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Autore: _andreea_    01/06/2014    1 recensioni
La guardai negli occhi. Il mio mondo stava scomparendo. Il mio cuore batteva forte contro il mio petto. Non capivo come tutta la mia realtà potesse essere modificata a tal punto solo da un semplice sguardo. Volevo andarle più suo profumo, il calore che emanava.
"Come ti chiami?" gli chiesi sperando che mi rispondesse.
"Envy" rispose lei.
Per quanto io volessi distogliere lo sguardo da quello di lei, non ci riuscivo. Volevo che il mio intero essere venisse annientato.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Mi trovavo in una stanza d’albergo. Era squallida. Le pareti si stavano scrostando e il copriletto sembrava mangiato dagli insetti. In un angolo si nascondeva una televisione sgangherata, che sicuramente non funzionava. L’unica cosa che sembrava in condizioni migliori era lo specchio gigante che si ergeva di fronte a me.
Mi chiedevo perché fossi li, in una stanza che non ricordavo di aver preso, in una città che non riconoscevo, e in un paese che mi era sconosciuto.
Guardavo il mio riflesso nello specchio, alto quanto me. Un uomo mi fissava di rimando. I capelli scuri erano un po’  lunghi e arrivano alle spalle, gli occhi come persi nel vuoto e di un colore afferrò spento.
Mi resi conto che non sapevo chi mi stesse davanti. Ero un estraneo per me stesso.
Decisi di inspezionare nella stanza in cerca di qualcosa che mi aiutasse a ricordare. Così iniziai ad aprire i cassetti del comodino. Non ci trovai nulla.
Mi diressi all’armadio. Lo aprii e ci trovai una borsa nera.
La presi e la deposi sul letto e piano piano  feci scorrere la cerniera.
Dentro ci trovai un passaporto, una lettera e dei soldi.
La cosa che più mi premeva era quella di scoprire la mia identità dato che non ricordavo nulla.
La foto sul passaporto era l’immagine che prima avevo visto nello specchio. Diedi un occhiata alle informazioni.
Mi chiamavo Victor Hedler e avevo 25 anni. Ero americano e da quello che vedevo dall’ultima pagina segnata mi trovavo in Russia.
Mi chiesi che diavolo ci facessi lì. Mi chiedevo anche del perché non ricordassi nulla della mia vita. Che mi era successo?
Con furia presi la lettera e iniziai a leggere.
“Caro Victor, sono partita e adesso mi dovrai cercare. Fai presto  ti aspetto.”
E questo che significava.
 Sicuramente si trattava di una donna che voleva che la cercassi, ma la domanda era, dove?
Guardai i soldi che erano depositati sul fondo. Sarebbero bastati?
 
                                                                                                *  *  *
 
Uscire di casa questa mattina era più difficile del solito. Il mio umore era pessimo e volevo solo stare sul divano con del gelato a guardare la tv. Però dovevo andare al lavoro. Questa settimana sarei stata io a badare al negozio di musica. Lena, la proprietaria, era andata a prendere i nuovi cd nella città vicino.
Camminavo per la città. Mi fermai al bar e persi un bel cappuccino da portare via, e poi andai in direzione di negozio.
Arrivata, preparai tutto e mi misi ad aspettare i clienti.
Nell’aria alleggiava della musica messa  a caso dallo stereo e guardavo perplessa il mio cappuccino. Mi ero scordata il cacao.
La mattina non si fece vedere nessuno e ringraziai il cielo per quello. Mi ero svegliata di pessimo umore e se avessi visto qualcuno sarei stata un po’ acida. Non che lo volessi, ma era quello che mi capitava di solito.
Dopo aver pranzato nello stesso bar dove avevo preso il cappuccino, ritornai  al negozio e aspettai. In tanto mi ero fatta un caffè con la macchinetta nel ufficio di Lena. 
Stavo pensando a come dovesse sentirsi la gente normale che stava a fare il lavoro che amavano. Io invece mi dovevo accontentare dato che era stato un miracolo divino trovare un lavoro in questa piccola città.
Mi ero abituata a stare in questa città tranquilla e pacifica ed era quello che mi ci voleva.
Vidi entrare una ragazza. Mi sorprese perché non l’avevo mai vista prima.
Era alta e sembrava una modella. I capelli neri le ricadevano sulle spalle snelle che mettevano in mostra il suo fisico liscio e asciutto. Era ben vestita. Una gonna corta e una maglietta che metteva in mostra li decolté generoso.
 Si aggirava per il negozio e di quando in quando guardava dei cd. Era in cerca di qualcosa, ma non capivo che cosa.
Ero gelosa della sua bellezza. In confronto a me lei era una dea.
Mi guardo un secondo. Portavo dei jeans scoloriti dal tempo e una felpa grigia che  nascondeva una maglietta monocolore. I capelli della ragazza sembravano seta nera che accarezzava la schiena. I mie erano castani e sembravano paglia, corti a caschetto. In una parola; insulsi.
Ritornai a guardare la ragazza che ora si avvicinava al bancone dove ero seduta.
I suoi occhi di un verde intenso mi colpirono con un intensità che mi fece battere il cuore più forte. Mi persi in quegli smeraldi che mi inghiottivano. E poi arrivò una consapevolezza che faceva male. Quella ragazza era bellissima.
Pensai ai miei occhi che erano marroni scuro. La nonna diceva che avevano lo stesso colore del cioccolato, ma a me sembravano solo scuri banali e stupidi.
<< Scusa, stavo cercando i dischi in vinile. Me li poi indicare? >> chiese la ragazza che mi guardava dritta negli occhi.
Faticai a respirare.
Mi schiarì la gola per riuscire a parlare.
<< Aspetta, ti faccio vedere. >> Uscii dal mio posto e mi avviai verso il luogo dove si tenevano il vinile. << Ecco >> dissi indicando i dischi.
<< Grazie. >> Mi sorrise e io arrossi come un idiota.
Con cautela ritornai al mio posto cercando di non perdere l’equilibrio.  Il suo sorriso mi fece girare la testa, stordendomi.
Mi sedetti sulla sedia. Trovai la mia ancora di salvezza.
La vidi armeggiare con qualche vinile e poi si mise a camminare e ritornare vero il bancone.
<< Questo. >> Mise il disco sul bancone. Lo presi e cercai il prezzo. <> mi chiese all’improvviso.
La guardai sorpresa da quella domanda. Per risponderli esaminai la copertina e mi sorprese.
<< Sai, questo è uno dei miei preferiti. Di solito mi piace metterlo come sottofondo quando faccio il bagno. Mi rilassa, e il timbro di voce del cantante mi mette di ottimo umore >> gli dissi sinceramente.
<< Io sono Anne >> disse lei sorprendendomi ancora. Aveva un leggero sorriso sulle labbra e questo fece sorridere anche me.
<< Envy >> gli risposi allegramente.
Dopo aver pagato, mi sorrise e mi salutò gentil mente se ne andava via.
Adesso il mio umore era migliorato. Mi sentivo leggera come quando bevevo una birra, che nemmeno finivo, e sentivo la testa leggera.
Quella ragazza era il mio opposto. Sicuramente era una modella o anche un attrice famosa. Era bella e lasciava la gente piacevolmente stupita dalla sua bellezza.
Poi pensai a me che non ero proprio nulla di particolare.
I miei occhi non erano nulla di cui meravigliarsi e i capelli a caschetto mi facevano sembrare più giovane. Ero bassa e non avevo un corpo particolarmente sviluppato.
Avevo 22 anni ma ne dimostravo 17.
Mi odiavo per tutto quello che ero.
La sera chiusi il negozio e me ne ritornai a casa. Arrivata presi la confezione di gelato dal figo, un cucchiaio dal cassetto e mi misi sul divano a guardare la tv.
Avrei passato la mia serata tra un po’ di gelato e stupidi programmi. 



 

Mi dispiace per il disguido, ma essendo la mia prima storia ho fatto confusione. Scuse ancora per l'inconveniente, vi aspetto al prosimo capitolo

   
 
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