non sarei riuscita a durare molto là fuori. Non sapevo pulire, non sapevo cucinare, non sapevo orientarmi, non sapevo svolgere alcun tipo di lavoro. Ma la cosa che mi faceva più soffrire era che non sapevo come socializzare. Chiusa dentro quattro mura, da sola. Sì, ero sempre stata sola, non avevo mai avuto degli amici. In poche parole; non sapevo fare niente. La cosa mi faceva vergognare, tanto anche. Ma cosa potevo fare? Chiedere di insegnarmi? Mio padre non me lo avrebbe mai permesso. A volte necessitavo della presenza di un’amica con cui confidarmi, parlare dei miei problemi, scherzare, parlare dei propri sogni, semplicemente farsi compagnia a vicenda nei momenti più bui. Eppure non ce l’avevo, mi ero sempre tenuta tutto dentro, a volte rischiando anche di scoppiare.
Incapace.
Debole.
Sola.
Ecco quello che ero.
«Forza, il ragazzo è arrivato.» disse Speth, risvegliandomi dai miei infelici pensieri. Si allontanò e mi diede un buffetto sulla guancia e poi cambiò subito espressione in una più maliziosa. «Devo dire che è molto carino.»
Ridacchiai. «Almeno quello.» feci io.
Mi prese sottobraccio e insieme ci avviammo alla sala d’entrata di questo enorme palazzo che solo per convenienza chiamavo casa. Prima di scendere le scale, Speth mi fece l’occhiolino e poi si allontanò. Sollevando appena il vestito, scesi le scale e raggiunsi il luogo di incontro. Mio padre era già arrivato e stava salutando un uomo dai capelli castano chiaro e vispi occhi azzurri. Accanto a lui c’era un ragazzo dai capelli dorati e occhi color cielo. Mi soffermai su di lui più del dovuto, la mia badante aveva ragione.
Scese le scale, mio padre mi allungò una mano che io presi riluttante. Ogni tipo di contatto con quell’uomo mi disgustava.
«Signori, lei è mia figlia Lucy Heartphilia.» feci una piccola riverenza, per rispetto che venne ricambiata da loro con un piccolo inchino.
«Lucy, loro sono il Signor Eucliffe e suo figlio Sting Eucliffe.» sorrisi cordiale.
«È un piacere fare la vostra conoscenza.» disse l’uomo.
Mio padre sembrò soddisfatto, mentre io cercai di non alzare gli occhi al cielo. Era palese che entrambi stavano recitando. Lanciai un’occhiata furtiva a Sting, sembrava annoiato. Alzai un sopracciglio, ma feci finta di nulla.
Subito dopo ci avviammo alla sala da pranzo. Mio padre prese posto a capotavola, mentre il Signor Eucliffe si sedette alla sua destra con il figlio vicino a lui. Io mi sedetti alla sinistra di mio padre.
Ad essere sincera mi sarei aspetta un uomo basso, grasso e sulla trentina. Esattamente come l’ultimo. Dopo una furiosa litigata, ero riuscita a convincere mio padre, che se avesse davvero voluto farmi sposare, ne volevo uno della mia età. Sapevo che Sting aveva solo un anno in più di me, ma non mi sarei mai aspettata che fosse tanto bello.
Però la mia idea rimaneva la medesima: avrei sposato solo la persona da me amata.
Mio padre e quello del ragazzo ci intimarono a socializzare, mentre loro avrebbero proseguito coi loro discorsi. Sting incrociò le mani sotto il mento e mi guardò indifferente.
«Allora, raccontami un po’ di te, dopotutto dovremo sposarci.» se ne uscì lui.
Alzai un sopracciglio. «Sicuro? Dall’espressione che hai non mi sembri molto interessato. Ti risparmio i convenevoli, neanche a me interessi, sia chiaro. Però se ti devo proprio raccontare qualcosa, ti accontenterò. Odio che mio padre cerchi di affidarmi un marito da lui scelto solo per i suoi scopi. E il fatto di possedere il cognome Heartphilia non mi rende orgogliosa, anzi. Può bastare? Non ho alcun motivo per raccontarti i miei veri interessi e la mia vita.»
Sting mi guardò a bocca aperta, mentre io avevo stampato in faccia un sorrisetto strafottente. Si ricompose subito, guardandomi maliziosamente. «Wow, devo ricredermi. Hai un bel caratterino. Pensavo fossi la classica principessina buona solo a seguire gli ordini.» disse lui versandosi un po’ di vino. «In più ero sicuro che fossi caduta ai miei piedi come il resto delle ragazze.» disse sorseggiando il liquido rosso.
Alzai le spalle. «Non ho degli standard così bassi.»
Il biondo riportò l’attenzione su di me, visibilmente divertito. «Sai biondina, mi piaci. Sei diversa e la cosa è interessante.»
Mi avvicinai e lo guardai con superiorità. «Felice di saperlo.»
«Sai, se dovessimo davvero sposarci, credo che non mi dispiacerebbe.»
«A me parecchio.» feci, guardandolo con aria di sufficienza.
Mi sorrise e mi guardò con una tale intensità che sentii il viso riscaldarsi. Il ragazzo mi guardò compiaciuto della reazione che avevo appena avuto. «Di certo non ti sono indifferente.»
Maledizione, stavo giocando bene le mie carte ed è bastato un attimo che ho perso punti. Volevo fargli credere che non mi interessava minimamente, ma nel rispondergli in quel modo avevo solo incrementato la sua curiosità.
«Fa solo caldo.» dissi roteando gli occhi.
«Sì certo.» disse spostando lo sguardo sul piatto appena arrivato. «Ora ammetto di essere davvero interessato alla tua vita, principessina.»
Sentii il nervoso aumentare. «Non credo siano affari tuoi.»
«Siamo pungenti, eh? E va bene, allora ti dirò qualcosa di me. Oltre ad essere l’erede della casata Eucliffe, sono un mago e appartengo a una gilda. Mi-»
«Cosa?!» urlai interrompendolo.
Mio padre e l’ospite con cui stava dialogando si fermarono, guardandomi incuriositi. Almeno, il signore mi osservava in quel modo. Mio padre, se avesse potuto, mi avrebbe incenerito con lo sguardo. Mi ricomposi subito e raddrizzai la schiena. «Chiedo scusa per aver alzato la voce, non era mia intenzione disturbarvi.» Mio padre annuì e riportò la sua attenzione all’uomo seduto accanto a lui, riprendendo a parlare di affari. Lanciai un’occhiataccia carica d’odio a mio padre, nonostante lui non se ne accorse, Sting sì.
«Non andate così d’accordo come volete far credere.»
Mi girai di scatto, guardandolo incredula. Nessuno ci aveva mai fatto caso. Poi assunsi un’espressione triste, tanto che anche uno come Sting se ne accorse. Precedendolo, gli feci una domanda, che questa volta mi interessava davvero la risposta. «Sei un mago, quindi? Anche a me piacerebbe esserlo. Mi parli un po’ di quello che fai e di com’è una gilda?»
Il ragazzo sembrò sorpreso della mia domanda. Poi sostenendosi il mento con la mano, pensò a come potermi spiegare. Lo ascoltai affascinata, ma soprattutto invidiosa.
Di una cosa ero certa: grazie a lui avevo deciso, sarei scappata per diventare una maga.
Il  resto della serata lo passammo a stuzzicarci, esattamente come prima.
Avevo passato la serata in modo diverso, quasi divertente oserei dire. Quando li salutammo mio padre mi chiese cosa ne pensavo di Sting e io gli risposi che era un gran pallone gonfiato. Non volevo dargli soddisfazione. Detto questo, mi girai e salii le scale per tornare in camera mia. Mio padre non disse nulla, anzi salì le scale anche lui e come di suo solito, si chiuse nello studio.
Io, una volta raggiunta la mia stanza, mi tolsi il vestito, gioielli e trucco. Non indossai neanche quella volta il pigiama, ma mi addormentai con solo le mutandine. Prima di cadere addormentata il mio ultimo pensiero di quella giornata fu rivolto a Sting, per la prima volta avevo chiacchierato con un mio coetaneo, magari un giorno saremmo anche potuti diventare amici.

 
Angolo “Autrice”.
Ciau belli! Sono tornata! :3
Allora, questo era il primo capitolo, che ve ne pare? :D
Chi si aspettava che fosse Sting il ragazzo che Lucy dovrà sposare? Credevate che sarei partita subito con Natsu? Ehehe, nunu. Per la NaLu si dovrà attendere. *risata malvagia*

Ora mi ripiglio, eh. *si ripiglia* Eccomi! Allora, il prossimo capitolo sarà un pochino corto e triste, purtroppo. Ma dev’esserci, mi dispiace. T^T Dal terzo inizierà la vera avventura, ve lo prometto.
Prima di lasciarvi, voglio ringraziare di tutto cuore le persone che hanno recensito il prologo: gaia21, lulu_chan08, Silvia nalu4life.
Ringrazio anche le persone che l’hanno messa nelle preferite: osvalda88, lulu_chan08.  Idem per chi l’ha messa nelle ricordate: alehandra.  E lo stesso vale per chi l’ha messa nelle seguite: lulu_chan08, gaia21 e CiiChan.
VI AMO! *w*
Ovviamente ringrazio anche quelli che l’hanno solo letta. :3

Aloha,
_Lilith_z

 
 
   
 
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