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Autore: ClodiaSpirit_    02/06/2014    2 recensioni
Darren, un ragazzo ricco con una vita a dir poco perfetta. Una nuova scoperta lo porta quasi all'esasperazione, a perdere se stesso. Saprà non lasciarsi sfuggire via la sua vita? Cosa avrà in serbo per lui il destino? Chris, un ragazzo povero ma ricco d'animo, cresciuto senza la presenza dei suoi genitori e che ha saputo cavarsela fino ad adesso. Tutto si ricollega nel giorno in cui qualcuno fradicio e zuppo d'acqua si presenta davanti alla sua porta. Che cosa lo aspetterà?
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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¦ Claudia' space:  Hey there! *salutaconlamanina* Come va? Bene, riassumiamola in poche parole. L'aggiornamento di maggio è saltato, motivo unico e davvero rompi palle a tutti? La scuola. Eh sì. Ultimi giorni, e finalmente io e Rob saremmo libere. E credo e spero anche voi. Interrogazioni e compiti...cose che mi portano sempre di più a escogitare piano e possibili omicidi verso i miei prof e.e
If you know what I mean. 
Bando alle ciance, spero questo capitolo vi piaccia. L'inizio doveva essere tanto fluff ( ma ovviamente, mi sono espansa ed è diventato qualcosa che non mi aspettavo. Scusate se ci saranno infarti. Mi scuso, dal più profondo del mio cuore. Rob quasi mi moriva.) 
See ya later, lettori!



Baby you amaze me
Still knock me off my feet
And who would have ever guessed                                                                                                                      
it would last through it all
The reason I believe, can you see?
You still amaze me.
 Chapter 30.
 
 
 
La finestra aperta, filtrava dei colori pastello, appena visibili, in quasi tutta la stanza. La luce limpida, che si aggiungeva a questi, riscaldava tutto quanto, annunciando l’arrivo di un altro giorno, penetrando con superiorità e dominando quel blu pastello del cielo con l’indaco delle sue nuvole. La scia di luce, tracciava una linea, e con questa, la figura di Darren, delineandone i lineamenti. Si adagiava su quella poca pelle scoperta, invece che dell’altra, coperta da le lenzuola leggere. Un armonia e equilibro perfetti, il suo viso: occhi chiusi, labbra socchiuse, con una forma appena a cuore, e qualche riccio che gli ricadeva gentilmente sulla fronte. Insieme a quella luce, tanti puntini, impercettibili, come polvere azzurata, volteggiavano nell’aria, armoniosamente, come tanti piccoli pianeti, stelle poggiandosi a terra, o dovunque capitava o lasciandosi trasportare da una piccola brezza, che adesso soffiava dalla finestra. Darren, provò ad aprire piano gli occhi, prima sbattendo le palpebre più volte, adocchiando ciò che c’era davanti a sé, e poi, riuscendo a rendere meno nitida l’immagine. Si mise seduto, ma fu come accecato. Il sole, ancora lì, lo investì in pieno viso, illuminando i suoi occhi e accendendoli, facendo di quel verde, un oro ambrato, in un solo secondo. Si coprì gli occhi, mettendosi una mano davanti alla faccia, proprio da dove proveniva la sorgente di luce. Restò così, fermo, per un po’, passandosi l’altra mano libera, fra i capelli e guardandosi intorno. La stanza, era ricoperta da una strana, atmosfera che in sé, la rendeva bellissima. La luce creava contrasti con tutto ciò che incontrava lì dentro, e delle piccole chiazze di ombra e chiaro, giocavano fra di loro. Il suo sguardo però, si fermò su altro, in particolar modo. Notò i vestiti a terra, sparsi, abbandonati al pavimento con non curanza. Subito, sorrise. Un sorriso luminoso, diverso dagli altri. Proprio come quel sole che filtrava, come un bambino che giocava libero, come qualsiasi altra persona in quel mondo, che finora gli si era rivelato sbagliato e che aveva perso la sua via, ma che adesso potava gridare liberamente senza il timore di ciò che avrebbero detto, pensato gli altri, delle conseguenze, come una persona che aveva scoperto un nuovo modo di agire, essere positiva, aperta a qualsiasi nuova scoperta che il mondo, adesso giusto, gli avrebbe riservato. E doveva tutto ciò, a una sola persona. Perché sì, anche se era impassibilmente vero e assolutamente incredibile, quella persona, era stata la salvezza al suo mondo. La polvera fortunata, il sole che riesce ad emergere e a vincere sulle nuvole, la tempesta e le tenebre. Si voltò, piano, senza fretta alla sua destra, ammirando la figura dormiente accanto a sé. Il suo petto che si alzava e abbassava ritmicamente a ogni respiro, i capelli schiacciati, scombinati, le lenzuola leggermente scostate a lasciar intravedere un po’ più di quella pelle candida, pura, che si intonava perfettamente con quelle. Labbra rosee, dischiuse, e le mani adagiate entrambe sul cuscino, con i palmi semiaperti. Chris era una visione celestiale, irreale. E Darren, non avrebbe mai capito perché aveva scelto lui, perché fra tanti, proprio lui aveva avuto la fortuna di stringerlo a sé, di baciarlo e fare accelerare i suoi battiti sotto i suoi, di sussurargli qualche volta di troppo ‘’ti amo’’ ancora, non credendo che fosse suo. Non avrebbe mai capito come Chris, era riuscito a riportalo alla luce, a farlo rinascere e a far nascere sentimenti che nemmeno lui credeva possibili. Lo guardava così, immerso dal pensiero che aveva dato tutto se stesso, la scorsa notte. Era successo tutto in modo così semplice, chiaro. Ogni respiro insieme al suo, ogni tocco, sguardo profondo scambiato, rendendo tutto così essenziale. Sorrise ancora, non volendo smettere, ma continuare a pensarci. E sembrava che le immagini di Chris appagato da ciò che lui gli stava facendo provare, sentire, non smettere di svanire, di occupargli la mente. Di come, il suo nome era stato pronunciato mentre arrivavano al culmine. Tutto era così vivo e limpido, così bello e vero. Si mise di fianco, distendendosi, e lo abbracciò piano, inalando il suo profumo, e proteggendolo ancora di più con le sue braccia, quasi facendogli da scudo. Cominciò ad ammirare il suo viso, più da vicino, rimanendone ancora una volta colpito. Armò di più l sua stretta, intorno a lui. Sentì il suo respiro interrompersi e le sua bocca aprirsi a poco a poco, proprio come i suoi occhi. Girò il suo viso verso di lui e gli sorrise. I suoi occhi azzurri si tinsero di un azzurro più chiaro, ipnotico, quasi magnetico. Pronunciò poche parole.  
«Buongiorno… » disse piano. «Come mai già sveglio? » chiese, impercettibile, lieve, con la voce impastata dal sonno. Darren, poggiò le sue labbra su quelle di Chris, per un istante. Appena queste, si staccarono, Chris emise un sospiro di piacere e ne sentì subito la mancanza. « Ehi, buongiorno a te. Niente, ti stavo solo…» disse interrompendosi per poi riprendere. « solo guardando. » e così dicendo, appoggiò la testa all’angolo del cuscino. Chris allungò una mano e la poggiò sulla sua guancia. «Scusa se ti ho svegliato.» disse Darren.  
« No, tranquillo.» rispose, lui premuroso, abbozzando un piccolo sorriso. Poi, si girò completamente verso di lui, per vederlo meglio, e sentì la presa delle sue mani, sui suoi fianchi, farsi più salda. « E poi se dormo, mi perdo tutto questo.» e questa volta, fu lui a baciarlo, avvinghiandosi con le sue braccia intorno al suo collo.
«Ehi…» disse Darren, appena trovò il viso di Chris a pochi centimetri del suo. «Vedo che, l’altra notte non ti è bastata, eh? » rise, e un sorriso malizioso affacciò sulle sue labbra. Chris, in risposta, fece finta di essersi offeso, mise il broncio e disse:
«Bene, allora credo che…» pronuncò proprio su quelle labbra. « credo che me la farò bastare. » e dicendo così, con quel tono deciso, si ritirò.                      
«No, non dicevo sulserio. » ci volle un attimo e Darren lo tirò a se, facendo scontrare i loro corpi. « Non è bastata neanche a me. » sussurrò con voce grave, rauca. I suoi occhi tornarono scuri, intensi e si riflettevano nelle pupille di Chris. Si guardarono ancora un po’, e poi si baciarono lentamente, assaporando di nuovo il caldo e piacevole contatto, ogni volta che le loro lingue si incontravano. Il ritmo, divenne più frequente man mano che entrambi approfondivano. Darren risalì con le sue dita, lungo la linea della sua schiena, soffermandosi di tanto in tanto ad accarezzarla. Chris, mugulò di piacere, mentre lo baciava e sentiva brividi scendere evidenti lungo la sua pelle. La sua mano allora, si spostò dal suo collo al ventre, tracciandone i contorni e dirigendosi poi, sul suo fondoschiena. Darren sentì una sensazione calda, dirigersi al basso ventre e istintivamente, fece aderire completamente Chris al suo corpo. Chris annaspò in cerca d’aria e entrambi si staccarono, ansimando. Darren poggiò la fronte sudata contro quella di Chris, respirando a fatica e incontrando i suoi occhi.
«Mi sento benissimo, mi sento…vivo. » fu tutto quello che Darren riuscì a dire, non interrompendo il contatto con lui. «Io sento di voler continuare a baciarti. » ricevette in risposta un Chris ansimante, che spostava il suo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra e viceversa.                                           
«E allora fallo. » di nuovo il tono rauco, basso, ma non ebbe neanche il tempo di avvicinarsi di nuovo a lui, che Chris premette le sue labbra sulle sue e cercò la sua mano, per unirla e stringerla con la sua. Darren si mosse, con le sue, seguendone in ritmo. Di impulso, Chris avanzò con i fianchi, notando la situazione di Darren. Allora agì, di conseguenza, facendo muovere la mano libera dal petto, al torace, arrivando alle fossette. Darren approfondì il bacio, mentre Chris, facendosi coraggio, fece arrivare la sua mano ancora più in basso. Lo voleva. Voleva farlo sentire bene. Cominciò a muovere la sua mano sul suo membro, prima piano, poi, prendendo ritmo. Darren si staccò dalla sua bocca, preso alla sprovvista. Chris lo guardava, la sua fronte si era poggiata sulla sua spalla e la sua bocca all’altezza della clavicola. Cominciò a muoverla più velocemente e sentì Darren gemere al suo orecchio. Tutto ciò, lo fece letteralmente impazzire e lo sentì respirare irregolarmente vicino al suo collo e sempre più vicino al suo orecchio mentre gemeva il suo nome.
«Ch-Chris. Chris, t-ti prego. » disse con un filo di voce, preso dal piacere. La sua bocca si spostò verso il suo collo e lo baciò. Fu tutto ciò che servì a Chris, per muoversi più rapidamente e sentire il momento farsi vicino.
«Chris…CHRIS! » urlò alla fine, stringendosi a Chris, arrivato al culmine. La sua fronte sudata sulla sua spalla, e il suo petto che si alzava irregolarmente. Sentiva il battito di Chris, accelerato. Si voltò appena, quanto gli era permesso, per guardarlo.
«Io…I-io oddio… »  fu tutto quello che disse. Darren abbozzò un sorriso, affaticato un po’, ma pur sempre un sorriso.
«Ssh. » lo zittì. Guardandolo solamente, luminoso.              
«Amo come pronunci il mio nome quando…bhe quando… » ricambiò il suo sguardo. «Bhe, hai capito. » finì per dire. «Volevo solo farti stare bene e l’altra notte… » abbassò lo sguardò, sorridendo leggermente. Poi lo rialzò e trovò gli occhi di Darren, davanti a sé. 
«
Non c’è bisogno che tu dica niente. » ancora, stanco, dal suo tono di voce, ma estremamente dolce e sussurrato. «Sentivi di farlo e lo hai fatto. » disse e gli accarezzò dolcemente la guancia con la mano. Lasciò di nuovo che la sua fronte si appoggiasse alla sua. «E ora, come l’altra notte, lo volevi e lo volevo anche io. E bhe… » rivolse il suo sguardo verso le loro mani, e le intrecciò. Fissò i suoi occhi nei suoi azzurri. « L’altra notte è stata la più bella e la prima della mia vita. » quasi si commosse mentre lo affermava, perché dei luccichii si presentarono nei suoi occhi. Chris sorrise ampiamente, non dicendo nulla. Perché, come Darren, era ovvio, sentiva esattamente la stessa cosa e la avrebbe per sempre ricordata.
 
                   
                                                                   ** 
 

Dopo qualche ora, decisero di alzarsi, sistemarsi e rivestirsi. O forse è meglio dire, che, entrambi trovarono difficile fare anche quello. Solo quando, Chris convinse Darren, riuscirono a rifare il letto e finalmente, scendere di sotto. Mentre scendevano le scale, Chris prese la mano di Darren, inaspettatamente e la strinse. Arrivarono in cucina, in cerca di qualche segno di Julie o Harry. Nessuno si era ancora svegliato, forse. Si prepararono la colazione, e si misero seduti al tavolo. Uno di fronte all’altro. C’era un silenzio assurdo, si sentivano solo loro due masticare, e bere le loro tazze da latte. Quando Chris sviava lo sguardo, c’era Darren a guardarlo di sottecchi con due occhi pieni, felici, mentre sorseggiava il suo caffè. Gli fece piedino sotto il tavolo, cercando di attirare la sua attenzione. Abbassando la testa, e la rialzò verso di lui. Chris quasi si strozzò, bevendo. Posò la tazza e si asciugò le labbra. «Darren, smettila. » affermò, ridendo.
«Io? » disse, indicandosi. «Che ho fatto? » continuò. Chris roteò gli occhi, e riprese la sua tazza in mano. Darren lo guardava ancora.                           
« E smettila di fissarmi.» finì, mettendo il broncio. E prese un altro sorso. «Non ti sto fissando e poi, non ci riesco. Sei bellissimo.» scrollò, le spalle, appongiandosi la mano a coppa sul mento, estasiato. Chris, arrossì in viso, e si nascose dietro la tazza. «E poi…non capisco perché siamo scesi così presto. Non c’è ancora nessuno. Potevamo… » disse vago, mentre parlava. « Restare sopra e…continuare. » concluse, gesticolando con le mani. Chris, questa volta, quasi sputò il suo latte, ma per fortuna, posò all’istante la sua tazza sul tavolo. Invece di sputare, tossì. Decise di stare al suo gioco.
«Siamo scesi, perché, uno avevo fame. E due, perché sennò saremmo rimasti tutto il giorno, in quel letto. » disse Chris, sospirando alla fine. Darren lo guardò male. Non proprio male, nel senso ‘cosa stai dicendo’ ma male in un altro senso. «Bhe sì…teoricamente questo è vero. » cominciò a dire, spiegandosi. Incrociò le mani e le porto sotto il mento. Chris, bevve ancora un po’, e poi tenne la tazza fra le mani, curioso e attento a ciò che stava per dire. «Però, in pratica, no. Non saremmo proprio stati fermi tutto il giorno in quel letto, e, ci sarebbe passata la fame.» spiegò la sua teoria, portandosi poi, la mano fra i capelli, e poi, lo guardò in un modo che Chris non seppe distinguere. Ma non finì lì. « In fondo, se dormono ancora tutti… siamo ancora in tempo. » lo guardava ancora e Chris, avrebbe solamente voluto essere d’accordo con lui ma, non doveva averla vinta.
«Darren, sono sicuro che a momenti Julie o Henry, scenderanno. E poi, abbiamo rifatto il letto e sistemato la camera, ormai. »                                 
«
Ma il letto può essere anche disfatto e la camera…bhe…» contrabbattè, non rinunciando nella sua impresa. Chris decise di sviare lo sguardo, era, era davvero troppo. Non avrebbe permesso che Darren l’avesse vinta. Era peggio di un bambino no, anche peggio. Ovviamente, anche lui avrebbe voluto svegliarsi più tardi o quantomeno restare ancora in quel letto fra le sue braccia ma, dovevano partire quel giorno e avrebbe voluto almeno non alzarsi tardi quel giorno. Qualcosa però, lo distrasse. Si maledisse con tutto se stesso per essersi girato. Darren, stava addentando il cornetto, che aveva preso per la colazione, un morso dopo l’altro. Decise, di guardare altro, ma Darren fu più veloce. Si leccò le labbra appena finì, anzi che usare il tovagliolo. Chris, desiderò davvero sviare i suoi pensieri in quel momento, pensare a quanto era bello il paesaggio che dava dalla finestra della cucina, o ai mobili, scaffali di questa stessa, ma non ci riuscì.                            
«Chris.» disse sussurrando. Oh no, no, no. Smettila. Ti prego. A salvarlo da quella situazione, fu Julie, che stava percorrendo il soggiorno e si stava legando i capelli con una pinza. Affrettò il passo.
«Giorno, già in piedi voi due? » disse con un sorriso sulla faccia, che andava da un orecchio all’altro. Si avviò verso il piano cottura, e cominciò a fare dell’altro caffè. Chris sospirò di sollievo.                                                                                    
«Oh dio, grazie al cielo, sapevo che qualcuno sarebbe sceso, prima o poi. » disse Chris. Darren rise sotto i baffi. E Julie li adocchiò entrambi.
«Ho forse…interrotto qualcosa? » chiese, Julie, prendendo il grembiule e stringendoselo. Darren esitò prima di parlare, ma Chris lo fermò, lanciandogli un occhiata. «No, niente di importante e comunque sì, oggi dobbiamo partire, Julie. »
«
No, di già?» un sorriso triste, le apparve in volto. Chris si alzò, dal tavolo, e la abbracciò. «E dove, dove andrete a stare? »                                   
«Per adesso, andremo da mia madre, Marie. » le rispose. Julie strinse di più la presa. 
«
Mi mancherete. Mi sentirò così sola qui ma, non preoccupatevi, vi verrò a trovare tutte le volte che potrò. » disse lei, con la voce rotta. Stava cominciando a piangere.
«Ci mancherai tantissimo anche tu. Davvero. Ti scriveremo. » disse Chris, confortandola. «Ohw, no, non piangere. Per favore. » Darren, si aggiunse all’abbraccio. «Sarai sempre nei nostri pensieri.»
 
 


Gli ultimi saluti prima di partire. Julie, si trovava già lì e anche Henry si unì. E Chris giurò di vedergli scendere una lacrima. Erano fuori, nel cortile, appena fuori dall'entrata, al cancello. Fuori, li attendeva una carrozza.
«Grazie per tutto quello che avete fatto per me. » disse Darren che teneva le mani di entrambi. Julie teneva un fazzoletti bianco in mano e se lo portò sul viso per asciugarsi gli occhi. Henry aveva assunto uno sguardo risoluto ma in realtà, dietro questo si nascondeva nostalgia e tristezza. Darren fece un gran sorriso. ad entrambi. Chris diede un ultimo abbraccio a Julie. Le sarebbe mancata davvero tanto. Era diventata la sua amica dopotutto. Si avvicinò a Henry, il quale si buttò fra le sue braccia, finalmente, dando segni positivi.                       
«State attenti. E lasciatevi il passato dietro le spalle, pensate solo ad adesso, al presente.» la voce di Henry sembrava rotta e incrinata. E non c'era dubbio che in quelle parole c'era anche un po' di Sir Thomas con lui. Chris diede loro un ultimo sguardo. Poi, si affrettò al cancello, dove Darren lo aspettava. Gli apri la porta della carrozza e entrambi vi entrarono dentro. La carrozza cominciò a muoversi, e senza pensarci due volte si affacciarono per salutarli ancora una volta. Julie agitava il fazzoletto bianco e Henry guardava sorridendo malinconico.
 
 

 
Le vie della città, scorrevano, quel mando verde che ricopriva gli alberi e i terreni, scompariva al passo veloce dei cavalli che trainavano la carrozza. Il sole era un po' meno alto nel cielo. Il rumore costante di quell'affare li dondolava verso le strade, le case. Destando di tanto in tanto, lo stupore della gente. Chris si affacciò leggermente. C'era qualcosa di diverso e come sempre familiare in quella zona. Quel qualcosa che, andava cercato nelle vie dei pensieri. Londra era appena apparsa ai loro occhi. E alla sua vista, Darren si sentì un po' meno piccolo, con Chris affianco. Notò la stessa strada dove aveva vagato quel maledetto giorno. Per quanto provasse a schiacciare il pensiero, non ci riuscì. Chris lo notò cupo e inquieto e subito si avvicinò, per prenderlo sotto braccio. Darren si voltò di scatto e sorrise. Dopodiché, Chris gli diede un piccolo bacio sulla guancia, e lo tranquillizzò. Un po' dopo, in tarda mattinata, con i palazzi e le case più sfarzosa, con la gente che si pavoneggiava qua e la, arrivarono in paese. Nonostante avesse cercato di non notarili, Chris vide altra gente che osservava e guardava di sfuggita la carozza che si faceva strada verso casa sua. 
«
Dio, non di nuovo. » sospirò. Portò la testa indietro, poggiandola sul piccolo sedile.
«Cosa c'é? » Darren si girò verso di lui. Il suo braccio ancora intorno al suo. Chris lo guardò.
«Niente. Sono solo...stanco. » disse fingendo un sorriso, ma fallì. «Ehi, solo dimmelo. Conosco quello sguardo. Cos'è che ti turba? »                             
«É solo...che tutta questa gente, incomincerà a parlare e incominceranno i pregiudizi e-» «Davvero vuoi farti impaurire da loro? Credi che loro capiscono davvero, cosa é che ci lega?» «No. Mai. Perché é nostro, ed é potente e piu forte di qualsiasi cosa. » i suoi occhi si rispecchiano in quelle gemme azzurre di Chris. «Non lasceremo che queste persone, ci impediscano di essere noi stessi. L'ho già provato. Ho provato l'essere qualcuno che non sono, sulla mia stessa pelle. E non voglio ripetere quella fase della mia vita. E credo che, nemmeno tu lo voglia. » continuo a dire, e Chris notò tanta paura quanto la sua in quegli occhi ma anche tanta forza, che la sovrastava.            
«Ho paura, Darren, paura di come andrà tutto questo. » disse Chris, stanco, quasi esausto. «Ricordi la volta in cui eri già alla reggia? Ricordi quando, avevi fatto di tutto per restarmi indifferente perché, pensavi che avessi dei pregiudizi verso di te?»  gli chiese, ricordando, andando indietro nel tempo. Chris rise e poi ritornò serio.
«Sì.»                                                                                                                                   
«Ecco. Eri pronto a farmi fuori o a non ascoltarmi a qualsiasi parola avessi detto. Sii quello stesso Chris forte, di quel giorno. Ho paura anche io. Perciò sì, non ti prometto che sarà facile, anzi, sarà difficile. Ogni giorno.» la sua voce sembrava l'unica cosa che lui stesse sentendo in quel momento. E guardò ancora come, i suoi occhi trasmettevano sicurezza, protezione, adesso. Ignorando e non sentendo più la carozza che si muoveva.                                            
«Avremo sempre l'un l'altro non é vero? Avremo sempre noi e questo, su cui poter contare. » disse questa volta, Chris con tono quasi perso, come se quello che stesse dicendo, sarebbe finito un giorno. «Si. Lo avremo sempre. » Darren poggiò la fronte sulla sua, respirando a pieno. «Saremo sempre più forti di quei lì, ce la faremo. Fidati di me.» e così dicendo, lo baciò a fior di labbra, dolcemente. Appena si staccarono si sentì solamente la risposta impercettibile dell'altro.                                                                               
«Mi fido di te.»
 

 
Arrivati a destinazione, scesero e portarono tutte le loro cose dentro. Chris bussò, due volte alla porta. Dei passi svelti, provenivano da dietro, la porta si aprì e una donna, in abiti ricamati, capelli sciolti, un po’ disordinati sulla spalla e un grande sorriso, si affacciò.
«Chris, figlio!» disse, con il battiti del cuore che acceleravano e lo abbracciò, senza pensarci due volte. Lo accolse, fra le sue braccia, come un amica e la mamma che era sempre stata per lui. Chris la sentì quasi piangere di gioia, mentre lo stringeva a lei. Gli si strinse il cuore nel sapere che, era rimasta lì, da sola, tutto quel tempo.  
«Marie, mi sei mancata tanto anche tu. » rispose ridendo, schiacciato dalla sua stretta, così forte, e piena d’amore. Appena si staccò, lei strabuzzò gli occhi.
«Che ci fai qui, cioè, non eri alla reggia. Cos’è successo, e che ci fanno quelli lì?» indicò i bagagli e cominciò a dire senza smettere un secondo, senza fermarsi. Chris, le mise le mani sulle spalle. E la tranquillizzò.
«Marie, calma. Sono ritornato, perché…semplicemente, mi mancavi, perché sentivo di dover ritornare e perché, lo abbiamo deciso insieme. » Chris, sorrise, e fu chiaro mentre glielo diceva, spiegando tutto.               
«Abbiamo deciso? » domandò lei, un tantino confusa, in volto. Chris si girò, dietro di lui. «Ehm…ecco, in realtà non sono solo. » disse, abbassando la testa e sorridendo. Darren si spostò e si mise affianco a lui, cogliendo gli occhi della donna che adesso, si posavano verso di lui, verso la sua figura. Il ragazzo stava in piedi, davanti a lei, con le mani unite sul ventre. Cominciò a guardarlo, soffermandosi sui capelli, sul suo viso. Poi, ritornò a suo figlio, e notò quanto il suo sorriso fosse acceso, vero e i suoi occhi speranzosi.
«E’ davvero un piacere per me, conoscervi, Marie. » disse Darren, avanzando e baciandole la mano. Marie, quasi arrossì in viso, e sorrise, nascondendosi dietro allo scialle che portava.
«Il piacere è mio. E non datemi del lei, non sono poi così vecchia.» rispose la donna, e rise insieme a Darren. Marie diede un altro sguardo a Chris, prima di farli entrare dentro.
«Sono così felice che tu sia di nuovo qui. E sono così felice, che tu sia così raggiante. E penso di sapere, quale è il motivo. » disse per ultimo, posando di nuovo gli occhi su Darren.
 
 


Marie era in cucina, a preparare qualcosa. Era su di giri da quando, inaspettatamente suo figlio era piombato alla sua porta, con qualche sorpresa più del dovuto. Ogni tanto sbirciava, notando Chris e Darren seduti sul piccolo divano a ridere, e a parlare. Le si riscaldava il cuore a vedere finalmente Chris così, se solo i suoi genitori avrebbero potuto vederlo in quel momento. Pensò che Darren andasse bene, insomma, se faceva diventare Chris così raggiante, doveva avere il suo perché.                                                                                                   
«Posso aiutare? » chiese qualcuno alle sue spalle. Quasi, le venne un infarto per lo spavento. Si mise la mano sul petto, all’istante. «Non volevo spaventarla, davvero. » Darren si mostrò più gentile e premuroso possibile, anche se conosceva la donna da appena un’ora circa. «Ho visto che eravate un po’ indaffarata e allora…» continuò. Marie lo guardò curiosa, ancora pensante.                                                                                                         
«Non preoccuparti davvero, e ti ho già detto di non darmi del lei. Chiamami semplicemente Marie.» gli disse, accennando un piccolo sorriso e pulendosi le mani su una piccola pezza. «Ho visto che…insomma, non era mia intenzione, sia chiaro, tu e mio figlio andate molto d’accordo. Come…come ci riesci?» lo chiese forse con troppa curiosità. Darren arricciò il naso, e sembrò confuso dalla domanda. «A fare…a fare cosa? »
«E’ così raggiante…così, felice. In tutta la mia vita, non credo di averlo visto mai così. E tu, tu è come se fossi lì, pronto, ogni qual volta lui cada. » Marie sembrava entrata in modalità racconta – storie, sognante ma anche ferma nella scelta delle parole da usare. Darren sorrise. 
«
Bhe ecco…non so come questo possa bastare, ma Chris mi ha accolto quando nessuno era disposto a farlo, in realtà, è stato lui a sollevarmi, a farmi amare la vita a poco a poco quando credevo che, per me non ci sarebbe stata più una via d’uscita. E’ entrato nella mia vita, quando più ne avevo il bisogno. E la sua voglia di vivere, di amare, di dare… è incredibile.»          Marie, quasi vide una luce nelle sue iridi, una scintilla tenue e permanente. «So che, non è molto comune che tutto questo succeda, non capita tutti i giorni di trovare la tua anima gemella, di chi cadrai sotto incantesimo o anche di chi, comincerai a conoscere giorno dopo giorno, fino ad innamorartene sempre più. Ma credo che, fin da quando lo ho visto, sia scattato come… si interruppe, cercando di trovare la cosa giusta da dire. «Come qualcosa, dentro di me che mi diceva che lui era speciale, che mi sussurrava è lui. Marie si commosse, e non riuscì a trattenersi dall’abbracciare Darren.                                                                                
«Chris è così fortunato ad averti trovato. E’ davvero il ragazzo più fortunato. » Marie parlava con voce rotta, ma felice. Darren si lasciò abbracciare, notando come quella donna, avesse desiderato più di chiunque altro, la felicità di Chris. «Lo so.» riuscì solo a dire lui.
Poi, la guardò e le disse: «Perché non si asciuga quelle lacrime, fa un bel sorriso e va di là in soggiorno? Ci penso io qui. Chris è stanco dopo il viaggio e pensavo di fargli una camomilla o qualcosa. »
 
 
 
Darren sbirciò dalla cucina, trovando adesso, solamente lei adesso, seduta sul piccolo divano in salotto. Sì avvicinò e si sedette vicino a lei.                        
«A quanto vedo, è già fuggito via. » rise. Marie sorrise.                                                
«Aveva solo nostalgia di casa, è andato di sopra, nella sua camera, …sai com’è, il suo letto, le sue cose… è così attaccato a questa casa…a tutto qui. » Marie sembrava così instancabile, nel parlare delle abitudini (che ormai conosceva fin troppo bene) di suo figlio.
«E’ così attaccato a te. » concluse Darren. Marie gli rivolse un timido sorriso, ma aperto e vero. «Mi ha parlato tanto di te.
»
«Oh beh, sta pur certo che non sarà mai paragonabile a quanto lui, ha parlato di te a me, anche in quel piccolissimo pomeriggio. O anche la prima volta che ti ha incontrato. » Darren sollevò le sopracciglia, quasi fino all’attaccatura della fronte, curioso. Marie allora, accorgendosi della sua espressione facciale, assolutamente strana e bizzarra, si morse le labbra ma non riuscì a non trattenersi. Rise un po’. Darren esitò, nonostante avesse capito che Marie aveva capito, ciò che voleva chiedere. «Di cosa di ha raccontato? Scusa, solo, è più forte di me.» Darren abbassò la testa, arricciando le labbra. Marie si intenerì e parlò.
«Mi ha parlato di un ragazzo perso, la prima volta, che ha bussato alla sua porta. Che, se anche non ne conosceva la persona o il carattere, ha notato il suo sguardo. «I suoi occhi erano così tristi, persi, spenti. Come se tutta la felicità fosse andata via. » mi ricordo che fu la prima cosa che mi disse. » Mentre Marie era intenta nel parlare, Darren si avvicinava, e ascoltava parola per parola, non perdendosene una. «E ricordo la seconda volta. Era spezzato, amareggiato. Si sentiva usato, ferito. Così vulnerabile e sconfitto, per ciò che era successo. Ma nonostante tutto, aveva sempre questa voce dentro di lui, che non spegneva il ricordo o i sentimenti. Perché continuava ad amarti.» Darren quasi si fulminò, per il pensiero di tutto quello, non era in sé, non era nel suo corpo allora e non aveva fatto niente per evitare che accadesse. Marie gli prese la mano. E lo guardò con dolcezza, la dolcezza di una mamma. «Ma neanche quello è riuscito a cambiare niente. Siete forti e una cosa sola insieme.» Lo sguardo sincero e pieno di commozione di Marie, lo contagiò. Marie gli prese la mano. Entrambi si scambiarono sorrisi piccoli e puri.                                                                                              
Dopo un po’, il suo sguardo si fermò su un giornale, lì, sul divano aperto sulla prima pagina: Globe Theatre opera W.Shakespeare , Macbeth recitava il titolo. «E questo?» indicò Darren, guardando ancora l'articolo. Marie adocchiò il giornale. «Oh, niente. Stavamo solo parlando un po', e Chris si é soffermato a guardarlo. Ha sempre voluto vedere uno di questi spettacoli. Perché sai li danno soltanto - »
«
Due, tre volte all'anno. Sì, lo so. Ci sono stato più volte e- aspetta. Ho un'idea. » A Darren subito spuntò un sorriso da un orecchio all'altro, si illuminò all'improvviso e prese il giornale, portandoselo sul grembo. I suoi occhi era intenti a leggere una piccola parte. Marie lo guardava, confusa. Poi il viso di Darren si puntò sul suo. «Marie potresti...fare una piccola cosa per me?» disse Darren esitando e con un vago sorriso furbo sul suo viso. Marie annuì. «Certo. Ma cosa stai-» «Dovrai solamente distrarre Chris per un'ora o più o meno, fino a quando non sarò tornato. Puoi farlo? » era speranzoso di sentire sì, una risposta positiva. «Certo ma...se chiede di te? » ribatté lei, dubbiosa. «Solo, fa in modo che lo faccia. E se chiede dove sono, inventati qualcosa. Ti prego. » la supplicò e mise quegli occhietti da cucciolo. Marie rise. «Va bene. Però voglio sapere cosa ti sta passando per la testa. » Darren la baciò sulla fronte, sorridendo. E subito si avviò verso la porta. Marie rise per il suo essere così euforico. «Porterò Chris a teatro, questa sera stessa.» era eccitato, e euforico e così dicendo, il suo sorriso furbo scomparì quando uscì dalla porta.
 
   
 
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