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Autore: Fenice_Malandrina523    01/06/2014    1 recensioni
Dal testo:
". . .le guerre lasciavano sempre un segno profondo nelle persone che toccavano e nessuno poteva salvarsi. Perché nessuno che abbia affrontato una guerra e sia sopravvissuto rimane uguale alla persona che era prima della guerra."
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Genere: Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alecto Carrow, Leanne, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Alecto Carrow non era una bella donna.
Tozza, bassa, i lineamenti e la voce rozzi ne erano un chiaro segnale. No, Alecto Carrow non era una bella donna.                     
Ma non era questo a renderla così disgustosa agli occhi di Leanne, da sempre convinta che la bellezza non fosse la caratteristica più importante di una persona.
No, non era questo il motivo per cui Leanne disprezzava tanto Alecto Carrow. Il motivo era che, se Alecto Carrow non era bella dall’esterno, lo era ancora di meno dall’interno.                                  
Le ore di lezione con lei erano terribili, anche se non riuscivano a superare quelle di Difesa contro le Arti Oscure (prontamente e a ragione ribattezzate “Arti Oscure” da Neville Paciock) insegnate dal fratello Amycus. Leanne non sapeva dire a cosa fosse peggio assistere durante quelle ore, se al dolore dei compagni sottoposti alla Maledizione Cruciatus o al sadismo con cui alcuni Serpeverde assolvevano quel compito.
Ma anche se la Babbanologia insegnata da Alecto non riusciva a superare l’orrore delle “Arti Oscure” del fratello, Leanne l’avrebbe sicuramente classificata come la seconda materia più odiata di quell’anno.      
Sentirsi dire quanto i Babbani fossero indegni di vivere almeno tre volte la settimana stava letteralmente facendo uscire Leanne di senno. Peccato che la ragazza non conoscesse altra alternativa a quella tortura e così, per l’ennesima volta quella settimana, si impose di fermare il tremore delle mani, smaniose da tempo di tirare fuori la bacchetta dalla tasca dell’uniforme e far tacere una volta per tutte quell’infernale donna.                         
– *I Babbani sono degli animali, stupidi e sporchi. Hanno costretto i maghi a vivere in clandestinità, capite? Noi, maghi, esseri tre volte superiori a loro! Ci hanno attaccato con ferocia, togliendoci il posto che ci spettava di diritto! Ma ormai non avete nulla di cui preoccuparvi – disse Alecto con un mellifluo sorriso, che fece sembrare a Leanne la sua faccia già brutta quasi mostruosa. –  col Signore Oscuro l’ordine naturale si restaurerà e i maghi domineranno sui Babbani, com’è giusto che sia!*     
- Scusi. – disse la voce di Neville Paciock dal fondo dell’aula, e il ragazzo si alzò in piedi.  – Io avrei una domanda.                          
Alecto aggrottò le sopracciglia prima di mormorare: - Parla, ragazzo.                                         
– Lei ha detto che i Babbani sono come animali, stupidi e sporchi, giusto? – chiese conferma con innocente candore Neville.                
– Sei per caso sordo, ragazzo? Certo che l’ho detto!
- *E allora – Neville guardò dritto negli occhi Alecto Carrow, mentre il suo sguardo si faceva duro. – quanto sangue Babbano avete lei e suo fratello nelle vene?*
Erano proprio le vene del collo di Alecto che Leanne si ritrovò a fissare, nel momento stesso in cui quest’ultime si gonfiarono paurosamente. L’aria entrava e usciva sonoramente dalle narici di Alecto Carrow, facendola assomigliare a un toro. Un enorme toro nell’attimo in cui sta per attaccare.                        
– Cosa hai detto, ragazzo? Prova a ripetere. – disse Alecto con voce bassa, ma grondante una disumana collera.                                  
E Neville, dimostrandosi perfettamente all’altezza della sua Casa , ripeté, scandendo bene le parole: - Se i Babbani sono sporchi e stupidi, come animali, allora, quanto sangue Babbano avete lei e suo fratello nelle vene?                                                   
Quello che accadde dopo si svolse così rapidamente che Leanne non poté neanche vederlo. Non poté gridare, lanciare un avvertimento o supplicare un perdono. Quello che Leanne poté fare fu vedere Neville piegarsi su se stesso mentre un fiotto di sangue scarlatto colava giù da un profondo taglio appena comparso sulla sua guancia. Il viso terribilmente deformato dalla rabbia di Alecto e la sua bacchetta puntata la dicevano lunga sull’autore dell’incantesimo.                                                      
Ma Leanne vide qualcosa di ancora più terribile: vide la Carrow cominciare a mormorare, piano, con la bacchetta ancora puntata su Neville: - Cru…            
- NO! PROTEGO! – urlò qualcuno, e lo Scudo si eresse davanti a Neville, deviando la Maledizione. Leanne capì con un minuto di ritardo che il misterioso salvatore di Neville non era altri che lei.                
Era lei che, traendo finalmente da tasca la sua bacchetta, aveva lanciato il Sortilegio Scudo dietro il quale Neville la fissava a occhi sbarrati, insieme a tutto il resto della classe, insegnante compresa.
– Come hai…  osato, stupida… - ringhiò infatti Alecto, più irata che mai.                          
Strano a dirsi, ma era la stessa cosa che si chiedeva Leanne. In effetti, pensava, come aveva osato? Leanne era una Tassorosso, studenti non proprio conosciuti per il loro grande coraggio e lei, manco a dirlo, non faceva eccezione. Eppure quello che aveva appena compiuto era indubbiamente un atto coraggioso. Com’era possibile?
Il suo sguardo si posò nuovamente su Neville e, per qualche strano motivo, le tornò in mente quell’undicenne, goffo e impacciatissimo, che a volte distrattamente l’urtava  per i corridoi e che immancabilmente le chiedeva scusa.                          
Il dolore, la paura e l’incertezza di quel periodo l’avevano trasformato in un ragazzo dagli occhi fieri, che non aveva esitato a mettersi contro i Carrow, ad alzarsi e contestare, a rifiutarsi di sottostare ai loro voleri.                          
Leanne ripensò alla paura che aveva visto serpeggiare tra alcuni suoi compagni, quel timore di essere puniti che aveva fatto loro chinare la testa davanti alle ingiustizie che avevano sotto il naso.
Ricordò l'inumana crudeltà di alcuni Serpeverde, che non si erano fatti fermare ad nessun scrupolo nell'eseguire, con evidente piacere, gli ordini dei Carrow.
Ma ricordò anche il nobile coraggio di molti Grifondoro che, esponendosi a delle inevitabili conseguenze, si erano ribellati a quelle inquità. Ricordava il loro viso fiero, che non avevano voluto abbassare nemmeno nei momenti peggiori.
E capì. Capì che quella guerra li stava cambiando, cambiando nel profondo. Che quella guerra stava tirando fuori la vera essenza che c'era in ognuno di loro, che era il momento di dimostrare quello che si era veramente. Di scegliere.                                                                 
E Leanne, mentre rialzava la bacchetta contro una furente Alecto, era sicura della sua scelta.

* * I dialoghi contrassegnati da questi asterischi non sono opera mia, ma traggono spunto da Harry Potter e i Doni della Morte di J.K.Rowling.
E, già che ci siamo, ricordo che i personaggi di cui ho scritto appartengono sempre alla sopracitata J.K.Rowling e che questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro
  
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