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Autore: Amelia Skin    02/06/2014    0 recensioni
Perché, mi chiedo, perché non ci sei?
Sento ancora il tuo profumo nella mia stanza.
Le coperte in cui ci aggrovigliavamo come fili in un gomitolo, sanno di te; i libri che leggevamo insieme, le luci che avevamo appeso intorno al letto, le candele sulla scrivania, tutto, tutto sa di te.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fa freddo.
Fa freddo e non sei qui ad abbracciarmi.
Neanche un tè bollente riuscirebbe a riscaldarmi.
Perché non sei qui?
Non sento più le tue braccia intorno alla mia vita.
Non le sento da un po'. Ma dove sei finito?
Perché, mi chiedo, perché non ci sei?
Sento ancora il tuo profumo nella mia stanza.
Le coperte in cui ci aggrovigliavamo come fili in un gomitolo, sanno di te; i libri che leggevamo insieme, le luci che avevamo appeso intorno al letto, le candele sulla scrivania, tutto, tutto sa di te. 
Fuori piove e qui fa freddo.
Il rumore della pioggia che amavamo ascoltare tenendoci per mano, adesso non mi piace neanche più. 
Mi sembra solamente il ticchettio irregolare di tanti orologi.
Mi fa pensare al tempo, al tempo che passa.
E tu sai quanto odio il tempo, odio i minuti, le ore, i giorni che passano. Perché significano un minuto, un'ora, un giorno in meno del tempo che posso passare con te.
Ma sono qui, in un pomeriggio bagnato e grigio di Dicembre, fa freddo, e sono senza di te.
Dicembre, il nostro Dicembre lo chiamavamo, era il nostro mese.
Nostro e delle serate passate sul divano a vederci episodi su episodi di telefilm, con la coperta di lana fatta a mano, con i biscotti alla cannella appena sfornati. 
Con l'aroma di tè sempre nell'aria.
Amavamo bere il tè bollente nelle nostre tazze.
Una sera dissi che non sarebbe stato lo stesso senza tè, e senza te.
Il pomeriggio dopo stavamo guardando vecchi episodi di un telefilm in bianco e nero, fuori pioveva, erano le cinque ed era l'ora di mettere la teiera sul fuoco.
E' finito il nostro tè alla vaniglia, dissi. E' il mio preferito, dissi.
Mi abbracciasti prendendo le chiavi della macchina.
"Vado a comprarlo, ci metto dieci minuti".
Ma a me non importava davvero. Davvero non era importante.
Non andare, ti prego, per stasera va bene anche il tè ai frutti di bosco.
Non andare.
Fuori piove e c'è la nebbia. Non è importante.
Ma andasti comunque, volevi che io fossi felice, questa fu la tua scusante.
Un bacio in fronte. A dopo.
Mi sdraiai sul divano ad aspettare il tuo ritorno.
Cinque minuti passarono.
Sei, sette.
Otto, nove, dieci, venti minuti.
Bugiardo, avevi detto che saresti stato fuori solo per dieci minuti.
Mezz'ora. Bugiardo. Quaranta minuti. Bugiardo.
Ti chiamavo ma non rispondevi.
Mi stavo addormentando ma il mio telefono squillò, era tua madre.
Che strano, pensai. Risposi. Vorrei non averlo fatto.
Vorrei non aver mai premuto il tasto 'rispondi'.
Ma lo feci.
Lo feci ed il mondo mi crollò addosso. Chiusi gli occhi, li aprii e straboccarono di lacrime. 
Fiumi e fiumi di lacrime. Torrenti di lacrime salate si riversarono sulle mie guance e sulla nostra coperta di lana.
Oggi è il primo Dicembre. Il primo giorno del nostro Dicembre.
Fa freddo.
Fa freddo ma non sei qui ad abbracciarmi. 
Uscisti per dieci minuti ma non sei più tornato. Bugiardo.
Fa freddo e neanche la nostra coperta di lana riuscirebbe a riscaldarmi.
Neanche un tè bollente riuscirebbe a riscaldarmi.
E, sinceramente, non ho più voglia di tè da un anno.
Non ho più voglia di tè, ho voglia di te.

Fa freddo.

Fa freddo e non sei qui ad abbracciarmi.

Neanche un tè bollente riuscirebbe a riscaldarmi.

Perché non sei qui?

Non sento più le tue braccia intorno alla mia vita.

Non le sento da un po'. Ma dove sei finito?

Perché, mi chiedo, perché non ci sei?

Sento ancora il tuo profumo nella mia stanza.

Le coperte in cui ci aggrovigliavamo come fili in un gomitolo, sanno di te; i libri che leggevamo insieme, le luci che avevamo appeso intorno al letto, le candele sulla scrivania, tutto, tutto sa di te.

 

Fuori piove e qui fa freddo.

Il rumore della pioggia che amavamo ascoltare tenendoci per mano, adesso non mi piace neanche più.

Mi sembra solamente il ticchettio irregolare di tanti orologi.

Mi fa pensare al tempo, al tempo che passa.

E tu sai quanto odio il tempo, odio i minuti, le ore, i giorni che passano. Perché significano un minuto, un'ora, un giorno in meno del tempo che posso passare con te.

 

Ma sono qui, in un pomeriggio bagnato e grigio di Dicembre, fa freddo, e sono senza di te.

Dicembre, il nostro Dicembre lo chiamavamo, era il nostro mese.

Nostro e delle serate passate sul divano a vederci episodi su episodi di telefilm, con la coperta di lana fatta a mano, con i biscotti alla cannella appena sfornati.

Con l'aroma di tè sempre nell'aria.

Amavamo bere il tè bollente nelle nostre tazze.

 

Una sera dissi che non sarebbe stato lo stesso senza tè, e senza te.

Il pomeriggio dopo stavamo guardando vecchi episodi di un telefilm in bianco e nero, fuori pioveva, erano le cinque ed era l'ora di mettere la teiera sul fuoco.

E' finito il nostro tè alla vaniglia, dissi. E' il mio preferito, dissi.

Mi abbracciasti prendendo le chiavi della macchina.

"Vado a comprarlo, ci metto dieci minuti".

Ma a me non importava davvero. Davvero non era importante.

Non andare, ti prego, per stasera va bene anche il tè ai frutti di bosco.

Non andare.

Fuori piove e c'è la nebbia. Non è importante.

Ma andasti comunque, volevi che io fossi felice, questa fu la tua scusante.

Un bacio in fronte. A dopo.

Mi sdraiai sul divano ad aspettare il tuo ritorno.

Cinque minuti passarono.

Sei, sette.

Otto, nove, dieci, venti minuti.

Bugiardo, avevi detto che saresti stato fuori solo per dieci minuti.

Mezz'ora. Bugiardo. Quaranta minuti. Bugiardo.

Ti chiamavo ma non rispondevi.

Mi stavo addormentando ma il mio telefono squillò, era tua madre.

Che strano, pensai. Risposi. Vorrei non averlo fatto.

Vorrei non aver mai premuto il tasto 'rispondi'.

Ma lo feci.

Lo feci ed il mondo mi crollò addosso. Chiusi gli occhi, li aprii e straboccarono di lacrime.

Fiumi e fiumi di lacrime. Torrenti di lacrime salate si riversarono sulle mie guance e sulla nostra coperta di lana.

 

 

Oggi è il primo Dicembre. Il primo giorno del nostro Dicembre.

Fa freddo.

Fa freddo ma non sei qui ad abbracciarmi.

Uscisti per dieci minuti ma non sei più tornato. Bugiardo.

Fa freddo e neanche la nostra coperta di lana riuscirebbe a riscaldarmi.

Neanche un tè bollente riuscirebbe a riscaldarmi.

E, sinceramente, non ho più voglia di tè da un anno.

 

Non ho più voglia di tè, ho voglia di te.

 

   
 
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