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Autore: Persej Combe    01/06/2014    3 recensioni
Un giorno, tanto tempo fa, ho incontrato un bambino. Non lo dimenticherò mai. È stato il giorno più emozionante di tutta la mia vita. Nessuno potrà mai avere la stessa esperienza che ho avuto con lui. Ciò che abbiamo visto, è precluso soltanto a noi.
...In realtà, non ricordo neanche il suo nome. Non ricordo nemmeno se ci siamo presentati, a dire il vero. Però non smetterò mai di cercarlo. Un giorno so che le nostre mani si uniranno di nuovo, come quella volta. Perché noi siamo destinati a risplendere insieme per l’eternità.

[Perfectworldshipping]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Elisio, Professor Platan, Serena
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Eterna ricerca'
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2 .  Un caffè


 

   Le porte dell’ascensore si chiusero ed Elisio rimase da solo a pensare. Nelle ultime settimane c’era stato un intoppo nella lavorazione al progetto dell’Holovox. Nel sistema centrale era stato rilevato un errore, piccolo, probabilmente per distrazione di qualche programmatore, di cui né lui né i suoi colleghi si erano accorti prima, ma che era costato l’interruzione a lungo termine della produzione totale. Sospirò: curioso come in pochi secondi un piccolo dettaglio possa mandare in frantumi grandi aspirazioni a cui ci si è dedicati con zelo per tanto tempo! Uscì dall’ascensore e all’ingresso del Laboratorio incontrò una delle sue colleghe, Akebia.
   «Elisio, se sei stanco va’ a casa a riposarti», gli disse la ragazza, notando le profonde occhiaie scure che aveva sotto gli occhi: erano due giorni interi che stava con lo sguardo incollato al monitor del suo computer per cercare di risolvere quel dannato problema, ma, nonostante sentisse la stanchezza pesargli su tutto il corpo, si era detto che si sarebbe riposato solamente quando sarebbe riuscito a risolvere la faccenda. «Baderò io a tutto quanto».
   Elisio scosse la testa: «No, stai pure tranquilla. Ho tutto sotto controllo. Mi preparo un caffè giù al bar, dieci minuti di pausa e mi rimetto all’opera».
   La ragazza scrollò remissiva le spalle: «D’accordo...» disse, con quell’uomo non c’era verso di ragionare. Con uno sbuffo entrò nell’ascensore, guardandosi nello specchio al lato e accarezzandosi i capelli color carota.
   «Ah, già!» esclamò poi, voltandosi di nuovo verso il capo, «Non ho idea di chi sia, ma nel locale c’è ancora qualcuno».
   «Ancora?» chiese. Scostò la manica dal polso e guardò l’orologio, «L’ora di chiusura è passata da un pezzo. Non gli hai detto di andarsene?».
   «Sono una scienziata di laboratorio, mica una cameriera! Il proprietario della caffetteria sei tu, quindi spetta a te mandarlo via. E adesso vado, non voglio creare altri ritardi sulla tabella di marcia».
   Il ragazzo entrò nel bar dalla porta di servizio vicino alla libreria. Si guardò intorno ed effettivamente notò la sagoma di una persona in un angolo della stanza.
   Quell’angolo della stanza.
   Senza pronunciare parola si avvicinò all’acquario vicino al bancone dove teneva il suo Magikarp. Prese una bustina e sparse del mangime nella vasca. Il Pokémon si mise a nuotare disegnando tanti cerchi nell’acqua, manifestando la sua contentezza. Elisio si sfilò un guanto, immerse la mano e gli diede una carezza.
   «Un giorno anche tu risplenderai della tua vera bellezza», disse.
   «La maggior parte dei ragazzini che vengono al Laboratorio lo ritiene un Pokémon inutile. Mi fa piacere che ci sia qualcuno che sappia apprezzarlo».
   La sagoma seduta nell’angolo si alzò dal tavolo e si accostò ad Elisio. Salutò Magikarp con un sorriso agitando la mano davanti al vetro dell’acquario.
   «Quando l’ho incontrato ho deciso di catturarlo e prendermene cura per questo motivo. Mi ero promesso che un giorno sarei riuscito a far fiorire la sua bellezza. Sono convinto che la grazia sia sopita in ognuno di noi, anche negli esseri più mediocri, e essa può sbocciare in tutti quanti se si ha il desiderio di farlo, se ci si impegna per renderlo possibile».
   «Che nobile pensiero...».
   I due rimasero in silenzio a guardare Magikarp mentre mangiava.
   «Anche questo mondo potrebbe diventare migliore, se soltanto le persone si dessero da fare per preservarne la sua natura originaria, piuttosto che continuare a degenerarla con certi gesti volti soltanto a prevaricarsi gli uni sugli altri», commentò Elisio dopo un po’, ripensando al suo discorso.
   L’altro girò il viso e si mise ad osservare il vicino. Gli occhi azzurri e limpidi, lo sguardo fiero e il suo portamento lo facevano apparire alla stregua di un re o di un principe.
   «Tu sei quello contro cui stavo per andare a sbattere qualche settimana fa, non è vero?» disse, «Ti chiedo ancora scusa».
   «Figurati. Non ce n’è bisogno».
   Piombò nuovamente il silenzio. Elisio andò al bancone e preparò la macchina del caffè. Chiese all’altro se ne volesse uno anche lui e questo accettò di buon grado.
   «Consideralo un omaggio della casa, a quest’ora il locale sarebbe chiuso e non potrei servire nulla ai clienti. Per stavolta farò uno strappo alla regola, ma non contare che accada di nuovo».
   «...Sarebbe chiuso? Ma... Come mai allora la porta era aperta?».
   «È aperta per altri motivi. Ah, non fare quella faccia!» sbirciò il ragazzo con la coda dell’occhio e nel vederlo contorcere il viso in un’espressione imbarazzata gli scappò una risata, «Non è un problema se sei entrato... In effetti dovrei trovare un altro modo per consentire l’accesso ai Laboratori ai miei colleghi, forse da un’altra entrata...».
   «Certo però che se lo sapesse il tuo capo...» bisbigliò preoccupato, arricciandosi un ciuffo di capelli attorno a un dito. Il giovane dai capelli rossi rise di nuovo: «Sono io il mio capo!».
   «...Ah!» si fermò all’improvviso «Beh! Allora suppongo che non ci siano problemi! ...Giusto?».
   Elisio gli rivolse un sorriso familiare e versò il caffè nelle loro tazze. Si sedettero l’uno di fronte all’altro e bevvero insieme.
   «Perciò saresti tu l’Elisio da cui prende il nome questa caffetteria...».
   «Sì, proprio così».
   «Allora molto piacere, Elisio!» gli tese la mano destra in segno di amicizia «Io sono il Professor Platan! Ehm... Cioè... In realtà non lo sono ancora... Ho l’esame tra qualche settimana, ma sono sicuro di riuscire a passarlo!».
   «Ti dispiace se allora per il momento ti chiamo solo Platan? Diciamo... per scaramanzia».
   «No no, per nulla, mon ami!».
   Lo guardò e rise imbarazzato. Non lo aveva fatto apposta: chiamarlo in quel modo gli era venuto più che spontaneo.
 «Oh!» esclamò, «Forse è troppo presto per chiamarti già così, ti chiedo scusa... Comunque sia,» cambiò subito discorso «l’esame deve assolutamente andare bene. In questi ultimi cinque anni ho fatto un seminario a Sinnoh con il Professor Rowan e ho lavorato molto per raggiungere questo obiettivo. È un po’ il sogno della mia vita conoscere i Pokémon per migliorare e rafforzare il nostro legame con loro... In fondo ritengo che alla fine non siamo così diversi».
   «Capisco quello che intendi, è un ragionamento molto interessante», disse, e gli strinse la mano. «Il piacere è tutto mio, Platan».
   Mentre le loro dita si toccavano si sorrisero pieni di entusiasmo.
   Quanto avevano aspettato entrambi per conoscersi! Finalmente era successo!
   Passarono il resto del tempo a chiacchierare animatamente, come amici di vecchia data rincontratisi di nuovo dopo tanti anni. Elisio raccontò a Platan del suo progetto dell’Holovox, del fatto che avesse aperto il locale per guadagnare qualche soldo e avere dei fondi da cui attingere per il proprio lavoro, di quanto a lungo se ne fosse curato. Tutti e due erano così attratti l’uno dall’altro, così immersi nei propri discorsi, che non si accorsero del fatto che Akebia era da ormai almeno cinque minuti ferma lì vicino a loro ad ascoltare cosa avevano da dirsi e a osservare il modo in cui interagivano, appoggiata con una spalla alla libreria vicino alla porta dei laboratori.
   «E pensare che dovevano essere solo dieci minuti di pausa!» mormorò divertita tra sé.


***
Angolo del francese.
   * Mon ami = Amico mio

  
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