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Autore: Aya88    01/06/2014    3 recensioni
Seconda classificata al contest "Ispirandovi alle immagini" - valutata da Mad_Fool_Hatter
Adorava svegliarsi e godersi il calore lasciato dal corpo di Kakashi, così come il suo odore intenso. Quella mattina, poi, sentiva che perdersi in quelle piccole sensazioni era più piacevole e tranquillizzante del solito. Quando nella sua mente la motivazione si palesò col suono concreto di tre semplici parole, le sembrò che il cuore le scoppiasse nel petto per la felicità. [...] Ancora pochi mesi e sarebbero stati liberi anche al di fuori delle quattro pareti di un appartamento: liberi di incontrarsi senza più la paura di essere scoperti ad ogni passo, liberi di assaporare il loro amore alla luce del sole, fregandosene con leggerezza del giudizio altrui, liberi semplicemente di vivere.
Paring KakaSaku
Seguito di Solo per noi in The paths of living. La lettura può essere utile, ma non è indispensabile.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Vivimi senza paura

Nick sul forum e sito: Aya88
Anime: Naruto
Paring: KakaSaku
Foto usata/e:  Numero 6
Titolo: Vivimi senza paura
Rating: Arancione
Genere: Romantico, fluff, slice of life
Avvertimenti: Au, lime
 


Sakura riaprì lentamente gli occhi, risvegliata dallo scrosciare della doccia.
Il suono dell’acqua corrente le giunse prima ovattato, poi sempre più nitido, man mano che i suoi sensi intorpiditi tornavano alla normalità. Impiegò qualche istante per associarlo al nome dell’uomo con cui aveva trascorso la notte. Solo allora le sue labbra sottili si piegarono in un lieve sorriso, che ravvivò la sua espressione ancora assonnata. Si girò su un fianco, allungando un braccio per sfiorare con la mano le lenzuola ancora tiepide, poi si sporse leggermente in avanti, sfregando la guancia contro il cuscino, socchiuse le palpebre e inspirò. Adorava svegliarsi e godersi il calore lasciato dal corpo di Kakashi, così come il suo odore intenso. Quella mattina, poi, sentiva che perdersi in quelle piccole sensazioni era più piacevole e tranquillizzante del solito. Quando nella sua mente la motivazione si palesò col suono concreto di tre semplici parole, le sembrò che il cuore le scoppiasse nel petto per la felicità. È per noi, le aveva ripetuto Kakashi non molte ore prima, in un debole sospiro che era stata una fresca carezza per i suoi lobi accaldati, poi si era sollevato appena e aveva placato definitivamente con un altro bacio la sua richiesta impulsiva di una nuova conferma. Ancora pochi mesi e sarebbero stati liberi anche al di fuori delle quattro pareti di un appartamento: liberi di incontrarsi senza più la paura di essere scoperti ad ogni passo, liberi di assaporare il loro amore alla luce del sole, fregandosene con leggerezza del giudizio altrui, liberi semplicemente di vivere.
Cullata da quella dolce prospettiva, afferrò il guanciale del compagno assente, lo portò verso di sé e si rimise supina stringendolo forte tra le braccia, desiderosa di avere il più vicino possibile qualcosa dell’uomo. Con lo sguardo vago e la bocca schiusa in un’espressione languida, non fissava il soffitto, ma sfiorava con la fantasia il futuro. Il suo sogno ad occhi aperti durò finché una voce familiare, calma e profonda, non la riscosse, riportandola però in una realtà altrettanto piacevole.
“È morbido?” Le chiese Kakashi, curioso e divertito.
Avvinghiata al cuscino, con i capelli chiari che le sfioravano le spalle e il viso trasognato, era incredibilmente buffa, ma anche così bella che ebbe voglia di baciarla subito. Rassegnato all’evidenza che l’acqua fredda non riusciva a quietare il suo istinto, si avvicinò al letto a passo lento. Sakura intanto si voltò verso di lui con un lieve rossore sulle guance, imbarazzata per essere stata colta in un gesto infantile ma contenta di vederlo. Si appoggiò con gli avambracci sul guanciale, lasciando intravedere il solco dei seni tra il bianco della federa e il rosa di alcune ciocche che le ricadevano sul viso; poi gli sorrise con dolcezza.
“Uhm, sì”. Mormorò, mentre si beava della visione che aveva davanti.
L’uomo era coperto solo da due asciugamani, uno gli cingeva i fianchi, l’altro gli circondava il collo per bloccare la caduta di gocce d’acqua dalla capigliatura ribelle; anche i pettorali sodi ancora in parte bagnati rivelavano la doccia recente, complice la luce che entrava nella stanza mettendoli in risalto. La studentessa si domandò per l’ennesima volta se avesse davvero trascorso buona parte della sua vita solo sui libri. L’unica volta in cui gliel’aveva chiesto aveva ricevuto come risposta una risata gutturale, un ‘forse no’ e un bacio che avevano chiuso l’argomento, ma da allora non aveva mai smesso di fantasticare formulando ipotesi sul passato del suo professore di letteratura. Quando quest’ultimo si sedette col busto rivolto verso di lei, il materasso che si abbassava e la vicinanza del suo fisico atletico e dei suoi lineamenti perfetti le trasmisero una gradevolissima sensazione.
“È molto morbido”. Confermò, negli occhi una luce di malizia che il suo interlocutore colse immediatamente.
L’uomo non poté fare a meno di pensare che amava il verde intenso delle sue iridi anche con quella sfumatura ben poco innocente.
“È un buon sostituto allora?” Domandò poi, piegando le labbra e assottigliando lo sguardo in modo sensuale.
“Non saprei, dovrei valutare meglio la situazione”. Rispose Sakura senza spezzare il filo della reciproca provocazione, mentre l’altro si chinava ormai su di lei.
Una mano calda le accarezzò una guancia fino ad immergersi nei suoi capelli; sollevò allora il capo, accompagnata da una piccola pressione alla base della nuca, poi le loro labbra si sfiorarono, un contatto leggero che le provocò un veloce brivido di piacere lungo la spina dorsale, seguito da altri più intensi quando anche le loro lingue s’incontrarono in un gioco man mano più frenetico. In momenti come quelli il tempo sembrava fermarsi e quell’irreale sospensione li risucchiava con tale forza da disorientarli; era sorprendente realizzare che anche un semplice bacio potesse essere così assoluto da spegnere il brusio del mondo esterno. Quando si allontanarono, lessero l’uno negli occhi dell'altro quell’abituale e limpida consapevolezza, non più sporcata dall’angoscia della clandestinità, ma amplificata dal profondo senso di liberazione che li avvolgeva fin dalla sera prima.
Si scambiarono un breve sorriso, poi Kakashi si girò leggermente, si sbarazzò dell’intralcio costituito dal cuscino e appoggiò un ginocchio sul letto, salendovi sopra. Sakura assecondò il suo movimento tornando a sdraiarsi. Non appena l’altro si posizionò su di lei, con l’asciugamano che scivolava lentamente lungo i fianchi, la giovane protese le braccia, lo liberò anche del secondo telo bianco e gli circondò il collo con un’espressione serena sul viso. L’uomo si abbassò di nuovo per baciarla con foga, attratto dalla sua stretta delicata e dal suo corpo nudo, celato solo in parte dalle lenzuola. Passò poi a lambirle con le labbra il mento, scendendo piano sempre più giù, sulla pelle chiara della gola e nell’incavo della spalla, mentre le accarezzava con calma un fianco sottile. Eccitata da quel lento percorso intrapreso dalla bocca e dalle mani di Kakashi, Sakura si lasciò andare a sospiri di piacere, stringendo tra le dita i suoi capelli argentati e aumentando la presa sul suo braccio. Non trattenne un gemito quando le sfiorò con la lingua un seno e indugiò sul capezzolo. Si trovò divisa tra il desiderio che proseguisse e quello che interrompesse la sua dolce tortura, ma l’uomo la sollevò ben presto dal dubbio continuando a seguire una linea immaginaria sul suo corpo; le baciò prima il centro del petto, poi si soffermò sull’addome, privandola man mano della tenue copertura di stoffa.
Fu a quel punto che lo stomaco della giovane emise un sommesso brontolio provocandole un immediato imbarazzo, un disagio che s’intensificò quando lo sbuffo di una silenziosa risata le solleticò la pancia. Con un capovolgimento improvviso, la studentessa provò l’istinto di regalare al compagno un pugno sul capo, ma si trattenne, mossa più che altro da una questione pratica; anche se ci avesse provato, l’avrebbe bloccata senza problemi e il risultato sarebbe stato un goffo tentativo che l’avrebbe fatta sentire ancora più stupida. Interrotta la sua piacevole esplorazione, il professore tornò a guardarla con un sorriso sghembo.
“Mi sa che è il caso di fare colazione”. Disse, guadagnandosi un’occhiataccia.
Per farsi perdonare le diede un bacio a fior di labbra e le scompigliò affettuosamente i capelli.
“Puoi farti una doccia, se vuoi. Io ti aspetto di là”. Continuò, poi si sedette di nuovo sul letto e incominciò a frugare in qualche cassetto.
Con un piccolo sospiro di insoddisfazione Sakura si girò di lato, tirò su il lenzuolo e sprofondò con il viso nel cuscino, imprecando mentalmente contro i suoi bisogni fisiologici. Avrebbe preferito proseguire piuttosto che mangiare, ma purtroppo il fastidioso languore allo stomaco non le lasciava molta scelta. Si consolò osservando l’uomo che si vestiva, prestando particolare attenzione alla sua schiena, i cui muscoli erano ben evidenti grazie ai movimenti necessari per quella routine mattutina. Non poté fare a meno di pensare che anche solo cominciare la giornata con quel bel cameriere a sua completa disposizione non era affatto male.
Allettata dall’idea, sorrise sorniona.

Quando giunse in cucina, l’accolsero l’odore fragrante del caffè appena fatto e la dolce visione di Kakashi che versava il liquido scuro in due tazze, con i capelli ancora spettinati e un’espressione rilassata. Sulla tavola apparecchiata per la colazione, c’erano anche due bicchieri di spremuta d’arancia, una zuccheriera e un piattino pieno di biscotti. Nel ricordare la posizione precisa di quei biscotti sullo scaffale del supermercato la studentessa sollevò gli angoli della bocca in un sorriso accennato.
“Quelli non li ho mai comprati alla fine”. Esordì ferma sulla soglia della porta, consapevole che l’altro avrebbe capito senza problemi a cosa si riferisse.
L’uomo, infatti, adagiò la caffettiera sulla superficie lignea e alzò lo sguardo sorridendole.    
“Io invece credo di averne ancora una buona scorta. Forse avrei dovuto cambiare articolo, qualche volta”. Replicò con tono tranquillo, convinto tuttavia di aver fatto la scelta giusta nel presentarsi sempre davanti allo stesso scaffale per cercare di incontrarla.
Come ulteriore conferma a quel pensiero, la sua attenzione fu facilmente catturata dal movimento leggero delle gambe di Sakura, che gli si avvicinava con addosso solo una sua maglia, troppo larga per lei; l’indumento non arrivava a sfiorarle le ginocchia e si sollevava scoprendo ancora di più la pelle chiara. Il giorno in cui si erano conosciuti, la prima cosa che aveva intravisto di lei erano state proprio le sue gambe snelle e quella pelle che si era subito immaginato liscia e morbida. Una luce di divertimento e malizia gli illuminò lo sguardo mentre il piacevole ricordo del loro primo incontro riaffiorava nella sua memoria.

Kakashi scrutava i ripiani del supermercato con espressione annoiata, alla ricerca di ciò che nel corso della settimana aveva annotato sul consueto foglietto appeso al frigorifero. Non trovando uno degli ultimi prodotti della lista, recuperò di nuovo il pezzo di carta dalla tasca e gli gettò un’occhiata veloce. Secondo l’ordine privo di logica di quell’elenco, non gli restava ormai che lasciare il reparto della prima colazione e recarsi in quello dei detersivi. Tornò a spingere il carrello stancamente e notò così davanti a sé qualcosa di molto più interessante di un detergente: una ragazza sulla ventina tentava di afferrare una scatola di cereali al miele posta troppo in alto per lei, sollevandosi sulle punte e appoggiandosi con una mano ad uno scaffale, senza prestare  attenzione al fatto che quel movimento le evidenziava le gambe a causa della gonna corta. L’uomo non ebbe però molto tempo per approfondire le piacevoli riflessioni scaturite dall’improvvisa visione, perché si trovò costretto ad abbandonare la sua spesa e a soccorrere la sconosciuta. Nell’ardua impresa di raggiungere la confezione, la giovane era solo riuscita a sfiorarla ripetutamente con le dita, fino a causare con un ultimo tocco più deciso uno spostamento non eccessivo ma sufficiente per far traballare le scatole vicine innescando un crollo a catena. Prima che venisse travolta da quel fiume tutt’altro che fluido e indolore, Kakashi le circondò la vita con un braccio e la tirò verso di sé. Il rumore del cartone che colpiva il pavimento accompagnò la confusione della ragazza per la velocità degli avvenimenti. D’istinto ella posò lo sguardo sui cereali che vivacizzavano le mattonelle scure con il loro colore giallino, realizzando meglio a cosa fosse sfuggita, più di quanto non avesse potuto fare nel breve istante in cui aveva visto la prima confezione vacillare. La sua mente si soffermò poi sul come avesse evitato il pericolo; avvertì allora in modo più chiaro il torace del suo salvatore contro la propria schiena e quella sensazione la spinse a concentrarsi anche sulla mano ferma sul suo fianco. A disagio per la vicinanza imprevista al corpo di un uomo avvampò in viso, allontanandosi velocemente con uno scatto brusco in avanti, che prima sorprese Kakashi, poi lo fece sorridere. L’uomo interpretò la reazione come un misto di timidezza e impulsività e provò un’immediata simpatia per la giovane.
“Ci è mancato davvero poco”. Commentò in attesa che si voltasse verso di lui.
Quando poi poté finalmente guardarla in viso, pensò che non sarebbe stato affatto male seguire il consiglio del suo istinto. I lineamenti delicati incorniciati da lunghi capelli rosa e i due vivi occhi verdi che lo scrutavano a metà tra l’imbarazzo e l’ammirazione gli trasmisero infatti una gradevolissima sensazione, consolidando l’interesse suscitato fin dal primo istante dalla figura snella della ragazza. Quest’ultima non rispose subito, catturata dal bell’aspetto dell’uomo che aveva davanti. Solo quando si rese conto che erano trascorsi troppi istanti di silenzio dalla domanda che le era stata posta, si sentì ancora di più una stupida, consapevole com’era di essere riuscita in pochissimo tempo a farsi assalire da scatole di cereali, a reagire in modo insensato davanti all’aiuto offertole e a lasciar trapelare pensieri adatti ad una conversazione con un’amica. Nella speranza di salvare la faccia distolse velocemente lo sguardo dall’uomo, mormorando parole di ringraziamento. Kakashi sorrise compiaciuto e divertito, mentre fissava il suo capo chino e le ciocche che le ricadevano sulla fronte. Era abituato ad essere guardato in un certo modo e l’esperienza gli insegnava che quello era il chiaro indizio di un terreno facilmente calpestabile. Decise quindi di non lasciarsi sfuggire l’occasione, anche perché con la mattinata libera gli sembrava un’ingiustizia non soddisfare la curiosità che la giovane gli suscitava.                  
“Beh, non ho fatto niente di speciale, ma se vuoi sdebitarti potremmo anche andare a prendere un caffè”. Le propose con disinvoltura, assottigliando appena lo sguardo.
Spiazzata da quell’invito improvviso, l’altra rimase per un attimo incerta. Il passaggio inaspettato da una scatola di cereali alla possibilità di un caffè con affascinante sconosciuto la spinse infatti a chiedersi se fosse uno scherzo o il suo giorno fortunato.
“C’è un bar proprio qua vicino dove il caffè è davvero ottimo”. Continuò intanto Kakashi.
Di fronte a quella nuova argomentazione, pronunciata con un tono caldo e rassicurante, la ragazza decise che valeva davvero la pena accettare per scoprire se quel giorno la fortuna aveva deciso di assisterla. Piegò allora le labbra in un sorriso e annuì, accantonando in un angolino della sua mente gli ultimi prodotti da acquistare.   
            
Quel caffè era stato il primo di una lunga serie. Di solito arrivava a malapena al secondo caffè o drink prima di concludere l’incontro con una donna in un letto morbido. Con Sakura, invece, era andata in modo completamente diverso. Durante il primo periodo di frequentazione, si era chiesto più volte perché continuasse a vederla sebbene non fosse il tipo di persona compatibile con la propria reticenza ad instaurare un rapporto stabile. All’inizio aveva attribuito tutto al gusto della sfida e alla sua giovane età, un particolare che gli era apparso a suo modo eccitante; poi, però, aveva capito che se fosse stato solo quello il motivo non avrebbe mai trascinato tanto a lungo la situazione. Aveva sempre evitato di illudere gli altri come la vita aveva fatto con lui e non aveva accantonato quel proposito nemmeno con Sakura. La vera natura del sentimento che l’aveva legato a lei in poco tempo era emersa in modo chiaro proprio quando la voglia di non ferirla con false speranze aveva iniziato ad assalirlo con prepotenza. La possibilità di scorgere un’ombra di tristezza nel verde limpido dei suoi occhi era diventato un pugno nello stomaco tutte le volte che finivano col parlare d’interessi comuni, che coglieva nelle sue parole la determinazione e insieme la paura di chi vuole raggiungere un obiettivo o semplicemente che gli sorrideva, arrossendo imbarazzata per un complimento o per aver commesso una disattenzione. Dover mettere in gioco qualcosa in più della parte superficiale di se stesso per interagire con lei l’aveva incastrato velocemente in un circolo vizioso, in cui le uniche dipendenze erano costituite dalla sua spontanea esuberanza, condita tuttavia da un pizzico di timidezza, e dal suo innocente ottimismo verso il mondo. Senza accorgersene, la compagnia di Sakura era diventata un’inaspettata fonte di benessere, infrangendo paure e insicurezze lontane. La consapevolezza di quanto fosse stato importante incontrarla gli addolcì lo sguardo. Non vedeva l’ora di lasciare l’insegnamento accademico per abolire così il problema principale che ostacolava la loro storia; adorava vederla girare per casa, immersa in semplici momenti di quotidianità, e avrebbe fatto in modo che quella diventasse la normalità. Consapevole di dover ancora aspettare del tempo prima di poter concretizzare quel desiderio, provò un moto d’impazienza. Per placarlo si avvicinò a Sakura prima che si sedesse, le sfiorò con una carezza gentile il mento e la baciò. La studentessa si fermò, accogliendo i suoi gesti col petto pervaso da un piacevole tepore. Quando i loro sguardi s’incrociarono di nuovo, gli sorrise prima con dolcezza, poi con un pizzico d’ironia.
“Stai cercando di farti perdonare per prima?” Gli chiese debolmente.
“Perché? Dovrei farlo?” Replicò Kakashi con noncuranza, più interessato al profilo morbido delle sue labbra, che non gli apparve meno allettante nemmeno quando una finta smorfia di disappunto lo deformò all’improvviso.
“Beh, direi di sì”.
“E se non lo facessi?” La punzecchiò placido.
“Uhm, per esempio potrei cambiare idea su come passare il seguito della giornata. Pagine da studiare non mi mancano”. Ipotizzò l’altra in modo altrettanto tranquillo, provando una vaga soddisfazione quando l’uomo accorciò ancora la distanza tra di loro con la solita espressione imperturbabile sul viso, smascherata solo dalla luce vivida nel suo sguardo.
Non si oppose allo scivolare sicuro delle sue mani sui propri fianchi, ma si lasciò abbracciare godendosi quel nuovo contatto col suo corpo.
“Non sono tanto sicuro che ne saresti in grado, anche se lo volessi davvero”. Proseguì Kakashi con aria saccente, mentre chinava lentamente il capo verso di lei.
“Io invece sì”. Mentì Sakura, divertita e stuzzicata dalla situazione.
Non avrebbe mai potuto resistere al suo profumo avvolgente, al suo calore, alle dita che le accarezzavano la schiena, ma fingere di provarci rendeva tutto in qualche modo più piacevole.    Era incredibilmente curiosa di scoprire cosa avrebbe escogitato per convincerla a cedere. Si piegò leggermente all’indietro e spostò il viso di lato, impedendo che le loro labbra s’incontrassero, ma in compenso avvertì la punta del suo naso contro la guancia e il suo respiro sul collo. Un brivido più intenso d’eccitazione si fece allora largo nel suo ventre, strappandole un mezzo sospiro. Il soffio leggero che le sfiorò poco dopo la pelle le fece immaginare senza difficoltà il ghigno compiaciuto di Kakashi, che non tardò a depositare un bacio all’altezza del mento. Per non concedergli una facile vittoria, la giovane si ostinò a non voltarsi, cercando di svincolarsi dalla sua presa, ma l’uomo resistette a quel debole tentativo e scese a baciarle la gola. Quando sentì l’inatteso contatto umido della sua lingua, Sakura sgranò leggermente gli occhi per la sorpresa, assaporando nello stesso tempo le scariche di piacevole tensione che correvano lungo la sua schiena, generate dai lenti ma sicuri gesti dell’altro. Non provò più ad opporsi, ma mormorò un debole ‘pervertito’ e permise finalmente che le loro lingue si scontrassero in una calda lotta, mentre si rilassava di nuovo nel suo abbraccio, stringendo con le dita sottili le sue spalle forti. Fu Kakashi ad interrompere per primo il dolce esito della loro schermaglia amorosa.
“Non sei brava a mentire. La prossima volta faresti meglio a rinunciarci”. Le disse dopo qualche istante di silenzio, scrutandola con uno sguardo divertito e languido.
“Sarà, ma sul pervertito non mentivo”. Replicò lei semiseria.
“Non mi sembra che ti sia mai lamentata, però”. Rispose l’uomo, facendo poi scorrere veloce una mano lungo il suo fianco fino a giungere ad accarezzarle la coscia. “Evidentemente non ti dispiace così tanto”. Proseguì malizioso.
Appena infilò con decisione le dita sotto la maglia, Sakura socchiuse gli occhi con un sospiro. Non le sarebbe dispiaciuto continuare ad assecondarlo, ripetere l’intrecciarsi di gesti e sensazioni della notte appena trascorsa, ma un lieve malessere nella bocca dello stomaco le ricordò di nuovo di non poter tralasciare la fase mattutina della colazione.
“Forse, ma intanto il caffè si raffredda”. Disse con poca convinzione, alla ricerca di una scusa vagamente decente per fermarlo. “E freddo fa pena”.
Provò a scostarsi da lui, celando il disagio sotto un mezzo sorriso, e Kakashi la lasciò andare, intuita senza problemi la ragione non detta, complice una punta di rossore comparso sulle sue gote.
“Già, poi ci sono i biscotti. Dobbiamo consumarli o la credenza non si svuoterà mai”. L’appoggiò, mentre i suoi lineamenti si ammorbidivano in un’espressione serena.
La luce di dolcezza e sollievo che attraversò in quell’istante gli occhi chiari della compagna lo ricompensò immediatamente della piccola rinuncia appena compiuta, concedendogli quel piacevole calore a cui non avrebbe potuto più rinunciare tanto facilmente, nonostante la realtà priva di veri legami che fino ad un anno e mezzo prima era stata la sua vita. Suggellò quella consapevolezza che talvolta gli incuteva ancora un certo timore circondando il viso della giovane con entrambe le mani e chinandosi su di lei per un altro bacio. Sakura lo lasciò fare, rilassando le braccia lungo i fianchi, senza capire esattamente cosa gli fosse passato per la testa, ma felice di ottenere la sua comprensione in modo così semplice. Il pensiero che ciò fosse un segnale positivo per il futuro della loro storia le sfiorò la mente con un rapido tocco, infondendole però un diffuso senso di pace.
Quando si allontanarono, si scambiarono uno sguardo complice che racchiudeva poche ma importanti parole, poi si sedettero finalmente a tavola, l’uno di fronte all’altro. Kakashi le passò la tazza di caffè e avvicinò ad entrambi il piatto con i biscotti. Sakura gli rivolse un breve sorriso, versò un cucchiaino di zucchero nella bevanda ancora tiepida e iniziò a sorseggiarla. L’uomo fece altrettanto, scrutando sereno i gesti della compagna. Un lampo di divertimento balenò nei suoi occhi scuri non appena la vide afferrare un biscotto e sgranocchiarlo con poca calma; non disse però nulla, tenendo per sé il commento spontaneo che aveva sulla punta della lingua.
“Ti piacciono?” Le chiese invece, quando anche il quarto biscotto fu ormai tra le sue mani.
La giovane distolse allora l’attenzione dal bicchiere di spremuta, scelto ormai come suo prossimo obiettivo, e sollevò lo sguardo su di lui, reclinando leggermente il capo di lato.
“Uhm, sì. Sono buoni”. Affermò, con gli occhi socchiusi e le labbra piegate in un mezzo sorriso.
I lievi movimenti del suo viso misero in rilievo una piccola briciola rimasta sull’angolo destro della sua bocca; Kakashi la notò subito, pensando che rendesse ancora più buffa la sua espressione, poi allungò una mano e tolse il residuo di cibo con il pollice, provando un pizzico di soddisfazione per l’attimo di perplessità che lesse nelle iridi di Sakura, sottolineato dallo schiudersi delle sue labbra in una piccola o. 
“Bene, allora comprarli è stato utile per più di un motivo”. Commentò.
“Eh, credo di sì”. Gli rispose la giovane, superata la sorpresa iniziale. “Non contare però solo su di me per smaltirli. In fin dei conti hai deciso tu di comprarli”. Celiò divertita.
“Oh, non c’è nessun problema. Ho tutta l’intenzione di assumermi le mie responsabilità”. Disse l’uomo serio, assottigliando sensuale lo sguardo, senza più riferirsi ai biscotti, ma alla sua corte insistente.
Nelle sue parole c’era solo la pura e semplice verità; come aveva lasciato che entrasse nella sua vita sconvolgendola, così avrebbe fatto di tutto per proteggerla e non cagionarle inutile dolore. Si sporse sul tavolo e allungò di nuovo un braccio verso il viso delicato di Sakura, che rimase immobile incatenata dai suoi occhi magnetici sempre più vicini. Il tocco delle sue dita sulla pelle riuscì ancora una volta a risvegliarle nel petto una calda vibrazione, spingendo lontano quello che era stato fino a pochi secondi prima il pensiero più imminente; la spremuta d’arancia avrebbe infatti dovuto attendere ancora qualche istante, se non fosse stato per lo squillo improvviso di un cellulare che attirò volente o nolente l’attenzione di Kakashi. Il professore emise un sospiro infastidito, consapevole di aver commesso un errore nel dimenticare di spegnerlo; poi si ricompose, sperando che non si trattasse di qualche questione di lavoro a cui non avrebbe potuto sottrarsi.
“È meglio se rispondo, potrebbe essere qualche collega dell’università”. Spiegò.  
“Ti chiamano anche nel fine settimana?” Gli chiese l’altra, afferrando il suo bicchiere ancora pieno, in parte dispiaciuta dall’interruzione, in parte divertita dalla sommessa insofferenza dell’uomo di fronte a quella telefonata improvvisa.
“Già, così pare”. Le disse quello con una sfumatura di rassegnazione nella voce, poi si alzò dalla sedia e le arruffò i capelli con un gesto veloce. “Vedo di liberarmi in fretta”. Proseguì sollevando un angolo della bocca in un sorriso accennato.
Sakura annuì e si dedicò con tutta calma alla sua spremuta, mentre seguiva i suoi movimenti con lo sguardo. Lo vide raggiungere il divano e recuperare il cellulare dalla giacca abbandonata in malo modo su un bracciolo. Sorrise ricordando i momenti concitati che li avevano travolti la notte prima appena avevano messo piede nell’appartamento. La giacca dell’uomo era stato solo uno dei primi indumenti che ne aveva fatto le spese. Bevve qualche altro sorso, mentre i ricordi si sovrapponevano piacevolmente all’immagine di Kakashi appoggiato al bordo del divano. Quando però gli sentì pronunciare il nome Tenzo, il filo della memoria si spezzò con taglio secco e un moto improvviso d’ansia le bloccò il respiro in gola per un breve ma intenso istante, al punto che rischiò di strozzarsi con il succo d’arancia. Il suo organismo reagì al pericolo con alcuni provvidenziali colpi di tosse. Appena riuscì a riadagiare il bicchiere sul tavolo, la studentessa scrutò di nuovo il compagno cercando di studiarne l’espressione, che trovò come al solito impassibile. La sera prima, quando il collega li aveva visti nel pub, era caduta nel panico più totale e, nonostante Kakashi l’avesse prontamente rassicurata, non riusciva ancora ad essere del tutto tranquilla. Decise allora di alzarsi per ascoltare più da vicino la telefonata.
Accortosi del suo spostamento, l’uomo le indirizzò curioso uno sguardo, notando l’ombra di tensione che le oscurava il volto e intuendone praticamente subito la ragione, aiutato in ciò dalla voce dell’amico che gli rinnovava le sue scuse dall’altro capo del telefono. In risposta alla muta preoccupazione di Sakura piegò le labbra nel sorriso più rassicurante che gli riuscì, poi allontanò il cellulare dall’orecchio coprendolo per qualche istante con la mano.
“È tutto a posto, non c’è nessun problema per ieri sera”. Provò a tranquillizzarla ancora una volta.
La ragazza lo guardò in un primo momento incerta, poi persuasa dalla sua voce calma annuì rilassandosi. D’istinto fece un piccolo passo all’indietro appoggiandosi con le mani al mobiletto alle sue spalle. Urtò così la base di una cornice; preoccupata di causarne con quel piccolo spostamento la caduta, si voltò subito per sistemarla, soffermandosi poi ad osservare le foto disposte una accanto all’altra, mentre attendeva che il compagno si liberasse. In quella di cui aveva involontariamente messo a rischio l’equilibro una giovane donna sorrideva, permettendo all’uomo al suo fianco di cingerle la vita con un braccio. La prima volta che aveva visto quella fotografia era rimasta letteralmente colpita dalla somiglianza tra l’uomo e Kakashi, intuendone senza problemi il tipo di parentela. Non aveva potuto fare a meno di chiedersi quale fosse stato il rapporto del suo professore con i genitori, ma l’atmosfera serena che trapelava da quell’attimo di vita e la mano che scompigliava con affetto i capelli di un Kakashi ancora bambino le avevano dato una risposta immediata. Quando aveva saputo che erano morti in un incidente d’auto poco tempo dopo quella stessa foto, le era stato impossibile non provare un’improvvisa tristezza. Non si era sentita diversamente quando, alla sua domanda sui due ragazzi ritratti nella seconda fotografia, Kakashi aveva reagito con uno sguardo spento, malcelato dall’accenno di un sorriso amaro. Le aveva semplicemente detto che si trattava di una lunga storia, col suo solito tono pacato che il più delle volte nascondeva molto altro. In seguito non era stata più in grado di chiedergli niente, ma se le capitava di guardare quelle foto non riusciva a non domandarsi come facesse a tenerle nel soggiorno e a convivere con il dolore dei ricordi che esse racchiudevano. Al suo posto, probabilmente, non avrebbe resisto a lungo all’assalto silenzioso e imprevedibile del passato.
Le mani di Kakashi che le sfiorarono i fianchi stringendola in un abbraccio e la calda consistenza del suo petto contro la propria schiena la strapparono dolcemente dalle sue riflessioni.
“Col cellulare finalmente spento, avrei in mente qualcos’altro piuttosto che guardare vecchie foto”. Soffiò l’uomo a pochi centimetri dal suo orecchio.
Sakura avrebbe ceduto subito all’invito allettante della sua voce roca, se non fosse stato per il lieve disagio interiore che pensare a quelle fotografie le aveva causato. Sovrappose le sue mani a quelle del compagno e, non riuscendo a trattenersi, diede voce al pensiero che le ronzava per la testa.
“Non ti senti solo quando ti capita di guardarle?” Chiese in un sussurro, con lo sguardo che indugiava ancora sui volti immortalati da quegli scatti istantanei.
A quella flebile domanda la prima immagine che occupò la mente di Kakashi fu il volto di Sakura oscurato da un’ombra di serietà e tristezza; le volte in cui la giovane aveva inconsapevolmente toccato le cicatrici silenziose del suo cuore, era già accaduto che una simile espressione le incupisse i bei lineamenti e non aveva dubbi che anche in quell’istante fosse così. La strinse allora di più tra le proprie braccia, sperando di scacciare via qualsiasi traccia di turbamento dal suo animo. Non voleva fosse triste per lui, tanto più per qualcosa che la sua semplice presenza aveva già lenito in modo tanto veloce quanto inaspettato.
“Non più”. Disse con tono fermo.
Sakura non riuscì a capire se quel ‘non più’ c’entrasse in qualche modo anche con lei, ma la vicinanza del corpo dell’uomo e la sua voce calma e rassicurante le resero facile cedere alla speranza che potesse davvero essere così. Confortata, si rilassò ancora di più contro di lui. Non le sarebbe quasi dispiaciuto rimanere semplicemente abbracciati, cullati dal silenzio e dal reciproco calore. Non poté però fare a meno di cambiare idea, non appena Kakashi interruppe quel piacevole momento di stasi sfiorandole con le dita prima il mento, poi la guancia delicata. La ragazza chiuse gli occhi, reclinando il viso di lato contro il palmo della sua mano, mentre un involontario sospiro le sfuggiva dalle labbra. Incitato da quel lieve movimento, l’uomo immerse il naso nei suoi capelli, inspirando per un intenso istante il suo profumo, quella dolce fragranza fruttata in cui amava immergersi, poi depositò un bacio leggero sul lobo dell’orecchio, mentre scendeva con la mano libera lungo il suo braccio, in una carezza lenta ma decisa. Sakura sentì il respiro caldo del compagno solleticarle il collo e le sue dita scivolare dietro la nuca ad esercitare una piccola pressione, un chiaro invito a voltarsi verso di lui.
Appena si allontanò un po’ da lei, non tardò ad assecondarlo; si girò permettendo che l’attirasse a sé in un nuovo abbraccio. Una fiamma improvvisa le scaldò il petto nell’incrociare i suoi occhi scuri accesi dal desiderio, ma non ebbe tempo di abbandonarvisi consapevolmente; Kakashi si chinò subito verso di lei rubando un altro bacio dalle sue labbra schiuse, intrecciando le loro lingue con crescente avidità. Sakura si aggrappò alla schiena dell’uomo, afferrando con concitazione la sua maglietta, mentre un’incontrollata ondata di piacere la travolgeva. Lasciò che le braccia forti contro il proprio corpo e le mani che le esploravano silenziose la schiena la trascinassero lontano, su una nuvola di dolce confusione. Si affidò alla volontà del compagno, al punto da accorgersi di aver percorso un bel po’ di passi all’indietro solo quando si ritrovò prima seduta, poi sdraiata sul divano, la morbida consistenza dei cuscini sotto il capo e Kakashi sopra di lei.
Quest’ultimo le scostò alcune ciocche dal viso con dolcezza e la baciò ancora, un bacio delicato che si trasformò in un piccolo morso sul labbro inferiore, che strappò alla ragazza un ennesimo sospiro. L’uomo proseguì baciandole il collo sottile, mentre una mano scendeva con sicurezza lungo la linea armoniosa del suo corpo, accarezzando il seno piccolo ma sodo, il fianco morbido e la gamba coperta appena dalla maglia che era stata presa in prestito dal suo armadio. Kakashi insinuò con decisione le dita sotto l’indumento, trovando conferma al sospetto di non molti minuti prima: con innegabile senso pratico, la ragazza non aveva perso tempo ad indossare biancheria intima. Quel pensiero gli strappò un sorriso divertito e gli procurò una nuova scossa di eccitazione.
“Ricordami perché ci siamo alzati dal letto”. Sussurrò a pochi centimetri dal suo mento, senza interrompere il percorso lento sulla sua pelle liscia.
“Eh, per fare colazione…” Replicò lei, le gote arrossate da un improvviso imbarazzo al ricordo dell’inopportuna interruzione del suo stomaco.
“Già, eppure noto che avevi altro in mente”. Affermò l’uomo, prima di leccarle con la punta della lingua il bordo esterno dell’orecchio e morderle il lobo. 
Sakura emise un gemito soffocato, affondando le unghie nella spalla del compagno, il disagio spazzato via all’istante da sensazioni più pressanti. Sentì la maglia salire man mano lungo i suoi fianchi, accompagnata dalle mani calde di Kakashi, e appena fu liberata dall’indumento corse alla ricerca della solida consistenza del suo corpo, toccando i muscoli della sua schiena con urgenza, poi scese rapida ad afferrare il lembo inferiore della maglietta che le impediva il contatto con la sua pelle nuda. La sollevò con un gesto deciso, assecondata subito dall’uomo, che le indirizzò un sorriso malizioso, si svestì in un movimento veloce e si chinò di nuovo a baciarla.
Alla ricerca di brividi di piacere sempre più intensi, Sakura fece scorrere con lentezza le mani dai deltoidi ai pettorali del compagno, mentre reclinava il capo all’indietro accogliendo la scia dei suoi baci. Appena avvertì la sua bocca calda soffermarsi sul proprio petto, affondò le dita nei suoi capelli disordinati e sospirò con forza; lo detestava profondamente quando tergiversava in quella seppur dolce tortura. Palesò il proprio disappunto tirando alcune ciocche argentate e stringendo le gambe intorno ai suoi fianchi in un esplicito invito. Per tutto risposta Kakashi non si mosse di un centimetro, ma racchiuse tra le labbra un capezzolo, mentre le massaggiava l’altro seno con studiata calma. La ragazza si lasciò andare ad un mugugno insieme di piacere e protesta, regalandogli un graffio deciso sulla pelle. Il soffio leggero che le sfiorò subito dopo il petto le fece intuire il divertimento del compagno; decisa a non dargliela vinta lo ignorò, inarcando la schiena con decisione per premersi contro la sua erezione già percepibile.
Di fronte a quel movimento l’uomo avvertì scariche di desiderio partire con piacevole violenza dal basso ventre; trasse un lungo sospiro, poi salì ad incontrare con irruenza la bocca di Sakura, spingendosi verso di lei per cercare un contatto più diretto con il suo corpo nudo. L’incontro delle loro lingue, le braccia snelle avvolte intorno al suo busto e il seno premuto contro il suo torace terminarono di travolgere come un’onda in piena il suo autocontrollo. Interrotto il loro bacio per riprendere fiato, Kakashi si alzò, si liberò dagli ultimi indumenti che gli erano d’intralcio e tornò a chinarsi su di lei, mentre Sakura allargava le gambe per accoglierlo e allungava le mani a cingergli il collo.
Appena i loro volti furono abbastanza vicini da percepire il confondersi dei loro respiri, finirono col perdersi l’uno negli occhi dell’altro per quelli che apparvero ad entrambi istanti lunghissimi, scanditi dal battito accelerato dei loro cuori e dal ricordo di parole sussurrate nel buio della notte, promesse di una felicità senza più ombre.        
“Sarà sempre così?” Mormorò la giovane donna, i sentimenti racchiusi in quella semplice domanda che trapelavano vividi dalle sue iridi color smeraldo.
Era così contenta che non le sembrava vero poter condividere una giornata senza preoccupazioni, amarsi senza il timore del domani; era una sensazione così bella che aveva quasi paura che la gioia che provava potesse sfuggirle dalle mani.
L’uomo le sorrise e quel sorriso fu come una calda carezza per il suo animo.
“Sì che lo sarà”. Le assicurò, una nota di dolcezza nella voce.
Poi fece scorrere una mano lungo la sua gamba, spingendosi contemporaneamente in avanti, unendo i loro corpi in un ritmo prima lento poi sempre più frenetico, in una confusione di odori, sospiri e passione. Raggiunsero insieme il culmine del piacere, abbandonandosi ai fremiti che li pervadevano e accogliendo alla fine nei loro petti un senso di calda soddisfazione. Rimasero così sdraiati sul divano, stretti l’uno nelle braccia dell’altro, il fiato corto e un’atmosfera carica di emozioni ad avvolgerli. Per la prima volta dall’inizio della loro relazione, sentivano di poter guardare al futuro con nell’animo un’imperturbabile pace.    



Note dell'autrice

Dunque, questa storia languiva nel mio pc da secoli, iniziata a scrivere per fare un regalo di compleanno a quella santa donna di Nejiko, che nel mentre però qualche anticipazione per farmi perdonare l'ha ricevuta^^ Voleva essere nelle intenzioni solo una lemon, ma dato che lemon non ne ho mai scritte e che sono incapace di scrivere qualcosa che non abbia come dire 'ampio respiro', nell'accezione meno elevata del termine, ne è uscita una lime 'schifosamente' fluff. Devo assolutamente ringraziare Nejiko ed Urdi per il fangirlismo, slice per la consulenza, lei sa in cosa, e wari, a cui mando un forte abbraccio virtuale, per l'idea delle scatole di cereali.  Detto questo, sperando che non abbiate guadagnato qualche caria durante la lettura, ringrazio anche chi ha letto ed è arrivato fino in fondoXD


 



  
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