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Autore: BluePhantomhive    01/06/2014    1 recensioni
Salve popolo di EFP!
Ormai la mia testa è andata a farsi un giretto XD Questa volta sono tornata con una raccolta di one-shot dedicate ai Pokemon Leggendari.
In queste one-shot i pokemon leggendari parleranno delle loro avventure sulla terra come esseri umani.
L'ordine è questo:
1.Mew
2.Mewtwo
3.Celebi
4.Deoxis
5.I tre uccelli leggendari
6.I tre cani leggendari
7.Lugia e Oh-oh
8.Latios e Latias
9.Kyogre
10.Rayquaza
11.Groudon (annullato)
12.I regi
13.Regigigas
14.Giratina
15.Palkia
16.Dialga
17.Arceus (diviso in più parti)
Spero vi piaccia questa raccolta ^^
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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11. I Regi
 
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Ricordo che la mia infanzia trascorse felice, nonostante ogni giorno della nostra vita ricordasse a me e ai miei fratelli che non avevamo molti soldi per vivere. Ma stavamo tutti e tre insieme e questo ci bastava.
 
Io e i miei fratelli, per la precisione mio fratello, Regirock, e mia sorella, Regice, siamo sempre vissuti in una vecchia casa nel Regno dei Regi, un piccolo regno che si trovava in una zona dell'Universo, ben collegato al Regno Arceus e governata da un Re buono e saggio: il Re Regigigas.
Nascemmo molti anni dopo la creazione della Terra ed essendo il più grande, mi occupavo di portare il cibo ai miei fratelli. Così facevo molti lavoretti anche se non mi pagavano molto. Vedere quei pochi spiccioli nella mia mano mi rendeva triste, perchè volevo portare qualcosa in più ai miei fratelli però i loro volti sorridenti che mi accoglievano quando tornavo a casa mi facevano dimenticare del povero bottino tornavo a sorridere.
 
Avevo quattordici anni quando incontrai per la prima volta il Re Regigigas. Stavo facendo alcune commissioni per il fornaio, quando tre figure, un uomo, una donna e un bambino sui sette anni, mi passarono accanto. Mi fermai ad osservarli, incantato da come erano vestiti. Delle persone vestite così bene cosa ci facevano nel quartiere povero della città? Mi voltai per continuare il mio giro, ma qualcuno mi fermò. Mi girai e vidi il Re Regigigas con un sorriso cordiale sul volto.
-Vorrei comprare del pane.- disse gentilmente, emozionato come non mai, incominciai a rovistare nel fondo della cesta, dove di solito il pane era più caldo e morbido. Presi il pezzo più grande, glielo incartai e glielo porsi.
Il Re prese dalla tasca una banconota da cinquanta, me la diede e prese il pane.
-Grazie e tieni pure il resto.- disse raggiungengo la sua famiglia
Io rimasi fermo a guardare e a rigirarmi tra le mani quella banconota. Era la prima che vedevo una banconota da cinquanta. Talmente ero felice corsi a casa a farla vedere a Regirock e a Regice.
Quando entrai ansimando, i miei fratelli si precipitarono e preoccupati mi chiesero cosa avessi.
-Guardate.- dissi e feci vedere la banconota che mi aveva dato il Re
Non appena la videro rimasero a bocca aperta.
-E se vi dico chi me l'ha dato non ci crederete mai.- dissi
-Chi te l'ha data?- chiese mia sorella curiosa
Li guardai e dissi: -Il Re Regigigas!-
-Cosa?!- disse Regirock sorpreso
-Non è vero.- disse Regice credendo che stessi mentendo
Scossi la testa.
-Invece è vero. Mi ha visto con la cesta del pane e ha voluto comprarlo. Quando gliel'ho dato mi ha dato la banconota!- spiegai
-Allora dobbiamo festeggiare!- disse mio fratello
-Puoi dirlo forte!- dissi e tutti e tre andammo a mangiare quello che ci siamo sempre sognati.
 
Passarono giorni e tornammo alla nostra vita quotidiana, ma un pomeriggio ricevemmo una strana visita. Io e Regirock stavamo giocando a carte, quando qualcuno bussò alla porta.
Posai le carte sul tavolo e andai ad aprire. Non appena aprii, vidi davanti a me un bambino sui sette anni, dai capelli e gli occhi nero pece. Quando lo vidi rimasi senza parole. Il figlio del Re, il Principe Regigigas, era lì davanti a me. Senza che io gli dicessi qualcosa, lui entrò e sentii i miei fratelli schizzare in piedi. Chiusi la porta e mi voltai verso il Principe, che si guardava intorno. Feci un respiro profondo, presi coraggio e dissi:
-Ehm... Come posso aiutarla?-
Lui si girò e mi guardò. Notai per la prima volta che i suoi occhi avevano un non so che di malvagio.
-Sono venuto ad offrirti un lavoro, Registeel.- disse con uno strano luccichio negli occhi e uno strano sorriso dipinto sul suo volto.
-Un lavoro?- ripetei, incredulo.
-Sì. E tu e i tuoi fratelli non avrete più nessun problema di cibo o d'altro.-
-Quindi in cambio mi darà del denaro?- chiesi
Lui annuì.
-E se non sono all'altezza del suo lavoro?-
-Sei un Pokèmon, no?- disse lui ed io annuii.
-Allora sarai in grado di affrontarlo.- disse il Principe con un alzata di spalle
Lo guardai sorpreso, ma allo stesso tempo ero curioso di sapere che lavoro mi potesse offrire un bambino di sette anni.
-Allora? Di che lavoro si tratta?- chiesi impaziente
-Prima di parlartene, vorrei che i tuoi fratelli se ne andassero.-
Non volevo che se ne andassero, perchè odiavo avere segreti con loro, ma se lo chiedeva il Principe Regigigas....
Così feci cenno di uscire e loro senza opporsi se ne andarono, lasciandoci da soli.
-Che lavoro è?- chiesi
-Devi uccidere tre persone per me.- disse e io rimasi basito
Ma quel bambino mi aveva scambiato per un sicario in affitto?
-Cosa?- dissi con un filo di voce
Lui mi guardò, spazientito.
-Ora ti spiego. Quando crearono la Terra, il Regno dei Regi era governato, non solo da mio padre, ma anche da una Principessa che con il suo potere speciale creò gli umani. Il suo nome era Grace e poichè il suo potere era generato da un medaglione d'oro a forma di cuore fu soprannominata il "Cuore d'oro". Lei, con i suoi poteri, diede tre emozioni principali agli umani: la tristezza, la rabbia e la felicità. Una volta terminata la Terra, lei incominciò a frequentarla e ben presto fece il grande errore di innamorarsi di un umano.
Purtroppo l'umano morì e lei cadde in depressione, così chiese al Re Arceus, che tu conoscerai bene, di ucciderla. Lui, non avendo il coraggio, la colpì al medaglione che si divise in tre cuori. Un cuore azzurro, conosciuto con il nome del cuore della trsistezza. Un cuore rosso, il cuore della forza. E infine un cuore giallo, il cuore della felicità.-
-Non capisco...- dissi
-Il punto è che la Principessa Grace con quel suo gesto ha tradito il nostro regno e i tre cuori la devono pagare.- mi spiegò
-E non poteva occuparsene suo padre?- chiesi ma lui fece una smorfia
-Mio padre non avrebbe fegato. Così sono disposto a farlo io, ma ho solo sette anni. Quindi entri in scena tu.- disse sorridendo
-E come farò? Non sono un sicario, non ho mai ucciso nessuno.- dissi esasperato
-Non li dovrai uccidere direttamente! Ma indirettamente, in modo che non si insospettiscano.- disse e si avviò verso la porta
-Va bene. Vuol dire che accetterò il lavoro. Ma lo faccio per i miei fratelli, quindi dovrà dare loro tutto ciò di cui hanno bisogno.-
-Non ti preoccupare. Se svolgerai un buon lavoro ti pagherò bene. Però non devi dire a nessuno che sono stato io ad offrirti questo lavoro, d'accordo?- disse
Annuii e gli aprii la porta. Non appena uscì, si voltò e questa volta con un sorriso angelico, da bambino della sua età.
-Allora ci vediamo. Mi sono divertito molto con te. Ciao!- disse e se ne andò saltellando
Il Principe era strano. Un attimo prima era serio da sembrare un adulto e un attimo dopo tornava ad essere un bambino di sette anni. E poi i suoi occhi... Mi mettevano i brividi.
Però il lavoro che mi aveva offerto era vantaggioso, quindi dovevo farlo. Ma prima di partire per andare sulla Terra, incominciai ad indagare sui tre cuori. Non c'erano molti ritratti su di loro, ma trovai molte informazioni sul cuore della forza e sul cuore della felicità.
Il cuore della felicità, da quello che lessi, era una ragazzina di dodici anni e conosceva tutti i rimedi, naturali e magici, esistenti in tutto l'universo. Quindi... Dovevo uccidere una ragazzina che con le sue capacità guariva la gente? Con quale coraggio l'avrei fatto?
Andai avanti e lessi quello che c'era scritto sul cuore della forza. Era un ragazzo dagli occhi di fuoco e che abbia una velocità incredibile. Era una furia in battaglia, infatti dimezzò la popolazione della Terra.
Continuai a sfogliare le pagine, in cerca di informazioni sul cuore della tristezza, ma non trovai nulla, così feci il punto della situazione.
Doveve uccidere una ragazza che non faceva male ad una mosca, un ragazzo che uccideva chiunque si trovava davanti a lui e un cuore di cui non sapevo minimamente nulla. Di bene in meglio...
Chiusi il libro e mi misi le mani nei capelli, ma un'anziana signora si avvicinò e mi disse:
-Cosa c'è, giovanotto? Qualcosa non va?-
La guardai e sospirai.
-No. E' solo che...-
Non potevo dirle che il Principe Regigigas mi aveva affidato un lavoro, così mentii.
-Devo fare una ricerca sui tre cuori della leggenda, ma non trovo informazioni sul cuore della tristezza.-
La vecchietta, non appena sentì "cuore della tristezza", si rabbuiò.
-Oh, figliolo. Non troverai nulla su di lei.- disse
-E' una donna?- chiesi curiosa
-Sì. Una donna belllissima. Ma ti dico una cosa... Non guardarla negli occhi! Sono maledetti! Ricordati questo, ragazzo. Ricordatelo!- disse e se ne andò.
 
Dopo una settimana di preparativi, andai sulla Terra. Il Principe mi aveva aperto un portale che, non appena lo attraversai, mi portò sulla Terra. Nel luogo in cui fui teletrasporato stava nevicando e il terreno era ricoperto da candida e pura neve. Quel luogo sarebbe piaciuto a mia sorella. Lei aspettava sempre trepidante l'inverno per giocare con la neve... Solo ricordare questo, mi faceva sentire già nostalgia di casa.
Dal posto in cui mi trovavo riuscivo a vedere in lontananza un piccolo villaggio. Mi incamminai e girovagai per il villaggio. Non sapevo dove fossi, quando non vidi una cartina del luogo e sotto di essa c'era scritto che mi trovavo nella Valle di Crio nella regione di Almia. Non avevo fatto molta fatica a capire dove mi trovassi, ora però dovevo trovare i miei tre "bersagli".
Camminai per il piccolo villaggio, pensando ad un modo per poterli incontrare, quando due ragazzi che correvano mi fecero cadere sulla strada ghiacciata.
-Oddio! Poverino!- disse una ragazza che, vedendomi cadere, si precipitò ad aiutarmi
-Ti sei fatto male?- chiese
Alzai lo sguardo e vidi una ragazzina sui dodici anni, dai capelli corti e castani e due grandi occhi dorati. Nei capelli portava un frontino di stoffa gialla, in tinta con il vestito che indossava. Ad un primo sguardo capii che lei era il Cuore della Felicità.
-Non ti preoccupare. Non mi sono fatto nulla.- dissi rimettendomi in piedi
Lei fece un sospiro di sollievo.
-Meno male.-
Poi un ragazzo dai folti capelli rossi, occhi color sangue e corporatura esile si avvicinò alla ragazza.
-Dai, Chremisi. Lascia stare questo perdente!- disse guardandomi storto
Aprii bocca per ribattere all'insulto, ma la ragazza prese le mie difese.
-Ma, Fire! Era caduto e avevo paura che si fosse fatto male.- disse con un sorriso
Il ragazzo non rispose, poi lentamente si avvicinò a me e disse: -Se farai del male a mia sorella te la vedrai con me!-
Chremisi tirò il fratello a sè e disse:
-Scusalo... E' un pò protettivo nei miei confronti!-
Vedere gli occhi di quel ragazzo, mi mise un gran terrore. Dopo aver calmato Fire, si avvicinò a noi una donna bellissima, sui vent'anni, formosa con un lungo vestito azzurro, lunghi capelli lisci e neri e un ventagli bianco con dei motivi azzurri disegnati che le copriva il volto. Con eleganza si avvicinò ai due ragazzi e, con un tono freddo come il ghiaccio, disse:
-Cosa state facendo?-
-Stavamo aiutando il signore che era caduto.- spiegò Chremisi
La donna si voltò verso di me e sporse un pò il ventaglio, facendomi vedere un bellissimo occhi color ghiaccio.
Mi guardò e disse: -Le chiedo scusa per l'incoveniente! Andiamo.-
Mi voltò le spalle e se ne andò. Il ragazzo sbuffò, annoiato, e la seguì. Chremisi mi saluto con un sorriso e seguì i fratelli.
Eccoli... Avevo trovato i miei bersagli.
 
Dopo una settimana incominciai a seguire i movimente di Chremisi e Fire, che non si separavano mai. La donna dall'cchio di ghiaccio non l'ho vista più, quindi mi limitai a quelli che vedevo ogni giorno.
Fire e Chremisi quella mattina si diressero verso il piccolo porto del villaggio e salirono su una barca a vela. Mi diressi verso la barca e mi avvicinai ad un uomo anziano, forse il capitano della piccola imbarcazione.
-Mi scusi, ma dove porta questa barca?- chiesi
L'uomo mi guardò e rispose: -Porta nel Deserto Haruba, figliolo.-
-E posso salire anche io?- domandai, ma lui scosse la testa
-Mi dispiace, ma la mia barca non può portare più di tre persone.- disse, ma io tirai fuori dalla mia borsa un sacchetto pieno di monete, che il principe mi aveva procurato, e gliene mostrai due d'oro.
-Nemmeno se le dò queste due monete?- dissi
Il vecchio le guardò, poi si guardò intorno e mi sorrise.
-Va bene, sali.-
Gli misi le due monete in mano e salii sulla barca. Una volta salito, mi misi il cappuccio sulla testa e mi sedetti il un angolo, senza incrociare lo sguardo del Cuore della Forza.
Per un giorno intero viaggiammo per il mare, quando alle nove del mattino seguente la barca attraccò su una gigantesca zona sabbiosa. Poi mi ricordai che il giorno prima il capitano di aveva detto che era diretto verso il Deserto Haruba. Quindi il deserto era una gigantesca zona piena di sabbia? Me lo immaginavo diverso... E poi faceva un caldo bestiale!
Incominciai a seguire Fire e Chremisi che, spediti, si diressero verso un villaggio vicino, ma dopo cinque minuti, a causa della sete, li persi per bere ad un oasi. Però riuscii a ritrovarli grazie alle loro impronte nella sabbia. Almeno qualcosa di buono lo faceva, oltre entrare nelle mie scarpe.
Arrivai al villaggio, caratterizzato da una gigantesca piazza con al centro un oasi e intorno ad esso molte case. Con grande meraviglia, notai una grandissima folla. Mi avvicinai per poter capire il motiva di quella riunione, ma non riuscivo a vedere nulla. Così, a spintoni, mi feci spazio tra la gente, fino a vedere Chremisi che guariva un bambino malato. Mi guardai intorno, per vedere dove fosse Fire e lo vidi in disparte, seduto con la schiena appoggiata ad un albero, che, da lontano, guardava la sorella con sguardo vigile e attento.
-Faccia degli impacchi di erbe e acqua sulla ferita per una settimana e guarirà!- disse Chremisi ad un uomo con una brutta ferita sul braccio
-Va bene. Grazie mille, dottoressa!- ringraziò e se ne andò, lasciando spazio ad un ragazzo di diciannove anni con un profondo taglio sulla gamba.
Immediatamente si mise a pulire e a disinfettare la ferita, poi con estrema cautela mise sopra di essa una pomata e bendò la gamba del ragazzo. Lo sguardo fermo e attento di Chremisi mi fece rimanere senza parole. Il suo comportamento, le mosse, i suoi gesti trasmettevano chiaramente l'amore che lei impiegava per curare i suoi pazienti. Come avrei potuto fare del male ad una ragazza così innocente e gentile?
Anche se non volevo, lo dovevo fare per i miei fratelli. Se avessi ucciso Chremisi, il Principe mi avrebbe dato un ingente somma di denaro, che sommate alle ricompense degli altri due bersagli, ci sarebbero bastate per il resto della nostra vita.
Stetti lì a guardare Chremisi per altre due ore, fino a quando tutta la folla non se ne andò. Seguii il flusso di gente, che lentamente tornava alle loro case, e me tornai alla barca su cui ero arrivato. L'unica cosa che mi rimaneva da fare era tornare alla Valle di Crio e pensare un piano per poter uccidere quella dolce ragazzina.
 
Nonostante passai due settimane a pensare ad un piano, non riuscii a trovare un idea decente per uccidere Chremisi. L'unica cosa che riuscivo a pensare erano gli sguardi delusi dei miei fratelli se avessero scoperto la vera natura del mio lavoro. Fu difficile togliermi quel pensiero dalla testa. Un giorno, però, mi si presentò una buona occasione per poter uccidere il Cuore della Felicità.
Stavo morendo di fame, così stavo andando verso il negozio del fornaio nella piazza del villaggio. Arrivai alla piazza quando vidi Chremisi con un grosso libro in mano che discuteva con Fire. Mi avvicinai un pò per poter ascoltare ciò che dicevano.
-Ma Fire! Devo tornare nel Deserto Haruba! C'è un pianta che cerco da tempo!- disse Chremisi cercando di convincere il fratello
-E io ti dico che lì non ci voglio tornare.- disse Fire con uno sguardo truce
Chremisi mise il broncio e disse: -Allora ci andrò da sola!-
-Allora vacci!- disse Fire e subito la ragazzina se ne andò
Aspettai un pò, per vedere se Fire la seguiva, ma lui se ne andò dal lato opposto. Quando non lo vidi più, corsi al porto dove avrei trovato Chremisi.
Dopo una lunga corsa trovai Chremisi che guardava la barca, che l'avrebbe condotta al deserto, amareggiata. Mi avvicinai a lei e costrinsi me stesso a sorridere.
-Ciao!- la salutai
Lei si voltò di scatto.
-Ciao! Tu sei il ragazzo dell'altra volta!- disse riconoscendomi
-Sì. Oggi vedo che sei da sola...- dissi
Lei abbassò lo sguardo, ma sempre con il sorriso sulle labbra.
-Oggi mio fratello non mi vuole accompagnare nel Deserto Haruba per cercare una pianta che mi serve.- mi spiegò
Ecco la mia occasione! Dovevo solo stare attento a non sprecarla.
-Se vuoi, ti accompagno io.- dissi sorridendo
Il suo viso si illuminò.
-Davvero lo faresti?- chiese felice
-Certo! Sempre se tu vuoi...- dissi e lei mi prese per mano e mi condusse sulla barca.
-Certo che voglio!-
E così mi trovai a viaggiare con lei.
Devo dire che stare con lei. Non mi dispiaceva, anzi mi rendeva felice. Forse era l'effetto del suo potere. In effetti, non era un caso che si chiamasse Cuore della Felicità. Entrambi ci sedemmo l'uno accanto all'altra e, quando scese la sera, mi addormentai con il sorriso sulle labbra.
 
Quando riaprii gli occhi mi trovavo in un bellissimo prato. Mi misi seduto e osservai il panorama, poi sentii le voci di Regirock e Regice che mi chiamavano. Mi voltai e li vidi che correvano verso di me, felici. E quando mi raggiunsero, mi abbracciarono.
-Come sono felice di vedervi!- dissi abbracciando i miei amati fratellini
Dopo l'abbraccio, si sedettero accanto a me. Mia sorella Regice aprì bocca per dire qualcosa, ma non sentii la sua voce, bensì quella di un'altra ragazza. Chremisi. Aprii gli occhi di sbotto e vidi Chremisi vicino a me.Quindi... Era tutto un sogno.
-Finalmente ti sei svegliato. Siamo arrivati!- disse con un sorriso
-Oh, bene.- dissi mettendomi subito in piedi
-Stavi facendo un bel sogno? Se è così ti chiedo cosa per averti svegliato.- disse lei seguendomi
-No, non ti preoccupare.- dissi sorridendo
Insieme scendemmo dalla piccola imbarcazione e ci dirigemmo verso il villaggio.
-Allora? Dove si trova la pianta che stai cercando?- chiesi
Chremisi aprì il suo libro e, dopo aver letto un paio di righe, rispose: -Nel Tempio Hippodown.-
-E dove si trova?-
-A nord del villaggio. Ci siamo stati una volta io e mio fratello Fire.-
Così ci incamminammo verso il tempio che dopo cinque minuti raggiungemmo. Il tempo aveva la forma di un gigantesco Hippodown e la sua bocca spalancata era l'entrata del tempio. Chremisi varco la soglia del tempio, ma io mi fermai.
-Sei sicura che sia questo il tempio?- chiesi
Lei si voltò e con un sorriso disse: -Certo! Dai, entra!-
Timoroso entrai. A mia grande meraviglia l'interno era molto grande e non c'era molta sabbia. Ce la potevo fare. Chremisi, spedita, si diresse verso una scala che portava verso il basso. Io la seguii, ma non credevo che in quel luogo privo di vita potesse ospitare della vegetazione. Ma mi dovetti ricredere quando arrivammo ad una stanza circolare molto illuminata piena di vegetazione.
-Caspita! Questo posto è bellissimo!- dissi
-Vero! Su, ora cerchiamo una pianta che cerco.- disse Chremisi mettendosi all'opera.
Feci qualche passo in avanti per raggiungerla, ma sentii uno strano verso.
-Hai sentito?- dissi, ma sentii un altro verso
-Non ti preoccupare. Sono solo i Pokèmon del luogo.- disse lei e subito tanti Pokèmon di tipo erba uscirono allo scoperto e mi misero intorno a noi. Però quei Pokèmon avevano un aspetto strano.
-Non noti anche tu che abbiano un aspetto strano?- chiesi e Chremisi li guardò
-Poverini. Hanno molta sete. Hanno bisogno di acqua!- disse dispiaciuta e preoccupata
Presi lo zaino e cominciai a frugare al suo interno, in cerca della bottiglia d'acqua che avevo sempre con me, ma quando la trovai mi ricordai che dovevo uccidere Chremisi. Così dissi una bugia.
-Purtroppo non ho portato con me la mia bottiglia d'acqua. Dovrò uscire a prenderla.- dissi rimettendomi lo zaino in spalla
-Va bene. Vengo con te.- disse alzandosi, ma io la fermai.
-No. Meglio che tu rimani qui, nel caso in cui qualche Pokèmon si senta male.- dissi
-Hai ragione. Allora rimango! Non fare tardi!- disse sorridendo e uscii dal tempo.
Non appena fui fuori dovevo trovare il modo per chiudere l'uscita. Poi vidi un Hippodown che dormiva.Mi avvicino e mi metto davanti a lui. Presi dei sassi che avevo trovato lì vicino e glieli lanciai sul muso, fino a quando non si svegliò. Sapevo del carattere irascibile dei Hippodown e questo andava a mio favore. Il gigantesco Pokèmon mi vide e incominciò ad attaccarmi. Schivai tutti i colpi e corsi verso l'entrata del tempio. Hippodwon mi seguì e mi attaccò con sabbiotomba. Io schivai anche questo attacco e il suo colpo riempì l'entrata del tempio, bloccandola.
Contento del risultato ottenuto, sorrisi e scappai via, per non lottare con lui e rimanere lì ancora per molto e farmi sopraffare dal senso di colpa. Però almeno avevo trovato il modo per non ucciderla direttamente e poi sarebbe morta in un bel posto, proprio come il suo sorriso. Spero solo che non si arrabbi con me.
 
Dopo tre giorni mi arrivò una lettera del Principe in cui si congratulava per la morte del Cuore della Felicità. C'era anche scritto che Chremisi era morta disidratata e che la mia ricompensa era stata mandata ai miei fratelli. Il senso di colpa mi attanagliò il corpo. Anche se era morta disidratata, era sempre colpa mia se aveva fatto quella fine.
Nonostrante la tristezza e il senso di colpa, mi costrinsi ad uscire alla ricerca di Fire. Girai per il villaggio con il molare a terra. Mi ero appena seduto su una panchina, quando vidi Fire che, furiosamente, litigava con qualcuno. Mi avvicinai e notai che la persona con cui parlava tremava per la paura. Poi Fire, con uno strattone, ruppe il collo al pover uomo. Forse era furioso perchè Chremisi non era più tornata. Un secondo uomo si precipitò ad aiutare quello che ormai era morto, ma fu trafitto senza pietà da una spada di Fire.
Da dove era sbucata? Mi allontanai, per non farmi vedere, così non mi avrebbe ucciso. Quando l'uomo si accasciò a terra, lui se ne andò. Io lo seguii, mantenendo le distanze. Non volevo morire! Feci una grande fatica stare al passo di Fire, talmente andava veloce. Subito dopo arrivai al porto e Fire fece una cosa che non mi sarei mai immaginato. Incominciò a correre sempre più veloce, fino a diventare un fulmine e schizzare via sul mare come se sotto ai suoi piedi non ci fosse acqua, ma normalissima terra. Così se ne andò, non sapendo dove stesse andando.
Amareggiato tornai in piazza e mi sedetti sulla stessa panchina di prima. Non sapevo cosa fare... Fire era fuggito chissà dove ed io non potevo perdere altro tempo. Già con Chremisi avevo perso più di un mese, quindi se volevo tornare presto a casa e finire questo lavoro dovevo sbrigarmi. Mi misi le mani nei capelli, costringendo la mia mente a pensare a qualcosa di sensato, quando sentii parlare due persone.
-Quel pazzo ha ucciso di nuovo delle persone.-
-Non possiamo vivere con un pazzo omicida. Dobbiamo fare qualcosa.-
-Purtroppo non possiamo fare nulla! Se ci mettiamo contro di lui ci ucciderà tutti!-
-Ma ora dove si trova?-
-Non lo so... Forse è andato al Vulcano di Caldonia. Ho sentito che ci va per allenarsi.-
Cosa? Fire andava al Vulcano di Caldonia? Bene... Prima il deserto, poi il vulcano! Andava sempre meglio. Se c'era una cosa che odiavo era il fuoco.
Mi alzai e mi diressi verso le due persone che stavano parlando.
-Scusatemi, ho sentito che avete parlato di un vulcano... Vorrei sapere dove si trova.- chiesi
-E' una piccola isola a sud della regione.-
-E come posso raggiungerla?- domandai
-Dovresti andare a Portena e prendere una barca che ti porta all'isola.-
-Portena?-
-Si può definire la capitale della regione. Ha un immenso porto.-
Annuii e ringraziai. Quindi dovevo andare Portena... Solo l'idea di affrontare Fire mi metteva i brividi. Chissà come avrei fatto ad ucciderlo... Molto probabilmente mi avrebbe ucciso lui. Però ci dovevo riuscire. L'unica cosa che speravo era che lui non sapesse che Chremisi fosse morta, altrimenti... Era un bel guaio.
 
Il giorno dopo mi alzai di buon ora e mi misi in cammino per Portena. A mia grande meraviglia, raggiunsi in fretta la città. Era una cittadina abbastanza grande, a differenza dei villaggi del Deserto Haruba e della Valle di Crio. Ma la cosa che mi sorprese fu il porto. Credevo di trovare un porto dove c'erano poche persone e poche barche, invece pullulava di gente e c'erano navi di tutti i tipi e di varia grandezza. Mi ricordava tanto il mercato del mercoledì nella piazza grande nel Regno dei Regi dove aiutavo il fruttivendolo alla sua bancarella.
Lentamente girai per il porto, estasiato da quello che mi circondava, però il mio scopo mi riportò alla realtà. Girovagai per il porto, per capire quale barca portasse a Caldonia, ma c'era troppa confusione e non riuscivo a capire nulla, fino a quando non trovai una bacheca dove portava i nomi della barca, l'ora di partenza e il luogo di destinazione. Scorsi velocemente il dito, in cerca di Caldonia e quando la trovai nell'elenco mi memorizzai il nome della barca e l'orario, cosa che dalla posizione del sole capii che mancava poco alla partenza. Corsi per il porto alla ricerca di quella barca e, quando raggiunsi la fine del porto, la trovai.
Era una barca piccola, rispetto alle altre che avevo visto attraccate, forse poteva portare solo cinque persone alla volta. Mi guardai intorno, quando una voce alle mie spalle attirò la mia attenzione.
-Ti serve aiuto, ragazzo?-
Mi voltai di scatto e vidi un uomo, sulla cinquantina, che mi guardava con un sorriso cordiale.
-E' sua la barca che porta a Caldonia?- chiesi
-Certo. Devi andare lì?- disse lui
Annuii.
-Sei fortunato! Stavo per partire.- fece dirigendosi verso la piccola imbarcazione
-Quanto le devo dare per il disturbo?- dissi prendendo delle monete dal mio zaino, ma l'uomo con un questo della mano mi fermò.
-Non ti preoccupare, ragazzo. Non voglio nulla.-
-Ma...- volevo ribattere, ma non mi fece continuare.
-Ho detto che non voglio niente. Su, sali. Partiamo per Caldonia.- disse e salì sulla barca.
Esitante, salii sulla barca. Mi sedetti in angolo e chiusi gli occhi, sperando che non succedesse nulla di pericoloso.
 
Dopo due giorni di viaggio in mare, arrivai finalmente a destinazione. Caldonia era una piccola isola vulcanica, dove alle pendici del vulcano si trovava un piccolo villaggio. Sceso dalla barca, salutai l'uomo che mi aveva condotto lì e incominciai a girare per il villaggio. Prima di mettermi alla ricerca di Fire, andai a mangiare qualcosa, dato che il villaggio in mare mi aveva prosciugato tutte le provviste.
Mi diressi verso una piccola taverna e, dopo un pasto abbondante, mi misi alla ricerca del Cuore della Forza. Girai per il piccolo villaggio, in cerca di qualcosa che mi assicurasse la sua presenza sull'isola, ma non trovai nulla. Quindi l'unica cosa che mi venne in mente era quella di chiedere alla popolazione locale. Il primo a cui chiesi fu un anziano signore, seduto su una panchina, intento a dare da mangiare a dei Wingull.
-Mi scusi...- esordii per attirare la sua attenzione
L'uomo si voltò e mi sorrise.
-Che c'è giovanotto?- chiese
-Volevo chiedere se hai visto un ragazzo dai capelli e dagli occhi rossi, alto come me e con una corporatura esile.- dissi descrivendo Fire, cercando di farlo come meglio potevo.
L'anziano signore mi guardò per un paio di secondi, con aria pensante. Poi il suo sguardo si illuminò.
-Sì! L'ho visto due giorni fa! Si è adentrato nel vulcano e non è più uscito. Può darsi che si trovi ancora lì, ma ho seri dubbi.- disse tornando a dar da mangiare ai Wingull.
Quando sentii la frase " si è adentrato nel vulcano" ci mancò poco che mi venisse un mancamento. Dovevo entrare in un vulcano... Ma stavamo scherzando?
Però dovevo farlo. Dovevo uccidere Fire, costi quel che costi. E anche se avevo paura, dovevo farmi coraggio e affrontare quel folle.
-Vi ringrazio. Arrivederci.- salutai il signore e mi diressi verso l'entrata del vulcano. L'anziano però mi fermò.
-Aspetta!-
Mi voltai e vidi l'anziano signore alzarsi dalla panchina. Prese qualcosa dalla tasca, mi prese la mano e mi appoggiò sul palmo una piccola chiave arrugginita.
-Questa ti servirà nel vulcano.- disse con un sorriso e tornò a sedersi.
Guardai la chiave nella mia mano. Cosa poteva servire mai una chiave in un vulcano?
Ringraziai di nuovo il vecchietto, misi la chiave in tasca e mi diressi verso le pendici del vulcano.
 
Quando arrivai alle pendici del vulcano, mi guardai intorno e mi sentii sopraffatto dalla paura e dall'ansia. Non volevo entrare nel vulcano, perchè Fire sarebbe stato in vantaggio, mentre il calore e la lana avrebbero giocato a mio sfavore.
Però feci un respiro profondo e cercai un posto da dove entrare. Girai per poco tempo intorno al vulcano, perchè riuscii a trovare una caverna. Mi affacciai e lentamente mi addentrai in essa. Più mi addentravo, più la temperatura aumentava, fino a sentirmi la pelle pizzicare per il troppo calore. Più volte fui tentato ad andarmene, ma poi pensai ai miei fratelli e all'ingente ricompensa che avrei ricevuto dopo il completamento di questo lavoro, così andai avanti nonostante la paura cresceva in me man mano che avanzavo.
Una volta percorso tutto il tunnel, mi ritrovai in un luogo gigantesco, fatto di rocce e magma. Mi guardai intorno, innorridito. Come poteva un essere vivente andare in un luogo come quello?
Tremante come una foglia, incominciai a camminare, stando attento a dove mettevo i piedi. Quindi cercai Fire. Dovevo ammettere che era un posto molto grande, perchè più andavo avanti, più scoprivo stanze e passaggi nuovi, fino a quando un rumore non attirò la mia attenzione.
Mi misi in attesa, aspettando che il rumore si ripetesse, in modo tale da verificare che non sia stata la mia immaginazione. Il rumore si ripetè e fu allora che mi decisi ad andare verso il luogo dove proveniva il rumore e, non appena scorsi la figura di Fire, mi nascosi d'istinto dietro una roccia.
Dopo aver calmato il mio cuore, che batteva all'impazzata per la paura, mi affacciai per vedere cosa stesse facendo. Sembrava che si stesse allenando, ma non capii con precisione cosa stesse facendo.
Mi affacciai un pò di più per vedere meglio, ma con il piede feci ruzzolare una pietra. Per il rumore provocato, Fire si fermò di colpo e si voltò.
Io mi rinascosi dietro la roccia, trattenendo il fiato. Lentamente Fire si avvicinò e, più si avvicinava, più giravo intorno alla roccia, per non farmi vedere. Ma feci male i miei calcoli. Quando credevo di averlo raggirato, me lo trovai di fronte che mi fissava con uno sguardo truce.
Rimasi fermo lì, nella mia posizione, con il fiato sospeso e il sudore che scendeva per la fronte. Fire si chinò e il suo viso si trovò a pochi centimetri dal mio.
-Tu chi saresti?- chiese, con voce bassa, rauca e oserei dire rabbiosa.
Per la paura non risposi, però con mia grande sorpresa feci una cosa che non avrei mai fatto.
Tirai un pugno sul suo viso, ma talmente forte da farmi male le dita. Per il dolore si allontanò abbastanza da darmi l'agio di fuggire. Se all'inizio c'era solo l'ottanta percento delle probabilità che mi avesse ucciso, con quel punto me le ero portate al cento per cento.
Corsi più veloce che potevo verso la stanza precedente, in modo da fuggire illeso, ma Fire con una velocità incredibile mi anticipò e bloccò la via.
-Tu sei quello che mia sorella Chremisi ha soccorso un pò di tempo fa.- disse riconoscendomi e, vedendo che non ribattevo, sorrise.
-Vuol dire che oggi mi divertirò.- disse e la paura mi assalì.
Cosa dovevo fare? Mi aveva sbarrato la strada e se non ne trovavo un'altra in fretta mi avrebbe torturato, infatti dal suo sguardo capii che mi avrebbe ucciso con una morte lenta e dolorosa.
Mi guardai intorno, con la vaga speranza di trovare la via d'uscita che mi avrebbe condotto fuori da quel vulcano e quando la trovai, ringraziai Dio o qualunque altra persona che mi stava proteggendo dall'alto per avermi dato almeno l'un percento di salvezza.
Lentamente indietreggiai, evitando di fare movimenti bruschi. Aspettai il momento opportuno, poi corsi via, verso l'uscita.
-Oh... Vuoi giocare al gatto e al topo, eh?- disse, inseguendomi.
Ero a pochi metri dall'uscita quando lui mi raggiunse e mi atterrò.
-Catturato!-
Mi tirò due pugni, ma io riuscii a schivarli. Guardai i due buchi che aveva creato nel pavimento di roccia naturale. Molto probabilmente, se non li avessi schivati, mi avrebbe cambiato i connotati.
Cercai di liberarmi dalla sua presa, ma mi strinse più forte le gambe intorno la vita. Poi mi venne in mente una brillante idea. Concentrai tutta l'energia che possedevo nella mia mano e attaccai Fire con cannonflash. Mi liberò dalla sua morsa, stordito dalla mia mossa. Mi alzai e corsi via. Quando credevo di aver messo una notevole distanza, mi voltai e vidi Fire che mi stava inseguendo. Corsi il più veloce possibile, cercando di schivare tutti i colpi che lui mi infliggeva. Quando abbandonai ogni speranza di uscire da lì, trovai una porta di ferro. Mi gettai su di essa, convinto che si aprisse, invece era chiusa. Sbattei contro di essa più volte, ma niente. Mi guardai indietro e Fire stava avanzando velocemente. Cercai un modo per aprire quella porta, fino a quando mi ricordai della chiava che mi aveva dato il signore. Mi misi la mano in tasca e la presi immediatamente. La inserii nella serratura e, con la mano tremante, cercai di girarla. La serratura era molto arruginita e non riuscivo ad aprire la porta. Mi voltai indietro un'ultima volta. Fire era vicino... Molto vicino. Misi più forza alla chiave e quando sentii lo scatto della serratura, mi trattenni dall'esultare.
Fire era a pochi metri da me quando uscii e chiusi a chiave la porta alle mie spalle. Due secondi dopo lo sentii abbattersi contro di essa, cercando di aprirla con tutte le sue forze, ma non ci riuscì. Urlò per la rabbia.
Indietreggiai lentamente e ripresi fiato. Le gambe mi tremavano ancora per lo spavento.
Fire continuava ad urlare come un pazzo.
-Giuro che quando sarò uscito da qui ti farò a pezzi!- urlò, colpendo la porta talmente forte da lasciare il segno del suo pugno.
Nonostante fossi fuori dal vulcano, la paura che aveva assalito tutto il mio corpo non accennava ad attenuarsi. Lentamente abbassai gli occhi sulla mia mano destra, che stringeva la piccola chiave. Per fortuna che quando ero uscito mi ero tirato la chiave e chiuso la porta, altrimenti mi sarei ritrovato Fire alle calcagna. Però mi dovevo liberarmi di quella chiave. Non potevo permettere a nessuno di ritrovarla, perchè, forse, con un pò di fortuna, sarebbe morto disidratato o per mancanza di ossigeno. Mi guardai intorno e vidi solo mare. Quindi decisi di gettarla lì. Mi avvicinai allo scoglio più vicino e lanciai il piccolo oggettino più forte che potei, in modo tale da scagliarla lontano. Non appena la chiave cadde in acqua, mi voltai e mi diressi verso il villaggio, senza voltarmi indietro.
 
Tornai alla Valle di Crio dopo cinque giorni di viaggio. Quando entrai nella caverna dove mi ero sistemato, trovai la lettera del Principe Regigigas. La presi e la lessi. Mi comunicò, come per Chremisi, della morte di Fire. Era stato trovato incatenato all'interno del vulcano con le sue due spade conficcate nel petto. Quando lessi ciò mi domandai chi avesse fatto una cosa del genere. Cioè... Uccidere Fire era un'impresa per chiunque! Chi lo ha ucciso doveva essere molto forte. Però, forse, il Principe non sapeva chi fosse stato, quindi poteva credere che fossi stato io e mi avrebbe dato la ricompensa, invece mi sbagliai. Stracciai la lettera in mille pezzi. I miei fratelli non avrebbero avuto il denaro per mangiare, quindi il terzo e ultimo obiettivo dovevo ucciderlo a tutti i costi con le mie mani. Non potevo permettermi di perdere anche quell'ultima ricompensa.
 
Il giorno dopo andai al villaggio. Ero determinato a trovare il Cuore della Tristezza e farla finita con questa missione, però non sapevo da dove cominciare. Andai in piazza e mi sedetti sulla fontana. Passò parecchio tempo, quando sentii dei singhiozzi. Alzai gli occhi dal ciottolo con cui stavo giocherellando per ammazzare il tempo e mi guardai intorno. Poco lontano da me c'era un bambino che piangeva. Forse si era perso o si era fatto male. Mi alzai e andai ad aiutarlo.
-Piccolo, tutto bene?- chiesi inginocchiandomi vicino a lui.
Lui, tra un singhiozzo ed un altro, rispose: -Mi sono perso! Non trovo più la strada di casa.-
Povero piccolo... Almeno durante queste tre missioni dovevo fare una buona azione... In memoria di Chremisi.
-Non ti preoccupare. Ti aiuto io a trovare la strada di casa.-
Lui, a quelle parole, sorrise. Solo in quel momento mi accorsi dell'aspetto angelico di quel bambino. Aspetto esile, viso tondo e grazioso, i capelli biondi e due accesi occhi azzurri che spiccavano sullo sfondo monocolore.
Mi alzai, lo presi per mano e incominciai a cercare la sua casa.
-Ti ricordi almeno com'è fatta?-
-Certo! E' una casa molto, molto grande ed è fatta di cristallo.-
Quando sentii "fatta di cristallo" soffocai una risata. Quel bambino aveva molta fantasia, ma lo dissi con così tanta dolcezza che mi sciolse il cuore.
Girai tutto il villaggio, ma nessuna di quelle case era del bambino. Tornai in piazza e mi fermai. Forse era stato abbandonato dai genitori, ben lontano da loro, in modo che non li trovasse e non tornasse con loro. Lo guardai... Come si poteva abbandonare un bambino così carino? Ma forse non era come pensavo io e casa sua si trovava fuori dal villaggio. Presi il bambino in braccio e corsi verso la pineta. Doveva per forza così... Sicuramente era cosi!
Quando la raggiunsi, mi guardai intorno in cerca di qualche casa, ma non vidi nulla. Poi il viso del bambino si illuminò.
-Ora ricordo!-
Si liberò dalla mia presa e saltò, cadendo sulla neve soffice.
-Ti ricordi dove si trova casa sua?- chiesi, quasi sorpreso.
-Sì! Su, vieni!-
Mi prese per un braccio e ci incamminammo per la pineta, fino a quando non ci fermammo di fronte ad un enorme castello. Quindi quando disse che viveva in una casa molto, molto grande intendeva un palazzo e con "fatta di cristallo" intendeva dire che era ricoperto di ghiaccio... Ora aveva un senso.
All'improvviso il bambino lasciò il mio braccio e corse verso una figura femminile che lentamente stava venendo verso di noi.
-Principessa Ice!- esclamò il piccolo, abbracciandola.
La donna sorrise e ricambiò il gesto d'affetto. Mi avvicinai e, quando riuscii a vedere bene il suo viso, mi fermai di colpo. Era magnifica. Aveva un viso angelico e armonioso, si poteva quasi definire perfetto. La pelle candida come la neve, i capelli lunghi e neri che le scendevano moribidi lungo la schiena, fino ad arrivare al bacino. Ma non appena i suoi occhi si incontrarono con i miei, il mio cuore si fermò. Quei due occhi color ghiaccio li avevo già visti... Più ci pensavo e più mi venne in mente il primo incontro con i tre cuori... Allora capii.
Il Cuore della Tristezza era lì di fronte a me.
 
Finalmente, dopo parecchi tempo, avrei terminato la missione e avrei riabbracciato i miei fratelli. Dovevo solo sistemare il Cuore della Tristezza e tutto sarebbe finito. Sicuramente non sarebbe stato difficile ucciderla come per Fire, ma mi sbagliavo. In fondo non conosceva nulla di lei... Non sapevo che poteri avesse e l'avevo decisamente sottovalutata.
Rimasi lì fermo, a guardare, con il cuore a mille. Non capivo se era dovuto alla paura o alla sua estrema bellezza.
Lei e il bambino si sciolsero dall'abbraccio e mi guardarono. Il piccolo, notando la mia agitazione, si avvicinò a me, mi prese la mano e sorrise. Il suo sorriso innocente mi tranquillizzò, anche se poco.
Ice, almeno credo sia il suo nome o sia solo il soprannome che le aveva dato il bambino per via dei suoi occhi, si avvicinò a noi e chiese:
-Chi è questo signore?-
Il piccolo si volto verso di lei e rispose: -E' un signore gentile che mi ha aiutato a trovare la strada di casa.-
Lei annuì per intendere che aveva capito e mi guardò, accennando un tenue sorriso.
-Tu sei il ragazzo che mia sorella Chremisi ha aiutato un pò di tempo fa.-
-Sì, sono io.- risposi, cercando di nascondere il nervosismo.
-Sei stato molto gentile a riportarlo qui. Si perde molto spesso e di solito sono io quella che lo va a riprendere.-
-Si figuri. E' mio dovere aiutare un bambino.-
-Per ringraziarti che ne dici che ti offriamo un buon tè caldo con dei biscotti?- chiese lei con un bellissimo sorriso gentile e cordiale.
-Beh...-
-Ti prego! Rimani con noi!- esclamò il bambino, tirandomi per la manica del cappotto.
Lo guardai e alla fine mi convinsi. In fondo stare un pò con loro poteva agevolarmi e potevo studiare il mio obiettivo.
-Va bene.- dissi e tutti e tre entrammo nel palazzo.
L'atrio era enorme, ben arredato e ben illuminato. Ice e il bambino lo attraversarono, fino ad arrivare davanti ad un'enorme porta che, non appena il Cuore della Tristezza fu davanti ad essa, si aprì da sola. Mi fermai, con la bocca aperta, esterefatto di quello che avevo appena visto.
-Che cos'hai?- chiese Ice, vedendo la mia espressione.
-Nulla.- risposi, tornando in me e raggiungendola.
Più ci addentravamo nel castello, più rimanivo basito per la sua grandezza e bellezza.
Dopo aver vagato in lungo e in largo per il palazzo, arrivammo in una stanza bellissima, piena di fiori, quadri e altri oggetti preziosi. Al centro c'era un tavolo con una graziosa tovaglia ricamata.
-Prego, siediti.- disse Ice, indicandomi una delle poltroncine.
Il bambino si sedette vicino alla donna ed io affianco a lui. Una volta seduti, Ice schioccò le dita e immediatamente, dall'altra stanza, arrivarono la tegliera (?) con le tazzine, seguiti da moltissimi dolci.
I suoi poteri erano incredibili, ma la cosa che mi lasciava sorpreso era che il bambino non si mostra per niente sbalordito da tutto ciò. Forse era da molto tempo con lei, allora ci aveva fatto l'abitudine.
Sempre da sole, le tazzine si posarono davanti a noi e ci venne versato il tè. Ice prese il suo fazzoletto, se lo poggiò elegamentemente sulle ginocchia e prese un pasticcino alla fragola.
-Qual'è il tuo nome?- mi chiese, addentando il suo dolcetto.
La guardai. Cosa dovevo fare? Dovevo dirle il mio vero nome oppure inventarmelo uno? Forse mi conosceva, ma in realtà faceva finta del contrario, quindi optai per la verità.
-Il mio nome è Registeel.-
-Quindi sei un Pokèmon Leggendario.-
A quella affermazione quasi non mi andava di traverso il pasticcino.
-Cosa?-
-Sei un Pokèmon Leggendario, no?- disse e questa volta guardandomi.
-Beh... Sì.- risposi, con un filo di voce.
Aveva capito che ero un Pokèmon Leggendario solo dal mio nome?
-Che ci fai qui sulla Terra? So che i Regi vivono in un altro regno.-
-Il mio tutore mi ha dato una ricerca sulla Terra e ha detto che andare direttamente sul pianeta in questione mi avrebbe aiutato.- risposi, cercando di essere il più convincente possibile.
-Capisco.-
Bevve un sorso di tè.
-Lei e il bambino da quanto tempo siete qui?-
Lei mi guardò e posò la tazzina sul tavolo.
-Sono qui da molto tempo e due mesi dopo il mio arrivo ho incontrato lui.- rispose, accarezzando i morbidi capelli del piccolo.
Li guardai. Sembravano una famiglia perfetta, però il fatto che aveva capito immediatamente che ero un Pokèmon Leggendario mi aveva allarmato. Non è che qualcuno aveva capito che il Principe Regigigas mi aveva mandato per uccidere lei e i suoi fratelli e l'aveva informata? I miei occhi balenarono sul bambino. Avrebbe mai potuto un bambino prevedere il futuro, capire l'inganno del Principe, rintracciare il Cuore della Tristezza e avvisarla?
Ovvio che non poteva! Come avevo potuto sospettare di un piccolo bambino innocente?! In più era umano, non aveva poteri sovrannaturali.
Dovevo mettermi l'anima in pace.
Era stato un caso che lei avesse capito che ero un Pokèmon, in fondo anche lei veniva dal mio regno.
Nonstante tutto, però, il mio brutto presentimento non aveva lasciato il mio animo. Mi diceva di andare via e questa era la mia intenzione.
-Mi dispiace, ma ora devo proprio andare.- dissi, alzandomi dalla poltrona e dirigendomi verso la porta.
-Aspetta! Rimani qui con noi!- esclamò il bambino che mi raggiunse e mi prese per mano.
Volevo ribattere, ma Ice si intromise.
-Per me non c'è problema. Puoi rimanere qui quanto vuoi. Avrai un pasto caldo e un tetto sicuro sulla testa Resta qui con noi.- disse con un bellissimo sorriso.
Uno di quei classici sorrisi che ti disarmano e non ti fanno più ragionare con lucidità.
Volevo rifiutare, ma notai gli occhi del bambino che mi pregavano di rimanere, così fui costretto ad accettare il loro invito.
-Va bene. Accetto.-
-Evvai!- esultò il bambino, saltellando di qua e di là.
-Però devo prendere la mia roba!-
-Non ti preoccupare. A quello ci penso io. Seguimi che ti porto nella tua camera.-
Ice uscì dalla stanza ed io la seguii.
Percorremmo un lungo corridoio, fino a arrivare davanti ad un porta a due ante. Proprio come la porta precendente, si aprì da sola e quando vidi la camera rimasi a bocca aperta. Era grandissima, molto più grande dell'intera casa in cui vivevamo io e i miei fratelli e molto sontuosa. Il letto era matrimoniale con delle coperte di seta, vicino alla portafinestra che conduceva al piccolo balconcino c'erano due poltrone, con al centro un tavolo di cristallo e sulla parete di fronte al letto un armadio a quattro ante. In più c'era anche una porta che conduceva ad un bagno privato.
Vedendo la mia espressione esterefatto, Ice disse: -Sono contenta che ti piaccia. Ora ti dobbiamo lasciare.-
Si voltò di spalle, facendo ondeggiare i lunghissimi capelli neri.
-Ti ringrazio.- dissi, prima che uscisse.
-Di nulla. Anzi... Siamo noi che dobbiamo ringraziare te.- ribattè, ma il suo tono di voce era diverso, quasi malvagio e, nonostante fosse girata di spalle, notai sul suo volto uno strano sorrisino.
Tutto ciò mi suscitò una strana sensazione, come se mi sentissi un uccellino in gabbia... Il bello è che l'uccellino er entrato di propria volontà nella gabbia.
 
La mattina successiva mi svegliai di buon ora e trovai le mie cose su una delle due poltroncine. Andai in bano, mi feci una doccia calda, mi vestii e andai nella sala da pranzo a fare colazione. Non ancora sorto il sole, mi aspettavo di mangiare da solo, invece quando vidi Ice seduta a capotavola rimasi stupito. Non credevo di trovarla sveglia.
-Buongiorno.- disse, vedendomi.
-Buongiorno.- ricambiai il saluto, sedendomi.
Notando che mi ero seduto troppo distante, esclamò:
-Perchè ti sei seduto così lontano? Vieni qui.-
Mi voltai e la guardai. Non mi sembrava avesse cattive intenzioni, così mi sedetti sulla sedia accanto alla sua.
Stettimo in silenzio per poco, poichè lei mi rivolse la parola.
-Sono felice che tu abbia accettato di stare con noi. Da quando i miei fratelli se ne sono andati, questo posto è diventato vuoto.-
Quando nominò i fratelli mi assalì la paura, ma cercai di seppellirla e di stare calmo.
Presi un bicchiere stracolmo di succo di bacca arancia e bevvi un sorso, in modo da mascherare la voce tremante.
-E dove sono andati?-
-Sono morti.- rispose bruscamente.
A quella risposta così secca , quasi non mi scivolò il bicchiere dalle mani. Lei sospirò ed, elegantemente, appoggiò i gomiti sul tavolo e il viso tra le mani, mettendo in mostra le sue forme.
-La morte di mio fratello me l'aspettavo. Fire si era creato un enorme schiera di nemici che era direttamente proporzionale al numero delle sue vittime, quindi se l'è meritata la fine che ha fatto. Ma la cosa che non riusco a capire è perchè abbiano ucciso anche mia sorella.-
Quindi lei sapeva che i fratelli, o per meglio dire Chremisi era stata ucciso. Però dovevo fare finta di non sapere nulla. Non volevo che sospettasse di me.
-Tua sorella è stata uccisa?-
-Sì.-
-E perchè pensi questo? Io non credo sia andata così, perchè, almeno da quella volta che l'ho vista, era una ragazzina gentile e non credo possa essersi creata una folla di nemici, bensì di persone molto grate a lei.-
-Beh... L'entrata del tempio non si ostruisce da sola.- ribattè
-Può darsi che, mentre lei stava nel tempio, c'è stata una tempesta di sabbia che abbia bloccato l'uscita.-
Alla mia risposta si voltò verso di me, guardandomi con sospetto.
-Coma fai a sapere che l'uscita era stata bloccata dalla sabbia? Non ti ho detto che il tempio si trova nel deserto.-
Non dovevo dirlo! Mi sono tradito da solo!
-Quando mi ha parlato di un tempio, ho pensato immediatamente a quello nel deserto Haruba, dato che ho sentito parlare solo di quello.-
Lei rimase zitta e mi guardò. Poi gli angoli della bocca si piegarono in un sorriso.
-Capisco.- disse e ricadde il silenzio.
Dopo un pò, lei si alzò dal tavolo e mi chiese: -Mi puoi accompagnare in un posto?-
Annuii e mi alzai. Sempre con un silenzio assordante, camminammo per il palazzo. Quel silenzio mi opprimeva, non faceva altro che ricordarmi ciò che avevo detto a tavola e che la stavo ingannando. Forse si era già accorta che ero stato io ad uccidere Chremisi e, forse, sospettava di me anche per quello successo a Fire. Maledetta la mia boccaccia! Ero immerso nei miei pensieri, quando sentii un forte vento soffiarmi sul viso. Per il vento forte, chiusi gli occhi, poi quando li riaprii vidi che stavamo su una specie di corridoio all'aperto. Ice continuò a camminare davanti a me, mentre io mi fermai, incantato dal bellissimo panorama che si poteva ammirare da lassù.
-E' un bel panorama, vro?- disse Ice, avvicinandosi.
Io annuii e mi appoggiai alla balconata. Non avevo mai visto un paesaggio innevato bello come quello. Anche nei dipinti non sarebbe stato così bello. All'improvviso sentii qualcosa di fresco sulla mano. I miei occhi si posarono sulla mia mano e vidi quella di Ice appoggiata sulla mia.
Che cosa strana... Quando vidi la sua mano, così piccola in confronto alla mia, il cuore incominciò a battermi all'impazzata. Era paura? No... Qualcos'altro. Ma non so dire cosa con precisione. Forse era quel sentimento che gli umani definivano con il termine "amore". Ma molto probabilmente non era nemmeno quello. Non potevo essermi "innamorato" del Cuore della Tristezza!
Con la mente affollata da questi dubbi, i miei occhi incontrarono i suoi. Lei sorrise e lentamente il suo viso si avvicinò al mio. Non capii cosa stesse per fare e volevo fermarla, ma stranamente il mio corpo non si muoveva, come se volesse farla fare.
Ice si stava avvicinando sempre di più e quando le nostre labbra erano a pochi millimetri, il mio corpo decise di reagire e di spostarsi. La guardai e decisi di andarmene. Era un mio obiettivo. Dovevo ucciderla e non potevo permettermi di legarmi a lei. Già mi ero legato a Chremisi e avevo sbagliato. Non potevo commetere di nuovo lo stesso errore.
 
Dopo quello che era successo con Ice, passai tutto il giorno chiuso nella mia camera. Il cuore mi batteva ancora all'impazzata e non accennava a rallentare. Stavo per chiudere gli occhi e abbandonarmi tra le braccia di Morfeo, quando sentii qualcuno aprire la porta. Scattai a sedermi e, quando mi girai verso la porta, vidi il bambino che mi guardava con i suoi splendidi occhi azzurri.
-Non vieni a mangiare?- mi chiese
-Non ho molta fame...- risposi, tornando a stendermi sul letto e chiudendo gli occhi.
Non sentendo più alcun rumore, pensai che se ne fosse andato, invece incominciò a saltare sul letto.
-Mangia con me! Mangia con me, per favore!-
-Ho detto che non ho fame.- ripetei, girandomi su un fianco, ma il piccolo iniziò a saltare più forte, talmente forte da farmi cadere per terra.
Il bimbo si fermò e incominciò a ridere. Mi rimisi in piedi e lo guardai.
-Ti fa tanto ridere?! Ora ti faccio vedere io!-
Mi gettai sul letto, facendogli il solletico. Lentamente passammo dal farci il solletico alla lotta con i cuscini. Questo gioco lo facevo sempre con i miei fratelli. Ci divertivamo sempre ed era un bel modo per far passare il tempo. E dopo tanto tempo ritornai a giocarci, non con i miei fratelli, però mi divertii un mondo.
All'improvviso si sentì un gorgoglio che fece fermare il gioco. Il bambino mi guardò, divertito.
-Per fortuna non avevi fame!-
Lo guardai, anch'io divertito.
-Va bene, hai vinto. Mangio con te.- dissi e il bambino saltò dalla gioia.
Insieme andammo nella sala da pranzo e mangiammo. Per tutta la cena evitai lo sguardo di Ice. Dopo nemmeno poco tempo, mi sentii la testa pensante e la vista incominciò ad offuscarsi. Mi alzai di scatto e i due mi guardarono, preoccupati.
-Che cos'hai?- mi chiese il bambino.
-Non mi sento molto bene. Vado in camera.- risposi, allontanandomi.
Lentamente e barcollando raggiunsi la mia stanza e mi buttai sul letto, addormentandomi sul letto.
 
Durante la notte sentii qualcuno entrare nella stanza. Volevo alzarmi, ma poi pensai che, chiunque fosse, sarebbe scappato, quindi optai per rimanere fermo.
La persona che era entrata si sedette accanto a me, si sporse verso il mio orecchio e bisbiglio: "Svegliati".
Senza che io lo comandassi, il mio corpo si alzò e si mise seduto. Ice stava lì, vicino a me, con uno strano sorriso dipinto in volto.
-Ora ti faccio una semplice domanda. Sei stato tu ad uccidere Chremisi, vero?-
Il mio cervello immediatamente avevo preparato la risposta da darle... Ma dalla mio bocca uscì la verità.
-Si, sono stato io.-
Cosa mi stava succedendo?
-E dimmi... Chi ti ha mandato?-
A questa domanda dovevo assolutamente mentire... Ma anche questa volta, dissi la verità, senza che io lo volessi.
-Il Principe Regigigas.-
Ice rise e nei suoi occhi comparve uno strano bagliore viola. Il mio istinto diceva di correre via da lì, ma il mio corpo non si muoveva, come se fosse inchiodato al letto con qualche catena invisibile. Poi lei continuò a parlare.
-Grazie mille, per tutto quello che...-
Prima che finisse, girò il mio viso ed io mi ritrovai di fronte a lei. Era dannatamente bella, però i suoi occhi non erano più color ghiaccio, bensì completamente viola.
Ciò mi fece tornare alla mente le parole della vecchia che incontai prima di partire.
Non guardarla mai negli occhi. Sono maledetti!
I suoi occhi maledetti! Devo scappare... E in fretta!
-... Hai fatto!- finì la frase e, prima che riuscisse a colpirmi con un coltello d'oro, riuscii a muovermi e ad avvicinarmi alla porta.
-Tu non mi ucciderai.- dissi.
Lei si alzò e mi guardò, glaciale.
-Invece sarà proprio quello che farò.- ribattè e mi lanciò il coltello, diretto verso il cuore, ma aprii la porta, facendolo conficcare in essa.
Scappai più velocemente possibile, ma Ice, magicamente, si materializzò davanti a me, con il suo ventaglio in mano. Aprì il suo ventaglio e con un gesto rapido mi scagliò delle schegge di ghiaccio. Per evitarle, girai di sbotto e scivolai per terra. Prima che riuscisse ad attaccarmi di nuovo, mi alzai e tornai a correre, fino ad arrivare sul corridoio all'aperto. Mi fermai e mi guardai indietro. Ice non mi aveva ancora raggiunto: in quei pochi minuti dovevo trovare una via d'uscita. Guardai la balconata e mi venne un idea.
Ice varcò la soglia del corridoio, nel momento esatto in cui scavalcai la balconata e rotolai giù, fino alla grande distesa di neve. Lentamente mi alzai e volsi lo sguardo verso l'alto, in direzione di Ice. Quando la sentii gridare incominciai a correre.
-Mi vendicherò, lo giuro! Ucciderò te e il Principe Regigigas! Vi ucciderò!-
Ice scatenò una potente bufera di neve e ghiaccio, così potente da farmi ruzzolare nella neve, fino a sbattere la testa sul tronco di un albero. Per il dolore forte svenni e l'unica cosa che ricordo fu la neve che mi coprì dalla testa ai piedi.
 
Mi risvegliai un paio di giorni dopo. Mi tolsi il cumulo di neve che si era creata sopra di me e mi toccai nel punto in cui avevo picchiato sull'albero. Mi faceva ancora un pò male, ma non mi usciva sangue.
Mi alzai e, ancora barcollando, mi diressi verso il villaggio. Le gambe mi facevano male per il troppo freddo, quindi ci misi un bel pò prima di arrivare al villaggio.
Quando lo raggiunsi rimasi di pietra. Il villaggio non esisteva più. La bufera aveva sterminato tutto e tutti.
Quella pazza! Però se aveva ucciso tutti, aveva ucciso anche il bambino che viveva con lei, però c'era anche la possibilità che era ancora vivo, dato che la bufera era partita dal castello e, ovviamente, questa ipotesi comprendeva Ice.
Anche se, molto probabilmente, Ice mi avrebbe ucciso per davvero, dovevo salvare quel bambino.
Ordinai alle gambe di fare uno sforzo e correre verso il palazzo. Non avevo un piano preciso, ma dovevo riuscirci. Dovevo fare almeno una buona azione, prima di tornare a casa dai miei fratelli. Corsi, o almeno ci provai, nel luogo in cui c'era il palazzo, ma quando lo raggiunsi, trovai al suo posto un enorme lago ghiacciato. Quella lì si era isolata! Per evitare di venire attaccata di nuovo aveva allontanato il castello dalla terra ferma e creato un lago.
Non potei più salvare il bambino... Frustato, mi voltai per andarmene, ma un oggetto per terra catturò la mia attenzione. Mi chinai e la presi.
Era una lettera del Principe Regigigas. Con le mani tremanti, aprii la lettera e la lessi.
Congratulazioni! Hai portato a termine il tuo lavoro con successo. Anche il Cuore della Tristezza ora non c'è più e la tua ricompensa è stata consegnata ai tuoi fratelli, che ti stanno aspettando impazienti. Dietro di te si aprirà un portale che ti condurrà da loro. Ti ringrazio per aver svolto questo lavoro.
Cordiali Saluti.
Principe Regigigas
Non ci potevo credere. Ice era stata uccisa dalla sua stessa bufera e potevo tornare a casa da Regice e Regirock. Per fortuna il Principe non sapeva che Ice si era suicidata ed io non avevo fatto nulla.
Mi voltai e trovai il portale, proprio come aveva detto nella lettera. Feci un respiro profondo e lo attraversai. Immediatamente fui teletrasportato davanti ai miei fratelli. Quando mi videro scoppiarono a piangere e corsero ad abbracciarmi. Io li presi al volo e li abbracciai, con le lacrime agli occhi per la felicità.
-Sono tornato a casa! E non me ne andrò più, ve lo prometto!-
 
Passarono dieci anni da quando portai a termine la missione e non lasciai più i miei fratelli. Non dovevo nemmeno lavorare molto per guadagnare qualcosa in più, dato che le ricompense ci bastavano per vivere felici. Però non fu l'unica cosa che cambiò. Il Re morì e il Principe prese il suo posto, in più, dopo nemmeno un mese dalla sua incoronazione, mi chiese di lavorare per lui. Ovviamente accettai ed io e i miei fratelli siamo andati a vivere in una villa vicino al palazzo.
Nessuno poteva distruggere la nostra felicità.
O almeno era quello che speravo.

 
 
   
 
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