Us and them
Infili una giacca leggera
ed imbracci la chitarra: alcuni amici ti aspettano nella solita sala prove
all’angolo della strada, ma non hai nessuna fretta di raggiungerli.
Maggio sta finendo e
appena esci di casa è la tiepida aria d’inizio estate ad accoglierti.
Nonostante l’ora di cena sia passata già da un po’, il sole non è ancora
tramontato del tutto e sono i suoi flebili, ultimi raggi ad accompagnare i tuoi
passi.
Vivi in un paese
piuttosto piccolo, che ancora si sta espandendo e che in parte confina con la
campagna. Quando hai un po’ di tempo allunghi sempre il giro e cerchi di
passare in mezzo alle bianche stradine piene di ciottoli che attraversano
quelle verdi distese d’erba; trovi piacevole allontanarti dall’asfalto e
dall’afa che esso trasuda, così come ti piace passeggiare in completa
solitudine, lontano da incontri fortuiti, o dal rumore dei motori di qualche
macchina di passaggio, o dell’ultimo autobus.
È una bella serata e sei
in largo anticipo, puoi goderti il panorama.
Ti guardi intorno, in
cerca di ispirazione per la nuova canzone su cui stai lavorando con la
collaborazione dei tuoi amici. La musica è stata composta e piace a tutti, ma
sono le parole a mancare. Niente di quanto avete scritto finora è stato
soddisfacente, avete l’impressione che ogni frase stoni da morire con le note e
sminuisca la bellezza della melodia.
Eppure tu sai che quella
canzone è destinata ad avere dei versi.
Alzi gli occhi al cielo e
osservi le sfumature calde, interrotte da stracci di nuvole più scure e sono
sufficienti poche, brevi associazioni di pensieri perché lei torni a fare
capolino nella tua mente.
Ti sembra quasi di
vederla materializzarsi accanto a te, con i lunghi capelli castani appena mossi
dal vento e la sua parlantina infinita. Se ti concentri un po’, puoi avvertire
anche il suo profumo inebriarti le narici e percepire chiaramente la sensazione
della pelle calda della sua spalla sul palmo della tua mano destra.
Pare che ogni cosa nel
tuo mondo sia impregnata di lei - di quei suoi occhi scuri, della sua voce di
seta e di quel suo sorriso timido.
Naturalmente hai già
accarezzato l'idea di renderla la protagonista di quel testo che non vuole
saperne di prendere forma, ma non è possibile metterla in pratica.
Lei è lontana.
E fintantoché lo rimane, nessuna
poesia uscirà dalla tua penna e forse anche il pezzo rimarrà incompiuto.
***
Non ne puoi più di
restare chiusa in quell'aula: il caldo è soffocante e l'unica cosa su cui
riesci a concentrarti è la spiacevole sensazione della camicetta appiccicata
alla schiena. Ti chiedi quanto senso abbia rimanere a lezione in condizioni del
genere e guardi l'orologio, scoprendo che mancano ancora quindici, dolorosissimi,
minuti alla fine di quella tortura. Senza pensarci due volte recuperi il
cellulare dalla tasca e ti ritrovi a navigare su internet, finendo con l'andare
a visitare sempre le stesse pagine.
Leggi ancora di lui -
ormai più per abitudine che per altro, anche se ogni tanto si riaccende una
piccola scintilla di interesse. Quel che provi nei suoi confronti è un
sentimento stantio, che vorresti solo scrollarti di dosso, ma che ostinatamente
permane e qualche volta torna a sorprenderti, soprattutto nelle notti in cui la
solitudine ti attanaglia lo stomaco e non ci sono le sue braccia a lenirla.
Scorri le sue parole
distrattamente, fino a che quelli che sembrano dei versi di una canzone non
stimolano la tua curiosità:
"Il mare nero s'alzò
minaccioso,
onde maestose ad
infrangersi sugli immensi scogli
e sullo scafo di quella
vecchia galea in rovina.
Il sale bruciò i suoi
occhi e lo privò della vista,
nessuna luce
all'orizzonte,
nessuna salvezza poteva
essere raggiunta.
Come poteva l'acqua, che
era vita,
tradirlo in quel modo e
lasciarlo affondare così?"
Ti serve qualche secondo
per renderti conto che durante la lettura hai smesso di respirare. Riprendi
fiato con discrezione e bevi un poco nel tentativo di lavare via l'amarezza che
quelle parole ti hanno lasciato in bocca.
Peccando un poco di
presunzione, ti chiedi se, per lui, sei mai stata quell'acqua della redenzione
e se il sale non sia altro che un'allegoria dei tuoi errori sciocchi, tutti
risultati di una paura irrazionale ed insensata di cui lui non ha mai avvertito
l'esistenza.
Vorresti chiederglielo,
ti piacerebbe davvero riaprire un dialogo e non solo alla luce di qualche
parola che magari con te non c'entra assolutamente niente.
Sospiri, appoggi il
telefono sul tavolo e poi sbuffi così forte che l'amico seduto al tuo fianco ti
chiede: «Che c'è?»
Ti giri a guardarlo e
quasi speri che riesca ad interpretare quel che celi, che percepisca le tue
riflessioni.
Mi pensa mai?
E la tua bocca pronuncia
l'unica risposta possibile: «Niente, assolutamente niente».
***
Mentre sali le scale per
raggiungere la sala prove, canticchi a mezza voce quella melodia e pensi che
associarle un testo sul mare sia stata una delle scelte più azzeccate che
abbiate mai fatto. Stai per aprire la porta per entrare nella stanza, ma
qualcuno ti precede: una ragazza che non conosci ti rivolge un saluto distratto
e si dilegua così in fretta verso l'uscita che tutto quello che ti rimane in
testa di lei è la cascata danzante dei suoi capelli scuri.
Ti tornano in mente
quelle sere di un'estate che ora sembra far parte della vita di qualcun altro
ed inevitabilmente finisci col chiederti se lei ti ricorda ancora.
«Ciao!» un amico ti
saluta.
Forse sì.
«Ehi».
Forse no.
«Che c'è?»
«Niente,» entri nella
stanza con l'accenno di un sorriso sul volto «assolutamente niente».