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Autore: Ili91    02/06/2014    3 recensioni
[Crossover Teen Wolf/Supernatural, Sterek, POST 3x12]
Un vecchio amico di John Winchester fa sapere a Dean e Sam che a Beacon Hills ci sono problemi e richiede il loro intervento. Intanto, sei mesi dopo gli ultimi eventi successi a Beacon Hills, Lydia trova due cadaveri in pochi giorni e Stiles e il resto del branco sono certi si tratti dell’opera di un licantropo. Derek, intanto, si è trasferito, ma una telefonata lo spinge a tornare a casa.
Leggesi anche come: Beacon Hills ha un alto tasso di mortalità, Derek e Stiles hanno sentito la mancanza l’uno dell’altro, e Dean ha un serio terrore di un’anziana signora e del suo pappagallo.
Tratto dal primo capitolo:
Senza smettere di battere sulla tastiera del portatile o cliccare con il mouse, Sam disse: «Un vecchio amico di papà - Timothy, lo ricordi? - mi ha fatto sapere che a Beacon Hills succedono cose strane e richiede anche il nostro intervento.»
[…]
«Hai trovato riscontri o il vecchio Timothy esagera?»
Sam si voltò verso di lui, guardandolo ad occhi sbarrati. «Esagerare? Penso che Beacon Hills dovrebbe essere citata come una delle città con il più alto tasso di mortalità dell'ultimo secolo.»
Genere: Commedia, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Peter Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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There is need of the Winchesters - CAPITOLO 12 Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima, seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 12/16 (3106 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12


There is need of the Winchesters

12

Isaac spalancò gli occhi e si guardò intorno febbrilmente. Il luogo in cui si trovava era buio, piccolo e umido e solo un piccolo spiraglio di luce penetrava dall'alto, da una fessura.
Dove si trovava?
Per un momento rammentò il freezer dove il padre lo rinchiudeva e sentì i battiti del cuore accelerare, mentre si stringeva le ginocchia contro il petto, raggomitolandosi.
Voglio uscire, risuonò nella sua testa. Fatemi uscire.
Aveva paura. Dov'erano Scott e Melissa, perché era di nuovo rinchiuso da qualche parte? Aveva sbagliato qualcosa? Doveva aver commesso un errore, per questo era rinchiuso, era in punizione.
Il suo cuore batteva sempre più forte contro la cassa toracica, mentre il respiro si faceva affannoso e il sudore gli attaccava la maglietta al corpo.
Chiuse gli occhi, raggomitolandosi su se stesso ancora di più, chiudendo le mani a pugno con energia e ferendosi il panno.
Nella mente rammentò le immagini di Scott e Melissa che gli sorridevano, che lo accoglievano nella loro casa, dandogli una nuova famiglia. Scott era il suo Alpha, lui non gli avrebbe mai fatto del male, lui era gentile e Isaac lo sentiva vicino come un fratello. Si concentrò sulla loro immagine, ritrovando la calma, sebbene il nervosismo di essere chiuso in un luogo buio e stretto non lo lasciasse.
Appoggiandosi ad una colonna di legno, si alzò in piedi, esplorando il luogo in cui si trovava alla ricerca di qualche indizio. Non sapeva dove fosse, né come ci era arrivato, com'era possibile?
Ora che era più calmo, sentiva un dolore costante alla base della nuca e si portò una mano sulla base del collo, muovendola a tentoni. C'era una piccola ferita, della quale non conversava il ricordo, però non fu difficile capire di cosa si trattasse.
Non rammentava chi era stato a procurargliela o quando, ma sapeva che ferite del genere poteva infliggerle un lupo mannaro ad un altro per togliere ricordi o restituirli.
Qualcuno aveva pensato bene di catturarlo e fargli dimenticare che ciò fosse avvenuto, evidentemente. Ricordava solo il cadavere ritrovato nel vicolo, l'attacco a Stiles e i cacciatori venuti da lontano.  
Per prima cosa, dove riuscire ad uscire da lì. Forse, se avesse raggiunto gli altri, avrebbe potuto ritrovare i propri ricordi e rivelare da chi era stato catturato, che doveva anche essere il lupo mannaro assassino.
Si concentrò sullo spiraglio di luce, avvicinandosi al punto da cui proveniva e vide una botola di ferro tutta graffiata. Fece scorrere le unghie lungo i solchi e si chiese se fosse stato lui a farli. Da quanto tempo era lì, quante cose aveva dimenticato?
Improvvisamente, sentì dei rumori, come dei passi camminare sulla botola, sopra di lui, e scattò all'indietro. Forse non avrebbe avuto bisogno di recuperare i ricordi, stava per scoprire chi l'aveva catturato.
Sentì la serratura che chiudeva la botola scattare e il cigolio dei cardini, poi la luce lo investì. Si coprì il viso con il braccio, mentre il profumo del cibo lo investiva.
«Sei sveglio? Peccato» disse una voce, una che conosceva. Seguì un ringhio.
Isaac scostò il braccio e osservò l'ombra davanti a sé, ad occhi sbarrati. «Tu?!»
L'altro gli sorrise, prima di precipitarsi verso di lui, con intenzioni bellicose.
Scott, aiutami.

***

Erano cominciate a scendere gocce di pioggia da qualche minuto. Non erano ancora fitte, ma Scott lanciò un'occhiata scura in direzione del cielo.
Correva nel bosco dall'alba, trasformato in lupo mannaro, ma in quel momento non gli importava che fossero trascorse ore da allora e che fosse giorno da un pezzo; l'eventualità di essere visto non lo sfiorava nemmeno.
Stava seguendo una traccia. Erano alcuni giorni che setacciava la città e il bosco, alla ricerca di qualche odore che lo riconducesse a Isaac.
Non era stato facile, all'inizio; non era ancora completamente padrone dei suoi poteri da Alpha che amplificavano ulteriormente quelli già sviluppati da lupo mannaro, perciò si era sentito disorientato.
Non si era tirato indietro, però, non aveva alcuna intenzione di farlo.
Nonostante le ricerche per rintracciare l'Alpha che li perseguitava continuassero e ci fossero stati anche dei progressi, non poteva smettere di pensare al suo Beta rapito. Dov'era Isaac, come stava? Erano domande senza risposta che lo tormentavano.
Scott sentiva di essere vicino a trovarlo sebbene la pioggia non lo stesse aiutando e confondesse gli odori.
Si ritrovò ai piedi del Nemeton, senza quasi rendersene conto. Era la prima volta che passava di lì da quando la faccenda con il Darach era stata risolta e si fermò a guardarlo.
Ora che sapeva cosa nascondeva, vedeva il Nemeton con occhi diversi e sentiva il potere che racchiudeva.
Poggiò la mano sul tronco, facendola scorrere sopra gli anelli impressi nel legno come una carezza e capì che c'era qualcosa di diverso dalla volta precedente.
L'odore di morte che impregnava quel luogo era ancora presente, ma più pronunciato, talmente forte da essere quasi fastidioso.
Doveva essere morto qualcuno nelle vicinanze.
Per un momento, lo sfiorò la possibilità che fosse Isaac e questo lo spaventò.
Chiuse gli occhi e si concentrò, utilizzando i suoi sensi, come Derek gli aveva insegnato l'anno precedente, per scoprire qualche dettaglio in più su quella misteriosa morte che escludesse Isaac.
Cinque, realizzò dopo un po', no, la morte era avvenuta almeno sei mesi prima. Sospirò di sollievo, non poteva in alcun modo trattarsi di Isaac.
Si allontanò dal Nemeton e riprese a correre. Se solo la situazione non fosse stata così drammatica, si sarebbe goduto la corsa.
Percorse alcune centinaia di metri, poi il suo telefono squillò. Ciò lo riportò alla realtà, con la consapevolezza che non si era presentato a scuola quel giorno e a sua madre non avrebbe fatto piacere saperlo.
Avrebbe capito, si consolò subito dopo, quando le avrebbe spiegato la ragione della sua assenza.
Il suo cellulare continuò imperterrito a suonare, in modo insistente e Scott avrebbe detto anche disperato, pertanto si decise a rispondere.
Era Stiles. «Pronto?»
«Ah, allora sei vivo!» esclamò questi a voce alta, tanto che Scott fu costretto a staccare l'orecchio dal ricevitore. «Dove diavolo sei, amico?» continuò Stiles, sembrava quasi che non prendesse fiato tra una frase e l'altra. «Proprio oggi, poi.» Seguì uno sbuffo.
Cosa c'era, oggi? Non aveva dimenticato un compito in classe, vero? Gli sembrava di no.
«Davvero, dimmi che sei stato attaccato da un branco di rinoceronti mannari o falene assassine, altrimenti non si spiega perché un... tu-sai-cosa che non si può ammalare salti la scuola.»
Scott aprì la bocca per replicare, ma Stiles glielo impedì di nuovo. «Aspetta, non è che hai scoperto qualcosa su... beh, “sai anche questo”? No, perché in quel caso sarei molto offeso dal fatto che tu non mi abbia chiamato per partecipare. Una distrazione "mortale" mi aiuterebbe a smettere di pensare.»
«Stiles!» gridò Scott, nella speranza di riuscire a frenare il fiume di parole con cui il suo migliore lo stava intontendo.
«Sì?»
«Non ho scoperto nulla, sto solo seguendo le tracce di Isaac, nel bosco, sperando di trovare quella giusta. E non sono a scuola perché mi sono distratto. Si può sapere che diavolo hai? Mi sembra che tu stia letteralmente perdendo la testa.»
«Non sto perdendo la testa, non sto perdendo un bel niente, che cosa te lo fa pensare?» Seguì un momento di silenzio. «Okay, forse sto impazzendo, ma anche tu saresti nelle mie stesse condizioni se Derek ti avesse baciato. Un bel bacio anche, non avrei mai detto che potesse avere delle labbra morbide, ma le ha. E un sapore dolce, dev'essere per la ciambella che ha mangiato.»
«Aspetta, cosa?» Mentre la sua mente gridava: "troppe informazioni!", Scott tentò di dare un senso a quello che Stiles aveva appena detto.
«Hai sentito.»
«Okay, sì, penso di averlo fatto, ma... Oh, mio Dio, ma perché?» Non che avesse nulla contro Derek, ma non riusciva ad immaginarlo nell'atto di baciare qualcuno. Era un pensiero davvero strano.
«A me lo chiedi? Forse voleva farmi tacere, mi sembrava così.»
«Stiles, amico, credimi, molte volte avrei voluto farti tacere, ma mai ho preso in considerazione di farlo saltandoti addosso.»
«Non mi è saltato addosso! Ehi, credi dovrei prendere in considerazione la possibilità? Non penso che mi dispiacerebbe, però.»
Scott fece una smorfia, davvero non voleva immaginarsi altro. «Stiles!»
«Che c'è? Tu mi hai martoriato il cervello parlandomi di Allison, ora è il mio turno. Uhm, ma sì, hai ragione, stiamo perdendo il punto.»
Scott si grattò la testa, confuso. «Che punto?» Tutte quelle chiacchiere assurde lo avevano distratto.
«Isaac, Scott! Sai, il Beta che, guarda un po', vive anche a casa tua?»
Oh, certo, giusto. «Riprenderò a cercarlo immediatamente.»
«Perfetto, mentre io penserò a questa cosa.» Scott annuì con il capo e stava per attaccare, ma la voce di Stiles attirò di nuovo la sua attenzione. «Anzi, no, credo di aver pensato abbastanza. Credo che ti raggiungerò. Dove sei?»

***

Scott si fermò di colpo, permettendo a Stiles di raggiungerlo. Per quanto potesse correre al massimo delle sue forze, non era facile stare dietro all'andatura di un lupo mannaro.

«È qui, dev'essere qui» disse Scott, con tono serio. Erano al limite del bosco, fuori da una stamberga piuttosto simile alla casa degli Hale. Non gli sembrava di essere mai passato di lì, prima.
«Scott, non per frenare il tuo entusiasmo, ma hai detto la stessa cosa le ultime cinque volte che ci siamo fermati; sei, se contiamo quando ti sei quasi lanciato su quel passante, che è colpevole solo di essere il proprietario del negozio dove Isaac ha comprato dei vestiti.»
«Questa volta ne sono sicuro.»
Stiles si risparmiò di ribattere che anche le volte precedenti era stato sicuro. «Quindi, qual è il piano?»
Scott si girò a guardarlo. «Entro e porto via Isaac» disse, scrollando le spalle.
«Oh, wow, non ha davvero nessuna possibilità di fallire. Tutti i lupi mannari ragionano così o è una prerogativa degli Alpha?»
Scott gli rivolse un sorriso, poi si avviò a passo lento in direzione della casa. Stiles sospirò e lo seguì.
Avrebbe voluto avere con sé la sua mazza da baseball, anziché essere completamente disarmato, ma non aveva scelta.
Nonostante l'esterno apparisse decadente, la porta d'ingresso era robusta e resistente e a Scott occorse più di un colpo per buttarla giù.
«Ti avranno sentito a chilometri di distanza. Spero davvero che Isaac sia qui, altrimenti sai il risarcimento danni che ci toccherà ripagare se il proprietario ci becca?»
La porta crollò con uno schianto sul pavimento e lui e Scott poterono entrare.
Stiles si guardò intorno, improvvisamente serio. Era vero, da fuori avrebbe detto che la casa fosse disabitata, ma non doveva essere così. C'erano molte candele spente e mezze consumate sui mobili tenuti in buono stato e, soprattutto, non c'era presenza di polvere, quindi qualcuno che passava di frequente dalla casa doveva esserci.
«È qui» disse Scott, stringendo i pugni e girando per la stanza.
«Come fai a dirlo?»
Scott esitò, prima di rispondere: «Dall'odore del suo sangue.»
La bocca di Stiles si chiuse, mentre un brivido lo percorreva da capo a piedi. Nessuna sua battuta sarcastica poteva smorzare la tensione che si era create.
Si divisero, visto che, secondo Scott, non c'era pericolo e la casa era effettivamente deserta. Stiles si diresse verso le scale, mentre Scott rimase al piano terra.
Qualsiasi cosa avessero trovato, più di tutto Stiles temeva la reazione di Scott. Non voleva assolutamente che soffrisse o si incolpasse di qualunque cosa.
Controllò nelle varie stanze, dentro gli armadi, sotto i letti, chiamando il nome di Isaac e non ottenendo risposta.
Erano passati circa dieci minuti quando Stiles sentì Scott chiamare il suo nome. Corse in direzione del richiamo e quasi inciampò sugli scalini.
Scott era sceso nello scantinato e se la stava prendendo con rabbia contro un lucchetto che sigillava una botola in metallo. Le dita dell'amico sanguinavano per lo sforzo e l'energia con cui sferrava i colpi.
Presto, il lucchetto si ruppe e venne scaraventato contro il muro. La botola si aprì e un tanfo di chiuso e altri odori fastidiosi investirono Stiles, che storse il naso.
La blanda luce di una lampadina appesa al soffitto illuminò il cubicolo in cui Isaac era effettivamente rinchiuso.
Scott raggiunse quest'ultimo e si avvolse il braccio attorno al collo, per sostenere il peso di Isaac e poterlo liberare.
«Come sta?» chiese Stiles, appena gli altri due furono davanti a lui.
«Dorme o è svenuto, non so, ma respira.»
Le condizioni di Isaac non sembravano gravi, ma nemmeno incoraggianti. Il viso era pallido e smunto, c'erano macchie di sangue rappreso in più punti sul corpo e lividi viola che stavano guarendo lentamente. Decisamente quelle ferite non erano opera di un beta o un omega.
Senza escludere che Isaac aveva bisogno di un bagno – o due, o tre – e di bruciare i vestiti che aveva indosso, ormai irrecuperabili.
«Su, andiamo via di qui.»
Scott annuì e si avviarono.
Era stato tutto troppo facile fino a quel momento, per forza sarebbe dovuto succedere qualcosa. Erano a pochi metri dall'ingresso quando l'ombra di una figura mostruosa coprì la soglia d'ingresso.
Era un lupo completamente trasformato, ma la sua forma era distorta, diversa da quella che ci si sarebbe potuti aspettare. L'Alpha aveva gli occhi rossi, crudeli, il viso allungato e i denti appuntiti, con la bocca da cui colava un filo di bava. Il corpo era un misto tra un forma umana e una animale, con il corpo coperto di pelo nero e stopposo.
«Stiles, prendi Isaac» disse Scott con calma, trasferendo il peso del ragazzo che sorreggeva dal proprio corpo a quello di Stiles.
Un attimo prima di correre incontro all'Alpha per difenderli, Scott gli rivolse un'occhiata eloquente, che significava di cogliere la prima occasione buona per scappare.
Sapeva che Isaac aveva bisogno di cure e assistenza, ma come avrebbe potuto abbandonare lì Scott? Era inconcepibile.
Scott e l'Alpha cominciarono a lottare, mentre Stiles si spostava verso la sinistra, lontano dall'azione. I due contendenti ringhiavano minacciosamente l'uno contro l'altro, colpendosi e ferendosi a vicenda, e distruggendo i mobili che incontravano sul loro passaggio.
Scott morse il braccio del braccio dell'Alpha, mentre questi lo scacciò da sé, lasciandoli un graffio a forma di unghiata sulla maglietta. Scott scivolò all'indietro di alcuni metri, crollando sul pavimento e rompendo una sedia a metà. 
L'Alpha si voltò verso di lui e Stiles rimase paralizzato sul posto, mentre osservava le zanne sguainate e l'intento omicida negli occhi del mostro.
«Stiles, scappa!» urlò Scott, saltando di nuovo addosso all'Alpha e facendolo distendere supino a terra, per poi graffiarlo il faccia e farlo ululare dal dolore.
Stiles non perse altro tempo, sapendo che, se fosse rimasto, sarebbe stato solo d'impiccio a Scott e si diresse verso la porta, che non era più bloccata dall'Alpha. Avrebbe voluto allontanarsi più velocemente, ma il peso di Isaac gli gravava addosso, ostacolandogli i movimenti.
Avevano lasciato la macchina piuttosto distante, sarebbe riuscito a raggiungerla?
Riuscì a percorrere una ventina di metri, poi sentì un rumore in direzione della casa, alle sue spalle, che lo costrinse a girarsi per controllare.
L'Alpha uscì fuori dall'edificio di corsa, seguito poco dopo da Scott. Stiles era confuso, perché sembrava che l'Alpha non avesse più intenzione di lottare, ma solo di fuggire velocemente e non comprendeva questo atteggiamento.
Gli tornò in mente la teoria secondo la quale l'Alpha in questione fosse più debole di Scott e per questo agisse nell'ombra per non doversi confrontare direttamente con un lupo mannaro più forte di lui.
Scott lo seguì per qualche metro, ma aveva il respiro affannoso e sembrava stanco per la lotta, quindi rinunciò presto. Si girò verso di loro e dopo poco li raggiunse.
«Stai bene?» chiese Stiles.
L'altro annuì con il capo. «L'ho ferito, ma è riuscito a fuggire.»
«Non importa. Abbiamo recuperato Isaac, è già un progresso.»
Stiles guardò in direzione del bosco. La macchina era distante, Isaac ancora addormentato e Scott stanco. Se anche quest'ultimo fosse crollato non aveva idea di come sarebbe riuscito a portarli entrambi alla macchina. Avevano bisogno di una mano.
Quando gli telefonò, Derek rispose dopo un paio di squilli. «Pronto?»
«Abbiamo trovato Isaac» esordì Stiles.
«Dove siete? Arrivo subito.»

***

«Si potrebbe avere dell'altro caffè? E vorrei provare una delle sfogliatelle dolci indicate nel menù» disse Dean sorridendo, intercettando Peeta che usciva dalla cucina e facendolo sobbalzare dalla sorpresa.
«Uh, sì, certo, ma non era necessario che venisse qui, sarei arrivato al tavolo suo e di suo fratello.»
Quel mattino, lui e Sam avevano cercato e trovato su internet un articolo relativo alla morte dei genitori di Peeta, per questo stavano facendo colazione ad un orario molto vicino a quello del pranzo. Avevano scoperto che la loro dipartita era molto misteriosa e, apparentemente, dovuta ad un incidente d'auto. A poca distanza dal motel, la macchina su cui viaggiavano i due passeggeri era andata a schiantarsi contro un albero. Quello che non si spiegava era perché non fossero state trovate tracce della donna sul volante della macchina, nonostante fosse lei alla guida, come se fossero state cancellate.
«Quindi tu vivi qui da solo con tua nonna? Sei gentile ad aiutarla» disse Dean, tentando di fare conversazione. Voleva sapere cosa ci fosse di vero nell'articolo di giornale, se avesse anche solo trascurato un dettaglio utile a scoprire la verità. In ogni caso, Dean e Sam avevano deciso che sarebbero andati alla tomba dei due coniugi, luogo indicato anch'esso nell'articolo, e avrebbero bruciato i corpi, sperando che bastasse. A volte capitava che il fantasma del defunto non fosse legato ai propri resti, ma a degli oggetti, nel peggiore dei casi anche a delle persone.
«Sì, da qualche mese. I miei genitori hanno avuto un incidente d'auto.» L'espressione di Peeta s'incupì.
«Oddio, mi dispiace. Non lo sapevo.»
L'altro abbozzò un sorriso. «Non importa, va tutto bene.»
«Com'è successo?» aggiunse Dean, fingendosi contrito. Non gli piaceva infierire su un argomento delicato come la famiglia, ma era un attore consumato e faceva quello che era necessario. Era meglio un momento di dolore adesso, che lasciare scorrazzare il fantasma indisturbato permettendogli di attaccare chissà chi. 
Peeta inarcò le sopracciglia. «Nessuno lo sa bene... È successo e basta.»
«Niente di strano? Sono solo finiti fuori di strada?»
Peeta sembrava confuso, come se non ci avesse mai pensato davvero. «Io... un momento! Come fa a sapere che sono finiti fuori di strada?»
Dean si morse il labbro inferiori, dandosi mentalmente dell'idiota per aver parlato troppo. «Non lo sapevo, ho solo pensato fosse andata così.» Si stava arrampicando sugli specchi, era evidente. «Senti, Peeta, in questo motel c'è qualcosa che non va e noi pensiamo abbia qualcosa a che fare con la morte dei tuoi.»
«Ma voi chi siete?!» chiese Peeta, sconvolto. Alle sue spalle, comparve la signora Remkall.
«Cosa succede qui?» domandò quest'ultima, con cipiglio duro, mettendosi con fare protettivo di fronte al nipote.
«Niente! Stavo solo...»
«Dean!» esclamò Sam, raggiungendolo e tirandolo via. Era diventato un vizio interromperlo quel giorno? «Scusatelo, ha avuto una brutta giornata.»
Appena si furono sufficientemente allontanati, Dean si voltò verso il fratello. «Sammy, che diavolo...?»
«A loro penseremo dopo e con più tatto di quanto ne abbia tu. Ora dobbiamo andare, Scott e gli altri hanno trovato Isaac.»

[to be continued...]



Spazio Autrice: Meno quattro capitoli alla fine! Aaah!
Parlando di questo... finalmente scopriamo dov'è Isaac e Scott corre a salvarlo. Spero che lo Scisaac (almeno come bromance) vi piaccia, personalmente ho amato scrivere i due punti di vista di Scott e Isaac. (Complimenti a chi aveva indovinato!).
Poco Sterek, ma mi auguro vi abbia diverto la reazione telefonica di Stiles. Mi dispiace per Scott che ha dovuto sopportarla.
Infine... Dean e Peeta. Vi confesso che avrei voluto che la scena venisse fuori come un mezzo flirt (ve l'ho detto che shippo Deeta? XD), ma alla fine Dean è stato un po' insensibile e ha fatto come ha voluto.
Nel prossimo capitolo: Strizzatine d'occhio alla Scisaac, Dean non si comporta bene (tanto per cambiare) e guai vari al motel.

Alla prossima settimana!
Ilaria
   
 
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