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Autore: Dryas    02/06/2014    7 recensioni
Seconda classificata al contest "Amarsi: non solo a S.Valentino" di Tomoko-chan; vincitrice dei premi Coppia migiore e Miglior IC .
Hiashi Hyuga è il nuovo Hokage; crudele, spietato, violento. Hinata, sua erede, è costretta a sopportare da sola il peso di essere complice involontaria della sua brutalità. Dovrà stare attenta a chi dare la propria fiducia, per non ritrovarsi il cuore ferito a morte. Troverà una sola persona, la più inaspettata, disposta a non guardarla con occhi di odio.
Era di fronte a un uomo che non apparteneva al suo clan, in una stanza buia, da sola. Non arrivava nemmeno all’altezza delle sue spalle, ma non aveva paura di lui. Era lui ad avere paura di lei, a causa del suo sangue.
- … Naruto Uzumaki- rispose con voce flebile –del clan Uzumaki, Paese del Vortice-
-Mi conosci?- domandò allargando i grandi occhi blu.
-No, conosco solo il tuo nome- continuò – … e ti ho visto qualche volta insieme a Neji. Ora però dovresti andare-
I suoi occhi chiari, agghiaccianti e spettrali, sembravano non spaventarlo. Nemmeno quando si incontrarono con i suoi, il riflesso del mare, esitarono. Anzi, continuarono a sorridere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hiashi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Uno







L’unica colpa di Neji era di essere il nipote di Hiashi Hyuga. Era arrivato a pensare che sarebbe stato meglio se suo zio l’avesse ucciso vent’anni prima insieme a suo padre e a sua madre, invece di crescerlo come suo schiavo.
Erano passate due settimane da quando l’aveva fustigato davanti all’intero clan. Erano due settimane che non si metteva in piedi. Aveva il collo rigido e gli arti indolenziti. Non ricordava molto delle ore dopo l’accaduto, sapeva solo che se avesse mosso un solo muscolo della schiena sarebbe svenuto di nuovo per il dolore.
-Come ti senti?- la voce dolce di Hinata lo sorprese. Aprì gli occhi e la trovò inginocchiata accanto al suo futon, in una posa perfetta. Troppo perfetta.
-Perché? Ti interessa?- le domandò. La sua voce suonò rauca e spenta, e Neji l’interpretò come un’altra sconfitta.
-Certo, cugino- rispose l’altra, la cui espressione si fece addolorata –ho curato le tue ferite e ti ho vegliato per tutto il tempo che ho potuto-  
-Dovrei anche ringraziarti?- questa volta la rabbia si fuse con il suo tono profondo e grave. Se avesse potuto sarebbe già andato via da quella stanza, lontano da lei, lontano da tutti.
-Mi dispiace-
Sopportò il dolore che un cambio di posizione nella sua situazione comportava e le diede spalle. Si trattenne dall’urlarle in faccia di andarsene solo perché si trovava ancora sotto lo stesso tetto di chi gli aveva inferto quelle ferite e voleva restare vivo, ma aveva tutta l’intenzione di ignorarla.
-Farò portare del brodo caldo. Buonanotte, cugino-
Hinata uscì. Chinò il mento e sopirò. Fissandosi i piedi, si incamminò verso le sue stanze. Il sole stava tramontando e i suoi raggi primaverili, dall’arancione intenso, stravolgevano l’aspetto di villa Hyuga: in quel mare d’oro sembrava un posto magico. Si fermò di fronte all’ingresso del piccolo giardino interno. La luce sembrava liquida, setosa, e illuminava lo sconosciuto di fronte a lei facendo brillare i suoi occhi blu. I suoi capelli, invece, si fondevano con il giallo del sole.
Fermo, in una posa rigida, la stava fissando come se fosse in attesa di una sua risposta, con occhi profondi e grandi, circondato delle foglie cremisi di un acero.
-Ah … - allungò una mano verso di lei, ma erano troppo lontani per potersi anche solo sfiorare. Hinata spostò lo sguardo sulle sue dita, lunghe, rovinate ma sottili. Avevano cercato di toccarla, ma sembravano aver perso il coraggio a mezzaria. Tornò a guardarlo. Non poteva credere che fosse lui.
-Io … - continuò, ma la voce venne meno di nuovo.
-Signorina Hinata- la luce sfumò. Ora poteva vederlo bene, senza quell’aura di magia ad avvolgerlo, e gli diede le spalle con un movimento rapido ma elegante.
-Keyko, voglio rimanere sola- disse. I suoi geta ticchettarono sul pavimento e si fermarono di fronte alla domestica. Un passo in più e avrebbe potuto vedere l’intruso nascosto tra i rami dell’acero rosso.
-Ma è in ritardo per la cena. Sa che suo padre odia aspettare-
-Solo cinque minuti- ribatté Hinata con voce più ferma –e questo lo prendo io. Puoi andare Keyko-
La domestica si allontanò con passi veloci senza protestare. Hinata si voltò e cominciò a camminare dalla parte opposta. Lanciò solo un breve sguardo all’intruso, ora quasi coperto dall’oscurità, e ritornò nella stanza di Neji reggendo tra le mani un piatto di minestra.
-Grazie- le disse una volta chiuso il fusuma alle loro spalle –mi hai salvato la vita-
Hinata si inginocchiò accanto al cugino, di nuovo addormentato, e appoggiò il piatto a terra.
-Sei qui per portarlo via?-
Era stato il suo unico amico. Ed era quasi morto per quello.
-Sì- il ragazzo rimase distante. -Tu sei la figlia di Hiashi?-
Non ricevette risposta. Le dita delicate di Hinata sfiorarono il viso di Neji, spostando una ciocca di capelli dai suoi occhi. Era la figlia del più crudele degli uomini di Konoha, sì, e tutti lo sapevano, non c’era bisogno di dirlo ad alta voce.
-Ha ancora bisogno di cure- continuò, conscia del fatto che nessuno avrebbe voluto trovarsi da solo insieme a lei -ha molte ferite profonde e c’è bisogno di tempo perché guariscano-
-Non vuoi sapere chi sono io?- chiese all’improvviso l’altro. Hinata si rimise in piedi e si voltò verso di lui. Era di fronte a un uomo che non apparteneva al suo clan, in una stanza buia, da sola. Non arrivava nemmeno all’altezza delle sue spalle, ma non aveva paura di lui. Era lui ad avere paura di lei, a causa del suo sangue.
- … Naruto Uzumaki- rispose con voce flebile –del clan Uzumaki, Paese del Vortice-
-Mi conosci?- domandò allargando i grandi occhi blu.
-No, conosco solo il tuo nome- continuò – … e ti ho visto qualche volta insieme a Neji. Ora però dovresti andare, fra poco accenderanno le lampade e un acero non riuscirà a nasconderti-
-Non è stata un’idea brillante- commentò l’altro, abbozzando un sorriso.
Un sorriso che era rivolto a lei.
I suoi occhi chiari, agghiaccianti e spettrali, sembravano non spaventarlo. Nemmeno quando si incontrarono con i suoi, il riflesso del mare, esitarono. Anzi, continuarono a sorridere.
-Già- rispose, per nulla turbata da quella sensazione di leggerezza che provava nel trovarselo così vicino. A scuoterla fu il suo allontanamento. Con cautela svegliò Neji, che subito lo riconobbe, e gli disse di ingoiare una piccola pillola nera. Neji chiuse di nuovo gli occhi e non fiatò quando Naruto lo sollevò sulle spalle.
-Questa è un’idea brillante- commentò Hinata. Senza un anestetico le grida di dolore di Neji avrebbero echeggiato per tutti i corridoi pieni di guardie di villa Hyuga.
-Già, ma non è mia- rispose l’altro, continuando a sorridere. Poi diventò serio. –Perché lo fai?-
-Per salvargli la vita-
-Allora perché non vieni anche tu?-
Hinata spalancò gli occhi. Cercò di ricordare tutte le regole che le avevano insegnato fin da bambina per trovare il modo di restare calma. Riuscì a rimanere composta, con le mani incrociate sule grembo, la postura eretta, ma non riuscì a fermare il rossore che salì alle sue guance. Abbassò gli occhi.
-No, il mio posto è qui- gli rispose.
-Sei sicura?-
-Devo- continuò, ma fu solo un debole sospiro.
-No che non devi- ribatté l’altro, sorprendendola per la sicurezza con cui le si rivolgeva. Sembrava che Naruto stesse dando voce a quei pensieri che lei sotterrava non appena cercavano di emergere. E questo la spaventava e rassicurava al tempo stesso. –Vieni con me-
Hinata rimase in silenzio per qualche istante. Osservò la facilità con cui reggeva il corpo di Neji e si rese conto che non avrebbe mai potuto farlo. Non aveva nemmeno il coraggio di salvare se stessa, come poteva essere degna di essere salvata?
-Portalo al sicuro e nascondilo- gli disse poi –se lo trovano, per lui è la fine-
Uscì dalla stanza raccogliendo da terra il piatto di minestra. La rovesciò vicino all’acero rosso in cui si era nascosto Naruto, e con passo fermo si diresse verso la sala da pranzo.
Era la figlia di Hiashi Hyuga, e la stavano aspettando.




   
 
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