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Autore: Hp_Nameless    01/06/2014    0 recensioni
Lily. 15 anni. Francese.
Niall. 16 anni. Irlandese.
Il destino li vorrà uniti. Come? Con la complicità di amici matti, padri colleghi, madri saputelle e fratelli impiccioni.
NON SONO UNA DIRECTIONER. Detto questo, sì, mi piace scrivere su di loro.
Niall continuava a guardarmi attonito, come se stesse valutando ciò che gli riferivo, come se avesse voluto valutare se ciò che gli dicevo fosse vero o fosse tutta una menzogna.
Eppure, in quel suo stato di trans, con gli occhi leggermente socchiusi, le pupille un po’ dilatate, i capelli scompigliati e quel dito che leggero gli sfiorava il labbro, sembrava anche più bello del solito.

Eh…?! Mammina aiutami, credo di avere la febbre!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’m In Love With Your Hugs.
 

 
I. Prologo

Salve a tutti, mi chiamo Lilian Palmieri, per gli amici Lily, ho 15 anni e questa è la mia storia. Vi starete chiedendo perché ho un cognome italiano e un nome tipicamente francese?
Ebbene, mio padre è italiano, precisamente di Napoli, una città sul litorale Campano. Mia madre ha origini greche, ma da anni vive in Francia, in Costa Azzurra. Vivevamo felicemente insieme lì, fin quando lui ha perso il lavoro nella sede francese dell’azienda in cui lavora, e l’unico posto libero era a Dublino, così abbiamo fatto i bagagli, abbiamo impacchettato tutto e ci siamo trasferiti.
Come avrete notato, non ho parlato i fratelli né di sorelle. Ebbene, sono figlia unica ma ancora per poco: la mamma è incinta, e sta per partorire. Siccome in casa sono la più piccola, il nome lo sceglierò io.

 
***
 
Trasferirmi in una nuova città mi spaventava un po’: in Costa Azzurra vivevo fuori Montpellier, praticamente sul mare, e passavo le giornate in spiaggia con la mia migliore amica Monique, mentre nel fine settimana uscivo con tutti i miei amici: Monique, Jeannine, Odette, Gerome, Marc e il ragazzo che mi piaceva: Nicolas. Era solo una cotta temporanea, lo sapevo bene, però non riuscivo a non guardarlo con la bocca aperta. Lui probabilmente se n’era accorto, perché spesso mi inviava messaggi a cui non rispondevo e mi invitava ad uscire sola con lui, ma la mia timidezza me lo impediva.
A complicare ancor di più la situazione del trasferimento, si aggiunse il fatto che dovevo ancora finire la scuola, tra non molto sarebbe iniziato il primo semestre e io non avevo nessun amico.
«Eccoci arrivati!» esclamò felice papà girando in un vialetto. Io credevo che la casa fosse nel mezzo di Dublino, invece papà aveva preso una villetta sul mare proprio come quella che avevamo a Montpellier.
«Papà, ma come farai ad arrivare presto al lavoro se viviamo fuori Dublino?» domandai preoccupata. Avrebbe dovuto svegliarsi molto presto per fare in tempo.
«Oh, non lavorò nel centro di Dublino, ma poco lontano da qui. Nel mare che vedi qui di fronte defluisce un fiume, e per controllarlo usano una diga. Io lavorerò nella diga» commentò soddisfatto. Proprio come per me, l’acqua era la sua passione, e lavorare con essa era stato il suo sogno.
«Lily, scendi e va’ a vedere la casa!» mi urlò la mamma mentre lei e papà iniziavano a scendere i primi pacchetti. Non avevamo preso nessun camion dei traslochi perché i nuovi proprietari di casa l’avevano voluta con i mobili, così avremmo dovuto arredare la villetta. La mamma, non li aveva lasciati tutti lì, aveva preso una vecchia cassettiera della nonna e un mobile antico appartenente alla famiglia di papà da secoli e li aveva portati con sé.
Mi avvicinai all’immenso portone e infili la chiave nella toppa. Cigolò un po’, poi si aprì scorrevolmente rivelando una piccola anticamera compresa di attaccapanni, portaombrelli, e un paio di sgabelletti.
«Una perfetta sala d’aspetto per i miei nuovi pazienti» disse felice la mamma portando dentro i primi pacchetti che arrecavano la scritta “studio”. Lei era una psicologa di fama internazionale in Francia, una delle migliori, e aveva molti pazienti.
Non ci avevo fatto caso al momento, ma l’anticamera aveva tre porte: una su ogni lato. La porta a destra portava la scritta “studio”, quella a sinistra la scritta “cucina” e la centrale non portava scritte. Entrai con la mamma nello studio: una grande e luminosa stanza, compresa di scrivania, lettino per i pazienti con sedia accanto e svariati scaffali e cornici per libri e titoli di studio. Uscii in fretta però, alla mamma non piaceva che io stessi nel suo studio, anche se non aveva ancora nessun paziente. Tornata nell’anticamera, seguii papà nella cucina, e lo aiutai a portare alcuni scatoloni. Anche la cucina era molto grande, con un’ampia vetrata trasparente coperta dalle tende e una specie di piano bar con degli sgabelli; non lontano stava il tavolo: un normale rettangolo di legno con sei sedie attorno. Uscii presto anche dalla cucina, curiosa di vedere il mio rifugio segreto, e nell’anticamera oltrepassai la porta che non arrecava scritte di nessun tipo. Entrai in un corridoio freddo e circolare munito di quattro porte chiuse e una scorrevole nei centro. Entrai nella prima, che scoprii essere la camera dei miei genitori, con un grande letto matrimoniale compreso di baldacchino con tende bianche nel centro, una schiera di armadi a specchio difronte,  due comodini e uno spazio vuoto, dove la mamma avrebbe probabilmente messo la cassettiera della nonna. Da quella stanza si accedeva anche ad un’altra stanza, che scoprii essere una bagno, compreso di vasca, bidet, water, lavabo e specchio, anche se era abbastanza piccola. Uscii da entrambe le stanze ed entrai nella porta successiva: era una stanza vuota, compresa solo di un armadio scorrevole che incuteva terrore, così uscii anche da lì, dirigendomi verso la porta centrale. Quando la aprii fui accecata da una forte luce proveniente dalla vetrata trasparente e dal balcone di fronte. Lo aprii e scoprii di trovarmi su un ampio terrazzo vista mare. Rientrai per osservare meglio la stanza: c’era un tavolo di vetro con sei sedie, due divani, una poltrona, e un mobiletto porta tv, oltre ai mobili che avrebbero contenuto l’argenteria.
Entrai nella stanza successiva, il bagno: un enorme bagno con doccia-vasca, bidet, water, enorme specchio sovrapposto al lavabo, molto più spazioso del bagno della stanza dei miei genitori. Non molto interessata a quella stanza, uscii dirigendomi nell’ultima. Era abbastanza grande, con una finestra vista mare di fronte la porta e una cassettiera accanto, e un armadio difronte ai tre letti, sulla parete occupata solo da esso. I letti erano a castello e la parete dietro era ricoperta di moquette era con linee bianche. I due letti di sopra erano uno di fronte all’altro, con una parte attaccata alla parete, sotto di uno stava un altro letto, sotto l’altro stava la scrivania con la sedia, un comodino e la lampada; il tutto era verde-acqua: la stanza dei miei sogni.
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La cosa che mi indispettiva, però, erano i tre letti. La mamma mi aveva detto che non ci sarebbe stato il mio letto, ma uno in più, uno più uno però fa due, e quindi il letto sarebbe dovuto essere del bambino.
Ma mi avevano promesso la stanza da sola!
«Mammaaaaa!!!» urlai attirandola nella stanza. «Mi avevi detto che avrei avuto la stanza tutta per me!».
«E infatti è così tesoro» rispose non capendo dove volessi arrivare.
«Ah si?! E perché ci sono tre letti?» domandai diventando isterica.
La mamma sembrava molto sorpresa e un po’ titubante sulla risposta, così si limitò a fare spallucce e dire: «Vieni a prendere i tuoi pacchetti».
La seguii di nuovo nel giardino, ormai sommerso di pacchi, e separai tutti quelli con la scritta “Lily” dagli altri. Ne aprii un paio, e poi portai nella mia stanza solo i vestiti e gli accessori da mettere nel guardaroba. Ero molto precisa, perciò misi gonne e pantaloncini da una parte, t-shirt e canotte lì vicino, felpe chiuse e con la zip dalla parte opposta insieme a cappotti e giubbetti appesi con gli appendiabiti, jeans e legging al centro, con borse e gioielli (che stavano riposti nel portagioie).
Poi tornai nel giardino e presi lo scatolone con i libri e quello con i miei cd. I libri di scuola li sistemai nella libreria, le mie saghe preferite, come Harry Potter e Twilight, nel cassetto sul mio letto, i cd li sistemai nei cassetti-scale che portavano ai letti in alto. Il passo successivo fu portare in camera portatile e stereo, dopodiché mi restavano da sistemare solo le trousse e cianfrusaglie varie. Mentre aprivo un cassetto nell’armadio scoprii un piccolo specchio molto spesso che inquadrava solo il viso, ma che se tirato giù copriva gli altri cassetti rivelandosi uno specchio enorme. Sistemato anche quello, rimanevano solo le foto da appendere al muro. Creai un collage con le foto dei migliori esercizi che avevo fatto: la foto della ruota senza mani sulla trave, i due avvitamenti al volteggio, i salti al corpo libero e, per finire, il volo dalle parallele asimmetriche. In un cassetto riposi tutte le altre foto, lasciando sulla scrivania solo quelle con gli amici che avrei poi appeso. Non potevo farlo al momento perché avevano bussato alla porta e la mamma mi aveva chiesto di andare in soggiorno. Mi infilai in fretta e furia gli stivali con le borchie e la maglia con le stelline che avevo tolto in precedenza, giusto per non andarci scalza solo con jeans e body neri.
[http://www.polyvore.com/new_city_life/set?id=90680624]
«Buongiorno» dissi entrando nel salotto. Una donna si girò e mi sorrise, e alle sue spalle vidi muoversi una testa biondina. Mi guardò per un po’ poi sorrise distogliendo lo sguardo.
La mamma si alzò dal divano e fece le presentazioni: «Lei è mia figlia Lilia…»
«Lily» la interruppi io tendendo la mano verso la donna adulta. Non mi piaceva usare il mio nome completo nonostante lo adorassi: gli inglesi tendevano a storpiare tutto!
«Sono la signora Payne» disse la donna ricambiando la stretta. «E loro sono i miei figli: Liam, Ruth e Nicole» concluse indicando la più grande dei tre ragazzi.
«Quanti anni hai?» mi domandò la signora incuriosita.
«15» risposi sedendomi accanto alla mamma.
«Quindi sei un anno più piccola di Liam.» osservò la donna. «E dimmi, frequenterai il Saint Patrick School?».
«No, la Saint Patrick Academy».
«Anche Liam e Ruth vanno lì, e anche Nicole l’ha frequentata» espose felice.
Fantastico, avevo già tre amici!
«Liam, perché non la inviti al mare con i tuoi amici?» disse la donna rivolgendosi al figlio. «Nicole ormai è grande, ed ha il suo gruppo di amici, però Ruth a volte esce con loro».
«Non lo so signora, non vorrei essere d’intralcio» risposi io arrossendo.
«Non sarai d’intralcio» s’intromise Ruth. «Saremo solo pochi amici».
Rivolsi un occhiata alla mamma, intimandole di cacciarmi fuori da quell’uscita, ma la signora Payne interpretò lo sguardo ammonitore della mamma come uno sguardo non permissivo.
«Tranquilla Agne, ci sarà anche Louis, un ragazzo d’oro che ha quasi 18 anni!» esclamò la signora Payne.
«Per me va bene» disse la mamma prima di iniziare le presentazioni con papà, che era appena apparso in salotto.
«Passiamo qui verso le tre e mezzo, per te va bene?» domandò Liam, palesemente imbarazzato e arrabbiato con Ruth perché non era stata lei a parlare.
Io annuii di rimando e poi i ragazzi e la loro madre se ne andarono, lasciandoci soli.
«Perché quell’occhiata, Lily?» domandò la madre indispettita. «E perché non ha detto il tuo nome completo? Ti piace così tanto Lilian…»
«Perché non voglio andare con loro, mi sentirei d’intralcio, e perché Lily è più corto e più facile da ricordare».
Papà mi rivolse un’occhiata di sottecchi, una di quelle che mi facevano innervosire tantissimo, e poi mi fece cenno di andare in cucina per apparecchiare la tavola. Lo seguii svogliatamente e lo aiutai a preparare la tavola mentre la mamma cucinava il pranzo già fantasticando su quel pomeriggio.

N.d’A.
BuonSalve
a tutti colore che hanno avuto il coraggio di arrivare a questo punto: apprezzo il vostro coraggio :')
Come avrete letto nella presentazione, non sono una directioner, però mi piace scrivere su di loro, non so perché, e infatti questa è la mia seconda fan fiction su di loro. Ho già pronti i primo venti capitoli (si lo so, sono un mito u.u) quindi gli unici problemi che dovrei avere sono la mia connessione a internet che fa un flop al momento.
Credo di aver detto tutto, per ulteriori chiarimente chiedete pure in un messaggio privato o una recensione.
A presto
Nameless
Ps: E lo sapevo che avrei dimenticato qualcosa...! Il nome della protagonista, Lily, si scrive Lilian, ma si legge Lilien.
Ora basta davvero
Byee
  
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