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Autore: Towards The Sun    03/06/2014    1 recensioni
Non hai mai letto una storia del genere. Taylor Swift è in Giappone, impegnata con la parte finale del "Red Tour". Qualcuno farà un attentato alla sua vita, così la CIA manderà il suo più valido elemento per salvarla. Ben presto la cantante statunitense si troverà coinvolta in qualcosa più grande di se stessa.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! questa è la mia seconda storia, dopo la prima scritta 3 anni fa. In tutto questo tempo semplicemente non ho avuto altro da raccontare. Questa volta voglio dire qualcosa in piu di me, magari poco per volta. Sono un ragazzo, al momento vivo in Florida (USA) e ho 20 anni. Sono un sognatore che ha realizzato alcuni dei sogni elencati nella passata fanfic. Spero di essere migliorato in quanto contenuti e tecnica di scrittura, mi preoccuperei per il contrario essendo passati 3 anni. Spero vi piaccia. Come nell'altra, non cerco di catturare l'attenzione con super html vari, ma semplicemente scrivo quello che voglio raccontare. Fidati, una storia su una celebrità come questa non l'hai mai letta. Buona lettura :)


 
Questa è la mia storia, non certo una storia per i deboli di cuore. Il mio nome è Adam Shaw. Agente Adam Shaw. In realtà questo non è il mio vero nome, bensì il nome assegnatomi quando venni reclutato dalla Central Intelligence Agency, meglio conosciuta come CIA, ben cinque anni fa. La mia vita prima di questo? non è importante. Far parte di questa agenzia prevede un giuramento: quello di amare qualcosa più grande di te, ed eliminare tutti i sentimenti che avevi prima. Nuova identità, nuova vita dove non c’è spazio ai sentimenti, se non l’amore per la tua nazione.

 

 Mi trovavo in Giappone, a Tokyo, nella mia suite all’ultimo piano di un super hotel a 5 stelle comprensivo di tutto: piscina sul terrazzo, letto a due piazze, TV 50” con playstation 4 compresa, mini bar, addirittura una mini sala da bowling nell’altra stanza. Questa era la cosa bella di essere una spia: quando sei in viaggio per lavoro puoi permetterti di tutto segnando come spese lavorative. Ero nel terrazzo a godermi la vista mozzafiato di una Tokyo illuminata al calare del sole, mentre stavo sorseggiando il mio Dirty Martini con 3 olive, e nell’altra mano avevo la busta della CIA. Era così che ricevevamo le nuovi missioni: ci veniva spedita una busta con dentro solo il necessario, solo quanto possiamo sapere, nulla di più. Ed una foto. In questo caso non mi era stata spedita ma l’avevo già trovata nella mia stanza, ma non ci avevo ancora fatto molta attenzione. Posai il mio drink, decidendo di iniziare a pensare al lavoro, e tirai fuori la foto del mio obiettivo. A mia sorpresa vidi il dolce volto di una ragazza, molto bella. Bionda, con capelli lisci ed un accentuato rossetto rosso, pelle chiara e occhi azzurri accentuati da un trucco luminoso e professionale. Si trattava di Taylor Swift, la famosa cantante impegnata nel suo tour mondiale “Red Tour”. Non la conoscevo, la vita da spia mi teneva certamente fuori dal seguire il mondo dello spettacolo. Passai alcuni minuti a fissarla negli occhi, sembrava quasi che stesse ricambiando lo sguardo, seppure si trattava solo di una foto. Rimasi quasi incantato per pochi minuti, per poi riprendermi a voltare la foto per vedere se vi erano ulteriori informazioni nel retro. Rimasi sorpreso a vedere il suo volto, di solito la foto nella busta ritrae una persona da assassinare, ma non vedevo il motivo per tale azione. Nella busta vi era inoltre un mini computer, sembrava quasi più un lettore DVD di minuscole dimensioni, dove vi era contenuto il messaggio del generale Carhood nel quale mi avrebbe spiegato nei dettagli la missione. Non si usano fogli proprio per non lasciar alcuna prova, bensì questi mini lettori video i quali si auto distruggono alla fine della visualizzazione.  

“Agente Shaw. Ti trovi a Tokyo per un motivo ben preciso. Fonti anonime e ricerche all’interno dell’agenzia ci ha portato a credere che la cantante Taylor Swift sarà vittima di un tentato omicidio nei suoi confronti, stasera, durante il suo concerto. È tua missione intrufolarti ed assicurarti che niente accada alla cantante. La notizia del suo assassinio metterebbe in panico l’intera nazione, e sai che questo non possiamo permettercelo. Nella busta avrai un pass da fotografo per entrare nel backstage, usalo per intrufolarti e preleva la ragazza. Non dare nell’occhio. Non uccidere nessuno. Portala alla base CIA più vicina, riceverai maggiori informazioni tramite il tuo iPhone. Mi raccomando.”

 Con queste parole il generale si congedò, e davanti a me si formò una nuvola di fumo a causa dell’autodistruzione del mini hardware all’interno del riproduttore multimediale. Rientrai velocemente dentro alla camera e mi mossi verso la camera armadio. Mi vestii elegante: giacca e cravatta molto sottile, classico colore nero con camicia bianca. Diedi un veloce colpo di gel ai miei ormai troppo lunghi capelli per farli restare all’indietro e usai velocemente il rasoio elettrico che poggiava alla mia destra per tagliare quel poco di barba che mi era rimasto. Infine presi l’ultimo oggetto che vi era all’interno della busta: una pistola. Non si trattava però di una pistola vera: quella era infatti una di quelle pistole che sparava proiettili a forma di frecciette con una speciale sostanza che addormentava all’istante chiunque venisse colpito. Non mi piaceva affatto usare quel tipo di pistole, però in effetti questa era una missione di salvataggio, perciò avrei dovuto usare l’arma solo in caso di problemi con lo staff della cantante, e in quel caso non potevo certo ucciderli. Caricai la pistola, ma prima di uscire mi infilai tra i pantaloni e la camicia anche una pistola vera. Non si sa mai, infondo il motivo del mio salvataggio era per prevenire un assassinio. Ero pronto ad entrare in azione.

 Vi era un traffico incredibile, il concerto si teneva in un arena enorme. Non conoscendo la cantante in questione non mi aspettavo tutto questo accannimento, e sinceramente non lo capivo neanche. Indossavo occhiali, le quali lenti erano telecamere che mandavano il segnale a Eden, un altro agente della CIA, che era dentro al suo camioncino al di fuori dell'arena. In quel camioncino aveva i suoi computer e le sua attrezzature, in modo di potermi aiutare a distanza ed avere veloci contatti coi superiori ed inoltre un maggiore controllo della situazione. Gli occhiali con le lenti a telecamera erano una sua invenzione, e ogni volta che ero in missione con lui voleva che li indossassi. Era sempre meglio infatti riprendere il tutto per poter riguardare in seguito e analizzare piccole cose che magari sul momento non risultano visibili. Inoltre il mio equippagiamento contava, oltre alle già citate pistole, anche un’auricolare e un orologio con un piccolo microfono all’interno, in modo di essere in comunicazione con Eden, in caso avessi bisogno. Infine, una macchina fotografica al collo che serviva per mantenere la copertura. Questa missione non era assai facile: la CIA voleva che mi infiltrassi da solo senza dire niente a nessuno. Se avessero comunicato la notizia infatti tutta la squadra di Taylor sarebbe andata in panico, e la notizia sarebbe filtrata ai fan come sempre succede e sarebbe diventata di domino pubblico. Ecco perché dovevo agire da solo e semplicemente rapirla. La sua mancata presenza allo spettacolo sarebbe stata annunciata come un semplice malore. Una volta identificata la minaccia è sventata sarebbe potuta tornare in attività. Speravo per lei che la cosa si sarebbe risolta in fretta perché fino ad allora, il suo destino era probabilmente quello di stare in una cella di detenzione della CIA in osservazione, con ovviamente tutti i comfort possibili, ma nessun modo di comunicare con "il mondo esterno"

 Entrai velocemente nel backstage esibendo il mio pass da fotografo e mi feci spazio tra le fila. Vi erano parecchi altri “colleghi” e subito cercai di studiarli senza però dare troppo nell’occhio. Il generale Carhood non mi aveva dato molte informazioni quindi non avevo idea da dove sarebbe partito l’attentato. Proprio per questo non potevo fidarmi di nessuno e avrei dovuto prelevare la cantante il prima possibile. Mi guardai intorno, la zona era molto complicata sopratutto perché era buio. Subito finsi di grattarmi la guancia per poter parlare al mio complice attraverso l’orologio, e chiesi subito di analizzare la situazione. Eden era un genio, e mi piaceva molto come persona, però eravamo molto diversi: lui era molto allegro ed impulsivo mentre io ero freddo e sempre serio. Ma nonostante queste diversità di carattere eravamo sempre andati d'accordo, e con lui in contatto mi sono sempre sentito molto più sicuro. Non riesco neanche a contare tutte le volte che mi son salvato la pelle grazie a lui. Diciamo che facevamo coppia fissa. Velocemente smanettò nel computer e dopo pochi secondi fu in grado di avere davanti a se una mappa precisa del backstage dell’arena. Seguendo le sue indicazioni mi spostai dal posto in cui ero, e in una delle zone più buie mi levai la macchina fotografica ed il pass per cercare di passare per uno del management, sopratutto per come ero vestito. Avendo l’apparecchio ancora al collo avrei dato troppo nell’occhio e mi avrebbero fermato subito, anche per il rinomato rapporto tra star e fotografi non certo amichevole. Eden mi guidò fino ad un corridoio dove avrei trovato il camerino della cantante e avrei potuto prelevarla in qualche modo, ma vi erano due gorilla bodyguard all’entrata di esso. Mi fermai prima che loro riuscissero a vedermi, e mi nascosi dietro alla colonna per osservarli. Cercai semplicemente di camminare di fronte a loro senza fargli capire che volevo entrare dentro al camerino, mostrando sicurezza e familiarità col posto non mi avrebbero fermato. O almeno speravo. Così feci, e una volta davanti a loro chiesi un informazione.

“Mi scusi, sa mica dove posso trovare il camerino di questa persona qua, aspetta…”

 Feci per prendere l’iPhone, fingendo di mostrargli un nome, in modo da fargli abbassare la guardia. Lo tirai fuori, e quando uno dei due chinò la testa per guardare lo schermo velocemente gli tirai una gomitata in faccia che lo fece cadere a terra. Nello stesso momento tirai fuori la pistola con proiettili sonniferi e sparai in fronte al secondo facendolo cadere a terra. Nel mentre il primo bodyguard mi trascinò a terra prendendomi per una caviglia e si rialzò, ma per fortuna non mollai la presa con la mia arma. Mise la mano dietro per prendere la sua di arma, ma prima che riuscisse ad impugnarla, gli sparai nel petto, facendolo cadere a terra insieme al suo collega. I proiettili che gli avevo sparati li avrebbero fatti restare addormentati per almeno un paio d’ore. 

 Bussai alla porta, cercando di farmi far entrare con le buone.

“Miss. Swift, posso?”

 Non udii alcuna risposta. Tentai nuovamente, senza nessun risultato. Buttai dunque giù la porta con un calcio, e vidi un corpo per terra leggermente sanguinante. Mi lanciai su di esso, e scoprii per fortuna che non si trattava di Taylor Swift, bensì della sua addetta al trucco. 

“Tutto bene? cosa è successo?”

 La ragazza era visibilmente in shock, ma cercai di prendere delle informazioni ugualmente. Era troppo importante: la questione era seria. Notai che era una ferita da pistola, all’altezza della pancia.

“Lui… è… con lei..”

 Furono queste le ultime parole che disse prima di svenire, probabilmente per la paura o per il panico. Subito mi rivolsi con furore ad Eden tramite l’orologio.

“Ho bisogno di assistenza medica subito, registra la posizione. L’obiettivo è in movimento e in forte pericolo. Ho bisogno di rinforzi”

 Corsi fuori dalla porta con un brivido che mi scese lungo la schiena. L’assassino non è arrivato da fuori come me, altrimenti le guardie del corpo l’avrebbero fermato ed arrestato. Era qualcuno dall’interno. E questo qualcuno era dunque insieme alla cantante adesso. La missione era sull’orlo del fallimento, e mentre corsi verso il palco sentii dei colpi di pistola.

  
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