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Autore: Uptrand    02/06/2014    13 recensioni
Questo racconto si pone dopo Mass Effect La nuova generazione e Senza Legge, vi sono i personaggi di queste storie. Shepard uomo eroe, consiglio salvato, genofagia curata, razziatori distrutti, pace tra quarian e geth. Tutti salvati nella missione suicida. Sposato con Ashley Williams.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Sulla nave Atlantic Codex, l'ex-generale della gerarchia turian Tetrius era seduto al tavolo della sala riunioni della nave assorto nei suoi pensieri. Aveva convocato una riunione e sperava che gli altri avessero abbastanza buon senso per parteciparvi.
Dasha non aveva lasciato un secondo in comando, in condizioni normali sarebbe stata Isabella, era la scelta più logica. Ma il phantom era un “cane da guardia”, privo ora dell'unica persona che riconoscesse come “padrone” e capace di agire senza nessuno che la trattenesse.
Invece, sia per attitudine naturale che per inclinazione a prendere il comando per via del suo passato da generale turian, era stato Tetrius a prendere spontaneamente quel ruolo che nessuno aveva richiesto e tutti avevano accettato fosse rivestito da lui.
Ma la squadra di Dasha era composta di criminali e ora che lei era stata catturata niente, tranne il timore che potevano avere per il loro capo o una buona ricompensa poteva obbligarli a rimanere fedeli. Questo e la minaccia di morte incarnata da Isabella.
Questi erano i suoi pensieri quando la porta si aprì e i vari elementi della squadra di Dasha fecero il loro ingresso. Tenus Etiam, il drell assassino, Sunt Quis, il volus esperto informatico, Mores Quod, il krogan signore della guerra e uno scienziato esperto in armi e armamenti di ogni tipo, Naomi Takara, umana, ex soldato N7 esperta nell'uso di tutti le armi.
«Neque, mi senti?» chiese Tetrius
«Si, generale.» Multan Neque, batarian ex pilota militare della nuova egemonia, congedato per comportamento pericoloso e attuale pilota della nave Atlantic Codex. Lui e Takara erano gli unici a parte Dasha a chiamare Tetrius con il suo vecchio grado, un'abitudine rimasta dalle loro rispettive esperienze nelle forze armate.
«Isabella cosa sta facendo?»
«È sul ponte osservatorio di dritta...ha l'aria di una molla pronta a scattare.» commentò il pilota.
«Capisco...che nessuno la disturbi,avvisa nel caso succeda qualcosa.»
Dopo un profondo respiro, «..Hhhhh...Come ci liberiamo di Isabella?» chiese Quis, rendendo subito chiara la domanda che tutti si stavano facendo.
«Perché non ti prendi una bella dose di sabbia rossa, so che su voi volus fa miracoli, ed entri gridando e minacciando di usare i tuoi”onnipotenti” poteri biotici...tranquillo ti copro io in caso di pericoli...puoi farcela.» rispose il drell, aveva un comportamento spensierato che a volte contrastava con la sua figura di pericoloso assassino
Il Volus rispose con un sospiro rabbioso che parve strozzarlo, ma prima che potesse aggiungere altro si senti un lieve tremore e la voce di Neque nella stanza « Generale, Isabella si è scatenata! Si sta sfogando usando spade e poteri biotici su tutto ciò che riesce a colpire, pare un animale che si sta affilando le unghie sulle pareti della nave. Meglio sigillare la stanza.»
«Negativo!! È un animale, se la facciamo sentire in trappola rischiamo che si rivolti contro di noi, lasciamola libera di sfogarsi, fai mettere appena fuori dalla stanza delle bottiglie d'acqua. Gli umani tendono a perdere troppi liquidi sudando.» Lui ebbe una piccola smorfia, i turian regolavano la temperatura corporea in modo più igienico a sua parere.
«Vi comunicano che ho sigillato, per mia sicurezza, la cabina di pilotaggio. Come vada a finire ci sarà bisogno di qualcuno che piloti questa nave.» Annunciò il pilota batarian
«Del veleno nell'acqua!?!» Dichiarò Tenus, ci furono alcuni segni di assenso ma non dal generale.
«Vi dirò come sta la situazione, visto che alcuni di voi non l'hanno ancora afferrata. Abbiamo diverse possibilità: a) Rimaniamo fedeli a Dasha e seguendo la rotta attuale arriveremo all'Accademia Grissom come indicato dai dati che ci sono stati consegnati b) Tradiamo Dasha e uccidiamo, se ci riusciamo, Isabella e ce ne andiamo per la nostra strada. In tal caso i sopravvissuti dovranno vedersela con la vendetta di Dasha sia per il tradimento che per aver ucciso il suo “cane” c) Eliminata Isabella ci precipitiamo all'accademia Grissom e affrontiamo Dasha e chiunque altro ci sia. d) Cerchiamo di fregarle es. appena Isabella scende dalla nave, noi scappiamo. Potremo abbandonarle anche all'accademia, ma significherebbe riunire quelle due e trovarcele assieme mentre cercano di ucciderci oppure far scendere Isabella su un pianeta deserto e poi occuparci di Dasha.»
Quest'ultima proposta piacque a tutti. «Ma commetteremo un errore. Vi comportate come se Isabella fosse veramente stupida...è sanguinaria ma nient'altro. Quando mi ha dato il datapad con le informazioni, mi ha puntato una spada alla gola dicendomi “Qui, nessuna fermata” e se ne è andata. In ogni caso non sarò io ad andarle a parlare, perché per farla cadere in trappola qualcuno deve andare a parlarle per spingerla a uscire e essere con lei quando se ne accorgerà.»
A questo particolare si guardarono tra loro. Nessuno voleva essere in compagnia di un Isabella fuori controllo.
«Per adesso propongo di fare quanto richiesto e decidere una volta giunti all'accademia, Dasha è una donna dai molti mezzi. Potrebbe anche riuscire e liberarsi, inoltre ha lei i codici bancari dove vengono versati i profitti delle varie attività, se lei muore li perdiamo anche se ognuno di noi fino adesso ha guadagnato profumatamente.»
Quell'idea più di tutte le altre fece propendere il gruppo per la scelta di aspettare, almeno per il momento. La riunione terminò e tutti si apprestarono ad uscire dalla stanza.
«Takara» Chiamò il generale mentre l'ex N7 stava uscendo.
L'umana si fermò e rimasero soli nella stanza «Lei è l'unica ad avere una vera preparazione militare, tranne me. La sua opinione sul riuscire ad uccidere Isabella?»
«Per operazioni speciali, s'intendono quelle dove bisogna essere disposti ad affrontare imprevisti verso cui non si può mai essere pronti. Isabella è uno di questi, sicuramente possiamo affrontarla e metterla in difficoltà...ma ucciderla...»
«La ringrazio, è la mia stessa opinione.»
Il turian rimase da solo. Nel silenzio che regnava poteva sentire un rumore sommesso, paragonabile ad un ringhiare minaccioso che gli ricordava che avrebbe fatto meglio a sbrigarsi.

*****

Dasha, sulla Normandy SR3, stava camminando lungo un corridoio della nave e dietro di lei Olivia, la teneva sotto tiro con una pistola.
«La pistola non è un tantino ridicola, visto che ti servo viva?» Chiese la Weaver
«Esatto viva, non integra.»
«In ogni caso su cosa vorresti interrogarmi? Anche se mi interessa di più il come. Chiamerai qualcuno e giocherete al poliziotto buono e cattivo? Oppure farai da sola pestando un prigioniero ammanettato se non parla? O da bravo soldatino farai tutto secondo il regolamento...questa sperò proprio di no.»
«Hai intenzioni di parlare ancora tanto? Dentro l'ascensore.»
Lei entrò ma ignorò il commento di Olivia
«Ci sono…se non collaboro, mi fari stuprare dal tuo equipaggio...magari il turian potrebbe prendermi da dietro e puntarmi una pistola alla nuca, mentre il Krogan mi costringe a succhiargli il cazzo tenendomi giù la testa con le sue grosse mani.»
«Non so chi frequenti, ma noi non siamo così e sono sicura che tu lo sappia.»
«Una volta hanno provata a stuprarmi. Un batarian, grazie a un colpo fortunato, ci aveva catturato dando il permesso ai sui uomini di divertirsi con me, Isabella e un'altra umana.»
«Ci sono...?»
«No...la sua stupidità e la mia fortuna mi hanno permesso di eliminarlo, salvando le mie virtù e quella delle altre...beh, non che la mia virtù all'epoca fosse ancora “integra”.»
«Mmhh...Come donna non ho niente da obiettare, è stata una fine dolorosa?»
Dasha non le rispose, limitandosi a sorriderle. Un sorriso piano di autocompiacimento e soddisfazione per quello che aveva fatto.
Entrarono in una stanza spoglia, niente sulle pareti su cui passavano dei tubi, lo spazio a disposizione era occupato da un paio di scaffali di metallo, un tavolo e due sedie. Sul tavolo una piccola scatoletta di metallo.
Le due donne presero una posizione una di fronte all'altra.
«Dasha, voglio risposte ad alcuni eventi del passato e parlare delle tue richieste.» Dichiarò Oliva. La prigioniera non reagì, rimanendo in attesa delle domande. Le passò un datapad dove avrebbe potuto scrivere ciò che voleva, nel frattempo incominciò con le domande
«Quando il signor Woods e la sua cricca hanno ingaggiato te e Isabella per il furto della SR3. Qual è stato il tuo ruolo? Sapevi quale diversivo avevano in mente?»
Dasha non rispose subito, aveva uno sguardo come se avesse appena capito qualcosa  «Si tratta di questo, hai perso qualcuno allora. Ma di sicuro non per opera mia, di Isabella o degli uomini che avevo con me allora.»
« Questa è un'altra cosa da chiederti, perché non ci furono vittime causate dalla squadra che rubò la nave? Isabella attacca e non uccide nessuno? »
«Prima la tua storia. Chi hai perso?»
Si fissarono negli occhi a vicenda un istante. Gli occhi verde smeraldo di Olivia e quelli nero onice di Dasha.
«Ho perso due compagni di squadra e amici. Uno è morto schiacciato e l'altro è stato investito da un attacco di acido di un divoratore. È successo mentre eravamo senza armatura, ho vista la sue pelle sciogliersi in una pozza nauseante, mi sono avvicinata, sollevandola, sentivo l'acido che mi bruciava le braccia. Lo portata in un reparto docce li vicino sia per trovare protezione che per lavarci da dosso quella schifezza. È morta il mattino dopo in infermeria, i medici hanno potuto solamente riempirla di droghe per non farle provare dolore. Ora rispondi.»
«Rimasi sorpresa nel vedere quale diversivo avevano ideato, di sicuro era di grande efficacia. Ci avvicinammo alla nave appena iniziò, trovammo poco resistenza e come richiesto non uccidemmo nessuno. Il signor Woods e i suoi soci erano fissati col fatto che avrebbe dovuto esserci il minor numero possibile di vittime, noi potemmo solo ubbidire. Da li dovevamo andare ad Omega, caricare quello che dovevamo e grazie all'occultamento a vista della SR3 recarci sulla Cittadella non rilevati.» Spiegò Dasha in tono serio, guardando Oliva negli occhi. Quest'ultima parve soddisfatta, era sicura che le stesse dicendo la verità.
«Ma vi fu un piccolo imprevisto.»
Dasha annuì a quelle parole «Già. Ilary portò Steve sulla nave, sfruttando il fatto che all'interno non avrebbe trovato nessuno per farci una sveltina, da li il piano andò a puttane.»
«Venendo a Woods. Lui e suoi usavano tecnologia dei razziatori per prendere il controllo di chi aveva subito l'indottrinamento durante la guerra. Tu e Isabella dovete avere all'incirca la mia età, è impossibile che siate state indottrinate, inoltre su Nevos hai detto che non eri sicura del tuo nome e su Noveria che Isabella non si sarebbe fatta studiare “di nuovo”. Cosa significa?»
Dasha non si aspettava domande sul suo passato. «Risponderti non mi farà nessun danno. Io da giovane fui presa da un gruppo di schiavisti che mi vendette a delle persone, degli uomini che volevano resuscitare Cerberus. Rimasi in loro potere per un paio d’anni, alla fine fui liberata dall’Alleanza. Io e molti altri fummo sottoposti al programma d'indottrinamento ma in maniera graduale, a pensarci adesso direi che eravamo cavie, ma furono scoperti prima di terminare l'opera, quando fui liberata ero già parzialmente addestrata come nemesis e di fatto senza più la sicurezza che i miei ricordi fossero autentici o no. So solo che in un giorno come tanti mi risveglia consapevole di chiamarmi Dasha Weaver, ma mi è difficile dire se questo sia un ricordo autentico o no. Isabella, penso abbia avuto una storia uguale alla mia, non posso dire di ricordarmi di lei durante gli anni della prigionia, forse ho semplicemente perso anche quei ricordi. Lei è indottrinata come phantom, per sua sfortuna il suo livello di indottrinamento è molto più alto del mio e questo non ha fatto bene al suo cervello. Il primo ricordo che ho di lei risale a quando ci portarono in un campo dopo averci liberate e io scappai, fu allora che vidi una figura che mi seguiva, una ragazzina bionda con un coltello da cucina in mano, le lancia dei sassi per convincerla ad andarsene, li evitò senza problemi e io mi trovai a terra con quel coltello alla gola e tutto quello che mi disse  fu ”Io Isabella. Uccidere!” non era sicura di cosa volesse dire e non lo sono ancora adesso, ma risposi dicendo che l'avrei aiutata ad uccidere. Da allora mi ha sempre seguito di sua volontà.»
«Secondo te perché lo fece? Perché seguirti?»
«In passato le ho offerto di andarsene ma ha sempre rifiutato.»
«Ho come l'impressione che ci tiene a lei, la consideri un'amica. Forse una famiglia?»
Gli occhi neri di Dasha ebbero come un fremito a quelle parole, un attimo d'incertezza. Ma ritrovarono subito la loro compostezza «È uno strumento utile, niente di più.» Rispose.
Olivia era sicura di aver appena segnato un punto a suo favore.
«Come tradiste Woods e soci, se vi controllavano tramite le sfere?»
«Quegli stupidi si affidarono troppo alle loro “sfere”, si credevano intoccabili. Quegli affari permettevano di capire chi era stato indottrinato e credettero che anche noi l'avessimo subito. Neanche presero in considerazione altre possibilità e non tennero in giusta considerazione altre cose come l'età. Mi diedero una delle loro sfere spiegandomi come funzionavano, ma non dicendomi tutto sul loro funzionamento e dandomene una depotenziata, ovviamente non me lo dissero. Ma questo l'aveva immaginato nel momento stesso in cui capì cosa potevano fare. Il fatto di aver subito un indottrinamento diverso, faceva in modo che il controllo su di noi fosse minore e quando Woods fu a portata di Isabella, lei fece quello che sa fare meglio. Usando la mia sfera le avevo ordinato di tagliare la mano che reggeva la sfera della prima persona che l'avesse usata e di uccidere chi stava con lui. Ricordo che Woods rimase piuttosto sorpreso. Mi feci dire da lui tutto quello che volevo sapere, essendo a capo della commissione della SR3 aveva accesso a numerosi conti bancari, li svuotai tutti. Scappai dalla torre del Consiglio, grazie ad un'apertura che si attivò all'ultimo, io e Isabella uscimmo da li, mentre...se ricordo bene... tu eri impegnata a medicare un soldato che avevo ferito...eri tu, sono sicura di non sbagliarmi, anche se ho sempre voluto averne una conferma.»
«Si ero io e il soldato ferito era mia madre.»
«Cosa? Ho quasi ucciso la famosa Ashley Williams, quella si che era una tacca che mi sarebbe piaciuta avere sul mio fucile. Immagino che solo il fatto di aver avuto la meglio su un eroe della Normandy SR2 meriti un brindisi.»
Stavolta fu lo sguardo di Olivia a cambiare, i suoi occhi verdi generalmente accoglienti, ricordarono due lastre di ghiaccio, dando al su sguardo qualcosa di felino «Si è ferita per proteggermi! Non hai avuto la meglio su di lei né su nessuno della Normandy.»
Le due donne si scrutarono in silenzio e dopo un attimo ripresero la loro discussione. Nessuna delle due aveva ceduta all'altra e lo sapevano.
«La tua nave, dove l'hai trovata? Dai nostri dati dovrebbe essere la gemella di una nave di Cerberus, la Elbrus.»
«Nella maniera più ovvia, tutti quelli che lavoravano direttamente per me erano ex- cerberus. Da quello che so, gli indottrinati non mancavano tra le loro fila così ho trovato informazioni su una base ancora sconosciuta e la nave era al suo interno. Trovammo anche le nostre attuali armature da nemesis e phantom, erano dei prototipi, un mio uomo le ha poi aggiornate.»
«Ci sono ancora basi di Cerberus segrete? Sul serio?»
«Qualcuna, ma questa non è un'informazione che ti darò. Non se usi questi sistemi almeno o senza una ricompensa maggiore.»
«Veniamo a tempi recenti, perché quel mech sconosciuto era su Nevos? »
« La mia è solo una supposizione. Qualcuno che lavorava per me aveva cercato di vendere della merce che mi apparteneva, quando l’ho trovato mi ha solo parlato di un misterioso acquirente di cui anche lei ignorava l’identità. »
« Che tipo di merce era? »
« Niente di preciso, tutti pezzi di tecnologia ma estremamente sofisticati. Sembrava quasi un campionario. »
Olivia meditò su quelle parole, fare ricerche sulla tecnologia del nemico era la prassi. I grigi stavano investigando? Quel mech aveva dimostrato un certo interesse per le casse, prima che fossero fatte saltare in aria. Decise che al più presto avrebbe mandato un messaggio al riguardo.
Dasha aveva finito di scrivere sul datapad, lo poggiò sul tavolo e lo passò ad Olivia che lo lesse «Non chiedi poco.»
«Neanche tu.»
Olivia prese la piccola scatola di metallo presente dall'inizio sul tavolo e che per tutto il discorso pareva essere stata dimenticata e la aprì.
La sorpresa di Dasha fu evidente «Come fai ad averne una?» Davanti a lei, nella scatola aperta una sfera metallica che dalle dimensioni sarebbe stata comodamente nel palmo di una mano. Sapeva bene cos'era avendone due nella sua cabina.
«Ho chiesto dei favori e il cognome Shepard apre molte porte e prima che tu lo dica anche chi non è indottrinato può usarla ora, con le giuste modifiche. Gli scienziati della Cittadella ci hanno lavorato duramente per capire come funziona.»
«Perché mostrarmela? Perché non usarla e basta?»
«Non mi piace l'idea di controllare la volontà delle persone, anche se sono delle criminali. Ma creami problemi e la userò, non sei l'unica che può giocare sporco.»
«Così pare.»
«Abbiamo finito.» Annunciò Olivia alzandosi.
«Questo tavolo è di alluminio?» Lei rimase un attimo interdetta dalla stranezza della domanda «Si, credo..»
Un colpo violento al tavolo provenne dal basso e questo volò in aria. Il tavolo era chiaramente leggero e senza il peso di corpo sopra lo si poteva farlo volare in aria, se si dava un calcio bello violento.
Mentre era ancora in aria Dasha si alzò di scatto colpendo il tavolo con una spallata violenta e spingendolo contro Olivia, che si trovò schiacciata tra i tubi sulla parete e il tavolo stesso e dietro di esso la Weaver che lo spingeva.
Un colpo rimbombò nella sala. Dasha alzò gli occhi e vide nel tavolo il segno evidente del foro di un proiettile. «Il prossimo sarà sparato con cura.» Annunciò Olivia
Lei si fece indietro e Olivia si liberò facendosi avanti con la pistola puntata su di lei.
«Cosa dovrebbe significare?»
«Niente…la tua minaccia mi ha fatto incazzare, facendomi ricordare vecchie cose.» Spiegò Dasha
Qualche istante dopo
«CAZZO!! Olivia liberami! Almeno fammi andare in bagno, PORCA TROIA!» Urlò la Weaver dalla sua nuova posizione. Si trovava appesa tramite le manette a uno di tubi attaccati sul soffitto e riusciva a toccare il pavimento solo con la punta dei piedi
«Prima capisci che non ti temo e meglio sarà per tutti. Ho bisogno del tuo aiuto e lo avrò in un modo o nell'altro. Inoltrerò subito le tue richieste, nel frattempo ...riposati.»
«Fanculo!»
Olivi uscì e Dasha fu sola «Dannazione!» Urlò ancora una volta «Però in bagno ci devo andare veramente.» disse a bassa voce.
Uscendo Olivia incrociò Steve «Ha creduto al bluff della sfera?» Chiese lui.
«Non lo so.» gli rispose
Dopo alcune ore la SR3 era attraccata senza problemi all'accademia Grissom. Olivia con il resto della sua squadra e in compagnia di Dasha, stavano percorrendo il corridoio che conduceva dagli attracchi all'ingresso vero e proprio.
«Devo chiedertelo. Una scuola? Stai attirando un assassina che si diverte ad uccidere biotici in una scuola piena di ragazzini con poteri?» Chiese Dasha
«In questo periodo l'accademia è chiusa, rimangono solo poche persone del personale civile che non è stato difficile far evacuare ed è il luogo migliore dove studiare i poteri biotici di Isabella.»
Quando arrivarono all'entrata trovarono due persone ad attenderli.
«Olivia, ragazzi...vedo che siete ancora integri e in mezzo a grossi guai.» Disse una delle due donne. Dasha la osservò per un momento. Doveva avere una cinquantina di anni e le braccia erano ricoperte da tatuaggi che davano l'impressione di proseguire ben oltre il bordo delle maniche.
«Certo direttrice Jack e felice di vederti, lo stesso vale per te Miranda.» Rispose Olivia
«Bene, sono contenta che la tua idea abbia funzionato. Eravamo tutti...in ansia direi, quando hai inviato quel messaggio dopo la partenza della SR3 cogliendoci tutti di sorpresa.» disse il maggiore Miranda Lawson
«Un altro scherzo così Olivia e scoprirai che anche uno Shepard piange, se preso a calci biotici.» - minacciò Jack - «Riservarvi l'intera Accademia non è stato facile, fortunatamente ho potuto evitare di rispondere a molte domande grazie a tua madre. Si è offerta lei di occuparsi della parte burocratica, pare che John abbia già troppo da fare. Al momento siamo solo noi, il personale militare di sicurezza e un piccolo imprevisto. »
«Quale?» Chiese lei
Prima che potesse avere una risposta una porta si aprì e tre ragazzi fecero il loro ingresso. Erano
William Coats ed Henry Coats i gemelli di Miranda Lawson e di Martyn Coats. Dai loro genitori avevano preso intelligenza, intraprendenza e un sfacciataggine a volte esasperante. Entrambi di bell’aspetto, con occhi e capelli scuri che portavano mediamente corti. Studenti di prim’ordine, l'Alleanza aveva messo gli occhi su di loro da molto tempo.  
La terza persona era invece Taiga, la figlia di Jack e Vega ed era la più piccola del loro gruppo. Una bambina dai  castani capelli lunghi fino alla spalla e con occhi del medesimo colore.
Salutarono gli amici tranquillamente, come se la loro presenza lì fosse normale.
«Che diavolo ci fate qui?» Esclamò Olivia. Gli altri non erano meno sorpresi.
Fu Jack a spiegare « Si sono nascosti fino a quando non è partito l'ultimo trasporto e dire che abbiamo controllato che vi salissero. In qualche modo, hanno saputo che voi e la SR3 stavate arrivando e non volevano essere lasciati indietro. Ci occuperemo noi di loro e adesso canaglie che non siete altro, ritornate all'ufficio di sicurezza e non uscite più per nessuna ragione.» I ragazzi dovettero tornare indietro senza possibilità di proferire altro a parte un saluto. «Ora Olivia, dov'è il nostro biotico?»
«Sta arrivando. Lei...» - indicò la persona ammanettata al suo fianco - «è Dasha Weaver.»
«Il soggetto zero di Cerberus e la “donna perfetta”...vi chiederei l'autografo, ma non mi pare il momento. Miranda Lawson, molte organizzazione pagherebbero bene per avvalersi dell'aiuto di una persona così capace...inclusa la mia.»
«Ci conosci benne...eviteremo di perdere tempo. » Rispose Miranda, la donna di ghiaccio in lei riaffiorava quando si trattava di lavoro «In ogni caso quella vita non mi interessa più, mi sono...accasata. Isabella, sarai in grado di gestirla?»
«Posso fidarmi del nostro accordo?» Domandò La Weaver
«Hai letto il messaggio, il Consiglio ha accettato le tue richieste. Non ti basta ?» Chiese Olivia
«No…ma per ora dovrà bastarmi...ora slegatemi, la Atlantic Codex non sarà lontana e datemi un terminale in modo che possa inviare un messaggio e tenete lontano la vostra direttrice fintanto che non sarò sicura che Isabella si sia calmata. Se incontrasse un biotico così potente mentre è su di giri, partirebbe all'attacco e nessuno potrebbe fermarla.. Vale anche per l'asari, Mila e la “donna perfetta”»
Miranda non era ancora convinta e chiese «Come fai a essere sicura che ti abbiano seguito, invece di abbandonarti? Pensi veramente che ti lasceremo da sola e libera di agire?»
«Certo che ci hanno seguiti, hanno Isabella a bordo e sono abbastanza intelligenti da non affrontarla. Inoltre ho io i conti dell'organizzazione e riguardo al rimanere “libera di agire”» Dasha alzò le braccia mostrando un bracciale al polso destro «Olivia mi ha donato questo aggeggino provvisto di carica esplosiva. Pare gli sia venuta l'idea grazie a quella volta che ho fatto esplodere il braccio a Steve, così ha chiesto al suo quarian di fiducia di costruirlo e a dato il comanda alla cara Mila che è ancora arrabbiata con me, perché mi ritiene responsabile della morte di due suoi amici quando ho rubato la SR3 e sarebbe felice di azionarlo nel caso facessi qualche scherzo, come in qualsiasi altra situazione. Mi pare di aver detto esattamente il tuo parere quando me l'hai spiegato Olivia. Ora le manette.» Dasha allungò le mani ammanettate verso di lei.

Mezz'ora dopo la Atlantic Codex attraccò ad uno degli hangar della stazione. A bordo avevano ricevuto il codice di sicurezza di Dasha, segnalava la zona come sicura. Tetrius era abbastanza sicuro che fosse vero, dubitava che soldati dell'Alleanza, per di più figli degli eroi della Normandy, avessero le capacità necessarie per costringere Dasha a parlare.
La squadra d'assalto era pronta lui, Tenus, e Naomi sarebbero sbarcati armi in pugno.
Sunt Quis, il volus esperto informatico avrebbe cercato di fornire supporto prendendo i controlli della stazione.
Mores era salito a bordo del Mech custodito nella stiva pronto a fornire la potenza di fuoco necessario.
Isabella davanti a tutti aspettava l'apertura del portellone della nave. Impugnava una sola spada con entrambe le mani, quella lunga che poteva aumentare la propria capacità di taglio grazie all'uso di poteri biotici.
Il portellone si aprì.
Isabella aveva coltivato in quelle poche ore un profondo odio unito a sete di vendetta da quando Dasha era stata catturata: ora quel sentimento esplose e il phantom si scaglio contro il portellone lanciando un urlo che esprimeva la sua furia incontrollabile
La spada di Isabella, carica di potere calò con forza...

«Cosa è stato?» Chiese Pars vas Lippi, dalla parte interna del portellone d'attracco, con lei Olivia, Steve, Arturus, Mordin e Chrome il suo geth che si era scaricato nel suo corpo metallico in vista della possibilità di combattere e naturalmente Dasha.
«Isabella, mi pare ovvio.» Le rispose la criminale.
Si sentì la voce di Jack dagli altoparlanti, si trovava nella sala di sicurezza situata più in alto con  Miranda, Mila e Asiria e i ragazzi. Seguendo il consiglio di Dasha i biotici erano stati allontanati.
«Quella stronza è riuscita a incidere il portellone di attracco!!» esplose Jack. Dasha sorrise a quella notizia.
«Jack apri il portellone, prima Isabella incontra Dasha , prima si calmerà.» - ordinò Olivia - «Squadra, state pronti a reagire. Armi in pugno.»
Il portellone si aprì e apparve per prima l'inconfondibile armatura da phantom. Stava per eseguire un salto biotico e balzare sui nemici.  Dasha capì cosa aveva in mente, prima che incominciasse a muoversi. Pensava che fosse in pericolo e doveva farle sapere che non era così.
La chiamò a squarcia gola. Il phantom si bloccò, l'aveva sentita. Poi la vide. La spada venne abbassata. Isabella fu tra le braccia di lei.
«Dasha, Dasha, Dasha...» Ripeteva Isabella, il casco le nascondeva il volto ma lei poteva sentire il leggero tremore del suo corpo mentre l'abbracciava , si stava sciogliendo in lacrime, confusa, perché per un brevissimo lascio di tempo erano state separate. Le due donne restarono abbracciate qualche istante, la testa dell'una contro quella dell'altra, quasi senza parlare.
Una voce femminile che entrambe conoscevano, si insinuò in quel momento.
«Dasha, è meglio che spieghi la situazione.» Disse Olivia. Lei poté sentire il corpo di Isabella che si irrigidiva. Il predatore che c'era in lei tornava a svegliarsi. Dasha  prestò attenzione a ciò che accadeva attorno a loro. Concentrata inizialmente solo su Isabella non aveva notato che erano nel mezzo della linea di fuoco tra la squadra di Olivia e quella appena sbarcata composta da Tetrius, Tenus e Naomi.
«Generale, felice di vedervi...abbassate subito le armi, per ora non si uccide nessuno.» - ordinò Dasha, Tetrius la guardò con sospetto - «Come ha detto l'umana, vorrei un chiarimento. Non sembri una prigioniera?»
«Generale,vuole farmi ripetere l'ordine?» Chiese la Weaver. Il tono non ammetteva repliche
«Giù le armi squadra.» - gridò una voce femminile alle sue spalle. Olivia aveva dato ordine a suoi di abbassare le armi, sperando che servisse a sbloccare la situazione.
La squadra dell’Atlantic Codex si convinse a fare altrettanto. Dasha si diresse a parlare con Tetrius. Isabella fece in tempo a fare due passi in avanti, che venne saldamente presa al polso da Dasha che quasi glielo storceva «ISABELLA, NO! Avrai altre occasioni.»
Il phantom serrò l'impugnatura sulla spada fino a farsi male: pronta a uccidere, si trovava di colpo privata della prede, dovette respirare a lungo e affannosamente per riuscire con fatica a riportare il corpo sotto il controllo della sua volontà.
Alla fine Dasha la lasciò andare senza aggiungere altro, andando a parlare col resto dei suoi uomini. Isabella cominciò a camminare lungo il corridoio, avvicinandosi ad Olivia e dandole la massima attenzione.
Olivia ebbe l'impressione che li stesse valutando, poteva vedere gli altri, ognuno col dito sul grilletto. Anche Lei. Le ricordava una leonessa indecisa se le prede che aveva davanti valevano la sua fatica, alla fine voltò loro le spalle tornado da Dasha. Olivia non avvertì il sospiro di sollievo degli altri, era troppo impegnata con il proprio e fu lieta di aver seguito il suggerimento di non aver tenuto nessun biotico, nel dare l'accoglienza ai nuovi arrivati.
«Generale...avete discusso se tradirmi era vantaggioso o meno, avere Isabella a bordo deve aver pesato molto sulla decisione. Qual è stato il verdetto?» Dasha aveva parlato come se stesse esponendo un semplice dato di fatto, come se parlare di tradirla, ucciderla, fosse una cosa normale.
Il turian non poté che ammirarla per la sua franchezza «Si ne abbiamo parlato. Abbiamo deciso di verificare di persona la tua situazione prima di decidere.»
«Posso avere un datapad e un comunicatore?» Il drell glieli porse. Parlò a tutti i presenti e a quelli in ascolto sulla nave «Ho messo i codici e i conti di quello che spetta ad ognuno di voi qui dentro.» indicò il datapad «Sono molti crediti e vi potete sistemare. Chi vuole può andarsene, ma sappiate questo...La Atlantic Codex non si muoverà da qui senza di me. Se in futuro mi attraverserete la strada vi ucciderò. Ho un accordo con il Consiglio e coloro che se ne andranno ne saranno esclusi, ma non vi dirò di cosa si tratta se prima non saprò la vostra risposta. Mi hanno collocato adesso una bomba a uomo morto.» indicò il bracciale al polso «Se non rispetto i patti mi faranno saltare, se loro non rispettano i patti Isabella potrà eliminarli.» il phantom giocherello con l'impugnatura della spada, ormai rinfoderata, a sentire quelle parole «Scegliete! Ora!»
Il generale si consultò con gli altri. Isabella era l'unica a non interessarsi di cosa stava accadendo, avendo già scelto. Alla  fine arrivarono le risposte. Tutti rimasero con Dasha. «Bene, questione risolta!» - rispose - «Adesso l'accordo che ho stretto in cambio della nostra collaborazione. Hanno bisogno di informazioni sui poteri di Isabella, gli ho concesso una settimana per fare i loro esami al termine della quale noi otterremo, che loro abbiano quello che volevano o no, l'amnistia completa per ogni nostro crimine.» Tutti rimasero un attimo in silenzio. La prospettiva che si profilava davanti a loro era sbalorditiva.
Avevano compiuto i peggiori crimini e sapevano che sarebbero stati costretti per tutta la vita a prendere precauzioni, ma sapevano che prima o poi qualcuno li avrebbe uccisi. Ora forse avrebbero potuto godersi onestamente, quello che disonestamente avevano ottenuto infrangendo la legge. A quella prospettiva ognuno di loro non poté evitare di sorridere, avevano la sensazione stare giocando col destino usando dadi truccati e di star vincendo.
Lei ritornò da Olivia dicendole «Hai il tuo accordo, ti consiglio di mantenerlo.»
«Ti consiglio altrettanto» le rispose Olivia che però aggiunse con tono divertito - «Cos'era quella scena di prima? Te e Isabella? Ripetimi un po’ che Isabella è solo uno strumento?»
«Io mi sono commosso.» S'intromise Steve divertito, il tono di chi sta prendendo per il culo qualcuno.
Dasha rimase in silenzio, stava studiando cosa dire quando una voce giunse dagli altoparlanti
« Sono la direttrice Jack. Qui, che siete criminali o soldati, si seguono solo le MIE regole. Benvenuti all'accademia Grissom!»
Due giorni dopo, la Atlantic Codex era ancora alla stazione, dalla parte opposta rispetto alla SR3, l'unico con il permesso di salire a bordo era Tetrius.
Il primo giorno si era concluso dopo tutta una lunga serie di esami approfonditi su Isabella. Jack con Miranda, Olivia, Asiria e Dasha stavano discutendo del risultato. Avere accesso alle informazioni ottenute dagli esami faceva parte dell'accordo. Le due esperte di biotica umana stavano parlando del risultato dell'esame anatomico. I noduli di elemento zero incorporati nei tessuti del corpo di Isabella, base per qualsiasi potere biotico, erano molto al di sopra del numero normalmente presente negli umani.
Superata una certa soglia si cercava di intervenire chirurgicamente per rimuoverli fin dalla nascita in quanto un loro numero eccessivo poteva portare a gravi problemi mentali e alla morte. Ma il numero posseduto da Isabella, il loro totale non varia nel corso della vita, era tale da rendere certa la morte già alla stadio fetale per contaminazione. Eppure era viva.
«Questo spiega molto del suo stato mentale» - aggiunse Miranda - « con tutti quei nuclei la sua sanità mentale deve essere stata messa a dura prova fin dalla nascita, se a questo aggiungiamo l'indottrinamento forzato a cui è stata sottoposta...potrei dire che è ancora incredibilmente buona.»
«Trova divertente uccidere le persone!» Disse scandalizzata  Asiria
«Si e allora? È come molti altri la fuori.» - le rispose Jack - «Quello che è interessante è stabilire la sua vera forza. Il numero di nuclei indica anche quanto potere biotico l'individuo disponga e qua siamo di fronte a una miniera ambulante di eezo. Mi piacerebbe spingerla al limite.»
«Non lo consiglio.»- intervenne Dasha - «avete visto cosa ha fatto alla parte esterna del portellone d'attracco che da direttamente sullo spazio, quindi corazzato. Se poi volete sapere cosa fa al massimo chiedetelo all'eroina qui presente.» indicò Olivia « Hanno affrontato Isabella mentre amplificava i suoi poteri nella tuta. Sanno cosa vuol dire affrontarla al massimo. In ogni cosa avete il Mio permesso solo per scoprire come ha fatto fuori quel mech, non per altro.»
Miranda riprese la spiegazione «L'analisi del suo impianto biotico non è meno interessante. Si tratta di un normale impianto L5, decisamente datato se consideriamo il periodo temporale in cui le è stato inserito. Immagino che i nuovi fondatori di Cerberus non potessero permettersi di meglio.»
Jack evidenziò una zona in particolare «L'impianto ha fatto il suo dovere. Ma guadate qui, ci sono segni di usura, hanno usato un modello standard per qualcuno che è unico. Un vecchio impianto L3 o 4 sarebbero già bruciati, con gravi conseguenze per il suo possessore.»
«Tuttavia questo non spiega l'enorme quantità di energia usata dall'impianto.» - continuò Jack - « Una cosa positiva di questi ultimi e che indipendentemente dal numero di nuclei, usano sempre la stessa quantità d'energia per sollecitarli. Alla fine l'energia usata dall'impianto è trascurabile nell'insieme da quella consumata da un biotico. Ma non qui. Perché?»
Prima che qualcuno potesse rispondere si senti Mila urlare «Fermi! Non potete entrare!» Era rimasta fuori dalla porta, di guardia. Due figure fecero il loro ingresso come se fossero padroni di tutto ciò che li circondava. «Noi sappiamo il motivo!» dissero all'unisono.
«Piccole pesti fuori di qui. Se non volete che lo faccia io facendovi rimbalzare sulle pareti come se foste palloni.» Li minacciò Jack.
I gemelli avevano fatto il loro ingresso. «Ascoltaci zia Jacki, noi lo sappiamo.» disse Henry
«È vero mamma, sai che non ti interromperò mai durante il lavoro se il motivo non fosse serio.» intervenne William rivolgendosi a Miranda, in sostegno del fratello.
«Va bene..diteci la vostra teoria e spero per voi che sia buona.»  Rispose la madre. I gemelli esultarono per la possibilità che gli veniva data. Per la prima volta avevano potevano farsi belli con i più grandi, in qualcosa che fosse più impegnativo di qualche banale esame.
«Teoria dell'energia bianca!» Dichiararono all'unisono.
Miranda e Jack si scambiarono un'occhiata incredula, mentre gli altri si guardarono tra loro chiedendosi cosa fosse.
«Quella è solo una teoria, non è mai stata provata, ci solo alcuni risultati approssimativi in laboratorio.» Spiegò Miranda ai propri figli, come una maestra a degli alunni.
«E allora?» - chiese William -« Non provata non significa che è sbagliata.»
Intervenne quindi Henry « Mi sembra abbiano detto la stessa cosa dei razziatori...gli eroi della Normandy hanno visto cose ben più strane. Sbaglio?»
Prima di ricevere una riposta fu Olivia a chiedere spiegazioni di cosa stessero parlando. Di nuovo Miranda come una maestra spiegò la teoria menzionata.
«È in pratica la teoria dell'antimateria applicata all'energia oscura. In fisica l'antimateria è formata da particelle che costituiscono la materia ordinaria, ma aventi carica di segno opposto.  Invece di avere un elettrone, particella con carica negativa, si ha un positrone, particella con carica positiva a ruotare intorno al nucleo dell'atomo. Avendo l'energia oscura anche proprietà elettromagnetiche si è ipotizzata l'esistenza di una energia oscura con cariche invertite. Ma anche se ne venisse dimostrata l'esistenza, gli stessi test di laboratorio che la ipotizzano hanno affermato che le particelle di energia bianche sarebbero una per ogni  1 × 10 34 particelle di energia oscura. Sempre secondo la teoria l'energia bianca si originerebbe quando i nuclei di eezo 19, un isotopo piuttosto raro, si romperebbero originando, raramente, particelle con carica opposta. Queste però risulterebbero inerti alle normali correnti di energia che attivano le particelle di eezo, richiedendone molta di più per essere attivate. Una quantità che non può essere presente in un corpo umano.» disse Miranda terminata la sua spiegazione e soddisfatta di aver spiegato perché non poteva essere possibile.
[Nota autore: ISOTOPO: Di atomi, che hanno lo stesso numero atomico ma diverso numero di massa atomica]
William intervenne da dove la madre si era fermata «Giusto ma lei accumula l'energia nelle spade, non la lancia subito in attacchi biotici. L'energia nella spada non rimane di certo ferma, ma passa da Isabella alla spada e nuovamente a Isabella almeno fino a quando non viene lanciata. L'energia che le ritorna indietro attiva quelle particelle che normalmente risulterebbero inerti e più a lungo la trattiene maggiore sarà il numero di particelle attivate.»
«Questo è il motivo per cui quell'armatura da phantom che le potenzia i poteri funziona. Non è certo stato il primo progetto al riguardo» - esclamò Henry - «Molti altri ci hanno provato prima, ottenendo tute funzionanti ma col risultato che i biotici che le usavano si stancavano dopo pochi minuti. Da li si è preferito passare agli equipaggiamenti odierni che danno prestazioni minori limitandosi ad aumentare l'effetto dei poteri intorno al quattro per cento o agendo su singoli aspetti. Isabella a questo non succede perché le particelle dell'energia bianca attivate rilasciano una  quantità di energia maggiore, si calcola almeno il quintuplo di quella usata per attivarle. Questo evita che Isabella esaurisca subito l'energia a disposizione per i suoi poteri.»
Olivia si fece avanti a «Scusate, ma se queste tute sono considerate così....inefficienti...perché Isabella è stata equipaggiata con una di queste?» Tutti si voltarono a guardare Dasha che si schiarì la gola
«Mores, il nostro esperto in armi, ha detto che secondo lui su Isabella potevano funzionare per la grande quantità di energia che possedeva. Abbiamo fatto dei test e non ci sono stati problemi.» rispose --Sara meglio che faccia due chiacchiere con Mores per assicurarmi che non mi abbia taciuto qualcosa-- pensò.
Miranda stava esaminando velocemente i documenti che aveva davanti e alla fine disse «Potrebbe essere.» - con un sussurro di voce - « E' assurdo ma questo spiegherebbe tutto. Se ipotizziamo che energia oscura a contatto con la bianca abbia lo stesso effetto di materia e anti-materia. Ovvero la distruzione della prima. La materia oscura di cui è fatto il mech recuperato ha molte proprietà simili all'energia oscura di cui condivide l'origine, è quindi possibile che l'energia bianca oltre all'energia oscura possa distruggere a livello atomico la materia oscura quando ne viene a contatto e il consumo fuori scala dell'impianto potrebbe essere dovuto allo sforzo per mantenere sotto controllo i noduli di eezo che richiamerebbero una quantità di energia per cui non è stato progettato.» Miranda alzo lo sguardo dai documenti rivolgendolo ai figli « È assurdo...una possibilità infinitissima....ma è una possibilità da non scartare.»
Henry e William non poterono fare almeno di sentirsi più alti di mezzo metro a quelle parole, mostrando un sorriso da orecchio a orecchio.
«Avrei anch'io una domanda per voi due.» Asserì Jack, rivolgendosi ai due geni che conosceva da anni e alunni della sua accademia «Come sapevate di cosa stavamo parlando? Sono certa che da fuori non si sente niente.»
I due ragazzi si guardarono allarmati, quando erano entrati, sopraffatti dell'entusiasmo, non avevano pensato che qualcuno avrebbe badato a quel particolare.
« Henry? William?» Chiese Miranda incrociando le braccia e guardandoli minacciosi
«Potremmo...aver usato una “cimice”» Disse Henry
«Si ecco..ma non era per voi....sappiamo che a volte i professori si riuniscono qui per parlare di quello che non dovremmo sentire.»
«Come degli esami da sostenere durante l'anno?» Commentò Jack
I due ragazzi erano chiaramente allarmati, non sapevano più che pesci pigliare, quando Taiga fece il suo ingresso ansimante in sala. «Tesoro che succede?» chiese Jack più preoccupata che mai, terrorizzata che Isabella nonostante la sorveglianza avesse deciso di uccidere qualcuno. Non era stato infatti possibile disarmarla delle sue spade e tutti attualmente giravano armati oltre al personale di sicurezza.« Steve ..» disse ansimante « Steve sta picchiando una guardia nella caffetteria! Gli ha rivolto qualche battuta.»
Olivia corse via dalla stanza, allarmata e con una mezza idea di cosa poteva essere successo. Con suo fratello c'era un unica regola da tenere presente: non prenderlo mai in giro per il suo difetto
La guardia era piegata in due: gemeva, tenendosi le mani in mezzo alle gambe. Sanguinava dal naso e aveva un altro paio di lividi in faccia. A qualche passo da lui Steve era in piedi, trattenuto da Ilary, il volto l'immagine stessa della rabbia. Olivia arrivò in quel momento.
«Steve!» Disse avvicinandosi, lui la ignorò, non voleva neanche vederla in faccia ma solo andarsene in un posto isolato. «Tenente, mi spieghi l'accaduto è un ordine o farò un rapporto ufficiale...» Olivia faceva pesare il fatto di essere lei al comando con il fratello. Lui si fermò, si voltò cercando di assumere un espressione impassibile «Vuoi far valere il tuo grado con me? Riguardo a cosa sia successo penso che tu lo sappia, ora, “Tenente” se non ha ordini vorrei andare in camera e starmene da solo.» e se ne andò.

Nessuno delle persone coinvolte si accorse di Isabella che dal piano superiore della vetrata aveva assistito alla scena. A una decina di metri da lei, Mordin e Arturus non la perdevano d'occhio  L'accaduto l'aveva eccitata. Aveva riconosciuto il soldato che aveva combattuto contro di lei su Nevos e Noveria, nella persona che aveva avuto la meglio su quella semplice guardia.
Si era divertita con lui mentre combattevano per uccidersi. Era bravo ma c’era dell’altro in lui che lei fino a quel momento aveva solo intuito senza comprendere.
A quel soldato piaceva umiliare i nemici come a lei, le lacrime del vinto e la sua disperazione erano il vero premio per il vincitore.
Aveva il vizio e lo sapeva, di tirare alle lunghe un combattimento quando era entusiasta con lo scopo di ferire e immobilizzare il suo avversario. Tutto per far aumentare la sua disperazione, l’aveva fatto anche con lui ma era sempre stata interrotta.
Adesso era contenta che fosse successo, quando fosse giunto il momento di ucciderlo si sarebbe presa tutto il tempo necessario per ogni istante.
A mettere a terra quella guardia era bastato il primo attacco, gli altri che erano seguiti erano solo per rabbia e per piacere.
Le dispiaceva che quella Olivia fosse intervenuta, interrompendo quello che stava accadendo.
Da quando era alla Grissom indossava solo tenute da allenamento che mantenevano freschi, oltre alle sue spade portate ai fianchi, ma avvertì un'improvvisa vampata di calore e il suo corpo reagire. Sentiva il bisogno di sfogarsi.
La guardia era ancora piegata in due dal dolore a borbottare «Maledetto bastardo, farò rapporto a chi di dovere.»
«Soldato» disse Olivia con tono autoritario « come conoscete il tenente Steve Williams?»
Lui si era intanto rimesso in piedi, anche un po’ piegato ancora dal dolore che avvertiva «Non lo conosco, almeno non di persona, eravamo nello stesso campo reclute ma in sezioni differenti. Si diceva fosse bravo, ma era soprannominato da tutti “mitraglia” e quando l'ho riconosciuto e ho visto il tenente timoniere» - indicò Ilary - « non distante che stava prendendo qualcosa al bancone gli ho detto...»
«Si?»
«Ehi...”se l’hai conquistata con la sua parlantina, sarà perché l’ha fatta ridere. ”» Dichiarò la guardia con un leggero sorriso, pensando di aver detto qualcosa di divertente.
Ilary gli tirò una ginocchiata nei testicoli ancora doloranti. Come aveva detto la guardia lei era al bancone e non sapeva perché Steve aveva reagito violentemente. Ora lo sapeva.
«Soldato...» Chiese Olivia inginocchiandosi per essere più vicina alla guardia che era nuovamente sdraiata a terra «Questa pilota è la ragazza del Tenente. Se lei farà rapporto non troverà nessun testimone che confermi la sua versione, le consiglio di rinunciare e di evitar di dire cose stupide...Metta del ghiaccio, dicono che aiuta.» Si alzò quindi per andarsene e trovò davanti a se Dasha e Mila. Quest'ultima era presente solo perché non voleva perdere di vista la prima.
«Pare che entrambe abbiamo qualcuno da controllare e da tenere a freno.» Dichiarò a un tratto la criminale. Lei la ignorò, non aveva voglia di discutere.
Steve stava dormendo profondamente quando si svegliò a causa di una sensazione di pesantezza che avvertiva su di se. Appena sveglio gli ci vollero un paio di secondi per capire che quell'impressione non era solo tale, ma c'era veramente qualcosa su di lui. Anche se al buio e con la vista ancora annebbiata poté vedere una sorta di sagoma più scura sovrastarlo, alla fine allungò il braccio e accese la luce della stanza.
«Isabella!» Esclamò stupefatto. Il phantom era seduta sopra il suo inguine, indossava una delle aderenti tutte da allenamento costituita da una maglietta e pantaloncini corti, che accentuavano ancora di più le curve del suo corpo.
Steve si senti strozzare quando con la mano destra l'afferrò saldamente alla gola, togliendogli la possibilità di parlare. Era più preoccupato che mai, se a fatica riusciva a misurarsi con lei per situazione in cui si preparava al meglio, non riteneva di avere alcuna possibilità in questa. Non pensando che ci fosse pericolo con la porta chiusa, aveva fatto l'errore di non mettere un arma a portata di mano. Isabella si piegò in avanti.
La sua lingua lecco una ferita ancora fresca che lei stessa gli aveva procurato sulla guancia, poi un altra sul collo, una sul braccio. Nel farlo i suoi fianchi presero a muoversi con un certo ritmo. Steve incominciò ad avvertire un erezione, al suo corpo quale fosse la sua intenzioni o la situazione in cui si trovava non importava.
Isabella si rialzò in viso un sorriso indecifrabile, allungò la mano sinistra lunga la gamba di Steve fino a raggiungere la medicazione della ferita che lei gli aveva procurato al di spora del ginocchio. Gliela premette con forza. Steve avvertì una fitta di dolore e appoggiò i palmi della mani sulla fronte per cercare di resistere. Isabella prese a muoversi e a strusciarsi contro di lui con più energia. Il corpo di Steve prese a muoversi con più energia seguendo i suoi stessi movimenti. Anche se erano troppo vestiti per farlo, ai loro corpi non parve importare. Steve inarcò la schiena mimando l'atto della penetrazione, mentre Isabella accompagnava quei movimenti verso l'alto con i propri. Ad un certo punto incominciò a rallentare fino a fermarsi, sul volto aveva un espressione che Steve interpretò come soddisfazione, ma non era sicuro di essere obiettivo.  Isabella gli lasciò la gola e senza dire una parola o voltarsi se ne andò.
Steve rimase disteso sul letto, ancora confuso e senza un idea chiara di cosa avrebbe dovuto fare. Alzò la testa e seppe cosa avrebbe fatto come prima cosa «CAZZO!» Imprecò.
Sui suoi pantaloncini si stava formando una macchia di bagnato. Scese dal letto, aveva bisogno di una doccia e di un cambio.
Il mattino seguente in caffetteria Olivia stava facendo colazione, seduti davanti a lei Dasha e Isabella facevano lo stesso. Seguiva la Weaver ovunque, darle fiducia sarebbe stato da irresponsabili. Oltre a loro c'era qualche altro avventore, era anche passato quel turian che lavora per Dasha e che lei chiamava “generale” a fare rapporto su alcuni fatti. Dasha gli diede piena libertà d'azione.
«Avresti mantenuto quanto detto se qualcuno avesse voluto andarsene?» Le chiese Olivia.
«No, avrei detto a Isabella di portarmi la sua testa.» Lei non fu stupita della risposta.
«Come fai ad essere sicura che non ti tradiranno, mentre sei qui adesso e non li puoi tenere d'occhio?»
«Sanno che dovevano farlo mentre io e Isabella eravamo separate. Adesso per loro è solo troppo pericoloso.»
Fu allora che arrivò Steve, salutò la sorella e fece un cenno del capo alle altre due donne che lo ignorarono. Quindi riferì l'accaduto.
Isabella si comportava  come se non fosse coinvolta, Dasha stava sputacchiando in giro per il ridere e Olivia lo guardava ad occhi sbarrati.
«Sorellina è inutile che mi guardi così, di certo la colpa non è mia. Ma spero che non accada più, ho una ragazza e parlando di Isabella ho pensato che sarei veramente morto alla fine.»
Dasha si porse in avanti con fare malizioso «Oh-oh...davvero...eppure molti uomini si riterrebbero fortunati se Isabella desse a loro certe attenzioni.» - e aggiunse con un tono più divertito - «O forse preferisci le brune come? Magari me e Isabella assieme, ti piacerebbe?»
Steve scosse la testa con fare infastidito, evitando di rispondere. Non era sicuro che ci fosse una risposta giusta da dare, ma che soprattutto fosse credibile.
«Hai intenzioni di dirlo a Ilary?» Chiese Olivia
«Si, meglio dirlo subito. Più aspetto, più sembro colpevole e possono crearsi fraintendimenti. Se dovrà arrabbiarsi meglio che lo faccia ora.» Spiegò Steve
Come sempre in queste situazioni, la persona interessata fece il suo ingresso.  Lui attese che presa la colazione si dirigesse verso di loro, prima di andarle in contro a meta strada. Si sedettero da soli in un tavolo in disparte.
Olivia e Dasha non smisero di osservarli. Preoccupata la prima e incuriosita la seconda. Steve stava parlando. Ilary si alzò di scatto andandosene. Lui le poggiò una mano sulla spalla. Lei si fermò. Lui colpì violentemente il suolo, aveva scordato che Ilary era campionessa di autodifesa del suo corso di piloti.
Nella sala d'allenamento, l'uomo venne colpito violentemente al volto e cadde a terra dolorante accanto al suo compagno. Isabella sputò su di loro, il fatto di essersi misurata con quei due l'aveva innervosita. Provava la stessa sensazione di un uomo che in attesa di dare un primo morso al suo cibo preferito, aveva scoperto che qualcuno l'aveva cucinato da schifo.
Dall'alto della cabina di controllo numerose figure l'avevano osservata.
«Perché diavolo non ha usato i poteri biotici come le è stato chiesto?» - Chiese Jack indispettita - «Così non raccoglieremo nessuna informazione utile.»
«Cosa vi aspettavate? » -Le rispose in tono furente Dasha -«Non può uccidere, deve usare quegli affari d'allenamento al posto delle sue spade, non sapete quanto ho faticato perché le lasciasse qui e deve affrontare degli avversari che normalmente schiferebbe. Non avete qualcuno di decente che la possa affrontare o almeno da lasciare che uccida? O devo chiamare io dei delinquenti da far uccidere?»
«Qualcuno di decente? Ha affrontato un paio di istruttori con un enorme esperienza militare alle spalle e nell'uso dei poteri biotici.» le rispose Jack inferocita. Sembravano sul punto di picchiarsi
«Possiamo litigare oppure trovare una soluzione.» Asserì Miranda con tono calmo, ma deciso dalla postazione che avrebbe dovuto analizzare i dati che i diversi sensori su Isabella avrebbero dovuto inviare «Dasha, perché pensi che Isabella non abbia usato i suoi poteri?»
« Sta tenendo il muso. Sa che sta venendo studiata e lo odia, non può uccidere, i suoi avversari le fanno schifo e non può usare le  sue spade. Se volete che s’impegni datele lei.» - Disse indicando  Asiria - «So che si vuole regolare i conti con lei fin da quando si sono misurate sulla torre del Consiglio. Da quello che so, il suo è stato l'unico potere che con le sue spade non è riuscita ad annullare.»
L’asaria fu tutto tranne che entusiasta a quell’idea.
«Si, ho letto nei rapporti di questo. Pare che quando un fendente biotico di Isabella incroci un altro attacco biotico questo venga annullato o diviso e deviato, ma come riferito da Asiria più volte sembra che nel suo caso questo non avvenga. Ma ci sia un'esplosione...mmhh» Miranda parve rifletterci sopra « I campi elettrici dei poteri di Asiria sono leggermente diversi come anche il fatto che siano di colore verde e non blu...tutto merito dell'eredità paterna. È possibile che i diversi campi elettrici creino una qualche reazione con quelli rilasciati dall'energia bianca e....»
«Adesso credi anche tu a questa storia Miranda?» Chiese esasperata Jack.
«Beh... Ci ho riflettuto bene è spiegherebbe praticamente tutto, come il fatto che un suo attacco riesca a annullarne uno nemico e colpire il bersaglio. Sai anche te che annullare un potere con un potere non è difficile, ma fare in modo che non venga annullato a sua volta richiede un enorme quantità di energia.»
«Appunto è dal 2186 che insegno alla Grissom e nessuno né è mai stato capace.» Obiettò la direttrice
«Eppure...»
«BASTA! Tagliamo la testa al toro...» Jack uscì velocemente dalla stanza, prese le spade di Isabella e si diresse alla stanza d'allenamento. Mentre andava sentiva gli altri che le gridavano di fermarsi.
Intanto dalla cabina tutti guardavano incapaci di distogliere lo sguardo. Era uno di quegli scontri che non si sarebbero visti spesso. «La vostra amica è pazza, è troppo vecchia per competere con Isabella» Commentò Dasha
«Meglio che non ti fai sentire da Jack.» Gli rispose Mordin
«Jack ha vinto tutti i tornei clandestini di biotici che si sono tenuti nella galassia, negli ultimi cinque anni.» Aggiunse Arturus
Dasha era sorpresa «L'Alleanza permette che una persona così insegni nella prestigiosa Grissom?»
«L'Alleanza chiude un occhio se sei stato sulla Normandy SR2 e se queste cose rimangono sconosciute ai media, è inoltre la migliore istruttrice che l’accademia abbia mai avuto.» gli confermo Steve
Un grido echeggiò nella sala «ISABELLA!» Era Jack che faceva  il suo ingresso, aveva protezioni di metallo sugli avambracci e sulle gambe ed era armata di tira pugni.  Alzò la mano che teneva le spade e le lanciò, usando i suoi poteri biotici, a Isabella che le prese al volo.
Jack scagliò una potentissima onda d'urto. Isabella aspettò fino all'ultimo sguainando le spade in un istante, le loro custodie sbatterono contro le pareti e lanciò un doppio fendete biotico. Al loro incontro l'onda d'urto venne divisa in due parti che deviarono dalla loro linea retta, mentre il fendete di Isabella prosegui dritto.
Jack caricò il suo potere in un pugno e colpì direttamente fisicamente l'attacco di Isabella che si disperse. La sua avversaria rimase sorpresa. «Ok quella cosa di tagliare e annullare i poteri è vera.» disse Jack rivolta più verso se stessa che agli altri.
Isabella era ritta in piedi. Le due donne si fissarono un momento; Jack avanzava sicura, mentre la sua avversaria si dondolava agilmente avanti e indietro sui talloni.
Jack gridò «Isabella! Questa volta facciamo sul serio!». Caricò i suoi poteri biotici e una luce blu la avvolse.
Nel mondo animale quando due occhi fissano qualcosa vuol dire che un predatore che ha trovato la preda. Era quello che Isabella stava facendo.
Sapeva di aver di fronte a se una preda unica. Sperò che Dasha non si sarebbe arrabbiata troppo se si fosse dimenticata dell'avviso di non uccidere. Le spade di Isabella brillarono e con un salto biotico fu addosso a Jack.
Isabella reagiva, ora, sempre più forte, sempre con più potere, attaccava incalzando il nemico con colpi fitti, martellanti, combattendo come invasata. Jack fino adesso sulla difensiva visto uno spiraglio nella guardia del nemico, scattò in un diretto che Isabella non riuscì ad evitare e che la fece rotolare nella polvere. Gli fu addosso prima che potesse scansarsi e calò con tutta forza un colpo in faccia a Isabella. Cadde nuovamente a terra, perdeva sangue, era sicura che il naso doveva essersi rotto e di sicuro qualcos'altro.
Jack le rivolse uno sguardo torvo «Fatto male? Tutto qui?»
Il phantom si rimise in piedi e sorrise.
La direttrice si lanciò verso di lei e Isabella le andò incontro. Erano avvolti dai loro poteri, quando questi entrarono in collisione vi fu un rumore simile a un tuono. Le due donne combatterono con furia silenziosa, in una serie di parate, schivate e affondi. Con un balzo si separarono, grondanti di sudore, ansimanti per lo sforzo.
La direttrice della Grissom era spiazzata, gli attacchi frontali a corto raggio erano la sua specialità. Aveva la potenza e lo sapeva, in passato lo aveva anche fatto altrove, per sfondare una paratia di metallo. Avrebbe potuto sfondare ogni paratia della Grissom con quell’attacco, invece il phantom aveva resistito. Per quanto energia richiamasse, era sicura che buona parte di essa venisse dispersa dal contatto con quella dell’avversaria.
Jack decise di riprovarci, attaccò ma il phantom era troppo agile. Isabella schivò il colpo e ruotò su se stessa, abbassandosi e accovacciandosi supina. Jack perse l'equilibrio a causa della spinta in avanti che si era data ora che le era mancata la presa sull’avversario.
Il phantom balzò in aria mentre la sua avversaria era sbilanciata, aiutata dalla spinta verso il basso la colpì violentemente da dietro con una ginocchiata ai reni, a Jack sfuggì un grugno di dolore però fu abbastanza abile e pronta da afferrarla trascinandola con se nella caduta. Le due donne rotolarono avvinghiate a terra per un momento, poi si fermarono.
A terra giaceva Isabella, sovrastata da Jack che le premeva la gola con uno dei tira pugni. L’esperienza le aveva suggerito la strategia, poca energia biotica ma accuratamente indirizzata l’aveva messa in vantaggio nel corpo a corpo. «Sai...una mossa e ti posso rompere l'osso del collo...misera fine per la pericolosa Isabella...meglio se rimani ferma.»
Sempre sorridente Isabella liberò un ondata della propria energia.
Jack venne respinta all'indietro quasi sollevata in aria da quella ventata di energia oscura, Isabella ne approfittò per rotolare velocemente di lato liberandosi della pressione contro la sua gola e del peso dell'avversaria che le gravava addosso. Entrambe scattarono in piedi, ma ora il phantom era in vantaggio. La direttrice era stanca, i suoi poteri dovevano ricaricarsi quelli del phantom apparentemente no. Prima che Jack potesse reagire, Isabella eseguì una rapida finta, ruotando su se stessa, si portò alle spalle dell'avversaria, la spada puntata con mano ferma contro la schiena. Jack si immobilizzò. Isabella si ricordava ancora delle istruzioni che aveva avuto, ma stava fantasticando su come si sarebbe divertita a rompere il carattere forte della donna che minacciava con la sua spada. Si passò la lingua sulle labbra a quell’idea.
«Dasha fermala!» Le gridò Olivia
«Rivediamo l'accordo» - Le rispose con voce ferma - «Voglio aggiungere una richiesta.»
«Cosa? Ora? Sei impazzita?»
Una mano l'afferrò da dietro facendola ruotare. Dasha si trovava faccia a faccia con Mila che gli disse « Abbiamo questo ricordi?» e le mostrò il trasmettitore del bomba che lei portava la suo braccio «D'accordo usalo o vattene. Le minacce sono per i dilettanti. Olivia la tua risposta?»
«D'accordo, anche se me ne pentirò.»
Dasha si mise al microfono e anche se non lo ammise si preoccupò quando nei primi istanti Isabella non sembrava intenzionata ad ascoltarla, alla fine rinfoderò la spada. «Sperò abbiate ottenuto quello che desideravate. Al prossimo incontro lei ucciderà che io glielo dica o no.»
Era sera inoltrata e Isabella stava percorrendo un corridoio deserto. Dopo lo scontro con quella potente biotica, aveva la sensazione di doversi liberare di energie inespresse e si stava dirigendo verso la camera di quel soldato. Steve l'aveva chiamato Dasha, quando lo avevano visto a colazione.
Era quasi arrivata quando una donna con divisa dell'Alleanza e i gradi di tenente timoniere gli sbarrò la strada «Da quello che ho sentito immaginavo che ti saresti recata da Steve anche questa sera.» le disse Ilary «Mettiamo in chiaro una cosa, lui è mio e non ho paura di te.» l'ultima parte era un bluff, sapeva che con o senza armi e corazza sarebbe morta se l'avesse affrontata. Era un pilota lei, non un soldato da prima linea.
Si sentì il rumore della spada che veniva estratta e i vestiti di Ilary si squarciarono. Prima che potesse reagire venne sbattuta al muro. Una mano sulla gola la teneva ferma. Non era sicura di cosa fosse successo, era stato tutto troppo veloce ma non le sembrava che a parte i vestiti fosse stato tagliato altro. Il viso si Isabella si avvicino quasi a sfiorarla, come le su labbra. Poteva sentire il suo respiro leggermente accelerato su di lei.
Isabella, rinfoderò la spada e infilo la mano sotto gli abiti laceri e le afferrò il seno destro strizzandoglielo. Ilary mandò dei gemiti. La mano prese quindi a scendere mentre le accarezzava la pelle. Ilary si dibatteva nel tentativo di liberarsi.
«ISABELLA! LASCIALA ANDARE!» Ordinò una voce maschile. Entrambe guardarono verso la direzione da cui proveniva e videro Steve con una pistola puntata contro Isabella.
La sua camera non era lontana ed era stato richiamato dai rumori. Lei si chinò in avanti e lecco la guancia di Ilary come ad assaggiarla e la lasciò andare. Tornando indietro come se niente fosse accaduto.
Steve fu subito accanto a Ilary e la aiutò a rimanere in piedi. Lei lo afferrò saldamente per la maglietta tirandolo a se. Poteva sentirla tremare « Steve...per favore...posso venire in camera tua? Non posso andare in giro così. » disse con voce sommessa, lui annuì e lei aggiunse « Stammi vicino...se incontrassimo qualcuno…non avrei niente con cui coprirmi. » Così con lui che la nascondeva si avviarono alla sua camera.

Dasha aveva appena aperto la porta della sua camera che Isabella, sulla soglia, la baciò. Duro alcuni istanti, lei sorpresa non si ritrasse e poté sentire la punta della lingua di Isabella che cercava di farsi largo. Le afferrò dolcemente la testa e la allontanò. Aveva bisogno di un attimo per riflettere. Sul volto di Isabella un 'espressione che lei non aveva mai visto. Le lasciò il viso e questa volta fu lei a baciarla. Non lo aveva mai fatto con una donna, ma come sempre sarebbe stato alle sue condizioni e avrebbe condotto lei. La condusse in stanza e la aiutò a spogliarsi per poi adagiarla sul letto.
La baciò nuovamente sulle labbra, poi sul collo e prese lentamente a scendere. Lei poteva sentire la lingua di Dasha che scendeva sempre più in basso. Quando la sentì sul suo sesso Isabella inarcò la schiena per il piacere e l’afferrò con un mano per i capelli. Intorno a lei c'era uno sfavillare di luci blu. Dasha continuò. Isabella afferrò con forzale coperte, il luccichio attorno a lei aumentava d'intensità, come quello che provava. Quando parve che quella luce avesse raggiunto il massimo d'intensità, la mano,con cui teneva la coperta, si aprì di scatto da tutto il suo corpo venne rilasciando una minuscola quantità di energia oscura, simile a una nuvola di fumo e con la stessa facilità di disperse. Poteva sentire il suo battito che rallentava.
Dasha si tirò su e incominciò a spogliarsi. Isabella aveva sempre pensato che fosse bella.
Quando Dasha si svegliò aveva un braccio attorno al seno di Isabella di cui vedeva la schiena ed erano entrambe nude. Fece per muovere il braccio per cercare di liberarlo e Isabella si voltò a guardarla. Fronte contro fronte, si fissavano negli occhi.
«È stato bello. Per essere la prima volta con una donna, direi che ho spinto tutti i pulsanti giusti.»
«Parte della mia anima. Ovidio. Metamorfosi 8,406.» Le rispose Isabella
Dasha si fece avanti e la baciò. Sembrava la risposta giusta.
Isabella chiuse per un istante gli occhi, la testa le aveva preso a farle male. Sarebbe passato presto, era un dolore che conosceva bene. Il programma phantom se fosse stato completo l’avrebbe privata della sua personalità, della capacità di prendere decisioni e di ogni emozione.
Secondo il volere di chi le impiantò il programma, le uniche relazioni che lei avrebbe dovuto avere con altri individui dovevano riguardare la loro eliminazioni o prendere ordini dai suoi padroni.
Aldilà di queste condizioni lei sarebbe stata punita con fitte di dolore lancinante.
Nella sua incompletezza faceva ad avvertire Isabella, una fitta di dolore quando recepiva segni di individualità.
A quel dolore aveva imparato a sopravvivere, non poteva contare le volte che in un giorno questo sopraggiungeva. Quel dolore era il primo ricordo che aveva della sua vita.
Anche in questa sua prima esperienza sessuale con Dasha era stato presente, facendole provare dolore per ogni grammo di felicità che aveva provato nell’animo.
Il programma phantom era ciò che l’aveva addestrata e permesso di sopravvivere, ma era anche quello che le avrebbe impedito per sempre di essere una persona o di relazionarsi in maniera normale con chiunque.
Quando eseguiva le direttive del programma su combattere e uccidere questo si spegneva e lei stava bene.
Ubbidire a Dasha la faceva star bene, il suo programma nemesis veniva riconosciuto da quello phantom. In qualche modo era segnata come unità alleata.
Ma non era per quello che la seguiva, tutto era cominciato tanto tempo fa.
Dasha la tirò verso di se e l’abbracciò, lei si sentì felice. Abbastanza da ignorare il dolore che provava come punizione per quell’emozione.
Entrambe le donne si riaddormentarono serene.

   
 
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